I Malavoglia - Letteratura Italiana
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Giovanni Verga - I Malavoglia ci volte che è tempo di finirla, che il vino nuovo non può tenerlo più nella cantina, e bisognerebbe farlo entrare in paese di contrabbando. – Massaro Filippo pensa al suo interesse. Ma io, vedete, dovessi pagare il dazio due volte, e il contrabbando, don Michele non lo voglio più, no e poi no! Ella non voleva perdonare a don Michele quella partaccia che gli aveva fatta colla Zuppidda, dopo tanto tempo ch’era stato trattato come un canonico nell’osteria, per l’amore dei suoi galloni; e ‘Ntoni Malavoglia, senza galloni, valeva dieci volte don Michele; a lui, quello che gli dava glielo dava di tutto cuore. ‘Ntoni si guadagnava il pane in tal modo, e quando il nonno gli rimproverava il suo far nulla, e la sorella lo guardava tristamente, cogli occhi fissi, rispondeva: – Forse che vi costo qualche cosa? Dei denari della casa non ne spendo, e il mio pane me lo guadagno da me. – Meglio sarebbe che tu morissi di fame, gli diceva il nonno, e che avessimo a morire tutti oggi stesso! – Infine nessuno parlava più, seduti dov’erano, e voltandosi le spalle. Padron ‘Ntoni era ridotto a non aprir bocca, per non litigare col nipote; e ‘Ntoni poi, quand’era stanco della predica, piantava lì tutti della paranza, a piagnucolare, e se ne andava a trovar Rocco o compare Vanni, coi quali si stava allegri e se ne trovava sempre una nuova da inventare. Una volta inventarono di fare la serenata allo zio Crocifisso, la notte in cui s’era maritato colla Vespa, e condussero sotto le finestre di lui tutti coloro cui lo zio Crocifisso non voleva prestare più un soldo, coi cocci, e le pentole fesse, i campanacci del beccaio e gli zufoli di canna, a fare il baccano e un casa del diavolo sino a mezzanotte, talché la Vespa l’indomani s’alzò più verde del solito, e se la prese con quella canaglia della Santuzza, nella taverna della quale s’era macchinata tutta quella birbonata, per gelosia che lei se l’era trovato il marito, onde stare in grazia di Dio, mentre le altre erano sempre Letteratura italiana Einaudi 213
Giovanni Verga - I Malavoglia nel peccato mortale, e facevano mille porcherie, sotto l’abitino della Madonna. La gente gli rideva sul muso allo zio Crocifisso, come lo vide sposo sulla piazza, vestito di nuovo, e giallo come un morto, dalla paura che gli aveva fatto la Vespa con quel vestito nuovo che costava denari. La Vespa era sempre a spendere e spandere, che se l’avessero lasciata fare avrebbe vuotato il sacco in una settimana; e diceva che la padrona adesso era lei, tanto che tutti i giorni c’era il diavolo dallo zio Crocifisso. Sua moglie gli piantava le unghie sulla faccia, e gli gridava che voleva aver le chiavi lei, e non voleva star sempre a desiderare un pezzo di pane e un fazzoletto nuovo peggio di prima; perché se avesse saputo quel che le doveva venire dal matrimonio, con quel bel marito che le era toccato, si sarebbe tenuta la chiusa e la medaglia di Figlia di Maria, piuttosto; già, tanto e tanto avrebbe potuto portarla ancora, la medaglia di Figlia di Maria! E lui strillava che era rovinato; che non era più padrone del fatto suo; che v’era tuttora il colèra in casa, e volevano farlo morire di crepacuore prima del tempo, per scialacquarsi allegramente la roba che egli aveva stentato tanto a raggranellare! Lui pure, se avesse saputo tutto questo, avrebbe mandato al diavolo la chiusa e la moglie; ché già lui di moglie non ne aveva bisogno, e l’avevano preso per il collo, facendogli credere che la Vespa avesse acchiappato Brasi Cipolla, e stesse per scappargli insieme alla chiusa, maledetta chiusa! Giusto in quel punto si seppe che Brasi Cipolla s’era lasciato rubare dalla Mangiacarrubbe, come un bietolone, e padron Fortunato li andava cercando per la sciara, e pel vallone, e sotto il ponte, colla schiuma alla bocca, giurando e spergiurando che se li trovava voleva dar loro tante di quelle pedate, e farsi venire le orecchie di suo figlio nelle mani. Lo zio Crocifisso a quel discorso si cacciava le mani nei capelli anche lui, e diceva che la Zup- Letteratura italiana Einaudi 214
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La gente gli rideva sul muso allo zio Crocifisso, come<br />
lo vide sposo sulla piazza, vestito di nuovo, e giallo come<br />
un morto, dalla paura che gli aveva fatto la Vespa con<br />
quel vestito nuovo che costava denari. La Vespa era<br />
sempre a spendere e spandere, che se l’avessero lasciata<br />
fare avrebbe vuotato il sacco in una settimana; e diceva<br />
che la padrona adesso era lei, tanto che tutti i giorni<br />
c’era il diavolo dallo zio Crocifisso. Sua moglie gli piantava<br />
le unghie sulla faccia, e gli gridava che voleva aver<br />
le chiavi lei, e non voleva star sempre a desiderare un<br />
pezzo di pane e un fazzoletto nuovo peggio di prima;<br />
perché se avesse saputo quel che le doveva venire dal<br />
matrimonio, con quel bel marito che le era toccato, si sarebbe<br />
tenuta la chiusa e la medaglia di Figlia di Maria,<br />
piuttosto; già, tanto e tanto avrebbe potuto portarla ancora,<br />
la medaglia di Figlia di Maria! E lui strillava che<br />
era rovinato; che non era più padrone del fatto suo; che<br />
v’era tuttora il colèra in casa, e volevano farlo morire di<br />
crepacuore prima del tempo, per scialacquarsi allegramente<br />
la roba che egli aveva stentato tanto a raggranellare!<br />
Lui pure, se avesse saputo tutto questo, avrebbe<br />
mandato al diavolo la chiusa e la moglie; ché già lui di<br />
moglie non ne aveva bisogno, e l’avevano preso per il<br />
collo, facendogli credere che la Vespa avesse acchiappato<br />
Brasi Cipolla, e stesse per scappargli insieme alla<br />
chiusa, maledetta chiusa!<br />
Giusto in quel punto si seppe che Brasi Cipolla s’era<br />
lasciato rubare dalla Mangiacarrubbe, come un bietolone,<br />
e padron Fortunato li andava cercando per la sciara,<br />
e pel vallone, e sotto il ponte, colla schiuma alla bocca,<br />
giurando e spergiurando che se li trovava voleva dar loro<br />
tante di quelle pedate, e farsi venire le orecchie di suo<br />
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