34 <strong>Campo</strong> de’ fiori Cari amici la storia <strong>di</strong> Noel si arricchisce sempre più <strong>di</strong> nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero
Centro <strong>di</strong> Diagnosi e Terapia Neuropsichiatrica, Psicologica, Logope<strong>di</strong>ca, Psicopedagogica Via T.Tasso 6/a - Civita Castellana (VT) Tel. 0761.517522 Dott.ssa Eleonora Tabarrini Psicologa, Psicofisiologa Clinica “In casa devo sempre fare tutto io, lui non prende mai un’iniziativa, non mi dà mai una mano; anche nell’educazione dei figli, nelle scelte quoti<strong>di</strong>ane, lui non c’è mai «Fai tu», mi <strong>di</strong>ce. Io sono stanca, ho mille cose da fare, uno stress altissimo, non ho mai tempo per me…” La donna seduta davanti a me ha circa trent’anni, forse qualcuno in più, ha un aspetto molto curato e, con uno sguardo carico <strong>di</strong> ansia mi chiede un aiuto per il marito: “ Lei deve darmi una mano, perché secondo me ha qualche problema; ha sempre bisogno che ci sia io a fargli le cose, anche le più stupide… se non ci fossi io non so cosa farebbe. Gli deve far capire che così le cose non possono andare, ad esempio…” e segue una lista abbastanza lunga <strong>di</strong> cose da “aggiustare”. La soluzione sembrerebbe facile: aiutare questa persona immatura ed irresponsabile a crescere, a <strong>di</strong>ventare più autonoma, a giocare un ruolo attivo nella vita <strong>di</strong> coppia e nel menage familiare. Stiamo ovviamente parlando del lui in questione. Bene, ammesso che fosse giusto e che si riuscisse ad operare questa metamorfosi, forse ci si troverebbe <strong>di</strong> fronte a qualcosa che ci spiazzerebbe. La signora, probabilmente, <strong>di</strong>rebbe qualcosa del genere: “Sì, certo, ora le cose sono molto cambiate, lui è molto <strong>di</strong>verso, apprezzo tutto quello che cerca <strong>Campo</strong> de’ fiori 35 La sicurezza <strong>di</strong> sentirsi in<strong>di</strong>spensabili <strong>di</strong> fare per me, ma… non lo so… mi manca qualcosa. È strano, è come se avessi perso l’entusiasmo, il trasporto <strong>di</strong> un tempo, lo vedo con altri occhi”, oppure: “ a volte penso che io non sia più così importante per lui, è cambiato troppo, sembra non aver più bisogno <strong>di</strong> me. Forse non mi ama più come prima”. Questa donna, come tante, passa la vita ad anticipare i bisogni delle persone che le stanno intorno: marito, figli, genitori, fratelli, amici. Le viene naturale, a volte le è necessario riuscire a sod<strong>di</strong>sfare i desideri e le aspettative degli altri, spesso ancora prima che gli altri possano fare delle richieste. Ad esempio, è lei che fa notare al marito quando è giunto il momento <strong>di</strong> cambiarsi la camicia, oppure, il figlio non fa in tempo a lasciare un oggetto fuori posto, che lei prontamente lo recupera e lo mette in or<strong>di</strong>ne, o ancora porta la colazione a letto al figlio anche se è arrabbiata con lui perché è rientrato troppo tar<strong>di</strong> e si giustifica con il marito <strong>di</strong>cendo che, se non facesse così, il figlio non mangerebbe. La signora non riesce a <strong>di</strong>re “no”, fino al punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire in<strong>di</strong>spensabile per molta gente. Il risultato è che si troverà sempre circondata <strong>di</strong> persone che “prendono, prendono e non danno mai”, o che danno tutto per scontato, non apprezzano nulla e, a volte, le mancano <strong>di</strong> rispetto (spesso infatti, le persone da aggiustare sono i figli). Invece <strong>di</strong> prendere