I Malavoglia - Letteratura Italiana
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Giovanni Verga - I Malavoglia CAPITOLO 9 Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera collo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese quelle cento lire che ci erano nel canterano, e si mise il giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso. – Che son tutte qui? disse costui. – Tutte non ci possono essere, zio Crocifisso; voi lo sapete quel che ci vuole a far cento lire. Ma «meglio poco che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore». Ora viene l’estate, e coll’aiuto di Dio pagheremo ogni cosa. – A me perché venite a contarmela? Sapete che non c’entro, ed è affare di compare Piedipapera. – È tutta una cosa, perché il debito mi pare di avercelo sempre con voi, quando vi vedo. A voi compare Tino non vi dirà di no, per aspettare sino alla Madonna dell’Ognina. – Queste qui non bastano per le spese! ripeteva Campana di legno, facendo saltare i denari nella mano. Andate a dirglielo voi se vuole aspettarvi; perché non è più affar mio. Piedipapera cominciò a bestemmiare e a buttare il berretto per terra, al solito suo, dicendo che non aveva pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino all’Ascensione. – Sentite, compare Tino, gli diceva padron ‘Ntoni colle mani giunte come dinanzi al Signore Iddio, se non mi volete aspettare sino a san Giovanni, ora che sto per maritare mia nipote, è meglio che mi date un colpo di coltello addirittura. – Santo diavolone! gridò compare Tino, mi fate fare quello che non posso, maledetto sia il giorno e il minuto Letteratura italiana Einaudi 113
Giovanni Verga - I Malavoglia in cui mi misi in quest’imbroglio! e se ne andò stracciando il berretto vecchio. Padron ‘Ntoni tornò a casa ancora pallido, e disse alla nuora: – Ce l’ho tirato, ma ho dovuto pregarlo come Dio, – e tremava ancora il poveretto. Però era contento che padron Cipolla non ne sapesse nulla, e il matrimonio della nipote non andasse in fumo. La sera dell’Ascensione, mentre i ragazzi saltavano attorno ai falò, le comari si erano riunite di nuovo dinanzi al ballatoio dei Malavoglia, ed era venuta anche comare Venera la Zuppidda a sentir quello che si diceva, e a dir la sua. Oramai come padron ‘Ntoni maritava la nipote, e la Provvidenza s’era rimessa in gambe, tutti tornavano a far buon viso ai Malavoglia, che non sapevano nulla di quel che ci aveva nello stomaco Piedipapera, nemmeno comare Grazia, sua moglie, la quale chiacchierava con comare Maruzza quasi suo marito non ci avesse niente di male nello stomaco. ‘Ntoni andava ogni sera a far quattro chiacchiere colla Barbara e le aveva confidato che il nonno aveva detto: Prima deve maritarsi la Mena. – E dopo vengo io! – conchiuse ‘Ntoni. La Barbara perciò aveva mandato in regalo alla Mena il vaso del basilico, tutto ornato di garofani, e con un bel nastro rosso, che era l’invito di farsi comari; e tutti le facevano festa a Sant’Agata, persino sua madre s’era levata il fazzoletto nero, perché dove ci sono sposi è di malaugurio portare il lutto; e avevano scritto anche a Luca, per dargli la notizia che Mena si maritava. Ella sola, poveretta, non sembrava allegra come gli altri, e pareva che il cuore le parlasse e le facesse vedere ogni cosa in nero, mentre i campi erano tutti seminati di stelline d’oro e d’argento, e i ragazzi infilavano le ghirlande per l’Ascensione, ed ella stessa era salita sulla scala per aiutare sua madre ad appendere le ghirlande all’uscio e alle finestre. Mentre tutte le porte eran fiorite, soltanto quella di Letteratura italiana Einaudi 114
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Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese<br />
quelle cento lire che ci erano nel canterano, e si mise il<br />
giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso.<br />
– Che son tutte qui? disse costui.<br />
– Tutte non ci possono essere, zio Crocifisso; voi lo<br />
sapete quel che ci vuole a far cento lire. Ma «meglio poco<br />
che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore».<br />
Ora viene l’estate, e coll’aiuto di Dio pagheremo ogni<br />
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– A me perché venite a contarmela? Sapete che non<br />
c’entro, ed è affare di compare Piedipapera.<br />
– È tutta una cosa, perché il debito mi pare di avercelo<br />
sempre con voi, quando vi vedo. A voi compare Tino<br />
non vi dirà di no, per aspettare sino alla Madonna<br />
dell’Ognina.<br />
– Queste qui non bastano per le spese! ripeteva Campana<br />
di legno, facendo saltare i denari nella mano. Andate<br />
a dirglielo voi se vuole aspettarvi; perché non è più<br />
affar mio.<br />
Piedipapera cominciò a bestemmiare e a buttare il<br />
berretto per terra, al solito suo, dicendo che non aveva<br />
pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino<br />
all’Ascensione.<br />
– Sentite, compare Tino, gli diceva padron ‘Ntoni<br />
colle mani giunte come dinanzi al Signore Iddio, se non<br />
mi volete aspettare sino a san Giovanni, ora che sto per<br />
maritare mia nipote, è meglio che mi date un colpo di<br />
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– Santo diavolone! gridò compare Tino, mi fate fare<br />
quello che non posso, maledetto sia il giorno e il minuto<br />
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