I Malavoglia - Letteratura Italiana
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Giovanni Verga - I Malavoglia Ma padron ‘Ntoni invece di pensare a risparmiare quei soldi, adesso che il nipote non glieli mangiava più, seguitava a buttarglieli dietro, con avvocati e mangiacarte – quei soldi che costavano tanto, e che erano destinati alla casa del nespolo. – Ora non abbiamo più bisogno della casa, né di nulla! – diceva egli col viso pallido come quello di ‘Ntoni, quando l’avevano condotto in città fra gli sbirri, e tutto il paese era andato a vederlo colle mani legate e il fagotto delle camicie sotto il braccio, che glielo aveva portato piangendo Mena, di sera, quando nessuno poteva vederla. Il nonno era andato a cercare l’avvocato, quello delle chiacchiere, che adesso, dopo aver visto passare anche don Michele, mentre lo portavano all’ospedale, in carrozza, colla faccia gialla lui pure, e la montura sbottonata, il povero vecchio aveva paura, e non stava a cercare il pelo nell’uovo colle chiacchiere dell’avvocato, purché gli sciogliessero le mani a suo nipote e lo lasciassero tornare a casa; giacché gli pareva che ‘Ntoni dopo quel terremoto dovesse tornare a casa e starsene sempre con loro, come quando era ragazzo. Don Silvestro gli fece la carità d’andar con lui dall’avvocato, perché diceva che quando a un cristiano accade una disgrazia come quella dei Malavoglia, bisogna aiutare il prossimo colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla giustizia, per questo siamo cristiani e dobbiamo aiutare i nostri simili. L’avvocato, dopo che ebbe udito ogni cosa, e si fu raccapezzato per merito di don Silvestro, disse che era una bella causa, da buscarsi sicuro la galera, se non c’era lui, e si fregava le mani. Padron ‘Ntoni diventava molle come un minchione al sentir parlare di galera; ma il dottor Scipione gli batteva sulla spalla, e gli diceva che non era dottore se non gliela faceva cavare con quattro o cinque anni di prigione. – Cosa ha detto l’avvocato? domandò Mena appena vide comparire il nonno con quella faccia; e si mise a Letteratura italiana Einaudi 247
Giovanni Verga - I Malavoglia piangere prima di udire la risposta. Il vecchio si strappava quei pochi capelli bianchi, e andava come un pazzo per la casa, ripetendo: – Ah! perché non siamo morti tutti! – Lia, bianca come la camicia, piantava tanto d’occhi in faccia a ciascuno che parlava, senza potere aprir bocca. Poco dopo arrivò la citazione per testimonianza a Barbara Zuppidda, a Grazia Piedipapera, e don Franco lo speziale, e a tutti quelli che chiacchieravano nella piazza e nella bottega di Pizzuto; sicché il paese intero si mise in subbuglio, e la gente si affollava colla carta bollata in mano, e giurava che non sapeva nulla, com’è vero Dio! perché non voleva averci che fare colla giustizia. Accidenti a ‘Ntoni e ai Malavoglia che li tiravano pei capelli nei loro imbrogli. La Zuppidda strillava come un’ossessa: – Io non so niente; io all’avemaria mi chiudo in casa, e non sono come loro che vanno in giro per fare quello che fanno, o che stanno sull’uscio per cicalare con gli sbirri. – Alla larga col governo! aggiungeva don Franco. Sanno che sono repubblicano, e sarebbero contenti di acchiappare un pretesto per farmi sparire dalla faccia della terra. La gente si logorava il cervello a sapere che cosa potessero dire in testimonianza la Zuppidda e comare Grazia e gli altri, che non avevano visto niente, e le schioppettate l’avevano udite dal letto, mentre dormivano. Ma don Silvestro si fregava le mani come l’avvocato, e diceva che lo sapeva lui perché li avevano citati, ed era meglio per l’avvocato. Ogni volta che l’avvocato andava a parlare con ‘Ntoni Malavoglia, don Silvestro l’accompagnava alla prigione, quando non avea nulla da fare; al consiglio adesso non ci andava nessuno, e le ulive erano raccolte. Anche padron ‘Ntoni aveva tentato d’andarci due o tre volte; ma com’era arrivato davanti a quelle finestre colle inferriate, e i soldati col fucile che le guardavano, e guardavano tutti coloro che entravano, si era Letteratura italiana Einaudi 248
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fra gli sbirri, e tutto il paese era andato a vederlo colle<br />
mani legate e il fagotto delle camicie sotto il braccio, che<br />
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nessuno poteva vederla. Il nonno era andato a cercare<br />
l’avvocato, quello delle chiacchiere, che adesso, dopo<br />
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all’ospedale, in carrozza, colla faccia gialla lui pure,<br />
e la montura sbottonata, il povero vecchio aveva paura,<br />
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dell’avvocato, purché gli sciogliessero le mani a suo nipote<br />
e lo lasciassero tornare a casa; giacché gli pareva<br />
che ‘Ntoni dopo quel terremoto dovesse tornare a casa e<br />
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Don Silvestro gli fece la carità d’andar con lui dall’avvocato,<br />
perché diceva che quando a un cristiano accade<br />
una disgrazia come quella dei <strong>Malavoglia</strong>, bisogna aiutare<br />
il prossimo colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante<br />
da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla<br />
giustizia, per questo siamo cristiani e dobbiamo<br />
aiutare i nostri simili. L’avvocato, dopo che ebbe udito<br />
ogni cosa, e si fu raccapezzato per merito di don Silvestro,<br />
disse che era una bella causa, da buscarsi sicuro la<br />
galera, se non c’era lui, e si fregava le mani. Padron<br />
‘Ntoni diventava molle come un minchione al sentir<br />
parlare di galera; ma il dottor Scipione gli batteva sulla<br />
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