a passeggio per la citta'... alla ricerca delle nostre radici...

Anno scolastico 2010/2011
La classe 3^ C
presenta
A PASSEGGIO PER LA CITTA’...
ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI...
PER IL 150° DELL’UNITA’ D’ ITALIA
COORDINAMENTO
PROF.SSA Lazzari Angela
Sc.m. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)

In occasione del 150° anniversario dell’ unità d’ Italia, noi, alunni della 3^C della scuola
“Griffini” di Casalpusterlengo, abbiamo deciso di realizzare un progetto, sia per festeggiare
l’evento sia per mantenere la memoria storica dei personaggi che hanno voluto veramente che
questo splendido Paese venisse unito.
Così ci siamo guardati attorno, perchè anche tra di noi, tra le strade che percorriamo, le
piazze che attraversiamo c’è la Storia.
Abbiamo passeggiato, osservato, fotografato, scoperto nuovi scorci e dettagli, angoli e cortili
dimenticati, abbiamo cercato la storia che si nasconde dietro quei nomi: Garibaldi e Marsala,
Vittorio Emanuele e Cavour, Trento e Trieste, Battisti e Oberdan, popolo e repubblica...
Non solo i libri e i monumenti ma anche le vie raccontano frammenti della nostra vicenda di
nazione.
Le denominazioni date non sono casuali. Stanno lì a testimoniare un’idea, un valore, un’azione
che vanno ricordati e che il tempo che passa non deve cancellare.
La memoria storica va mantenuta viva perchè offre spunti di riflessione sulla storia attuale e
quella passata, fa cogliere differenze, fa fare analogie, fa intravedere pericoli limitando la
possibilità di compiere nuovi errori.
Suggerisce soluzioni per realizzare una società giusta e libera.
“Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani”
Indro Montanelli
La classe 3^ C della sc.m.st. “Griffini”
Casalpusterlengo (LO)

VIA VITTORIO EMANUELE
II
VIA MAZZINI
VIA TRENTO
VIA
CAVALLOTTI
La classe 3^ C
P.ZZA DEL
POPOLO
VIA MARSALA
della sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)
P.ZZA DELLA
REPUBBLICA
REPUBBLICA
VIA GARIBALDI
VIA CAVOUR
VIA TRIESTE
VIA BATTISTI

LA TOPONOMASTICA
Quel ramo dell’Onomastica che studia i nomi di luogo è la toponomastica: dal greco
“topos” (luogo) e “onomastiké [tékne]” (arte del nominare).
I nomi delle vie sono un aspetto affascinante per una ricerca o
anche solo per un viaggiatore: testimoniano spesso di scienziati ed
artisti, filosofi e scrittori e di vicende e personaggi storici .
Occorrono dieci anni dalla morte per intestare a un personaggio
una via: il tempo minimo per consentire una valutazione ragionevole.
Ma è una norma spesso disattesa. Comunque le vie non sono
intestate solo a uomini illustri, sono anche antichi toponimi incisi
nella fisionomia e nel cuore della città.
A Casalpusterlengo, i nomi delle vie ricordano: SCRITTORI- PITTORI- POETI- PAPI-
CITTA’- SCIENZIATI- PARTIGIANI- POLITICI-SANTI- SPORTIVI E ,
DALL’UNITA’ D’ITALIA, PERSONAGGI , CONCETTI E LUOGHI LEGATI AL
RISORGIMENTO, come Marsala, Trento e Trieste, Garibaldi, Mazzini e Vittorio
Emanuele II, Oberdan, Battisti, e Cavour, popolo e repubblica.
Da poco, il Comune di Casalpusterlengo ha deciso che tre strade saranno dedicate anche ai
caduti di Nassiriya e a due magistrati che sono stati uccisi in nome della legalità: Falcone e
Borsellino.

IL RISORGIMENTO
Risorgimento è quel periodo della storia d'Italia durante il quale
la nazione italiana conseguì la propria unità nazionale, riunendo in
un solo nuovo Stato - il Regno d'Italia - i precedenti Stati
preunitari.
Il termine designa anche il movimento culturale, politico e sociale che promosse l'unificazione,
richiamando l'ideale romantico e nazionalista di una resurrezione dell'Italia attraverso il
raggiungimento di un'identità unitaria che si era iniziata a delineare durante la dominazione
romana.
Non tutti gli storici sono d’accordo sulle date di inizio e fine.
Alcuni di loro tendono a stabilire l'inizio del Risorgimento subito dopo la fine del dominio Napoleonico, con il Congresso di
Vienna nel 1815, e il suo compimento fondamentale con l'annessione dello Stato Pontificio e lo spostamento della capitale a Roma nel
febbraio 1871.
Gran parte della storiografia italiana ha esteso il compimento del processo di unità nazionale sino agli
inizi del XX secolo, con l'annessione delle terre irredente, a seguito della prima guerra mondiale.
Oggi, anche la Resistenza italiana (1943-1945) è stata ricollegata idealmente al Risorgimento e
definita 2° Risorgimento.
“Io all’epoca ero molto giovane ma percepivo uno sgomento esistenziale, reale e condiviso da tanti. Era il timore che la “patria”
fosse “sì bella e perduta” come si canta nel Nabucco di Verdi. Bisognava agire e reagire. Nel 1943, quando l’Italia fu tagliata in
due e percorsa da eserciti stranieri, affamata e stremata, fu protetta anche dalla sua tenuta culturale, dall’eredità degli
entusiasmi unitari...il Risorgimento è l’ “humus fondamentale delle nostre origini”....”
( Lucio Villari- storico italiano e docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre)
La classe 3^ C
della sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)

P.zza del Popolo-
Casalpusterlengo (LO)
Piazza del Popolo è la piazza principale di Casalpusterlengo, la piazza da cui partono vie principali,
come via Cavallotti, via Garibaldi, largo Casali; è collegata, attraverso la piazzetta della torre, alla
biblioteca comunale e alla piazza della Repubblica.
E’ una piazza quadrata in cui si fanno manifestazioni, ci si ritrova tra persone e ragazzi, si fa il
mercato del lunedì. Si trova nel centro storico ed è delimitata da palazzi, moderni ed antichi.,
come il palazzo a 5 piani di fronte al cinema-teatro e l’altro, medioevale con antichi portici
restaurati.
Su un lato, spicca la “vedova”, un pezzo della storia della nostra città, cioè una fontana con due
vaschetta laterali dove scende sempre acqua fresca potabile; se si attraversa la strada che
circonda la piazza ci si ritrova sotto un portico di un palazzo molto antico e bello, affiancato da un
altro di 5 piani che purtroppo rovina la bellezza della piazza perché troppo alto e moderno in
confronto a tutto il resto.
Sull’altro lato, si trova il teatro che fa anche da cinema, luogo di spettacoli e di dibattiti; ai lati la
chiesa parrocchiale, sotto il cui sagrato ci sono una gelateria, l’edicola dei giornali, sempre
affollata di gente che commenta le ultime notizie, e i palazzi di proprietà della parrocchia tra cui
la sede del museo di arte sacra dove si svolgono molto spesso interessanti mostre; sull’altro lato
della piazza il municipio: un palazzo bianco con la bandiera italiana ed europea.
Ma c’è un monumento che domina la città: la torre, che rappresenta Casale e la sua storia; infatti
era la torre di un vecchio castello medioevale appartenente ai Pusterla ed è raffigurata nel
gonfalone della città.
Al centro una fontana molto speciale e originale: non sempre si vede perchè zampilla solo d’estate.
Non mancano alberi vicino alla “vedova” e c’è una grande aiuola in cui si trova un pino e alcune
panchine e due zone dove molti fiori circondano un monumento in ricordo dei morti nella seconda
guerra mondiale.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

