Giovani di 3000 anni e di oggi - Dott. Antonio Licari
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GIOVANI DI <strong>3000</strong> ANNI<br />
e d'<strong>oggi</strong><br />
Autore:ANTONIO LICARI<br />
Con il patrocinio della S.I.Ad. Sezione Sicilia<br />
PRESENTAZIONE<br />
<strong>di</strong> Romolo Menighetti<br />
Il filo conduttore <strong>di</strong> questo saggio sono gli adolescenti, colti nel tentativo <strong>di</strong><br />
dare un senso alla loro esistenza. Adolescenti fenici e punici <strong>di</strong> <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa,<br />
e adolescenti nostri contemporanei, accomunati nello stesso sforzo, chiamati<br />
a <strong>di</strong>stricarsi entro società che non sempre assecondano e forse limitano la<br />
loro ricerca.<br />
Anzi, se c’è un elemento che accomuna la situazione dei giovani <strong>di</strong> <strong>oggi</strong> e <strong>di</strong><br />
ieri, è la loro particolarissima situazione <strong>di</strong> sfruttamento, seppur in contesti<br />
culturali <strong>di</strong>versissimi. Senza potere contrattuale ( l’adolescente non ha<br />
ancora un suo peso sociale e politico, né costituisce una classe in grado <strong>di</strong><br />
porsi <strong>di</strong>aletticamente nei confronti degli adulti) i giovani fenici venivano<br />
sacrificati alla <strong>di</strong>vinità da una classe politico-sacerdotale, che intendeva così<br />
rafforzare la propria posizione <strong>di</strong> supremazia sul popolo grazie a un preteso<br />
privilegiato rapporto con il <strong>di</strong>vino, <strong>di</strong> cui questa asseriva avere il monopolio.<br />
Il tutto <strong>di</strong>etro l’alibi della necessità <strong>di</strong> salvaguardare l’esistenza e il<br />
benessere della comunità. Ma anche <strong>oggi</strong> gli adolescenti continuano ad<br />
essere vittime sacrificali <strong>di</strong> una società che ha fatto del consumismo il<br />
proprio idolo. E che vede soprattutto nelle categorie giovanili gli anelli più<br />
deboli su cui fare pressione per <strong>di</strong>latare i consumi, grazie anche alla cattiva<br />
coscienza degli adulti, ben contenti in molti casi <strong>di</strong> dare ai propri figli dei<br />
sol<strong>di</strong>, delle “cose”, onde farsi perdonare, senza peraltro riuscirci, la<br />
mancanza <strong>di</strong> presenza, <strong>di</strong> attenzione, <strong>di</strong> affetto.<br />
Così si alimenta un circuito consumistico che, se da un lato fa girare qualche<br />
ingranaggio della nostra obsoleta economia, dall’altro prepara moderne are<br />
sacrificali fatte <strong>di</strong> droghe e motori, nelle quali si sa statisticamente che un<br />
certo numero <strong>di</strong> giovani verranno immolati per il mantenimento e<br />
l’accrescimento del profitto <strong>di</strong> un’impren<strong>di</strong>toria e della classe politica che la<br />
sostiene, non meno ciniche <strong>di</strong> coloro che <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa, a Mozia e a Cartagine,<br />
detenevano il potere economico e politico.<br />
Ma nonostante tutto, <strong>oggi</strong> come ieri, la ricerca <strong>di</strong> senso degli adolescenti<br />
continua, spesso tra angosce e sofferenze, anche fisiche come il caso <strong>di</strong><br />
Flora testimonia. I giovani fenici chiedevano allo scriba <strong>di</strong> far loro conoscere<br />
il “regolamento della Terra”, e <strong>di</strong> fronte alla sua riluttanza a svelare ai<br />
giovani allievi para<strong>di</strong>gmi che facilmente avrebbero condotto allo sconforto (“<br />
se ti <strong>di</strong>cessi il regolamento della Terra ch’io conosco, tu ti siederesti e<br />
piangeresti”) l’allievo assetato <strong>di</strong> vita vuole conoscerlo.<br />
Anche i giovani <strong>di</strong> <strong>oggi</strong>, come <strong>di</strong>mostra la “Proiezione guidata <strong>di</strong> simboli”
proposta da <strong>Antonio</strong> <strong>Licari</strong> hanno un analogo desiderio <strong>di</strong> conoscere il<br />
“regolamento della Terra” , configurato per lo più come una vetta da<br />
raggiungere, in solitaria ascensione, le cui <strong>di</strong>fficoltà non scoraggiano, anzi<br />
accrescono la voglia <strong>di</strong> raggiungere la meta superando ogni ostacolo. Una<br />
meta che non costituisce un obiettivo fine a se stesso, ma uno stato <strong>di</strong> gioia<br />
cui conduce altre persone “per gioire tutti insieme”(Scalare una montagna).<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà(“il vulcano che erutta”) se in un primo momento<br />
sgomentano per il deserto che creano, aprono <strong>di</strong>mensioni e prospettive<br />
nuove: “ dal deserto possono nascere a nuova vita cose e persone migliori, in<br />
una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> felice simbiosi con la “natura benevola”, la <strong>di</strong>mensione che<br />
fa “uscire dalla gabbia in cui ci vogliono costringere”.<br />
E’ dunque un saggio stimolante, quello che <strong>Antonio</strong> <strong>Licari</strong> propone. La sua<br />
lettura può essere utile prima <strong>di</strong> tutto ai giovani, affinché prendano il gusto<br />
<strong>di</strong> interrogarsi su cosa sono, cosa vogliono, dove intendono andare, dando<br />
ascolto a loro stessi, cercando modelli positivi lontano dai lustrini e dalle luci<br />
artificiali. Ma utile sarà anche per i genitori e gli insegnanti, per indurli a<br />
incastonare la loro azione educativa entro cornici più ampie del ristretto<br />
mondo fatto <strong>di</strong> preoccupazioni e obiettivi banalmente quoti<strong>di</strong>ani. E forse<br />
sarà utile agli adulti in genere affinché anch’essi si pongano seriamente alla<br />
ricerca <strong>di</strong> quel “regolamento della Terra” che costituisce il punto grazie al<br />
quale l’in<strong>di</strong>viduo, la collettività e la natura possono trovare quell’armonia che<br />
già i greci antichi cercavano. Il punto <strong>di</strong> riferimento, in questa ricerca del<br />
senso della vita, il punto fermo, dovrebbe essere costituito da colui che è la<br />
fonte della vita, la <strong>di</strong>vinità che per i credenti si è incarnata in Gesù , ed è<br />
vissuta trent<strong>anni</strong> con noi uomini, sulla terra. Essa, a mio parere, resta il<br />
centro <strong>di</strong> gravità che da senso e significato al nostro andare, senza del quale<br />
l’esistenza dei giovani e degli adulti, si riduce a un inconcludente fluttuare<br />
nel vuoto.<br />
Romolo Menighetti<br />
PREMESSA.<br />
L’adolescenza, intesa come fase della vita <strong>di</strong>stinta dalla fanciullezza e<br />
dall’età adulta, è <strong>di</strong>venuta oggetto <strong>di</strong> specifica attenzione solo nel XX secolo<br />
entro le società ad alto tenore <strong>di</strong> sviluppo socio economico. L’interesse per<br />
gli adolescenti è perciò recente, tanto che solo dagli <strong>anni</strong> novanta ( i nostri )<br />
si parla <strong>di</strong> adolescentologia. In particolare grazie agli stu<strong>di</strong> pionieristici della<br />
Scuola Italiana <strong>di</strong> Adolescentologia (1987) e della S.I.Ad.(Società Italiana <strong>di</strong><br />
Adolescentologia e <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina dell’Adolescenza,1991, Milano), fondate da<br />
Giuseppe Rodolfo Brera e da un gruppo <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>ci entusiasti fra cui il<br />
Prof.Maurizio Bosio, l’adolescenza viene considerata e valorizzata secondo<br />
un orientamento teorico <strong>di</strong> natura fenomenologico ed esistenziale, la<br />
“kairologia”( dal greco kairos= momento opportuno per). In questa<br />
prospettiva, la natura umana appare come il rivelarsi alla coscienza, a partire
dall’adolescenza, <strong>di</strong> una misteriosa domanda d’amore, <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> bellezza<br />
che cerca un momento opportuno, per una risposta realizzante in senso<br />
creativo, perla propria umanità, in cui l’uomo può trovare la propria <strong>di</strong>gnità.<br />
La responsabilità dei genitori, degli educatori, dei clinici e dei ricercatori<br />
vanno dunque oltre un ruolo affettivo e/o tecnico(G.R.Brera). Nel tempo si<br />
sono succedute <strong>di</strong>verse definizioni <strong>di</strong> “adolescenza”. Quella traumaticoromantica<br />
la definiva un “momento <strong>di</strong> crisi”, Freud un “continuum con il<br />
fanciullo”, quella socio-psicologica una “tappa dello sviluppo umano”. La<br />
definizione <strong>oggi</strong> più completa appare la seguente:l’adolescenza è il periodo<br />
che lega l’infanzia all’età adulta e che è caratterizzato dal più rapido<br />
maturare o crescere da cui il termine “adolescere”. Per stabilire l’inizio<br />
dell’adolescenza si fa riferimento, per convenzione, alla comparsa delle<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni psicologiche ed erotico-affettive legate all’aumentata<br />
produzione <strong>di</strong> ormoni gona<strong>di</strong>ci. La fine corrisponderebbe al conseguimento<br />
della maturità decisionale ed affettiva ed all’inserimento nel contesto<br />
sociale,al momento cioè in cui l’adolescente si crea una famiglia e si inserisce<br />
nel mondo del lavoro. Si tratta <strong>oggi</strong> <strong>di</strong> un lungo periodo <strong>di</strong> attesa, che manca<br />
nelle società primitive dove la vita è scan<strong>di</strong>ta da momenti ben precisi: i<br />
cosiddetti riti <strong>di</strong> iniziazione o “ riti <strong>di</strong> passaggio “ ( A. Van Gennep ). Parlando<br />
<strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa non possiamo prescindere da queste <strong>di</strong>fferenze<br />
inquadrabili nell’evoluzione della specie “homo sapiens”.<br />
La presa <strong>di</strong> coscienza che l’adolescente è una persona a tutti gli effetti, con<br />
delle peculiarità specifiche, può aiutare la nostra società ad evitare conflitti<br />
fra giovani e adulti (ne parlava già Platone)I, a ridurre le morti <strong>di</strong> tanti<br />
giovani d’<strong>oggi</strong> che, come al tempo dei fenici, per una sorta <strong>di</strong> analogia<br />
psico<strong>di</strong>namica, vengono sacrificati sull’altare <strong>di</strong> Moloch.<br />
L’ADOLESCENTE NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA<br />
Nel 1998 in occasione del congresso “YOUTH DIGNITY: COPING WITH<br />
RIGHTS AND DUTIES” tenutosi a Milano dall’11 al 13 Giugno, presentammo<br />
un’ipotesi <strong>di</strong> lavoro dal titolo “ A study adolescents’ coping: assumptions and<br />
method”. In esso si ipotizzava la possibilità <strong>di</strong> incrementare il coping degli<br />
adolescenti lavorando sul loro mondo simbolico me<strong>di</strong>ante la conoscenza della<br />
cultura, degli usi e dei costumi dei loro coetanei fenici. Nello stesso tempo,<br />
si pensava <strong>di</strong> stimolare la loro curiosità, <strong>di</strong> incrementare la loro cultura, <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>minuire il conflitto intergenerazionale.<br />
Nel mondo occidentale esiste una certa labilità delle linee <strong>di</strong> separazione<br />
interne della società e in qualche caso un’assenza <strong>di</strong> esse, tanto che<br />
l’adolescenza può arrivare fino ai trenta <strong>anni</strong> (fenomeno dell’adolescenza<br />
prolungata). Nell’ambito della famiglia esisteva fino ad alcuni <strong>anni</strong> fa uno<br />
sta<strong>di</strong>o definito dagli stu<strong>di</strong>osi”long children stage”, cioè il momento in cui i<br />
figli vengono lanciati fuori. L’espressione in<strong>di</strong>ca una certa rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo<br />
passaggio, della durata <strong>di</strong> pochi <strong>anni</strong>. Oggi questo periodo, definito “famiglia
lunga del giovane adulto” dura una decina d’<strong>anni</strong> poiché l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> uscita<br />
del giovane dalla famiglia è intorno ai 28-30 <strong>anni</strong>. Quin<strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o della vita<br />
<strong>di</strong> circa <strong>di</strong>eci <strong>anni</strong> si frappone fra la fanciullezza e l’età adulta e<br />
l’adolescente <strong>di</strong> <strong>oggi</strong> sa <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione un tempo <strong>di</strong> moratoria molto<br />
elevato, rallentando così tutto il percorso evolutivo. Questo non è un<br />
problema esclusivo dell’ adolescente, non <strong>di</strong>pende solo da una sua immaturità,<br />
