27 dic. 2005-2 gen. 2006 - Azienda Sanitaria di Firenze

Anno VIII - n. 49/50
Poste Italiane Sped. in A.P.
D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004,
art. 1, c. 1, DCB Roma
Varata la manovra, si tirano le somme: controlli e lotta agli sprechi, ma le risorse restano sottostimate
Finanziaria, il 2006 parte in rosso
Governatori in trincea: mancano 5 mld - E l’Aifa prepara i ripiani della farmaceutica
L’anello
mancante
Sono i conti ancora una
volta a non tornare. Al
di là dell’imperativo di
contenere gli sprechi e di
mettere all’angolo chi bara,
anche nel 2006 sarà la
certezza finanziaria di poter
governare il Ssn il rebus
dei rebus. È ormai una
strada senza ritorno: servono
altre e più eque forme
di finanziamento. Alla politica
il dovere, non solo il
potere, di dare risposte.
Sennò, addio Ssn. (R.Tu.)
CONSIGLIO DI STATO MEDICI&DIRIGENZA
Malattie orfane senza rete Un Natale senza contratto
«Ministero inadempiente» L’Aran non convoca i sindacati: a gennaio scioperi in vista
Dov’è la rete nazionale
per le malattie rare prevista
nel Dm 279/2001? Per
i giudici del Consiglio di
Stato, il ministero della Salute
è inadempiente.
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I QUADERNI
In allegato
A PAG. 32
GUIDA ALLA LETTURA
Primo Piano a pag. 2 - 11
Dal Governo 12 - 13
In Parlamento 15
Mercati&News 16 - 17
Speciale 18 - 21
Dibattiti 22 - 23
Medicinæ 24
Aziende/Territorio 25 - 31
La Giurisprudenza 32 - 33
Lavoro/Professione 34 - 37
Servizi 38
In Europa 39
Subito in pista - dopo il via
libera del Senato alla Finanziaria
2006 - le misure
per il recupero dell’extratetto
farmaceutico 2005. L’Aifa passa
ai fatti e imbraccia l’arma del
taglio generalizzato ai listini delle
cure Ssn: obiettivo, recuperare
i 795 mln di disavanzo a
carico dei privati riducendo del
4,4% i prezzi di tutte le cure
Ssn e scontando dell’1% i prodotti
destinati esclusivamente al
consumo ospedaliero. Intanto,
il 2006 della salute, apre all’insegna
dell’incertezza. La stretta
sui controlli è soffocante, ma la
spesa resta sottofinanziata. E secondo
le Regioni mancano ancora
all’appello ben 5 mld.
Ecco Orphanet
Da Orphanet-Italia, Mendel
e Farmindustria
una guida per i malati rari.
A PAG. 17
Sarebbe offensivo pensare che qualcuno ha voglia
di poltrone e strapuntini. Di posti-chiave
nel Governo che sarà, sia pure nella seggiola di
sottosegretario o in quella semplice (?) di deputato
della Repubblica. Ma se è vero che a pensar male
non si fa peccato, allora sia concessa l’offesa.
Certo è che di quel partito “Salute e democrazia”
lanciato sotto l’ombrello della Fimmg dei
medici di famiglia - e che nell’Udeur di Clemente
Mastella ha già trovato un primo sponsor - non
tanti, medici compresi, sentivano e sentono un
gran bisogno. E non per difendere il sistema dei
A PAG. 12
Droga
A PAG. 2-11
Dipendenze,
gli assessori
bocciano
il Ddl-Fini
e presentano
una proposta
al Governo
Nessuna convocazione
dall’Aran per il secondo
biennio dei contratti. E i sindacati
di medici e dirigenti
scrivono al Governo perché
sblocchi la situazione prima
di fine anno e minacciano
scioperi a partire da gennaio.
Il partito dei mestieri
partiti. Non è un caso forse che una minaccia detta
e ripetuta a tutti i Governi dai leader dei medici di
famiglia fosse: «Attenti a quel che fate, nei nostri
studi ogni giorno transitano milioni di italiani».
Cioè, di elettori. E ora, proprio nel bel mezzo del
gran ritorno al proporzionale...
Sarà. Ma allora, perché non fare un partito per
ogni mestiere? Avvocati e maestri vetrai, architetti
e baristi, bancari e librai. Avanti, signori, c’è posto.
Se qualcuno vi voterà. (R.Tu.)
(P.S. Dicono che Ippocrate si stia rivoltando
nella tomba)
A PAG. 15
Professioni
Da sei a dieci
nuovi Ordini
in arrivo
per i profili:
l’assemblea
del Senato
dà il primo sì
A frenare la trattativa il tiramolla
parte pubblica-confederali
sulla quantificazione del
monte salari 2003 per il personale.
La differenza: circa 3
euro pro capite lordi mensili.
A PAG. 33
A PAG. 34-35
Cassazione
I manager
dipendono
dalle Regioni:
il rapporto
di lavoro
è privato
e autonomo
RAPPORTO CEIS
La salute «crea» povertà
Nei guai 300mila famiglie
L’
ultimo allarme sui conti
della salute lo ha lanciato
il Ceis, centro studi economico-sanitari
dell’Università
di Roma “Tor Vergata”, che
nel terzo rapporto annuale sui
conti di settore denuncia per
l’Italia un fenomeno che negli
Usa è ormai la regola: per oltre
300mila famiglie le spese
sanitarie extra Ssn determinano
il superamento della soglia
di povertà.
A PAG. 20-21
27 dic. 2005-2 gen. 2006
www.24oresanita.com
2020, Odissea
nelle cure
P ricewaterHouseCoopers
lancia l’allarme
sulla crescita della spesa
mondiale per la salute: in
15 anni ammonterà a 10mila
mld di dollari. Ricetta anticrisi:
partnership pubblico-privato
e tecnologie.
A PAG. 18-19
La privacy conquista le proroghe
Brevetti biotech: pronto il decreto
Al via le proroghe sulla privacy nella Pa, incluse le Asl.
E il Governo ha messo a punto un Dl per recepire le
norme Ue sui brevetti biotech. (Servizio a pag. 12)
▼ Tuc: le nuove tariffe per la mobilità interregionale
La Conferenza delle Regioni ha approvato le tariffe
convenzionali per la mobilità interregionale, riviste in
base alla recente adozione della nuova versione dei
Drg. (Servizio a pag. 13)
▼ Lazio, Abruzzo, Campania: i piani anti-spesa
Cruscotto nel Lazio, cartolarizzazione-bis in Abruzzo,
obiettivi triennali di rientro in Campania sono le strategie
per contenere i deficit. (Servizi a pag. 28, 29, 31)
▼ Lombardia e Friuli: la programmazione dei Ssr
«Sì» della Giunta friulana a Psr 2006-’08 e indirizzi
2006 per il Ssr. E tra le regole d’oro della Sanità
lombarda del 2006 spunta più autonomia per le Asl.
(Servizi a pag. 27 e 30)
Lo scorso numero de Il Sole-24 Ore Sanità non è stato
pubblicato per lo sciopero dei giornalisti indetto dalla Fnsi
contro le proposte degli editori sul rinnovo del contratto di
lavoro. Il prossimo numero sarà in distribuzione martedì 10
gennaio. La redazione augura Buone feste a tutti i lettori

2 PRIMO PIANO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Conti (e idee) chiari, tenacia
da mastino, pazienza
e tempestività. È grazie
a queste virtù che l’Aifa ha
prodotto in assoluto la miglior
performance in vista dell’attuazione
della Finanziaria 2006. Palazzo
Madama ha recitato l’ultimo
sì alla manovra 2006 da
27,6 miliardi nella tarda mattinata
di giovedì 22 dicembre.
Appena poche ore dopo il
Cda dell’Authority ha messo in
cantiere l’applicazione della nuova
misura di recupero dell’extratetto
2005 a carico dei privati,
prevedendo un taglio del 4,4%
ai listini dei farmaci comunque
impiegati dal Ssn (fascia A e
fascia H) e un ulteriore sconto
dell’1% sul margine al solo produttore
per i medicinali di fascia
H. Il pacchetto consentirà di recuperare
un’eccedenza 2005 a
carico dei privati che al netto del
ripiano 2004 (ormai coperto dallo
sconto del 4,12% sui produttori
e dai tagli selettivi in Prontuario)
dovrebbe valere complessivamente
795 milioni di euro:
496 per la farmaceutica convenzionata
(canale farmacia) e 299
per tutto il resto (ospedaliera, distribuzione
diretta ecc.).
Una tempestività davvero
Ha incassato fondi, personale e un tetto
“di proprietà”. Ha tirato in porto l’ambizioso
progetto sugli accordi di programma
con le farmaceutiche di cui è artefice e
protagonista. Ha suggerito, coccolato e accolto
a braccia aperte la nuova arma di
recupero dell’extratetto farmaceutico. Consuntivo
non da poco quello dell’Agenzia
italiana dei farmaci, che ha cominciato a
mettere in cantiere gli interventi sui listini
sul filo di lana dell’ultima fiducia “tecnica”
di Palazzo Madama. E la sessione di Bilancio
appena conclusa lascia di fatto l’Aifa
vincente e premiata. A partire dai finanziamenti
che potrà incassare direttamente, mettendo
assieme nel salvadanaio oltre alle
somme già trasferitele dalla Salute anche il
60% di quanto versato dalle aziende farma-
Un 2005 da cancellare. Il sipario
2006 che apre all’insegna dell’incertezza.
E un panettone avvelenato
per le farmacie private, raggiunte
sotto l’albero di Natale dal colpo
di maglio della Commissione Ue
sulle regole in tema di titolarità e
gestione dei presìdi. Hanno evitato
in corner di essere
“bastonate”
con misure del-
Sì alla procedura
d’infrazione
l’ultim’ora che
consentissero la
vendita dei farmaci
Otc nei supermarket
a prezzi
stracciati. Hanno
ingoiato il recupero dell’extratetto a
base di tagli “democratici” ai listini
di settore. E si sono ritrovate a ruminare
sulla procedura d’infrazione avviata
dall’Europa in merito alle regole
nazionali che impediscono la ge-
FINANZIARIA 2006/ Dopo il «sì» in terza lettura (e senza fiducia) di Palazzo Madama ai
Aifa brucia i tempi: forbici del
Taglio del 4,4% su tutta la filiera, sconto dell’1% sull’ospedaliera - Allarme
non casuale: i conti erano pronti
da tempo, le ipotesi pure (v. «Il
Sole-24 Ore Sanità» n.
42/2005). Mancava solo la scelta
della politica, che ha subito
condiviso la necessità di spalmare
su tutta la filiera - e su tutti i
consumi a carico del Ssn - il
buco della farmaceutica pubblica.
Dalla manovra di recupero
Meteore/ La mobilità che viene e che va
Ha fatto irritare pesantemente i governatori, scatenato la cronaca di
settore, preoccupato chi si accingeva a partire da qualche Regione del
Sud per un ricovero targato Lazio o Lombardia, agitato (assai) la lobby degli
affari termali, inutilmente graziata in corso d’opera da un emendamento
riparatore che escludeva acque albule e fanghi curativi dal pollice verso alla
trasferta causa malattia... Fatica sprecata: hanno vinto (ragionevolmente) i
governatori. Che la patata bollente di una mobilità sanitaria da 1 mld di
euro e da 1 milione di pazienti l’anno sono decisi a pelarsela da soli. Via il
“tetto massimo” alle trasferte maldestramente imposto per legge: saranno
gli accordi bilaterali in cottura da gennaio a stabilire quanto e come curare
fuori casa. Nel girone di recupero resta comunque il Sud, dove qualcuno
puntava con l’occasione a spiegare ai pazienti che Sanità buona e cattiva
ce n’è dappertutto. E che non sempre c’è bisogno di andare fuori casa per
ottenere le cure. E che anzi pretendendo di più a casa propria magari si
riesce anche a migliorare i servizi. E a tagliare le liste.
resteranno comunque esclusi
emoderivati, vaccini, generici e
medicinali che costano meno di
5 euro: la riduzione del possibile
ripiano vale circa 15 milioni, ma
ceutiche per i convegni con oneri superiori
a 50 milioni nonché il corrispettivo dovuto
per le ispezioni. Fondi utili all’Agenzia,
che avrà più personale da pagare: l’Aifa ha
infatti ottenuto con la manovra anche l’ampliamento
della pianta organica inseguito
in più emendamenti e in più decreti e ospiterà
i nuovi addetti in una “casa” finalmente
diventata di proprietà, visto che la manovra
trasferisce all’Authority i beni mobili già a
essa in uso al 31 dicembre 2004. Ma il
fiore all’occhiello dell’annata appena trascorsa
- e assai probabilmente di quella che
verrà - sono senz’altro le norme sugli accordi
di programma con le aziende farmaceuti-
stione delle farmacie comunali da
parte delle imprese della distribuzione
e l’assegnazione della titolarità di
una farmacia privata a persone non
in possesso del diploma di laurea o
a società che non
siano composte
esclusivamente
da farmacisti.
Il protocollo
d’intesa siglato il
13 dicembre con
l’agguerrito ministro
della Salute -
con cui le farmacie si sono sostanzialmente
impegnate a far rispettare
una legge dello Stato - non ha salvato
i titolari dalle attenzioni del commissario
Ue al mercato interno e
dalla mina più grossa: quella del
Controlli in testa ai pensieri della manovra 2006. E la
Corte dei conti assume un ruolo determinante per garantire
il rispetto del patto di stabilità interno degli enti locali, ma
anche per controllare che il Ssn funzioni a dovere sul versante
della spesa.
Gli enti locali saranno obbligati a inviare una relazione sul
- dicono all’Aifa - sarà largamente
compensata dalla permanenza
sul mercato di cure economiche
e sicure che in caso contrario
sparirebbero dal mercato per es-
Sui bilanci e sul patto di stabilità ora veglia la
sere subito rimpiazzate da terapie
equivalenti e più costose. Il
punto sugli effetti della misura
lo si farà a fine marzo, quando
l’Aifa trasmetterà alla salute e
che pronte a investire in Italia.
Il Dg dell’Aifa, Nello Martini, ha ripetuto
per mesi proposta e contenuti. E la
goccia ha dato i suoi frutti, facendo approdare
nel ventre della manovra 2006 quanto
già s’era detto tra draft e indiscrezioni varie.
Così ora l’Aifa ha tempo 10 mesi (ma
ci vorrà senz’altro meno: le carte sono già
pronte) per spiegare a Salute ed Economia i
criteri - da adottare con decreto - in base ai
quali intende stipulare accordi con le singole
aziende farmaceutiche che, in cambio di
investimenti certi nel territorio nazionale,
incasseranno un premium price fino a una
quota pari al 10% degli investimenti pattui-
ricorso presentato da Admenta alle
autorità europee per difendere il tormentato
acquisto delle 85 comunali
milanesi. Federfarma si è formalmente
impegnata a invitare gli iscritti
a praticare lo sconto previsto dalla
legge nella misura massima possibile
(20%) su tutti i farmaci senza
ricetta, dandone chiara informazione
ai cittadini con «vetrofanie» che
indichino «in maniera inequivocabile»
la percentuale unica, ovvero le
due percentuali (se distinte tra Sop e
Otc) di sconto praticato e ha aderito
all’obbligo di proporre sempre e comunque
ai cittadini la sostituzione
dei medicinali su ricetta con gli equivalenti
meno costosi. Ma la stagione
degli incubi sembra non avere
fine. E la convinzione del ministro
Ricerca/ L’oncologia conquista 100 mln
ur in un momento economico molto difficile per il no-
«P stro Paese, siamo riusciti ad aumentare i finanziamenti
alla ricerca sanitaria dai 185 mln di euro del 2005 a 285 mln di
euro, più un contributo aggiuntivo di 100 milioni di euro per
l’oncologia. Nel 2006, quindi, la ricerca italiana potrà contare su
un totale di 385 mln di euro». A sventolare alta la bandiera della
R&S è il ministro Storace che non ricordava una Finanziaria tanto
generosa per la ricerca sotto l’ombrello della Sanità dai tempi
dello scienziato-ministro, Umberto Veronesi. Per il resto la Finanziaria
prevede una serie di interventi sparpagliati - dall’eliminazione
delle tasse sui brevetti alla deducibilità delle donazioni - senza
la svolta da tanti evocata. L’unica novità - tutta da verificare per
quanto riguarda l’impatto concreto - sarà la possibilità del versamento
volontario del 5 per mille dell’Irpef a favore delle Onlus e
della ricerca.
della Salute che i farmaci debbano
essere «dispensati solo in farmacia»
non basta a fugarli. “Farmacia di
chi?”, si saranno chiesti i titolari
apprendendo che le Coop avvieranno
a gennaio la raccolta di firme per
far approdare in Parlamento la
“loro” Pdl d’iniziativa popolare che
punta ad aprire le porte del supermarket
all’automedicazione dispensata
in appositi locali da un farmacista.
Pdl peraltro presentata al grande
pubblico con la logica del «3x2»,
ovvero promettendo - in virtù del
potere contrattuale della grande distribuzione
- sconti che vanno dal
25 al 50% sugli stessi prodotti che
la rete dei presìdi trova ancora difficile
scontare al 20%. “Farmacie di
chi?” è la domanda che l’Europa ha
bilancio di previsione dell’esercizio di competenza e sulle risultanze
contabili al 31 dicembre di ogni anno alle sezioni regionali
della magistratura contabile. La relazione dovrà essere
compilata in base a criteri e linee fissati dalla stessa Corte. E
per chi sarà trovato in difetto rispetto al patto di stabilità sarà
adottata una specifica “pronuncia” e verrà sottoposto a una
all’Economia i dati certificati
sui flussi 2005 da usare se del
caso per rideterminare il tetto di
settore e introdurre eventuali ulteriori
correttivi entro giugno.
L’Agenzia italiana dei farmaci incassa finalmente fondi, personale e sede
L’Authority fa da «asso pigliatutto»
ti. In budget 100 milioni di euro da devolvere
alle aziende che si candideranno ad aprire
o ampliare i propri siti produttivi in Italia
e a potenziare il personale addetto alla
ricerca rispetto al pool del marketing. Sul
piatto della bilancia peseranno però anche
l’avvio di trials di fase I e II coordinati
dall’Italia, le procedure di registrazione di
farmaci innovativi nei Paesi Ue che hanno
l’Italia come Paese guida, la crescita delle
esportazioni e la concessione di certificati
di libera vendita per materie prime e prodotti
finiti. Trattative e confronti impegneranno
l’Aifa fin da subito. Ma l’impegno
più urgente sarà rappresentato dalle rifinitu-
Stress di fine anno per i camici da banco: l’accordo con Storace non para i colpi dell’Ue
Farmacie: resa dei conti sulle comunali
girato all’Italia, concedendo - come
previsto dalla procedura - almeno
due mesi di tempo per le controdeduzioni
governative. Controdeduzioni
che, a questo punto, dovranno
dar conto di tutti
i dubbi avanzati
dalla Comunità
nella lettera inviata
alle autorità italiane
a inizio giugno.
Nel mirino
tutte le norme della
legge di riordino
del settore (362/1991), colpevoli
secondo l’Ue di garantire un trattamento
eccessivamente di favore ai
titolari “in carne e ossa” e ai loro
eredi, andando ben oltre le ragioni
di ordine, sicurezza o Sanità pubbli-
vigilanza su misura per quanto
riguarda l’adozione di misure
correttive. Alle procure regionali
spetta inoltre la verifica
sulle spese dei ministeri e sulle
consulenze superiori a 5mila
euro. E per lo svolgimento di
questi compiti la Corte potrà
reclutare consulenti esterni
(ma non più di dieci) e cinquanta
nuove unità di personale e
Il capitolo della farmaceutica
si presta a fare da biglietto da
visita alla Finanziaria 2006 «non
elettorale, attenta ai conti, alle spese,
a far costare meno lo Stato ai
cittadini» di cui parla il premier
Berlusconi. La manovra «rafforzata»
(l’ultimo maxi-emendamento
del Governo ne ha aumentato
il valore di 3,6 miliardi, ndr.) varata
con il voto «standard» di Palazzo
Madama in seconda lettura,
re alla manovra di recupero dell’extratetto
farmaceutico del 2005, essendo servito lo
sconto finora imposto alle sole imprese a
sanare il rosso dell’anno prima. E per recuperarli
l’Aifa intende imbracciare subito la
misura aggiunta alla lista degli interventi
anti-buco a essa concessi dalla legge istitutiva
(326/2003: Dl “sviluppo”). Ovvero la
possibilità di procedere - come integrazione
o in alternativa rispetto allo “sconto” del
4,12% imposto ai produttori - alla riduzione
temporanea dei listini comunque impiegati
dal Ssn. Con buona pace delle farmacie
e dei grossisti, che pagheranno qualcosa
in più. E con un sospiro di sollievo da
parte dei produttori che continueranno comunque
ad accollarsi da soli almeno una
fettina di ripiano.
Coop: raccolta
di firme sugli Otc
ca in base alle quali il Trattato delle
Comunità europee concede deroghe
rispetto al diritto di libertà di
stabilimento e di libera circolazione
di capitali all’interno dell’Unione.
Per garantire tutto «basterebbe esigere
la presenza di un farmacista
per il rilascio dei medicinali ai pazienti
e per la gestione
delle scorte»,
scrive l’Ue
nel suo parere
motivato, liquidando
in un colpo
solo la sentenza
della Consulta
del 24 luglio
2003 e l’assai più recente decisione
(8 agosto 2005) con cui il Consiglio
di Stato ha confermato l’annullamento
della mega-cessione meneghina.
