a passeggio per la citta'... alla ricerca delle nostre radici...
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Anno sco<strong>la</strong>stico 2010/2011<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C<br />
presenta<br />
A PASSEGGIO PER LA CITTA’...<br />
ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI...<br />
PER IL 150° DELL’UNITA’ D’ ITALIA<br />
COORDINAMENTO<br />
PROF.SSA Lazzari Ange<strong>la</strong><br />
Sc.m. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)
In occasione del 150° anniversario dell’ unità d’ Italia, noi, alunni del<strong>la</strong> 3^C del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
“Griffini” di Casalpusterlengo, abbiamo deciso di realizzare un progetto, sia <strong>per</strong> festeggiare<br />
l’evento sia <strong>per</strong> mantenere <strong>la</strong> memoria storica dei <strong>per</strong>sonaggi che hanno voluto veramente che<br />
questo splendido Paese venisse unito.<br />
Così ci siamo guardati attorno, <strong>per</strong>chè anche tra di noi, tra le strade che <strong>per</strong>corriamo, le<br />
piazze che attraversiamo c’è <strong>la</strong> Storia.<br />
Abbiamo passeggiato, osservato, fotografato, sco<strong>per</strong>to nuovi scorci e dettagli, angoli e cortili<br />
dimenticati, abbiamo cercato <strong>la</strong> storia che si nasconde dietro quei nomi: Garibaldi e Marsa<strong>la</strong>,<br />
Vittorio Emanuele e Cavour, Trento e Trieste, Battisti e Oberdan, popolo e repubblica...<br />
Non solo i libri e i monumenti ma anche le vie raccontano frammenti del<strong>la</strong> nostra vicenda di<br />
nazione.<br />
Le denominazioni date non sono casuali. Stanno lì a testimoniare un’idea, un valore, un’azione<br />
che vanno ricordati e che il tempo che passa non deve cancel<strong>la</strong>re.<br />
La memoria storica va mantenuta viva <strong>per</strong>chè offre spunti di riflessione sul<strong>la</strong> storia attuale e<br />
quel<strong>la</strong> passata, fa cogliere differenze, fa fare analogie, fa intravedere <strong>per</strong>icoli limitando <strong>la</strong><br />
possibilità di compiere nuovi errori.<br />
Suggerisce soluzioni <strong>per</strong> realizzare una società giusta e libera.<br />
“Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani”<br />
Indro Montanelli<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C del<strong>la</strong> sc.m.st. “Griffini”<br />
Casalpusterlengo (LO)
VIA VITTORIO EMANUELE<br />
II<br />
VIA MAZZINI<br />
VIA TRENTO<br />
VIA<br />
CAVALLOTTI<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C<br />
P.ZZA DEL<br />
POPOLO<br />
VIA MARSALA<br />
del<strong>la</strong> sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)<br />
P.ZZA DELLA<br />
REPUBBLICA<br />
REPUBBLICA<br />
VIA GARIBALDI<br />
VIA CAVOUR<br />
VIA TRIESTE<br />
VIA BATTISTI
LA TOPONOMASTICA<br />
Quel ramo dell’Onomastica che studia i nomi di luogo è <strong>la</strong> toponomastica: dal greco<br />
“topos” (luogo) e “onomastiké [tékne]” (arte del nominare).<br />
I nomi <strong>delle</strong> vie sono un aspetto affascinante <strong>per</strong> una <strong>ricerca</strong> o<br />
anche solo <strong>per</strong> un viaggiatore: testimoniano spesso di scienziati ed<br />
artisti, filosofi e scrittori e di vicende e <strong>per</strong>sonaggi storici .<br />
Occorrono dieci anni dal<strong>la</strong> morte <strong>per</strong> intestare a un <strong>per</strong>sonaggio<br />
una via: il tempo minimo <strong>per</strong> consentire una valutazione ragionevole.<br />
Ma è una norma spesso disattesa. Comunque le vie non sono<br />
intestate solo a uomini illustri, sono anche antichi toponimi incisi<br />
nel<strong>la</strong> fisionomia e nel cuore del<strong>la</strong> città.<br />
A Casalpusterlengo, i nomi <strong>delle</strong> vie ricordano: SCRITTORI- PITTORI- POETI- PAPI-<br />
CITTA’- SCIENZIATI- PARTIGIANI- POLITICI-SANTI- SPORTIVI E ,<br />
DALL’UNITA’ D’ITALIA, PERSONAGGI , CONCETTI E LUOGHI LEGATI AL<br />
RISORGIMENTO, come Marsa<strong>la</strong>, Trento e Trieste, Garibaldi, Mazzini e Vittorio<br />
Emanuele II, Oberdan, Battisti, e Cavour, popolo e repubblica.<br />
Da poco, il Comune di Casalpusterlengo ha deciso che tre strade saranno dedicate anche ai<br />
caduti di Nassiriya e a due magistrati che sono stati uccisi in nome del<strong>la</strong> legalità: Falcone e<br />
Borsellino.
IL RISORGIMENTO<br />
Risorgimento è quel <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> storia d'Italia durante il quale<br />
<strong>la</strong> nazione italiana conseguì <strong>la</strong> propria unità nazionale, riunendo in<br />
un solo nuovo Stato - il Regno d'Italia - i precedenti Stati<br />
preunitari.<br />
Il termine designa anche il movimento culturale, politico e sociale che promosse l'unificazione,<br />
richiamando l'ideale romantico e nazionalista di una resurrezione dell'Italia attraverso il<br />
raggiungimento di un'identità unitaria che si era iniziata a delineare durante <strong>la</strong> dominazione<br />
romana.<br />
Non tutti gli storici sono d’accordo sulle date di inizio e fine.<br />
Alcuni di loro tendono a stabilire l'inizio del Risorgimento subito dopo <strong>la</strong> fine del dominio Napoleonico, con il Congresso di<br />
Vienna nel 1815, e il suo compimento fondamentale con l'annessione dello Stato Pontificio e lo spostamento del<strong>la</strong> capitale a Roma nel<br />
febbraio 1871.<br />
Gran parte del<strong>la</strong> storiografia italiana ha esteso il compimento del processo di unità nazionale sino agli<br />
inizi del XX secolo, con l'annessione <strong>delle</strong> terre irredente, a seguito del<strong>la</strong> prima guerra mondiale.<br />
Oggi, anche <strong>la</strong> Resistenza italiana (1943-1945) è stata ricollegata idealmente al Risorgimento e<br />
definita 2° Risorgimento.<br />
“Io all’epoca ero molto giovane ma <strong>per</strong>cepivo uno sgomento esistenziale, reale e condiviso da tanti. Era il timore che <strong>la</strong> “patria”<br />
fosse “sì bel<strong>la</strong> e <strong>per</strong>duta” come si canta nel Nabucco di Verdi. Bisognava agire e reagire. Nel 1943, quando l’Italia fu tagliata in<br />
due e <strong>per</strong>corsa da eserciti stranieri, affamata e stremata, fu protetta anche dal<strong>la</strong> sua tenuta culturale, dall’eredità degli<br />
entusiasmi unitari...il Risorgimento è l’ “humus fondamentale <strong>delle</strong> <strong>nostre</strong> origini”....”<br />
( Lucio Vil<strong>la</strong>ri- storico italiano e docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre)<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C<br />
del<strong>la</strong> sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)
P.zza del Popolo-<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Piazza del Popolo è <strong>la</strong> piazza principale di Casalpusterlengo, <strong>la</strong> piazza da cui partono vie principali,<br />
come via Cavallotti, via Garibaldi, <strong>la</strong>rgo Casali; è collegata, attraverso <strong>la</strong> piazzetta del<strong>la</strong> torre, al<strong>la</strong><br />
biblioteca comunale e al<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> Repubblica.<br />
E’ una piazza quadrata in cui si fanno manifestazioni, ci si ritrova tra <strong>per</strong>sone e ragazzi, si fa il<br />
mercato del lunedì. Si trova nel centro storico ed è delimitata da pa<strong>la</strong>zzi, moderni ed antichi.,<br />
come il pa<strong>la</strong>zzo a 5 piani di fronte al cinema-teatro e l’altro, medioevale con antichi portici<br />
restaurati.<br />
Su un <strong>la</strong>to, spicca <strong>la</strong> “vedova”, un pezzo del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> nostra città, cioè una fontana con due<br />
vaschetta <strong>la</strong>terali dove scende sempre acqua fresca potabile; se si attraversa <strong>la</strong> strada che<br />
circonda <strong>la</strong> piazza ci si ritrova sotto un portico di un pa<strong>la</strong>zzo molto antico e bello, affiancato da un<br />
altro di 5 piani che purtroppo rovina <strong>la</strong> bellezza del<strong>la</strong> piazza <strong>per</strong>ché troppo alto e moderno in<br />
confronto a tutto il resto.<br />
Sull’altro <strong>la</strong>to, si trova il teatro che fa anche da cinema, luogo di spettacoli e di dibattiti; ai <strong>la</strong>ti <strong>la</strong><br />
chiesa parrocchiale, sotto il cui sagrato ci sono una ge<strong>la</strong>teria, l’edico<strong>la</strong> dei giornali, sempre<br />
affol<strong>la</strong>ta di gente che commenta le ultime notizie, e i pa<strong>la</strong>zzi di proprietà del<strong>la</strong> parrocchia tra cui<br />
<strong>la</strong> sede del museo di arte sacra dove si svolgono molto spesso interessanti mostre; sull’altro <strong>la</strong>to<br />
del<strong>la</strong> piazza il municipio: un pa<strong>la</strong>zzo bianco con <strong>la</strong> bandiera italiana ed europea.<br />
Ma c’è un monumento che domina <strong>la</strong> città: <strong>la</strong> torre, che rappresenta Casale e <strong>la</strong> sua storia; infatti<br />
era <strong>la</strong> torre di un vecchio castello medioevale appartenente ai Puster<strong>la</strong> ed è raffigurata nel<br />
