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<strong>Campo</strong> de’ fiori 17 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Il Marchese del Grillo Molte persone conoscono il detto romanesco ciai le pigne in testa ma pochi, probabilmente, ne conoscono l’origine, ebbene si, anche in questo detto c’entra il famoso Marchese del <strong>di</strong> Riccardo Consoli Grillo, un nobile romano che amava impiegare la maggior parte del suo tempo escogitando scherzi <strong>di</strong> ogni genere. Impegnato, quasi a tempo pieno, in questo particolare lavoro egli amava prendere <strong>di</strong> mira gli ebrei, vittime predestinate, che detestava cor<strong>di</strong>almente e che, dall’alto della Torre del suo Palazzo si <strong>di</strong>vertiva a prendere a sassate, essendo questi facilmente riconoscibili per lo sciamanno che erano costretti ad indossare, un cerchio <strong>di</strong> tessuto color giallo cucito sull’abito o un nastro portato sul cappello o su uno scialle. Il Rabbino Capo ebbe a lamentarsi più volte con il Papa per questi feroci scherzi, vere e proprie aggressioni, che tanto <strong>di</strong>vertivano il Marchese del Grillo, talchè il Pontefice chiamatolo a rapporto, lo rimproverò <strong>di</strong>cendogli: “se proprio non puoi farne a meno, getta loro della frutta”; il goliar<strong>di</strong>co Marchese non se lo fece ripetere due volte e da quel giorno, in luogo <strong>di</strong> sassi cominciò a lanciare grosse pigne sui malcapitati. Da allora, non a caso, questo detto vuole avere il senso <strong>di</strong> rimbecillimento della persona a cui ci si riferisce e ciò con riferimento alle conseguenze che può comportare una pigna lanciata dall’alto <strong>di</strong> una torre e ricevuta in testa. Il Marchese del Grillo, tipico rappresentante della nobiltà romana dei primi dell’ottocento, vive nel Palazzo <strong>di</strong> sua proprietà sito sull’attuale Salita del Grillo che da quella famiglia prende il nome e che, sviluppandosi a monte dei Mercati <strong>di</strong> Traiano, parte da Largo Magnanapoli per arrivare in Piazza del Grillo. Ai pie<strong>di</strong> della salita è ben visibile l’Arco dei Conti e, lungo la medesima è ancora possibile ammirare il poderoso fianco del Castello Caetani e<strong>di</strong>ficato nel corso del XIII secolo. Il Palazzo del Grillo è una pittoresca <strong>di</strong>mora settecentesca costituita da una facciata con un gran<strong>di</strong>oso portone barocco e due avancorpi, posteriormente, la parte centrale è unita alla Torre che originariamente costituiva un fortilizio me<strong>di</strong>ovale; come detto, questo Palazzo, che alla fine del secolo scorso fu anche l’abitazione del pittore Renato Guttuso, all’epoca era la signorile <strong>di</strong>mora del famosissimo Marchese la cui famiglia si sarebbe estinta successivamente a Capranica, che delle burla fece la sua attività principale. Volendo fornire qualche notizia inerente questo notevole e<strong>di</strong>ficio, ricor<strong>di</strong>amo il cortile, un giar<strong>di</strong>no pensile, famoso per le tre fontane che vi furono costruite e che venivano alimentate da una straor<strong>di</strong>naria sorgente dalla quale si <strong>di</strong>partiva una vena d’acqua che, infiltrandosi dalle pen<strong>di</strong>ci del Quirinale, scendeva fino ai posse<strong>di</strong>menti dei del Grillo che se ne servivano per il loro fabbisogni. La Torre, ancora superbamente conservata, fu e<strong>di</strong>ficata su progetto dell’architetto Marchionne Aretino, probabilmente nel 1223 e, salvo un brevissimo periodo, fu sempre Ghibellina e rappresentò la <strong>di</strong>fesa contro i Caetani, il Castello dei quali sorgeva nell’area dei Fori Traianei; la Torre originariamente dei Carboni passò ai Conti e, quin<strong>di</strong>, nel XVII secolo ai del Grillo e fu allora che il Marchese Cosmo nel 1675, vi fece aggiungere il coronamento arricchito da grifoni posti agli angoli, come ricorda un’epigrafe commerativa. Tutte le notizie relative al Marchese del Grillo che ci sono state tramandate sono prive <strong>di</strong> elementi certi <strong>di</strong> conferma, pare esistano dubbi persino sul nome <strong>di</strong> battesimo, pertanto, non