come molto spesso si sente <strong>di</strong>re, ma anche dai genitori e dal contesto<br />
sociale. E’ noto un prolungamento esasperato dell’itinerario degli stu<strong>di</strong>, una<br />
crescente <strong>di</strong>fficoltà a sposarsi, <strong>di</strong> assumersi la responsabilità <strong>di</strong> mettere al<br />
mondo dei figli( denatalità, <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> transizione verso l’età adulta). Ma<br />
noti sono anche i fattori sociali quali la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare lavoro e all<strong>oggi</strong>o.<br />
I genitori, inconsciamente, mettono in moto delle strategie silenti per il<br />
mantenimento dei figli in casa mentre <strong>di</strong>fficilmente usano delle strategie<br />
emancipative. Nei giovani è presente ed è fondamentale per la formazione<br />
dell'identità in<strong>di</strong>viduale un'area segreta, accessibile a pochi eletti( amico/a<br />
del cuore ) in cui ripongono fiducia totale. Non sono né i genitori né gli adulti<br />
con cui entrano in relazione, e questo per svariati motivi: timore <strong>di</strong> recare<br />
dolore, paura delle reazioni, vergogna. Da ciò l'importanza <strong>di</strong> gruppi pari<br />
allorchè si voglia incidere su determinati comportamenti a rischio.<br />
Nelle società arcaiche i riti <strong>di</strong> passaggio hanno una funzione <strong>di</strong> controllo, <strong>di</strong><br />
guida e regolamento <strong>di</strong> ogni mutamento degli in<strong>di</strong>vidui e dei gruppi, cioè una<br />
funzione simbolica, a cui viene dato un valore. Servono a dare il giusto<br />
equilibrio alla società soggetta a tendenze <strong>di</strong> coesione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione e<br />
l’aiutano a trovare la sua identità globale.<br />
Tuttavia un filo unitario unisce gli adolescenti <strong>di</strong> tutti i tempi. Tale filo si<br />
<strong>di</strong>pana lungo l’aspirazione, ontogeneticamente determinata, del “Sé ideale”<br />
all’amore, alla verità ed alla bellezza. Questa si esprime in tutte le<br />
manifestazioni artistiche, nella sfida all’ignoto e in tutte quelle opere<br />
gran<strong>di</strong>ose, tipiche dell’essere umano, <strong>di</strong> cui i Fenici sono stati precursori. Nei<br />
giovani questa tendenza può raggiungere la massima espressione per la<br />
ra<strong>di</strong>calità che contrad<strong>di</strong>stingue tale età della vita.<br />
Aristotele, in un passo della Retorica, affermava: " I giovani hanno buon<br />
cuore...sanno fidarsi..., sanno sperare... e preferiscono le belle azioni alle<br />
azioni utili, perchè vivono obbedendo al carattere più che al calcolo, e il<br />
calcolo tende a ciò che è utile, la virtù a ciò che è bello...".<br />
Il saggio parte dal presupposto che uno dei motivi <strong>di</strong> conflitto fra giovani e<br />
adulti, e quin<strong>di</strong> del loro “mal essere”, sia da ricondurre al fenomeno della<br />
“pseudospeciazione”. E’ possibile infatti <strong>di</strong>mostrare una singolare analogia<br />
tra il formarsi <strong>di</strong> nuove specie (la speciazione), che è un processo evolutivo<br />
biologico generale, e il sud<strong>di</strong>vidersi culturale in gruppi separati, che invece è<br />
processo esclusivo della specie umana (appunto pseudospeciazione). Come in<br />
biologia una specie produce nuove entità riproduttivamente isolate quando si
trova <strong>di</strong>spersa, per un congruo periodo <strong>di</strong> tempo, in ambienti tra loro non<br />
comunicanti così, fra giovani ed adulti, la mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo può condurre<br />
alla formazione delle cosiddette pseudo-specie umane (Konrad Lorenz). Nel<br />
libro “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà” Lorenz scrisse:” ogni<br />
gruppo culturale sufficientemente circoscritto tende a considerarsi una<br />
specie a sé e a non ritenere come veri e propri uomini i membri <strong>di</strong> altre unità<br />
analoghe. In molte lingue in<strong>di</strong>gene il termine usato per designare la propria<br />
tribù significa semplicemente”uomo”… e poiché i nemici non sono considerati<br />
veri uomini, si può infierire su <strong>di</strong> loro tranquillamente”.<br />
Nel corso dell’evoluzione della specie esiste un’analogia fra l’evoluzione<br />
<strong>di</strong>vergente, nell’ambito <strong>di</strong> una storia culturale, <strong>di</strong> gruppi etnici in<strong>di</strong>pendenti,<br />
e quella cui passano le sottospecie. Nel conflitto fra giovani ed adulti è<br />
possibile percepire, pur non trascurando altre concause, l’inconscio influsso<br />
culturale della pseudospeciazione. All’estrema valorizzazione dei simboli del<br />
proprio gruppo fa riscontro un <strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> qualsiasi altro gruppo<br />
culturale paragonabile. Ciò è evidente fra gli adolescenti che cercano <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenziarsi il più possibile dalla generazione dei genitori. Gli adulti<br />
interpretano su basi altrettanto inconsce ed emotive le proteste e le<br />
prendono per quello che sono, cioè <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> guerra. Con l’adolescenza<br />
si fanno pressanti le richieste <strong>di</strong> autonomia e compare una sorta <strong>di</strong> neofilia<br />
fisiologica per cui tutto ciò che è tramandato appare noioso e ciò che è<br />
nuovo attraente.<br />
L’adolescente è un viaggiatore errante, a lui non interessa la meta ma il<br />
paesaggio. Gli adulti al contrario sanno <strong>di</strong> avere dei limiti temporali<br />
abbastanza definiti e si pongono e pongono ai giovani dei termini ben<br />
co<strong>di</strong>ficati. Il risultato è un conflitto intergenerazionale (inteso come<br />
conflitto <strong>di</strong> stile <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> riferimento, <strong>di</strong> mete da realizzare) e<br />
quin<strong>di</strong> un ostacolo alle possibilità <strong>di</strong> coping(dall’inglese to cop, gareggiare).<br />
Inoltre negli ultimi tempi, si è assistito alla per<strong>di</strong>ta del co<strong>di</strong>ce della<br />
generatività poiché la generazione degli adulti non ha messo la generazione<br />
degli adolescenti nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> avere un potenziale generativo superiore<br />
al proprio. Gli adulti si sono comportati in modo sconsiderato, avendo come<br />
lunghezza d’onda una sola generazione, come se il mondo cominciasse e<br />
finisse con loro, senza preoccuparsi <strong>di</strong> lasciare alle generazioni future una<br />
situazione ottimale. Secondo la “teoria dell’impronta biologica”, la quale<br />
misura quanto territorio serve per reggere un carico umano, risulta che noi<br />
occidentali usiamo più del doppio del territorio <strong>di</strong>sponibile.<br />
Sarebbe auspicabile per il bene della nostra civiltà e per la sua continuità<br />
che i motivi <strong>di</strong> conflitto fra adolescenti e adulti venissero smorzati. Ciò<br />
<strong>di</strong>pende dal “significato” che ciascuno da alla vita, dai “valori”(etico,<br />
estetico, noetico, religioso),dalle “responsabilità” e dalle “motivazioni” <strong>di</strong><br />
fronte a scelte e decisioni, il riconoscimento della particolarità <strong>di</strong> ogni
in<strong>di</strong>viduo come essere unico ed irripetibile.<br />
“L’homme extraor<strong>di</strong>naire c’est l’homme or<strong>di</strong>naire”, afferma Kierkegaard a<br />
sottolineare il fatto che ogni essere in quanto tale, quin<strong>di</strong> anche<br />
l’adolescente, è straor<strong>di</strong>nario. Gesù Cristo si presentò sulla Terra come il più<br />
normale degli uomini, figlio <strong>di</strong> un falegname e <strong>di</strong> una casalinga, ma<br />
straor<strong>di</strong>nario per la sua esitazione, la sua ricerca, la sua capacità <strong>di</strong><br />
contemplare il mistero dell’esistenza.<br />
PERCHE’ I FENICI<br />
Essendosi <strong>di</strong>mostrato che i giovani sono molto sensibili ai messaggi dei<br />
coetanei,con questo saggio si è pensato <strong>di</strong> metterli a conoscenza dei<br />
comportamenti dei loro antenati, per rimuovere le barriere che la mancanza<br />
<strong>di</strong> comunicazione e l’isolamento determinano ( barriere <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne storico,<br />
geografico, culturale), in ultima analisi per aumentare il loro coping.<br />
Trattandosi <strong>di</strong> giovani del territorio antistante l’Isola <strong>di</strong> Mothia,ci è<br />
sembrato opportuno presentare loro, come argomento storico quello dei<br />
loro antenati fenici, vissuti in questi territori circa <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa.<br />
Si spera che avvenga un processo <strong>di</strong> identificazione fra genitori e figli,<br />
<strong>di</strong>scendenti da una stessa cultura, nel caso specifico quella fenicio punica,<br />
con rimozione dell’antagonismo fra adolescenti e adulti.<br />
Aleph, beth, gimel, daleth sono suoni e segni che ci fanno sentire prossimi<br />
alle nostre origini, che richiamano sensazioni sopite. Cadenze e simboli <strong>di</strong><br />
un’antichissima civiltà, quella dei Fenici. Essi, primi fra tutti ipopoli<br />
dell’antichità capirono che bisognava emigrare dal loro paese d’origine,<br />
fondare colonie all’estero, affrontare l’ignoto con intraprendenza e<br />
coraggio,relazionandosi con altri uomini. La loro civiltà esercitò un’influenza<br />
determinante sul corso complessivo della storia. E’ sufficiente pensare<br />
all’invenzione dell’alfabeto semplificato e duttile, capace <strong>di</strong> registrare e<br />
trasmettere ogni flessione della voce umana, ogni concetto, strumento<br />
decisivo <strong>di</strong> registrazione comunicazione del pensiero. Una rivoluzione<br />
paragonabile a quella o<strong>di</strong>erna <strong>di</strong> Internet. La società fenicia, nonostante<br />
l’arcaicità presenta delle caratteristiche peculiari che consentono <strong>di</strong> poterla<br />
confrontare con quella o<strong>di</strong>erna. La modernità emerge dall’abilità che i Fenici<br />
avevano nell’arte della navigazione, dal loro artigianato evoluto, dall’abilità<br />
nel campo dell’architettura(Salomone si rivolse a loro per costruire il<br />
Tempio), dall’or<strong>di</strong>namento delle loro città stato, dalla presenza <strong>di</strong><br />
un’economia <strong>di</strong> mercato, dall’elevata capacità <strong>di</strong> comunicare. Purtroppo come<br />
la nostra anche la mentalità dei Fenici tollerava il sacrificio dei figli al<br />
Moloch della guerra. Si vuole fare, anche, un’operazione <strong>di</strong> maieutica per<br />
tirar fuori le risorse critiche e creative dei giovani. Ma il saggio vuole<br />
essere utile anche ai genitori e agli insegnanti nel loro quoti<strong>di</strong>ano e faticoso<br />
lavoro pedagogico, e ai me<strong>di</strong>ci che si occupano <strong>di</strong> adolescenti.<br />
STRUTTURA DEL SAGGIO
Il saggio si articola in tre parti. Nella prima si descrivono gli usi e i costumi<br />
<strong>di</strong> giovani vissuti <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa. Un percorso storico che si avvale <strong>di</strong> dati della<br />
letteratura e <strong>di</strong> ricerche effettuate dall’autore per la stesura dei due<br />
romanzi storici “Fuochi nel Me<strong>di</strong>terraneo” e “Hiram il fenicio”. Nella<br />
seconda parte si riportano le sensazioni profonde <strong>di</strong> alcuni “giovani d’<strong>oggi</strong>” ai<br />
quali sono stati proiettati dei “temi simbolici”.<br />
La “proiezione guidata <strong>di</strong> simboli” è una tecnica psico<strong>di</strong>agnostica basata su<br />
manoscritti del prof. Hanscarl Leuner sviluppata in Germania fin dal 1943,<br />
mo<strong>di</strong>ficata per motivi pratici secondo Jung, il quale consigliava i suoi pazienti<br />
a visualizzare da soli invece che in presenza dello psicologo. Il test è in<br />
grado <strong>di</strong> evocare proiezioni significative dai livelli profon<strong>di</strong> della personalità,<br />
pur conservando i controlli scientifici e giustificando sperimentalmente la<br />
interpretazione delle reazioni al test. Gli stimoli che evoca la proiezione<br />
sono simboli precisi per cui le risposte permettono <strong>di</strong>agnosi ad un livello più<br />
profondo, ma sono utili anche nel campo educativo, tanto familiare che<br />