PIAZZA DEL POPOLO

POPOLO
CHE COSA SIGNIFICA POPOLO?
-La Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli
(Barcellona, 27 maggio 1990) afferma:
"Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria
cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio
geograficamente determinato (...) costituisce un popolo.
Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale.
Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione."
CHE RUOLO EBBE NEL RISORGIMENTO?
-Tommaso Detti (professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena)
afferma:
... gli studi più aggiornati di storia del risorgimento hanno sostenuto che i patrioti della prima metà del XIX
secolo, con una cultura nazionalista e romantica e con una grande capacità di mobilitazione dovuta alla potenza
emotiva, fecero sì che il Risorgimento assumesse un carattere "di massa", coinvolgendo direttamente decine di
migliaia di persone e indirettamente alcune centinaia di migliaia: il Risorgimento italiano ebbe un carattere
popolare e di massa.
Nonostante ciò, dopo l'Unità lo Stato italiano mantenne molto a lungo un carattere elitario, coinvolgendo poche
persone; per questo, oggi presso le grandi masse popolari è "debole" il senso di identità e di appartenenza
nazionale...
CHE RUOLO HA OGGI, NEL SISTEMA REPUBBLICANO?
L’articolo 1 della Costituzione Italiana dichiara:
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »
Nell'ordinamento italiano, il popolo è l'unico titolare della sovranità, che non viene esercitata in maniera diretta,
ma da un Parlamento eletto ogni cinque anni.
I governati non sono più sudditi, ma cittadini che devono essere messi in condizione di esercitare la loro
sovranità.: questo è il carattere democratico (dal greco: demos, popolo e kratìa, potere) della repubblica. La
sovranità, cioè il potere di comandare e di compiere scelte politiche che riguardano la comunità, appartiene al
popolo.
L’esercizio effettivo della sovranità popolare avviene con il diritto di voto (art. 48 Cost.) a suffragio universale;
ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti attraverso il referendum (già plebiscito nel Risorgimento) e le elezioni,
amministrative e politiche, cioè i propri rappresentanti nei Comuni, nelle Provincie, nelle Regioni, e nel Parlamento,
suddiviso nella camera dei deputati e dei senatori. Il voto è un diritto e un dovere, è libero, unico e segreto.
La classe 3^ C della sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)

P.zza della Repubblica
Casalpusterlengo (LO)
È lunedì qui a Casale. Giorno di mercato. Piazza della Repubblica, dominata dalla torre medioevale, unica
sopravvissuta di quattro, appartenenti al castello dei Pusterla, è colma di gente che curiosa tra i vari
banchi. Nell’aria si diffonde un profumino di pane appena sfornato, di pollo fritto e di caramelle.
La confusione regna dappertutto davanti alle basse costruzioni che circondano la piazza: la caserma dei
vigili del fuoco, quella dei vigili urbani e dei carabinieri, la scuola materna e il centro anziani, che
organizza spesso attività ricreative.
–Scusi, avete ancora questi fiori gialli?- -Vorrei comprare questa maglietta, quanto costa?- -Mamma,
mamma mi compri questo giocattolo?- -Mi dia cinque di quelle rape per favore..- . Tutti sono felici.
I casalini si salutano con un cenno della testa e alcune signore si fermano a parlare degli ultimi fatti
della settimana. Altri, invece, preferiscono stare seduti sulle panchine poste intorno alla fontana per
riposare e pensare. C’è chi porta a spasso il cane lungo il marciapiede, chi fa una corsetta, chi si ferma a
vedere il Brembiolo che scorre e chi fa un giretto tranquillo in bicicletta.
Anche i ragazzi sono particolarmente attivi: parlano, ridono e scherzano tra loro, mentre mangiano
patatine fritte e sorseggiano del tè freddo. I pompieri chiacchierano allegramente davanti alla caserma
stando sempre all’erta nel caso succeda qualcosa e lo stesso lo fanno i carabinieri e i vigili urbani.
Nonostante tutto i negozi continuano a lavorare: i baristi sono indaffarati a preparare caffè e
cappuccini, serviti con brioche calde alla crema e i fioristi sono intenti a creare nuove composizioni da
vendere e esporre in vetrina.
Nel prato, intorno alla fontana circolare, intitolata ai marinai, le quattro oche, che ormai sono
diventate le mascotte di Casalpusterlengo, si beccano tra loro e starnazzano, provocando un risolino a
tutti quelli che passando le vedono.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

REPUBBLICA
CHE COSA SIGNIFICA REPUBBLICA ?
Lo Stato è una "res publica", appunto una cosa di tutti; non un bene da
trasmettere in eredità alla propria famiglia e chi vi svolge
temporaneamente un importante ruolo non è il proprietario ma un servitore
dello Stato.
I governati non sono sudditi, ma cittadini che devono essere messi in
condizione di esercitare la loro sovranità: questo è il
carattere democratico (dal greco: demos, popolo e kratìa, potere) della repubblica.
L’articolo 1 della Costituzione Italiana dichiara:
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »
L’articolo 1 fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia è una repubblica.
I caratteri che distinguono la forma repubblicana da quella monarchica, che in Italia durò dal 1861 al 1946, sono
soprattutto due:
- L’elettività: l’accesso ad esse non avviene per ereditarietà e per appartenenza dinastica, ma, appunto,
per elezione
- La temporaneità delle cariche pubbliche: la durata in carica non può mai essere vitalizia (se si esclude
il caso particolare dei pochi senatori a vita) ma limitata ad un tempo fissato dalla legge, si tratti
del Sindaco di un piccolo Comune o del Presidente della Repubblica o del Consiglio.
La nostra è una democrazia rappresentativa, non diretta, che di fatto può essere praticata soltanto in comunità
molto piccole. Nelle grandi democrazie moderne, il cittadino è rappresentato dagli eletti, nel secondo caso
l’esercizio della sovranità è diretto e non richiede il meccanismo della delega e della rappresentanza.
DOVE E QUANDO E’ NATA?
Ebbe origine nell’antica Grecia; lì era una democrazia diretta, ovvero ogni cittadino aveva la possibilità di
proporre e votare direttamente le leggi, e poteva modificare la costituzione.
Per meglio gestire tutte le questioni, il popolo si esprimeva attraverso organismi (fra i quali la Bulé e
l'Ecclesia) e delegava il proprio ruolo di giudice assoluto ai magistrati, poichè sopra tutto c’era il rispetto della
legge.
Il primo determinante contributo lo diede Solone ( tra il 594 o 592 a.C.) , che concesse il voto ai maschi ateniesi
maggiori di diciotto anni e più ricchi (non più solo ai nobili); un ulteriore passo in avanti lo realizzò Clistene ( nel 508
a.C.) , quando fece suddividere il territorio di Atene in 3 parti: collina, pianura e costa affinchè gli abitanti di ogni
zona, senza alcuna distinzione di censo, potessero votare i componenti di Bulè ( o consiglio dei 500) ed Ecclesia (che
aveva il potere legislativo, quello giudiziario e il controllo del potere esecutivo). Ma era ancora un democrazia
imperfetta poichè erano esclusi dal voto i meteci ( gli stranieri), le donne e, naturalmente gli iloti, cioè gli
schiavi, sulla cui manodopera gratuita era fondato il sistema economico di tutta l’età antica.
In Italia , il diritto di voto alle donne fu concesso nel 1946, dopo la 2^ guerra mondiale e il fascismo, in
occasione del referendum monarchia – repubblica, che cambiò il sistema di governo fino a quel momento in vigore e
aprì la strada alla stesura della Costituzione.
La classe 3^ C
della sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO

Via G. Garibaldi
Casalpusterlengo (LO)
E’ l’arteria principale di Casalpusterlengo, strada di passeggio, divertimento ed affari, dove si consumano
incontri, ci si affianca lungo il marciapiede poichè la strada è percorsa da un continuo via vai di automobili e un
ciclista deve essere rapido ed attento Ci si saluta con un cenno del capo da una parte all’altra; infatti, la strada
è stretta, diritta,con negozi, cortili e porte d’accesso alle case molto ravvicinati. C’è chi carica e scarica merce,
chi si ferma a vedere le vetrine di boutique di abbigliamento o di profumi di essenze floreali, chi esce dalla
gelateria e chi entra nel retro della chiesa per raccogliersi in preghiera. Superata la farmacia comunale e il
negozio di erboristeria, sulla parete di fondo, prima dell’incrocio, eccolo...un monumento all’eroe dei due
mondi....per ricordare l’artefice dell’unità d’Italia, Giuseppe Garibaldi.
La strada è tagliata dalla via Emilia, oltre la quale, per arrivare alla stazione centrale, acquisisce un altro nome:
via Matteotti, per non dimenticare un uomo vittima della violenza fascista.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

Giuseppe Garibaldi
Eroe dei due mondi
Uomo d’azione e stratega militare, è stato uno dei più grandi protagonisti del risorgimento italiano che ha
permesso la realizzazione di un sogno impossibile: un’ Italia libera, indipendente e unita.
Da uomo concreto, saprà rinunciare alle idee repubblicane pur di vedere l’Italia unita anche sotto la
monarchia sabauda.
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si
imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare.
Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai
movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad
abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza.
Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie
imprese di guerra in America Latina.
Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul
movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di
uomini sia come tattico imprevedibile.
Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano.
Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini , Pisacane, Mameli e Manara,
ed è l'anima delle forze
repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza
delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma.
Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il
territorio del Regno di Sardegna.
Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera.
Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele , che lo autorizzano a
costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi.
Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi
Cacciatori.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala
cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina,
Siracusa e libera completamente la Sicilia.
I1 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza,
Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.
I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi
nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali.
Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai
Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte.
Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa.
Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di
Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare
il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.
Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma,
ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze
garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici.
Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere
alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia.
Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882. Irene Pisati

Via Marsala
Casalpusterlengo (LO)
Via Marsala è collegata a Piazza del Popolo, il cuore pulsante della città, dove si parla e si discute dei fatti del
giorno o della storia del nostro popolo.
E’ un'arteria fondamentale per l'economia della nostra città: una via ampia e centrale che taglia
trasversalmente la cittadina, che permette di passeggiare, incontrare gente e fare acquisti, fitta di negozi gli
uni accanto agli altri; finestre e balconi di vari stili e grandezze vi si affacciano curiosi per osservare gente che
va e viene, con borse piene di prodotti acquistati, conclude affari, entra nei negozi e ne esce soddisfatta o
perplessa; una via vivace con vari cortili che si conclude poco dopo l’unica ampia curva dove c’è un restringimento
nel punto in cui si distingue il palazzo Lampugnani. Quando il portone si apre al pubblico vuol dire che c’è festa:
mostre di gastronomia o di artigianato trovano posto nei saloni interni e nel cortile centrale; degli affreschi
colorati abbelliscono l’atrio.
Si apre verso il piazzale antistante la chiesa di sant’Antonio da cui si diparte anche via Battisti. Oltre, a poca
distanza, passa la via mantovana, altra arteria importante che collega Casale con Cremona.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

M a r s a l a e i Mille
Marsala è un comune italiano in provincia di Trapani, in Sicilia,
e la spedizione dei Mille è un episodio del periodo
risorgimentale italiano, avvenuto nel 1860 allorquando un
corpo di volontari, protetto dal Piemonte, al comando di
Giuseppe Garibaldi, partendo dalla spiaggia di Quarto,
in Liguria, sbarcò in Sicilia, presso Marsala, e, contro la Real
Marina duosiciliana e grazie anche alla Royal Navy britannica,
conquistò il Regno delle Due Sicilie, permettendo l'annessione
al nascente stato italiano.
I Mille ( in un primo momento, avevano il nome di
"Cacciatori delle Alpi") erano volontari, tutti uomini più
una donna, Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi: secondo alcune fonti, 1089 ( di cui 443
provenienti dalla Lombardia), secondo altre fonti 1.162 alla partenza, 20.000 al momento dello sbarco sul
continente e 35.000 nella fase finale.
Essi sbarcarono a Marsala l'11 Maggio 1860 favoriti da diverse circostanze:
- L’ APPOGGIO DEGLI INGLESI: la presenza di due navi da guerra inglesi, l'Argus e l'Intrepid, provenienti
da Palermo, che incrociavano al largo di Marsala ed entrarono nel porto della città siciliana circa tre ore prima della
comparsa dei legni piemontesi ( durante una riunione della Camera dei Comuni, il deputato inglese, sir Osborne, accusò
il governo di aver favorito lo sbarco di Garibaldi a Marsala);
- IL RITARDO DEI BORBONI: il sensibile ritardo con cui alcune navi da guerra borboniche, lo Stromboli,
la Partenope ed il Capri, comandate da Acton, erano giunte nel porto di Marsala non contrastando
immediatamente lo sbarco dei Mille.
Sin dal 18 Aprile le forze borboniche erano già allertate sul possibile sbarco di Garibaldi, per
questo avevano sparso varie colonne militari attorno alla Sicilia e vietavano la comunicazione col
Piemonte. Garibaldi partì da Quarto, presso Genova, con due navi, il Lombardo e il Piemonte, che
seguirono una rotta piuttosto strana verso le Egadi andando quasi sotto le coste tunisine; lì vennero scoperti
dalla Marina duosiciliana. Garibaldi inizialmente puntò verso Sciacca, ma in seguito, avvertito dalle navi
inglesi, approdò a Marsala. Le navi da guerra borboniche, lo Stromboli, il Partenope e il Capri, arrivarono
in ritardo poichè un telegramma, forse uno stratagemma liberale, aveva annunciato che la flotta garibaldina
si dirigeva verso Tunisi; in più persero del tempo per caricare a bordo dei cannoni. Arrivati non riuscirono a
bombardare i garibaldini poichè delle navi inglesi lo impedivano avendo uomini al porto e coltivazioni
d'uva nelle vicinanze; i borboni chiesero un'alleanza agli inglesi che rifiutarono. Il bombardamento
successivo non portò a nessun risultato e non avendo fanti , poichè il piano era di anticipare i Mille e far
affondare la flotta, le truppe duosiciliane si ritirarono dalle città, e Garibaldi potè continuare
indisturbato la sua avanzata. L'accoglienza popolare di Marsala fu inaspettatamente fredda tanto che
il garibaldino Giuseppe Bandi poté scrivere che i marsalesi li accolsero «su per giù come si accolgono i
cani in chiesa». Il mazziniano Francesco Crispi, divenuto l'organizzatore politico di Garibaldi, prese
immediatamente contatto con i rappresentanti del consiglio comunale marsalese, spingendoli a dichiarare
che la casa reale dei Borbone aveva cessato di regnare sulla Sicilia e ad offrire al generale Garibaldi la
dittatura dell'isola. Garibaldi accettò senza indugio e, a Salemi, si proclamò dittatore della Sicilia in
nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia, compiendo il primo atto del suo governo dittatoriale.
I garibaldini lasciarono Marsala e si inoltrarono rapidamente verso l'interno.A loro si unirono già il 12
giugno i volontari siciliani comandati dai fratelli Sant'Anna. I Mille, affiancati da da mezzo migliaio
di siciliani ( 500 "picciotti"), ebbero un primo scontro nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro
circa 4.000 soldati borbonici che, infine, indietreggiarono, sotto gli sguardi increduli dei Garibaldini che
continuarono l’avanzata verso nord.
Alberto Novati
"I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare."
(R. Magritte)