I giochi sulle cure, insomma,
restano più aperti che mai.

27 dic. 2005-2 gen. 2006 PRIMO PIANO
3
contenuti della manovra economica da 27,6 miliardi
5,4% sui farmaci
regionale sui conti Ssn: mancano 5 miliardi
Corte dei conti
dai meccanismi non scappano le aziende e gli enti del Ssn
rispetto ai quali, in caso di mancato rispetto dei vincoli
fissati, la Corte dei conti trasmetterà la segnalazione alla
Regione interessata perché adotti i relativi provvedimenti.
Un meccanismo messo in campo anche in considerazione
del giro di vite che Regioni ed enti locali hanno subìto
con la manovra 2006: per le Regioni è previsto un taglio
del 3,8% rispetto al 2004, con una crescita dello 0,4% e del
2,5% rispettivamente nel 2007 e nel 2008; nei Comuni con
più di 5mila abitanti e per ciascuna Comunità montana
con oltre 50mila abitanti che hanno registrato una spesa
media pro capite inferiore alla media di classe demografica
è previsto nel 2006 un taglio del 6,5% rispetto al 2004.
Taglio che sarà dell’8% per gli altri. Ma nelle spese, comunque,
non si dovranno calcolare quelle di personale per la
Sanità, trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche,
spese sociali.
viaggia all’insegna dei paletti e
delle strettoie. Stavolta è stato
messo davvero in campo il meglio
della creatività nel tentativo
di imbrigliare la spesa della pubblica
amministrazione e onorare
l’impegno richiesto dall’Europa
di riportare il rapporto deficit/Pil
sotto il 3% nel 2007 contro il 3,8%
del 2006. Il campionario degli interventi
(v. pag. 6-7) spazia dalla riscrittura
del patto di stabilità interno alla
stretta su consulenze e mezzi di trasporto,
al monitoraggio senza tregua
sui conti della spesa. Una regola buona
per tutti i capitoli della spesa pubblica,
tanto più per la salute. Anche se i
numeri del settore non promettono
davvero nessuna buona nuova: «La
Finanziaria 2006 dà un colpo pesante
al Ssn» - ha avvertito il presidente
della Conferenza delle Regioni, Vasco
Errani -. Ci troveremo a fronteggiare
una sottostima dei livelli generali di
assistenza di circa cinque miliardi di
euro».
Stessa solfa per i Comuni: «Saremo
nell’oggettiva impossibilità di rispettare
il patto di stabilità interno imposto
dal Governo senza mettere in
discussione l’erogazione dei servizi ai
cittadini» ha rincarato il presidente dell’Anci,
Leonardo Domenici, pronto a
chiedere a gennaio «la riapertura di un
tavolo di confronto con l’Esecutivo
sulla necessità di un decreto correttivo
della manovra».
E pesa come un macigno l’accusa
di perpetuo fallimento rivolta dai sindacati
alle manovre economiche di marca
Cdl degli ultimi anni: «Il Governo
Berlusconi non ha centrato nessuno
degli obiettivi macro-economici che si
era proposto - ha rimarcato il responsabile
economico della Cgil, Beniamino
Lapadula - e nel frattempo famiglie e
imprese tra il 2001 e il 2006 hanno
pagato grazie alle Finanziarie di Berlusconi
circa 52,5 miliardi di euro».
L’ultimo giudizio - quello che preoccupa
di più il ministro dell’Economia,
Giulio Tremonti - dovrà recitarlo
l’Europa: l’Italia ha tempo fino al
12 gennaio per presentare le sue carte
e per far rientrare la procedura che la
vede coinvolta tra i Paesi dell’eurozona
con i conti in rosso.
S.Tod.
Classificazione, repertorio, sanzioni e tasse in arrivo
E scatta l’ora della verità
anche per i dispositivi
Obbligatorio presentarsi al database della Salute con 100 euro a prodotto
anto tuonò che piovve. E ora corrono tempi
T duri anche per le aziende produttrici di
dispositivi medici. Le lamentele della vecchia
Cud, scaduta a ottobre e appena rinnovata dal
ministro della Salute, Francesco Storace, hanno
lasciato il segno. La polpetta avvelenata è comparsa
all’improvviso tra le modifiche approvate
in commissione Bilancio, alla Camera, ed è
stata immediatamente recepita nel maxiemendamento
del Governo che oggi chiamiamo Finanziaria
2006.
Lustro rafforzato per la Commissione gemella
della ex-Cuf - che sarà consultata su ogni
questione concernente i dispositivi medici - e
paletti freschissimi in arrivo per
il variegato e imperscrutabile
universo dei dispositivi.
Promozioni
sulla graticola
Come i loro cugini farmaci
saranno imbrigliati in una classificazione,
passeranno sotto le
forche caudine di un Repertorio
ufficiale Ssn, avranno l’oblio di
dichiarare e dichiararsi, e pagheranno
per farlo. A scatenare il tornado è un
comma soltanto - il 414 - della Finanziaria
2006 che affida a un decreto Salute prossimo
venturo il compito di adottare la classificazione
ricevuta in eredità dalla vecchia Cud, fissare i
criteri di aggiornamento e gestione nell’ambito
del database ministeriale di un repertorio generale
dei dispositivi, individuare quelli da sottoporre
a misure cautelative in caso di incidenti,
fissare le modalità del monitoraggio di spesa da
parte delle Asl, il cui mancato invio farà scattare
da parte delle Regioni le rappresaglie per
omesso monitoraggio nei confronti del Dg. Sarà
lo stesso provvedimento a fissare la data a
partire dalla quale l’Ssn potrà acquistare, usare
o dispensare solo i dispositivi contenuti nel
Repertorio della Salute.
Immediatamente operativa invece la norma
che assoggetta le aziende dei dispositivi allo
stesso trattamento già vigente per le farmaceutiche:
obolo nelle casse della Salute corrispondente
al 5% delle spese promozionali sostenute
l’anno prima; tassa di 100 euro per ogni dispositivo
inserito nel data base ministeriale. E nessuna
possibilità di fuga: l’omessa comunicazione
farà scattare bene che vada multe che vanno da
2mila500 a 15mila euro. In
omaggio a un vecchio Dlgs
(46/1997).
Misure scarsamente digeribili
per le aziende, la cui reazione
non si è ovviamente fatta attendere.
Sorpresa e indignata Assobiomedica
ha definito particolarmente
«pesante e contraddittoria
con la vocazione del settore» soprattutto la
norma che assoggetta ogni inserimento nel repertorio
nazionale dei dispositivi medici a una
tariffa di 100 euro in relazione alla quale le
imprese potrebbero trovarsi a dover versare
svariate decine di milioni di euro l’anno.
«La speranza - dice il presidente Angelo
Fracassi - è che il decreto attuativo necessario a
rendere chiara l’interpretazione della Finanziaria
sia impostato secondo princìpi di ragionevolezza,
affinché non si soffochi un settore così
strategico per la Sanità».

4 PRIMO PIANO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
T orna
in freezer il Dlgs
56/2000. O meglio, resta al
palo nella versione originale e
si continueranno ad applicare le regole
del fisco federale nella forma che le
Regioni hanno concordato
nel marzo
scorso con il cosid-
detto «accordo di
santa Trada» (in Calabria).
E le Regioni del
Sud (ma non solo),
che a suo tempo avevano
scatenato una pioggia di ricorsi
contro il Dlgs, possono così tirare un
sospiro di sollievo dopo aver sofferto
con il testo iniziale della Finanziaria
che prevedeva l’applicazione dell’ac-
Liste d’attesa sotto controllo, pena: niente ripiano dei
debiti pregressi. Uno dei vincoli all’utilizzo dei 2
mld messi nel carniere della Finanziaria, riguarda proprio
le liste d’attesa. L’obbligo per le Regioni è dare attuazione
agli interventi previsti dal Piano nazionale di contenimento
dei tempi di attesa che sarà allegato a un’Intesa ad
hoc.
In particolare bisognerà fissare l’elenco delle prestazioni
i cui tempi d’attesa non potranno superare i 90 giorni;
le Asl dovranno individuare le strutture
che rispettano i tempi e stabilire le
misure da prendere in caso di
“sforamento”; determinare la quota
minima delle risorse del Psn da vincolare
alla riduzione delle liste e alla
creazione di Cup regionali; prevedere
la rilevazioni di informazioni sui tempi
di attesa nel Nsis; decidere che il
Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei
Lea controlli la realizzazione degli interventi “taglia-liste”.
Non sarà poi possibile chiudere le prenotazioni pena
sanzioni pecuniarie oggetto di definizione della costituenda
Commissione nazionale sull’appropriatezza delle prescrizioni.
L’accesso ai 2 mld sarà ulteriormente vincolato per le
Regioni che nel periodo 2001-2005 abbiano avuto un
disavanzo medio pari o superiore al 5% o che nel 2005
La spesa sanitaria incassa
213 milioni per finanziare
i maggiori oneri (0,7%)
contrattuali per il biennio
2004-2005 che derivano dall’accordo
Governo-sindacati
del 27 maggio scorso. Per il
resto - il biennio economico
contrattuale 2006-2007, ormai
alle porte - l’indirizzo è
che il Comitato
di settore
segua criteri
di finanziamentoprotemporeprevisti
(per il
contratto
“statali” o affini)
con uno stanziamento al
momento di 222 milioni a
valere sul prossimo anno. Si
tratta di cifre provvisorie e si
dovranno attendere future Finanziarie
per lo stanziamento
reale, come consuetudine fino
dall’accordo del 1993 sul
costo del lavoro.
Un’altra regola dettata dal
FINANZIARIA 2006/ In attesa della piena entrata in vigore dell’art. 119 della Costituzione
Fisco federale modello soft
Spesa storica,
distacco più leggero
cordo solo fino al 31 dicembre di
quest’anno, riaprendo le porte dal 1˚
gennaio 2006 all’applicazione del
56/2000 tout court, nella versione che
avrebbe provocato un vero e proprio
terremoto finanziario
nelle Regioni del
Sud che avrebbero
dovuto via via
“cedere” a quelle del
Nord centinaia di milioni.
Il maxiemendamento
nella sua versione
finale invece prevede che il
compromesso che porta a un riparto
di risorse basato sulla capacità fiscale
delle Regioni con un allontanamento
più graduale dal riparto delle risorse
abbiano registrato un incremento del disavanzo, rispetto al
2001, pari o maggiore al 200 per cento. Queste, per disporre
dei fondi, dovranno stipulare accordi con la Salute e
l’Economia per adeguarsi al Psn e per perseguire l’equilibrio
economico nel rispetto dei Lea.
Sempre per garantire liste d’attesa virtuose, e soprattutto
per assicurare continuità all’attività di riduzione dei
tempi nel prossimo triennio, la Finanziaria introduce una
deroga allo spoil system per il direttore dell’Assr (l’Agenzia
potrà tra l’altro ottenere personale
dalla Salute per monitorare gli interventi
regionali sulla riduzione dei tem-
pi). Così, il nuovo direttore nominato
nel semestre bianco non potrà essere
rimosso nel prossimo triennio. Ma il
nome proposto del ministro - il coordinatore
della sua segreteria tecnica,
il commercialista 40enne Alessandro
Ridolfi - non è piaciuto alle Regioni e Storace ha preferito
per ora in Stato-Regioni ritirare la nomina. Se ne riparlerà
il 2 febbraio. Poi, dopo il sicuro ulteriore rifiuto delle
Regioni, dovrà passare ancora un mese per la nomina
definitiva d’ufficio, troppo sotto elezioni per rischiare
contestazioni di clientelismo. Il ministro però dopo il niet
regionale, ha tolto dal tavolo della Stato-Regioni riparti di
fondi sanitari per 2 mld. Forse un dispetto, forse no.
fiscali secondo la «spesa storica» (dell’1,5%
fisso negli anni anziché del
5% iniziale e poi del 10% ogni anno
come prevedeva la versione originale
del 56/2000) prosegua fino all’applicazione
dell’articolo 119 della Costituzione,
in cui sono previsti criteri di
riparto più federalisti su cui tutte le
Regioni sono praticamente già d’accordo.
In sostanza, l’accordo di Santa Trada
si basa sull’introduzione di una maggiore
discrezionalità sui parametri di
calcolo per la perequazione e una riduzione
più graduale della spesa storica:
-5% per il 2002 e un ulteriore 1,5%
l’anno dal 2003 al 2005 e, ora, anche
per gli anni a seguire. Previste, in
particolare, un’unica aliquota Irpef
M.G.C.
dello 0,9% incassata direttamente dalle
Regioni (oggi va lo 0,5% alle Regioni
e lo 0,4% allo Stato) e la proroga
dei trasferimenti erariali. Confermato
anche il Fondo di garanzia per
compensare le minori
entrate da Irap e
addizionale Irpef.
Lo sblocco del
56/2000 con la diversa
quantificazione
delle riduzioni annuali,
consente inoltre di
sbloccare 12 miliardi
(quelli rimasti nel cassetto con lo stop
al Dlgs) da ripartire tra le Regioni con
un decreto dell’Economia sentita la
Stato-Regioni, che dovrebbe vedere
la luce entro il 31 marzo 2006.
Le disposizioni per ridurre i tempi di attesa I nuovi vincoli per Regioni e aziende
No al blocco
delle prenotazioni
Regole per il biennio economico e le assunzioni
Concorsi: vincitori
bloccati per 5 anni
Prosegue l’accordo di Santa Trada - Irap e Irpef: niente blocco se c’è il deficit
Le liste virtuose «liberano» l’accesso ai fondi
Il personale vince solo aumenti transitori
maxiemendamento, stabilisce
che per tutto il personale
del Ssn le spese per gli anni
2006, 2007 e 2008, comprese
quelle per il personale a tempo
determinato, con collaborazione
coordinata e continuativa,
in rapporto flessibile
o a convenzione, non dovranno
superare l’ammontare del
2004 diminuito
dell’1%, al
lordo di oneri
riflessi e Irap
e al netto degli
arretrati
contrattuali
erogati dal
2004 o negli
anni successivi. Un criterio
che serve a “rafforzare” l’intesa
Stato-Regioni del 23
marzo 2005 per raggiungere
gli obblighi comunitari e gli
obiettivi di finanza pubblica.
E che sarà inserito nelle valutazioni
svolte dal relativo Tavolo
tecnico di verifica.
Una misura particolare
“non derogabile“ nei contratti
collettivi, a modifica dell’art.
35 del Dlgs 165/2001
(«Norme generali sull’ordinamento
del lavoro alle dipendenze
delle amministrazioni
pubbliche») in materia di mobilità,
recita poi che «i vincitori
dei pubblici concorsi devono
permanere nella sede di
prima destinazione per un periodo
non inferiore a cinque
anni».
Si salvano, invece, le assunzioni
a tempo determinato
e i contratti di collaborazione
coordinata e continuativa
per enti di ricerca, Istituto
superiore di Sanità, Ispesl,
Assr, Aifa per l’attuazione di
progetti di ricerca e innovazione
tecnologica, i cui oneri
non risultino a carico del bilancio
del funzionamento degli
enti. Per tutti gli altri enti
e amministrazioni statali è fissato
un tetto al 60% delle
spese sostenute per le stesse
finalità nel 2003.
Non solo liste d’attesa e Piano sanitario regionale.
La nuova Finanziaria ribadisce vecchi
paletti e ne fissa di nuovi, quasi sempre all’insegna
della classica “stretta di cinghia”. A cominciare
dal metodo originale con cui d’ora in poi sarà
alimentato il Fondo per le politiche sociali: per un
triennio, dal 2006, vi confluiranno i risparmi dalla
riduzione del 10% di una serie di indennità e le
«eventuali economie» di Camera e Senato.
C’è poi il capitolo dei veri e
propri vincoli per le Regioni: innanzitutto,
sono confermati i do-
veri imposti dal Patto del 23 marzo
scorso, con l’obbligo per le
singole aziende sanitarie in difficoltà
di presentare piani di rientro,
pena la decadenza dei direttori
generali (norma, per la verità,
fino a oggi poco applicata). Davanti a squilibri
evidenziati dal monitoraggio triennale della spesa,
poi, la manovra conferma quanto previsto dalla
Finanziaria 2005: l’impegno della Regione ad
adottare i “necessari provvedimenti”. In caso di
inadempienza, entrano in gioco le leve dell’addizionale
Irpef e delle aliquote Irap. Per le amministrazioni
regionali vi è in più l’obbligo di stipulare
entro il 31 marzo gli accordi attuativi della nuova
convenzione della medicina generale, per la parte
La soluzione del rebus specializzandi
si trova al comma
302 del lunghissimo unico articolo
della Finanziaria 2006. E ripropone
in parte i contenuti della proposta
di legge rimasta ferma in commissione
Affari sociali dopo un anno
di ininterrotte modifiche: «contratti
di formazione specialistica» al posto
dei «contratti di formazione-lavoro»
previsti dal Dlgs 368/1999.
Di nuovo ci sono i soldi: 300
milioni annui, ma a decorrere dal
2007. Per il 2006, i fondi aggiuntivi
disponibili (rispetto a quelli attualmente
destinati agli specializzandi)
ammontano a 70 milioni. Il
trattamento economico sarà costituito
da una parte fissa, uguale per
tutti e per tutta la durata dei corsi, e
da una parte variabile. Che, in prima
applicazione, per gli anni
2006-2007 e 2007-2008, non potrà
eccedere il 15% di quella fissa (era
il 12% nella Pdl). A determinare
annualmente il compenso sarà un
Dpcm, su proposta del Miur, di
concerto con i ministeri della Salute
e dell’Economia.
E a marzo arrivano
12 mld del 56/2000
Ai contratti si applicheranno le
norme dell’articolo 2, comma 26,
della legge 335/1995: gli specializzandi
dovranno, come i lavoratori
autonomi, iscriversi a un’apposita
gestione separata dell’Inps. Nulla
si dice sulla possibilità di trasferire
i contributi a una diversa gestione
obbligatoria.
Soddisfatta a metà Federspecializzandi.
Da un
lato esprime
«apprezzamen-
to per l’operato
del Governo
che, anche in seguito
alle nostre
pressioni, ha inserito
in Finanziaria
il comma che impegna 300
milioni per i contratti». Dall’altro,
però, ricorda che «rimangono da
risolvere alcune questioni non secondarie».
In primis, «suscita apprensione
la scelta di rimandare
l’attivazione dei contratti all’anno
accademico 2006/2007 e cioè alla
prossima legislatura, con tutte le
incognite del caso». Un tavolo di
E con la manovra è prevista anche
un’altra novità tra spesa del Ssn ed
entrate fiscali: il blocco delle addizionali
Irap e Irpef, che è prorogato per
tutto il 2006, non si applicherà alle
Regioni che saranno
costrette a ritocchi
verso l’alto per sana-
re deficit sanitari. Misura,
quest’ultima, alla
quale più realtà locali
(come a esempio
Liguria e Campania)
stanno già ricorrendo
proprio in queste settimane con
le rispettive manovre di bilancio per il
2006.
P.D.B.
Piani di rientro, confermato il patto di marzo
Al Siveas la regia
delle verifiche
Le novità per i medici iscritti alle scuole
sugli standard organizzativi. L’indennità informatica
andrà assegnata solamente ai medici che stampano
e compilano con mezzi informatici almeno
il 70% delle ricette e delle richieste di visite
specialistiche; il riscontro andrà effettuato tramite
il sistema della tessera sanitaria. Altrimenti, la
Regione sarà considerata inadempiente e l’indennità
forfetaria non sarà più imputabile al Ssn.
Sul fronte dell’edilizia sanitaria, ancora, c’è la
priorità di impiego dei fondi residui
ex articolo 20 della Finanziaria
del 1988, da destinare alle
strutture per acuti con almeno
250 letti e alla lungodegenza
con almeno 120 letti. Infine, il
fronte-bilanci: scatta l’obbligo di
certificazione per i documenti
contabili, con modalità da fissare
con decreto della Salute entro il 31 marzo
prossimo.
Su tutta la nuova gestione della Sanità campeggia
poi la grande regia del sistema Siveas, incaricato
di verificare tramite il nucleo Sar (Supporto per
l’analisi delle disfunzioni e la revisione organizzativa)
che i finanziamenti siano spesi nella giusta
direzione.
Decolleranno
dal 2006-2007
B.Gob.
Specializzandi, sì ai contratti di formazione
confronto tra le parti, nonostante le
ripetute sollecitazioni, «non è ancora
stato convocato». Rimangono
sulla carta «le tutele lavorative e
formative previste dal Dlgs
368/99». E gli specializzandi restano
contrari alla scelta della gestione
separata Inps: «L’attività professionale
e formativa del medico specializzando
non può in nessun modo
essere paragonata
a quella
di un lavoratore
autonomo o parasubordinato».
Chiedono inoltre
di chiarire se
al termine della
specializzazione
sia possibile trasferire la contribuzione
maturata presso un altro
ente previdenziale. La richiesta finale
è una: avviare subito una trattativa
in sede di stesura dello schema-tipo
del contratto. Perché il Paese
ha bisogno di «specialisti formati
e motivati».
M.Per.

