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Copia di De Pirro.vp - Conservatorio di Musica “Francesco Venezze”

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testante). Come ricorda Agostino nelle Confessioni [X, 33,50]: “Però, quando mi torna<br />

il ricordo delle lagrime da me versate ascoltando i canti della tua Chiesa ai primi<br />

tempi della mia conversione; ed anche ora, quando mi sento commuovere non tanto<br />

dal canto quanto da ciò che viene cantato, se l’esecuzione è fatta da una voce bella e<br />

con una appropriata modulazione, devo ammettere <strong>di</strong> nuovo la grande utilità <strong>di</strong> questa<br />

istituzione. Però sono alquanto incerto fra il pericolo che può portare questo go<strong>di</strong>mento<br />

e l’ammissione dei suoi effetti salutari; e, pur senza voler dare un giu<strong>di</strong>zio categorico,<br />

inclino ad approvare l’uso del canto nelle chiese, affinché il piacere degli<br />

orecchi risollevi gli animi alquanto deboli verso il fervore. Tuttavia, quando succede<br />

che il canto mi tocca più del testo cantato, confesso che il mio peccato è degno <strong>di</strong><br />

pena, e preferisco allora non sentir cantare. Ecco a che punto sono!”. Il breve excursus<br />

sugli effetti del suono sulla psiche ci porta al pensiero <strong>di</strong> Dante, la cui Comme<strong>di</strong>a<br />

è talmente ricca <strong>di</strong> citazioni ed evocazioni sonore da poterne ricavare, dall’approfon<strong>di</strong>mento<br />

al go<strong>di</strong>mento imme<strong>di</strong>ato, una partitura dalla multiple stratificazioni. Ritorno<br />

a un brano del Convivio (II, XIII, 24) per meglio inquadrare quella declinazione<br />

morale accennata in precedenza: “Ancora, la <strong>Musica</strong> trae a sè li spriti umani, che<br />

quasi son principalmente vapori del cuore, sì che quasi cessano da ogni operazione:<br />

si è l’anima intera, quando l’ode, e la virtù <strong>di</strong> tutti quasi corre allo spirito sensibile<br />

che riceve lo suono”. Non si creda che le semplici fonti filosofiche o teologiche esauriscano<br />

la speculazione sul suono, se lo stesso Aristotele (Politica, 1342) considera<br />

l’uso della musica “per l’educazione, la purificazione, ma anche il <strong>di</strong>vertimento, il riposo<br />

della mente e la <strong>di</strong>stensione dopo lo sforzo”. Qui passiamo alla polis barocca, <strong>di</strong><br />

cui chiamiamo a testimonio i Discorsi Accademici (Firenze, 1695) <strong>di</strong> Anton Maria<br />

Salvini: “Come la poesia la musica ne’ balli, ne’ giuochi, ne’ convivi, nelle feste ella<br />

nacque e nelle pubbliche allegranze, nelle quali il popolo stanco degli affari, suole<br />

<strong>di</strong>vertirsi, e ricrearsi, e per così <strong>di</strong>re, rifarsi; e […] ricorre ai canti, e alle Poesie, come<br />

ad incantesimi salutevoli, a magie innocenti, che fanno uscire l’anima <strong>di</strong> se stessa, e<br />

<strong>di</strong>menticarsi per quel tempo, che ella presa per le orecchie, sta attaccata al <strong>di</strong>letto, <strong>di</strong>menticarsi,<br />

<strong>di</strong>co, <strong>di</strong> ciò che la grava, e l’affligge”. Cambia palcoscenico ma non cambia<br />

la musica. La parola a Tomaso Garzoni (La piazza universale <strong>di</strong> tutte le professioni<br />

del mondo, Venezia, 1665). Il ruffiano “con la musica <strong>di</strong>letta sovente le orecchie<br />

delle giovani, mollifica l’animo da ogni lascivia, ruina i costumi, <strong>di</strong>sperde l’honestà,<br />

infiamma l’alme <strong>di</strong> cocente amore, accende i spiriti <strong>di</strong> concupiscenza carnale,<br />

mentre si cantano lamenti, <strong>di</strong>sperazioni, frottole, stanze, terzetti, canzoni, villanelle,<br />

barcellette, e si tocca la cetra, o il liuto a battaglia amorosa, a una bergamasca gentile,<br />

a una Fiorentina garbata, a una gagliarda polita, a una moresca gratiosa: e pian piano<br />

si invitta ai balli, et alle danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti […]”.<br />

Già qui l’immaginazione porta ad un più stretto rapporto fra rituali ed architetture<br />

che li ospitano.<br />

Ogni ambiente ospita particolari declinazioni degli stati alterati prodotti dal<br />

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