gonfalone del<strong>la</strong> città.<br />
Al centro una fontana molto speciale e originale: non sempre si vede <strong>per</strong>chè zampil<strong>la</strong> solo d’estate.<br />
Non mancano alberi vicino al<strong>la</strong> “vedova” e c’è una grande aiuo<strong>la</strong> in cui si trova un pino e alcune<br />
panchine e due zone dove molti fiori circondano un monumento in ricordo dei morti nel<strong>la</strong> seconda<br />
guerra mondiale.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.<br />
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
PIAZZA DEL POPOLO
POPOLO<br />
CHE COSA SIGNIFICA POPOLO?<br />
-La Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli<br />
(Barcellona, 27 maggio 1990) afferma:<br />
"Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria<br />
cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio<br />
geograficamente determinato (...) costituisce un popolo.<br />
Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale.<br />
Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione."<br />
CHE RUOLO EBBE NEL RISORGIMENTO?<br />
-Tommaso Detti (professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena)<br />
afferma:<br />
... gli studi più aggiornati di storia del risorgimento hanno sostenuto che i patrioti del<strong>la</strong> prima metà del XIX<br />
secolo, con una cultura nazionalista e romantica e con una grande capacità di mobilitazione dovuta al<strong>la</strong> potenza<br />
emotiva, fecero sì che il Risorgimento assumesse un carattere "di massa", coinvolgendo direttamente decine di<br />
migliaia di <strong>per</strong>sone e indirettamente alcune centinaia di migliaia: il Risorgimento italiano ebbe un carattere<br />
popo<strong>la</strong>re e di massa.<br />
Nonostante ciò, dopo l'Unità lo Stato italiano mantenne molto a lungo un carattere elitario, coinvolgendo poche<br />
<strong>per</strong>sone; <strong>per</strong> questo, oggi presso le grandi masse popo<strong>la</strong>ri è "debole" il senso di identità e di appartenenza<br />
nazionale...<br />
CHE RUOLO HA OGGI, NEL SISTEMA REPUBBLICANO?<br />
L’articolo 1 del<strong>la</strong> Costituzione Italiana dichiara:<br />
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul <strong>la</strong>voro.<br />
La sovranità appartiene al popolo, che <strong>la</strong> esercita nelle forme e nei limiti del<strong>la</strong> Costituzione. »<br />
Nell'ordinamento italiano, il popolo è l'unico tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> sovranità, che non viene esercitata in maniera diretta,<br />
ma da un Par<strong>la</strong>mento eletto ogni cinque anni.<br />
I governati non sono più sudditi, ma cittadini che devono essere messi in condizione di esercitare <strong>la</strong> loro<br />
sovranità.: questo è il carattere democratico (dal greco: demos, popolo e kratìa, potere) del<strong>la</strong> repubblica. La<br />
sovranità, cioè il potere di comandare e di compiere scelte politiche che riguardano <strong>la</strong> comunità, appartiene al<br />
popolo.<br />
L’esercizio effettivo del<strong>la</strong> sovranità popo<strong>la</strong>re avviene con il diritto di voto (art. 48 Cost.) a suffragio universale;<br />
ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti attraverso il referendum (già plebiscito nel Risorgimento) e le elezioni,<br />
amministrative e politiche, cioè i propri rappresentanti nei Comuni, nelle Provincie, nelle Regioni, e nel Par<strong>la</strong>mento,<br />
suddiviso nel<strong>la</strong> camera dei deputati e dei senatori. Il voto è un diritto e un dovere, è libero, unico e segreto.<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C del<strong>la</strong> sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO)
P.zza del<strong>la</strong> Repubblica<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
È lunedì qui a Casale. Giorno di mercato. Piazza del<strong>la</strong> Repubblica, dominata dal<strong>la</strong> torre medioevale, unica<br />
sopravvissuta di quattro, appartenenti al castello dei Puster<strong>la</strong>, è colma di gente che curiosa tra i vari<br />
banchi. Nell’aria si diffonde un profumino di pane appena sfornato, di pollo fritto e di caramelle.<br />
La confusione regna dap<strong>per</strong>tutto davanti alle basse costruzioni che circondano <strong>la</strong> piazza: <strong>la</strong> caserma dei<br />
vigili del fuoco, quel<strong>la</strong> dei vigili urbani e dei carabinieri, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> materna e il centro anziani, che<br />
organizza spesso attività ricreative.<br />
–Scusi, avete ancora questi fiori gialli?- -Vorrei comprare questa maglietta, quanto costa?- -Mamma,<br />
mamma mi compri questo giocattolo?- -Mi dia cinque di quelle rape <strong>per</strong> favore..- . Tutti sono felici.<br />
I casalini si salutano con un cenno del<strong>la</strong> testa e alcune signore si fermano a par<strong>la</strong>re degli ultimi fatti<br />
del<strong>la</strong> settimana. Altri, invece, preferiscono stare seduti sulle panchine poste intorno al<strong>la</strong> fontana <strong>per</strong><br />
riposare e pensare. C’è chi porta a spasso il cane lungo il marciapiede, chi fa una corsetta, chi si ferma a<br />
vedere il Brembiolo che scorre e chi fa un giretto tranquillo in bicicletta.<br />
Anche i ragazzi sono partico<strong>la</strong>rmente attivi: par<strong>la</strong>no, ridono e scherzano tra loro, mentre mangiano<br />
patatine fritte e sorseggiano del tè freddo. I pompieri chiacchierano allegramente davanti al<strong>la</strong> caserma<br />
stando sempre all’erta nel caso succeda qualcosa e lo stesso lo fanno i carabinieri e i vigili urbani.<br />
Nonostante tutto i negozi continuano a <strong>la</strong>vorare: i baristi sono indaffarati a preparare caffè e<br />
cappuccini, serviti con brioche calde al<strong>la</strong> crema e i fioristi sono intenti a creare nuove composizioni da<br />
vendere e esporre in vetrina.<br />
Nel prato, intorno al<strong>la</strong> fontana circo<strong>la</strong>re, intito<strong>la</strong>ta ai marinai, le quattro oche, che ormai sono<br />
diventate le mascotte di Casalpusterlengo, si beccano tra loro e starnazzano, provocando un risolino a<br />
tutti quelli che passando le vedono.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.<br />
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
REPUBBLICA<br />
CHE COSA SIGNIFICA REPUBBLICA ?<br />
Lo Stato è una "res publica", appunto una cosa di tutti; non un bene da<br />
trasmettere in eredità al<strong>la</strong> propria famiglia e chi vi svolge<br />
temporaneamente un importante ruolo non è il proprietario ma un servitore<br />
dello Stato.<br />
I governati non sono sudditi, ma cittadini che devono essere messi in<br />
condizione di esercitare <strong>la</strong> loro sovranità: questo è il<br />
carattere democratico (dal greco: demos, popolo e kratìa, potere) del<strong>la</strong> repubblica.<br />
L’articolo 1 del<strong>la</strong> Costituzione Italiana dichiara:<br />
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul <strong>la</strong>voro.<br />
La sovranità appartiene al popolo, che <strong>la</strong> esercita nelle forme e nei limiti del<strong>la</strong> Costituzione. »<br />
L’articolo 1 fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia è una repubblica.<br />
I caratteri che distinguono <strong>la</strong> forma repubblicana da quel<strong>la</strong> monarchica, che in Italia durò dal 1861 al 1946, sono<br />
soprattutto due:<br />
- L’elettività: l’accesso ad esse non avviene <strong>per</strong> ereditarietà e <strong>per</strong> appartenenza dinastica, ma, appunto,<br />
<strong>per</strong> elezione<br />
- La temporaneità <strong>delle</strong> cariche pubbliche: <strong>la</strong> durata in carica non può mai essere vitalizia (se si esclude<br />
il caso partico<strong>la</strong>re dei pochi senatori a vita) ma limitata ad un tempo fissato dal<strong>la</strong> legge, si tratti<br />
del Sindaco di un piccolo Comune o del Presidente del<strong>la</strong> Repubblica o del Consiglio.<br />
La nostra è una democrazia rappresentativa, non diretta, che di fatto può essere praticata soltanto in comunità<br />
molto piccole. Nelle grandi democrazie moderne, il cittadino è rappresentato dagli eletti, nel secondo caso<br />
l’esercizio del<strong>la</strong> sovranità è diretto e non richiede il meccanismo del<strong>la</strong> delega e del<strong>la</strong> rappresentanza.<br />
DOVE E QUANDO E’ NATA?<br />
Ebbe origine nell’antica Grecia; lì era una democrazia diretta, ovvero ogni cittadino aveva <strong>la</strong> possibilità di<br />
proporre e votare direttamente le leggi, e poteva modificare <strong>la</strong> costituzione.<br />
Per meglio gestire tutte le questioni, il popolo si esprimeva attraverso organismi (fra i quali <strong>la</strong> Bulé e<br />
l'Ecclesia) e delegava il proprio ruolo di giudice assoluto ai magistrati, poichè sopra tutto c’era il rispetto del<strong>la</strong><br />
legge.<br />
Il primo determinante contributo lo diede Solone ( tra il 594 o 592 a.C.) , che concesse il voto ai maschi ateniesi<br />
maggiori di diciotto anni e più ricchi (non più solo ai nobili); un ulteriore passo in avanti lo realizzò Clistene ( nel 508<br />
