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di Letizia Chilelli - Campo de'fiori

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<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />

Come eravamo<br />

Nocchie, castagne, uva - “profumi e sapori che non si <strong>di</strong>menticano”<br />

L’autunno è ormai<br />

alle porte e sui<br />

campi della nostra<br />

zona si celebrano gli<br />

antichissimi riti della<br />

vendemmia e della<br />

raccolta <strong>di</strong> nocciole<br />

e castagne. Questi<br />

frutti qui nel viterbese<br />

sono particolarmente<br />

pregiati, data<br />

<strong>di</strong> Alessandro Soli<br />

la particolare esposizione<br />

delle coltivazioni<br />

e il clima quasi sempre “benevolo” che<br />

li ha resi famosi nel mondo. Le nocciole dei<br />

Cimini sono tra le migliori su scala mon<strong>di</strong>ale,<br />

non <strong>di</strong>mentichiamo che fin dagli anni<br />

’50, la Perugina e le più importanti industrie<br />

dolciarie, prelevavano a “piene mani”<br />

“’e nocchie nostre” che <strong>di</strong>venivano materia<br />

prima per i dolci prodotti su scala industriale.<br />

Primo fra tutti l’inimitabile “Bacio”<br />

confezionato abilmente con la nocciola intera<br />

a chiusura dell’ impasto <strong>di</strong> cioccolato<br />

frammisto a nocciole tritate, ed incartato<br />

sull’altrettanto famoso bigliettino che riportava<br />

una frase d’amore, in genere tratta dal<br />

Cyrano <strong>di</strong> E. Rostand. Se pensiamo al<br />

successo che il Bacio ha avuto in tutto il<br />

mondo, e che negli anni non ha mo<strong>di</strong>ficato<br />

mai la sua confezione, ebbene dobbiamo<br />

esserne orgogliosi, perché come <strong>di</strong>cevo l’ingre<strong>di</strong>ente<br />

principe veniva e forse ancora<br />

viene dalla nostra terra. Che <strong>di</strong>re poi delle<br />

nostre Castagne, rinomati i “marroni”<br />

prodotti qui sui Cimini, anch’essi assorbiti<br />

dalle industrie del settore, che li lavorano e<br />

manipolano in mille mo<strong>di</strong>, nella produzione<br />

<strong>di</strong> dolci classici dal caratteristico sapore. Ma<br />

permettetemi <strong>di</strong> soffermarmi sull’uso particolare<br />

che si fa ancora dopo secoli, e nello<br />

stesso modo,<br />

della castagna:<br />

la calda, dolce,<br />

unica e romantica“Caldarrosta”.<br />

Sfido<br />

chiunque a <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> non aver mai<br />

assaggiato e<br />

gustato, specialmente<br />

all’arrivo<br />

dei primi fred<strong>di</strong>,<br />

queste tipiche<br />

castagne, cotte<br />

arrosto (da qui il<br />

loro nome) su<br />

quella particolare<br />

padella dal fondo<br />

forato che rende<br />

questo frutto inimitabile nel sapore e nel<br />

calore che fisicamente ti dà. Perché anche<br />

in questa epoca <strong>di</strong> riscaldamento tecnologico<br />

programmato, senti ancora il bisogno <strong>di</strong><br />

provare sui tuoi polpastrelli intirizziti il piacere<br />

<strong>di</strong> sbucciare la caldarrosta, che hai<br />

prelevato dal “cartoccio del callarostaro”.<br />

Ho lasciato per ultima l’Uva il frutto<br />

più famoso, quello che richiede durante<br />

l’anno cure particolari da parte dei produttori,<br />

ma che dà loro le più gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni,<br />

se l’annata è buona, perché grazie a<br />

vitigni antichi e selezionati riescono a portare<br />

in tavola vini <strong>di</strong> buona levatura. Non<br />

posso non andare in<strong>di</strong>etro nel tempo quando<br />

parlo <strong>di</strong> uva, dalla vendemmia fatta a<br />

mano oggi come allora, alla pigiatura<br />

una volta fatta con i pie<strong>di</strong>, ormai anacronistica,<br />

ma così particolare, e via via a<br />

tutte le fasi interme<strong>di</strong>e prima <strong>di</strong> bere il vino<br />

finito. Voglio però ricordare il caratteristico<br />

sapore che ci dava il mangiare ”pane e<br />

uva”, anche se non è più <strong>di</strong> moda, provatelo,<br />

vi assicuro che gusterete qualcosa <strong>di</strong><br />

particolare (io lo facevo col “pizzutello”<br />

ovvero l’uva detta zi bibbo quella appuntita,<br />

che personalmente coglievo nel giar<strong>di</strong>no<br />

della trattoria <strong>di</strong> mio nonno Giano). Che<br />

<strong>di</strong>re del dolce Mosto, uva appena pigiata<br />

anch’essa dal sapore particolare, ottimo<br />

lassativo, il tutto aspettando l’11<br />

Novembre: San Martino quando “ogni<br />

mosto <strong>di</strong>venta vino”.<br />

Ma quello è il primo vino, adatto per le<br />

castagne e piccole merende <strong>di</strong> cantina ,<br />

vino giovane ancora dolciastro, non filtrato<br />

un po’ torbido. Poi col freddo <strong>di</strong>verrà sua<br />

maestà Re Vino, con tutta la sua forza e la<br />

sua gradazione, che lo renderà unico nell’accompagnare<br />

sulla tavola deliziosi antipasti<br />

ed arrosti robusti. Sapete amici mentre<br />

sto terminando questo pezzo a me è venuta<br />

fame e a Voi?

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