scolastico, si prestano ad applicazioni interin<strong>di</strong>viduali che sociali. Una<br />
organizzazione psico<strong>di</strong>namica importante e rilevante è proiettata <strong>di</strong> solito in<br />
tali visualizzazioni. I do<strong>di</strong>ci temi simbolici proiettati ai ragazzi sono stati i<br />
seguenti:<br />
1)Un prato ; 2) Scalare una montagna ; 3) Seguire il corso <strong>di</strong> un ruscello ;<br />
4)Visitare una casa ; 5) La personalità ideale; 6) Rapporti affettivi inconsci<br />
simboleggiati da animali ; 7) Atteggiamento inconscio verso la sessualità ; 8)<br />
Lo specchio d’acqua <strong>di</strong> uno stagno ; 9) Attesa <strong>di</strong> una figura che esce da una<br />
grotta ; 10) Eruzione <strong>di</strong> un vulcano ; 11) Un leone ; 12) Un antico libro<br />
illustrato. Gli adolescenti hanno avuto a <strong>di</strong>sposizione un foglio bianco per<br />
ogni tema simbolico: una sorta <strong>di</strong> “tabula rasa “dove riversare le loro<br />
motivazioni profonde.<br />
Il fine era quello <strong>di</strong>:<br />
• Migliorare il livello <strong>di</strong> aspirazione;<br />
• Ridurre il conflitto intergenerazionale.<br />
• Migliorare il livello <strong>di</strong> conoscenze.<br />
• Aumentare il coping.<br />
Il coping (dall’inglese to cop: gareggiare, affrontare delle situazioni) è una<br />
caratteristica dell’essere vivente mo<strong>di</strong>ficabile da fattori interni ed esterni.<br />
Mentre nell’animale esso è relativo a determinate con<strong>di</strong>zioni biologiche,<br />
nell’uomo <strong>di</strong>pende anche dalla sua libertà e dalla sua in<strong>di</strong>vidualità, cioè da<br />
fattori indeterminati legati all’aspetto misterioso della natura umana.<br />
Abbiamo ipotizzato un processo <strong>di</strong> identificazioni fra gli adolescenti <strong>di</strong><br />
un’antica cultura quale quella fenicio-punica ed i giovani d’<strong>oggi</strong> che in tal<br />
guisa vedrebbero sublimati le esigenze <strong>di</strong> trasformare ciò che è preesistente.<br />
Nella terza parte vengono presentati dei casi clinici affrontati dall’autore, e<br />
da alcuni Adolescentologi, secondo il metodo centrato sulla persona
dell’adolescente, metodo usato da più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci <strong>anni</strong> dai Me<strong>di</strong>ci adolescentologi<br />
della S.I.Ad.. Esso oltre alle variabili <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne biologico da importanza anche<br />
alle variabili psicologiche nel loro modo <strong>di</strong> rapportarsi con l’ambiente<br />
prossimo (famiglia, pari). La parola è veicolo <strong>di</strong> emozioni e <strong>di</strong> affetti, il<br />
linguaggio può avere un significato emotivo ed affettivo che rimanda ad altri<br />
significati. L’adolescente viene stimolato a parlare in modo che possa<br />
esprimere emozioni e sentimenti, che <strong>di</strong>a un significato a questi sentimenti<br />
in modo da favorire l’in<strong>di</strong>viduazione della sua personalità e la presa <strong>di</strong><br />
coscienza <strong>di</strong> ciò che sta vivendo. Si esplorano le relazioni affettive, l’ideale<br />
dell’Io. Gli operatori che si occupano <strong>di</strong> adolescenti devono saper ascoltare,<br />
se possibile, o sapere intuire ciò che la persona sofferente vorrebbe <strong>di</strong>re<br />
attraverso lo sguardo, il silenzio, il contatto manuale, il rapporto<br />
strumentale; accettare, essere comprensivi ma autorevoli; cercare <strong>di</strong><br />
mantenere comunque il contatto ma non imporlo e curare sempre che ci sia<br />
una richiesta specifica <strong>di</strong> aiuto; non farsi coinvolgere in scelte che non hanno<br />
senso me<strong>di</strong>co; lasciare spazio all’interrogativo <strong>di</strong> senso ma non essere<br />
moralisti; non farsi coinvolgere in richieste affettive del paziente e saperle<br />
leggere; non escludere la famiglia ma rispettare le esigenze <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualità e<br />
<strong>di</strong> segretezza del giovane, creando degli spazi d’ascolto in<strong>di</strong>viduali;<br />
strutturare il rapporto con regole precise, saper tollerare le eventuali<br />
frustrazioni; essere sempre attento alle conoscenze e allo stu<strong>di</strong>o del mondo.<br />
Il problema portato dall’adolescente si inserisce in una struttura a quattro<br />
<strong>di</strong>mensioni:<br />
Risorse;<br />
• Punti <strong>di</strong> forza;<br />
• Minacce;<br />
• Problemi.<br />
Nel suo problema ci può essere il tentativo <strong>di</strong> risolvere un altro problema.<br />
Per esempio il volere tornare bambini per avere l’attenzione del padre che si<br />
sente lontano e impossibile, oppure un conflitto fra il senso <strong>di</strong> autonomia e<br />
gli oggetti d’amore (genitori).<br />
CENNI DI STORIA SEMITICA.<br />
Circa <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> prima <strong>di</strong> Cristo, dalle tenebre della preistoria, venne fuori<br />
un bagliore <strong>di</strong> civiltà: era quella dei Sumeri. Essi vivevano nella terra <strong>di</strong><br />
Sumer, una regione situata nella parte meri<strong>di</strong>onale dell’o<strong>di</strong>erna Mesopotamia,<br />
fra il Tigri e l’Eufrate. Vestivano con pelli <strong>di</strong> pecora, lavoravano il bronzo,<br />
avevano escogitato un ingegnoso sistema per irrigare i campi, adoravano<br />
delle <strong>di</strong>vinità. C’era pure un eroe nazionale, il giovane Gigalmesh, il mitico re,<br />
cui si attribuiva la costruzione delle gigantesche mura <strong>di</strong> cinta della città <strong>di</strong><br />
Uruk. Questi, rivolgendosi ad Ea, <strong>di</strong>ce: >(Dal Poema <strong>di</strong> Gigalmes).
Intorno al 2500 a.C. i Semiti ( dal nome biblico Sem ), noma<strong>di</strong> provenienti<br />
dalle steppe dell’ovest, si infiltrarono nella terra <strong>di</strong> Sumer( Mesopotamia<br />
inferiore ) e a seconda delle sfere <strong>di</strong> influenza presero il nome <strong>di</strong> Acca<strong>di</strong>,<br />
Assiri, Babilonesi, Aramei, Ebrei, Arabi. Furono detti Cananei coloro che<br />
durante la migrazione dalla Penisola Arabica si stabilirono nella regione siro<br />
palestinese che va sotto il nome <strong>di</strong> Canaan. Intorno al 1200 a.C. l’ondata dei”<br />
popoli del mare” ( Achei,Tirreni, Siculi, Lici ) esercitò la sua influenza sulle<br />
popolazioni della zona. Si ebbe una sorta <strong>di</strong> fusione con i cananei che<br />
abitavano la regione che corrisponde all’o<strong>di</strong>erno Libano, questa determinò la<br />
comparsa <strong>di</strong> un nuovo popolo con tratti caratteristici: i Fenici. Essi li<br />
conservarono per secoli, grazie anche alla particolare conformazione del<br />
territorio, stretto fra le montagne e il mare, che costituiva una sorta <strong>di</strong><br />
barriera all’influenza <strong>di</strong> altri popoli. I Fenici dovettero aguzzare l’ingegno<br />
per sfruttare quell’elemento misterioso e nello stesso tempo affascinante<br />
che si stendeva innanzi a loro: il mare. Svilupparono l’arte della navigazione<br />
e del commercio, che li portò a fondare numerose colonie, anche a miglia e<br />
miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla loro patria <strong>di</strong> origine. Una <strong>di</strong> queste fu Cartagine.<br />
…una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> gente - forse trecentomila, forse quattrocentomila<br />
persone - viveva stipata in una striscia <strong>di</strong> terra, parte <strong>di</strong> una lunga e stretta<br />
penisola che come una freccia penetrava nel molle ventre del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Ciò ne faceva una delle metropoli più caotiche e affollate <strong>di</strong> tutti i tempi. La<br />
plebe abitava in umili case, alte anche sei piani, tuguri senza finestre, che<br />
prendevano aria da una corte interna; i nobili, invece, stavano in lussuose ed<br />
ampie <strong>di</strong>more ad un solo piano con ombrosi spazi e fontane… La vita si<br />
svolgeva frenetica… sotto larghi teli bianchi… e su tappeti stesi per terra, si<br />
trovavano tutti i generi <strong>di</strong> mercanzie… drappi <strong>di</strong> porpora, vasi <strong>di</strong> argilla,<br />
spugne, giare, vasi <strong>di</strong> vetro, gioielli d’ambra e d’oro, cesti ricolmi <strong>di</strong> frutta e<br />
<strong>di</strong> pesci, lame <strong>di</strong> bronzo e legni pregiati. I ven<strong>di</strong>tori invogliavano i passanti a<br />
comprare e le loro grida si mescolavano al brusio che faceva da sottofondo,<br />
in quel luogo così animato, al belato degli agnelli e allo starnazzare delle<br />
oche<br />
(Da <strong>Antonio</strong> <strong>Licari</strong>, Hiram il fenicio,Ed Ila Palma). Fondata da un gruppo <strong>di</strong><br />
fuoriusciti <strong>di</strong> Tiro, <strong>di</strong>venne poi una grande potenza non solo marittima, ma<br />
anche territoriale e con caratteristiche proprie, pur conservando sempre le<br />
tra<strong>di</strong>zioni originali.<br />
TERRITORIO E ORGANIZZAZIONE SOCIALE.<br />
I fenici abitavano la stretta fascia costiera ad occidente dei monti del<br />
Libano, fra il golfo <strong>di</strong> Alessandria a nord e il monte Carmelo a sud. Le<br />
comunicazioni fra le città erano spesso impossibili per via <strong>di</strong> terra, a causa<br />
dei monti che spesso sporgono a<br />
strapiombo sul mare.
Le popolazioni <strong>di</strong> questa zona, pur avendo dei tratti caratteristici, non<br />
persero mai del tutto la loro impronta semitica che si estrinsecò nel campo<br />
dell’organizzazione dello stato, della religione, della vita sociale e del <strong>di</strong>ritto.<br />
Il potere politico era nelle mani <strong>di</strong> composite e solide famiglie mercantili. A<br />
Cartagine, per esempio, esisteva una sorta <strong>di</strong> senato, “ il consiglio dei cento”,<br />
che eleggeva due capi <strong>di</strong> stato, “i suffeti”. … Nell’e<strong>di</strong>ficio del consiglio dei<br />
cento ci furono scintille… Ciascuna delle due fazioni cercava <strong>di</strong> far pendere a<br />
proprio favore l’ago della bilancia, usando tutte le astuzie dell’arte<br />
oratoria(Da Hiram il fenicio, Ed.ILA PALMA). I suffeti erano i magistrati<br />
supremi, in una <strong>di</strong>archia analoga a quella dei consoli romani, ma senza poteri<br />
militari, scelti per merito e non per anzianità fra le famiglie più eminenti;<br />
duravano in carica un anno, convocavano e presiedevano il senato, decidevano<br />
delle leggi da proporre alla pubblica approvazione. Il potere legislativo<br />
spettava al consiglio dei cento, composto da esponenti della nobiltà eletti a<br />
tempo prefissato, cui spettava legiferare, <strong>di</strong>rigere la politica estera,<br />
ricevere gli ambasciatori, decidere la pace e la guerra. All’interno del senato<br />
venivano designate varie commissioni <strong>di</strong> cinque membri ( le pentarchie), non<br />
retribuite ma incaricate <strong>di</strong> seguire importanti settori dell’attività <strong>di</strong> governo<br />
e destinate a restare in carica più a lungo dei senatori. Ad essi spettava<br />
eleggere i suffeti ed i comandanti delle armate. In caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>saccordo si<br />
ricorreva all’assemblea dei citta<strong>di</strong>ni che esercitava così la piena sovranità.<br />
Non esisteva un’aristocrazia terriera. Si trattava <strong>di</strong> una società “borghese”,<br />
un patriziato <strong>di</strong> ricchi commercianti.<br />
Gli uomini si <strong>di</strong>stinguevano in nobili, plebei e schiavi. Liberi e con pieni <strong>di</strong>ritti<br />
erano soltanto i nobili. I bassi lavori venivano sbrigati da impiegati, gli infimi<br />
dagli schiavi. Altro ceto molto influente era quello dei sacerdoti … aveva il<br />
viso affilato, il naso aquilino e due occhietti piccoli piccoli e furbi,<br />
sfuggenti…(da Hiram il fenicio,Ed.ILA PALMA) i quali, oltre all’autorità in<br />
campo religioso, avevano un peso determinante nel commercio; i templi<br />
infatti avevano vasti posse<strong>di</strong>menti che essi davano a garanzia a chi<br />
prestasse loro del denaro, che a sua volta veniva reinvestito. In pratica<br />
funzionavano come banche e ai sacerdoti si deve il forte sviluppo del<br />
commercio. L’attività della zecca ericina ebbe inizio dopo il 480 a.C., con la<br />
coniazione <strong>di</strong> monete d’argento effigianti il cane cirneco.<br />