a.C.) , quando fece suddividere il territorio di Atene in 3 parti: collina, pianura e costa affinchè gli abitanti di ogni<br />
zona, senza alcuna distinzione di censo, potessero votare i componenti di Bulè ( o consiglio dei 500) ed Ecclesia (che<br />
aveva il potere legis<strong>la</strong>tivo, quello giudiziario e il controllo del potere esecutivo). Ma era ancora un democrazia<br />
im<strong>per</strong>fetta poichè erano esclusi dal voto i meteci ( gli stranieri), le donne e, naturalmente gli iloti, cioè gli<br />
schiavi, sul<strong>la</strong> cui manodo<strong>per</strong>a gratuita era fondato il sistema economico di tutta l’età antica.<br />
In Italia , il diritto di voto alle donne fu concesso nel 1946, dopo <strong>la</strong> 2^ guerra mondiale e il fascismo, in<br />
occasione del referendum monarchia – repubblica, che cambiò il sistema di governo fino a quel momento in vigore e<br />
aprì <strong>la</strong> strada al<strong>la</strong> stesura del<strong>la</strong> Costituzione.<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C<br />
del<strong>la</strong> sc. M. St. “Griffini”- Casalp.ngo (LO
Via G. Garibaldi<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
E’ l’arteria principale di Casalpusterlengo, strada di <strong>passeggio</strong>, divertimento ed affari, dove si consumano<br />
incontri, ci si affianca lungo il marciapiede poichè <strong>la</strong> strada è <strong>per</strong>corsa da un continuo via vai di automobili e un<br />
ciclista deve essere rapido ed attento Ci si saluta con un cenno del capo da una parte all’altra; infatti, <strong>la</strong> strada<br />
è stretta, diritta,con negozi, cortili e porte d’accesso alle case molto ravvicinati. C’è chi carica e scarica merce,<br />
chi si ferma a vedere le vetrine di boutique di abbigliamento o di profumi di essenze floreali, chi esce dal<strong>la</strong><br />
ge<strong>la</strong>teria e chi entra nel retro del<strong>la</strong> chiesa <strong>per</strong> raccogliersi in preghiera. Su<strong>per</strong>ata <strong>la</strong> farmacia comunale e il<br />
negozio di erboristeria, sul<strong>la</strong> parete di fondo, prima dell’incrocio, eccolo...un monumento all’eroe dei due<br />
mondi....<strong>per</strong> ricordare l’artefice dell’unità d’Italia, Giuseppe Garibaldi.<br />
La strada è tagliata dal<strong>la</strong> via Emilia, oltre <strong>la</strong> quale, <strong>per</strong> arrivare al<strong>la</strong> stazione centrale, acquisisce un altro nome:<br />
via Matteotti, <strong>per</strong> non dimenticare un uomo vittima del<strong>la</strong> violenza fascista.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
Giuseppe Garibaldi<br />
Eroe dei due mondi<br />
Uomo d’azione e stratega militare, è stato uno dei più grandi protagonisti del risorgimento italiano che ha<br />
<strong>per</strong>messo <strong>la</strong> realizzazione di un sogno impossibile: un’ Italia libera, indipendente e unita.<br />
Da uomo concreto, saprà rinunciare alle idee repubblicane pur di vedere l’Italia unita anche sotto <strong>la</strong><br />
monarchia sabauda.<br />
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si<br />
imbarca come marinaio <strong>per</strong> intraprendere <strong>la</strong> vita sul mare.<br />
Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso <strong>per</strong>iodo inizia ad avvicinarsi ai<br />
movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano del<strong>la</strong> "Giovine Italia"), e ad<br />
abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza.<br />
Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il <strong>per</strong>iodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie<br />
imprese di guerra in America Latina.<br />
Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumu<strong>la</strong> una grande es<strong>per</strong>ienza nelle tattiche del<strong>la</strong> guerriglia basate sul<br />
movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa es<strong>per</strong>ienza avrà un grande valore <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di<br />
uomini sia come tattico imprevedibile.<br />
Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Mi<strong>la</strong>no.<br />
Nel 1849 partecipa al<strong>la</strong> difesa del<strong>la</strong> Repubblica Romana insieme a Mazzini , Pisacane, Mameli e Manara,<br />
ed è l'anima <strong>delle</strong> forze<br />
repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere al<strong>la</strong> preponderanza<br />
<strong>delle</strong> forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma.<br />
Di qui, passando <strong>per</strong> vie <strong>per</strong>icolosissime lungo le quali <strong>per</strong>de molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il<br />
territorio del Regno di Sardegna.<br />
Inizia quindi un <strong>per</strong>iodo di vagabondaggio <strong>per</strong> il mondo, <strong>per</strong> lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera.<br />
Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele , che lo autorizzano a<br />
costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori <strong>delle</strong> Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi.<br />
Partecipa al<strong>la</strong> Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Vil<strong>la</strong>franca interrompe le sue o<strong>per</strong>azioni e dei suoi<br />
Cacciatori.<br />
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo del<strong>la</strong> spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsa<strong>la</strong><br />
cinque giorni dopo. Da Marsa<strong>la</strong> inizia <strong>la</strong> sua marcia trionfale; batte i Borboni a Ca<strong>la</strong>tafimi, giunge a Mi<strong>la</strong>zzo, prende Palermo, Messina,<br />
Siracusa e libera completamente <strong>la</strong> Sicilia.<br />
I1 19 agosto sbarca in Ca<strong>la</strong>bria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza,<br />
Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.<br />
I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi<br />
nuovamente a Caprera, sempre pronto <strong>per</strong> combattere <strong>per</strong> gli ideali nazionali.<br />
Nel 1862 si mette al<strong>la</strong> testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai<br />
Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte.<br />
Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa.<br />
Nel 1866 partecipa al<strong>la</strong> Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. O<strong>per</strong>a nel Trentino e qui coglie <strong>la</strong> vittoria di<br />
Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante <strong>la</strong> situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare<br />
il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.<br />
Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira al<strong>la</strong> liberazione di Roma,<br />
ma il tentativo fallisce con <strong>la</strong> sconfitta <strong>delle</strong> forze<br />
garibaldine a Mentana <strong>per</strong> mano dei Franco-Pontifici.<br />
Nel 1871 partecipa al<strong>la</strong> sua ultima impresa bellica combattendo <strong>per</strong> i francesi nel<strong>la</strong> guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere<br />
alcuni successi, nul<strong>la</strong> può <strong>per</strong> evitare <strong>la</strong> sconfitta finale del<strong>la</strong> Francia.<br />
Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882. Irene Pisati
Via Marsa<strong>la</strong><br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Via Marsa<strong>la</strong> è collegata a Piazza del Popolo, il cuore pulsante del<strong>la</strong> città, dove si par<strong>la</strong> e si discute dei fatti del<br />
giorno o del<strong>la</strong> storia del nostro popolo.<br />
E’ un'arteria fondamentale <strong>per</strong> l'economia del<strong>la</strong> nostra città: una via ampia e centrale che taglia<br />
trasversalmente <strong>la</strong> cittadina, che <strong>per</strong>mette di passeggiare, incontrare gente e fare acquisti, fitta di negozi gli<br />
uni accanto agli altri; finestre e balconi di vari stili e grandezze vi si affacciano curiosi <strong>per</strong> osservare gente che<br />
va e viene, con borse piene di prodotti acquistati, conclude affari, entra nei negozi e ne esce soddisfatta o<br />
<strong>per</strong>plessa; una via vivace con vari cortili che si conclude poco dopo l’unica ampia curva dove c’è un restringimento<br />
nel punto in cui si distingue il pa<strong>la</strong>zzo Lampugnani. Quando il portone si apre al pubblico vuol dire che c’è festa:<br />
mostre di gastronomia o di artigianato trovano posto nei saloni interni e nel cortile centrale; degli affreschi<br />
colorati abbelliscono l’atrio.<br />
Si apre verso il piazzale antistante <strong>la</strong> chiesa di sant’Antonio da cui si diparte anche via Battisti. Oltre, a poca<br />
distanza, passa <strong>la</strong> via mantovana, altra arteria importante che collega Casale con Cremona.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
M a r s a l a e i Mille<br />
Marsa<strong>la</strong> è un comune italiano in provincia di Trapani, in Sicilia,<br />