Via C.Cavour
Casalpusterlengo (LO)
Via Cavour è elegante: il cortile Pedroli, che ospitò Napoleone Bonaparte, è ben conservato e ricco di riferimenti
storici: l’antica lavanderia, il pozzo, il cortile che serviva per i cavalli. Ora ospita abitazioni e studi di
professionisti. Cortili e negozi di calzature, sanitari e bar, la rendono ancora vivace, punto di sosta per chi ama
chiaccherare e di transito per chi fa shopping. Da un angolo si può intravedere il campanile della chiesa che, nelle
giornate limpide, si staglia nel cielo per farsi ammirare, oppure lo sguardo si allunga verso via Gramsci o via
Garibaldi, l’arteria principale.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

Camillo Benso conte di Cavour
Cavour, con la sua azione diplomatica, è stata la personalità preminente del periodo del Risorgimento
italiano.
Nasce il 10 agosto 1810 a Torino da una antica famiglia nobile.
Nel 1820 entrò in un’accademia militare e vi rimase sei anni, studiando
scienze e matematica. Il 15 dicembre 1847 fondò il giornale
Risorgimento.
Nel marzo del 1850 diventò il capogruppo del centro-destra e l’11
ottobre dello stesso anno divenne il ministro dell’agricoltura e del
commercio. Il 4 novembre 1852 assunse la presidenza del Consiglio dei
ministri. Riformò l’esercito, promosse l’istruzione e l’educazione
popolare, diede impulso ai lavori pubblici, in particolare alle ferrovie
(costruzione linea Torino - Genova e costruzione del traforo del Frejus).
Per poter realizzare l’unità, l’indipendenza d’Italia sotto la monarchia dei Savoia, in un decennio,
iniziò i preparativi per la liberazione del nord Italia e l'inevitabile guerra all'Austria:
1- nel 1855 fece aderire il Piemonte all’alleanza franco-inglese, e inviò truppe alla guerra di Crimea;
2- poi, sottoscrisse gli accordi di Plombiers con la Francia il 21 e 22 luglio 1858, per essere aiutato in
caso di attacco da parte degli austriaci.
3- Volle la 2°guerra d’indipendenza del 1857, che riconosceva al Regno di
Sardegna la Lombardia (con l'esclusione di Mantova), ma non il Veneto, ceduto soltanto con
la Terza Guerra d'Indipendenza;
4- dopo che dal maggio 1859 le popolazioni del Granducato di Toscana, della Legazione delle
Romagne (Bologna e la Romagna), del Ducato di Modena e del Ducato di Parma scacciavano i
propri sovrani e reclamavano l'annessione al Regno di Sardegna con dei referendum, Cavour
sottoscrisse la cessione di Nizza e Savoia alla Francia ed ottenne in cambio il consenso
dell'Imperatore all'annessione di Toscana ed Emilia-Romagna al Regno di Sardegna.
Il 2 aprile fu inaugurato a Torino il Parlamento dell’Italia settentrionale e centrale.
5- Nel 1860, per quanto non del tutto convinto, sostenne l’impresa di Garibaldi e dei Mille.
Inviò poi le truppe piemontesi nell’Italia Centrale e finalmente il 4 marzo fu proclamato il regno
d’Italia, da lui fortemente voluto.
6- Il 27 gennaio 1861 fece proclamare Roma capitale d’Italia.
Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II di Savoia viene proclamato a Torino re d'Italia e viene istituito
il Regno d'Italia.
Infine, il 6 giugno dello stesso anno morì nella sua città di nascita (Torino).
Massimo Zani 3°C

Via Vittorio Emanuele
Casalpusterlengo (LO)
La via è ampia, importante, è una parte della via Emilia che arriva a Milano. Fiancheggiata da ampi marciapiedi è
piena di vento a causa del passaggio continuo e veloce di automobili ed automezzi pesanti. Qualche cespuglio qua
e là, una scuola privata, case a schiera: non c’è passeggio. Se c’è qualcuno è perchè ha un impegno, corre veloce,
con lo sguardo a terra perchè la strada è piena di rumori e polvere. Poi, su un lato, domina la vecchia fabbrica
della Peveralli, ormai in disuso, al centro della quale svetta il camino dei fumi di scarico, ora spento. Le pareti
sono tutte rovinate, al posto delle finestre solo buchi. Un progetto per riqualificarlo non è stato realizzato.
Ora rimane solo l'eco dell'abbandono e il trambusto dei veicoli.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