La classe dei guerrieri era costituita quasi sempre da mercenari che una<br />
volta portato a termine il loro compito venivano licenziati. Pure gli artigiani<br />
erano molto apprezzati.<br />
La posizione della donna era assai elevata. …Asenet l’aspettava <strong>di</strong>stesa su<br />
un letto coperto da pelli morbide e preziose… i capelli corvini… i suoi occhi<br />
scuri e penetranti erano messi in risalto dai belletti che faceva giungere<br />
dall’Egitto. Stava accarezzando un gatto pacifico e mite, molto bello, il cui
pelo rizzandosi si gonfiava; sotto le sue <strong>di</strong>ta s’allargava mettendo in evidenza<br />
il fondo scintillante, bianco come il latte(Da Hiram il fenicio, Ed.ILA<br />
PALMA). Essa godeva dell’in<strong>di</strong>pendenza giuri<strong>di</strong>ca, potendo appellarsi<br />
<strong>di</strong>rettamente al tribunale per chiedere giustizia. Non le erano precluse le più<br />
alte cariche del potere ( ricor<strong>di</strong>amo Didone a Cartagine ). Le tasse venivano<br />
pagate in argento o in natura.<br />
Le famiglie erano composte in me<strong>di</strong>a da 15 persone. Grazie all’alfabeto i<br />
bambini imparavano a leggere e scrivere nello spazio <strong>di</strong> un anno. … Viveva<br />
non <strong>di</strong>stante dalla bettola uno scriba <strong>di</strong> nome Reshef, uomo facoltoso e<br />
potente, <strong>di</strong> grande cultura, esperto anche <strong>di</strong> pratiche me<strong>di</strong>che e riti magici…<br />
fu a quell’uomo che… pensarono <strong>di</strong> affidare il bambino…(Da Fuochi nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI). La cultura fenicia raggiunse una sua<br />
autonomia a partire dall’età del ferro quando si <strong>di</strong>ffuse come materiale <strong>di</strong><br />
scrittura il papiro. Era strettamente legata a problemi pratici particolari e<br />
non animata da esigenze teoretiche e scientifiche. Delle minoranze<br />
privilegiate si de<strong>di</strong>cavano per intero allo stu<strong>di</strong>o, ai pensieri più ar<strong>di</strong>ti ed alle<br />
gran<strong>di</strong> creazioni della poesia e della scienza. Molti <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>ventavano<br />
“scribi” dell’amministrazione. Già dal IV-V secolo fra i giovani era <strong>di</strong>ffuso<br />
l’insegnamento del greco. Si alimentavano con cereali, latte <strong>di</strong> capra, carni <strong>di</strong><br />
montone e bovine, datteri, semi <strong>di</strong> pistacchio, pesce fresco e salato, ma<br />
rifuggivano per <strong>di</strong>vieto religioso le carni suine. Gra<strong>di</strong>ti erano l’olio <strong>di</strong> oliva e<br />
il vino. … Attaya stava cuocendo il pane nella “tabuna”…mangiarono del pane<br />
appena cotto accompagnandolo con olive ver<strong>di</strong>(Da Fuochi nel me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Ed.SPIRAGLI).<br />
Lungo le coste del Me<strong>di</strong>terraneo possedevano numerose basi e colonie. Esse<br />
erano quasi sempre in posizione strategica e con caratteristiche territoriali<br />
tali da renderli inconfon<strong>di</strong>bili: si trattava <strong>di</strong> baie ben riparate dai venti, con<br />
acque calme e basse, facilmente <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili in caso <strong>di</strong> attacco nemico. … Lo<br />
scirocco sibilava impetuoso sollevando spruzzi <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da schiuma su quel<br />
tratto <strong>di</strong> mare, nei pressi <strong>di</strong> Lilibeo. Delimitato ad Est dalla costa siciliana e<br />
a Ovest da un’isola che si estende molto in lunghezza, quasi a chiuderlo,<br />
lasciando solo a Nord e a Sud due aperture. La vegetazione, nonostante le<br />
scarse precipitazioni,… vi cresceva rigogliosa, come se un pittore si fosse<br />
<strong>di</strong>vertito a dare delle pennellate <strong>di</strong> verde sul mare che cambiava colore a<br />
seconda della posizione del sole e delle variazioni del clima… l’isola era<br />
circondata da granitiche mura… al “Cothon”… un gran numero <strong>di</strong><br />
imbarcazioni<br />
non più lunghe <strong>di</strong> quattro cinque metri, costruite con legno <strong>di</strong> ulivo,<br />
entravano e uscivano dall’ingresso del porticciolo, spinte a remi…<br />
trasportavano merci… da navi ancorate al largo che, a causa del basso<br />
fondale, non potevano entrare in porto… dal pontile quelle stesse
imbarcazioni ripartivano cariche <strong>di</strong> altre mercanzie(Da Fuochi nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI).<br />
La religione non ebbe caratteri salienti. Era fondata sul culto primario <strong>di</strong> una<br />
triplice <strong>di</strong>vinità: anzitutto Baal, il signore del Cielo, una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>o padre e<br />
protettore; poi Baalat o Astarte o Tanit, la dea della fecon<strong>di</strong>tà e<br />
dell’abbondanza; infine un giovane <strong>di</strong>o figlio, che moriva e rinasceva secondo<br />
il ciclo annuale delle stagioni. I Fenici credevano nell’Al<strong>di</strong>là e offrivano<br />
sacrifici umani, bruciando nel tophet, un’area sacra recintata all’aperto,<br />
molti teneri fanciulli.<br />
Il sacrificio umano, ”molk”, era contemplato dalle loro leggi poiché da esso<br />
derivava una fonte <strong>di</strong> benessere per tutta la comunità. I giovani immolati non<br />
erano solo un sacrificio agli dei, ma veri e propri ambasciatori . Si trattava<br />
quasi sempre <strong>di</strong> prigionieri ed era pure previsto, col consenso dei sacerdoti,<br />
la sostituzione della vittima con animali ( principio del “Molchomor”). A volte,<br />
le vittime umane venivano consegnate dalle stesse famiglie liete per il<br />
bellissimo futuro dei loro <strong>di</strong>scendenti considerati degli eletti.<br />
Si trattava <strong>di</strong> olocausti in cui la vittima veniva immolata nei tophet, sorta <strong>di</strong><br />
santuari all’aperto, e fatta bruciare completamente in onore della dea Tanit<br />
o del <strong>di</strong>o Baal-Hammon. Per i fenici, colui che sapeva <strong>di</strong> aver commesso delle<br />
malvagità offriva alla <strong>di</strong>vinità dalla quale credeva <strong>di</strong> aver meritato la morte,<br />
in sostituzione della propria persona, un’altra vita, o molte altre vite.<br />
Col sacrificio umano non solo veniva dato alle fiamme un corpo, ma allo<br />
stesso tempo anche un’anima umana <strong>di</strong>ventava bottino della <strong>di</strong>vinità. Qualora<br />
si ipotizzava che una <strong>di</strong>vinità avesse preso <strong>di</strong> mira lo Stato onde portarlo alla<br />
rovina, non si doveva indugiare a offrire vite umane, in modo che il <strong>di</strong>o<br />
a<strong>di</strong>rato potesse scaricare tutta la sua ira sul corpo <strong>di</strong> pochi. Al sacrificio<br />
umano si collegava anche l’idea del riscatto e del tornaconto personale.<br />
Tutte le prevaricazione ei misfatti che avevano potuto destare il<br />
malcontento della <strong>di</strong>vinità dovevano dalla comunità sacrificante essere<br />
trasmessi ad una sola persona, e venire espiati con la morte <strong>di</strong> essa. Per<br />
ottenere un buon raccolto o per vincere una guerra venivano sacrificate agli<br />
dei schiere <strong>di</strong> giovani prigionieri, onde spartirsi con la <strong>di</strong>vinità il bottino.<br />
LA LINGUA, LA SCRITTURA.<br />
La lingua semitica era molto vicina all’ebraico parlato dagli Israeliti, e al<br />
moabitico. Insieme all’ aramaico e al siriaco questa famiglia costituisce il<br />
gruppo semitico settentrionale, <strong>di</strong>stinto dal gruppo semitico orientale<br />
(assiro e babilonese ) e dal semitico meri<strong>di</strong>onale (arabo ). L’alfabeto era<br />
composto da 22 consonanti che esprimevano mirabilmente i suoni della<br />
lingua, mentre le vocali non esistevano. Per scrivere era correntemente<br />
usato il corsivo. Grande era l’utilità <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> testi scritti poiché,<br />
come <strong>di</strong>ssero più tar<strong>di</strong> i latini, “verba volant sed scripta manent”. Si<br />
tenevano registri <strong>di</strong> carico e scarico merci, si annotavano i tributi, si
inviavano lettere a sovrani e governatori. Agli dei si innalzavano preghiere<br />
incise su stele e, sui sarcofagi, si implorava la pietà dei viventi. Libri<br />
confezionati a mano con papiro e pelle <strong>di</strong> montone raccoglievano le opere<br />
letterarie che venivano conservate in biblioteche, come la grande biblioteca<br />
punica <strong>di</strong> Cartagine. I Fenici, dovunque andassero, conservarono la loro lingua<br />
e la loro scrittura, sebbene, naturalmente, sorgessero colo tempo<br />
cambiamenti e forme <strong>di</strong>alettali nelle varie regioni da loro occupate. Anche i<br />
caratteri subirono dei cambiamenti, sia pure non molto importanti. La lingua<br />
fenicia si estinse prima nella madrepatria dove fu sostituita dall’aramaico e<br />
dal greco durante l’epoca ellenistica,m che nelle colonie occidentali.<br />
Iscrizioni in neo-punico si ripetono fino al III secolo d.C. e i primi Padri,<br />
specialmente S.Agostino, <strong>di</strong>cono che la lingua punica esisteva ancora ai loro<br />
tempi in Nord Africa, almeno sotto forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletto. Alcuni stu<strong>di</strong>osi<br />
sostengono che ci sono elementi fenici nel <strong>di</strong>aletto sardo e nel maltese<br />
moderno.<br />
Assieme ad altre lingue semitiche ebbe a lungo una posizione predominante<br />
nel Vicino Oriente. Anche quando ci fu una penetrazione <strong>di</strong> lingue straniere<br />
come l’hittita o l’hurrita prima o durante il secondo millennio, esse non<br />
riuscirono mai a soppiantare la lingua semitica, che si è conservata in quella<br />
zona fino a <strong>oggi</strong>, prima nell’aramaico e nei <strong>di</strong>aletti affini, <strong>oggi</strong> nell’arabo.<br />
Nella tarda età del bronzo i Fenici stavano creando la loro scrittura<br />
alfabetica, probabilmente derivata da un’altra affine alla geroglifica<br />
egiziana usata nel Sinai nella prima metà del II millennio a.C. questa era una<br />
scrittura verticale. Alcune iscrizioni, trovate negli strati della me<strong>di</strong>a e tarda<br />
età del bronzo a Biblo e altrove, potrebbero essere interme<strong>di</strong>e tra questa<br />
scrittura egiziana e l’alfabeto fenicio nella sua forma definitiva, il cui primo<br />
esempio a noi noto è forse rappresentato dalle due righe <strong>di</strong> testo sulla bara<br />
<strong>di</strong> Ahiram (X secolo a.C.).<br />
La forma delle lettere fenicie era completamente standar<strong>di</strong>zzata al più<br />
tar<strong>di</strong> nel X secolo a.C. e questa forma venne portata in occidente dai<br />
colonizzatori garantendo così che non ci sarebbero state <strong>di</strong>fferenze nella<br />
scrittura dovunque essa venisse usata.<br />
LA FAMIGLIA.<br />
La famiglia aveva una organizzazione patriarcale ed era caratterizzata dalla<br />
poligamia e dalla schiavitù. Generale <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> schiatta era la<br />
circoncisione dei maschi. Un fanciullo restava in famiglia fino all’età <strong>di</strong> 7<br />
<strong>anni</strong>, dopo poteva essere affidato ad un sacerdote o ad un adulto fino a 18<br />
<strong>anni</strong>; col tempo poteva anche egli <strong>di</strong>ventare sacerdote o intraprendere<br />
un’attività. Si sposava all’età <strong>di</strong> 30 <strong>anni</strong>. Le fanciulle venivano affidate alle<br />
prostitute sacre fino al menarca. Per sposarsi con un uomo della medesima<br />
comunità, dovevano re<strong>di</strong>mersi dal <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sovranità dal <strong>di</strong>o che aveva<br />
cagionato la loro maturazione. Per farlo la vergine si offriva, per una
icompensa in denaro, ad un uomo estraneo alla schiatta (prostituzione<br />
sacra). … nel recinto sacro… s’erano radunate alcune fanciulle che portavano<br />
in capo corone <strong>di</strong> corda. Alcuni forestieri… s’aggiravano fra le donne. Ogni<br />
tanto qualcuno gettava del denaro nel grembo <strong>di</strong> una <strong>di</strong> queste che subito<br />
s’alzava allontanandosi con l’ignoto visitatore(Da Fuochi nel Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Ed.SPIRAGLI). Presso i semiti fu mantenuta l’idea che il possesso della<br />