e <strong>la</strong> spedizione dei Mille è un episodio del <strong>per</strong>iodo<br />
risorgimentale italiano, avvenuto nel 1860 allorquando un<br />
corpo di volontari, protetto dal Piemonte, al comando di<br />
Giuseppe Garibaldi, partendo dal<strong>la</strong> spiaggia di Quarto,<br />
in Liguria, sbarcò in Sicilia, presso Marsa<strong>la</strong>, e, contro <strong>la</strong> Real<br />
Marina duosiciliana e grazie anche al<strong>la</strong> Royal Navy britannica,<br />
conquistò il Regno <strong>delle</strong> Due Sicilie, <strong>per</strong>mettendo l'annessione<br />
al nascente stato italiano.<br />
I Mille ( in un primo momento, avevano il nome di<br />
"Cacciatori <strong>delle</strong> Alpi") erano volontari, tutti uomini più<br />
una donna, Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi: secondo alcune fonti, 1089 ( di cui 443<br />
provenienti dal<strong>la</strong> Lombardia), secondo altre fonti 1.162 al<strong>la</strong> partenza, 20.000 al momento dello sbarco sul<br />
continente e 35.000 nel<strong>la</strong> fase finale.<br />
Essi sbarcarono a Marsa<strong>la</strong> l'11 Maggio 1860 favoriti da diverse circostanze:<br />
- L’ APPOGGIO DEGLI INGLESI: <strong>la</strong> presenza di due navi da guerra inglesi, l'Argus e l'Intrepid, provenienti<br />
da Palermo, che incrociavano al <strong>la</strong>rgo di Marsa<strong>la</strong> ed entrarono nel porto del<strong>la</strong> città siciliana circa tre ore prima del<strong>la</strong><br />
comparsa dei legni piemontesi ( durante una riunione del<strong>la</strong> Camera dei Comuni, il deputato inglese, sir Osborne, accusò<br />
il governo di aver favorito lo sbarco di Garibaldi a Marsa<strong>la</strong>);<br />
- IL RITARDO DEI BORBONI: il sensibile ritardo con cui alcune navi da guerra borboniche, lo Stromboli,<br />
<strong>la</strong> Partenope ed il Capri, comandate da Acton, erano giunte nel porto di Marsa<strong>la</strong> non contrastando<br />
immediatamente lo sbarco dei Mille.<br />
Sin dal 18 Aprile le forze borboniche erano già allertate sul possibile sbarco di Garibaldi, <strong>per</strong><br />
questo avevano sparso varie colonne militari attorno al<strong>la</strong> Sicilia e vietavano <strong>la</strong> comunicazione col<br />
Piemonte. Garibaldi partì da Quarto, presso Genova, con due navi, il Lombardo e il Piemonte, che<br />
seguirono una rotta piuttosto strana verso le Egadi andando quasi sotto le coste tunisine; lì vennero sco<strong>per</strong>ti<br />
dal<strong>la</strong> Marina duosiciliana. Garibaldi inizialmente puntò verso Sciacca, ma in seguito, avvertito dalle navi<br />
inglesi, approdò a Marsa<strong>la</strong>. Le navi da guerra borboniche, lo Stromboli, il Partenope e il Capri, arrivarono<br />
in ritardo poichè un telegramma, forse uno stratagemma liberale, aveva annunciato che <strong>la</strong> flotta garibaldina<br />
si dirigeva verso Tunisi; in più <strong>per</strong>sero del tempo <strong>per</strong> caricare a bordo dei cannoni. Arrivati non riuscirono a<br />
bombardare i garibaldini poichè <strong>delle</strong> navi inglesi lo impedivano avendo uomini al porto e coltivazioni<br />
d'uva nelle vicinanze; i borboni chiesero un'alleanza agli inglesi che rifiutarono. Il bombardamento<br />
successivo non portò a nessun risultato e non avendo fanti , poichè il piano era di anticipare i Mille e far<br />
affondare <strong>la</strong> flotta, le truppe duosiciliane si ritirarono dalle città, e Garibaldi potè continuare<br />
indisturbato <strong>la</strong> sua avanzata. L'accoglienza popo<strong>la</strong>re di Marsa<strong>la</strong> fu inaspettatamente fredda tanto che<br />
il garibaldino Giuseppe Bandi poté scrivere che i marsalesi li accolsero «su <strong>per</strong> giù come si accolgono i<br />
cani in chiesa». Il mazziniano Francesco Crispi, divenuto l'organizzatore politico di Garibaldi, prese<br />
immediatamente contatto con i rappresentanti del consiglio comunale marsalese, spingendoli a dichiarare<br />
che <strong>la</strong> casa reale dei Borbone aveva cessato di regnare sul<strong>la</strong> Sicilia e ad offrire al generale Garibaldi <strong>la</strong><br />
dittatura dell'iso<strong>la</strong>. Garibaldi accettò senza indugio e, a Salemi, si proc<strong>la</strong>mò dittatore del<strong>la</strong> Sicilia in<br />
nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia, compiendo il primo atto del suo governo dittatoriale.<br />
I garibaldini <strong>la</strong>sciarono Marsa<strong>la</strong> e si inoltrarono rapidamente verso l'interno.A loro si unirono già il 12<br />
giugno i volontari siciliani comandati dai fratelli Sant'Anna. I Mille, affiancati da da mezzo migliaio<br />
di siciliani ( 500 "picciotti"), ebbero un primo scontro nel<strong>la</strong> battaglia di Ca<strong>la</strong>tafimi il 15 maggio, contro<br />
circa 4.000 soldati borbonici che, infine, indietreggiarono, sotto gli sguardi increduli dei Garibaldini che<br />
continuarono l’avanzata verso nord.<br />
Alberto Novati<br />
"I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare."<br />
(R. Magritte)
Via C.Cavour<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Via Cavour è elegante: il cortile Pedroli, che ospitò Napoleone Bonaparte, è ben conservato e ricco di riferimenti<br />
storici: l’antica <strong>la</strong>vanderia, il pozzo, il cortile che serviva <strong>per</strong> i cavalli. Ora ospita abitazioni e studi di<br />
professionisti. Cortili e negozi di calzature, sanitari e bar, <strong>la</strong> rendono ancora vivace, punto di sosta <strong>per</strong> chi ama<br />
chiaccherare e di transito <strong>per</strong> chi fa shopping. Da un angolo si può intravedere il campanile del<strong>la</strong> chiesa che, nelle<br />
giornate limpide, si staglia nel cielo <strong>per</strong> farsi ammirare, oppure lo sguardo si allunga verso via Gramsci o via<br />
Garibaldi, l’arteria principale.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
Camillo Benso conte di Cavour<br />
Cavour, con <strong>la</strong> sua azione diplomatica, è stata <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità preminente del <strong>per</strong>iodo del Risorgimento<br />
italiano.<br />
Nasce il 10 agosto 1810 a Torino da una antica famiglia nobile.<br />
Nel 1820 entrò in un’accademia militare e vi rimase sei anni, studiando<br />
scienze e matematica. Il 15 dicembre 1847 fondò il giornale<br />
Risorgimento.<br />
Nel marzo del 1850 diventò il capogruppo del centro-destra e l’11<br />
ottobre dello stesso anno divenne il ministro dell’agricoltura e del<br />
commercio. Il 4 novembre 1852 assunse <strong>la</strong> presidenza del Consiglio dei<br />
ministri. Riformò l’esercito, promosse l’istruzione e l’educazione<br />
popo<strong>la</strong>re, diede impulso ai <strong>la</strong>vori pubblici, in partico<strong>la</strong>re alle ferrovie<br />
(costruzione linea Torino - Genova e costruzione del traforo del Frejus).<br />
Per poter realizzare l’unità, l’indipendenza d’Italia sotto <strong>la</strong> monarchia dei Savoia, in un decennio,<br />
iniziò i preparativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> liberazione del nord Italia e l'inevitabile guerra all'Austria:<br />
1- nel 1855 fece aderire il Piemonte all’alleanza franco-inglese, e inviò truppe al<strong>la</strong> guerra di Crimea;<br />
2- poi, sottoscrisse gli accordi di Plombiers con <strong>la</strong> Francia il 21 e 22 luglio 1858, <strong>per</strong> essere aiutato in<br />
caso di attacco da parte degli austriaci.<br />
3- Volle <strong>la</strong> 2°guerra d’indipendenza del 1857, che riconosceva al Regno di<br />
Sardegna <strong>la</strong> Lombardia (con l'esclusione di Mantova), ma non il Veneto, ceduto soltanto con<br />
<strong>la</strong> Terza Guerra d'Indipendenza;<br />
4- dopo che dal maggio 1859 le popo<strong>la</strong>zioni del Granducato di Toscana, del<strong>la</strong> Legazione <strong>delle</strong><br />
Romagne (Bologna e <strong>la</strong> Romagna), del Ducato di Modena e del Ducato di Parma scacciavano i<br />
propri sovrani e rec<strong>la</strong>mavano l'annessione al Regno di Sardegna con dei referendum, Cavour<br />
sottoscrisse <strong>la</strong> cessione di Nizza e Savoia al<strong>la</strong> Francia ed ottenne in cambio il consenso<br />
dell'Im<strong>per</strong>atore all'annessione di Toscana ed Emilia-Romagna al Regno di Sardegna.<br />
Il 2 aprile fu inaugurato a Torino il Par<strong>la</strong>mento dell’Italia settentrionale e centrale.<br />
5- Nel 1860, <strong>per</strong> quanto non del tutto convinto, sostenne l’impresa di Garibaldi e dei Mille.<br />
Inviò poi le truppe piemontesi nell’Italia Centrale e finalmente il 4 marzo fu proc<strong>la</strong>mato il regno<br />
d’Italia, da lui fortemente voluto.<br />
6- Il 27 gennaio 1861 fece proc<strong>la</strong>mare Roma capitale d’Italia.<br />
Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II di Savoia viene proc<strong>la</strong>mato a Torino re d'Italia e viene istituito<br />
il Regno d'Italia.<br />
Infine, il 6 giugno dello stesso anno morì nel<strong>la</strong> sua città di nascita (Torino).<br />
Massimo Zani 3°C
Via Vittorio Emanuele<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