VITTORIO EMANUELE II
Vittorio Emanuele II° di Savoia, appoggiando sia l’ azione
diplomatica di Cavour che quella militare di Garibaldi, portò a
compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana,
e divenne primo re d’Italia.
Nato a Torino il 14 marzo 1820 era il primogenito di Carlo
Alberto di Savoia e di Maria Teresa d' Asburgo.
A Firenze trascorse i primi anni di vita e lì ricevette da un'educazione militaresca. Egli non
amava lo studio, ma preferiva dedicarsi ad attività pratiche.
Quando il padre Carlo Alberto prese atto del fallimento della 1^ Guerra di Indipendenza
contro l'Austria, e andò in esilio, Vittorio Emanuele divenne re del regno di Sardegna.
Mantenne lo statuto albertino scritto dal padre, in cui si sancivano le regole del regno
sabaudo e, poi, del regno d'Italia (lo statuto albertino fu sostituito dalla Costituzione
repubblicana nel 1948). Così, il regno di Sardegna divenne il riferimento di molti patrioti.
Dal 4 novembre 1852 1° ministro del regno fu Camillo Benso di Cavour che mostrò il
problema dell'Italia agli occhi dell'Europa. Vittorio Emanuele grazie a La Marmora riuscì a
vincere la guerra di Cernaia e dichiarò ufficialmente la sua partecipazione alla guerra di
Crimea e ai trattati di Parigi; ciò non piacque all'Austria ma la presenza dell'Italia suscitò
ovunque grande gioia.
Durante il regno di Vittorio Emanuele numerosi furono gli accordi segreti, l 'Italia stava
attraversando un periodo difficile e così Cavour, con il consenso del re, decise di chiedere
aiuto a Napoleone III e quindi accettò che se gli avesse dato la Savoia e Nizza gli eserciti
francesi sarebbero accorsi in aiuto. La Francia aiutò il Piemonte nelle battaglie di Magenta,
Solferino e S. Martino (2^ guerra d'Indipendenza) dove si sconfissero le armate asburgiche
dal nord d'Italia; però Napoleone si accorse che non si stavano mantenendo gli accordi e
così chiese l'armistizio.
Intanto in Italia si era venuta a creare l'opportunità di unire la Penisola, grazie a Garibaldi,
che era in ottimi rapporti con il re e che riuscì a conquistare il regno delle due Sicilie; così il
17 Marzo 1861 Vittorio Emanuele divenne il Re di un'Italia unita.
Morì nel 1878 per malattia ai polmoni.
Clara Zighetti- 3^ C

Via G. Mazzini
Casalpusterlengo (LO)
È l’arteria più lunga e più ricca di tutta Zorlesco, la frazione di Casalpusterlengo, ed accompagna i
passanti che dalla cascina Boraschina e Borasca o da San Martino si spingono fino al centro del paese:
via Mazzini, dedicata a Giuseppe Mazzini, uno dei 4 più importanti uomini del Risorgimento. Vi si giunge
dopo una lunga passeggiata tra cascine, campi, boschi cedui e canali percorrendo la via santissimi
Nazzario e Celso.
Dall’inizio del viale si contano oltre venti case, rosse, bianche, gialle o rosa, che nelle giornate di sole
acquistano splendore, piccole case a schiera con giardino, abbellito da cespugli e fiori, e vecchie case
disabitate.
Come il tronco di un albero, ha dei rami ( altre vie, come Verdi o Volta) che a loro volta si diramano in
altri viali, formando gran parte di Zorlesco. Sulla via ( ha più di 3 cartelli che la segnalano) si
affacciano anche un bar, famoso in paese, a sua volta con un terrazzo sul fiume, oltre il quale cambia
nome; vicino al negozio del “Barbiere”, ad una pizzeria e ad antichi portoni c’è l’edicola principale dei
giornali, segnalata da una piccola lastra di pietra a fianco della piazza principale.
Lungo la strada: ciclisti, pedoni e negozianti aspettano i clienti.
Si possono vedere bambini, ragazzi e adulti parlare tranquillamente, nel ( quasi del tutto, se non fosse
per le poche macchine) silenzioso paese.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

GIUSEPPE MAZZINI
Mazzini era intellettuale, filosofo, politico e anche rivoluzionario, uno
dei “padri della patria”, cioè uno di quegli uomini che hanno contribuito
all’unificazione italiana. Egli ebbe un solo obiettivo: realizzare un'Italia
unita, libera, indipendente e repubblicana.
Nato nel 1805 a Genova, fin da piccolo è educato a sentimenti
patriottici, in particolare dalla madre; perciò, si iscrive alla Carboneria,
una società segreta, in cui conosce Giuseppe Garibaldi, ma nel 1830
viene arrestato.
Nel 1831, fonda la “Giovane Italia”, una società segreta che non si
nascondeva più ma si apriva al popolo, cercando affiliati, per ottenere la repubblica e la democrazia con
guerra per bande. Il suo sogno era realizzare non solo un’Italia una, libera e indipendente, ma anche
repubblicana (più di 100 anni dopo, nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale, un referendum stabilirà il
passaggio ad un nuovo tipo di governo, la repubblica). Nonostante il successo del movimento, nel 1833, la
polizia piemontese riesce a fermare i moti rivoluzionari. Ma Mazzini non cede e, nel 1834 organizza di
nuovo con Garibaldi una sommossa a Genova. Anche in questa occasione, le forze dell’ordine
intervengono, il tutto fallisce, e Garibaldi fugge nell’America del Sud e Mazzini in Svizzera. Nel 1835
fonda il suo più grande movimento politico la "Giovine Europa ", nuova associazione fondata in
Svizzera con esuli polacchi e tedeschi dopo la fuga nel 1834.. Alla base del suo pensiero c'era la necessità
di educare il popolo, poichè secondo lui l'ignoranza aveva portato ai fallimenti. Ma ne vivrà altri due: nel
1835 e nel 1836, con “la Giovane Europa”. Egli fugge di nuovo in Francia e in Inghilterra, mentre si
chiede se tutti quei morti valgono la pena nella riuscita della sua impresa. Nel 1844, il dramma dei fratelli
Bandiera, appartenenti alla Giovane Italia, uccisi brutalmente da contadini borbonici, nonostante fossero in
missione di pace, fu il suo più grande fallimento.
Nel 1849, dopo il fallimento dei moti del ’48, fonda con Armellini e Saffi, la repubblica romana;
un'esperienza significativa nella storia dell'unificazione italiana (che rappresentava l'obiettivo finale della
Repubblica), cui partecipano molte figure di primo piano del Risorgimento, fra cui Giuseppe
Garibaldi e Goffredo Mameli. In quei pochi mesi a Roma circolano le idee democratiche mazziniane. Si
applicano principi come il suffragio universale maschile, l'abolizione della pena di morte e la libertà di
culto, che saranno inseriti nelle carte costituzionali dell’ONU solo circa un secolo dopo, a conclusione della
2^ guerra mondiale. Finalmente, dopo le numerose spinte di Mazzini e la Spedizione dei Mille del 1860, nel
1861 l’Italia viene unificata. Ma muore, tra i sensi di colpa per tanti amici morti, il 10 marzo 1872 a Pisa,
sotto il falso nome di signor Brown, perchè ricercato dalle polizie di tutta Europa. A quel tempo Mazzini
era considerato sovversivo per le sue idee di un’ Italia unita, libera, indipendente e repubblicana e perchè
compiva e ideava rivolte e attentati contro Carlo Alberto e Napoleone III. Oggi, viene considerato con
Giuseppe Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele uno dei padri della Patria poichè, con la sua azione
aveva indicato una strada, minato la sicurezza dell’impero austriaco, data a tanti patrioti la speranza che il
suo sogno si potesse raggiungere.
“I have a dream…” Martin Luther King, dal discorso pronunciato da Martin
Luther King a
Washington, il 28 agosto 1963.
A.Grossi- A. Pirgaru- 3^ C