6 PRIMO PIANO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
I PALETTI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
● Dismissioni di beni immobili dello Stato (4-5). Le entrate
che ne deriveranno, così come tutte le altre eventuali maggiori
entrate, andranno a ridurre il debito pubblico: indicazioni
diverse dovranno essere compatibili con gli obiettivi indicati
nel programma annuale di stabilità presentato dall’Italia
all’Ue
● Spesa in dodicesimi; riduzione spese consulenze, pubblicità,
vetture (6-12). Gli stanziamenti per i ministeri subiscono
una riduzione generalizzata: le amministrazioni dello Stato
non potranno assumere impegni di spesa o versare importi
che superino del 12% le risorse iscritte nello stato di previsione
l’anno precedente potendo tuttavia disporre variazioni
compensative di bilancio. Tutte le spese per consulenze,
attività promozionali e di rappresentanza e vetture dovranno
essere ridotte del 50% rispetto al 2004 (esclusi università,
enti ricerca ed equiparati)
● Sospensione pagamenti (20-21). Le autorizzazioni di spesa
non obbligatorie regolate per legge sono ridotte del 10%: un
fondo creato presso i vari ministeri servirà a coprire eventuali
ulteriori esigenze. In caso di necessità i ministri possono
disporre in corso d’esercizio e in via temporanea la sospensione
dell’assunzione di impegni di spesa o dell’emissione di
titoli di pagamento (esclusi stipendi, pensioni e altre spese
obbligatorie)
● Acquisto beni e servizi (22). In caso di andamenti eccessivi
della spesa per acquisto di beni e servizi, dal luglio 2006, le
pubbliche amministrazioni (escluse Regioni, Pa, enti locali e
enti del Ssn) sono obbligate ad aderire alle convenzioni
Consip ovvero a utilizzare i relativi parametri prezzo-qualità
ridotti del 20%: i contratti di violazione saranno nulli; i
dipendenti che li sottoscrivono ne rispondono a titolo personale
● Acquisto di immobili (23-26). Il tetto annuale non deve
superare la media dell’ultimo triennio: ne sono esclusi gli
enti territoriali e gli edifici destinati a ospedale, scuola, ospizio
od ospedale
● Contratti (177-183). Per il biennio 2004-2005 le risorse per la
contrattazione collettiva nazionale a carico del bilancio statale
sono incrementate di 390 milioni da destinare anche all’incentivazione
della produttività cui si aggiungono altri 220
milioni per far fronte all’aumento dello 0,7% previsto dall’accordo
Governo-sindacati del 27 maggio. Gli stanziamenti per
la contrattazione collettiva ammontano invece a 222 milioni
per il 2006 e a 322 milioni dal 2007
PATTO DI STABILITÀ INTERNO, REGIONI,
COMUNI E FONDO POLITICHE SOCIALI
● Riduzione delle spese correnti (139-151). Nel 2006 per le
Regioni è previsto un taglio del 3,8% rispetto al 2004, con
una crescita dello 0,4% e del 2,5% rispettivamente nel 2007 e
nel 2008. Nei Comuni con più di 5mila abitanti e per ciascuna
Comunità montana con oltre 50mila abitanti che hanno
registrato una spesa media pro capite inferiore alla media di
classe demografica è previsto nel 2006 un taglio del 6,5%
rispetto al 2004: il taglio sarà dell’8% per gli altri. Le spese
correnti sono calcolate al netto di: spese di personale, per la
Sanità (Regioni), trasferimenti correnti alle amministrazioni
pubbliche, spese sociali
● Contrasto all’evasione fiscale (147). I relativi proventi possono
essere utilizzati dai Comuni per superare il tetto fissato
per la spesa in conto capitale
● Bilancio di previsione 2006 (156). Il termine per la deliberazione
da parte degli enti locali è differito al 31 marzo
● Acquisto beni e servizi (158-161). Si ribadisce il ruolo delle
aggregazioni di enti locali o enti decentrati di spesa ai fini del
rispetto da parte di questi ultimi del patto di stabilità interno
nonché la libertà di Regioni ed enti locali di aderire o
meno alle convenzioni Consip e di avvalersi della consulenza
e del supporto di quest’ultima per armonizzare i diversi
sistemi d’acquisto
● Conto economico (165). La relativa disciplina non si applica
per i Comuni sotto i 3mila abitanti
● Addizionali Ires e Irap (166). Il blocco viene prorogato al 31
dicembre 2006, tranne che per le Regioni che devono coprire
i disavanzi sanitari, essendo rimaste valide le relative
misure previste dalla Finanziaria 2005
● Controllo Corte dei conti sugli enti locali e sugli enti del Ssn
(167-176). Per garantire il rispetto del patto di stabilità interno
gli enti locali sono obbligati a inviare una relazione sul
bilancio di previsione dell’esercizio di competenza e sulle
risultanze contabili al 31 dicembre di ogni anno alle sezioni
regionali della Corte dei conti. La relazione sarà compilata
su criteri e linee fissati dalla stessa Corte. In caso di mancato
rispetto del patto di stabilità viene adottata specifica pronuncia
e messa in atto la vigilanza ad hoc sull’adozione di misure
correttive. Alle procure regionali spetta inoltre la verifica
sulle spese dei ministeri e sulle consulenze superiori a 5mila
euro. Per lo svolgimento dei suddetti compiti la Corte può
avvalersi di consulenti esterni (max 10) e di 50 nuove unità
di personale
● Controllo Corte dei conti sugli enti del Ssn (171). I suddetti
meccanismi di controllo si applicano anche agli enti del Ssn:
in caso di mancato rispetto dei vincoli fissati la Corte dei
conti trasmette la segnalazione alla Regione interessata per
i successivi provvedimenti
● Fondo nazionale politiche sociali (52-62). Dal 2006 per un
triennio vi confluiranno i risparmi derivanti dalla riduzione
del 10% prevista per: indennità mensili per parlamentari,
sottosegretari, sindaci, presidenti provinciali, regionali e comunali,
consiglieri circoscrizionali ecc.; indennità per incarichi
di consulenza e indennità o per i membri di organi di
controllo e Cda di società ed enti della pubblica amministrazione;
compensi dei componenti del Csm, Consiglio di Stato,
Avvocatura, Cnel e Consiglio di presidenza della giustizia
tributaria. Nel Fondo politiche sociali confluiranno anche le
eventuali economie autonomamente realizzate e comunicate
da Camera e Senato
● Contenimento oneri (199-207). Le spese del personale per
Regioni, enti locali ed enti del Ssn, compresi contratti a
tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative,
rapporto flessibile o convenzioni - al lordo di oneri riflessi
e Irap e al netto degli oneri dei rinnovi, arretrati compresi -
non dovranno superare l’ammontare del 2004 diminuito
dell’1%. Le eventuali economie serviranno a migliorare i
relativi saldi
● Distretti produttivi e concordato fiscale preventivo (372). La
versione definitiva della norma figura al capitolo dedicato ai
distretti industriali produttivi (370-376) cui potranno liberamente
aderire imprese industriali, dei servizi, turistiche,
agricole e della pesca. I distretti potranno concordare in via
preventiva e vincolante per un triennio il volume dei tributi
da versare ogni anno: in tal caso godranno di procedure
agevolate e accertamenti limitati. Tra le novità la creazione
di una Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione
incaricata di fare da cerniera tra ricerca e sistema
produttivo, sottoposta alla vigilanza della Presidenza del
Consiglio che ne definisce criteri e statuto sentiti i dicasteri
interessati
CONTRATTI E PERSONALE SSN
● Adeguamento biennio 2004-’05 (183). Il finanziamento della
spesa sanitaria è incrementato di 213 milioni di euro a
decorrere dal 2006 per la copertura dei maggiori oneri di
personale del biennio contrattuale 2004-2005 (+0,7%) in attuazione
del protocollo d’intesa Governo-Sindacati del 27
maggio 2005
● Assunzioni a t.d. (188-189). Sono fatti salvi le assunzioni a
tempo determinato e i contratti di collaborazione coordinata
e continuativa per enti di ricerca, Istituto superiore di
Sanità, Ispesl, Assr, Aifa per l’attuazione di progetti di ricerca
e innovazione tecnologica, i cui oneri non risultino a
carico del bilancio del funzionamento degli enti. Per tutti gli
altri enti e amministrazioni statali viene fissato un tetto al
60% delle spese sostenute per le stesse finalità nel 2003
● Contenimento oneri (199-207). Le spese per il personale
degli enti del Ssn (compresi t.d., collaborazione coordinata e
continuativa, rapporto flessibile o convenzione), al lordo di
oneri riflessi e Irap, non dovranno superare l’ammontare
registrato nel 2004 diminuito dell’1%: il rispetto della norma
rappresenta un rafforzamento dell’Intesa Governo-Regioni
del 23 marzo 2005 e sarà inserito nelle valutazioni svolte dal
relativo Tavolo tecnico di verifica
● Contratti a t.d. della Salute (239). Il ministero potrà avvalersi
del relativo personale già in servizio fino al 31 dicembre
2006
● Specializzandi (302). I contratti di formazione lavoro degli
specializzandi in medicina (ex Dlgs 368/1999) sono trasformati
in «contratti di lavoro di formazione specialistica»
grazie a un finanziamento aggiuntivo annuo di 300 milioni di
euro dal 2007 (70 milioni nel 2006). Il trattamento economico
è costituito da una parte fissa uguale per tutte le specializzazioni
per tutta la durata del corso e da una parte variabile
il cui importo è determinato annualmente con Dpcm (in
fase di prima applicazione, fino al 2008, non potrà eccedere
il 15% della parte fissa). Sempre con Dpcm si provvede al
riparto dei fondi tra le Università. È prevista l’iscrizione a
gestione separata presso l’Inps: l’aliquota contributiva pensionistica
è quella prevista per i commercianti, con i relativi
incrementi fino al raggiungimento del 19%
SSN E VINCOLI PER LE REGIONI
● Obblighi delle Regioni, monitoraggi e aliquote (276 e 279).
Si confermano gli obblighi imposti dall’Intesa Stato-Regioni
del 23 marzo 2005 e si ribadisce l’impegno a presentare
piani di rientro per le singole aziende sanitarie, pena la
decadenza dei rispettivi direttori generali.
Si conferma anche l’obbligo per la Regione ad adottare i
necessari provvedimenti a fronte di situazioni di squilibrio
evidenziate dal monitoraggio trimestrale di spesa come stabilito
della Finanziaria 2005. L’articolo 1, comma 174 di
quest’ultima prevedeva, in caso di interventi insufficienti, la
diffida del Presidente del Consiglio dei ministri alla Regione
a provvedervi entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello
di riferimento e - in caso di ulteriore inadempienza - l’attivazione
del presidente della Regione, in qualità di commissario
ad acta, con licenza di azionare anche la leva dell’addizionale
Irpef e delle aliquote Irap per il ripiano. La Finanziaria 2006
completa e modifica la previsione stabilendo che in caso di
mancata adozione dei provvedimenti da parte del commissario
ad acta entro il 31 maggio per il 2006 si applicano
comunque addizionale Irpef e maggiorazione Irap nella massima
misura consentita
● Obblighi aggiuntivi delle Regioni, rapporti convenzionali e
ricette informatizzate (277). Agli obblighi previsti dalla Finanziaria
2004 si aggiunge anche quello di stipulare entro il
31 marzo, anche a stralcio degli accordi regionali, gli accordi
attuativi della nuova convenzione dei medici di medicina
generale per la parte relativa agli standard organizzativi,
prevedendo la corresponsione dell’indennità informatica solo
ai medici che stampano e compilano con mezzi informatici
almeno il 70% delle ricette per farmaci e richieste di
consulenza specialistica. Il relativo riscontro dovrà essere
effettuato tramite il sistema della tessera sanitaria.
I paletti e i vincoli alla spesa
In caso contrario la Regione sarà considerata inadempiente
e l’indennità forfetaria mensile corrisposta ai medici non
potrà più essere imputata al Ssn. Le stesse regole valgono
anche per i pediatri di libera scelta.
Le Regioni che decidano di erogare prestazioni sanitarie
esenti o a costo agevolato in ragione del reddito dell’assistito
dovranno riferirsi alla situazione economica del nucleo
familiare individuata da Dm Sanità-Economia del 22 gennaio
1993 (22 milioni)
● Tessera sanitaria e rilevazione dati ricetta (278). Modificando
ulteriormente i termini fissati dal Collegato fiscale varato
a fine novembre si anticipa al 31 marzo 2006 la data entro
cui tutti gli aventi diritto dovranno essere dotati della tessera
sanitaria. Sono previsti una apposita convenzione e un
contributo di 10 milioni di euro per l’attività di rilevazione
dei dati dalle ricette da parte di farmacie e strutture sanitarie;
è prevista una multa di 2 euro a ricetta per la mancata o
tardiva trasmissione dei dati nei tempi previsti ovvero per la
trasmissione di dati incompleti su accertamento della Guardia
di Finanza. La Asl non liquida le ricette mancanti del
codice fiscale dell’assistito. In caso di ricette compilate a
mano fa fede comunque il codice riportato dal medico: il
farmacista non è responsabile della eventuale non rispondenza
con quello esibito dal paziente
● Aumento Fsn (280). 1 miliardo in più di finanziamento da
ripartire tra le Regioni su criteri definiti con Dm Salute di
concerto con l’Economia e d’intesa con la Stato-Regioni,
prevedendo per le Regioni interessate la stipula di specifici
accordi su obiettivi di riduzione strutturale del disavanzo
● Ripiano debiti pregressi (281e 282). Stanziati 2 miliardi per i
disavanzi 2002-2004: le Regioni potranno accedervi solo se
esprimeranno entro il 31 marzo l’Intesa sullo schema di Psn
2006-2008 e se stipuleranno entro la stessa data un’intesa
con il Governo sulla realizzazione del Piano nazionale per la
riduzione dei tempi d’attesa
LISTE D’ATTESA
● Piano liste d’attesa (282). L’Intesa conterrà l’elenco di prestazioni
per le quali le Regioni dovranno fissare tempi massimi
d’attesa entro 90 giorni. Nelle Regioni che non provvedono
varranno automaticamente i tempi fissati - sempre entro
90 giorni - dal Regolamento sugli standard dei Lea previsto
dalla Finanziaria 2005. Le Asl dovranno individuare le strutture
presso cui è assicurato il rispetto dei tempi d’attesa e le
misure previste in caso di superamento degli stessi. L’Intesa
dovrà individuare anche la quota delle risorse vincolate del
Psn da destinare alla riduzione dei tempi d’attesa e alla
realizzazione del Centro unificato di prenotazione (Cup) da
parte delle Regioni. Nell’ambito del Nuovo Sis sarà infine
attivato un apposito flusso informativo per il monitoraggio
delle liste d’attesa e l’attuazione dell’intero Piano sarà materia
di vigilanza da parte del Comitato permanente di verifica
dei Lea
● Accordi ad hoc Regione-Salute-Economia (283). Avranno
per oggetto l’adeguamento al Psn 2006-2008 e il perseguimento
dell’equilibrio economico nel rispetto dei Lea. Dovranno
sottoscriverli (o aggiornare quelli preesistenti), per
accedere ai fondi del ripiano, le Regioni che al Tavolo di
verifica presentano un disavanzo medio di almeno il 5% o
che abbiano registrato nel 2005 un incremento superiore di
almeno il 200% rispetto al 2001
● Liste chiuse (284 e 286). La sospensione delle prenotazioni è
vietata. Le Regioni disciplineranno le possibilità di deroga
per motivi tecnici, informandone semestralmente la Salute.
Per chi viola il divieto delle liste chiuse ci sarà una sanzione
tra mille e 6mila euro. Per chi (direttori sanitari secondo la
Finanziaria 1995, ndr.) non rispetta gli obblighi sulla tenuta
dei registri delle prestazioni scatterà una sanzione tra i
5mila e i 20mila euro
● Commissione nazionale “appropriatezza” (285). Sarà istituita
con decreto della Salute (120 giorni) prevedendo la partecipazione
di Mmg, specialisti, esperti scelti dal ministero e
dalle Regioni. Avrà compiti di monitoraggio, predisposizione
di linee guida ecc. Dovrà anche fissare i criteri per le
sanzioni contro chi disattende divieti e obblighi anti-liste
chiuse. Prevista la spesa di 100mila euro l’anno
● Distacchi Assr (310). Per consentire all’Agenzia di far fronte
ai compiti di monitoraggio in materia di liste d’attesa la
Salute potrà disporre il distacco fino a 10 unità di personale
di ruolo su richiesta della stessa Assr
DEROGA ALLO “SPOIL SYSTEM”
● Assr (311). Per assicurare continuità all’attività finalizzata
alla riduzione delle liste d’attesa, nel triennio 2006-2008 il
direttore dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali eventualmente
nominato nel corso del “semestre bianco” non
potrà essere rimosso
EDILIZIA SANITARIA
● Priorità utilizzo fondi residui articolo 20 Finanziaria 1988
(287). Le Regioni dovranno destinare i fondi residui del
Piano varato con la Finanziaria 1988 (art. 20, l. 67/1988) agli
interventi sulle strutture per acuti con almeno 250 letti e
alle lungodegenze con almeno 120 letti
● Piani di investimento immobiliare Inail (303). Le finalità
sono individuate annualmente con decreto Lavoro-Economia
sentiti Salute e Ricerca. La Salute individua con decreto
gli interventi da realizzare annualmente in relazione alla
programmazione nazionale e regionale

27 dic. 2005-2 gen. 2006 PRIMO PIANO
7
pubblica nella Finanziaria 2006
● Accordi di programma per l’edilizia sanitaria (312 e 313).
Per razionalizzare l’uso delle risorse per l’attuazione del
programma ex articolo 20 Finanziaria 1988 si intendono
risolti gli interventi di finanziamento previsti con accordi di
programma che: a) non danno seguito alla richiesta di ammissione
al finanziamento nell’arco di 18 mesi; b) la cui
domanda sia valutata inammissibile in 24 mesi; c) ammessi
al finanziamento ma per i quali gli enti attuatori non abbiamo
provveduto all’aggiudicazione dei lavori in 9 mesi. Le
risorse liberate serviranno per la sottoscrizione di nuovi
accordi, per le strutture da destinare all’intramoenia, per le
strutture di radioterapia, per gli interventi presso Irccs, policlinici
universitari, ospedali classificati, Izs e Iss
● Fase transitoria revoca accordi (314). In fase di prima attuazione,
su richiesta della Regione o Pa interessata da presentare
entro il 30 giugno 2006, con Dm Salute-Economia, può
essere previsto che la revoca sia limitata agli interventi
corrispondenti al 65% delle risorse revocabili, concedendo
sei mesi di tempo all’ente per presentare la richiesta di
utilizzo degli importi non revocati
SETTORE SANITARIO
● Donazione di apparecchiature usate (288 e 289). Quelle
dismesse dal Ssn saranno donate ai Pvs. L’attività sarà coordinata
dall’Alleanza per gli ospedali italiani nel mondo che
dovrà gestire un inventario delle attrezzature in via di sostituzione
nei diversi centri sanitari italiani e destinate alla
donazione, producendo un rapporto biennale per la Salute e
la Stato-Regioni
● Siveas (Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza
sanitaria) (290 e 291). Istituito con decreto Salute, di
concerto con Economia e d’intesa con la Stato-Regioni entro
il 31 marzo, sarà una sorta di “Grande fratello” del
servizio sanitario pubblico. Dovrà controllare tutti i controllori
e verificare che i finanziamenti siano spesi davvero in
servizi ai cittadini avvalendosi del Nucleo Sar (Supporto per
l’analisi delle disfunzioni e la revisione organizzativa) cui
sono ricondotte le attività relative a: poteri ispettivi della
Salute nelle strutture Ssn; sistema di garanzia per il raggiungimento
degli obiettivi del Ssn nelle Regioni previsto dal
Dlgs sul federalismo fiscale; il monitoraggio delle prescrizioni
mediche, farmaceutiche, specialistiche e ospedaliere; le
attività dell’Assr e quelle del Comitato per la verifica dei
Lea. Prevista la possibilità di avvalersi - anche in convenzione
- della collaborazione di istituti di ricerca e società scientifiche
italiane ed estere - nonché di massimo 20 esperti, per
una autorizzazione di spesa di 10 milioni di euro l’anno
● Certificazione dei bilanci (293). Scatta l’obbligo di certificazione
per i documenti contabili di Asl, Ao, Irccs di diritto
pubblico, Izs e aziende ospedaliere universitarie. Le modalità
saranno fissate con decreto Salute, di concerto con l’Economia
e d’intesa con la Stato-Regioni entro il 31 marzo 2006
● Lea e protesica (294 e 295). La Salute provvederà a rimodulare
le relative prestazioni per aumentare l’attività ambulatoriale
e diminuire quella in ricovero ospedaliero. A tale
scopo un Dpcm d’intesa con la Stato-Regioni individuerà i
servizi offerti in relazione al Psn. Sarà istituito un repertorio
dei presìdi protesici e ortesici erogabili dal Ssn e i prodotti
monouso per stomizzati e incontinenti e per le lesioni da
decubito saranno inseriti nel livello essenziale dell’assistenza
integrativa
● Esecuzione forzata (296). Ne sono esclusi i fondi destinati
alla salute pubblica e gli emolumenti dovuti a personale
amministrativo per servizi prestati agli uffici della Salute
● Aziende pubbliche di servizi alla persona - Asp (301). Le
Regioni potranno estendere alle istituzioni succedute alle
Ipasb il regime agevolato eventualmente già deliberato per
le Onlus (Dlgs n. 460 e n. 446/1997)
FEDERALISMO FISCALE
● Revisione parametri, sblocco finanziamenti (222-325). Per
gli anni dal 2002 e fino all’attuazione dell’articolo 199 della
Costituzione si prevede il recepimento dell’Accordo raggiunto
a luglio tra le Regioni (cd. Accordo di Santa Trada)
nell’ambito del decreto annuale di attuazione del Dlgs
56/2000. La proposta avanzata dalle Regioni e recepita dal
Governo si basa sull’introduzione di una maggiore discrezionalità
sui parametri di calcolo per la perequazione e una
riduzione più graduale della spesa storica (-5% per il 2002 e
un ulteriore 1,5% l’anno dal 2003 al 2005). Prevista, in particolare,
un’unica aliquota Irpef dello 0,9% incassata direttamente
dalle Regioni (oggi va lo 0,5% alle Regioni e lo 0,4%
allo Stato, ndr.) e la proroga dei trasferimenti erariali. Confermato
anche il Fondo di garanzia per compensare le minori
entrate da Irap e addizionale Irpef. Le riduzioni annuali
consentono di sbloccare 12 miliardi da ripartire tra le Regioni
con decreto Economia sentita la Stato-Regioni entro il 31
marzo 2006
RICERCA E SVILUPPO
● Programma straordinario nazionale per l’oncologia
(304-306). Da realizzare nel 2006 grazie a un finanziamento
di 100 milioni di euro, comprende anche progetti di innovazione
tecnologica e di collaborazione internazionale. Linee
del progetto e soggetti pubblici e privati coinvolti saranno
individuati con Dm Salute entro il 15 febbraio
● Sicurezza alimenti e benessere animali (307). Alla ricerca di
settore svolta dagli Izs sono riservati 10 mln € nell’ambito del
programma per la ricerca sanitaria (ex art. 12-bis, Dlgs 302/92)
● Izs dell’Abruzzo e Molise «G. Caporale» (321). È riconosciuto
come ente strumentale di rilievo nazionale e strumento
operativo d’eccellenza della Salute per le attività comunitarie
di cooperazione e alta formazione in particolare nel
bacino del Mediterraneo e nell’area dei Balcani
● Versamento volontario del 5 per mille dell’Irpef (341-344).