La via è ampia, importante, è una parte del<strong>la</strong> via Emilia che arriva a Mi<strong>la</strong>no. Fiancheggiata da ampi marciapiedi è<br />
piena di vento a causa del passaggio continuo e veloce di automobili ed automezzi pesanti. Qualche cespuglio qua<br />
e là, una scuo<strong>la</strong> privata, case a schiera: non c’è <strong>passeggio</strong>. Se c’è qualcuno è <strong>per</strong>chè ha un impegno, corre veloce,<br />
con lo sguardo a terra <strong>per</strong>chè <strong>la</strong> strada è piena di rumori e polvere. Poi, su un <strong>la</strong>to, domina <strong>la</strong> vecchia fabbrica<br />
del<strong>la</strong> Peveralli, ormai in disuso, al centro del<strong>la</strong> quale svetta il camino dei fumi di scarico, ora spento. Le pareti<br />
sono tutte rovinate, al posto <strong>delle</strong> finestre solo buchi. Un progetto <strong>per</strong> riqualificarlo non è stato realizzato.<br />
Ora rimane solo l'eco dell'abbandono e il trambusto dei veicoli.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
VITTORIO EMANUELE II<br />
Vittorio Emanuele II° di Savoia, appoggiando sia l’ azione<br />
diplomatica di Cavour che quel<strong>la</strong> militare di Garibaldi, portò a<br />
compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana,<br />
e divenne primo re d’Italia.<br />
Nato a Torino il 14 marzo 1820 era il primogenito di Carlo<br />
Alberto di Savoia e di Maria Teresa d' Asburgo.<br />
A Firenze trascorse i primi anni di vita e lì ricevette da un'educazione militaresca. Egli non<br />
amava lo studio, ma preferiva dedicarsi ad attività pratiche.<br />
Quando il padre Carlo Alberto prese atto del fallimento del<strong>la</strong> 1^ Guerra di Indipendenza<br />
contro l'Austria, e andò in esilio, Vittorio Emanuele divenne re del regno di Sardegna.<br />
Mantenne lo statuto albertino scritto dal padre, in cui si sancivano le regole del regno<br />
sabaudo e, poi, del regno d'Italia (lo statuto albertino fu sostituito dal<strong>la</strong> Costituzione<br />
repubblicana nel 1948). Così, il regno di Sardegna divenne il riferimento di molti patrioti.<br />
Dal 4 novembre 1852 1° ministro del regno fu Camillo Benso di Cavour che mostrò il<br />
problema dell'Italia agli occhi dell'Europa. Vittorio Emanuele grazie a La Marmora riuscì a<br />
vincere <strong>la</strong> guerra di Cernaia e dichiarò ufficialmente <strong>la</strong> sua partecipazione al<strong>la</strong> guerra di<br />
Crimea e ai trattati di Parigi; ciò non piacque all'Austria ma <strong>la</strong> presenza dell'Italia suscitò<br />
ovunque grande gioia.<br />
Durante il regno di Vittorio Emanuele numerosi furono gli accordi segreti, l 'Italia stava<br />
attraversando un <strong>per</strong>iodo difficile e così Cavour, con il consenso del re, decise di chiedere<br />
aiuto a Napoleone III e quindi accettò che se gli avesse dato <strong>la</strong> Savoia e Nizza gli eserciti<br />
francesi sarebbero accorsi in aiuto. La Francia aiutò il Piemonte nelle battaglie di Magenta,<br />
Solferino e S. Martino (2^ guerra d'Indipendenza) dove si sconfissero le armate asburgiche<br />
dal nord d'Italia; <strong>per</strong>ò Napoleone si accorse che non si stavano mantenendo gli accordi e<br />
così chiese l'armistizio.<br />
Intanto in Italia si era venuta a creare l'opportunità di unire <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong>, grazie a Garibaldi,<br />
che era in ottimi rapporti con il re e che riuscì a conquistare il regno <strong>delle</strong> due Sicilie; così il<br />
17 Marzo 1861 Vittorio Emanuele divenne il Re di un'Italia unita.<br />
Morì nel 1878 <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttia ai polmoni.<br />
C<strong>la</strong>ra Zighetti- 3^ C
Via G. Mazzini<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
È l’arteria più lunga e più ricca di tutta Zorlesco, <strong>la</strong> frazione di Casalpusterlengo, ed accompagna i<br />
passanti che dal<strong>la</strong> cascina Boraschina e Borasca o da San Martino si spingono fino al centro del paese:<br />
via Mazzini, dedicata a Giuseppe Mazzini, uno dei 4 più importanti uomini del Risorgimento. Vi si giunge<br />
dopo una lunga passeggiata tra cascine, campi, boschi cedui e canali <strong>per</strong>correndo <strong>la</strong> via santissimi<br />
Nazzario e Celso.<br />
Dall’inizio del viale si contano oltre venti case, rosse, bianche, gialle o rosa, che nelle giornate di sole<br />
acquistano splendore, piccole case a schiera con giardino, abbellito da cespugli e fiori, e vecchie case<br />
disabitate.<br />
Come il tronco di un albero, ha dei rami ( altre vie, come Verdi o Volta) che a loro volta si diramano in<br />
altri viali, formando gran parte di Zorlesco. Sul<strong>la</strong> via ( ha più di 3 cartelli che <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>no) si<br />
affacciano anche un bar, famoso in paese, a sua volta con un terrazzo sul fiume, oltre il quale cambia<br />
nome; vicino al negozio del “Barbiere”, ad una pizzeria e ad antichi portoni c’è l’edico<strong>la</strong> principale dei<br />
giornali, segna<strong>la</strong>ta da una picco<strong>la</strong> <strong>la</strong>stra di pietra a fianco del<strong>la</strong> piazza principale.<br />
Lungo <strong>la</strong> strada: ciclisti, pedoni e negozianti aspettano i clienti.<br />
Si possono vedere bambini, ragazzi e adulti par<strong>la</strong>re tranquil<strong>la</strong>mente, nel ( quasi del tutto, se non fosse<br />
<strong>per</strong> le poche macchine) silenzioso paese.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.<br />
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
GIUSEPPE MAZZINI<br />
Mazzini era intellettuale, filosofo, politico e anche rivoluzionario, uno<br />
dei “padri del<strong>la</strong> patria”, cioè uno di quegli uomini che hanno contribuito<br />
all’unificazione italiana. Egli ebbe un solo obiettivo: realizzare un'Italia<br />
unita, libera, indipendente e repubblicana.<br />
Nato nel 1805 a Genova, fin da piccolo è educato a sentimenti<br />
patriottici, in partico<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> madre; <strong>per</strong>ciò, si iscrive al<strong>la</strong> Carboneria,<br />
una società segreta, in cui conosce Giuseppe Garibaldi, ma nel 1830<br />
viene arrestato.<br />
Nel 1831, fonda <strong>la</strong> “Giovane Italia”, una società segreta che non si<br />
nascondeva più ma si apriva al popolo, cercando affiliati, <strong>per</strong> ottenere <strong>la</strong> repubblica e <strong>la</strong> democrazia con<br />
guerra <strong>per</strong> bande. Il suo sogno era realizzare non solo un’Italia una, libera e indipendente, ma anche<br />
repubblicana (più di 100 anni dopo, nel 1946, dopo <strong>la</strong> seconda guerra mondiale, un referendum stabilirà il<br />
passaggio ad un nuovo tipo di governo, <strong>la</strong> repubblica). Nonostante il successo del movimento, nel 1833, <strong>la</strong><br />
polizia piemontese riesce a fermare i moti rivoluzionari. Ma Mazzini non cede e, nel 1834 organizza di<br />
nuovo con Garibaldi una sommossa a Genova. Anche in questa occasione, le forze dell’ordine<br />
intervengono, il tutto fallisce, e Garibaldi fugge nell’America del Sud e Mazzini in Svizzera. Nel 1835<br />
fonda il suo più grande movimento politico <strong>la</strong> "Giovine Europa ", nuova associazione fondata in<br />
Svizzera con esuli po<strong>la</strong>cchi e tedeschi dopo <strong>la</strong> fuga nel 1834.. Al<strong>la</strong> base del suo pensiero c'era <strong>la</strong> necessità<br />
di educare il popolo, poichè secondo lui l'ignoranza aveva portato ai fallimenti. Ma ne vivrà altri due: nel<br />
1835 e nel 1836, con “<strong>la</strong> Giovane Europa”. Egli fugge di nuovo in Francia e in Inghilterra, mentre si<br />
chiede se tutti quei morti valgono <strong>la</strong> pena nel<strong>la</strong> riuscita del<strong>la</strong> sua impresa. Nel 1844, il dramma dei fratelli<br />
Bandiera, appartenenti al<strong>la</strong> Giovane Italia, uccisi brutalmente da contadini borbonici, nonostante fossero in<br />
missione di pace, fu il suo più grande fallimento.<br />
Nel 1849, dopo il fallimento dei moti del ’48, fonda con Armellini e Saffi, <strong>la</strong> repubblica romana;<br />
un'es<strong>per</strong>ienza significativa nel<strong>la</strong> storia dell'unificazione italiana (che rappresentava l'obiettivo finale del<strong>la</strong><br />
Repubblica), cui partecipano molte figure di primo piano del Risorgimento, fra cui Giuseppe<br />
Garibaldi e Goffredo Mameli. In quei pochi mesi a Roma circo<strong>la</strong>no le idee democratiche mazziniane. Si<br />
applicano principi come il suffragio universale maschile, l'abolizione del<strong>la</strong> pena di morte e <strong>la</strong> libertà di<br />
culto, che saranno inseriti nelle carte costituzionali dell’ONU solo circa un secolo dopo, a conclusione del<strong>la</strong><br />
2^ guerra mondiale. Finalmente, dopo le numerose spinte di Mazzini e <strong>la</strong> Spedizione dei Mille del 1860, nel<br />
1861 l’Italia viene unificata. Ma muore, tra i sensi di colpa <strong>per</strong> tanti amici morti, il 10 marzo 1872 a Pisa,<br />