Via C. Battisti
Casalpusterlengo (LO)
Via Battisti è ampia. Si apre con sicurezza dal sagrato della chiesa di Sant’ Antonio per accompagnare il passante
in un percorso di solidarietà, che nella nostra città è il cuore pulsante: prima, la bottega di Altro Mercato per il
commercio equo-solidale, poi, lo sportello della Caritas, dove trova accoglienza ed aiuto chiunque abbia bisogno,
infine, l’ oratorio, punto di raccolta, di gioco e di preghiera per ragazzi e famiglie. La via, con negozi nuovi (una
lavanderia) ed antichi ( c’è la bottega di Croce che vende gustosi formaggi di produzione propria), si snoda con
sicurezza verso la via mantovana, dopo aver lasciato antichi cortili e case dall’edilizia degli anni ’60 e ’70. Un
giornalaio, una pizzeria, un ristorante e sbiaditi murales degli anni ’70 vedono concludersi la sua corsa.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

CESARE BATTISTI
Battisti è considerato un eroe nazionale Italiano. Insieme con altri
irredentisti si schierò contro l ‘impero austro-ungarico perchè il territorio
di Trento fosse unito all’Italia.
Egli nacque il 4 febbraio 1875 a Trento che era sotto all’Impero austriaco e
morì nella stessa città il 12 luglio del 1916. E’ stato un geografo, giornalista,
politico, socialista ed interventista italiano; fu anche direttore di un giornale e
deputato nel parlamento austriaco. Battisti si arruolò volontario nella grande
guerra con l’esercito italiano e venne inquadrato nel battaglione alpino di Edolo.
Dopo un aspro e cruento combattimento molti alpini morirono e molti altri vennero fatti prigionieri. Egli fu
catturato dagli austriaci, processato e impiccato per tradimento. Alla pronuncia della sentenza, Battisti
prese la parola e chiese la grazia di essere fucilato invece che impiccato, ma non fu assecondato. Le cronache
riportarono che il cappio si spezzò, e che ripeterono la sentenza con una nuova corda.
Cesare Battisti affrontò il processo con animo severo e con grande fierezza morì gridando: >. Era il 12 luglio 1916.
La montagna su cui venne catturato viene ora chiamata “ Monte Corno Battisti”. Già Monte
Corno di Vallarsa, (1778 m) è una cima del massiccio del Pasubio, nel gruppo delle Prealpi vicentine, che si
trova in territorio trentino. Si tratta di un monte fortificato con gallerie e scalinate scavate nella
roccia il cui percorso è costellato di gallerie e trincee. Non è di particolare importanza alpinistica, ma di
grande rilevanza storica. Alla base della parete occidentale, fra le rocce, si può intravedere e parzialmente
visitare il sistema di gallerie scavate in parte dai soldati austriaci ed in parte dagli alpini italiani durante la
Grande guerra.
Matteo Coppini- 3^ C

Via F. Cavallotti
Casalpusterlengo (LO)
La strada si snoda sinuosa da p.zza della Repubblica; parte dall’antico portico, unico sopravvissuto alla
trasformazione della piazza degli anni ’60, sotto al quale sostano volentieri, protetti da pioggia e
vento, persone di tutte le età, soprattutto giovani dediti all’happy hour del fine settimana; si allontana
ampia verso l’esterno fiancheggiata da numerosi negozi. Mentre si passeggia si ammirano alcuni cortili
restaurati elegantemente ed anche antiche botteghe che mantengono le caratteristiche di una volta,
come le piccole scale che vanno verso la cartoleria Virtuani, dotata ancora delle vecchie scaffalature;
dopo l’incontro con l’ importante facciata di un antico palazzo e con un giardino con panchine, si
intravede la chiesa di san Bernardino, che dà il nome al quartiere. Lì la strada si restringe e s’incurva
ma poi, ritorna ampia e, snodandosi tra villette con giardino, ed ampi marciapiedi, arriva alla rotonda
che porta sia verso la frazione di Zorlesco che verso la via Emilia.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

FELICE CAVALLOTTI
Felice Carlo Emanuele Cavallotti è stato un politico italiano, di fede
garibaldina, poeta e drammaturgo. Milanese, fu considerato il capo
incontrastato dell'"Estrema sinistra" nel parlamento dell'Italia
liberale pre-giolittiana.
Nato nel1842, a diciotto anni partecipa alla seconda fase
della Spedizione dei Mille, combatte con i Garibaldini nel 1860, e
nel 1866 in Valtellina e in Trentino, ove prese parte alla Terza Guerra
d'Indipendenza come volontario. Nel 1867 è di nuovo al fianco di
Garibaldi nella Roma pontificia, durante la fallita insurrezione
contro le truppe franco-pontificie.
Cavallotti scrive sui garibaldini per un giornale milanese e un altro
napoletano; scrive satire anti-monarchiche per la Gazzetta di
Milano e per la Gazzettina Rosa.
Conquista una popolarità seconda solo a quella di Francesco Crispi.
Nel 1873, all'età di 31 anni, Felice Cavallotti è eletto per la prima volta al Parlamento . Quando sale al
governo la Sinistra, egli si tiene all'opposizione, denunciando il trasformismo di Agostino Depretis.
Guida il partito radicale, è interessato alle idee marxiste e contrario al colonialismo italiano.
Grazie a lui che a Roma, in Piazza Campo de' Fiori, nel 1889 viene eretta la statua a Giordano Bruno, opera
di Ettore Ferrari.
Passionale e testardo, combatte trentatré duelli.
Felice Cavallotti il 6 marzo 1898 è ucciso in duello dal conte Ferruccio Macola, direttore del giornale
conservatore “Gazzetta di Venezia”, che lo aveva sfidato in seguito ad un diverbiosecondo lui, il conteera
responsabile di avere pubblicato una notizia non verificata relativa ad una querela che egli aveva ricevuto
come deputato.
L'ultimo duello di Felice Cavallotti ha luogo a Roma, presso Porta Maggiore, in un giardino nella villa
della contessa Cellere, dove Felice Cavallotti muore raggiunto alla bocca ed
alla carotide dalla sciabola dell'avversario.
Con la sua morte, l’ Estrema Sinistra in Italia perde un leader, e la Casa di Savoia un attento oppositore.
Per la morte di Felice Cavallotti, Giosuè Carducci pronuncia un appassionato discorso all'Università di
Bologna. Il feretro si trova al cimitero di Dagnente (oggi frazione di Arona), sul Lago Maggiore.
La classe 3^ C