Fermo restando il meccanismo dell’8 per mille, si prevede
per il 2006, a titolo sperimentale, la possibilità di destinare il 5
per mille dell’Irpef a sostegno del volontariato e delle altre
organizzazioni di utilità sociale, al finanziamento della ricerca
scientifica e sanitaria e delle università, alle attività sociali del
comune di residenza del contribuente. Al riparto provvede
un decreto non regolamentare del presidente del Consiglio
su proposta Istruzione e Salute di concerto con l’Economia
● Fondazione biotech (345). Nascerà con Dpcm per promuovere
la ricerca di settore nell’ambito degli accordi con gli
Usa. Sarà finanziata riducendo gli stanziamenti per le aree
sottoutilizzate: 30 milioni di euro nel 2006, 60 nel 2007 e nel
2008, 180 nel 2009
● Tassa brevetti invenzioni industriali (356). È abolita
● Detassazione ricerca (357 e 358). Le donazioni a favore di
Università, Fondazioni, enti di ricerca che hanno come obiettivo
statutario la ricerca scientifica sono integralmente deducibili
dal reddito; i relativi atti sono esentasse; le spese notarili
sono ridotte del 90 per cento. Destinatari gli enti individuati
con Dpcm su proposta di Economia e Istruzione ovvero
da questo vigilati, compresi l’Iss, l’Ispesl e gli enti parco
nazionali o regionali
● Fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica ex L.
46/82 (33). La dotazione 2006 è di 1.900 milioni
● Consorzi interuniversitari (136). Per valorizzare la ricerca
avanzata, l’alta formazione e l’interscambio scientifico tra
istituzioni universitarie Ue e internazionali e applicare i risultati
acquisiti dei consorzi interuniversitari individuati con
Dm istruzione del 30 gennaio e dell’8 agosto 2003 è autorizzata
la spesa di 1,5 milioni di euro
● Agenda di Lisbona (361-364). Dal 2006 è istituito presso la
Presidenza del Consiglio il Fondo per l’innovazione, la crescita
e l’occupazione per il rilancio della strategia di Lisbona
2005 e l’attuazione degli interventi di adeguamento tecnologico
nel settore sanitario. Ferma restando la destinazione delle
quote derivanti dalla dismissione degli immobili al risanamento
del debito pubblico, gli interventi del Fondo sono subordinati
al reperimento di fondi e coperture concordate e verificate
con l’Ue: al riparto si provvederà con apposite delibere
Cipe, riservando il 15% delle risorse agli interventi di adeguamento
tecnologico nel settore sanitario proposti dalla Salute
● R&S industriale nel settore oncologico (589). Al sostegno
delle attività del settore vengono destinati 50 milioni di euro
a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle
imprese di cui alla legge 311/2004
● Sviluppo Pmi (587). Un decreto dell’Economia disciplinerà i
titoli a medio e lungo termine e interesse prefissato, non
rimborsabili anticipatamente per la durata del prestito che
possono essere emessi dalle società per azioni a ristretta
base azionaria. Lo stesso decreto disciplinerà eventuali incentivi
fiscali per certificati di deposito emessi dagli istituti di
credito a medio termine a favore delle Pmi
EMERGENZE SANITARIE
● Personale a t.d. (406). Il tetto del 60% della relativa spesa
sostenuta nel 2003 (cfr. 188) non vale per il personale impiegato
nelle emergenze sanitarie e in particolare per la prevenzione
della Bse e dell’influenza aviaria
● Prevenzione e lotta all’influenza aviaria (407 e 408). I contratti
di collaborazione di veterinari, chimici e farmacisti ai posti di
frontiera (Pif), negli uffici per gli adempimenti Ue (Uvac) e negli
uffici centrali della Salute possono essere convertiti in contratti
a t.d. di durata triennale dietro prova di idoneità. In deroga al
limite di spesa per il personale Ssn è prevista l’assunzione a t.d.
di 300 unità di personale veterinario e tecnico a livello nazionale:
la deroga è subordinata a un accordo in Conferenza Stato-Regioni
su riparto unità e compensazioni aggiuntive
FARMACI&POLITICA FARMACEUTICA
● Risorse e finanziamento Aifa (297 e 298). Confluiranno direttamente
nelle casse dell’Aifa - secondo modalità fissate con
decreto Salute di concerto con l’Economia - le risorse a essa
destinate dal Dl 269/2003 (“decreto sviluppo”), il 60% delle
somme versate dalle aziende farmaceutiche per convegni
con oneri superiori a 50 milioni (vecchie lire, ndr.) e le
somme versate dalle officine farmaceutiche per le ispezioni.
L’Aifa diventa inoltre proprietaria dei beni mobili già a essa
in uso al 31 dicembre 2004
● Personale Aifa (299). Dal gennaio 2006 l’Agenzia è autorizzata
a determinare la propria pianta organica in 190 unità con
oneri a carico del proprio bilancio
● Farmaci per automedicazione (309). Le confezioni delle cure
“fai-da-te” sono escluse dalla lista delle specialità per le
quali devono essere previste anche confezioni monodose o
confezioni contenenti una singola unità posologica (ex art. 1,
c. 165, legge 311/2004 e art. 1-ter, legge 149/2005)
● Accordi di programma per la R&S e “premium price” (315,
317, 318). Per favorire gli investimenti in produzione e R&S
farmaceutica nel triennio 2006-2008, un Dm Salute di concerto
con l’Economia, su proposta dell’Aifa, individua nell’arco
di 10 mesi i criteri per la stipula di accordi di programma
tra l’Aifa e le singole aziende farmaceutiche che prevedono
in particolare l’attribuzione temporanea di un “premium
price”. L’entità complessiva - fissata nell’ambito della procedura
di negoziazione dei prezzi - non può superare il 10%
degli investimenti sostenuti dall’azienda ai sensi dell’accordo.
Per far fronte alla conseguente maggiore spesa sono
previsti un finanziamento aggiuntivo alle Regioni fino a un
massimo di 100 milioni di euro e la riduzione per un importo
equivalente dei finanziamenti destinati al programma
straordinario di investimenti nell’edilizia sanitaria
● Contenuto degli accordi di programma Aifa-aziende farmaceutiche
(316). Gli accordi individuano le attività e il piano
interventi che dovranno essere realizzati da ciascuna azienda
farmaceutica tenendo conto di: apertura o potenziamento
siti produttivi; peso degli addetti alla ricerca rispetto al
personale di marketing; trials di fase I e II aventi il Comitato
coordinatore in Italia; procedure aventi l’Italia come Paese
guida per la registrazione dei farmaci innovativi nei Paesi
Ue; crescita dell’export e dei certificati di libera vendita per
materie prime e prodotti finiti
● Recupero extra-tetto spesa farmaceutica (413). In caso di
sfondamento del tetto di spesa annuale complessivo (16%
della spesa sanitaria totale), per recuperare la quota del 60%
di extra-spesa a carico del privato l’Aifa può prevedere il
temporaneo “taglio” dei prezzi dei farmaci comunque impiegati
dal Ssn. La misura può essere applicata a integrazione
o come alternativa allo “sconto” finora imposto ai soli
produttori
DISPOSITIVI MEDICI
● Cud (292). La commissione appena rinnovata, ndr.) mantiene
i suoi compiti e svolge inoltre funzioni consultive su ogni
questione concernente i dispositivi medici
● Classificazione e repertorio dispositivi medici (414). Un Dm
Salute dovrà: adottare la classificazione dei dispositivi medici;
stabilire i criteri di aggiornamento e gestione nell’ambito
del database ministeriale di un repertorio generale dei dispositivi;
individuare i dispositivi da sottoporre a misure cautelative
in caso di incidenti; stabilire le modalità del monitoraggio
di spesa da parte delle Asl, il cui mancato invio farà
scattare da parte delle Regioni le rappresaglie per omesso
monitoraggio nei confronti del Dg.
Lo stesso decreto indicherà anche la data a partire dalla
quale l’Ssn potrà acquistare, usare o dispensare solo i dispositivi
contenuti nel Repertorio della Salute
● Contributo spese promozionali, tasse e sanzioni (414). Le
aziende produttrici di dispositivi medici, così come già previsto
per le farmaceutiche, entro il 30 aprile di ogni anno
dovranno autocertificare alla Salute le spese promozionali
sostenute l’anno prima e versare a vantaggio della Salute
una quota pari al 5% delle stesse, al netto delle spese per il
personale. Nelle casse della Salute confluirà anche la tassa di
100 euro a dispositivo che l’azienda dovrà versare per l’inserimento
obbligatorio dei dati nel database ministeriale.
Scatta anche per le aziende l’obbligo di comunicare alla
Salute dati e documentazione relativa ai dispositivi: in mancanza
di norme specifiche per l’omissione scattano sanzioni
pecuniarie da 2mila500 a 15mila euro previste dal recepimento
della normativa comunitaria di settore attualmente
vigente (Dlgs 46/1997)
SOSTEGNI ALLE FAMIGLIE
● Costituzione Fondo 2006 (334). Il fondo istituito presso l’Economia
ammonta a 1.140 milioni di euro
● Bonus bebè (335 e 338). Mille euro per ogni figlio nato nel
2005 e mille per ogni figlio nato o adottato nel 2006 per
nuclei familiari con reddito fino a 50mila euro. Le modalità
di riscossione saranno comunicate dall’economia entro il 15
gennaio. Lo stanziamento 2006 ammonta a 696 milioni di
euro
● Asili nido (339). Detrazione d’imposta lorda del 19% per il
2005 per le spese sostenute per gli asili nido fino a un
massimo di 632 euro l’anno a figlio)
FONDI, FINANZIAMENTI, CONTRIBUTI E VARIE
● Debito Paesi poveri (99). L’Italia partecipa all’iniziativa G8
per la cancellazione con un contributo di 63 milioni nel
periodo 2006-2008
● International Finance Facility for Immunization - Iffim (100).
L’Italia contribuisce con un contributo globale di 504 milioni
da erogare con versamenti annuali fino al 2025
● Deducibilità contributi assistenza sanitaria (124). Per il 2006
il limite di non concorrenza alla formazione del reddito da
lavoro dipendente è fissato a 3.615,20 euro
● Fondo nazionale comunità giovanili (564). Istituito presso il
Dipartimento antidroga della Presidenza del consiglio - dove
viene creato anche l’Osservatorio per il disagio giovanile
legato alle tossicodipenedenze - vale 5 milioni di euro nel
2006: il 5% è destinato a comunicazione e informazione; il
restante 95% alle comunità giovanili che saranno individuate
con Dpcm entro fine febbraio
● Formazione e tecnologie (586). Vengono stanziati 44 milioni
l’anno dal 2006 al 2008 per la realizzazione del piano programmatico
formazione e istruzione, sviluppo tecnologico e
alta formazione e si assegnano all’ Istituto italiano di tecnologia
(Iit) 80 milioni dal 2006 al 2008 e 100 dal 2009

8 PRIMO PIANO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Pubblichiamo il testo
dei commi di interesse
sanitario e delle
aziende del Ssn che fanno
parte del maxiemendamento
alla Finanziaria
2006 approvato definitivamente
dal Senato
il 22 dicembre.
Articolo 1
x (...omissis...)
20. Per il conseguimento degli obiettivi
di finanza pubblica e al fine di assicurare la
necessaria flessibilità del bilancio, le autorizzazioni
di spesa direttamente regolate per
legge sono ridotte del 10 per cento. A tal
fine sono rideterminate le dotazioni iniziali
delle unità previsionali di base degli stati di
previsione dei ministeri per l’anno finanziario
2006. La disposizione non si applica alle
autorizzazioni di spesa aventi natura obbligatoria,
alle spese in annualità e a pagamento
differito, agli stanziamenti indicati nelle
Tabelle C e F della presente legge, nonché
a quelli concernenti i fondi per i trasferimenti
correnti alle imprese e i fondi per gli
investimenti di cui, rispettivamente, ai commi
15, 16 e 623. In ciascuno stato di previsione
della spesa sono istituiti un fondo di
parte corrente e uno di conto capitale da
ripartire nel corso della gestione per provvedere
a eventuali sopravvenute maggiori
esigenze di spese oggetto della riduzione, la
cui dotazione iniziale è costituita dal 10 per
cento dei rispettivi stanziamenti come risultanti
dall’applicazione del primo periodo
del presente comma. La ripartizione del
fondo è disposta con decreti del ministro
competente, comunicati, anche con evidenze
informatiche, al ministero dell’Economia
e delle finanze, tramite gli Uffici centrali del
bilancio, nonché alle competenti Commissioni
parlamentari e alla Corte dei conti
per la registrazione.
21. Qualora nel corso dell’esercizio l’ufficio
centrale di bilancio segnali che l’andamento
della spesa, riferita al complesso
dello stato di previsione del ministero ovvero
a singoli capitoli, sia tale da non assicurare
il rispetto delle originarie previsioni di
spesa, il ministro dispone con proprio decreto,
anche in via temporanea, la sospensione
dell’assunzione di impegni di spesa o
dell’emissione di titoli di pagamento a carico
di uno o più capitoli di bilancio, con
esclusione dei capitoli
concernenti spese relative
agli stipendi, asse-
gni, pensioni e altre spese
fisse o aventi natura
obbligatoria, nonché
spese relative agli interessi,
alle poste correttive
e compensative delle
entrate, comprese le
regolazioni contabili, ad
accordi internazionali, a obblighi derivanti
dalla normativa comunitaria, alle annualità
relative ai limiti di impegno e alle rate di
ammortamento mutui. Analoga sospensione
è disposta su segnalazione del servizio di
controllo interno quando, con riferimento
al grado di raggiungimento degli obiettivi
assegnati e al grado di realizzazione dei
programmi da attuare, la prosecuzione dell’attività
non risponda a criteri di efficienza
e di efficacia. Il decreto del ministro è comunicato,
anche con evidenze informatiche, al
Presidente del Consiglio dei ministri che ne
dà comunicazione al ministero dell’Economia
e delle finanze, per il tramite del rispettivo
ufficio centrale del bilancio, nonché alle
commissioni parlamentari competenti e alla
Corte dei conti. Le disponibilità dei capitoli
interessati dal decreto di sospensione
possono essere oggetto di variazioni compensative
a favore di altri capitoli del medesimo
stato di previsione della spesa.
(...omissis...)
52. Le indennità mensili spettanti ai
FINANZIARIA 2006/ Gli stralci del testo della manovra che riguardano il settore sanitario
Tutte le regole del nuovo anno
Tagli, razionalizzazioni e controlli su spesa, gestione e personale
Risparmi forzati
per i ministeri
membri del Parlamento nazionale sono rideterminate
in riduzione nel senso che il
loro ammontare massimo, ai sensi dell’articolo
1, secondo comma, della legge 31
ottobre 1965, n. 1261, è diminuito del 10
per cento. Tale rideterminazione si applica
anche alle indennità mensili spettanti ai
membri del Parlamento europeo eletti in
Italia ai sensi dell’articolo 1 della legge 13
agosto 1979, n. 384.
53. È altresì ridotto del 10 per cento il
trattamento economico spettante ai sottosegretari
di Stato ai sensi dell’articolo 2
della legge 8 aprile 1952, n. 212.
(...omissis...)
55. A decorrere dalla data di entrata in
vigore della presente legge e per un periodo
di tre anni, gli emolumenti di cui al
comma 53 non possono superare gli importi
risultanti alla data del 30 settembre 2005,
come ridotti ai sensi del medesimo comma
53.
(...omissis...)
63. A decorrere dal 1˚ gennaio 2006 e
per un periodo di tre anni, le somme derivanti
dall’applicazione delle disposizioni di
cui ai commi da 52 a 60, nonché le eventuali
economie di spesa che il Senato della
Repubblica e la Camera dei deputati nella
propria autonomia avranno provveduto a
comunicare, affluiscono al Fondo nazionale
per le politiche sociali di cui all’articolo 59,
comma 44, della legge 27 dicembre 1997,
n. 449.
(...omissis...)
104. Le somme versate nel periodo
d’imposta 2005 a titolo di contributo al
Servizio sanitario nazionale sui premi di
assicurazione per la responsabilità civile per
i danni derivanti dalla circolazione di veicoli
a motore adibiti a trasporto merci, di massa
complessiva a pieno carico non inferiore
a 11,5 tonnellate, omologati ai sensi della
Direttiva 91/542/Cee, riga B, recepita con
decreto del ministro dei Trasporti del 23
marzo 1992, pubblicato nel supplemento
ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 77 del
1˚ aprile 1992, fino alla concorrenza di 300
euro per ciascun veicolo, possono essere
utilizzate in compensazione dei versamenti
effettuati dal 1 o gennaio al 31 dicembre
2006, ai sensi dell’articolo 17 del decreto
legislativo 9 luglio 1997, n. 241, nel limite di
spesa di 75 milioni di euro; in tal caso, la
quota utilizzata in compensazione non concorre
alla formazione del reddito d’impresa
ai fini delle imposte sui redditi e del valore
della produzione netta ai fini dell’imposta
regionale sulle attività produttive. Il ministero
dell’Economia e delle finanze, sulla base
delle indicazioni fornite a consuntivo dall’Agenzia
delle entrate,
provvede a riversare
sulla contabilità speciale
1778 «Fondi di Bilancio»
le somme necessarie
a ripianare le anticipazioni
sostenute a seguito
delle compensazioni
effettuate ai sensi
dei commi da 104 a
112.
(...omissis...)
124. Per l’anno 2006 il limite di non
concorrenza alla formazione del reddito di
lavoro dipendente, relativamente ai contributi
di assistenza sanitaria, di cui all’articolo
51, comma 2, lettera a), del testo unico
delle imposte sui redditi, di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917, e successive modificazioni,
è fissato in euro 3.615,20.
125. I contribuenti, in sede di dichiarazione
dei redditi per l’anno 2006, possono
applicare le disposizioni del testo unico delle
imposte sui redditi di cui al citato decreto
del Presidente della Repubblica n. 917
del 1986, in vigore al 31 dicembre 2002
ovvero quelle in vigore al 31 dicembre
2004, se più favorevoli.
(...omissis...)
139. Ai fini della tutela dell’unità economica
della Repubblica e a modifica di quanto
stabilito per il patto di stabilità interno
dall’articolo 1, commi da 21 a 41, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successi-
ve modificazioni, le Regioni, le Province
autonome di Trento e di Bolzano, le Province,
i Comuni con popolazione superiore a
3.000 abitanti e le comunità montane con
popolazione superiore a 50.000 abitanti
concorrono alla realizzazione degli obiettivi
di finanza pubblica per il triennio
2006-2008 con il rispetto delle disposizioni
di cui ai commi da 140 a 151, che costituiscono
princìpi fondamentali del coordinamento
della finanza pubblica ai sensi degli
articoli 117, terzo comma, e 119, secondo
comma, della Costituzione. Limitatamente
all’anno 2006, le disposizioni di cui ai commi
140 e 141 non si applicano ai Comuni
con popolazione fino a 5.000 abitanti.
140. Il complesso delle spese correnti,
per ciascuna Regione a statuto ordinario,
determinato ai sensi del comma 142, non
può essere superiore, per l’anno 2006, al
corrispondente ammontare di spese correnti
dell’anno 2004 diminuito del 3,8 per
cento e, per gli anni 2007 e 2008, non può
essere superiore al complesso delle corrispondenti
spese correnti dall’anno precedente
aumentato, rispettivamente, dello
0,4 per cento e del 2,5 per cento. Per gli
stessi anni il complesso delle spese in conto
capitale, determinato ai sensi del comma
143, non può essere superiore, per l’anno
2006, al corrispondente ammontare di spese
in conto capitale dell’anno 2004 aumentato
del 4,8 per cento e, per ciascuno degli
anni 2007 e 2008, al complesso delle corrispondenti
spese in conto capitale dell’anno
precedente aumentato del 4 per cento.