sotto il falso nome di signor Brown, <strong>per</strong>chè <strong>ricerca</strong>to dalle polizie di tutta Europa. A quel tempo Mazzini<br />
era considerato sovversivo <strong>per</strong> le sue idee di un’ Italia unita, libera, indipendente e repubblicana e <strong>per</strong>chè<br />
compiva e ideava rivolte e attentati contro Carlo Alberto e Napoleone III. Oggi, viene considerato con<br />
Giuseppe Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele uno dei padri del<strong>la</strong> Patria poichè, con <strong>la</strong> sua azione<br />
aveva indicato una strada, minato <strong>la</strong> sicurezza dell’im<strong>per</strong>o austriaco, data a tanti patrioti <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza che il<br />
suo sogno si potesse raggiungere.<br />
“I have a dream…” Martin Luther King, dal discorso pronunciato da Martin<br />
Luther King a<br />
Washington, il 28 agosto 1963.<br />
A.Grossi- A. Pirgaru- 3^ C
Via C. Battisti<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Via Battisti è ampia. Si apre con sicurezza dal sagrato del<strong>la</strong> chiesa di Sant’ Antonio <strong>per</strong> accompagnare il passante<br />
in un <strong>per</strong>corso di solidarietà, che nel<strong>la</strong> nostra città è il cuore pulsante: prima, <strong>la</strong> bottega di Altro Mercato <strong>per</strong> il<br />
commercio equo-solidale, poi, lo sportello del<strong>la</strong> Caritas, dove trova accoglienza ed aiuto chiunque abbia bisogno,<br />
infine, l’ oratorio, punto di raccolta, di gioco e di preghiera <strong>per</strong> ragazzi e famiglie. La via, con negozi nuovi (una<br />
<strong>la</strong>vanderia) ed antichi ( c’è <strong>la</strong> bottega di Croce che vende gustosi formaggi di produzione propria), si snoda con<br />
sicurezza verso <strong>la</strong> via mantovana, dopo aver <strong>la</strong>sciato antichi cortili e case dall’edilizia degli anni ’60 e ’70. Un<br />
giorna<strong>la</strong>io, una pizzeria, un ristorante e sbiaditi murales degli anni ’70 vedono concludersi <strong>la</strong> sua corsa.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
CESARE BATTISTI<br />
Battisti è considerato un eroe nazionale Italiano. Insieme con altri<br />
irredentisti si schierò contro l ‘im<strong>per</strong>o austro-ungarico <strong>per</strong>chè il territorio<br />
di Trento fosse unito all’Italia.<br />
Egli nacque il 4 febbraio 1875 a Trento che era sotto all’Im<strong>per</strong>o austriaco e<br />
morì nel<strong>la</strong> stessa città il 12 luglio del 1916. E’ stato un geografo, giornalista,<br />
politico, socialista ed interventista italiano; fu anche direttore di un giornale e<br />
deputato nel par<strong>la</strong>mento austriaco. Battisti si arruolò volontario nel<strong>la</strong> grande<br />
guerra con l’esercito italiano e venne inquadrato nel battaglione alpino di Edolo.<br />
Dopo un aspro e cruento combattimento molti alpini morirono e molti altri vennero fatti prigionieri. Egli fu<br />
catturato dagli austriaci, processato e impiccato <strong>per</strong> tradimento. Al<strong>la</strong> pronuncia del<strong>la</strong> sentenza, Battisti<br />
prese <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> e chiese <strong>la</strong> grazia di essere fuci<strong>la</strong>to invece che impiccato, ma non fu assecondato. Le cronache<br />
riportarono che il cappio si spezzò, e che ripeterono <strong>la</strong> sentenza con una nuova corda.<br />
Cesare Battisti affrontò il processo con animo severo e con grande fierezza morì gridando: >. Era il 12 luglio 1916.<br />
La montagna su cui venne catturato viene ora chiamata “ Monte Corno Battisti”. Già Monte<br />
Corno di Val<strong>la</strong>rsa, (1778 m) è una cima del massiccio del Pasubio, nel gruppo <strong>delle</strong> Prealpi vicentine, che si<br />
trova in territorio trentino. Si tratta di un monte fortificato con gallerie e scalinate scavate nel<strong>la</strong><br />
roccia il cui <strong>per</strong>corso è costel<strong>la</strong>to di gallerie e trincee. Non è di partico<strong>la</strong>re importanza alpinistica, ma di<br />
grande rilevanza storica. Al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> parete occidentale, fra le rocce, si può intravedere e parzialmente<br />
visitare il sistema di gallerie scavate in parte dai soldati austriaci ed in parte dagli alpini italiani durante <strong>la</strong><br />
Grande guerra.<br />
Matteo Coppini- 3^ C
Via F. Cavallotti<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
La strada si snoda sinuosa da p.zza del<strong>la</strong> Repubblica; parte dall’antico portico, unico sopravvissuto al<strong>la</strong><br />
trasformazione del<strong>la</strong> piazza degli anni ’60, sotto al quale sostano volentieri, protetti da pioggia e<br />
vento, <strong>per</strong>sone di tutte le età, soprattutto giovani dediti all’happy hour del fine settimana; si allontana<br />
ampia verso l’esterno fiancheggiata da numerosi negozi. Mentre si passeggia si ammirano alcuni cortili<br />
restaurati elegantemente ed anche antiche botteghe che mantengono le caratteristiche di una volta,<br />
come le piccole scale che vanno verso <strong>la</strong> cartoleria Virtuani, dotata ancora <strong>delle</strong> vecchie scaffa<strong>la</strong>ture;<br />
dopo l’incontro con l’ importante facciata di un antico pa<strong>la</strong>zzo e con un giardino con panchine, si<br />
intravede <strong>la</strong> chiesa di san Bernardino, che dà il nome al quartiere. Lì <strong>la</strong> strada si restringe e s’incurva<br />
ma poi, ritorna ampia e, snodandosi tra villette con giardino, ed ampi marciapiedi, arriva al<strong>la</strong> rotonda<br />
che porta sia verso <strong>la</strong> frazione di Zorlesco che verso <strong>la</strong> via Emilia.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M.<br />
Leo -S. Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
FELICE CAVALLOTTI<br />
Felice Carlo Emanuele Cavallotti è stato un politico italiano, di fede<br />
garibaldina, poeta e drammaturgo. Mi<strong>la</strong>nese, fu considerato il capo<br />
incontrastato dell'"Estrema sinistra" nel par<strong>la</strong>mento dell'Italia<br />
liberale pre-giolittiana.<br />
Nato nel1842, a diciotto anni partecipa al<strong>la</strong> seconda fase<br />
del<strong>la</strong> Spedizione dei Mille, combatte con i Garibaldini nel 1860, e<br />
nel 1866 in Valtellina e in Trentino, ove prese parte al<strong>la</strong> Terza Guerra<br />
d'Indipendenza come volontario. Nel 1867 è di nuovo al fianco di<br />
Garibaldi nel<strong>la</strong> Roma pontificia, durante <strong>la</strong> fallita insurrezione<br />
contro le truppe franco-pontificie.<br />
Cavallotti scrive sui garibaldini <strong>per</strong> un giornale mi<strong>la</strong>nese e un altro<br />
napoletano; scrive satire anti-monarchiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> Gazzetta di<br />
Mi<strong>la</strong>no e <strong>per</strong> <strong>la</strong> Gazzettina Rosa.<br />
Conquista una popo<strong>la</strong>rità seconda solo a quel<strong>la</strong> di Francesco Crispi.<br />
Nel 1873, all'età di 31 anni, Felice Cavallotti è eletto <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta al Par<strong>la</strong>mento . Quando sale al<br />
governo <strong>la</strong> Sinistra, egli si tiene all'opposizione, denunciando il trasformismo di Agostino Depretis.<br />
Guida il partito radicale, è interessato alle idee marxiste e contrario al colonialismo italiano.<br />
Grazie a lui che a Roma, in Piazza Campo de' Fiori, nel 1889 viene eretta <strong>la</strong> statua a Giordano Bruno, o<strong>per</strong>a<br />
di Ettore Ferrari.<br />
Passionale e testardo, combatte trentatré duelli.<br />
Felice Cavallotti il 6 marzo 1898 è ucciso in duello dal conte Ferruccio Maco<strong>la</strong>, direttore del giornale<br />
conservatore “Gazzetta di Venezia”, che lo aveva sfidato in seguito ad un diverbiosecondo lui, il conteera<br />
responsabile di avere pubblicato una notizia non verificata re<strong>la</strong>tiva ad una quere<strong>la</strong> che egli aveva ricevuto<br />
come deputato.<br />
L'ultimo duello di Felice Cavallotti ha luogo a Roma, presso Porta Maggiore, in un giardino nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong><br />
del<strong>la</strong> contessa Cellere, dove Felice Cavallotti muore raggiunto al<strong>la</strong> bocca ed<br />
al<strong>la</strong> carotide dal<strong>la</strong> sciabo<strong>la</strong> dell'avversario.<br />
Con <strong>la</strong> sua morte, l’ Estrema Sinistra in Italia <strong>per</strong>de un leader, e <strong>la</strong> Casa di Savoia un attento oppositore.<br />
Per <strong>la</strong> morte di Felice Cavallotti, Giosuè Carducci pronuncia un appassionato discorso all'Università di<br />
Bologna. Il feretro si trova al cimitero di Dagnente (oggi frazione di Arona), sul Lago Maggiore.<br />
La c<strong>la</strong>sse 3^ C
Via Trento-<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
La strada, a senso unico, si trova al<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia di Casalpusterlengo ed è paralle<strong>la</strong> al<strong>la</strong> via Emilia.<br />
Non è una strada partico<strong>la</strong>rmente trafficata ma è molto stretta e ha pochi posti <strong>per</strong> parcheggiare<br />