possiamo essere certi ne del suo vero nome, ne della sua data <strong>di</strong> nascita, ne sotto quale Papa sia morto; sappiamo soltanto che egli, con le sue beffe, si <strong>di</strong>vertiva a sconvolgere il quieto vivere <strong>di</strong> Roma, beffe portate ai danni, oltre che delli giudei, anche <strong>di</strong> gente potente, superba e privilegiata. Ma è veramente esistito questo straor<strong>di</strong>nario personaggio che dall’alto della sua ricchezza e potenza architettava scherzi con squisita arte ironica, ribelle ad ogni regola del quieto vivere? Non potrebbe trattarsi, invece, <strong>di</strong> pura leggenda? Dalle uniche notizie, assunte dall’Archivio Capitolino, sappiamo con certezza che sono esistite due <strong>di</strong>stinte Casate del Grillo, vissute tra il seicento e l’ottocento; sappiamo che esiste il Palazzo, la tomba <strong>di</strong> famiglia e <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> alcune tracce lasciateci dai cronisti dell’epoca; uno dei quali affermava: “…quantunque non mi sia riuscito <strong>di</strong> apprendere, per quante ricerche abbia fatte, il suo nome né la data precisa della sua nascita, ho potuto verificare dalle affermazioni de’ suoi <strong>di</strong>scendenti che egli è un personaggio storico realmente esistito e che molte delle bizzarre avventure, dalla leggenda popolare unite al suo nome, fan parte effettivamente delle gesta compiute da quest’uomo che io sarei <strong>di</strong>sposto a chiamare l’ultimo e il più stravagante dei feudatari romani…”. L’ultimo e il più stravagante dei feudatari romani, <strong>di</strong>ce il cronista e, una figura del genere, non poteva <strong>di</strong> certo sfuggire al cinema. Il Marchese Onofrio del Grillo Duca <strong>di</strong> Bracciano, Guar<strong>di</strong>a Nobile e Cameriere Segreto <strong>di</strong> Sua Santità Pio VII, (Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti, 1800 – 1823), magistralmente impersonato dall’in<strong>di</strong>menticabile Alberto Sor<strong>di</strong> nella versione cinematografica del 1981, per la regia <strong>di</strong> Mario Monicelli, è una comme<strong>di</strong>a sboccata e <strong>di</strong>vertente che invade il terreno della satira papalina fino a quel momento regno incontrastato <strong>di</strong> Luigi Magni, altro grande regista della comme<strong>di</strong>a all’italiana. Il Marchese Onofrio del Grillo è il tipico rappresentante della nobiltà romana dei primi dell’ottocento, egli vive in una casa da fiaba, circondato da personaggi altrettanto fiabeschi che vivono ognuno in un mondo a se stante e che <strong>di</strong>fficilmente riescono ad inserirsi nella realtà. Accanto al Marchese Onofrio troviamo una madre, Marchesa del Grillo (Elena Valenzano Daskowa) affezionata, ostile e conservatrice; una parente povera <strong>di</strong> nome Genuflessa segretamente innamorata <strong>di</strong> Onofrio; una sorella Camilla costantemente afflitta da un alito fe<strong>di</strong>to, sposata e con un figlio; uno zio prete, Monsignor Terenzio (Piero Tor<strong>di</strong>), che ad ogni costo vuol vedere elevata agli onori degli Altari la Beata Quartina, una loro lontana parente; il Sacerdote della Casa Padre Sabino; un ragazzino, Pompeo costantemente assillato dall’idea <strong>di</strong> trovarsi in peccato mortale; un fedele e complice servitore tutto fare Ricciotto (Giorgio Gobbi), oltre che ascoltato consigliere, “…sa come se <strong>di</strong>ce Sor Marchese chi se gratta la fronte ci ha le corna pronte…”; un mite ebanista ebreo Aronne Piperno (Riccardo Billi), vittima predestinata degli scherzi del Marchese; un improbabile prete Don Bastiano (Flavio Bucci) sconsacrato a seguito <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o e successivamente datosi alla macchia, ma sempre pronto ad autonominarsi alle più alte cariche ecclesiastiche “…Sor Marchese se vedete er Papa <strong>di</strong>tegli che se me gira la capoccia me faccio pure Vescovo, me faccio…”; un carbonaro Gasperino impersonato dallo stesso Alberto Sor<strong>di</strong> e, infine, Papa Pio VII cui da vita uno straor<strong>di</strong>nario Paolo Stoppa. continua a pag 19...
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