Via Trento-
Casalpusterlengo (LO)
La strada, a senso unico, si trova alla periferia di Casalpusterlengo ed è parallela alla via Emilia.
Non è una strada particolarmente trafficata ma è molto stretta e ha pochi posti per parcheggiare
le auto.
Ci sono molte case con piccoli vecchi cortili, alcuni trascurati, altri puliti, dignitosi; ma una casa in
particolare rende la via più accesa e viva; una casa di colore rosso con decori sotto le finestre e
sul massiccio portone di legno che la rendono un vero capolavoro artistico.
Continuando a camminare incontriamo il bar della cooperativa casalese, luogo di incontri, dibattiti,
feste, e dopo la rotonda e un piccolo punto di preghiera, via Trento termina, sfociando su viale
Cadorna, vicino alla scuola “I.I.S. Cesaris.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

IL TERRITORIO DI TRENTO
Oggi,Trento(Trènt in dialettotrentino, Trient in tedesco, Trente in francese) è un comune italiano di 116.297 abitanti,
capoluogo dell'omonima provincia e della regione Trentino-Alto Adige. La sua storia è stata molto tormentata e
durante il secolo XIX,
Trento diventò con Trieste
(entrambi appartenevano ancora all’ Impero austro- asburgico) il simbolo del movimento per l'Unità d'Italia con
Damiano Chiesa e Cesare Battisti nella lotta contro l’Impero Austro-Ungarico.
-L’area di Trento era già popolata durante il periodo del Neolitico.
-I romani conquistarono la regione del Trideum (dal nome delle tre colline che circondano la città) verso la
fine del primo secolo a.C. dopo diverse lotte con le tribù locali. Durante questo periodo, la città ebbe un notevole
sviluppo economico e sociale.
-Alla caduta dell’Impero Romano, la zona fu governata in successione dai Goti, dai Lombardi e dai Franchi
divenendo poi parte del Sacro Romano Impero.
-Durante gli inizi del nuovo millennio, la città fu divisa tra il dominio del vescovato di Trento e la Contea di
Trento che dal 1363 divenne parte dell’Impero Asburgico. Il vescovato governò la città per ben otto secoli,
durante i quali ci furono due importanti rivolte, nel 1407 guidata dal Belenzani (difensore dell’antica
indipendenza) e nel 1525 la famosa Rivolta Rustica che fu una vera e propria rivolta popolare.
Gli anni che seguirono, con l’espansione di Venezia, portarono Trento sempre più verso l’Impero e nel 1511, dopo
la riconquista di Rovereto, il Vescovato dovette firmare un trattato di protezione con Massimiliano I d'Austria.
-Tra il 1516 e il 1539, la città fu governata dal Cardinale Bernardo Clesio, promotore di un forte sentimento
Rinascimentale. Grazie a lui la città fu decorata con caratteristiche proprie del periodo; fece costruire il nuovo
palazzo nel Castello del Buonconsiglio e la chiesa di Santa Maria Maggiore per i preparativi al Concilio di Trento.
La città infine raggiunse il suo massimo splendore durante il governo della famiglia Madruzzo che conservò il
potere per più di un secolo.
Gli anni seguenti videro l’avanzare del dominio spagnolo in Italia dove Trento mostrò importanti doti di resistenza.
---Nel 1796 la città fu conquistata dall’esercito Napoleonico.
-Successivamente, cadde di nuovo nelle mani dell'Austria e venne reso una provincia dell'impero Austro-
Ungarico, chiamata Sud Tirolo.
Sotto il dominio Austriaco dell'imperatore Francesco II, nascono le prime insurrezioni popolari (1809).
-Col trattato di Parigi, nel 1810, il territorio viene ceduto a Napoleone che decide di riunirlo al Regno Italico,
con il nome di “Dipartimento dell'Alto Adige”.
-Nel 1813 le truppe austriache conquistano Trento, ma sul Castello del Buonconsiglio è ammainata la
bandiera italiana.
-Nel 1815, con il Congresso di Vienna, Trento entrò a far parte dell’Impero Asburgico. In questo periodo, la
città conobbe una forte crescita economica e urbanistica; il fiume Adige fu deviato, e la città fu allargata verso nord
e verso sud, con la creazione di nuovi quartieri residenziali e industriali. Inoltre, nel 1859, fu inaugurata la prima
ferrovia della Valle dell'Adige.
-La dominazione austriaca terminò nel 1918, dopo la 1^ guerra mondiale, e Trento diventò parte del Regno
d’Italia.
- Durante la Seconda Guerra Mondiale, alla caduta di Mussolini, la città fu conquistata dai tedeschi
diventando parte del terzo Reich (regno) insieme a tutto il Trentino Alto Adige. Parte della città subì forti
bombardamenti, e danni furono subiti dalla chiesa di Santa Maria e da diversi ponti ritenuti strategici.
-Dall’instaurazione della Repubblica Italiana, Trento ha conosciuto un importante sviluppo economico
insieme a tutta la regione del Trentino Alto Adige divenuta Regione a Statuto Speciale.
Marta Danelli 3^ C

Via Trieste-
Casalpusterlengo (LO)
Taglia via Trento con disinvoltura, è stretta e sinuosa; ricca di sorprese con tanti cortili che si succedono gli
uni dopo gli altri. Le case dalle finestre vecchie e spesso scolorite sembrano disabitate ma poi si rivelano vive:
a ben guardare, ci sono stendini e mollette sui fili che attraversano il cielo, biciclette appaggiate ai muri,
piante e fiori s’intravedono tra i portoni socchiusi. Un negozio di elettrodomestici nasconde sul retro
l’officina del fabbro.
La strada si snoda lunga e arriva fino a via Cavallotti dove ritrova la luce.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