le auto.<br />
Ci sono molte case con piccoli vecchi cortili, alcuni trascurati, altri puliti, dignitosi; ma una casa in<br />
partico<strong>la</strong>re rende <strong>la</strong> via più accesa e viva; una casa di colore rosso con decori sotto le finestre e<br />
sul massiccio portone di legno che <strong>la</strong> rendono un vero capo<strong>la</strong>voro artistico.<br />
Continuando a camminare incontriamo il bar del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa casalese, luogo di incontri, dibattiti,<br />
feste, e dopo <strong>la</strong> rotonda e un piccolo punto di preghiera, via Trento termina, sfociando su viale<br />
Cadorna, vicino al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> “I.I.S. Cesaris.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
IL TERRITORIO DI TRENTO<br />
Oggi,Trento(Trènt in dialettotrentino, Trient in tedesco, Trente in francese) è un comune italiano di 116.297 abitanti,<br />
capoluogo dell'omonima provincia e del<strong>la</strong> regione Trentino-Alto Adige. La sua storia è stata molto tormentata e<br />
durante il secolo XIX,<br />
Trento diventò con Trieste<br />
(entrambi appartenevano ancora all’ Im<strong>per</strong>o austro- asburgico) il simbolo del movimento <strong>per</strong> l'Unità d'Italia con<br />
Damiano Chiesa e Cesare Battisti nel<strong>la</strong> lotta contro l’Im<strong>per</strong>o Austro-Ungarico.<br />
-L’area di Trento era già popo<strong>la</strong>ta durante il <strong>per</strong>iodo del Neolitico.<br />
-I romani conquistarono <strong>la</strong> regione del Trideum (dal nome <strong>delle</strong> tre colline che circondano <strong>la</strong> città) verso <strong>la</strong><br />
fine del primo secolo a.C. dopo diverse lotte con le tribù locali. Durante questo <strong>per</strong>iodo, <strong>la</strong> città ebbe un notevole<br />
sviluppo economico e sociale.<br />
-Al<strong>la</strong> caduta dell’Im<strong>per</strong>o Romano, <strong>la</strong> zona fu governata in successione dai Goti, dai Lombardi e dai Franchi<br />
divenendo poi parte del Sacro Romano Im<strong>per</strong>o.<br />
-Durante gli inizi del nuovo millennio, <strong>la</strong> città fu divisa tra il dominio del vescovato di Trento e <strong>la</strong> Contea di<br />
Trento che dal 1363 divenne parte dell’Im<strong>per</strong>o Asburgico. Il vescovato governò <strong>la</strong> città <strong>per</strong> ben otto secoli,<br />
durante i quali ci furono due importanti rivolte, nel 1407 guidata dal Belenzani (difensore dell’antica<br />
indipendenza) e nel 1525 <strong>la</strong> famosa Rivolta Rustica che fu una vera e propria rivolta popo<strong>la</strong>re.<br />
Gli anni che seguirono, con l’espansione di Venezia, portarono Trento sempre più verso l’Im<strong>per</strong>o e nel 1511, dopo<br />
<strong>la</strong> riconquista di Rovereto, il Vescovato dovette firmare un trattato di protezione con Massimiliano I d'Austria.<br />
-Tra il 1516 e il 1539, <strong>la</strong> città fu governata dal Cardinale Bernardo Clesio, promotore di un forte sentimento<br />
Rinascimentale. Grazie a lui <strong>la</strong> città fu decorata con caratteristiche proprie del <strong>per</strong>iodo; fece costruire il nuovo<br />
pa<strong>la</strong>zzo nel Castello del Buonconsiglio e <strong>la</strong> chiesa di Santa Maria Maggiore <strong>per</strong> i preparativi al Concilio di Trento.<br />
La città infine raggiunse il suo massimo splendore durante il governo del<strong>la</strong> famiglia Madruzzo che conservò il<br />
potere <strong>per</strong> più di un secolo.<br />
Gli anni seguenti videro l’avanzare del dominio spagnolo in Italia dove Trento mostrò importanti doti di resistenza.<br />
---Nel 1796 <strong>la</strong> città fu conquistata dall’esercito Napoleonico.<br />
-Successivamente, cadde di nuovo nelle mani dell'Austria e venne reso una provincia dell'im<strong>per</strong>o Austro-<br />
Ungarico, chiamata Sud Tirolo.<br />
Sotto il dominio Austriaco dell'im<strong>per</strong>atore Francesco II, nascono le prime insurrezioni popo<strong>la</strong>ri (1809).<br />
-Col trattato di Parigi, nel 1810, il territorio viene ceduto a Napoleone che decide di riunirlo al Regno Italico,<br />
con il nome di “Dipartimento dell'Alto Adige”.<br />
-Nel 1813 le truppe austriache conquistano Trento, ma sul Castello del Buonconsiglio è ammainata <strong>la</strong><br />
bandiera italiana.<br />
-Nel 1815, con il Congresso di Vienna, Trento entrò a far parte dell’Im<strong>per</strong>o Asburgico. In questo <strong>per</strong>iodo, <strong>la</strong><br />
città conobbe una forte crescita economica e urbanistica; il fiume Adige fu deviato, e <strong>la</strong> città fu al<strong>la</strong>rgata verso nord<br />
e verso sud, con <strong>la</strong> creazione di nuovi quartieri residenziali e industriali. Inoltre, nel 1859, fu inaugurata <strong>la</strong> prima<br />
ferrovia del<strong>la</strong> Valle dell'Adige.<br />
-La dominazione austriaca terminò nel 1918, dopo <strong>la</strong> 1^ guerra mondiale, e Trento diventò parte del Regno<br />
d’Italia.<br />
- Durante <strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale, al<strong>la</strong> caduta di Mussolini, <strong>la</strong> città fu conquistata dai tedeschi<br />
diventando parte del terzo Reich (regno) insieme a tutto il Trentino Alto Adige. Parte del<strong>la</strong> città subì forti<br />
bombardamenti, e danni furono subiti dal<strong>la</strong> chiesa di Santa Maria e da diversi ponti ritenuti strategici.<br />
-Dall’instaurazione del<strong>la</strong> Repubblica Italiana, Trento ha conosciuto un importante sviluppo economico<br />
insieme a tutta <strong>la</strong> regione del Trentino Alto Adige divenuta Regione a Statuto Speciale.<br />
Marta Danelli 3^ C
Via Trieste-<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Taglia via Trento con disinvoltura, è stretta e sinuosa; ricca di sorprese con tanti cortili che si succedono gli<br />
uni dopo gli altri. Le case dalle finestre vecchie e spesso scolorite sembrano disabitate ma poi si rive<strong>la</strong>no vive:<br />
a ben guardare, ci sono stendini e mollette sui fili che attraversano il cielo, biciclette appaggiate ai muri,<br />
piante e fiori s’intravedono tra i portoni socchiusi. Un negozio di elettrodomestici nasconde sul retro<br />
l’officina del fabbro.<br />
La strada si snoda lunga e arriva fino a via Cavallotti dove ritrova <strong>la</strong> luce.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
Territorio d i Trieste<br />
Mappa austriaca di Trieste (1888)<br />
Oggi, Trieste (Tergeste in <strong>la</strong>tino, Trieste in dialetto triestino, Trst in sloveno,<br />
Triest in tedesco, Trieszt in ungherese) è un comune italiano di 205.655<br />
abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e del<strong>la</strong> regione Friuli Venezia<br />
Giulia.<br />
È il comune più abitato del<strong>la</strong> regione e il più densamente popo<strong>la</strong>to. Il<br />
suo porto, posto nel cuore del continente europeo, è stato il principale sbocco<br />
marittimo dell'Im<strong>per</strong>o Asburgico. Oggi è uno snodo internazionale tra i<br />
mercati dell'Europa centro-orientale e l'Asia.<br />
La sua storia è stata molto tormentata e Trieste fu, con Trento, centro di<br />
irredentismo; negli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del XX, fu<br />
simbolo del movimento <strong>per</strong> l'Unità d'Italia con Guglielmo Oberdan nel<strong>la</strong><br />
lotta contro l’Im<strong>per</strong>o Austro-Ungarico.<br />
Sin dal II millennio a.C. il territorio del<strong>la</strong> provincia di Trieste era abitato da popo<strong>la</strong>zioni di probabile origine<br />
illirica e di stirpe indoeuropea,<br />
che fra il X e il IX secolo a.C. entrarono in contatto con un'altra etnia<br />
indoeuropea, i (Venetici, Heneti o Eneti), da cui venne notevolmente influenzata sotto il profilo culturale.<br />
I Romani conquistarono il territorio del<strong>la</strong> provincia di Trieste fondando Aquileia nel 181 a.C. e così ebbe<br />
inizio un processo di romanizzazione. Tergeste, il nome <strong>la</strong>tino di Trieste, si sviluppò e pros<strong>per</strong>ò in epoca<br />
im<strong>per</strong>iale, imponendosi come uno dei porti più importanti dell'alto Adriatico sul<strong>la</strong> via Popilia-Annia<br />
Dopo <strong>la</strong> caduta dell'Im<strong>per</strong>o Romano d'Occidente (476), <strong>la</strong> città passò sotto il controllo dell'im<strong>per</strong>o<br />
bizantino fino al 788, quando venne occupata dai Franchi.<br />
Nel 1098 risultava già diocesi vescovile con il<br />
nome <strong>la</strong>tino di Tergestum. Nel XII secolo divenne un Libero Comune e dopo secoli di battaglie contro <strong>la</strong><br />
rivale Venezia, Trieste si pose sotto <strong>la</strong> protezione del duca d'Austria<br />
(1382) conservando <strong>per</strong>ò una notevole<br />
autonomia fino al XVII secolo.<br />
Trieste mantenne sempre i legami culturali con l'Italia; infatti, anche se <strong>la</strong> lingua ufficiale del<strong>la</strong> burocrazia era<br />
