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di Letizia Chilelli - Campo de'fiori

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Nel 1998 viene eseguita per la prima volta<br />

al Teatro Mancinelli <strong>di</strong> Orvieto La Pietà ,<br />

stabat mater, dove la voce recitante è<br />

quella <strong>di</strong> Gigi Proietti e la voce soul è quella<br />

<strong>di</strong> Amii Stewart, accompagnati da un’orchestra<br />

<strong>di</strong> ventitré elementi.<br />

Nella Pasqua del 1999, su invito delle<br />

autorità palestinesi, La Pietà viene rappresentata<br />

alla citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> Betlemme<br />

come messaggio <strong>di</strong> pace tra i popoli della<br />

Terra Santa; nel 2004 è riproposta in una<br />

doppia rappresentazione nel territorio<br />

palestinese <strong>di</strong> Betlemme<br />

e in quello israeliano <strong>di</strong><br />

Tel Aviv.<br />

A questo seguono due<br />

opere realizzate su commissione:<br />

L’isola della<br />

luce, richiesta nel 2003<br />

dal governo greco per<br />

essere eseguita fra le<br />

rovine dell’isola <strong>di</strong> Delos,<br />

e Concha Bonita, una<br />

forma <strong>di</strong> spettacolo che<br />

si colloca a metà strada<br />

tra l’opera e la comme<strong>di</strong>a<br />

musicale; commissionata<br />

dal Théatre National de<br />

Chaillot, è stata applau<strong>di</strong>ta<br />

dal pubblico parigino<br />

e in seguito tradotta da<br />

Cerami e Piovani per l’e<strong>di</strong>zione<br />

italiana andata in<br />

scena all’Ambra Jovinelli<br />

<strong>di</strong> Roma nell’estate <strong>di</strong><br />

quest’anno. Quando lo incontro, Nicola<br />

Piovani è appena reduce dalla sesta e<strong>di</strong>zione<br />

del Fescennino d’Oro, una manifestazione<br />

musicale e teatrale che lo vede<br />

protagonista a Corchiano dal Duemila.<br />

“Una bella e<strong>di</strong>zione anche quest’anno;<br />

ogni volta con un pubblico sempre più<br />

coinvolto e che ormai è preparato ad<br />

aspettarsi qualcosa <strong>di</strong> speciale, da una<br />

manifestazione che sta acquistando ogni<br />

anno un respiro sempre più ampio per l’intera<br />

provincia. Quest’anno è stato premiato<br />

un artista, Davide Enia, che è sì una<br />

promessa del teatro italiano, ma è comunque<br />

già una rivelazione.<br />

Così come lo scorso anno con Ascanio<br />

Celestini, in parte già conosciuto, ma che<br />

nell’ultimo anno ha moltiplicato le sue<br />

apparizioni teatrali e televisive, non solo in<br />

Italia, ma anche all’estero e usando un linguaggio,<br />

il romanesco, che <strong>di</strong> certo non<br />

possiamo definire internazionale”.<br />

E quello del linguaggio, verbale e corporale,<br />

è l’elemento fondante del mondo teatrale;<br />

è ciò che caratterizza un personaggio,<br />

il suo modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> proporsi al<br />

pubblico, <strong>di</strong> comunicare e <strong>di</strong> trasmettere<br />

emozioni. Per questo è anche <strong>di</strong>ventato<br />

elemento <strong>di</strong>scriminante e la ragion d’essere<br />

stessa del Fescennino.<br />

“Cinque anni fa l’allora sindaco <strong>di</strong><br />

Corchiano, Bengasi Battisti, mi chiese se<br />

ero <strong>di</strong>sponibile a partecipare all’inaugurazione<br />

<strong>di</strong> una nuova piazza a Corchiano,<br />

intitolata a mia zia Pina Piovani, attrice <strong>di</strong><br />

inizio secolo. In quel periodo alcuni stu<strong>di</strong><br />

da lui avviati sul territorio, avevano porta-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

to alla luce come la casa dove ci troviamo<br />

in questo momento potesse essere l’epicentro<br />

<strong>di</strong> quella che molti stu<strong>di</strong>osi affermano<br />

essere l’antica Fescennium. Del<br />

resto dei fescennini si parlava a scuola,<br />

come <strong>di</strong> quei canti lu<strong>di</strong>ci che avevano ispirato<br />

la tra<strong>di</strong>zione teatrale satirica dell’antica<br />

Roma, e comunque sempre in riferimento<br />

a gran<strong>di</strong> artisti popolari.<br />

Allo stesso Petrolini chiesero - Anche lei<br />

<strong>di</strong>scende <strong>di</strong>rettamente dai Fescennini? - E<br />

lui, nella più vera tra<strong>di</strong>zione satirica, rispo-<br />

se : - Io so solo che <strong>di</strong>scendo le scale <strong>di</strong><br />

