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madreterra numero 12 - dicembre 2010 - Madreterranews.it

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Anno 1 Nr. <strong>12</strong> Dicembre <strong>2010</strong><br />

Palmi&Dintorni<br />

MadreTerra<br />

di Giuseppe Cricrì<br />

24<br />

CulturA e FolKlore<br />

Non so se cap<strong>it</strong>a a tutti<br />

quel che succede a me,<br />

si avvicina il Natale e in ogni<br />

anno che passa questa festa<br />

mi rinnova emozioni bambine,<br />

mi fa rivolgere lo sguardo indietro<br />

nel tempo, mi porta a<br />

rovistare nel passato, in quello<br />

che ho vissuto e poi ancora<br />

più indietro, in quello che mi è<br />

stato raccontato, o addir<strong>it</strong>tura<br />

in quello intu<strong>it</strong>o, immaginato e<br />

tratto da racconti e storie, lette<br />

o ascoltate, narrate da gen<strong>it</strong>ori<br />

e nonni, nelle serate antiche,<br />

riscaldate da bracieri e focolari.<br />

Quest’anno ho voluto rileggere<br />

una vicenda appresa tanti anni<br />

fa, scr<strong>it</strong>ta dal genio letterario<br />

del grande Leonida Rèpaci, è<br />

una vicenda che, pur parlando<br />

di un lontano Natale palmese<br />

mi ha dispiegato uno scenario<br />

remoto e suggestivo, al contempo<br />

traboccante di realismo<br />

e malinconia, ma anche pietoso<br />

e commovente. Vi inv<strong>it</strong>erei a<br />

leggere tutto il libro, tuttavia la<br />

rivis<strong>it</strong>azione de “il cappone di<br />

Natale” storia di Leonida Repaci,<br />

pubblicata in “ Racconti della<br />

mia Calabria”- Fratelli Buratti Ed<strong>it</strong>ori nel 1931, attraverso la<br />

lettura di pochi brani tratti, ci proietterà in quel piccolo mondo<br />

antico che ciascuno di noi indovina, fra le pieghe di un emozione<br />

o, per i più anziani di un ricordo e ci offrirà la suggestione di rivivere<br />

quell’atmosfera del Natale che tanto ci manca e che forse la<br />

tecnologia e la modern<strong>it</strong>à non ci saprebbero regalare mai più.<br />

Così scriveva Leonida:<br />

***<br />

…Così giunse il Natale. Ogni chiesa preparava il suo presepe, ed<br />

ogni casa, anche la più umile, il ceppo maestoso.<br />

La sera che le varie bande, i mandolini, le ch<strong>it</strong>arre e le ceramelle,<br />

iniziarono di porta in porta, la novena musicale, in onore del Gesù<br />

Nascente, gli orfani, mangiucchiando il loro pane davanti al braciere,<br />

od al lume della candela, sentirono la miseria come un mantello<br />

bagnato sulla carne viva; e rabbrividirono per freddo. I piccoli, corsero<br />

alle finestre, per sentire le musiche, ma non osarono socchiudere<br />

gli scuri. Se ne stettero con le orecchie stampate sul legno, ed un<br />

vago sorriso sulla bocca, ad ascoltare i cari r<strong>it</strong>mi, e non le staccarono<br />

che quando le musiche si allontanarono di porta in porta, giocondamente,<br />

finchè, esigue come un batter d’ali, divennero una cosa sola<br />

col palp<strong>it</strong>o del loro piccolo cuore.<br />

***<br />

…L’amore, era il cappone di Natale che una volta all’anno allietava<br />

la sua povera mensa, facendo quasi dimenticare a lui, a Cicca sua<br />

moglie, ed ai sette figli, la strettezza di un’intera annata. Il cappone<br />

era la stella polare di Peppe, nei mesi che esso era nella<br />

mente di Dio, neppur ovo sotto la chioccia. Ma, d’agosto in la, il galletto<br />

che gli veniva regolarmente regalato da Donna Maria Rensi, per<br />

l’anima dei morti, e che Cicca castrava magistralmente, facendone<br />

un monumento, non era più un sogno, ma una bella realtà di carne,<br />

una benedizione, una consolazione, maggiore, quasi, della nasc<strong>it</strong>a<br />