in consegna figli o mariti, inviterei questa donna a riflettere un po’ su <strong>di</strong> sé e su alcune considerazioni. Punto primo. Spesso concentrarsi sui problemi altrui e vivere in funzione del cambiamento salvifico che grazie a noi potrà compiersi, aiuta a non guardare dentro <strong>di</strong> sé, ad evitare <strong>di</strong> mettersi in <strong>di</strong>scussione, a non pensare ad aspetti <strong>di</strong> noi stessi che non accettiamo, che ci fanno star male perché non sono in sintonia con l’immagine che abbiamo <strong>di</strong> noi. Cosa succederebbe a questa signora che “non ha mai tempo per sé” se si fermasse un attimo e si guardasse allo specchio, invece <strong>di</strong> concentrar- si su chi le sta intorno? Forse non si piacerebbe poi così tanto, forse si scoprirebbe tutt’altro che perfetta e, <strong>di</strong>etro la maschera dell’ineccepibilità, vedrebbe parti <strong>di</strong> sé da tempo rimosse. Allora meglio non guardare; il meccanismo che scatta è quello della proiezione: le nostre parti negative e rimosse ten<strong>di</strong>amo ad attribuirle all’esterno - non sono io, è lui-, e ci sentiamo meglio cercando <strong>di</strong> migliorare gli altri. Punto secondo. Fino a quando vivrò in funzione della persona che amo, anticiperò i suoi bisogni, mi sostituirò a lui nelle scelte e nelle azioni, non <strong>di</strong>rò mai <strong>di</strong> no, la renderò assolutamente <strong>di</strong>pendente da me. Tutto ciò potrebbe essere molto faticoso, certo, ma mi permetterebbe <strong>di</strong> avere un controllo molto forte su <strong>di</strong> lei: <strong>di</strong>venendole in<strong>di</strong>spensabile, infatti, non correrei nessun rischio <strong>di</strong> essere lasciata, abbandonata. Un forte timore abbandonico, infatti, è spesso la molla che fa scattare la ben nota “sindrome della crocerossina” o la parallela “sindrome <strong>di</strong> Onde Woman”; ho bisogno che gli altri abbiano bisogno <strong>di</strong> me, essendo sempre <strong>di</strong>sponibile, efficace, perfetta in tutto ciò che faccio, così nessuno potrà mai fare a meno <strong>di</strong> me, nessuno potrà rifiutarmi. Questo atteggiamento nasconde una scarsa autostima, la convinzione, spesso inconscia, <strong>di</strong> non valere molto. Se sono io la prima a non rispettarmi, a non concedermi uno spazio personale prioritario a tutto il resto, il messaggio che arriva a chi mi sta intorno, figli compresi, è che io vengo dopo <strong>di</strong> tutti, che non merito rispetto, che le cose che faccio, quin<strong>di</strong>, hanno poco valore. La mancanza <strong>di</strong> stima personale è spesso accompagnata dall’intima convinzione <strong>di</strong> non essere degni dell’amore dell’altro; “visto che non valgo molto e che in fondo non mi ritengo degna <strong>di</strong> amore, l’unico amore che potrò ottenere (e che merito) sarà quello legato al bisogno: sarò molto brava, sarò come tu mi vuoi, siccome non potresti mai amarmi per quella che sono, mi amerai per quello che faccio per te; mi renderò in<strong>di</strong>spensabile, tu avrai bisogno <strong>di</strong> me e non potrai mai lasciarmi, solo così sarò al sicuro. Parafrasando una famosa espressione della Norwood, “amare troppo” qualcuno significa non amare affatto sé stessi e, forse non poter amare nessuno, davvero. E’ possibile porre quesiti relativi agli interventi terapeutici e <strong>di</strong>agnostici e ricevere chiarimenti in proposito, visitando il sito www.centroceral.com , inviando una e-mail a info@centroceral.com , o chiamando al num. 0761 517522