<strong>di</strong>scendenza fosse alla base <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> continuazione personale della<br />
propria esistenza. Il nipote riceveva <strong>di</strong> regola il nome del nonno. La<br />
prosperità dei bambini si riconosceva dal favore <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità come si<br />
manifesta nei nomi <strong>di</strong> persona: Annibale - grazia <strong>di</strong> Baal, Asdrubale - con<br />
l’aiuto <strong>di</strong> Baal, Amilcare - servo <strong>di</strong> Melkart, Batbaal - figlio <strong>di</strong> Baal.<br />
Matrimoni tra fratello e sorella erano permessi, ma avvenivano soltanto se<br />
nella linea femminile era ere<strong>di</strong>tario un <strong>di</strong>ritto che la maschile non possedeva.<br />
La comunità si considerava come una gens (‘Am), popolo a sé. Si <strong>di</strong>ce Sidonii<br />
e non gente <strong>di</strong> Sidone.<br />
Il padre doveva essere onorato dai figli così come la madre, che aveva<br />
<strong>di</strong>ritto sulla prole. Essi dovevano essere sostenuti durante la vecchiaia.<br />
La donna lavorava lana e lino con le mani, si alzava prestissimo per preparare<br />
il cibo alla famiglia, dava or<strong>di</strong>ni alle domestiche, sorvegliava l’andamento<br />
della casa. Il marito si riuniva con gli altri del paese alle porte della città.<br />
GIOVANI DI <strong>3000</strong> ANNI.<br />
I fanciulli trascorrevano la prima e la seconda infanzia in casa affidati alle<br />
cure materne. All’età <strong>di</strong> sette <strong>anni</strong> essi, in base al loro ceto sociale, venivano<br />
consegnati ad un adulto che si occupava della loro educazione. Costui poteva<br />
essere un sacerdote, uno scriba, un marinaio, un artigiano, un agricoltore. I<br />
figli degli schiavi restavano nella loro con<strong>di</strong>zione a meno che i genitori non<br />
riuscivano a riscattarsi. Poco ambita era la carriera militare. I ragazzi<br />
restavano con i loro maestri fino all’età <strong>di</strong> 18 <strong>anni</strong> ( anche i figli dei re ),<br />
dopo potevano cominciare un’attività.<br />
Se sceglievano il sacerdozio venivano aggregati ad un tempio, dove<br />
svolgevano mansioni specifiche. Altri intraprendevano il mestiere dello<br />
scriba. … Reshef stava seduto su una panca <strong>di</strong> legno d’ulivo in una stanza<br />
molto aperta al sole sul cui pavimento, a mosaico, si potevano osservare<br />
scene <strong>di</strong> caccia. Gli stavano attorno, seduti su una pelle <strong>di</strong> leone, alcuni<br />
<strong>di</strong>scepoli che lo ascoltavano con attenzione.(Da Fuochi nel Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Ed.SPIRAGLI), ma dovevano conoscere molto bene l’alfabeto, i libri<br />
sapienziali, il poema epico nazionale, la saga <strong>di</strong> Gigalmesch: GIG. > ENKIDU Non te lo <strong>di</strong>rò, amico mio, non te lo <strong>di</strong>rò. Se ti <strong>di</strong>cessi il<br />
regolamento della terra che conosco, tu ti siederesti e piangeresti>>. GIG. >(Dal Poema <strong>di</strong> Gigalmes). Veniva insegnata
la modestia, l’ospitalità, era tenuta in grande considerazione la sapienza …Gli<br />
insegnò i primi ru<strong>di</strong>menti della scrittura e della lettuta…gli <strong>di</strong>sse del grande<br />
potere che deriva dalla conoscenza… E un’altra cosa gli <strong>di</strong>sse che doveva<br />
sempre tenere come un bene supremo: la libertà.(Da Fuochi nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI).<br />
Nel campo dell’architettura ebbero gran<strong>di</strong> maestri che eccelsero nella<br />
costruzione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa muraria, <strong>di</strong>ghe città e templi.<br />
L’arte marinara veniva insegnata a chi voleva intraprendere il <strong>di</strong>fficile<br />
compito della navigazione.<br />
Ambite erano le tecniche della lavorazione del vetro, dei metalli, della<br />
porpora, quelle per l’estrazione dei minerali. … Si trovarono d’un colpo nel<br />
quartiere industriale, dove i vasai con le loro abili mani modellavano l’argilla<br />
che plasmata veniva introdotta nella “tabuna”, un forno <strong>di</strong> pianta circolare,<br />
costruito attorno ad un asse verticale… artigiani fondevano in un crogiolo dei<br />
lingotti <strong>di</strong> vetro per farne ornamenti(Da Fuochi nel me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Ed.SPIRAGLI). Alcuni si de<strong>di</strong>cavano all’agricoltura stu<strong>di</strong>ando su trattati <strong>di</strong><br />
cui ancor <strong>oggi</strong> abbiamo documenti.<br />
Le fanciulle restavano sotto l’ala protettiva della madre fino al menarca , poi<br />
affidate alle prostitute sacre per l’iniziazione. Questo aveva delle finalità<br />
ben precise: generare dei figli più dotati e più forti, aggregazione al gruppo<br />
<strong>di</strong> uno straniero ( non iniziato ) e della <strong>di</strong>vinità a cui le prostitute erano<br />
legate. Sulla vetta del monte Erice (Erech) per esempio c’era un tempio della<br />
dea tutelare “Venere-Astarte”, posta a governo della vegetazione ma<br />
soprattutto della fecon<strong>di</strong>tà umana. Mille donne fra le più belle <strong>di</strong> Erice e<br />
della Sicilia erano consacrate alla dea: loro erano le sacerdotesse addette al<br />
sentimento religioso della prostituzione sacra, dette veneree.<br />
In alcun casi anche giovani maschi votati alla <strong>di</strong>vinità si sottoponevano alla<br />
pederastia passiva sempre avendo come finalità l’aggregazione alla <strong>di</strong>vinità.<br />
Trascorrevano il tempo libero presso i templi, con giochi canti e musiche. I<br />
luoghi erano costeggiati da boschi <strong>di</strong> querce, albero gra<strong>di</strong>to ai numi, mentre<br />
perennemente accesi stavano dei falò, faro per le genti che da ogni dove<br />
potevano vederlo. Non era raro poter osservare, nelle vicinanze del Tophet<br />
<strong>di</strong> Mozia, fanciulli e fanciulle che all’approssimarsi del crepuscolo si<br />
radunavano all’aperto. Come sfondo avevano il sole che rosseggiante si<br />
nascondeva <strong>di</strong>etro le Ega<strong>di</strong>, mandando bagliori rossastri nel cielo terso che<br />
<strong>di</strong>ventava rosa, lo specchio della laguna ne rifletteva i colori e il vento<br />
placato liberava gli uccelli in volo. I loro versi si mescolavano con il brusio<br />
delle vecchie, le risate squillanti della fanciulle, l’abbaiare dei cirnechi<br />
festosi <strong>di</strong>etro i loro padroni. Saltèri, timpani, sistri e cémbali cominciavano a<br />
vibrare in quell’atmosfera <strong>di</strong>afana mentre i giovani si abbandonavano alle<br />
danze.<br />
Sulla vetta del monte Erice, nelle vicinanze del tempio <strong>di</strong> Astarte,
costeggiato da boschi <strong>di</strong> querce, la frescura leniva il caldo dei fedeli. Essi<br />
offrivano doni e sacrifici sulle molteplici are che circondavano il simulacro<br />
della dea. Attorno al falò, acceso perennemente, le veneri coperte <strong>di</strong> vesti<br />
bianche danzavano per allietare i visitatori.<br />
I maschi vestivano corte tuniche tenute in vita da una cintura <strong>di</strong> crine, senza<br />
copricapo. La tunica <strong>di</strong> lino a volte era lunga e <strong>di</strong> colore bianco. Le fanciulle<br />
indossavano dei vestiti più variopinti <strong>di</strong> derivazione siriana o egiziana, si<br />
ornavano con collane e pendenti <strong>di</strong> vetro colorato o d’oro, i capelli, tenuti<br />
secondo la f<strong>oggi</strong>a egizia fermati da <strong>di</strong>ademi. Ai pie<strong>di</strong> sandali allacciati con<br />
legacci. …Portava un lungo abito bianco con ricami d’oro, e una sciarpa <strong>di</strong><br />
porpora le scendeva <strong>di</strong> traverso sul seno fino alla vita da dove, annodandosi<br />
su un fianco, proseguiva sino all’orlo del vestito. Sul collo scoperto, colore<br />
avorio, spiccava un pendente d’oro. I capelli neri, folti e ondulati, erano<br />
raccolti <strong>di</strong>etro la nuca e tenuti insieme da spilli d’avorio. I suoi occhi erano<br />
scuri e langui<strong>di</strong>… Al polso portava un bracciale d’oro, <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria<br />
fattura, e ai pie<strong>di</strong> dei sandali greci che ne mettevano in risalto le caviglie.(da<br />
Fuochi nel Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI).<br />
In alcune occasioni i maschi mettevano in testa un copricapo chiamato<br />
“lebbadè”.<br />
Animali <strong>di</strong> compagnia potevano essere i cani, in particolare il cirneco<br />
levrieroide <strong>di</strong> origine orientale, il cigno , i passeri e le colombe.<br />
Fra i fiori erano gra<strong>di</strong>ti le rose, fra le piante il mirto.<br />
MALATTIE E IGIENE<br />
I semiti avevano ben presente il valore della salute al punto che preferivano<br />
un povero <strong>di</strong> aspetto sano e forte a un ricco malato nel suo corpo, il riposo<br />
eterno ad una malattia cronica. I me<strong>di</strong>ci erano tenuti in grande<br />
considerazione, ammirati anche fra i potenti per la loro scienza, con la quale<br />
lenivano il dolore mentre i farmacisti preparavano le miscele.<br />
La statura me<strong>di</strong>a per le donne era <strong>di</strong> circa 155 cm, per gli uomini <strong>di</strong> 165 cm.<br />
Andavano incontro, per le loro abitu<strong>di</strong>ni alimentari ad una precoce usura dei<br />
premolari e soprattutto dei molari e a per<strong>di</strong>ta degli stessi. Scarsa era la<br />
carie poiché consumavano poche sostanze zuccherine. I denti si ammalavano<br />
perché ingerivano poca vitamina D durante la crescita oppure per scarso<br />
assorbimento <strong>di</strong> questa a causa <strong>di</strong> malattie infettive. Andavano incontro<br />
anche a carenza <strong>di</strong> ferro nel corso <strong>di</strong> malattie anemizzanti quali la malaria,<br />
infezioni intestinali e vere e proprie malattie emolitiche. La gravidanza era<br />
un ulteriore rischio <strong>di</strong> andare incontro ad anemia. Frequenti erano le<br />
fratture causate da alcune attività lavorative rischiose. I marinai andavano<br />
incontro allo scorbuto poiché non conoscevano la vitamina C contenuta nella<br />
frutta e nelle verdure, oppure a <strong>di</strong>sidratazione per il caldo e la scarsa acqua.<br />
…aveva il volto arrossato, la pelle arsa e secca; le sue pupille seran fatte<br />
piccole piccole; ansimava… a volte aveva conati <strong>di</strong> vomito.(Da Fuochi nel
Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI).<br />
Elevata era la mortalità infantile e l’età me<strong>di</strong>a arrivava a 30-35 <strong>anni</strong>. Il<br />
parto era una scommessa. Dopo il menarca le fanciulle potevano sposarsi e<br />
quin<strong>di</strong> avere figli. Dato il non completo sviluppo delle strutture deputate al<br />
contenimento ed al passaggio del prodotto del concepimento, in particolare<br />
le ossa del bacino, erano frequenti le complicanze come le lacerazioni, le<br />
emorragie, le sepsi quasi sempre mortali. Anche il neonato subiva traumi al<br />
capo o alle articolazioni e frequenti erano gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> ipossia con d<strong>anni</strong><br />
cerebrali irreversibili quando non mortali.<br />
Diffuse le malattie della pelle, la più terribile delle quali era la lebbra. Per<br />
questa venivano prese delle misure molto severe quali la quarantena in caso<br />
<strong>di</strong> sospetto e l’isolamento dell’ammalato in caso <strong>di</strong> certezza. Non mancavano<br />
tumori, pustole , scottature, ed anche la tigna, della barba o del cuoio<br />
capelluto. Era conosciuta la calvizie.<br />
Fra le malattie veneree molto <strong>di</strong>ffusa la gonorrea, mentre le donne dovevano<br />
soffrire <strong>di</strong> metrorragie.<br />
Fra i <strong>di</strong>sturbi psichici si annoveravano la malinconia e l’insonnia.<br />
I consigli igienici dovevano essere ben presenti fra le classi più abbienti: non<br />
intingere nello stesso piatto dell’ospite, non masticare con voracità,<br />
moderazione a tavola per evitare insonnia, coliche e vomiti, non abusare del<br />
vino. Non mancavano le ferite da arma bianca . …Reshef tamponò la<br />
fuoriuscita <strong>di</strong> sangue servendosi <strong>di</strong> ru<strong>di</strong>mentali pinze <strong>di</strong> metallo. Poi, quando<br />
il sangue si coagulò, le tolse, cospargendo la ferita con un unguento a base<br />
<strong>di</strong><br />