di un figlio, il quale è una gran cosa, certamente, tuttavia non lo si<br />

può arrostire, nei giorni che la fame torce lo stomaco vuoto come il<br />

sinibbio gli arbusti teneri…<br />

***<br />

…Il cappone di Natale! Quand’era agosto, Peppe, il quale pure ab<strong>it</strong>ando<br />

in capo alla stessa strada della vedova Rensi, ab<strong>it</strong>ualmente<br />

soleva raggiungere la Piazza Garibaldi, passando per la via più breve<br />

dei Sei Canali, mutava improvvisamente <strong>it</strong>inerario. Quattro volte<br />

al giorno, egli passava davanti al portone dei Rensi, e cercava, in<br />

tutti i modi, di farsi notare da qualcuno della casa. Eran saluti fino<br />

a terra, pretesti per attaccare discorso, soste interminabili davanti<br />

alle botteghe di rimpetto, allo scopo di rammentare alla donatrice<br />

d’ogni anno che era venuto il momento del galletto. E il galletto gli<br />

veniva dato…<br />

Sopra: Il ceppo maestoso c<strong>it</strong>ato da Repaci nel primo frammento;<br />

Al centro: Antica piazza Garibaldi, oggi Lo Sardo, c<strong>it</strong>ata nel terzo<br />

frammento, un<strong>it</strong>amente alla via dei Sei Canali che ivi sfociava;<br />

In basso: uno scorcio che da Piazza V<strong>it</strong>torio Emanuele, oggi I° Maggio,<br />

lascia intravedere, attraverso parte del corso Umberto I°, già Carolino,<br />

oggi Ten. A. Barbaro, la c<strong>it</strong>ata piazza Garibaldi.<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong><br />