(...omissis...)
142. Per gli stessi enti locali di cui al
comma 139, il complesso delle spese in
conto capitale, determinato ai sensi del
comma 144, non può essere superiore,
per l’anno 2006, al corrispondente ammontare
di spese in conto capitale dell’anno
2004 aumentato dell’8,1 per cento e, per
ciascuno degli anni 2007 e 2008, al complesso
delle corrispondenti spese in conto capitale
dell’anno precedente aumentato del 4
per cento.
143. Il complesso delle spese correnti
di cui ai commi 140 e 141 deve essere
calcolato, sia per la gestione di competenza
sia per quella di cassa, al netto delle:
a) spese di personale, cui si applica la
specifica disciplina di settore;
b) spese per la Sanità per le sole
Regioni, cui si applica la specifica disciplina
di settore;
c) spese per trasferimenti correnti
destinati alle amministrazioni pubbliche inserite
nel conto economico consolidato e
individuate dall’Istituto nazionale di statistica
(Istat) nell’elenco annualmente pubblicato
in applicazione di quanto stabilito dall’articolo
1, comma 5, della legge 30 dicembre
2004, n. 311;
d) spese di carattere sociale quali risultano
dalla classificazione per funzioni previste
dal regolamento di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 31 gennaio
1996, n. 194;
e) spese per interessi passivi;
f) spese per calamità naturali per le
quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza
nonché quelle sostenute dai Comuni
per il completamento dell’attuazione delle
ordinanze emanate dal Presidente del Consiglio
dei ministri a seguito di dichiarazione
dello stato di emergenza;
g) spese per oneri derivanti da sentenze
che originino debiti fuori bilancio;
h) spese derivanti dall’esercizio di funzioni
trasferite o delegate da parte delle
Regioni ed esercitate dagli enti locali a partire
dal 1 o gennaio 2005, nei limiti dei corrispondenti
trasferimenti finanziari attribuiti
dall’amministrazione regionale. Conseguentemente,
il livello di spesa per il 2004 delle
Regioni, assunto a base di calcolo per la
riduzione del 3,8 per cento, ai sensi del
comma 138, è ridotto in misura pari ai
predetti trasferimenti correnti.
(...omissis...)
145. Gli enti di cui al comma 139 possono
eccedere i limiti di spesa stabiliti dai
commi 140 e 142 per le spese in conto
capitale nei limiti derivanti da corrispondenti
riduzioni di spesa corrente aggiuntive ri-
spetto a quelle stabilite dagli stessi commi
140 e 142.
146. Gli enti possono eccedere i limiti
di spesa stabiliti dai commi 140 e 142 per
spese in conto capitale nei limiti dei proventi
derivanti da soggetti diversi dalle amministrazioni
pubbliche per le erogazioni a titolo
gratuito e liberalità.
(...omissis...)
160. Resta salva la facoltà delle amministrazioni
ed enti regionali o locali di aderire
alle convenzioni stipulate ai sensi dell’articolo
26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488,
ovvero di procedere ad acquisti in via autonoma
nel rispetto dei
parametri stabiliti al
comma 3 dello stesso
articolo 26.
161. Anche al fine
di conseguire l’armonizzazione
dei sistemi, gli
enti locali e gli enti decentrati
di spesa possono
avvalersi della consulenza
e del supporto
della Consip Spa, anche nelle sue articolazioni
territoriali, ai sensi dell’articolo 3, comma
172, legge 24 dicembre 2003, n. 350.
(...omissis...)
166. Nel comma 61, dell’articolo 1, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole:
«31 dicembre 2005» sono sostituite con
le seguenti: «31 dicembre 2006».
167. Ai fini della tutela dell’unità economica
della Repubblica e del coordinamento
della finanza pubblica, gli organi degli enti
locali di revisione economico-finanziaria trasmettono
alle competenti sezioni regionali
di controllo della Corte dei conti una relazione
sul bilancio di previsione dell’esercizio
di competenza e sul rendiconto dell’esercizio
medesimo.
168. La Corte dei conti definisce unitariamente
criteri e linee guida cui debbono
attenersi gli organi degli enti locali di revisione
economico-finanziaria nella predisposizione
della relazione di cui al comma 167,
che, in ogni caso, deve dare conto del
rispetto degli obiettivi annuali posti dal patto
di stabilità interno, dell’osservanza del
vincolo previsto in materia di indebitamento
dall’articolo 119, ultimo comma, della
Costituzione e di ogni grave irregolarità
contabile e finanziaria in ordine alle quali
l’amministrazione non abbia adottato le misure
correttive segnalate dall’organo di revisione.
169. Le sezioni regionali di controllo
della Corte dei conti, qualora accertino,
anche sulla base delle relazioni di cui al
comma 167, comportamenti difformi dalla
sana gestione finanziaria o il mancato rispetto
degli obiettivi posti con il patto, adottano
specifica pronuncia e vigilano sull’adozione
da parte dell’ente locale delle necessarie
misure correttive e sul rispetto dei vincoli
e limitazioni posti in caso di mancato rispetto
delle regole del patto di stabilità interno.
170. Per l’esercizio dei compiti di cui ai
commi 167, 168 e 169, la Corte dei conti
può avvalersi della collaborazione di esperti
anche estranei alla pubblica amministrazione,
sino a un massimo di dieci unità, particolarmente
qualificati nelle materie economiche,
finanziarie e statistiche, nonché, per le
esigenze delle sezioni regionali di controllo
e sino al completamento delle procedure
concorsuali di cui al comma 176, di personale
degli enti locali, fino a un massimo di
cinquanta unità, in possesso di laurea in
scienze economiche ovvero di diploma di
ragioniere e perito commerciale, collocato
in posizione di fuori ruolo o di comando.
171. Le disposizioni dei commi 167 e
168 si applicano anche agli enti del Servizio
sanitario nazionale. Nel caso di enti di cui al
presente comma che non abbiano rispettato
gli obblighi previsti ai sensi del comma
167, la Corte trasmette la propria segnalazione
alla Regione interessata per i conseguenti
provvedimenti.
(...omissis...)
177. Ai fini di quanto disposto dall’articolo
48, comma 1, del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, le risorse per la
contrattazione collettiva nazionale previste
Adesione Consip:
decidono le Regioni
per il biennio 2004-2005 dall’articolo 3,
comma 46, della legge 24 dicembre 2003,
n. 350, e dall’articolo 1, comma 89, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, a carico
del bilancio statale, sono incrementate, a
decorrere dall’anno 2006, di 390 milioni di
euro da destinare anche all’incentivazione
della produttività.
178. Le risorse previste dall’articolo 3,
comma 47, della legge 24 dicembre 2003,
n. 350, e dall’articolo 1, comma 89, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, per i miglioramenti
economici e per l’incentivazione
della produttività al rimanente personale
statale in regime di diritto
pubblico riferite al biennio
2004-2005 sono
incrementate di 155 mi-
lioni di euro a decorrere
dall’anno 2006 con
specifica destinazione
di 136 milioni di euro
per il personale delle
Forze armate e dei Corpi
di polizia di cui al decreto
legislativo 12 maggio 1995, n. 195.
179. In deroga a quanto stabilito dall’articolo
48, comma 2, del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, i maggiori oneri di
personale del biennio contrattuale
2004-2005 derivanti dall’attuazione del protocollo
di intesa sottoscritto dal Governo
e le organizzazioni sindacali il 27 maggio
2005, per il personale dipendente da amministrazioni,
istituzioni ed enti pubblici diversi
dall’amministrazione statale, sono posti a
carico del bilancio dello Stato per un importo
complessivo di 220 milioni di euro a
decorrere dall’anno 2006. La presente disposizione
non si applica alle Regioni a statuto
speciale, alle Province autonome di Trento
e di Bolzano, nonché agli enti locali
ricadenti nel territorio delle Regioni Friuli-
Venezia Giulia e Valle d’Aosta e delle Province
autonome di Trento e di Bolzano.
Per gli enti del Servizio sanitario nazionale
si applica il comma 183.
180. Al riparto delle risorse indicate al
comma 179 tra le amministrazioni dei comparti
interessati si provvede, dopo la sottoscrizione
dei rispettivi contratti collettivi
nazionali di lavoro, sulla base delle modalità
e dei criteri che saranno definiti, entro centottanta
giorni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, con decreto del
ministro dell’Economia e delle finanze di
concerto con il ministro per la Funzione
pubblica.
181. Il ministro dell’Economia e delle
finanze è autorizzato ad apportare, con
propri decreti, le necessarie variazioni di
bilancio.
182. Le somme indicate ai commi 177,
178 e 179, comprensive degli oneri contributivi
e dell’Irap di cui al decreto legislativo
15 dicembre 1997, n. 446, concorrono a
costituire l’importo complessivo massimo
di cui all’articolo 11, comma 3, lettera h),
della legge 5 agosto 1978, n. 468.
183. Per le finalità indicate al comma
179, in deroga a quanto stabilito dall’intesa
Stato-Regioni del 23 marzo 2005, attuativa
dell’articolo 1, comma 173, della legge 30
dicembre 2004, n. 311, pubblicata nel supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale
n. 105 del 7 maggio 2005, il concorso dello
Stato al finanziamento della spesa sanitaria
è incrementato, in via aggiuntiva, di 213
milioni di euro a decorrere dal 2006.
184. Per il biennio 2006-2007, in applicazione
dell’articolo 48, comma 1, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, gli
oneri posti a carico del bilancio statale per
la contrattazione collettiva nazionale sono
quantificati complessivamente in 222 milioni
di euro per l’anno 2006 e in 322 milioni
di euro a decorrere dall’anno 2007.
185. Per il biennio 2006-2007, le risorse
per i miglioramenti economici del rimanente
personale statale in regime di diritto
pubblico sono determinate complessivamente
in 108 milioni di euro per l’anno
2006 e in 183 milioni di euro a decorrere
dall’anno 2007 con specifica destinazione,
rispettivamente, di 70 e 105 milioni di euro
(continua a pag. 9)

27 dic. 2005-2 gen. 2006 PRIMO PIANO
9
(segue da pag. 8) FINANZIARIA 2006/ Tutte le regole del nuovo anno
per il personale delle Forze armate e dei
Corpi di polizia di cui al decreto legislativo
12 maggio 1995, n. 195.
186. Le somme di cui ai commi 184 e
185, comprensive degli oneri contributivi e
dell’Irap di cui al decreto legislativo 15 dicembre
1997, n. 446, concorrono a costituire
l’importo complessivo massimo di cui
all’articolo 11, comma 3, lettera h), della
legge 5 agosto 1978, n. 468.
187. Per il personale dipendente da
amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici
diversi dall’amministrazione statale, gli oneri
derivanti dai rinnovi contrattuali per il
biennio 2006-2007, nonché quelli derivanti
dalla corresponsione dei miglioramenti economici
al personale di cui all’articolo 3,
comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, sono posti a carico dei rispettivi
bilanci ai sensi dell’articolo 48, comma
2, del medesimo decreto legislativo. In sede
di deliberazione degli atti di indirizzo previsti
dall’articolo 47, comma 1, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i comitati
di settore provvedono alla quantificazione
delle relative risorse, attenendosi ai criteri
previsti per il personale delle amministrazioni
dello Stato di cui al comma 184, a tal fine
i Comitati di settore si avvalgono dei dati
disponibili presso il ministero dell’Economia
e delle finanze comunicati dalle rispettive
amministrazioni in sede di rilevazione
annuale dei dati concernenti il personale
dipendente.
188. A decorrere dall’anno 2006 le amministrazioni
dello Stato, anche a ordinamento
autonomo, le agenzie, incluse le
Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64
del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.
300, e successive modificazioni, gli enti pubblici
non economici, gli enti di ricerca, le
università e gli enti pubblici di cui all’articolo
70, comma 4, del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni,
possono avvalersi di personale a tempo
determinato o con convenzioni ovvero
con contratti di collaborazione coordinata
e continuativa, nel limite del 60 per cento
della spesa sostenuta per le stesse finalità
nell’anno 2003. Per il comparto scuola e
per quello delle istituzioni di alta formazione
e specializzazione artistica e musicale
trovano applicazione le specifiche disposizioni
di settore. Il mancato rispetto dei
limiti di cui al presente comma costituisce
illecito disciplinare e determina responsabilità
erariale.
189. Per gli enti di ricerca, l’Istituto
superiore di Sanità (Iss), l’Istituto superiore
per la prevenzione e la sicurezza del lavoro
(Ispesl), l’Agenzia per i servizi sanitari regionali
(Assr), l’Agenzia italiana del farmaco
(Aifa), l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Ente
per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente
(Enea), il Centro nazionale per l’informatica
nella pubblica amministrazione
(Cnipa), nonché per le università e le scuole
superiori a ordinamento speciale gli istituti
zooprofilattici sperimentali, sono fatte comunque
salve le assunzioni a tempo determinato
e la stipula di contratti di collaborazione
coordinata e continuativa per l’attuazione
di progetti di ricerca e di innovazione
tecnologica ovvero di progetti finalizzati al
miglioramento di servizi
anche didattici per gli
studenti, i cui oneri non
risultino a carico dei bi-
lanci di funzionamento
degli enti o del Fondo
di finanziamento degli
enti o del Fondo di finanziamento
ordinario
delle università.
(...omissis...)
199. Le amministrazioni regionali e gli
enti locali di cui all’articolo 2, commi 1 e 2,
del testo unico di cui al decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267, nonché gli enti del
Servizio sanitario nazionale, fermo restando
il conseguimento delle economie di cui
all’articolo 1, commi 98 e 107, della legge
30 dicembre 2004, n. 311, concorrono alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica
adottando misure necessarie a garantire
che le spese di personale, al lordo degli
oneri riflessi a carico delle amministrazioni
e dell’Irap, non superino per ciascuno degli
anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente
ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1
per cento. A tal fine si considerano anche
le spese per il personale a tempo determinato,
con contratto di collaborazione coordinata
e continuativa, o che presta servizio
con altre forme di rapporto di lavoro flessibile
o con convenzioni.
200. Ai fini dell’applicazione del comma
199, le spese di personale sono considerate
al netto:
a) per l’anno 2004 delle spese per
Spese di personale
al taglio dell’1%
arretrati relativi ad anni precedenti per rinnovo
dei contratti collettivi nazionali di lavoro;
b) per ciascuno degli anni 2006, 2007
e 2008 delle spese derivanti dai rinnovi dei
contratti collettivi nazionali di lavoro intervenuti
successivamente all’anno 2004.
201. Gli enti destinatari del comma
199, nella loro autonomia, possono fare
riferimento, quali indicazioni di principio
per il conseguimento degli obiettivi di contenimento
della spesa di cui al comma 199,
alle misure della presente legge riguardanti
il contenimento della spesa per la contrattazione
integrativa e i limiti all’utilizzo di personale
a tempo determinato, nonché alle
altre specifiche misure in materia di personale.
(...omissis...)
203. Al finanziamento degli oneri contrattuali
del biennio 2004-2005 concorrono
le economie di spesa di personale riferibili
all’anno 2005 come individuate dall’articolo
1, comma 91, della legge 30 dicembre
2004, n. 311.
204. Per gli enti del Servizio sanitario
nazionale, le disposizioni del comma 199
costituiscono strumento di rafforzamento
dell’intesa Stato-Regioni del 23 marzo
2005, attuativa dell’articolo 1, comma 173,
della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Gli
effetti di tali disposizioni nonché di quelle
previste per i medesimi Enti del Servizio
sanitario nazionale dall’articolo 1, commi
98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n.
311 sono valutati nell’ambito del tavolo
tecnico per la verifica degli adempimenti di
cui all’articolo 12 della medesima intesa, ai
fini del concorso da parte dei predetti enti
al rispetto degli obblighi comunitari e alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica
di cui all’articolo 1, comma 164, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311.
205. Alla verifica del rispetto degli
adempimenti previsti dal comma 199 si procede,
per le Regioni e le Province autonome
di Trento e di Bolzano, le Province, i
Comuni con popolazione superiore a
30.000 abitanti e le comunità montane con
popolazione superiore a 50.000 abitanti,
attraverso il sistema di monitoraggio di cui
all’articolo 1, comma 30, della legge 30
dicembre 2004, n. 311, e per gli altri enti
destinatari della norma attraverso apposita
certificazione, sottoscritta dall’organo di revisione
contabile, da inviarsi al ministero
dell’Economia e delle finanze, entro sessanta
giorni dalla chiusura dell’esercizio finanziario
di riferimento.
206. Per le Regioni e le autonomie
locali, le economie derivanti dall’attuazione
del comma 199 restano acquisite ai bilanci
degli enti ai fini del miglioramento dei relativi
saldi.
207. Le disposizioni dei commi da 199
a 206 costituiscono princìpi fondamentali
del coordinamento della finanza pubblica ai
sensi degli articoli 117, terzo comma, e
119, secondo comma, della Costituzione.
(...omissis...)
211. Nei confronti dei dipendenti delle
amministrazioni pubbliche di cui all’articolo
1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, e successive modificazioni,
per la determinazione
dell’equo indennizzo
spettante per la perdita
dell’integrità fisica rico-
nosciuta dipendente da
causa di servizio si considera
l’importo dello
stipendio tabellare in
godimento alla data di
presentazione della domanda,
con esclusione
di tutte le altre voci retributive anche aventi
carattere fisso e continuativo.
212. La disposizione di cui al comma
211 non si applica ai dipendenti che abbiano
presentato domanda antecedentemente
alla data del 1 o gennaio 2006.
(...omissis...)
220. All’articolo 68 del testo unico di
cui al decreto del Presidente della Repubblica
10 gennaio 1957, n. 3, l’ottavo comma è
sostituito dal seguente: «Per le infermità
riconosciute dipendenti da causa di servizio,
è a carico dell’amministrazione la spesa
per la corresponsione di un equo indennizzo
per la perdita dell’integrità fisica eventualmente
subita dall’impiegato».
(...omissis...)
231. All’articolo 35 del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, dopo il comma
5, è inserito il seguente: «5-bis. I vincitori
dei concorsi devono permanere nella sede
di prima destinazione per un periodo non
inferiore a cinque anni. La presente disposizione
costituisce norma non derogabile dai
contratti collettivi».
(...omissis...)
271. All’articolo 8 del decreto-legge 30
settembre 2005, n. 203, convertito, con
modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005,
n. 248 apportare le seguenti modificazioni:
a) al comma 1 i primi tre periodi
sono sostituiti dai seguenti: «Dal 1˚ gennaio
2008 è istituito un Fondo di garanzia per
agevolare l’accesso al credito delle imprese
che conferiscono il trattamento di fine rapporto
(Tfr) a forme pensionistiche complementari.
Il predetto Fondo è alimentato da
un contributo dello Stato, per il quale è
autorizzata la spesa di 424 milioni di euro
per ciascuno degli anni tra il 2008 e il 2012
e 253 milioni di euro per il 2013, comprensivi
dei costi di gestione. La garanzia del
Fondo copre fino all’intero ammontare dei
finanziamenti concessi a fronte dei conferimenti
effettuati dalle imprese nel periodo
2008-2012 e dei relativi interessi»;
b) al comma 2, al primo periodo,
sostituire la parola «2006» con la seguente:
«2008» e sostituire l’ultimo periodo con il
seguente: «L’onere derivante dal presente
comma è valutato in 176 milioni di euro a
decorrere dall’anno 2008»;
c) la Tabella A allegata al medesimo
decreto legge è sostituita dalla seguente:
2008 0,19 punti percentuali;
2009 0,21 punti percentuali;
2010 0,23 punti percentuali;
2011 0,25 punti percentuali;
2012 0,26 punti percentuali;
2013 0,27 punti percentuali;
dal 2014 0,28 punti percentuali.
272. L’autorizzazione di spesa di cui
all’articolo 13, comma 1, primo periodo,
del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35,
convertito in legge, con modificazioni, dall’articolo
1 della legge 14 maggio 2005, n.
180, è rideterminata per l’anno 2006 in 3
milioni di euro, per l’anno 2007 in 3 milioni
di euro e, a decorrere dall’anno 2008, in
530 milioni di euro.
273. I risparmi derivanti dall’attuazione
dei commi 271 e 272, per gli anni 2006 e
2007, concorrono al miglioramento dei saldi
di finanza pubblica.
(...omissis...)
276. Nell’ambito del settore sanitario,
al fine di garantire il rispetto degli obblighi
comunitari e la realizzazione degli obiettivi
di finanza pubblica, restano fermi:
a) gli obblighi posti a carico delle Regioni,
nel settore sanitario, con la citata
intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005,
finalizzati a garantire l’equilibrio economico-finanziario,
a mantenere i livelli essenziali
di assistenza, a rispettare gli ulteriori adempimenti
di carattere sanitario previsti dalla
medesima intesa e a prevedere, ove si prospettassero
situazioni di squilibrio nelle singole
aziende sanitarie, la contestuale presentazione
di piani di rientro pena la dichiarazione
di decadenza dei rispettivi direttori
generali;
b) l’obbligo di adottare i provvedimenti
necessari di cui all’articolo 1, comma
174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.