erbe me<strong>di</strong>cinali e cicatrizzanti…con consumata esperienza fasciò la testa…<br />
con bende soffici e resistenti.(da Fuochi nel Me<strong>di</strong>terraneo, Ed.SPIRAGLI).<br />
GIOVANI DI OGGI<br />
Oggi l’adolescenza è considerata un fenomeno della crescita umana. Gli<br />
adolescenti sono <strong>di</strong>verse soggettività, la maggior parte <strong>di</strong> essi non ha<br />
problemi, i maschi <strong>di</strong>fferiscono dalle femmine, le culture determinano<br />
adolescenze <strong>di</strong>verse ma, in un contesto <strong>di</strong> globalizzazione, queste <strong>di</strong>fferenze<br />
sembrano annullarsi. Gli adolescenti vivono il mondo in modo <strong>di</strong>verso dai<br />
bambini e dagli adulti. Essi però corrono dei rischi per la loro salute. Rischi<br />
determinati dal loro comportamento e da quello degli adulti. L’uomo genera<br />
figli perché sia dal punto <strong>di</strong> vista biologico che psicologico costituiscono una<br />
sorta <strong>di</strong> continuità della sua esistenza caduca. Nello stesso tempo egli vede<br />
nei figli, specie nei meno adattati, coloro che lo spingeranno nella tomba,<br />
che minacciano le tra<strong>di</strong>zioni e la cultura acquisite, in ultima analisi la specie<br />
stessa. Ciò determina angoscia esistenziale e spinge i gran<strong>di</strong> a fagocitare i<br />
più giovani che sono anche i più deboli, poiché <strong>di</strong>pendenti economicamente e<br />
psicologicamente da loro. E’ auspicabile però che i giovani d’<strong>oggi</strong> <strong>di</strong>stinguano<br />
fra gli adulti che effettivamente si comportano come un grande macrofago
appresentante le aspirazioni produttive e del free-time: la società<br />
ricca,opulenta e materialista, la <strong>di</strong>scriminazione mercantile dei rapporti<br />
umani, la droga, la guerra, l’aborto, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> senso della vita, e gli adulti<br />
che al contrario si oppongono a questo in<strong>di</strong>rizzo. Essi sono liberi <strong>di</strong> scegliere<br />
le loro figure da idealizzare anche se questa nostra società ne è povera. Ne<br />
hanno le possibilità, basta che cerchino dentro <strong>di</strong> loro le risposte <strong>di</strong> senso.<br />
Alcune in<strong>di</strong>cazioni circa “il sentire dei giovani d’<strong>oggi</strong>” lo ricaviamo dal<br />
sondaggio condotto secondo il “Metodo della proiezione guidata <strong>di</strong> simboli”.<br />
IN un Liceo <strong>di</strong> Marsala, in una classe è stato proposto ai giovani <strong>di</strong> scegliere<br />
dei temi simbolici. Su 24 alunni hanno partecipato in 10 <strong>di</strong> cui 7maschi<br />
e3femmine.<br />
I “temi simbolici” proiettati ad essi sono stati i seguenti.<br />
“La personalità ideale” scelto da:<br />
ROBERTO:…prima <strong>di</strong> stabilire quale sia la personalità ideale, vorrei capire<br />
cosa si intende per ideale: una persona ricca, con una bella macchina, che<br />
ogni due giorni se ne va in giro per il mondo, o ideale è quella persona che<br />
ogni mattina si sveglia alle sei per andare al lavoro, con umiltà, che è<br />
<strong>di</strong>sposto a far la vita da morto <strong>di</strong> fame pur <strong>di</strong> vedere la felicità negli occhi<br />
dei suoi figli. Ciascuno <strong>di</strong> noi vorrebbe essere ricco…quin<strong>di</strong> ideale è il ricco:<br />
persone che perdono il valore della famiglia, che se ne fregano dei figli che<br />
si bucano… quelli che con una carta da cento cambiano una donna a sera…<br />
ideali sono quelli che sfruttano centinaia <strong>di</strong> persone povere, con un salario<br />
talmente basso da non potersi permettere che una gita ogni cinque <strong>anni</strong>.<br />
I valori veri e puri sono stati scaricati e l’ideale è <strong>di</strong>ventato il male. La<br />
personalità <strong>di</strong> ciascuno s’è persa, siamo succubi della massa, seguiamo tutti<br />
qualcuno o qualcosa per paura <strong>di</strong> esprimere ed applicare le nostre idee.<br />
Siamo tutti ex atleti che non hanno più voglia <strong>di</strong> saltare gli ostacoli per<br />
paura del domani… senza capire che così siamo già morti dentro. Oggetti <strong>di</strong><br />
questa realtà. Buona notte mondo.<br />
CARLO:… spero <strong>di</strong> trovare, un giorno, la mia persona ideale. Per ora non ne<br />
vedo. Non ho troppe pretese: dovrebbe sopportarmi, capire le mie paure, i<br />
miei dubbi, le emozioni che suscita in me l’ignoto. Potrebbe essere la<br />
compagna della mia vita, fisicamente attraente, comprensiva al punto giusto,<br />
rispettosa e sincera, anche con dei <strong>di</strong>fetti, altrimenti non sarebbe una<br />
persona ideale ma un <strong>di</strong>o.<br />
GIUSEPPE:… il concetto <strong>di</strong> personalità è definibile dall’uso comune e<br />
dall’esperienza quoti<strong>di</strong>ana. Esso rimanda a quell’insieme <strong>di</strong> caratteristiche<br />
in<strong>di</strong>viduali ( doti intellettive, aspetti del carattere, atteggiamenti, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
essere e <strong>di</strong> agire ) che rendono ben <strong>di</strong>stinta una persona rispetto alle altre.<br />
Cerco da sempre una persona che mi sia d’esempio, da imitare per la sua<br />
personalità: qualcuna l’ho trovata, ma nessuna con la cosiddetta personalità<br />
ideale. Forse non esiste.
Il mio personaggio ideale deve essere semplice, nel modo <strong>di</strong> vestire, nel<br />
modo <strong>di</strong> fare e soprattutto sincero; convinto <strong>di</strong> ciò che fa, sia in politica per<br />
l’affermazione dei suoi ideali sia nella vita privata. Le sue decisioni non<br />
devono trascendere nella prepotenza e deve saper riconoscere i suoi errori,<br />
deve essere controllato nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà senza farsi trascinare<br />
dalle emozioni, le quali vanno vissute. Deve credere in se stesso, nelle<br />
proprie capacità ed avere il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re ciò che pensa, criticando quello<br />
che ritiene sbagliato e applaudendo quello che gli pare giusto. Provare a<br />
emergere senza invi<strong>di</strong>e o gelosie. Avere la capacità <strong>di</strong> spendersi per gli altri.<br />
“Scalare una montagna” da:<br />
MARTA: … è la voglia <strong>di</strong> andare avanti, <strong>di</strong> superare ogni ostacolo, ogni<br />
<strong>di</strong>fficoltà per raggiungere al fine la vetta, momento in cui ci si sente del<br />
tutto realizzati.<br />
LUCA:… penso ad un mondo bianco per la neve che lo ricopre e che mi<br />
circonda mentre in solitario cammino e lo attraverso; sono pesantemente<br />
vestito e grava sulle mie spale un ingombrante zaino. Per proteggermi dal<br />
sole indosso un paio <strong>di</strong> occhiali e mi avvio verso la vetta. Mi servo degli<br />
attrezzi e mentre salgo avverto la fatica, le prime gocce <strong>di</strong> sudore affiorano<br />
sulla mia pelle. Non riesco a vincere la paura del vuoto. Mi sforzo <strong>di</strong> non<br />
guardare giù, per evitare che mi prendano dei capogiri.<br />
Ho fatto male a intraprendere la salita? Potevo evitarla?<br />
Ma sono giunto quasi alla fine ed il contrarsi dei muscoli esprime lo sforzo<br />
nel sostenere il peso del resto del mio corpo. Giunto in cima mi siedo a terra<br />
e bevo una bibita per trovare un po’ <strong>di</strong> ristoro. Del resto non posso fare<br />
altro. Guardo il panorama per poco, perché preferisco sdraiarmi a guardare<br />
il cielo. Non è stato niente <strong>di</strong> particolare questa scalata, potevo evitarla, ma<br />
l’averlo fatto mi da un certo piacere. Adesso scendo e un po’ stanco me ne<br />
ritorno a casa.<br />
LORENZO:… amore per la natura, per l’avventura, voglia <strong>di</strong> raggiungere la<br />
vetta superando qualsiasi ostacolo; ma anche voglia <strong>di</strong> guardare gli altri da<br />
un livello superiore o, semplicemente, <strong>di</strong>verso.<br />
Una volta iniziata la scalata non bisogna fermarsi, continuare è un obbligo<br />
morale, come è un obbligo segnare il tracciato per non cancellare le nostre<br />
fatiche e lasciare agli altri la possibilità <strong>di</strong> fare la stessa esperienza. Se<br />
essa non rimane un fatto fine a se stesso aumentano le motivazioni per<br />
effettuarla. Per esempio condurre più persone lassù, per gioire tutti<br />
insieme.<br />
“Eruzione <strong>di</strong> un vulcano” da:<br />
MAURO:… provo un senso <strong>di</strong> piccolezza, <strong>di</strong> impotenza che mi fa sentire pari<br />
a tutti gli animali, ma anche emozioni che mi rendono <strong>di</strong>verso.<br />
LUCIA:… il vulcano non è solo una grande montagna ma anche qualcosa che<br />
nasconde al suo interno una potenza incre<strong>di</strong>bile, in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere
tutto ciò che incontra, lasciando solo paesaggi desertici. Con la sua<br />
imponenza vuole far sentire la sua presenza e che può decidere della nostra<br />
sorte.<br />
Quando erutta penso a una punizione, a una vendetta della natura contro gli<br />
uomini che non la rispettano; ma è pure uno spettacolo meraviglioso,<br />
gran<strong>di</strong>oso, <strong>di</strong> una bellezza incommensurabile, che fa sognare ad occhi aperti.<br />
Dal deserto, però, possono nascere a nuova vita cose e persone migliori, in<br />
grado <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are agli errori commessi, per raggiungere un equilibrio in cui<br />
uomini e natura coesistono in sintonia.<br />
“UN PRATO” da:<br />
CIRO:…quando mi trovo su un prato mi sento trasportato in un’altra<br />
<strong>di</strong>mensione, solo io con la natura. Provo una sensazione <strong>di</strong> serenità, quella che<br />
non trovo nella nostra società ipertecnologica, nelle persone che mi<br />
circondano. Un prato per uscire dalla gabbia in cui ci vogliono costringere.<br />
MANUELA:…il prato <strong>di</strong> montagna mi fa pensare ad una natura benevola,<br />
quello dei giar<strong>di</strong>ni pubblici mi da serenità. Mi piacciono i prati semplici, senza<br />
fronzoli, morbido e resistente.<br />
CASI CLINICI<br />
PREMESSA<br />
Nuovi orientamenti nell’ermeneutica e nell’epistemologia me<strong>di</strong>ca consigliano<br />
un approccio olistico alla persona sofferente, essendo sempre in agguato,<br />
nell’orientamento meccanicistico della scienza positivista, il rischio <strong>di</strong><br />
ridurre il paziente al “problema” portato.<br />
Abbiamo cercato <strong>di</strong> affrontare i casi clinici tenendo presente le interazioni<br />
esistenti fra spirito, mente e corpo, dando valore alla persona umana nel suo<br />
complesso, secondo le ricerche <strong>di</strong> psiconeuroendocrinoimmunologia.<br />
IL CASO DI FLORA.<br />
L’apparato car<strong>di</strong>ovascolare, per le strette connessioni esistenti fra le sue<br />
peculiari funzioni e le influenze che su esso esercitano il sistema nervoso<br />
centrale e periferico, gli ormoni ed il sistema immunitario, si presta<br />
mirabilmente a tale scopo.<br />
Abbiamo avuto modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarlo quando è venuta alla nostra osservazione<br />
una giovane <strong>di</strong> 22 <strong>anni</strong> con un “problema” car<strong>di</strong>aco.<br />
Flora attraversò la porta dello stu<strong>di</strong>o in una soleggiata mattina <strong>di</strong> Maggio, <strong>di</strong><br />
quelle che si vedono solo in Sicilia. La stanza era inondata dalla luce. La<br />
ragazza, carina ma <strong>di</strong> statura bassa, occhi scuri, capelli neri e lisci, aveva<br />
un’aria triste, alquanto <strong>di</strong>messa. Era accompagnata dalla madre, una casalinga<br />
<strong>di</strong> 50 <strong>anni</strong> da tempo sofferente per una grave forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete che si era<br />
complicato con un infarto del miocar<strong>di</strong>o. MEDICO : Come va, signora?<br />
MADRE: Siamo qua per Flora.<br />
Il me<strong>di</strong>co spostò lo sguardo sulla ragazza la quale, ancora in pie<strong>di</strong>, restava<br />
tacitamente assorta. Pur essendo <strong>di</strong> bassa statura era simpatica, ma
empaticamente mandava dei messaggi con lo sguardo, con le mani giunte sul<br />
grembo non osava sedersi. Era lei da attenzionare, lei che portava un<br />
problema.<br />
MEDICO:Vuoi spiegarmi tu il motivo? meglio?<br />
FLORA:Da qualche settimana mi sento il cuore in gola.<br />