www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong> 25<br />

o stoccafisso o stocco è un<br />

Lmerluzzo artico norvegese<br />

(Gadus morhua) conservato per disidretazione.<br />

La tecnica è tuttavia<br />

adatta anche per altre specie di<br />

pesce dalle carni bianche.<br />

La precisa origine del nome è<br />

controversa: secondo alcuni deriverebbe<br />

dal norvegese stokkfisk oppure<br />

dall’olandese antico stocvisch,<br />

ovvero “pesce a bastone”, secondo<br />

altri dall’inglese stockfish, ovvero<br />

“pesce da stoccaggio” (scorta,<br />

approvvigionamento); altri ancora<br />

sostengono che pure il termine<br />

inglese sia mutuato dall’olandese<br />

antico, con lo stesso significato di<br />

“pesce bastone”.<br />

Simile al baccalà nell’aspetto, lo<br />

stoccafisso ha un sapore completamente<br />

diverso e si differenzia dal<br />

primo, che viene invece conservato<br />

mediante salatura. Nell’Italia settentrionale<br />

(in particolare nell’area<br />

della dominazione veneziana dove<br />

fu inizialmente introdotto) lo stoccafisso<br />

assume tuttavia il nome di<br />

baccalà, tanto che il rinomato baccalà<br />

alla vicentina è in effetti preparato<br />

con lo stoccafisso; nel nostro<br />

terr<strong>it</strong>orio viene invece chiamato<br />

stocco o pesce stocco (piscistoccu).<br />

La preparazione dello stoccafisso<br />

è paragonabile a quella di altri<br />

prodotti alimentari invecchiati,<br />

come i liquori, i prosciutti o i formaggi;<br />

importato dalla Norvegia<br />

(in particolare dall’ isola di Røst)<br />

in Italia, il pesce viene preparato<br />

immediatamente dopo la cattura.<br />

Dopo averlo decap<strong>it</strong>ato e pul<strong>it</strong>o,<br />

viene essiccato intero o aperto<br />

lungo la spina dorsale, lasciando le<br />

metà un<strong>it</strong>e per la coda.<br />

Il pesce viene quindi messo sui<br />

supporti e lasciato all’aria aperta<br />

da febbraio a maggio (vedi foto in<br />

alto); il clima freddo e secco tipico<br />

sAPeri & sAPori di Walter Cricrì<br />

di quei mesi nella penisola scandinava<br />

- l’ideale è una temperatura<br />

appena sopra gli zero gradi, senza<br />

pioggia - protegge il pesce dagli insetti<br />

e dalla contaminazione batterica.<br />

Dopo circa tre mesi all’aperto,<br />

lo stoccafisso matura per altri 2-3<br />

mesi al chiuso, in un ambiente secco<br />

e ben ventilato.<br />

Il pesce secco ottenuto in questo<br />

modo può conservarsi anche<br />

per anni ed è facilmente trasportabile<br />

e commercializzabile.<br />

Fu proprio questa facile conservazione<br />

a bordo delle navi a farlo<br />

diventare il principale alimento dei<br />

Vichinghi. Le prime notizie sull’arrivo<br />

in Italia dello stoccafisso dicono<br />

che veniva usato come merce di<br />

scambio, importato dai paesi nordici<br />

nel 1561 a Genova, Venezia e<br />

Napoli.<br />

La storia del pescestocco in Italia<br />

prende spunto da una scr<strong>it</strong>tura<br />

riportata nelle memorie di un cap<strong>it</strong>ano<br />

veneziano, che, pare, siano<br />

ancora custod<strong>it</strong>e nella libreria del<br />

Vaticano: “Lo stoccafisso si asciuga<br />

al sole e al vento, perché è un pesce<br />

molto magro che diviene duro<br />

come legno”; Pietro Querini -1432.<br />

Infatti la più diffusa versione<br />

dei fatti sostiene che questo nobile<br />

veneziano, naufragò in Norvegia, a<br />

sud delle Isole Lofoten, nell’autunno<br />

del 1431. Per parecchi mesi, lui e il<br />

suo equipaggio, andarono alla de-<br />

Ventricelle di Pescestocco<br />

(trippiceddhi)<br />

• otto ventricoli di stoccafisso<br />

• 500g di pomodori pelati<br />

• due cipolle<br />

• un bicchiere di olio exravegine d’oliva<br />

• formaggio pecorino<br />

• pan grattato<br />

• capperi<br />

• peperoncino rosso calabrese<br />

• prezzemolo<br />

• aglio, olive, sale qb<br />

pul<strong>it</strong>e i ventricoli di stoccafisso, precedentemente ammollato.<br />

Preparate il ripieno con pan grattato, capperi, formaggio pecorino,<br />

aglio e prezzemo lo, tr<strong>it</strong>ati finissimi, e qualche goccia d’olio;<br />

ponetene una manciata su ciascun ventricolo disteso, che avvolgerete<br />

su se stesso (come si fa con gli invol tini) e legatelo con cotone<br />

da cucina. Fate soffriggere in una pentola la cipol la tagliata a fette<br />

e, quando imbiondirà, aggiungete i pomodori tagliati a pezzet ti<br />

lasciando cuocere, con le olive, per un quarto d’ora. Un<strong>it</strong>e, quindi<br />

