I Malavoglia - Letteratura Italiana
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Giovanni Verga - I Malavoglia – Quelli sono carogne, che non gli importa un corno della patria! sbraitava don Franco, tirando il fumo dalla pipa come se volesse mangiarsela. Gente che non muoverebbe un dito pel suo paese. – Tu lasciali dire! diceva padron ‘Ntoni a suo nipote, il quale voleva rompere il remo sulla testa a chi gli dava della carogna; colle loro chiacchiere non ci danno pane, né ci levano un soldo di debito dalle spalle. Lo zio Crocifisso, il quale era di quelli che badano ai fatti propri, e quando gli cavavano sangue colle tasse si masticava la sua bile dentro di sé, per paura di peggio, adesso non si faceva più vedere in piazza, addossato al muro del campanile, ma stava rintanato in casa, al buio, a recitare paternostri e avemarie per digerire la collera contro quelli che strillavano, ed era gente che voleva mettere a sacco e a fuoco il paese, e andare a svaligiare chi ci aveva quattro soldi in casa. – Lui ha ragione, dicevano in paese, perché dei soldi deve averne a palate. – Ora ci ha pure le cinquecento lire dei lupini che gli ha dato Piedipapera! Ma la Vespa, la quale aveva tutta la sua roba al sole, e non temeva che gliela rubassero, andava gridando per lui, colle mani in aria, nera come un tizzone, e coi capelli al vento, che suo zio se lo mangiavano vivo ogni sei mesi, colla fondiaria, e voleva cavargli gli occhi colle sue mani all’esattore, se tornava da suo zio. – Adesso ella ronzava continuamente da comare Grazia, dalla cugina Anna e dalla Mangiacarrubbe, ora con un pretesto ed ora con un altro, per vedere come se la intendessero compare Alfio colla Sant’Agata, ed avrebbe voluto annichilire la Sant’Agata con tutti i Malavoglia; perciò andava dicendo che non era vero che Piedipapera avesse comprato il credito dei lupini, perché Piedipapera non le aveva mai possedute cinquecento lire, e i Malavoglia avevano sempre sul collo i piedi di suo zio Crocifisso, il quale poteva schiacciarli come formiche, tanto era ricco, Letteratura italiana Einaudi 85
Giovanni Verga - I Malavoglia ed ella aveva avuto torto a dirgli di no, pei begli occhi di uno il quale non ci aveva che un carro da asino, mentre lo zio Crocifisso le voleva bene come alla pupilla degli occhi suoi, sebbene in quel momento non volesse aprirle l’uscio, per timore che gli entrassero in casa a fare sacco e fuoco. Chi ci aveva da perdere qualcosa, come padron Cipolla o massaro Filippo l’ortolano, stava tappato in casa, con tanto di catenaccio, e non metteva fuori nemmeno il naso; per questo Brasi Cipolla si era buscato un potente ceffone da suo padre, quando l’aveva trovato sulla porta del cortile a guardare in piazza come un baccalà. I pesci grossi stavano sott’acqua durante la maretta, e non si facevano vedere, anche quelli che erano teste di pesce, e lasciavano il sindaco col naso in aria a cercare la foglia. – Non lo vedete che si servono di voi come di un burattino? gli diceva sua figlia Betta coi pugni sui fianchi. Ora che vi hanno messo nell’impiccio vi voltano le spalle, e vi lasciano solo a sgambettare nel pantano; ecco quel che vuol dire farsi menare pel naso da quell’imbroglione di don Silvestro. – Io non mi lascio menar per il naso da nessuno! saltava su Baco da seta. Il sindaco lo faccio io, e non don Silvestro. Don Silvestro diceva invece che il sindaco lo faceva sua figlia Betta, e mastro Croce Callà portava i calzoni per isbaglio. Così, fra tutt’e due, il povero Baco da seta stava fra l’incudine e il martello. Adesso poi che era venuta la burrasca, e tutti lo lasciavano a strigliare quella mala bestia della folla, non sapeva più da che parte voltarsi. – A voi cosa ve ne importa? gli gridava Betta. Fate anche voi come fanno gli altri; e se non vogliono il dazio della pece, don Silvestro ci penserà lui a trovare qualche altra cosa. Don Silvestro, invece, era più fermo; continuava ad Letteratura italiana Einaudi 86
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– Tu lasciali dire! diceva padron ‘Ntoni a suo nipote,<br />
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né ci levano un soldo di debito dalle spalle.<br />
Lo zio Crocifisso, il quale era di quelli che badano ai<br />
fatti propri, e quando gli cavavano sangue colle tasse si<br />
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adesso non si faceva più vedere in piazza, addossato al<br />
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contro quelli che strillavano, ed era gente che voleva<br />
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chi ci aveva quattro soldi in casa. – Lui ha ragione, dicevano<br />
in paese, perché dei soldi deve averne a palate. –<br />
Ora ci ha pure le cinquecento lire dei lupini che gli ha<br />
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Ma la Vespa, la quale aveva tutta la sua roba al sole, e<br />
non temeva che gliela rubassero, andava gridando per<br />
lui, colle mani in aria, nera come un tizzone, e coi capelli<br />
al vento, che suo zio se lo mangiavano vivo ogni sei<br />
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mani all’esattore, se tornava da suo zio. – Adesso ella<br />
ronzava continuamente da comare Grazia, dalla cugina<br />
Anna e dalla Mangiacarrubbe, ora con un pretesto ed<br />
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compare Alfio colla Sant’Agata, ed avrebbe voluto annichilire<br />
la Sant’Agata con tutti i <strong>Malavoglia</strong>; perciò andava<br />
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