277. Fra gli adempimenti regionali indicati
all’articolo 1, comma 173, della legge
30 dicembre 2004, n. 311, sono ricompresi
i seguenti:
a) stipulare, entro il termine perentorio
del 31 marzo 2006, anche a stralcio
degli accordi regionali attuativi dell’Accordo
collettivo nazionale per la disciplina dei
rapporti con i medici di medicina generale
entrato in vigore il 23 marzo 2005, accordi
attuativi dell’articolo 59, parte B, quota variabile
finalizzata al raggiungimento di obiettivi
e di standard erogativi e organizzativipunto
11 del medesimo accordo nazionale,
prevedendo di subordinare l’accesso all’indennità
di collaborazione informatica al riscontro
del rispetto della soglia del 70 per
cento della stampa informatizzata delle prescrizioni
farmaceutiche e delle richieste di
prestazioni specialistiche effettuate da parte
di ciascun medico e provvedendo al
medesimo riscontro mediante il supporto
del sistema della Tessera sanitaria di cui
all’articolo 50 del decreto-legge 30 settembre
2003, n. 269, convertito, con modificazioni,
dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
Ferma restando la disposizione contenuta
nel richiamato articolo 59 parte B-punto
11 per la corresponsione dell’indennità forfetaria
mensile, la sua erogazione, oltre il
termine del 31 marzo 2006, in assenza
della stipula dei previsti accordi regionali,
non è imputabile sulle risorse del Servizio
sanitario nazionale. La mancata stipula dei
medesimi accordi regionali costituisce per
le Regioni inadempimento. Le disposizioni
di cui alla presente lettera si applicano anche
per l’attuazione del corrispondente Accordo
collettivo nazionale per la disciplina
dei rapporti con i medici pediatri di libera
scelta;
b) adottare provvedimenti volti a, nel
caso in cui le medesime Regioni deliberino
l’erogazione di prestazioni sanitarie esenti
ovvero a costo agevolato in funzione della
condizione economica dell’assistito, fare riferimento
esclusivo alla situazione reddituale
fiscale del nucleo familiare dell’assistito,
assumendo come tale quello individuato
con il decreto del ministro della Sanità, di
concerto con il ministro delle Finanze, 22
gennaio 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana 27 gennaio
1993, n. 21.
278. All’articolo 50, del decreto-legge
30 settembre 2003, n. 269, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre
2003, n. 326, e successive modificazioni
apportare le seguenti modificazioni:
a) al comma 1-bis sostituire le parole:
«30 giugno 2006» con le seguenti: «31 marzo
2006»;
b) al comma 7, dopo il quarto periodo
aggiungere il seguente periodo «Per la
rilevazione dalla ricetta dei dati di cui al
decreto attuativo del comma 5 del presente
articolo, è riconosciuto per gli anni 2006
e 2007 un contributo,
nei limiti di 10 milioni di
euro, da definirsi con
apposita convenzione
tra il ministero dell’Economia
e delle finanze, il
ministero della Salute e
le Associazioni di categoria
interessate. Con
decreto del ministro
dell’Economia e delle finanze,
di concerto con il ministro della
Salute, sentita la Conferenza permanente
per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano,
sono definite le modalità erogative. Al relativo
onere, si provvede utilizzando le risorse
di cui al comma 12»;
c) dopo il comma 8 inserire i seguenti
commi:
«8-bis. La mancata o tardiva trasmissione
dei dati nel termine di cui al comma 8 è
punita con la sanzione amministrativa pecuniaria
di due euro per ogni ricetta per la
quale la violazione si è verificata;
8-ter. Per le ricette trasmesse nei termini
di cui al comma 8, la mancanza di uno o
più elementi della ricetta di cui al decreto
attuativo del comma 5 del presente articolo,
è punita con la sanzione amministrativa
pecuniaria di due euro per ogni ricetta per
la quale la violazione si è verificata;
8-quater. L’accertamento della violazione
di cui ai commi 8-bis e 8-ter è effettuato
dalla Guardia di finanza, che trasmette il
relativo rapporto, ai sensi dell’articolo 17,
primo comma, della legge 24 novembre
1981, n. 689, alla Direzione provinciale dei
servizi vari competente per territorio, per i
conseguenti adempimenti. Dell’avvenuta
apertura del procedimento e della sua conclusione
viene data notizia, a cura della
Direzione provinciale dei servizi vari, alla
competente ragioneria provinciale dello
Stato.
8-quinquies. Con riferimento alle ricette
per le quali non risulta associato il codice
fiscale dell’assistito, rilevato secondo quanto
previsto dal presente articolo, la Asl
competente non procede alla relativa liquidazione,
fermo restando che, in caso di
ricette redatte manualmente dal medico, il
farmacista non è responsabile della mancata
rispondenza del codice fiscale rilevato
rispetto a quello indicato sulla ricetta che
farà comunque fede a tutti gli effetti»;
d) dopo il comma 10 inserire il seguente
comma:
«10-bis. Fuori dai casi previsti dal presente
articolo, i dati delle ricette resi disponibili
ai sensi del comma 10 rilevano a fini di
responsabilità, anche amministrativa o penale,
solo previo riscontro del documento
cartaceo dal quale gli stessi sono tratti».
279. All’articolo 1, comma 174 della
legge 30 dicembre 2004, n. 311 aggiungere
alla fine il seguente periodo: «Qualora i
provvedimenti necessari per il ripianamento
del disavanzo di gestione non vengano
adottati dal commissario ad acta entro il 31
maggio, nella Regione interessata, con riferimento
all’anno di imposta 2006, si applicano
comunque nella misura massima prevista
dalla vigente normativa l’addizionale all’imposta
sul reddito delle persone fisiche e
le maggiorazioni dell’aliquota dell’imposta
regionale sulle attività produttive; scaduto il
termine del 31 maggio, i provvedimenti del
commissario ad acta non possono avere a
oggetto l’addizionale e le maggiorazioni
d’aliquota delle predette imposte e i contribuenti
liquidano e versano gli acconti d’imposta
dovuti nel medesimo anno sulla base
In arrivo 2 miliardi
di ripiani 2002-2004
della misura massima dell’addizionale e delle
maggiorazioni d’aliquota di tali imposte».
280. Al fine di agevolare la realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica di cui al
comma 276, il livello complessivo della spesa
del Servizio sanitario nazionale, al cui
finanziamento concorre lo Stato, di cui all’articolo
1, comma 164, della legge 30 dicembre
2004, n. 311, è incrementato di
1.000 milioni di euro annui a decorrere
dall’anno 2006. L’incremento di cui al primo
periodo è da ripartire tra le Regioni,
secondo criteri e modalità concessive definiti
con decreto del ministro della Salute, di
concerto con il ministro dell’Economia e
delle finanze, di intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le
Regioni e le Province autonome di Trento
e di Bolzano, che prevedano comunque,
per le Regioni interessate, la stipula di specifici
accordi diretti all’individuazione di obiettivi
di contenimento della dinamica della
spesa al fine della riduzione strutturale del
disavanzo.
281. Lo Stato, in deroga a quanto stabilito
dall’articolo 4, comma 3, del decreto-legge
18 settembre 2001, n. 347, convertito,
con modificazioni, dalla
legge 16 novembre
2001, n. 405, concorre
al ripiano dei disavanzi
del Servizio sanitario nazionale
per gli anni
2002, 2003 e 2004. A
tal fine è autorizzata, a
titolo di regolazione debitoria,
la spesa di 2.000
milioni di euro per l’anno
2006. L’erogazione del suddetto importo
da parte dello Stato è subordinata all’adozione,
da parte delle Regioni, dei provvedimenti
di copertura del residuo disavanzo
posto a loro carico per i medesimi anni.
282. L’accesso al concorso di cui al
comma 281, da ripartire tra tutte le Regioni
sulla base del numero dei residenti, con
decreto del ministro della Salute di concerto
con il ministro dell’Economia e delle
finanze, di intesa con la Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato, le Regioni
e le Province autonome di Trento e di
Bolzano, è subordinato all’espressione, entro
il termine del 31 marzo 2006, da parte
della Conferenza unificata di cui all’articolo
8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281, dell’intesa sullo schema di Piano sanitario
nazionale 2006-2008, nonché, entro il
medesimo termine, alla stipula di una intesa
tra Stato e Regioni, ai sensi dell’articolo 8,
comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131,
che preveda la realizzazione da parte delle
Regioni degli interventi previsti dal Piano
nazionale di contenimento dei tempi di attesa,
da allegare alla medesima intesa e che
contempli:
a) l’elenco di prestazioni diagnostiche,
terapeutiche e riabilitative di assistenza
specialistica ambulatoriale e di assistenza
ospedaliera, di cui al decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri del 29 novembre
2001, pubblicato nel supplemento ordinario
alla Gazzetta Ufficiale n. 33 dell’8 febbraio
2002, e successive modificazioni, per le
quali sono fissati nel termine di novanta
giorni dalla stipula dell’intesa, nel rispetto
della normativa regionale in materia, i tempi
massimi di attesa da parte delle singole
Regioni;
b) la previsione che, in caso di mancata
fissazione da parte delle Regioni dei tempi
di attesa di cui alla lettera a), nelle Regioni
interessate si applicano direttamente i
parametri temporali determinati, entro novanta
giorni dalla stipula dell’intesa, in sede
di fissazione degli standard di cui all’articolo
1, comma 169, della legge 30 dicembre
2004, n. 311;
c) fermo restando il principio di libera
scelta da parte del cittadino, il recepimento,
da parte delle unità sanitarie locali, dei
tempi massimi di attesa, in attuazione della
normativa regionale in materia, nonché in
coerenza con i parametri temporali determinati
in sede di fissazione degli standard di
cui all’articolo 1, comma 169, della legge 30
dicembre 2004, n. 311, per le prestazioni di
cui all’elenco previsto dalla lettera a), con
l’indicazione delle strutture pubbliche e private
accreditate presso le quali tali tempi
sono assicurati nonché delle misure previste
in caso di superamento dei tempi stabiliti,
senza oneri a carico degli assistiti, se non
quelli dovuti come partecipazione alla spesa
in base alla normativa vigente;
d) la determinazione della quota minima
delle risorse di cui all’articolo 1, comma
34, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, da
vincolare alla realizzazione di specifici pro-
(continua a pag. 10)

10 PRIMO PIANO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
(segue da pag. 9) FINANZIARIA 2006/ Tutte le regole del nuovo anno
getti regionali ai sensi dell’articolo 1, comma
34-bis, della medesima legge, per il perseguimento
dell’obiettivo del Piano sanitario
nazionale di riduzione delle liste di attesa,
ivi compresa la realizzazione da parte
delle Regioni del Centro unico di prenotazione
(Cup), che opera in collegamento
con gli ambulatori dei medici di medicina
generale, i pediatri di libera scelta e le altre
strutture del territorio, utilizzando in via
prioritaria i medici di medicina generale e i
pediatri di libera scelta;
e) l’attivazione nel Nuovo sistema informativo
sanitario (Nsis) di uno specifico
flusso informativo per il monitoraggio delle
liste di attesa, che costituisca obbligo informativo
ai sensi dell’articolo 3, comma 6,
della citata intesa Stato-Regioni del 23 marzo
2005;
f) la previsione che, a certificare la
realizzazione degli interventi in attuazione
del Piano nazionale in materia di liste di
attesa, provveda il Comitato permanente
per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali
di assistenza (Lea), di cui all’articolo
9 della citata intesa Stato-Regioni del 23
marzo 2005.
283. L’accesso al concorso di cui al
comma 281 è altresì subordinato, per le
Regioni che nel periodo 2001-2005 abbiano
fatto registrare, in base ai dati risultanti
dal Tavolo tecnico di verifica degli adempimenti
regionali, un disavanzo medio pari o
superiore al 5 per cento, ovvero che abbiano
fatto registrare nell’anno 2005 un incremento
del disavanzo rispetto all’anno 2001
pari o superiore al 200 per cento, alla stipula
di un apposito accordo tra la Regione
interessata e i ministri della Salute, dell’Economia
e delle finanze ovvero all’integrazione
di accordi già sottoscritti ai sensi dell’articolo
1, comma 180, della legge 30 dicembre
2004, n. 311, per l’adeguamento alle
indicazioni del Piano sanitario nazionale
2006-2008 e il perseguimento dell’equilibrio
economico nel rispetto dei livelli essenziali
di assistenza.
284. Alle aziende sanitarie e ospedaliere
è vietato sospendere le attività di prenotazione
delle prestazioni di cui al citato
decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri del 29 novembre 2001. Le Regioni
e le Province autonome di Trento e di
Bolzano adottano, sentite le associazioni a
difesa dei consumatori e degli utenti, operanti
sul proprio territorio e presenti nell’elenco
di cui all’articolo 5 della legge 30
luglio 1998, n. 281, e successive modificazioni,
disposizioni per regolare i casi in cui la
sospensione dell’erogazione delle prestazioni
è legata a motivi tecnici, informando
successivamente, con cadenza semestrale,
il ministero della Salute secondo quanto
disposto dal decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri del 16 aprile 2002,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 122
del 27 maggio 2002.
285. Con decreto del ministro della
Salute, entro centoventi giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge, è
istituita la Commissione nazionale sull’appropriatezza
delle prescrizioni, cui sono affidati
compiti di promozione di iniziative formative
e di informazione per il personale
medico e per i soggetti
utenti del Servizio sanitario,
di monitoraggio,
studio e predisposizio-
Appropriatezza
alle linee guida
ne di linee-guida per la
fissazione di criteri di
priorità di appropriatezza
delle prestazioni, di
forme idonee di controllodell’appropriatezza
delle prescrizioni delle
medesime prestazioni, nonché di promozione
di analoghi organismi a livello regionale
e aziendale. Con detto decreto del ministro
della Salute è fissata la composizione
della Commissione, che comprende la partecipazione
di esperti in medicina generale,
assistenza specialistica ambulatoriale e ospedaliera,
di rappresentanti del ministero della
Salute, di rappresentanti designati dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le Regioni e le Province autonome
di Trento e di Bolzano e di un rappresentante
del Consiglio nazionale dei consumatori
e degli utenti. Le linee-guida sono adottate
con decreto del ministro della Salute,
d’intesa con la Conferenza permanente per
i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome di Trento e di Bolzano, entro
centoventi giorni dalla costituzione della
Commissione. Alla Commissione è altresì
affidato il compito di fissare i criteri per la
determinazione delle sanzioni amministrative
previste dal comma 286. Ai componenti
della Commissione spetta il solo trattamento
di missione. A tal fine è autorizzata la
spesa annua di 100.000 euro a decorrere
dall’anno 2006.
286. Ai soggetti responsabili delle violazioni
al divieto di cui al comma 284 è
applicata la sanzione amministrativa da un
minimo di 1.000 euro a un massimo di
6.000 euro. Ai soggetti responsabili delle
violazioni all’obbligo di cui all’articolo 3,
comma 8, della legge 23 dicembre 1994, n.
724, è applicata la sanzione amministrativa
da un minimo di 5.000 euro a un massimo
di 20.000 euro. Spetta alle Regioni e alle
Province autonome di Trento e di Bolzano
l’applicazione delle sanzioni di cui al presente
comma, secondo i criteri fissati dalla
Commissione prevista dal comma 285.
287. Nel completamento del proprio
programma di investimenti in attuazione
dell’articolo 20 della legge 11 marzo 1988,
n. 67, e successive modificazioni, le Regioni
destinano le risorse residue finalizzate alla
costruzione, ristrutturazione e adeguamento
di presìdi ospedalieri a interventi relativi
a presìdi comprensivi di degenze per acuti
con un numero di posti letto non inferiore
a 250 ovvero a presìdi per lungodegenza e
riabilitazione con un numero di posti letto
non inferiore a 120 nonché agli interventi
necessari al rispetto dei requisiti minimi
strutturali e tecnologici stabiliti dal decreto
del Presidente della Repubblica 14 gennaio
1997 dei presìdi attivi avviati alla data del 31
dicembre 2005.
288. La cessione a titolo di donazione
di apparecchiature e altri materiali dismessi
da aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere,
Istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico di diritto pubblico e altre organizzazioni
similari nazionali a beneficio delle
strutture sanitarie nei Paesi in via di sviluppo
o in transizione è promossa e coordinata
dall’Alleanza degli ospedali italiani nel
mondo, di seguito denominata «Alleanza».
Gli enti del Servizio sanitario nazionale comunicano
all’Alleanza, secondo modalità
con essa preventivamente definite, le informazioni
relative alla disponibilità delle attrezzature
sanitarie in questione allegando
il parere favorevole della Regione interessata.
289. L’Alleanza provvede, sulla base delle
informazioni acquisite, a promuovere i
necessari contatti per facilitare le donazioni
nonché a tenere un inventario aggiornato
delle attrezzature disponibili. L’Alleanza
provvede, altresì, alla produzione di un rapporto
biennale sulle attività svolte indirizzato
al ministero della Salute e alla Conferenza
dei Presidenti delle Regioni e delle Province
autonome di Trento e di Bolzano.
290. Presso il ministero della Salute, al
fine di verificare che i finanziamenti siano
effettivamente tradotti in servizi per i cittadini,
secondo criteri di efficienza e appropriatezza,
è realizzato un Sistema nazionale
di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria
(Siveas), che si avvale delle funzioni svolte
dal Nucleo di supporto per l’analisi delle
disfunzioni e la revisione organizzativa
(Sar), di cui all’articolo 2 del decreto-legge
29 agosto 1984, n. 528, convertito, con
modificazioni, dalla legge 31 ottobre 1984,
n. 733, e all’articolo 4 della legge 1 o febbraio
1989, n. 37, e a cui sono ricondotte le
attività di cui all’articolo
1, comma 172, della legge
30 dicembre 2004,
n. 311, del sistema di
garanzia di cui all’articolo
9 del decreto legislativo
18 febbraio 2000, n.
56, del sistema di monitoraggio
configurato
dall’articolo 87 della legge
23 dicembre 2000,
n. 388, e successive modificazioni, dell’Agenzia
per i servizi sanitari regionali, nonché
del Comitato di cui all’articolo 9 della citata
intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005.
Con decreto del ministro della Salute, di
concerto con il ministro dell’Economia e
delle finanze, d’intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le
Regioni e le Province autonome di Trento
e di Bolzano, da emanare entro il 31 marzo
2006, sono definite le modalità di attuazione
del Siveas.
291. Per le finalità di cui al comma 290,
il ministero della Salute può avvalersi, anche
tramite specifiche convenzioni, della
collaborazione di istituti di ricerca, società
scientifiche e strutture pubbliche o private,
anche non nazionali, operanti nel campo
della valutazione degli interventi sanitari,
nonché di esperti nel numero massimo di
20 unità. Per la copertura dei relativi oneri
è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro
per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008.
292. La Commissione unica sui dispositivi
medici, istituita dall’articolo 57 della leg-
ge 27 dicembre 2002, n. 289, oltre a svolgere
i compiti previsti dal predetto articolo,
esercita, su richiesta del ministro della Salute
o della Direzione generale dei farmaci e
dei dispositivi medici, funzioni consultive su
qualsiasi questione concernente i dispositivi
medici.
293. Con decreto del ministro della
Salute, di concerto con il ministro dell’Economia
e delle finanze, d’intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo
Stato, le Regioni e le Province autonome di
Trento e di Bolzano, da emanare entro il
31 marzo 2006, sono definiti i criteri e le
modalità di certificazione dei bilanci delle
aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere,
degli Istituti di ricovero e cura a
carattere scientifico di diritto pubblico, degli
istituti zooprofilattici sperimentali e delle
aziende ospedaliere universitarie.
294. In coerenza con le risorse programmate
per il Servizio sanitario nazionale:
a) il ministero della Salute promuove,
attraverso le procedure di cui all’articolo
54 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e
all’articolo 1, comma 169, della legge 30
dicembre 2004, n. 311, una rimodulazione
delle prestazioni comprese nei livelli essenziali
di assistenza, finalizzata a incrementare
qualitativamente e quantitativamente l’offerta
di prestazioni in regime ambulatoriale e,
corrispondentemente, decrementare l’offerta
di prestazioni in regime di ricovero
ospedaliero;
b) in materia di assistenza protesica,
su proposta del ministro della Salute, si
provvede alla modifica di quanto già previsto
dal regolamento di cui al decreto del
ministro della Sanità 27 agosto 1999, n.
332, e dal citato decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri del 29 novembre
2001, in modo da prevedere che la fornitura
di prodotti monouso per stomizzati e
incontinenti e per la prevenzione e cura
delle lesioni da decubito venga inserita nel
livello essenziale di assistenza integrativa e
che sia istituito il repertorio dei presìdi
protesici e ortesici erogabili a carico del
Servizio sanitario nazionale.
295. Per le finalità di cui al comma 294,
lettera a), con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, di intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo
Stato, le Regioni e le Province autonome di
Trento e di Bolzano, sono individuati le
tipologie di assistenza e i servizi relativi alle
aree di offerta del Piano sanitario nazionale
di cui all’articolo 1, comma 6, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modificazioni.
296. I fondi destinati, mediante aperture
di credito a favore dei funzionari delegati
degli uffici centrali e periferici del ministero
della Salute, a servizi e finalità di Sanità
pubblica nonché al pagamento di emolumenti
di qualsiasi tipo comunque dovuti al
personale amministrato o di spese per servizi
e forniture prestati agli uffici medesimi,
non sono soggetti a esecuzione forzata.