casa mia -.<br />

Comunque, si pensò per questo al nome<br />

Fescennino d’Oro , come <strong>di</strong> un premio,<br />

non necessariamente annuale, da consegnare<br />

ad artisti che conservassero questa<br />

grande tra<strong>di</strong>zione teatrale satirica e che<br />

solo in parte avessero ricevuto i riconoscimenti<br />

che meritavano. Il primo fu Fiorenzo<br />

Fiorentini e mettemmo in scena il Concerto<br />

Fotogramma.<br />

A lui seguirono Anna <strong>Campo</strong>ra, Leopoldo<br />

Trieste, Massimo Wertmuller e poi gli ultimi<br />

due anni, con Ascanio Celestini e<br />

Davide Enia.<br />

Un premio importante, anche per coloro<br />

che compongono la giuria: Vincenzo<br />

Cerami, Curzio Maltese, Germano<br />

Mazzocchetti, Vincenzo Mollica, Mario<br />

Monicelli e Paila Pavese”.<br />

Un premio importante che sembra aver<br />

intrapreso una nuova strada: quella delle<br />

nuove promesse del teatro italiano. Autori<br />

e interpreti nuovi, ma con una personalità<br />

assolutamente ben definita e comprovata<br />

dallo spessore dei testi realizzati e dall’eco<br />

da essi prodotta.<br />

Una scelta inoltre che comprova una vivacità<br />

intellettuale da parte del Maestro<br />

Piovani, che rarissimamente si riscontra in<br />

un ambiente così agguerrito come quello<br />

del teatro; una curiosità innata nell’andare<br />

a verificare come si stia evolvendo la contemporaneità<br />

del linguaggio teatrale e dei<br />

suoi canali comunicativi.<br />

“Un interesse il mio che è innanzitutto<br />

quello dello spettatore che rimane colpito<br />

da tutto ciò che costituisce una novità. Poi<br />

è naturale che come musicista mi interessino<br />

alcuni autori piuttosto che altri, ma<br />

semplicemente perché corrispondono <strong>di</strong><br />

più a quello che è il mio senso <strong>di</strong> ricambio<br />

generazionale nel teatro e al mio senso <strong>di</strong><br />

mutamento del linguaggio e dell’espressione”.<br />

Una vita passata nel teatro la sua, fatta <strong>di</strong><br />

teatro e capace <strong>di</strong> descrivere il teatro nelle<br />

mille sfaccettature che lo caratterizzano.<br />

Un po’ come gli attori <strong>di</strong> un tempo, quelli<br />

che venivano da<br />

una scuola fatta <strong>di</strong><br />

gavetta e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

maestri e capaci<br />

<strong>di</strong> arrivare al<br />

grande pubblico<br />

anche con il solo<br />

gesto <strong>di</strong> una<br />

mano o con un<br />

sopracciglio alzato,<br />

entrando in<br />

scena senza mai<br />

dare le spalle alla<br />

platea e in grado<br />

<strong>di</strong> richiamare un<br />

applauso interminabile.<br />

Così è la<br />

sua musica: la<br />

stessa capacità <strong>di</strong><br />

raccontare, <strong>di</strong> mimare<br />

una storia,<br />

foto Tommaso Le Pera<br />

5<br />

come una pergamena<br />

che si sroto-<br />

la man mano e che prescinde la parola.<br />

“Tante sono state le persone che mi hanno<br />

insegnato a parlare con la musica, dalle<br />

monachelle, al mio insegnante <strong>di</strong> pianoforte,<br />

ai tantissimi <strong>di</strong> composizione. Ma sicuramente<br />

quello che più <strong>di</strong> ogni altro ha<br />

segnato il mio essere musicista è stato il<br />

Maestro greco Manos Hadjidakis. Mi ricordo<br />

che si trovava a Roma per registrare la<br />

musica <strong>di</strong> un film americano e cercava un<br />

orchestratore; così mi chiamò.<br />

Fino a quando non è morto, pochi anni fa,<br />

mi ha sempre dato in<strong>di</strong>cazioni da maestro,<br />

che sono poi <strong>di</strong>ventate scambi sulla musica,<br />

senza i quali non avrei capito cose fondamentali<br />

che mi servono ogni giorno”.<br />

Una carriera, quella <strong>di</strong> Piovani, che si è<br />

sempre intrecciata con gran<strong>di</strong> personaggi<br />

della musica, del cinema e del teatro.<br />

Uno <strong>di</strong> questi è stato senz’altro il grande<br />

Fabrizio de André, con il quale Piovani ha<br />

collaborato per la realizzazione dei primi<br />

due gran<strong>di</strong> album, Non al denaro, non<br />

all’amore né al cielo e Storia <strong>di</strong> un impiegato.<br />

“E’ un’esperienza che ha riguardato<br />

gli inizi della mia carriera: io avevo 23 anni<br />

e realizzare gli arrangiamenti per quei due<br />

album era un’impresa titanica.<br />

Ma la cosa più bella è rendersi conto che<br />

quei due album hanno poi camminato da<br />

soli e tutt’ora vengono ascoltati anche da<br />

giovanissimi, come se non avessero età,<br />

come se non appartenessero al tempo.<br />

Con Fabrizio ho sempre conservato un<br />

rapporto affettivamente piacevole”.<br />

continua a pag. 6...

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