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di Letizia Chilelli - Campo de'fiori

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22<br />

<strong>di</strong><br />

M. Cristina Caponi<br />

Usa, 2005. Regia:<br />

Michael Bay; interpreti:<br />

Ewan Mc Gregor,<br />

Scarlett Johansson,<br />

Steve Buscemi;<br />

sceneggiatura:<br />

Caspian Tredwell<br />

Owen, Alex Kurtzman,<br />

Roberto Orci; fotografia:<br />

Mauro Fiore; musica:<br />

Steve Jablonski;<br />

produzione: M. Bay,<br />

Ian Bryce, WalterF. Parkes; <strong>di</strong>stribuzione:<br />

Warner Bros; durata: 2h e 16.<br />

Un’iridescente tonalità algida avviluppa, in<br />

maniera castigatissima, l’epidermide <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> ambedue i sessi.<br />

Una scansione <strong>di</strong> poche decine <strong>di</strong> fotogrammi<br />

sono sufficienti affinché questa<br />

madreperlacea gamma <strong>di</strong> colore s’imprima<br />

quale stereotipo del recente fantafilm eseguito<br />

da un regista, Michael Bay, abile nello<br />

sciroppare allo spettatore thrillers ad alto<br />

tasso d’adrenalina.<br />

Non a caso, nella filmografia del suddetto<br />

virtuoso delle scene d’azione, ci s’imbatte<br />

in titoli para<strong>di</strong>gmatici per la sua estrosità<br />

nel confezionare opere “fuoco e fiamme”,<br />

(ad esempio Armageddon e Peal Habour),<br />

non esattamente in grado <strong>di</strong> scandagliare<br />

in profon<strong>di</strong>tà la psiche umana. Nell’o<strong>di</strong>erno<br />

lungometraggio, il filmaker statunitense<br />

punta su un argomento d’inquietante<br />

attualità, paventando il rischio <strong>di</strong> una futura<br />

clonazione umana; tuttavia, evita oculatamente<br />

che il pubblico si lambicchi il cervello<br />

in filosofeggianti <strong>di</strong>scussioni sull’insostenibile<br />

leggerezza dell’essere umano. I<br />

protagonisti <strong>di</strong> quest’apologo sul cattivo<br />

uso della scienza si aggirano ignari della<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

THE ISLAND<br />

loro con<strong>di</strong>zione, l’esser figli <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o minore,<br />

all’alba <strong>di</strong> un ipotetico 2019; compiaciuti<br />

del fatto <strong>di</strong> appartenere alla schiera dei<br />

pochi sopravvissuti ad un’apocalittica calamità<br />

naturale, che ha deturpato in modo<br />

irrecuperabile l’aspetto della terra.<br />

Appagati della loro monotona esistenza in<br />

un lembo del mondo denuclearizzato, i personaggi<br />

principali Lincoln Six Echo (Ewan<br />

Mc Gregor) e Jordan Two Delta (Scarlett<br />

Johansson), insieme agli altri sopravvissuti,<br />

ignorano la verità che si cela nelle loro supposte<br />

identità. Puntualmente, gli uomini<br />

che affollano la citata area sicura, scalpitano<br />

<strong>di</strong> fronte al rendez vous settimanale <strong>di</strong><br />

un’ipotetica lotteria che promette loro <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>rizzarli nell’ultimo angolo <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so<br />

della terra, per ripopolarla. L’incipit da cui si<br />

snoda il film<br />

è legato in<br />

ultima analisi<br />

alla riffa:<br />

amara scopertaaspetta<br />

il giovane<br />

Lincoln Six<br />

Echo che<br />

apprenderà<br />

sulla sua<br />

pelle della<br />

natura utopica<br />

<strong>di</strong> questo<br />

macabro<br />

gioco <strong>di</strong> lancio<br />

<strong>di</strong> fumo<br />

negli occhi:<br />

egli e i suoi<br />

compagni<br />

non sono altro che cloni d’esseri umani.<br />

L’inesorabile sete <strong>di</strong> conoscenza, che afflige<br />

l’indole del protagonista è paragonabile a<br />

quella del filosofo del “mito della caverna”,<br />

contenuto nel sesto libro della Repubblica<br />

<strong>di</strong> Platone. Anche in questo caso, colui che<br />

si prefigge come obiettivo la verità, si stacca<br />

dagli ammennicoli del mondo sensibile,<br />

per raggiungere, dopo un lungo ed irto<br />

cammino, le idee e il Bene.<br />

In un genere <strong>di</strong> nicchia, quale la fantascienza,<br />

le doti artistiche d’Ewan Mc Gregor<br />

cozzano contro i dettami che un film <strong>di</strong> tale<br />

risma richiede. Ad una scialba performance<br />

dell’attore scozzese, fa eco una recitazione<br />

sottotono della sua patner femminile<br />

Scarlett Johnansson. Brilla notevolmente <strong>di</strong><br />

più la verve <strong>di</strong> caratterista <strong>di</strong> Steve<br />

Buscemi, attore feticcio dei fratelli Coen,<br />

seppur limitata nei recinti <strong>di</strong> un certo<br />

manierismo.<br />

Per uno spettatore che esige provare emozioni<br />

forti, ben al sicuro sulla sua poltrona<br />

in sala, è d’obbligo menzionare la scena<br />

dell’inseguimento sull’autotreno, dalla<br />

durata <strong>di</strong> ben 15 minuti, che si giova oltre<br />

dei veicoli su strada anche <strong>di</strong> roboanti elicotteri.<br />

Difficile, a conclusione della pellicola,<br />

ritenere “The island” un film riuscito,<br />

ben lontano dal progetto iniziale del regista<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigere “ un film <strong>di</strong>vertente, capace <strong>di</strong><br />

trascinare il pubblico in una corsa mozzafiato”.<br />

Casomai, il pubblico desideri approfon<strong>di</strong>re<br />

il tema della clonazione, è preferibile<br />

rispolverare un successo <strong>di</strong> qualche anno<br />

fa, “Gattaca” <strong>di</strong> livello artistico decisamente<br />

migliore.<br />

Ai posteri l’ardua sentenza.

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