MEDICO:Questo fasti<strong>di</strong>o ha qualche relazione con sforzi, con il cibo, con il<br />
ciclo mestruale? Viene in determinate ore della giornata? Quanto dura?<br />
FLORA: Giunge in qualsiasi momento, senza preavviso, la durata è variabile<br />
ma sempre nell’ambito dei minuti. L’avverto anche <strong>di</strong> notte.<br />
Mentre parlava si stringeva la gola con la mano, ad in<strong>di</strong>care la sensazione che<br />
avvertiva. In quel momento soffriva. Dibattuto tra la necessità <strong>di</strong> mettere<br />
da parte il problema e la possibile presenza <strong>di</strong> una malattia organica , il<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>ede fondo alle sue risorse empatiche e cliniche. L’osservazione e<br />
una breve anamnesi familiare e personale portavano ad escludere una<br />
car<strong>di</strong>opatia o influenze negative <strong>di</strong> altri organi sul cuore. La relazione che<br />
s’era stabilita tranquillizzava entrambi, la necessità <strong>di</strong> dare una risposta<br />
imme<strong>di</strong>ata fece proprendere per una delicata richiesta.<br />
MEDICO: Ti dovrei visitare.<br />
Lei si sottopose volentieri alla visita. Mentre metteva in opera le conoscenze<br />
semeiologiche il me<strong>di</strong>co cominciò ad esplorare il suo mondo. Chiese del padre,<br />
un uomo con un lavoro precario poco presente, se avesse dei fratelli. Lei<br />
parlò con <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> una sorella più grande già sposata , della madre poche<br />
parole da cui emergeva un fasti<strong>di</strong>o per le ansie che questa scaricava in<br />
maniera più o meno consapevole su <strong>di</strong> lei. Non c’erano amicizie solide ed<br />
importanti, non una religiosità significativa. Nel frattempo procedeva<br />
l’esame clinico.<br />
La P.A. era <strong>di</strong> 110/70 mm Hg. I toni car<strong>di</strong>aci chiari e ritmici, le pause libere.<br />
Nulla emerse a carico <strong>di</strong> altri apparati.<br />
Una normalissima ragazza senza grosse risorse, ma con un problema<br />
evidente che la bloccava. Il suo punto <strong>di</strong> forza poteva essere la fiducia nel<br />
me<strong>di</strong>co che la stava attenzionando, alla cui risposta era legato il suo futuro<br />
<strong>di</strong> donna: possibilità <strong>di</strong> lavorare, <strong>di</strong> crearsi una famiglia, <strong>di</strong> avere dei figli.<br />
Aveva bisogno <strong>di</strong> certezze, bisognava dargliele anche a costo <strong>di</strong> ricorrere<br />
agli esami strumentali.<br />
MEDICO: Secondo me sei sana come un pesce. Tuttavia, potremmo<br />
completare il consulto con un tracciato elettrocar<strong>di</strong>ografico.<br />
FLORA: Sarebbe la prima volta.<br />
Il me<strong>di</strong>co guardò per un istante la madre che acconsentì.<br />
L’ECG non evidenziava alterazioni: frequenza car<strong>di</strong>aca (FC), conduzione<br />
atrioventricolare e intraventricolare, asse elettrico, onde e complessi erano<br />
tutti nella norma, come pure la ripolarizzazione ventricolare.<br />
A questo punto il me<strong>di</strong>co chiese:
Parlami <strong>di</strong> te.<br />
Si notò sul monitor dell’elettrocar<strong>di</strong>ografo un incremento della frequenza<br />
car<strong>di</strong>aca che venne registrata su carta. La FC dai 60 b/m’ basali ebbe un<br />
incremento a 74 b/m’ e poi ad 82 b/m’, l’intervallo P-R si accorciò da 0,18 a<br />
0,12 sec, il Q-T da o,40 a 0,38 sec e comparve pure un’extrasistole<br />
sopraventricolare.<br />
FLORA: Non lavoro, aspetto qualche occasione.<br />
MEDICO: Ti posso assicurare che sei in buona salute.<br />
Il suo viso si rasserenò ed anche la madre tirò un sospiro <strong>di</strong> sollievo. La<br />
speranza reciproca era che Flora non avrebbe più avuto quella brutta<br />
sensazione <strong>di</strong> “cuore in gola” e, nella peggiore delle ipotesi, gli avrebbe dato<br />
il giusto significato. Fino ad <strong>oggi</strong> non ha più manifestato quei fasti<strong>di</strong>osi<br />
sintomi che la facevano stare in ansia assieme ai suoi familiari.<br />
Questo caso <strong>di</strong>mostra come le domande <strong>di</strong> senso che vengono dal profondo o<br />
le domande che toccano l’inconscio mettono in moto dei meccanismi riflessi<br />
che possono manifestarsi con problemi fisici.<br />
Il me<strong>di</strong>co attento deve sempre chiudere il problema e dare spazio alla<br />
persona che ha <strong>di</strong> fronte, vedendola come una interazione <strong>di</strong> spirito, mente e<br />
corpo, per fornire le giuste risposte alle richieste <strong>di</strong> salute che gli giungono,<br />
per l’importante ruolo che occupa.<br />
Con un approccio interazionista è stato risolto il problema <strong>di</strong> una giovane <strong>di</strong><br />
22 <strong>anni</strong> venuta alla nostra osservazione per problemi car<strong>di</strong>aci. È stato<br />
evidenziato il nesso esistente fra il cuore e la psiche tramite il sistema<br />
nervoso e il sistema endocrino. La prova sono le mo<strong>di</strong>ficazioni<br />
elettrocar<strong>di</strong>ografiche manifestatesi allorchè alla giovane è stato chiesto:<br />
Parlami <strong>di</strong> te.<br />
RAGAZZI A RISCHIO DI ABBANDONO DEGLI STUDI<br />
Il ren<strong>di</strong>mento scolastico può essere influenzato, in questo periodo dello<br />
sviluppo della persona, da alcuni bisogni quali quello <strong>di</strong> capire la propria<br />
identità in evoluzione, <strong>di</strong> essere compresi e <strong>di</strong> trovare un rapporto <strong>di</strong> fiducia,<br />
<strong>di</strong> avere una “vita <strong>di</strong> gruppo”. Essi vengono affrontati con sentimento (dal<br />
latino , dal tedesco , che vuol <strong>di</strong>re anche senso,<br />
significato). Una risposta al profondo bisogno <strong>di</strong> presenza, affermazione,<br />
coerenza nella ricerca <strong>di</strong> una identità personale e sociale. Nella scuola,<br />
spesso i giovani non trovano l’ideale dell’Io cercato, con <strong>di</strong>sillusione e ricerca<br />
<strong>di</strong> altri ideali purtroppo falsi. Importante fargli prendere coscienza <strong>di</strong> poter<br />
fare da soli e permettergli <strong>di</strong> elaborare un’autonoma capacità <strong>di</strong> accettare le<br />
sconfitte.<br />
DANIELE<br />
Il problema è portato dai genitori del ragazzo su consiglio <strong>di</strong> un’insegnante:<br />
ha il riso facile, <strong>di</strong>sturba in classe, gli insegnanti si lamentano per lo scarso<br />
ren<strong>di</strong>mento, è in continuo conflitto con il padre, esce poco dall’ ambiente
familiare; secondo loro ha un’accentuazione della curva peniena che lo fa<br />
stare in ansia.<br />
Si chiede un colloquio preliminare col ragazzo per valutare la sua<br />
pre<strong>di</strong>sposizione al counselling. L’adolescente accetta.<br />
Si programmano quattro colloqui a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> una settimana uno dall’altro<br />
con l’adolescente. I genitori verranno attenzionati in momenti successivi per<br />
non interferire con la relazione me<strong>di</strong>co-adolescente.<br />
ANAMNESI<br />
Daniele è un ragazo <strong>di</strong> 13 <strong>anni</strong>. Altezza: 164 cm; peso: 50Kg; sviluppo<br />
puberale: G4 P4.<br />
Padre:impiegato; Madre: casalinga; Fratria: una sorella più grande d’età.<br />
Ricorda i comuni esantemi dell’infanzia. Circa un anno prima aveva iniziato<br />
delle sedute <strong>di</strong> psicoterapia in una struttura pubblica interrotti per volontà<br />
propria.<br />
Ia CONSULTAZIONE<br />
Il ragazzo conferma <strong>di</strong> arrecare <strong>di</strong>sturbo in classe poiché si lascia andare a<br />
facile ilarità stuzzicato a suo <strong>di</strong>re dai compagni. Ciò determina scarsa<br />
attenzione, scarso profitto ed una valutazione negativa da parte degli<br />
insegnanti. Si confida <strong>di</strong> più con la madre e la sorella mentre con il padre<br />
ricorda <strong>di</strong> non avere mai avuto un buon rapporto fin dalla più tenera età (<br />
ricorda le busse prese in occasione <strong>di</strong> scappatelle ). Si sottopone <strong>di</strong> buon<br />
grado all’E.O. durante il quale verifico che il pene ha una fisiologica<br />
accentuazione della curvatura. Gli spiego che si tratta <strong>di</strong> una variante della<br />
norma e ciò lo tranquillizza. Mi confida <strong>di</strong> avere una forte passione per le<br />
moto e che qualche volta ruba la “vespa “del padre.I genitori gli hanno detto<br />
che non è portato per la scuola.<br />
IIa CONSULTAZIONE<br />
Mi confida che è riuscito a strappare una promessa ai genitori: gli<br />
compreranno il motorino. Per questo è contento, ma nello stesso tempo non<br />
parla molto col padre, si ritira perché costui lo riprende continuamente<br />
appena accenna ad esporre un’idea. Come il gruppo dei “maschi” <strong>di</strong> cui fa<br />
parte non apprezza la scuola, vuole lavorare e far sol<strong>di</strong>. Fra i valori mette al<br />
primo posto la famiglia seguita dal motorino e dai sol<strong>di</strong>, ma poi ci ripensa e<br />
mette al primo posto la salute. Della prima infanzia non ha un buon ricordo<br />
così della scuola dove ha subito episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> bullismo.<br />
IIIa CONSULTAZIONE<br />
Le cose vanno meglio: ha partecipato ad una festa fra coetanei, a scuola è<br />
stato più attento, parla con gli altri ragazzi ma ha paura <strong>di</strong> sbagliare. Trova<br />
interessanti i racconti in particolare quelli dei ragazzi della sua età. Mi<br />
riferisce con dovizia <strong>di</strong> particolari la novella <strong>di</strong> Pirandello “Ciaula e la luna” e<br />
ricorda anche quelle <strong>di</strong> Verga “Rosso malpelo” e “Ieli il pastore”: sottolinea<br />
gli episo<strong>di</strong> in cui i gran<strong>di</strong> danno le botte ai piccoli.
IVa CONSULTAZIONE<br />
E’ contento perché ha preso da solo la corriera.<br />
Daniele perde l’anno. Gli insegnanti, irritati dal suo atteggiamento ilare e<br />
<strong>di</strong>stratto, lo bocciano. L’anno successivo frequenta nuovamente la III me<strong>di</strong>a:<br />
è più tranquillo, più responsabile. Durante un colloquio mi riba<strong>di</strong>sce la sua<br />
volontà <strong>di</strong> trovare un lavoro appena terminato l’obbligo scolastico. Anche in<br />
famiglia le cose vanno per il meglio. La conflittualità con il padre si attenua e<br />
la sorella, ormai <strong>di</strong>plomata gli può de<strong>di</strong>care più tempo. Stavolta è promosso<br />
ed ottiene la licenza me<strong>di</strong>a.<br />
Lo rivedo dopo alcuni mesi. Ha trovato lavoro come appren<strong>di</strong>sta falegname.<br />
Gli <strong>di</strong>co che ho un vecchio arma<strong>di</strong>o da restaurare e lui si mette subito a<br />
<strong>di</strong>sposizione. Lo trovo tranquillo e rilassato, interessato al suo lavoro,<br />
responsabile.<br />
Abbiamo perso uno studente, ma <strong>di</strong> sicuro avremo un buon falegname e<br />
soprattutto un uomo.<br />
RENATA VA MALE A SCUOLA<br />
Questo è un esempio <strong>di</strong> counselling(consultazione, colloquio) applicato a<br />
Renata, una <strong>di</strong>ciassettenne con scarso ren<strong>di</strong>mento scolastico. Il counselling<br />
me<strong>di</strong>co è un approccio Kairologico alla persona sofferente, essendosi<br />
<strong>di</strong>mostrato un’interazione tra la <strong>di</strong>mensione biologica e quella<br />
psicologicoesistenziale<br />
in accordo con le basi epistemologiche della “me<strong>di</strong>cina centrata<br />
sulla persona”.<br />
Renata telefona al me<strong>di</strong>co per prendere un appuntamento. Dopo una<br />
settimana si presenta in ambulatorio. Aspetta con pazienza il suo turno.<br />
Bussa alla porta.<br />
R.Posso entrare?<br />
M.Buongiorno, Renata.<br />
R.Buongiorno.<br />
M.Mi hai telefonato per fissare questo appuntamento.<br />
R.Volevo parlare con lei.<br />
M.Perchè?<br />
R.Perchè sto male.<br />
M.Puoi spiegarti meglio?<br />
R.Non riesco a stare da sola…mi sento qualcosa dentro che sale…che sale…<br />
come se tutto quello che sta intorno cominciasse a girare…a non esserci. Per<br />
giunta vado male a scuola, rischio <strong>di</strong> perdere l’anno.<br />
M.A casa tua come va?<br />
R.Con la mamma strilli ed improperi, mio padre invece non c’è.<br />
M.In che senso non c’è?<br />
R.Non esiste, lo vedo raramente, qualche volta m’accompagna a scuola…col<br />
muso. Il lavoro…solo quello esiste per lui.