Territorio d i Trieste
Mappa austriaca di Trieste (1888)
Oggi, Trieste (Tergeste in latino, Trieste in dialetto triestino, Trst in sloveno,
Triest in tedesco, Trieszt in ungherese) è un comune italiano di 205.655
abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Friuli Venezia
Giulia.
È il comune più abitato della regione e il più densamente popolato. Il
suo porto, posto nel cuore del continente europeo, è stato il principale sbocco
marittimo dell'Impero Asburgico. Oggi è uno snodo internazionale tra i
mercati dell'Europa centro-orientale e l'Asia.
La sua storia è stata molto tormentata e Trieste fu, con Trento, centro di
irredentismo; negli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del XX, fu
simbolo del movimento per l'Unità d'Italia con Guglielmo Oberdan nella
lotta contro l’Impero Austro-Ungarico.
Sin dal II millennio a.C. il territorio della provincia di Trieste era abitato da popolazioni di probabile origine
illirica e di stirpe indoeuropea,
che fra il X e il IX secolo a.C. entrarono in contatto con un'altra etnia
indoeuropea, i (Venetici, Heneti o Eneti), da cui venne notevolmente influenzata sotto il profilo culturale.
I Romani conquistarono il territorio della provincia di Trieste fondando Aquileia nel 181 a.C. e così ebbe
inizio un processo di romanizzazione. Tergeste, il nome latino di Trieste, si sviluppò e prosperò in epoca
imperiale, imponendosi come uno dei porti più importanti dell'alto Adriatico sulla via Popilia-Annia
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476), la città passò sotto il controllo dell'impero
bizantino fino al 788, quando venne occupata dai Franchi.
Nel 1098 risultava già diocesi vescovile con il
nome latino di Tergestum. Nel XII secolo divenne un Libero Comune e dopo secoli di battaglie contro la
rivale Venezia, Trieste si pose sotto la protezione del duca d'Austria
(1382) conservando però una notevole
autonomia fino al XVII secolo.
Trieste mantenne sempre i legami culturali con l'Italia; infatti, anche se la lingua ufficiale della burocrazia era
il tedesco, l'italiano era la lingua del commercio e della cultura.
Negli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del XX, a Trieste le classi borghesi in ascesa sognavano di
staccarsi dall’Impero austro-ungarico che veniva visto da molti come protettore del gruppo etnico slavo
presente sia in città che nell’entroterra (definito in quegli anni “Venezia Giulia”). Ciò spiega come
l'irredentismo assunse spesso dei caratteri marcatamente anti-slavi. La convivenza fra i vari gruppi etnici subì
un generale deterioramento fino alla prima guerra mondiale, nel 1915, quando dopo 9 mesi di acceso dibattito
tra neutralisti e interventisti, l’Italia entrò in guerra a fianco della Intesa ( con Inghilterra, Francia e Russia)
proprio con l’obiettivo di ottenere l’annessione dei territori di Trento e di Trieste..
Nel 1918 l’esercito italiano entrò a Trieste acclamato dalla maggioranza della popolazione, che era di
sentimenti italiani. Ma ci furono scontri armati tra il gruppo etnico italiano e quello sloveno.
Nel 1920 con la firma del Trattato di Rapallo, Trieste passò definitivamente all'Italia, inglobando, nel
proprio territorio provinciale, zone dell'ex Principesca Contea di Gorizia e Gradisca, dell'Istria e della
Carniola.
Con l'avvento del fascismo l'uso pubblico delle lingue slovena e tedesca fu proibito e vennero chiuse le scuole,
i circoli culturali e la stampa della comunità slovena. Moltissimi sloveni così emigrarono nel vicino Regno di
Jugoslavia
Nel 1943 la Germania nazista occupò senza alcuna resistenza la città che venne a costituire, insieme a tutta
la Venezia Giulia una zona di operazioni di guerra
Durante l'occupazione nazista la Risiera di San Sabba - oggi Monumento Nazionale e museo - venne
destinata a campo di prigionia e di smistamento per i deportati in Germania e Polonia e per detenuti
politici, partigiani italiani e slavi, unico campo di concentramento nazista presente in territorio italiano.
Dopo l’ insurrezione dei partigiani italiani e jugoslavi a Trieste, nel 1947, sotto l'egida dell'ONU, fu istituito il
"Territorio libero di Trieste" alla fine della seconda guerra mondiale, diviso in due zone: A, prima
angloamericana, poi, italiana e B jugoslava.
Giorgia Esposti 3^ C

Via Oberdan
Casalpusterlengo (LO)
Via Oberdan non conosce il traffico.
Una minuscola via nella periferia estrema di Casalpusterlengo, una strada chiusa molto piccola che termina
aprendosi in un grandissimo campo e un boschetto con alberi che riparano dal sole caldissimo dell'estate.
Si trova dietro alla chiesa dei frati Cappuccini, ma poche persone a Casale sono al corrente della sua
localizzazione. Purtroppo, sono altrettanto pochi coloro che sanno chi era Guglielmo Oberdan e cosa ha fatto per
la sua patria.
Siamo abituati, infatti, ad essere sempre di fretta e mai nessuno si ferma a riflettere sul motivo per cui una
strada ha preso un determinato nome.
In questa via, dove la gente passa molto di rado e il traffico è inesistente, ci sono poche case, ma con molti fiori
profumati. Chi abita qui basta che esca nel proprio giardino per trovarsi in aperta campagna e per ammirare
infinite distese di prato incontaminato, molto rare visti i crescenti ritmi della cementificazione. Questa strada,
inoltre, si trova vicino ad un ponticello chiamato “ponte Rosso”, famoso per essere frequentato da coloro che non
vogliono essere visti e disturbati mentre fumano e bevono alcolici. I genitori raccomandano i loro figli di non
passare mai da soli per questa strada per paura che gli possa accadere qualcosa. Questa via, però, non ha solo una
“cattiva reputazione” tra i ragazzi; infatti, qui sono nati tanti amori e sono finite tante storie.
Generazioni di fidanzati pensano che questa via sia magica... ma chi non si emozionerebbe davanti ad un tramonto
in una piccola oasi naturale a soli cinque minuti in bici dal centro di Casale?
Via Oberdan non conosce il traffico.
La stesura delle descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati della classe 3^ C

Guglielmo Oberdan
Guglielmo Oberdan, nato con il nome di Wilhelm Oberdank (1858-1882), è stato
un patriota ed esponente dell’irredentismo italiano.
Nacque a Trieste il 1° Febbraio 1858. Ebbe un'infanzia molto difficile a causa della
situazione familiare. Compiuti gli studi medi nel 1877, per conseguire la laurea in
matematica, Guglielmo dovette iscriversi al Politecnico di Vienna.
Nel 1878 Oberdan fu chiamato alle armi dal governo austriaco a Trieste
dove fu arruolato nella 14^ Compagnia del 22° Reggimento Weber. Questo
Reggimento doveva raggiungere la Bosnia e l'Erzegovina per calmare le violente
insurrezioni che vi erano scoppiate contro l'Austria. Guglielmo non poteva
combattere contro un popolo oppresso allora decise di fuggire insieme
con due compagni.
Oberdan, che già era iscritto all'associazione «L'Italia irredenta», fondata nel 1877, si recò a Roma, dove
fu accolto con entusiasmo dagli altri profughi.
Ma l'Italia, firmando il patto della Triplice Alleanza con l'Austria e la Germania nel 1882,
sembrava rinunciare definitivamente alle sue richieste territoriali.
Quando si diffuse la notizia che l'Imperatore Francesco Giuseppe sarebbe stato a Trieste per commemorare
la consacrazione della città all'Austria, Oberdan decise di partire per raggiungerla. Appena varcato il
confine fu arrestato, processato e condannato all'impiccagione. La sentenza fu eseguita il 20
dicembre 1882. Aveva solo 24 anni.
Oggi, l'Italia lo considera un martire dell'irredentismo; gli è stato
dedicato un mausoleo che affianca il palazzo del Consiglio regionale
del Friuli-Venezia Giulia, sorto nel punto in cui si trovava la caserma
dove fu impiccato.
A Treviglio gli è stato dedicato un Istituto Tecnico Commerciale e a
Trieste un liceo scientifico, numerose piazze, vie e istituti scolastici.
Oberdan è ricordato anche in un canto diventato molto
popolare: “La Canzone del Piave”, che divenne l'inno nazionale
dello stato italiano dal 1943 al 1946. La melodia fu poi sostituita da Il
Canto degli Italiani di Goffredo Mameli.
« Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!
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Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! »"
(Durante la 1^ guerra mondiale, l’ Italia, dopo la sconfitta di Caporetto, riuscì a fermare l’avanzata dell’esercito austro-asburgico sul Piave. In questa occasione si
rievocano Oberdan, Sauro e Battisti, simboli dell’irredentismo)
Giorgia Esposti- 3^ C