i ventriceddi, sala te, pepate con il peperoncino e fate cuocere a<br />

fuoco moderato per circa tre quarti d’ora. Si possono cucinare anche<br />

senza i pomodori. Da servire caldissimo.<br />

arriva il Natale...<br />

riva nel mare irlandese e nel nord<br />

della Scozia, fino a che approdarono<br />

sulla piccola isola di Røst; soltanto<br />

11 componenti del suo equipaggio<br />

sopravvissero. Furono trovati dalla<br />

gente dell’isola, e accompagnati<br />

sull’isola principale. Rimasero a Røst<br />

fino al giugno del 1432, quando, a<br />

bordo di una nave che trasportava<br />

stoccafisso, andarono a Bergen.<br />

La storia dice che abbia portato lo<br />

stoccafisso con se in Italia.<br />

In passato la Calabria, per l’importazione<br />

del merluzzo secco, faceva<br />

riferimento al porto di Napoli,<br />

cap<strong>it</strong>ale del Regno delle due Sicilie,<br />

dal quale con i battelli raggiungevano<br />

il porticcioli della costa.<br />

L’utilizzo secolare dello “Stocco”,<br />

viene preparato in maniera<br />

tradizionale in vari modi, diventando<br />

nel tempo un piatto tipico tra i<br />

più importanti della Calabria.<br />

Anticamente era considerato<br />

cibo “popolare”, alla portata di<br />

tutti, infatti i contadini lo consumavano<br />

e l’offrivano ai braccianti<br />

in occasione dei lavori duri della<br />

campagna, in quanto considerato<br />

un alimento ad alto valore energetico;<br />

ed ancora, la tradizione radicata<br />

vuole che, quasi come fosse<br />

un precetto, le famiglie consumino<br />

lo stocco il Venerdì Santo e la vigilia<br />

di Natale.<br />

E’ consuetudine incoraggiare il<br />

consumo dello Stocco da parte delle<br />

puerpere, che, secondo una credenza<br />

popolare (solo?!), pare sia capace<br />

di determinare consistenti aumenti<br />

del prezioso latte materno.<br />

Sempre secondo la tradizione,<br />

era usanza offrire piatti a base di<br />

pesce stocco in occasioni di inaugurazioni<br />

o completamento di un<br />

ciclo lavorativo, ad esempio: il proprietario<br />

del frantoio (trapp<strong>it</strong>u) offriva<br />

ai lavoranti un pranzo a base<br />

di stoccafisso, cipolle, pomodori e<br />

patate, in occasione da “crisc<strong>it</strong>a”<br />

dell’olio, cioè quando, alla fine<br />

di ogni ciclo di lavorazione, si separava<br />

l’olio d’oliva, nelle grandi<br />

vasche, per affioramento dall’acqua<br />

di lavorazione; oppure, ancora<br />

oggi, nei cantieri edili quando,<br />

dopo la colata della soletta viene<br />

issata la bandiera tricolore sul<br />

tetto dell’edificio ed offerto<br />

“piscistoccu chi patati”. Un’altra<br />

usanza vuole che lo stocco si usi<br />

come regalo: molti emigrati infatti,<br />

al rientro dalle ferie, lo<br />

portano quale regalo,<br />

magari a conterranei<br />

che non hanno goduto<br />

delle ferie.<br />

Lo Stocco viene<br />

venduto in molti<br />

negozi e mercati<br />

locali e in diverse pescherie<br />

della fascia costiera da<br />

Catanzaro a Reggio Cala-<br />

Anno 1 Nr. <strong>12</strong> Dicembre <strong>2010</strong><br />

Palmi&Dintorni<br />

MadreTerra<br />

ammollate lo Stocco<br />

bria. Si presenta di colore bianco e<br />

sapore corposo, un chilogrammo di<br />

stocco ha un contenuto energetico<br />

equivalente a cinque chilogrammi<br />

di merluzzo fresco, è altamente digeribile<br />

e adatto a qualunque dieta,<br />

povero di grassi, è ricco di proteine,<br />

v<strong>it</strong>amine e sali minerali.<br />

Da prodotto duro e secco il merluzzo<br />

viene trasformato in alimento<br />

commestibile attraverso una lavorazione<br />

esegu<strong>it</strong>a esclusivamente in<br />

maniera artigianale, in cinque fasi,<br />

distribu<strong>it</strong>e in 6/7 giorni.<br />

Come prima fase vengono tranciate<br />

le pinne esterne ed il merluzzo<br />

essiccato si immerge in acqua<br />

nella prima di una serie di vasche<br />

comunicanti. Dopo uno o due giorni<br />

di ammollo, il merluzzo viene aperto<br />

nella parte inferiore e superiore<br />

con la “roncola”, appos<strong>it</strong>o attrezzo<br />

da taglio.Il giorno successivo viene<br />

completamente aperto ed il giorno<br />

seguente si estraggono le lische e<br />

le ventresche. Nell’ultima fase viene<br />

rimosso il velo ed essendo ormai<br />

completamente spugnato, il pesce<br />

stocco sarà pronto per essere venduto<br />

il giorno successivo.<br />

In provincia di Reggio Calabria,<br />

terr<strong>it</strong>orio di maggior consumo dello<br />

stoccafisso in Calabria e forse in<br />

Italia, sono da segnalare due eventi<br />

che hanno come protagonista il Pescestocco:<br />

-a mammola il 9 agosto si svolge<br />

la tradizionale Sagra dello Stocco,<br />

sin dal 1978.<br />

-a C<strong>it</strong>tanova sempre nel mese di<br />

agosto si tiene la Festa nazionale<br />

dello Stocco.<br />

Lo “Stocco di Mammola” è stato<br />

incluso dal Ministero delle Pol<strong>it</strong>iche<br />

Agricole e Forestali nell’Elenco<br />

Nazionale dei Prodotti Agroalimentari<br />

tradizionali (Suppl. Ord. Gazzetta<br />

Ufficiale<br />

N°167 del 18-<br />

7-02 pag. 13<br />

N°201).

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