M.Quanti siete in famiglia?<br />
R.Ho altri due fratelli più piccoli…quin<strong>di</strong> in cinque.La mamma cerca <strong>di</strong> fare<br />
del suo meglio…<br />
M.Ti <strong>di</strong>spiace che papà stia poco a casa?<br />
R.Mi <strong>di</strong>spiace soprattutto che non mi <strong>di</strong>ca dove va e cosa fa, non sono una<br />
bambina.<br />
M.Ciò ti rende triste?<br />
R.Si.<br />
M.Nonostante ciò sei andata avanti.<br />
R.Grazie a mia madre e ad una mia amica.<br />
M.L’amica del cuore?<br />
R.Si. La mia più cara amica, si chiama Francesca… viene trovarmi quando ho<br />
bisogno.<br />
M.Coi professori come ti trovi?<br />
R.Con alcuni bene con altri è un <strong>di</strong>sastro.<br />
M.Spiegati meglio.<br />
R.Con alcuni c’è una reciproca antipatia.<br />
M.Hai provato a parlarci?<br />
R.Mi zittiscono subito.<br />
M.Fai attività sportiva?<br />
R.Qualche volta.<br />
M.Frequenti qualche gruppo? La parrocchia?<br />
R.Esco con alcuni amici.<br />
M.La tua scuola orienta verso l’Università.Cosa vorresti fare?<br />
R.Veterinaria.<br />
M.Ti piacciono gli animali?<br />
R.Ho un cagnolino, un bastar<strong>di</strong>no.<br />
M.In chi hai fiducia?<br />
R.In mia madre e nella mia amica.<br />
M.E in tuo padre?<br />
R. Per lui i miei problemi sono sciocchezze.<br />
M.Hai un certo rancore verso tuo padre!<br />
R.Però gli voglio bene.<br />
M.Hai molte risorse. Cerca <strong>di</strong> riflettere sulle cose dette. Se vuoi ci possiamo<br />
rivedere la prossima settimana.<br />
Dopo una settimana Renata si presenta all’appuntamento. Guarda il me<strong>di</strong>co<br />
dritto negli occhi e sorride.<br />
M.Com’è andata questa settimana?<br />
R.Ho parlato con l’insegnante <strong>di</strong> storia; le ho chiesto delle spiegazioni sulla<br />
lezione e lei è stata quasi sorpresa… si è intrattenuta con me.<br />
M.Qual’è il tuo ideale <strong>di</strong> uomo o <strong>di</strong> donna?<br />
R.Il mio uomo ideale è l’agente 007…cioè non esiste, mentre la mia donna
ideale è la Fallaci, quella che faceva l’inviata speciale…<br />
M.Quali sono i tuoi libri preferiti?<br />
R.Leggo poco, preferisco i programmi televisivi o il cinema.<br />
M.Che valore ha per te il denaro?<br />
R. Molto. Nella nostra società è fondamentale, ma non da felicità.<br />
M.Sei religiosa? Cre<strong>di</strong> in Dio?<br />
R.Non frequento molto la chiesa, ma credo in un essere superiore.<br />
R. tornò ancora la settimana successiva. Non aspettò che il M. le chiedesse<br />
qualcosa, ma appena seduta, con un sorriso spontaneo, <strong>di</strong>sse:- ho deciso quale<br />
sarà il mio futuro.<br />
M.Dimmi pure.<br />
R.Mi iscriverò a un corso <strong>di</strong> laurea in giornalismo; non m’importa <strong>di</strong> quel che<br />
pensano i miei genitori, il mio ragazzo, i miei amici e conoscenti che hanno<br />
sempre qualcosa da <strong>di</strong>re…anzi andrò, lontano, in una sede che mi permetta <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>are ma <strong>di</strong> essere completamente autonoma e… se Dio vuole …<br />
M.Hai detto Dio?<br />
R.Ho detto quel che ho dentro.<br />
M.Spiegati meglio.<br />
R.Ho pensato molto. Mi sono guardata dentro…voglio <strong>di</strong>re…mi sono staccata<br />
dal mondo e mi sono messa in relazione con il mio “sé”. Ho capito che molte<br />
cose non sono reali, non si confanno a quel che ho dentro, sono degli artifici<br />
che si sono sgretolati a confronto della verità, quella che mi può dare la<br />
possibilità <strong>di</strong> realizzare la mia vita, libera <strong>di</strong> scegliere. In questo mi sono<br />
sentita molto vicina a …Dio.<br />
M.I nostri incontri possono terminare qui. Hai preso coscienza della<br />
profon<strong>di</strong>tà e serietà della vita umana, del posto che l’ansietà vi occupa e<br />
della sofferenza che deve essere affrontata.<br />
CONCLUSIONI<br />
Con questo saggio si è voluto fornire ai giovani dell’Europa e del Nord<br />
America, regioni della terra dove il fenomeno dell’adolescenza ha assunto<br />
proporzioni così eclatanti, un mezzo <strong>di</strong> confronto con i loro coetanei vissuti<br />
circa <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa. Ogni relazione determina dei cambiamenti e le relazioni<br />
fra giovani sono positive e foriere <strong>di</strong> sviluppi <strong>di</strong> nuove possibilità. In questo<br />
caso la Storia <strong>di</strong>venta strumento per confrontarsi, fra soggetti <strong>di</strong> epoche<br />
così <strong>di</strong>verse e lontane, ma con un comune denominatore: l’aspirazione alla<br />
<strong>di</strong>gnità e alla libertà della persona umana nella sua interezza. Questa viene<br />
perseguita con mezzi <strong>di</strong>versi, in epoche così <strong>di</strong>stanti, ma ci si accorge che il<br />
fine ultimo resta il “bene - essere” dei singoli in<strong>di</strong>vidui e della società . Ciò<br />
che <strong>oggi</strong> si chiama qualità del coping (dall’inglese to cop - gareggiare) si<br />
estrinsecava, all’epoca dei fenici, in forme e in iniziative <strong>di</strong>verse, ma non<br />
<strong>di</strong>ssimili. Si pensi all’insegnamento dell’alfabeto, mezzo <strong>di</strong> comunicazione<br />
eccezionale, all’addestramento nelle attività allora più in voga quali la
marineria, l’artigianato, l’agricoltura. Famiglie solide alle spalle e regole<br />
certe determinavano uno sviluppo psicofisico rapido e con confini<br />
prestabiliti. Di contro essi avevano poche certezze <strong>di</strong> giungere a tarda età<br />
per tutta una serie <strong>di</strong> problemi, legati soprattutto alle scarse conoscenze<br />
nel campo della me<strong>di</strong>cina e della tecnologia. Oggi avviene il contrario: labili<br />
confini demarcano l’età adolescenziale da quella adulta, le regole sono meno<br />
certe e cambiano con una velocità inconcepibile fino a qualche anno fa, non<br />
esistono strutture culturali definite, le famiglie sono spesso <strong>di</strong>sgregate, i<br />
modelli <strong>di</strong> riferimento sono vaghi; si assiste ad un crescente sviluppo della<br />
me<strong>di</strong>cina e della tecnologia che teoricamente dovrebbero allungare le<br />
aspettative <strong>di</strong> vita ed il benessere psicofisico. Il “coping” nell’uomo è<br />
relativo al suo mondo simbolico e alla sua significazione. La ricerca <strong>di</strong> un<br />
significato da dare all’esistenza è necessaria per la salute mentale. Questa<br />
ricerca esiste <strong>oggi</strong> come <strong>3000</strong> <strong>anni</strong> fa: si tratta del paradosso tra<br />
l’indeterminatezza delle possibilità e la necessità <strong>di</strong> una risposta coerente<br />
con la natura umana che chiede all’uomo <strong>di</strong> demarcare il vero dal falso,<br />
l’amore dall’in<strong>di</strong>fferenza, la bellezza dal degrado, la gioia dalla sofferenza.<br />
Nasce nell’adolescenza con la comparsa del pensiero ipotetico deduttivo: è la<br />
possibilità <strong>di</strong> concepire nuove vite come nuove idee, e si sviluppa con la<br />
“genitalità”( capacità <strong>di</strong> vivere scambiandosi dei doni e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> generare).Il<br />
tempo si presenta come un “essere per” in cui l’IO comincia a fare delle<br />
ipotesi e a costruirsi dei pregiu<strong>di</strong>zi. L’adolescente ha la possibilità <strong>di</strong> far<br />
nascere dei bambini(domanda <strong>di</strong> amore), l’adolescente si chiede cos’è il vero<br />
e cosa il falso(domanda <strong>di</strong> verità), gli adolescenti si fanno belli(domanda <strong>di</strong><br />
bellezza). Essi cercano comprensione,affetto, speranza; verità <strong>di</strong> fronte<br />
all’ignoto, bellezza <strong>di</strong> fronte al degrado, libertà <strong>di</strong> fronte alla schiavitù, in un<br />
periodo della vita in cui si rivelano il mistero dell’esistenza e la caducità.<br />
Questa ricerca appare ben rappresentata in un papiro <strong>di</strong> 2500 <strong>anni</strong> fa, il<br />
Dialogo <strong>di</strong> un uomo stanco della vita con la sua anima: A chi mi posso<br />
rivolgere? I compagni sono malvagi, gli amici non conoscono amore. A chi mi<br />
posso rivolgere? I cuori sono avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> possesso, l’uno ruba gli averi dell’altro.<br />
L’amabilità <strong>di</strong>legua, l’arroganza si impone in ogni dove. A chi mi posso, <strong>oggi</strong>,<br />
rivolgere?… La vita <strong>di</strong> <strong>oggi</strong> smentisce il mio sogno <strong>di</strong> ieri(Da Links<br />
neuropsicologici).<br />
Analogamente nell’elaborato <strong>di</strong> un adolescente contemporaneo: ognuno<br />
vorrebbe essere ricco, si perde il valore della famiglia,… chi se ne frega se<br />
i figli si bucano! L’importante è avere una carta da cento con cui cambiare<br />
una donna a sera. Si sfruttano centinaia <strong>di</strong> persone povere…Siamo tutti ex<br />
atleti che non hanno più voglia <strong>di</strong> saltare gli ostacoli… siamo già morti dentro.<br />
Fra i due esempi, così come nei comportamenti dei giovani <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong> <strong>oggi</strong>,<br />
avviene una assimilazione reciproca tale che il secondo spiega il primo, ma<br />
arricchendosi nel contempo <strong>di</strong> proprietà non in<strong>di</strong>viduate prima <strong>di</strong> allora, che
assicurano il collegamento cercato. L’assimilazione reciproca non comporta il<br />
rischio <strong>di</strong> compromettere la specificità dei due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare, senza una<br />
riduzione del primo al secondo né un’accentuazione dell’eterogeneità del<br />
primo. Collegamento con l’attualità che riscontriamo in un poema indù,<br />
redatto per iscritto nel IV sec. d.C., il Mahabharata, in cui la giovane<br />
Damianti, posta <strong>di</strong>nanzi alla scelta <strong>di</strong> uno sposo, preferisce il suo Nalo agli<br />
dei, che la volevano sposare . NALO > DAMIANTI >(Da Racconti, miti e leggende).<br />
Ieri come <strong>oggi</strong> risulta fondamentale recuperare le energie positive<br />
combattendo la tendenza a chiudere il rapporto interpersonale nel biologico,<br />
promuovendo le motivazioni profonde a curare il SE e il corrispondente<br />
movimento neurobiologico, mettendo in gioco le conoscenze oggettive <strong>di</strong><br />
ciascuno, la propria soggettività, i propri valori e le proprie aspirazioni<br />
esistenziali; facendo esperienza del senso profondo delle proprie scelte. Per<br />
questo occorrono talento, vocazione, simpatia, capacità <strong>di</strong> osservazione,<br />
immaginazione, costante gentilezza d’animo e prontezza.<br />
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br />
1)Assagioli R., Principi e Meto<strong>di</strong> della Psicosintesi terapeutica, Astrolabio.<br />
2)<strong>Licari</strong> A. , Sacrifici umani presso i fenici e morti cruente dei giovani <strong>oggi</strong>.<br />
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3)Pieschmann R. , Storia dei Fenici,SEI, Milano1899.<br />
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5)Lorenz K., Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Adelphi, 1974.<br />
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Millennio,2002.<br />
10)A. <strong>Licari</strong>, Hiram il fenicio, Ed. Ila Palma,1995, Ed. Terzo Millennio, 2002.<br />
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13)G.R. Brera, Il kairos dell’esistenza, Università Ambrosiana, Milano, 1994.<br />
14)J. Piaget, La Psycologie de l’intelligence, Colin, Paris, 1947.<br />
15)F. Fornari, Genitalità e cultura, Feltrinelli, Milano, 1975.<br />
16)V. Ovallesco, U. Ruggiero, Links neuropsicologici, ERM, Napoli, 1998.<br />
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24)A.<strong>Licari</strong>, Prevenire la <strong>di</strong>spersione scolastica col sentimento e non col<br />
cambiamento, CxU, Agosto 1996.<br />
25)F.Scaparro, La vita segreta del bambino, Salani,2004<br />
INDICE<br />
Prefazione, <strong>di</strong> Romolo Menighetti<br />
Premessa<br />
L'adolescente nella società contemporanea<br />
Perchè i fenici<br />
Struttura del saggio<br />
Cenni <strong>di</strong> storia semitica<br />
1.territorio e organizzazione sociale<br />
2.la lingua, la scrittura<br />
3.la famiglia<br />
4.giovani <strong>di</strong> <strong>3000</strong> <strong>anni</strong><br />
5.malattie e igiene<br />
<strong>Giovani</strong> d'<strong>oggi</strong><br />
Casi clinici.<br />
1.il caso <strong>di</strong> Flora<br />
2.ragazzi a rischio <strong>di</strong> abbandono degli stu<strong>di</strong><br />
Daniele<br />
Renata<br />
Conclusioni<br />
Bibliografia essenziale<br />
NOTIZIE SULL'AUTORE<br />
<strong>Antonio</strong> <strong>Licari</strong>, me<strong>di</strong>co-scrittore, è specialista in Car<strong>di</strong>ologia e in<br />
Adolescentologia clinica e preventiva.Ha pubblicato articoli scientifici e <strong>di</strong><br />
cultura generale, romanzi, racconti ed è stato relatore in congressi <strong>di</strong><br />
car<strong>di</strong>ologia e <strong>di</strong> adolescentologia.<br />
Vive e lavora a Marsala.<br />
Romolo Menighetti è giornalista pubblicista. Ha scritto Storia della Sicilia<br />
autonoma e collabora con importanti testate giornalistiche. Vive e lavora a<br />
Palermo.