il tedesco, l'italiano era <strong>la</strong> lingua del commercio e del<strong>la</strong> cultura.<br />
Negli ultimi decenni del XIX secolo e gli inizi del XX, a Trieste le c<strong>la</strong>ssi borghesi in ascesa sognavano di<br />
staccarsi dall’Im<strong>per</strong>o austro-ungarico che veniva visto da molti come protettore del gruppo etnico s<strong>la</strong>vo<br />
presente sia in città che nell’entroterra (definito in quegli anni “Venezia Giulia”). Ciò spiega come<br />
l'irredentismo assunse spesso dei caratteri marcatamente anti-s<strong>la</strong>vi. La convivenza fra i vari gruppi etnici subì<br />
un generale deterioramento fino al<strong>la</strong> prima guerra mondiale, nel 1915, quando dopo 9 mesi di acceso dibattito<br />
tra neutralisti e interventisti, l’Italia entrò in guerra a fianco del<strong>la</strong> Intesa ( con Inghilterra, Francia e Russia)<br />
proprio con l’obiettivo di ottenere l’annessione dei territori di Trento e di Trieste..<br />
Nel 1918 l’esercito italiano entrò a Trieste acc<strong>la</strong>mato dal<strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, che era di<br />
sentimenti italiani. Ma ci furono scontri armati tra il gruppo etnico italiano e quello sloveno.<br />
Nel 1920 con <strong>la</strong> firma del Trattato di Rapallo, Trieste passò definitivamente all'Italia, inglobando, nel<br />
proprio territorio provinciale, zone dell'ex Principesca Contea di Gorizia e Gradisca, dell'Istria e del<strong>la</strong><br />
Carnio<strong>la</strong>.<br />
Con l'avvento del fascismo l'uso pubblico <strong>delle</strong> lingue slovena e tedesca fu proibito e vennero chiuse le scuole,<br />
i circoli culturali e <strong>la</strong> stampa del<strong>la</strong> comunità slovena. Moltissimi sloveni così emigrarono nel vicino Regno di<br />
Jugos<strong>la</strong>via<br />
Nel 1943 <strong>la</strong> Germania nazista occupò senza alcuna resistenza <strong>la</strong> città che venne a costituire, insieme a tutta<br />
<strong>la</strong> Venezia Giulia una zona di o<strong>per</strong>azioni di guerra<br />
Durante l'occupazione nazista <strong>la</strong> Risiera di San Sabba - oggi Monumento Nazionale e museo - venne<br />
destinata a campo di prigionia e di smistamento <strong>per</strong> i deportati in Germania e Polonia e <strong>per</strong> detenuti<br />
politici, partigiani italiani e s<strong>la</strong>vi, unico campo di concentramento nazista presente in territorio italiano.<br />
Dopo l’ insurrezione dei partigiani italiani e jugos<strong>la</strong>vi a Trieste, nel 1947, sotto l'egida dell'ONU, fu istituito il<br />
"Territorio libero di Trieste" al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale, diviso in due zone: A, prima<br />
angloamericana, poi, italiana e B jugos<strong>la</strong>va.<br />
Giorgia Esposti 3^ C
Via Oberdan<br />
Casalpusterlengo (LO)<br />
Via Oberdan non conosce il traffico.<br />
Una minusco<strong>la</strong> via nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia estrema di Casalpusterlengo, una strada chiusa molto picco<strong>la</strong> che termina<br />
aprendosi in un grandissimo campo e un boschetto con alberi che riparano dal sole caldissimo dell'estate.<br />
Si trova dietro al<strong>la</strong> chiesa dei frati Cappuccini, ma poche <strong>per</strong>sone a Casale sono al corrente del<strong>la</strong> sua<br />
localizzazione. Purtroppo, sono altrettanto pochi coloro che sanno chi era Guglielmo Oberdan e cosa ha fatto <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> sua patria.<br />
Siamo abituati, infatti, ad essere sempre di fretta e mai nessuno si ferma a riflettere sul motivo <strong>per</strong> cui una<br />
strada ha preso un determinato nome.<br />
In questa via, dove <strong>la</strong> gente passa molto di rado e il traffico è inesistente, ci sono poche case, ma con molti fiori<br />
profumati. Chi abita qui basta che esca nel proprio giardino <strong>per</strong> trovarsi in a<strong>per</strong>ta campagna e <strong>per</strong> ammirare<br />
infinite distese di prato incontaminato, molto rare visti i crescenti ritmi del<strong>la</strong> cementificazione. Questa strada,<br />
inoltre, si trova vicino ad un ponticello chiamato “ponte Rosso”, famoso <strong>per</strong> essere frequentato da coloro che non<br />
vogliono essere visti e disturbati mentre fumano e bevono alcolici. I genitori raccomandano i loro figli di non<br />
passare mai da soli <strong>per</strong> questa strada <strong>per</strong> paura che gli possa accadere qualcosa. Questa via, <strong>per</strong>ò, non ha solo una<br />
“cattiva reputazione” tra i ragazzi; infatti, qui sono nati tanti amori e sono finite tante storie.<br />
Generazioni di fidanzati pensano che questa via sia magica... ma chi non si emozionerebbe davanti ad un tramonto<br />
in una picco<strong>la</strong> oasi naturale a soli cinque minuti in bici dal centro di Casale?<br />
Via Oberdan non conosce il traffico.<br />
La stesura <strong>delle</strong> descrizioni è stata realizzata dagli alunni V. Campagnoli- M. Danelli- A. Grossi- - M. Leo -S.<br />
Maestroni- A. Novati- E. Tronconi- I. Pisati del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 3^ C
Guglielmo Oberdan<br />
Guglielmo Oberdan, nato con il nome di Wilhelm Oberdank (1858-1882), è stato<br />
un patriota ed esponente dell’irredentismo italiano.<br />
Nacque a Trieste il 1° Febbraio 1858. Ebbe un'infanzia molto difficile a causa del<strong>la</strong><br />
situazione familiare. Compiuti gli studi medi nel 1877, <strong>per</strong> conseguire <strong>la</strong> <strong>la</strong>urea in<br />
matematica, Guglielmo dovette iscriversi al Politecnico di Vienna.<br />
Nel 1878 Oberdan fu chiamato alle armi dal governo austriaco a Trieste<br />
dove fu arruo<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> 14^ Compagnia del 22° Reggimento Weber. Questo<br />
Reggimento doveva raggiungere <strong>la</strong> Bosnia e l'Erzegovina <strong>per</strong> calmare le violente<br />
insurrezioni che vi erano scoppiate contro l'Austria. Guglielmo non poteva<br />
combattere contro un popolo oppresso allora decise di fuggire insieme<br />
con due compagni.<br />
Oberdan, che già era iscritto all'associazione «L'Italia irredenta», fondata nel 1877, si recò a Roma, dove<br />
fu accolto con entusiasmo dagli altri profughi.<br />
Ma l'Italia, firmando il patto del<strong>la</strong> Triplice Alleanza con l'Austria e <strong>la</strong> Germania nel 1882,<br />
sembrava rinunciare definitivamente alle sue richieste territoriali.<br />
Quando si diffuse <strong>la</strong> notizia che l'Im<strong>per</strong>atore Francesco Giuseppe sarebbe stato a Trieste <strong>per</strong> commemorare<br />
<strong>la</strong> consacrazione del<strong>la</strong> città all'Austria, Oberdan decise di partire <strong>per</strong> raggiunger<strong>la</strong>. Appena varcato il<br />
confine fu arrestato, processato e condannato all'impiccagione. La sentenza fu eseguita il 20<br />
dicembre 1882. Aveva solo 24 anni.<br />
Oggi, l'Italia lo considera un martire dell'irredentismo; gli è stato<br />
dedicato un mausoleo che affianca il pa<strong>la</strong>zzo del Consiglio regionale<br />
del Friuli-Venezia Giulia, sorto nel punto in cui si trovava <strong>la</strong> caserma<br />
dove fu impiccato.<br />
A Treviglio gli è stato dedicato un Istituto Tecnico Commerciale e a<br />
Trieste un liceo scientifico, numerose piazze, vie e istituti sco<strong>la</strong>stici.<br />
Oberdan è ricordato anche in un canto diventato molto<br />
popo<strong>la</strong>re: “La Canzone del Piave”, che divenne l'inno nazionale<br />
dello stato italiano dal 1943 al 1946. La melodia fu poi sostituita da Il<br />
Canto degli Italiani di Goffredo Mameli.<br />
« Il Piave mormorava calmo e p<strong>la</strong>cido al passaggio<br />
dei primi fanti il ventiquattro maggio;<br />
l'esercito marciava <strong>per</strong> raggiunger <strong>la</strong> frontiera<br />
<strong>per</strong> far contro il nemico una barriera!<br />
Muti passaron quel<strong>la</strong> notte i fanti,<br />
tacere bisognava e andare avanti.<br />
S'udiva intanto dalle amate sponde<br />
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.<br />
Era un presagio dolce e lusinghiero.<br />
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!<br />
.............................................<br />
.............................................<br />
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento<br />
e <strong>la</strong> Vittoria sciolse l'ali al vento!<br />
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti<br />
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!<br />
Infranse alfin l'italico valore<br />
le forche e l'armi dell'Impiccatore!<br />
Sicure l'Alpi, libere le sponde,<br />
e tacque il Piave, si p<strong>la</strong>caron l'onde.<br />
Sul patrio suolo vinti i torvi Im<strong>per</strong>i,<br />
<strong>la</strong> Pace non trovò né oppressi, né stranieri! »"<br />
(Durante <strong>la</strong> 1^ guerra mondiale, l’ Italia, dopo <strong>la</strong> sconfitta di Caporetto, riuscì a fermare l’avanzata dell’esercito austro-asburgico sul Piave. In questa occasione si<br />
rievocano Oberdan, Sauro e Battisti, simboli dell’irredentismo)<br />
Giorgia Esposti- 3^ C