297. All’articolo 48 del decreto-legge
30 settembre 2003, n. 269, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre
2003, n. 326, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) il comma 10 è sostituito dal seguente:
«10. Le risorse di cui al comma 8, lettere
b) e c), affluiscono direttamente al bilancio
dell’Agenzia»;
b) dopo il comma 10 sono inseriti i
seguenti:
«10-bis. Le entrate di cui all’articolo 12,
commi 7 e 8, del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 541, spettano per il 60
per cento all’Agenzia e affluiscono direttamente
al bilancio della stessa.
10-ter. Le somme a carico delle officine
farmaceutiche di cui all’articolo 7, commi 4
e 5, del decreto legislativo 29 maggio 1991,
n. 178, e successive modificazioni, spettano
all’Agenzia e affluiscono direttamente al bilancio
della stessa»;
c) dopo il comma 11 è inserito il
seguente:
«11-bis. Con effetto dal 1 o gennaio
2005, con decreto del ministro della Salute
sono trasferiti in proprietà all’Agenzia i beni
mobili del ministero della Salute in uso
all’Agenzia medesima alla data 31 dicembre
2004».
298. Con decreto del ministro della
Salute, di concerto con il ministro dell’Economia
e delle finanze, sono disciplinate le
modalità di versamento riferite all’attuazione
di quanto previsto al comma 297.
299. Al fine di potenziare le funzioni
istituzionali dell’Aifa finalizzate a garantire il
monitoraggio in tutte le sue componenti
dell’andamento della spesa farmaceutica e il
rispetto dei tetti stabiliti dalla vigente legislazione,
la dotazione organica complessiva
della medesima Agenzia è determinata dal
1 o gennaio 2006 nel numero di 190 unità,
con oneri finanziari a carico del bilancio
della stessa Agenzia. La ripartizione della
dotazione organica sarà determinata con
successivo provvedimento ai sensi degli articoli
6, comma 3, lettera c), e 10, comma 2,
lettera a), capoverso iii), del regolamento di
cui al decreto del ministro della Salute 20
settembre 2004, n. 245. Ai fini del coordinamento
del monitoraggio sull’andamento
della spesa farmaceutica, l’Aifa trasmette al
ministro della Salute e al ministro dell’Economia
e delle finanze una relazione mensile.
300. Al comma 18 dell’articolo 48 del
decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24
novembre 2003, n. 326, le parole: «al netto»
sono sostituite dalla seguente: «decurtate».
301. Le Regioni che si sono avvalse
della facoltà di cui all’articolo 21 del decreto
legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 possono
estendere il regime agevolato, deliberato
nei confronti delle
Onlus, in materia di riduzione
o esenzione
dell’imposta di cui al de-
Ricerca oncologica
con 100 milioni
creto legislativo 15 dicembre
1997, n. 446,
anche alle Aziende pubbliche
di servizi alla persona
(Asp), succedute
alle Istituzioni pubbliche
di assistenza e beneficenza.
302. Al decreto legislativo 17 agosto
1999, n. 368, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) all’articolo 37, al comma 1, primo
periodo, le parole: «di formazione-lavoro»
sono sostituite dalle seguenti: «di formazione
specialistica»;
b) all’articolo 39:
1. il comma 2 è abrogato;
2. il comma 3 è sostituito dei seguente:
3. Il trattamento economico è costituito
da una parte fissa, uguale per tutte le
specializzazioni e per tutta la durata dei
corsi, e da una parte variabile, ed è determinato
annualmente con decreto del Presidente
dei Consiglio dei ministri, su proposta
del ministro dell’Istruzione, dell’università
e della ricerca, di concerto con il ministro
della Salute e con il ministro dell’Economia
e delle finanze, avuto riguardo preferibilmente
al percorso formativo degli ultimi
tre anni. In fase di prima applicazione,
per gli anni accademici 2006-2007 e
2007-2008, la parte variabile non potrà eccedere
il 15 per cento di quella fissa.
3. dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
4-bis. Alla ripartizione e assegnazione a
favore delle Università delle risorse previste
per il finanziamento della formazione
dei medici specialisti per l’anno accademico
di riferimento si provvede con decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri, su
proposta del ministro dell’Istruzione, dell’università
e della ricerca, di concerto con
il ministro della Salute e con il ministro
dell’Economia e delle finanze.
c) all’articolo 41, il comma 2 è sostituito
dal seguente:
2. A partire dall’anno accademico
2006-2007, ai contratti di formazione specialistica
si applicano le disposizioni di cui
all’articolo 2, comma 26, primo periodo,
della legge 8 agosto 1995, n. 335, nonché le
disposizioni di cui all’articolo 45 del decreto-legge
30 settembre 2003, n. 269, convertito,
con modificazioni, dalla legge 24 novembre
2003, n. 326;
d) all’articolo 46, il comma 1 è sostituito
dal seguente: «1. Agli oneri recati dal
Titolo VI del presente decreto legislativo si
provvede nei limiti delle risorse previste
dall’articolo 6, comma 2, della legge 29
dicembre 1990, n. 428, e dall’articolo 1 del
decreto-legge 2 aprile 2001, n. 90, convertito
dalla legge 8 maggio 2001, n. 188, destinate
al finanziamento della formazione dei
medici specialisti, incrementate di 70 milioni
di euro per l’anno 2006 e di 300 milioni
di euro annui a decorrere dall’anno 2007»;
e) all’articolo 46, il comma 2 è sostituito
dal seguente: «Le disposizioni di cui agli
articoli dal 37 al 42 si applicano a decorrere
dall’anno accademico 2006-2007. I decreti
di cui all’articolo 39, commi 3 e 4-bis, sono
adottati nel rispetto del limite di spesa di
cui al comma 1. Fino all’anno accademico
2005-2006 si applicano le disposizioni di cui
al decreto legislativo 8 agosto 1991, n.
257».
303. I piani di investimento immobiliare
sono deliberati dall’Inail sulla base delle finalità
annualmente individuate con decreto
del ministro del Lavoro e delle politiche
sociali, di concerto con il ministro dell’Economia
e delle finanze, sentiti il ministro
della Salute e il ministro dell’Istruzione, università
e ricerca. Il ministro della Salute,
con proprio decreto, individua i singoli interventi
di edilizia sanitaria da realizzare
ciascun anno, in relazione alla programmazione
sanitaria nazionale e regionale. La realizzazione
degli interventi deliberati dall’Inail
è approvata dal ministro del Lavoro e delle
politiche sociali, di concerto con il ministro
dell’Economia e delle finanze, nel rispetto
delle compatibilità degli obiettivi di finanza
pubblica assunti con il patto di stabilità e
crescita.
304. Per favorire la ricerca oncologica
finalizzata alla prevenzione, diagnosi, cura e
riabilitazione, lo Stato destina risorse aggiuntive
e promuove un programma straordinario
a carattere nazionale per l’anno
2006, comprensivo anche di progetti di
innovazione tecnologica e di progetti di
collaborazione internazionale.
305. Le linee generali del programma di
cui al comma 304, le
modalità di attuazione
e di raccordo con il programma
di ricerca sani-
taria ex articolo 12-bis
del decreto legislativo
30 dicembre 1992, n.
502 e successive modificazioni,
nonché l’individuazione
dei soggetti
pubblici e privati attraverso
cui il programma straordinario è realizzato,
sono adottate con decreto del ministro
della Salute, da emanarsi entro il 15
febbraio 2006.
306. Per la realizzazione del programma
straordinario a carattere nazionale è
autorizzata la spesa di 100 milioni di euro
per l’anno 2006, da assegnarsi ai soggetti
individuati ai sensi del decreto ministeriale
di cui al comma 305, previa stipula di apposite
convenzioni con il ministero della Salute.
307. Per favorire la ricerca finalizzata
alla sicurezza degli alimenti destinati all’uomo
e agli animali, nonché sulla Salute e il
benessere degli animali, da realizzarsi da
parte degli Istituti zooprofilattici sperimentali,
nell’ambito del programma di ricerca
sanitaria ex articolo 12-bis del decreto legislativo
30 dicembre 1992, n. 502 e successive
modificazioni e dei relativi finanziamenti,
è riservata, per l’anno 2006, una quota di
10 milioni di euro.
308. È soppresso il comma 467 dell’articolo
1 della legge 30 dicembre 2004, n.
311.
309. Considerato che i farmaci di automedicazione
già dispongono di confezioni
di dimensioni appropriate ai fini terapeutici,
al comma 1 dell’articolo 1-ter del decretolegge
27 maggio 2005, n. 87, convertito,
con modificazioni, dalla legge 26 luglio
2005, n. 149, sono aggiunte, in fine, le seguenti
parole: «, a esclusione dei farmaci di
automedicazione».
310. Per consentire all’Assr di far fronte,
tempestivamente e compiutamente, ai
compiti previsti dai commi 283 e 284 in
materia di liste di attesa, e in particolare
per l’attività di supporto al ministero della
Salute nel monitoraggio dei tempi di attesa,
nonché ai compiti fissati dall’articolo 1, comma
180, della legge 30 dicembre 2004, n.
311, e dalla citata intesa Stato-Regioni del
23 marzo 2005, il ministro della Salute può
disporre presso l’Agenzia medesima, su richiesta
della stessa, il distacco fino a 10
unità di personale di ruolo del ministero
della Salute, senza ulteriori oneri a carico
del bilancio dello Stato. Il programma annuale
di attività dell’Agenzia prevede, negli
anni 2006, 2007 e 2008, uno specifico piano
di lavoro per la realizzazione dei compiti
di cui al presente comma, senza ulteriori
oneri a carico del bilancio dello Stato.
311. Al fine di assicurare, con carattere
di continuità, la realizzazione del programma
di attività, connesso allo specifico piano
di lavoro finalizzato allo svolgimento dei
compiti per la riduzione delle liste di attesa,
agli organi dell’Agenzia, di cui all’articolo 2
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.
115, e successive modificazioni, non si applica,
limitatamente agli anni 2006, 2007 e
2008, l’articolo 6, comma 1, della legge 15
luglio 2002, n. 145.
312. Al fine di razionalizzare l’utilizzazione
delle risorse per l’attuazione del programma
di edilizia sanitaria di cui all’articolo
20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e
successive modificazioni, gli accordi di pro-
(continua a pag. 11)

27 dic. 2005-2 gen. 2006 PRIMO PIANO
11
(segue da pag. 10) FINANZIARIA 2006/ Tutte le regole del nuovo anno
gramma sottoscritti dalle Regioni e dalle
Province autonome di Trento e di Bolzano,
ai sensi dell’articolo 5-bis del decreto legislativo
30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modificazioni, e dell’articolo 2 della legge
23 dicembre 1996, n. 662, decorsi diciotto
mesi dalla sottoscrizione, si intendono risolti,
limitatamente alla parte relativa agli interventi
per i quali la relativa richiesta di ammissione
al finanziamento non risulti presentata
al ministero della Salute entro tale
periodo temporale, con la conseguente revoca
dei corrispondenti impegni di spesa.
La presente disposizione si applica anche
alla parte degli accordi di programma relativa
agli interventi per i quali la domanda di
ammissione al finanziamento risulti presentata,
ma valutata non ammissibile al finanziamento
entro ventiquattro mesi dalla sottoscrizione
degli accordi medesimi, nonché
alla parte degli accordi relativa agli interventi
ammessi al finanziamento per i quali, entro
nove mesi dalla relativa comunicazione
alla Regione o Provincia autonoma, gli enti
attuatori non abbiano proceduto all’aggiudicazione
dei lavori, salvo proroga autorizzata
dal ministero della Salute. Per gli accordi
aventi sviluppo pluriennale, i termini di cui
al presente comma si intendono decorrenti
dalla data di inizio dell’annualità di riferimento
prevista dagli accordi medesimi per
i singoli interventi.
313. Le risorse resesi disponibili a seguito
dell’applicazione di quanto disposto dal
comma 312, sulla base di periodiche ricognizioni
effettuate con decreto del ministro
della Salute, di concerto con il ministro
dell’Economia e delle finanze, sono utilizzate
per la sottoscrizione di nuovi accordi di
programma, nonché per gli interventi relativi
alle linee di finanziamento per le strutture
necessarie all’attività libero-professionale
intramuraria, per le strutture di radioterapia
e per gli interventi relativi agli Istituti
di ricovero e cura a carattere scientifico, ai
policlinici universitari, agli ospedali classificati,
agli istituti zooprofilattici sperimentali e
all’Iss, nel rispetto delle quote già assegnate
alle singole Regioni o Province autonome
sul complessivo programma di cui all’articolo
20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e
successive modificazioni.
314. In fase di prima attuazione, su
richiesta della Regione o della Provincia
autonoma interessata, da presentare entro
il termine perentorio del 30 giugno
2006, con decreto del ministro della Salute,
di concerto con il ministro dell’Economia
e delle finanze, può essere disposto
che la risoluzione degli accordi già sottoscritti,
di cui al comma 312, con la revoca
dei corrispondenti impegni di spesa, sia
limitata a una parte degli interventi previsti,
corrispondente al 65 per cento delle
risorse revocabili. Entro il termine perentorio
di sei mesi dalla data di entrata in
vigore del decreto di cui al presente comma,
per l’utilizzo degli importi corrispondenti
agli impegni di spesa non revocati, la
Regione o la Provincia autonoma trasmette
al ministero della Salute la richiesta di
ammissione al finanziamento dei relativi
interventi.
315. Per l’attuazione di quanto previsto
dall’articolo 58 della legge
27 dicembre 2002,
n. 289, in materia di incentivi
per la ricerca far-
maceutica, e nel rispetto
dell’importo finanziario
fissato dal comma 2,
lettera f), del medesimo
articolo, con l’obiettivo
di favorire sul territorio
nazionale investimenti
in produzione, ricerca e sviluppo nel
settore farmaceutico, per il triennio
2006-2008, il ministro della Salute, di concerto
con il ministro dell’Economia e delle
finanze, su proposta dell’Aifa, entro dieci
mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge, con proprio decreto provvede
a individuare i criteri generali per la
successiva stipulazione da parte dell’Agenzia
medesima con le singole aziende farmaceutiche
di appositi accordi di programma
che prevedono in particolare l’attribuzione
temporanea del «premio di prezzo» (premium
price).
316. Gli accordi di programma di cui al
comma 315 determinano le attività e il
piano di interventi da realizzare da parte di
ciascuna azienda, tenendo conto in particolare
dei seguenti criteri: apertura o potenziamento
di siti di produzione sul territorio
nazionale, con il dettaglio di tutti i parametri
e degli specifici indicatori; valore e incremento
del numero di personale addetto
alla ricerca in rapporto al personale addetto
al marketing; sviluppo di sperimentazio-
Arrivano gli Accordi
di programma
ni cliniche di fase I-II aventi in Italia il comitato
coordinatore; numero e incremento delle
procedure in cui l’Italia viene scelta dalle
aziende farmaceutiche come Paese guida
per la registrazione dei farmaci innovativi
nei Paesi dell’Unione europea; valore e
incremento dell’export e dei relativi certificati
di libera vendita nel settore farmaceutico
per le materie prime e per i prodotti
finiti.
317. Sulla base degli impegni definiti e
verificabili di cui al comma 316, viene attribuito
il premio di prezzo, la cui entità non
può superare il 10 per cento dell’impegno
economico derivante dagli investimenti, da
riconoscere alle imprese destinatarie dell’accordo,
nell’ambito di una apposita procedura
di negoziazione dei prezzi. Gli accordi
individuano, altresì, le procedure e i soggetti
responsabili per il monitoraggio e la
verifica dei risultati derivanti dall’attuazione
degli interventi programmati.
318. Per le medesime finalità, l’intesa
resa ai sensi delle norme vigenti da parte
della Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome di Trento e di Bolzano, per la
determinazione del fabbisogno finanziario
sanitario annuale per i rispettivi anni per le
singole Regioni, nel rispetto del livello complessivo
di spesa per il Servizio sanitario
nazionale di cui al comma 280 della presente
legge, può fissare un importo finanziario
aggiuntivo a quello fissato dal comma 2,
lettera f) dell’articolo 58 della legge 27 dicembre
2002, n. 289, fino a un ammontare
complessivo per l’anno 2006 di 100 milioni
di euro. A tal fine l’autorizzazione di spesa
di cui all’articolo 50, comma 1, lettera c),
della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è
corrispondentemente ridotta.
319. All’articolo 58, comma 2, lettera
f), secondo periodo, della legge 27 dicembre
2002, n. 289, le parole da: «con decreto
del ministro della Salute» fino a: «Comitato
interministeriale per la programmazione
economica (Cipe),» sono abrogate.
320. Il contributo di cui alla legge 23
settembre 1993, n. 379 viene erogato in
parti uguali direttamente agli enti di formazione
destinatari, con l’obbligo, per i medesimi,
degli adempimenti di rendicontazione
come previsti dall’articolo 2 della medesima
legge.
(...omissis...)
322. Per gli anni dal 2002 fino all’adozione
dei provvedimenti di attuazione dell’articolo
119 della Costituzione, il decreto
di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto
legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, può
apportare le modifiche alle specifiche tecniche
di cui all’allegato A) del medesimo
decreto, al fine di rispettare le quote annuali
come determinate ai sensi del comma
323.
323. Per l’anno 2002 la quota di cui
all’articolo 7, comma 3, del citato decreto
legislativo n. 56 del 2000 è ridotta del 5 per
cento e, a decorrere dall’anno 2003, è ridotta
di un ulteriore 1,5 per cento per ogni
anno. Le risorse rivenienti dalle predette
riduzioni annuali sono ripartite in base ai
parametri di cui all’allegato A), le cui specifiche
tecniche possono essere modificate al
fine di rispettare le quote
annuali determinate
ai sensi del presente
comma. A decorrere
dall’anno 2003 la somma
delle differenze positive
fra gli importi attribuiti
ai sensi dell’articolo
2 del decreto legislativo
n. 56 del 2000 e l’ammontare
dei trasferimenti
soppressi ai sensi dell’articolo 1 del
medesimo decreto al netto del gettito dell’addizionale
regionale all’Irpef e dell’accisa
sulle benzine di cui agli articoli 3 e 4 del
richiamato decreto non può essere superiore
a quella riscontrata nel 2002, incrementata
per ciascun anno di un importo
pari alla suddetta somma.
324. Alla definitiva determinazione delle
aliquote e delle compartecipazioni di cui
agli articoli 2, 3 e 4 del decreto legislativo
18 febbraio 2000, n. 56 si provvede nel
quadro delle misure adottate per l’attuazione
dell’articolo 119 della Costituzione;
conseguentemente, il fondo di garanzia di
cui all’articolo 13 dello stesso decreto legislativo
n. 56 del 2000 è attribuito fino al
predetto termine tenendo conto che l’aliquota
dell’addizionale regionale all’Irpef è
commisurata allo 0,9 per cento dall’anno
2004.
325. Le risorse finanziarie dovute alle
Regioni a statuto ordinario in applicazione
delle disposizioni recate dai commi 322 e
323 sono corrisposte secondo un piano
graduale definito con decreto del ministro
dell’Economia e delle finanze da adottare,
sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome di Trento e di Bolzano, entro
il 31 marzo 2006.
326. Ai fini della determinazione dell’aliquota
provvisoria di cui all’articolo 5, comma
3, del decreto legislativo n. 56 del 2000
si tiene conto, dall’anno 2006, delle risorse
individuate ai sensi dell’articolo 6 dello stesso
decreto legislativo n. 56 del 2000; il
comma 2 del richiamato articolo 6 è soppresso.
327. All’articolo 1, commi 58 e 59, della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole:
«dell’aliquota definitiva» sono sostituite dalle
seguenti: «dell’aliquota provvisoria».
(...omissis...)
341. Per l’anno finanziario 2006, e a
titolo iniziale e sperimentale, fermo quanto
già dovuto dai contribuenti a titolo di imposta
sul reddito delle persone fisiche, una
quota pari al 5 per mille dell’imposta stessa
è destinata in base alla scelta del contribuente
alle seguenti finalità:
a) sostegno del volontariato e delle
altre organizzazioni non lucrative di utilità
sociale di cui all’articolo 10 del decreto
legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive
modificazioni, nonché delle associazioni
di promozione sociale iscritte nei registri
nazionale, regionali e provinciali previsti
dall’articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge
7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni
e fondazioni riconosciute che operano
nei settori di cui all’articolo 10, comma 1,
lettera a), del decreto legislativo 4 dicembre
1997, n. 460;
b) finanziamento della ricerca scientifica
e dell’università;
c) finanziamento della ricerca sanitaria;
d) attività sociali svolte dal Comune
di residenza del contribuente.
(...omissis...)
344. Con decreto di natura non regolamentare
del Presidente del Consiglio dei
ministri, su proposta del ministro dell’Istruzione,
dell’università e della ricerca e del
ministro della Salute, di concerto con il
ministro dell’Economia e delle finanze, sono
stabilite le modalità di richiesta, le liste
dei soggetti ammessi al riparto e le modalità
del riparto delle somme stesse, sentite le
Commissioni parlamentari competenti relativamente
alle finalità di cui al comma 341,
lettera a). Il ministro dell’Economia e delle
finanze è autorizzato a provvedere, con
propri decreti, alla riassegnazione ad apposite
unità previsionali di base dello stato di
previsione del ministero dell’Economia e
delle finanze delle somme affluite all’entrata
per essere destinate ad alimentare un apposito
fondo.
345. Allo scopo di promuovere lo sviluppo
della ricerca avanzata nel campo delle
biotecnologie, nell’ambito degli accordi
di cooperazione scientifica e tecnologica
stipulati con gli Stati Uniti d’America, il Presidente
del Consiglio dei ministri è autorizzato
a costituire una fondazione secondo le
modalità da esso stabilite con proprio decreto.
Al relativo onere si provvede mediante
riduzione della dotazione del Fondo
per le aree sottoutilizzate, di cui all’articolo
61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289,
per gli importi di 30 milioni di euro per
l’anno 2006, 60 milioni di euro per gli anni
2007 e 2008 e 180 milioni di euro per
l’anno 2009, in coerenza con il punto 5.3.6
della delibera Cipe n. 35 del 27 maggio
2005.
(...omissis...)
357. Sono integralmente deducibili dal
reddito del soggetto erogante i fondi trasferiti
per il finanziamento della ricerca, a titolo
di contributo o liberalità, dalle società e
dagli altri soggetti passivi dell’imposta sul
reddito delle società (Ires) in favore di università,
fondazioni universitarie di cui all’articolo
59, comma 3, della legge 23 dicembre
2000, n. 388, e di istituzioni universitarie
pubbliche, degli enti di ricerca pubblici, delle
fondazioni e delle associazioni regolarmente
riconosciute a norma del regolamento
di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, aventi
per oggetto statutario lo svolgimento o la
promozione di attività di ricerca scientifica,
individuate con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, adottato su proposta
del ministro dell’Economia e delle finanze e
del ministro dell’Istruzione, dell’università e
della ricerca e del ministro della Salute,
ovvero degli enti di ricerca vigilati dal ministero
dell’Istruzione, dell’università e della
ricerca, ivi compresi l’Iss e l’Ispesl, nonché
degli enti parco regionali e nazionali.
358. Gli atti relativi ai trasferimenti a
titolo gratuito di cui al comma 357 sono
esenti da tasse e imposte indirette diverse
da quella sul valore aggiunto e da diritti
dovuti a qualunque titolo e gli onorari notarili
relativi agli atti di donazione effettuati ai
sensi del comma 357 sono ridotti del 90
per cento.
(...omissis...)
406. La limitazione di cui al comma
188, non si applica al personale impiegato
per far fronte alle emergenze sanitarie e, in
particolare, a quello previsto dall’articolo 1,
comma 1, del decreto-legge 8 agosto 1996,
n. 429, convertito, con modificazioni, dalla
legge 21 ottobre 1996, n. 532, e all’articolo
1, comma 4, del decreto-legge 1 o ottobre
2005, n. 202.
407. Per garantire lo svolgimento dei
compiti connessi alla prevenzione e alla lotta
contro l’influenza aviaria e le emergenze
connesse alle malattie degli animali, il ministero
della Salute è autorizzato a convertire
in rapporti di lavoro a tempo determinato
di durata triennale gli incarichi di collaborazione
coordinata e continuativa, conferiti,
ai sensi del decreto-legge 8 agosto 1996, n.
429, convertito, con modificazioni, dalla legge
2 ottobre 1996, n.
532, ai veterinari, chimici
e farmacisti attualmente
impegnati nei po-
sti di ispezione frontaliera
(Pif), negli uffici veterinari
per gli adempimenti
degli obblighi comunitari
(Uvac) e presso gli
uffici centrali del ministero
della Salute, previo
superamento di un’apposita prova per
l’accertamento di idoneità.
408. Per far fronte alle emergenze sanitarie
connesse al controllo dell’influenza
aviaria è consentita, per l’anno 2006, la
deroga alle limitazioni di cui al comma 199
per l’assunzione nei servizi veterinari degli
enti del Servizio sanitario nazionale di un
numero complessivo massimo a livello nazionale
di 300 unità di personale veterinario
e tecnico a tempo determinato. Tale
deroga è subordinata alla preventiva definizione
di apposito accordo sancito dalla
Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le Regioni e le Province autonome
di Trento e di Bolzano ai sensi dell’articolo
4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281, per il riparto tra le Regioni delle predette
unità di personale e per la definizione
delle misure compensative aggiuntive rispetto
a quelle previste dai medesimi commi da
199 a 207 da adottare ai fini del rispetto del
livello complessivo di spesa per il Servizio
sanitario nazionale di cui al comma 280.
(...omissis...)
413. Al comma 5 dell’articolo 48 del
decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24
novembre 2003, n. 326, dopo la lettera f) è
inserita la seguente:
«f-bis) procedere, in caso di superamento
del tetto di spesa di cui al comma 1, a
integrazione o in alternativa alle misure di
cui alla lettera f), a una temporanea riduzione
del prezzo dei farmaci comunque dispensati
o impiegati dal Servizio sanitario nazionale,
nella misura del 60 per cento del
superamento».
(...omissis...)
414. Ai fini della razionalizzazione degli
acquisti da parte del Servizio sanitario nazionale:
a) la classificazione dei dispositivi prevista
dal comma 1 dell’articolo 57 della
legge n. 289 del 2002 è approvata con
decreto del ministro della Salute, previo
accordo con le Regioni e le Province autonome,
sancito dalla Conferenza permanente
per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome di Trento e di Bolzano.
Con la medesima procedura sono stabilite:
- le modalità di alimentazione e aggiornamento
della banca dati del ministero della
Salute necessarie alla istituzione e alla gestione
del repertorio generale dei dispositivi
medici e alla individuazione dei dispositivi
nei confronti dei quali adottare misure cautelative
in caso di segnalazione di incidenti;
- le modalità con le quali le aziende
sanitarie devono inviare al ministero della
Salute, per il monitoraggio nazionale dei
consumi dei dispositivi medici, le informazioni
previste dal comma 5 dell’articolo 57
della legge n. 289 del 2002. Le Regioni, in
caso di omesso inoltro al ministero della
Salute delle informazioni di cui al periodo
precedente, adottano i medesimi provvedimenti
previsti per i direttori generali in
caso di inadempimento degli obblighi informativi
sul monitoraggio della spesa sanitaria;
b) fermo restando quanto previsto
Influenza aviaria,
deroga al personale
dal comma 204, lettera b) del presente
articolo per lo specifico repertorio dei dispositivi
protesici erogabili, con la procedura
di cui alla lettera precedente viene stabilita,
con l’istituzione del repertorio generale
dei dispositivi medici, la data a partire dalla
quale nell’ambito del Servizio sanitario nazionale
possono essere acquistati, utilizzati
o dispensati unicamente i dispositivi iscritti
nel repertorio medesimo;
c) le aziende che producono o immettono
in commercio in Italia dispositivi
medici, sono tenute a dichiarare mediante
autocertificazione diretta al ministero della
Salute - direzione generale dei farmaci e
dispositivi medici - entro il 30 aprile di ogni
anno, l’ammontare complessivo della spesa
sostenuta nell’anno precedente per le attività
di promozione rivolte ai medici, agli operatori
sanitari, ivi compresi i dirigenti delle
aziende sanitarie, e ai farmacisti, nonché la
ripartizione della stessa nella singole voci di
costo, a tal fine attenendosi alle indicazioni,
per quanto applicabili, contenute nell’allegato
al decreto del ministro della Salute 23
aprile 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana n. 99 del 28
aprile 2004, concernente
le attività promozionali
poste in essere dalle
aziende farmaceuti-
che;
d) entro la data
di cui alla lettera precedente,
le aziende che
producono o immettono
in commercio dispositivi
medici versano, in
conto entrate del bilancio dello Stato, un
contributo pari al 5 per cento delle spese
autocertificate al netto delle spese per il
personale addetto. I proventi derivanti da
tali versamenti sono riassegnati con decreti
del ministro dell’Economia e delle finanze,
sulle corrispondenti unità previsionali di base
dello stato di previsione del ministero
della Salute;
e) i produttori e i commercianti di
dispositivi medici che omettono di comunicare
al ministero della Salute i dati e le
documentazioni previste dal comma 3-bis
dell’articolo 13 del decreto legislativo 24
febbraio 1997, n. 46 e successive modificazioni,
o altre informazioni previste da norme
vigenti con finalità di controllo e vigilanza
sui dispositivi medici sono soggetti, quando
non siano previste o non risultino applicabili
altre sanzioni, alla sanzione amministrativa
pecuniaria di cui al comma 4 dell’articolo
23 del decreto legislativo citato.
Per l’inserimento delle informazioni nella
banca dati necessaria alla istituzione e alla
gestione del repertorio dei dispositivi medici,
i produttori e i distributori tenuti alla
comunicazione, sono soggetti al pagamento,
a favore del ministero della Salute, di
una tariffa di euro 100 per ogni dispositivo.
La tariffa è dovuta anche per l’inserimento
di informazioni relative a modifiche dei dispositivi
già inclusi nella banca dati. I proventi
derivanti dalle tariffe sono versati all’entrate
del bilancio dello Stato per essere riassegnati,
con decreto del ministro dell’Economia
e delle finanze, alle competenti unità
previsionali di base dello stato di previsione
del ministero della Salute.
(...omissis...)
582. La produzione, distribuzione e gestione
della carta di identità elettronica e
ogni altra attività connessa sono realizzate
in analogia a quanto previsto per la Tessera
sanitaria (Ts) dall’articolo 50 del decretolegge
30 settembre 2003, n. 269, convertito
con modificazioni nella legge 24 novembre
2003, n. 326. Le attività di cui al presente
comma sono realizzate secondo gli indirizzi
strategici stabiliti d’intesa tra i ministeri
dell’Economia e delle finanze, dell’Interno e
il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie,
sentita la Conferenza Stato-Città e
autonomie locali.
(...omissis...)
588. Al fine di garantire un adeguato
sostegno al potenziamento delle attività di
ricerca e sviluppo industriali nel settore
oncologico svolte da strutture di eccellenza
specializzate nel settore, è destinato un
importo pari a 50 milioni di euro a valere
sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno
alle imprese e gli investimenti in ricerca
di cui all’articolo 1, comma 354, della legge
30 dicembre 2004, n. 311. ●
Il testo completo
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12 DAL GOVERNO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Pronto un decreto per scrivere la parola
fine alla lunga e tormentata telenovela
dei brevetti biotech. Il Governo
ha, infatti, messo a punto un Dl per introdurre
nel nostro Paese le regole che dovranno
tutelare le invenzioni biotecnologiche
made in Italy. Il provvedimento, presentato
all’ultimo Consiglio dei ministri, è
stato rinviato, ma dovrebbe incassare il via
libera nell’ultima riunione di Palazzo Chigi
del 2005, prevista il 29 dicembre.
Una soluzione tampone per risolvere
l’impasse del Parlamento dove non sono
bastate ben quattro letture nei due rami per
approvare l’attesa legge, un collegato alla
Finanziaria del 2002 fermo al Senato dal
marzo del 2004.
A convincere Palazzo Chigi a ricorrere
all’ultima arma a disposizione, quella del
decreto-legge, è stata soprattutto la recente
condanna della Corte di Giustizia Ue che
nel giugno scorso ha bacchettato l’Italia
per il mancato adeguamento alla direttiva
98/44 sui brevetti biotech, il cui recepimento
era addirittura previsto entro l’estate del
2000. Il provvedimento, in linea con la
normativa europea, apre le porte anche in
Italia alla possibilità di brevettare cellule e
sequenze genetiche. Con un confine importante:
è vietato chiedere un brevetto per il
materiale biologico, così com’è in natura.
Oggetto dell’esclusiva possono diventare
solo le tecniche per isolarlo e le funzioni
che possono essergli attribuite. Ma il
decreto - composto da 13 articoli - preve-
La gestione delle dipendenze
da sostanze d’abuso riguarda
tanto lo Stato quanto le
Regioni, ma il Governo non ne
ha tenuto conto. Da questa considerazione
- spiegano le stesse
Regioni - è scaturita la loro
decisione di non partecipare alla
Conferenza nazionale di Palermo
sulle tossicodipendenze
e di elaborare un nuovo documento
sulla droga. È quanto
risulta dalla lettura del testo -
con cui le amministrazioni locali
bocciano di fatto il Ddl-Fini
e presentano la loro proposta
- che l’assessore Antonio De
Poli ha consegnato nei giorni
scorsi ai ministri per i Rapporti
con il Parlamento Carlo Giovanardi
e della Salute France-
Pronto un decreto per recepire le norme europee dopo la condanna della Corte Ue
Brevetti biotech al traguardo
Paletti stringenti e tutela ad hoc per il genoma dei prodotti italiani
sco Storace.
Prima di tutto, la bocciatura.
Che, espressa fin dal principio,
viene confermata - spiegano le
Regioni - anche in merito al
testo-stralcio su cui il vicepremier
Gianfranco Fini si è detto
disposto a chiedere la fiducia
(si veda Il Sole-24 Ore Sanità
n. 48/2005). Ma i niet non si
fermano qui: è negativo anche
il parere sulla “Bozza di Piano
nazionale di interventi in materia
di prevenzione dell’uso di
sostanze stupefacenti e psicotrope,
di contrasto al traffico
illecito e di trattamenti sanitari
e di reinserimento socio-lavora-
de una serie di paletti e adempimenti molto
più stringenti rispetto alle regole stabilite
dall’unione europea: a cominciare dalla
tutela del genoma di prodotti alimentari
italiani di origine protetta.
Se la richiesta di brevetto riguarderà,
infatti, l’uso o la modifica delle «identità
genetiche di varietà italiane autoctone o da
conservazione» oppure «materiali biologici
vegetali o animali» a denominazione
protetta sarà necessario acquisire prima il
consenso del ministero delle Politiche agricole
che a sua volta dovrà consultare le
associazioni dei produttori interessate. In
più chi intende usare «materiale biologico
umano» ai fini di un brevetto dovrà dimostrare
di aver ottenuto il consenso dalla
persona che si è prestata agli esperimenti.
Il «donatore» dei materiali dovrà, infatti,
essere informato preventivamente dell’uso
e del tipo di ricerca che verrà effettuata.
Lunga la lista dei divieti di brevettabilità:
dai procedimenti di clonazione umana
all’uso degli embrioni umani e delle cellule
staminali embrionali fino agli screening
genetici il cui sfruttamento «conduca a
una discriminazione». Il decreto disciplina,
infine, nel dettaglio il procedimento
per avanzare la domanda di brevetto e le
regole per rilasciare le licenze obbligatorie.
Oltre alle norme di deposito relative al
materiale biologico non accessibile al pubblico.
Mar.B.
tivo delle persone tossicodipendenti
(2004-08)”, che sarebbe
«da riscrivere ex novo». Infine,
un nuovo affondo sulla ferita
aperta del Fondo sociale, di cui
il Fondo nazionale di intervento
per la lotta alla droga, in
gran parte in esso confluito per
la titolarità regionale, dovrà seguire
le incerte fortune.
Al Ddl di revisione del Dpr
309/1990 le Regioni contestano
di non tenere conto dell’evoluzione
della normativa, in particolare
di quell’articolo 8 della
legge 328/2000 che assegna loro
la funzione di programmazione,
coordinamento e indiriz-
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Con il via libera del «mille-proroghe»
La privacy nelle Asl conquista due proroghe
L a
privacy conquista ancora due proroghe:
slitta al 31 marzo il termine per
redigere il documento programmatico sulla
sicurezza nel trattamento dei dati personali,
obbligo a cui sono tenute anche le
Asl.
Così come è rinviato al 28 febbraio
2006 il termine fissato per gli enti della Pa
- comprese le aziende sanitarie - che devono
completare i regolamenti sui dati sensibili.
Le nuove scadenze sono contenute nel
decreto “milleproroghe”, approvato la scorsa
settimana dal Consiglio dei ministri.
Archivi a prova di privacy. Le aziende
sanitarie e le case di cura - insieme a imprese,
professionisti, istituzioni e altri enti pubblici
italiani - avranno ancora qualche mese
di tempo per adeguarsi alle norme sulla
sicurezza nella conservazione dei dati personali.
Esattamente fino al 31 marzo 2006. Il
nuovo slittamento, rispetto alla scadenza originaria
del 31 dicembre, dovrebbe consentire
l’adozione delle misure minime per rendere
tutti gli archivi a prova di privacy.
In pratica queste misure prevedono l’introduzione
di una serie di accorgimenti tecnici
e amministrativi, di dispositivi elettronici
o programmi informatici utilizzati in modo
da garantire che i dati non vadano distrutti o
Un documento boccia il Ddl-Fini e il Piano nazionale sulla prevenzione
Sulla droga le Regioni «fanno muro»
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zo degli interventi sociali a elevata
integrazione sociosanitaria.
L’accusa è di «comprimere
le competenze regionali in materia»,
anche nelle aree strategiche
«della prevenzione e delle
sanzioni penali e amministrative».
Tutto da rifare, insomma,
sul fronte del decreto.
Dalla bocciatura alla proposta
di una nuova strategia, il
passo è breve. Innanzitutto,
spiegano le Regioni, un Piano
nazionale di intervento «non
può che essere oggetto di intesa
con la Conferenza unificata»,
per quanto attiene agli ambiti
relativi alla tutela della salu-
orme più precise e rigorose sui requisiti
«N che devono essere posseduti dai medicinali
omeopatici», per i quali «non ci deve essere
rimborsabilità». La richiesta arriva dal Consiglio
superiore di Sanità, che in seduta plenaria
ha approvato - su sollecitazione del ministro
della Salute Francesco Storace - un documento
sulla più diffusa tra le medicine non convenzionali.
L’omeopatia ha ricevuto così un’ulteriore
bocciatura - con l’eccezione del parere contrario
al documento espresso dal presidente della
Fnomceo Giuseppe Del Barone - dopo l’articolo
pubblicato nei mesi scorsi dalla rivista «Lancet»,
che ne contestava la validità.
Gli esperti del Consiglio chiedono che l’assenza
di qualsiasi valutazione di efficacia da
parte dell’autorità sanitaria «debba essere oggetto
di campagna informativa al grande pubblico»,
che altrimenti «potrebbe essere indotto a
ritenere che l’immissione in commercio dei pro-
te e all’assistenza sociale. Questi
i macro-obiettivi di un provvedimento
ideale, incentrato
sulla prevenzione: promuovere
e migliorare la salute delle persone
a rischio o già dipendenti;
prevenire l’uso di sostanze; garantire
i più adatti trattamenti
sociosanitari terapeutico-riabilitativi,
anche di riduzione del
danno e il reinserimento sociolavorativo
di dipendenti ed exdipendenti;
consentire ai pazienti
la libertà di scelta della
struttura accreditata per la terapia-riabilitazione;
ridurre la domanda
di sostanze d’abuso; ottimizzare
l’impiego delle risor-
persi anche in modo accidentale. Con la
previsione di consentire l’accesso ai dati
solo a persone autorizzate. Nel codice sono
fissati una serie di misure, criteri e procedure
che i titolari devono adottare a seconda
che il trattamento dei dati sia effettuato con
elaboratori o manualmente. Per i dati sensibili
- come quelli sanitari - sono previste
ulteriori misure in aggiunta a queste, come il
Documento programmatico per la sicurezza
(Dps), da redigere ogni anno.
La mancata adozione può portare a sanzioni
amministrative, da 10mila a 50mila
euro, ma anche penali, con possibilità di
pena fino a due anni, e alla richiesta di
risarcimento danni.
Due mesi in più per i regolamenti. Slitta
a fine febbraio anche l’adozione del nuovo
schema di regolamento regionale per il
trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari
di competenza delle aziende sanitarie.
Il codice della privacy (il Dlgs 196/2003)
prevedeva, infatti, che entro il 31 dicembre
tutte le Pa potevano continuare a usare i dati
sensibili e giudiziari solo in presenza di
un’espressa disposizione di legge che specifichi
i tipi di informazioni personali utilizzati,
le operazioni eseguibili e le finalità di
rilevante interesse pubblico perseguite.
se finanziarie disponibili, anche
grazie a un sistema informativo
e valutativo efficiente
che copra tutti i livelli del percorso
di dipendenza; ampliare
la conoscenza dell’andamento
del fenomeno.
Dunque, massima sinergia
non solo tra i livelli centrale e
regionale, ma anche tra gli operatori
coinvolti in un approccio
integrato e il più possibile personalizzato.
Un capitolo ampio
è dedicato, infine, alla riduzione
dell’offerta, da perseguire
con il potenziamento di strumenti
investigativi e coordinando
le sinergie internazionali
contro il narcotraffico.
Barbara Gobbi
Il parere del Consiglio superiore di Sanità a Storace
Omeopatia, il Css chiede rigore sui farmaci
dotti sia conseguente a un giudizio favorevole
sull’efficacia da parte dell’autorità sanitaria competente».
I saggi chiedono anzi che non sia
ulteriormente prorogato il termine del 31 dicembre
2008, entro il quale il Parlamento ha deliberato
il mantenimento in commercio, senza obbligo
di valutazione, dei medicinali omeopatici già
sul mercato dal 6 giugno 1995. Tra poco più di
tre anni, per la maggioranza dei prodotti omeopatici
andrà presentato un dossier, per ottenere
la conferma dell’autorizzazione in commercio.
Secca la replica dell’Anipro, l’Associazione
nazionale importatori e produttori di rimedi
omeopatici, secondo cui il settore sarebbe da
sempre discriminato rispetto al resto del mercato
farmaceutico; infine, il Comitato permanente
di consenso e coordinamento per le medicine
non convenzionali contesta il giudizio e il metodo,
che avrebbe escluso consultazioni tra gli
esperti del settore.

27 dic. 2005-2 gen. 2006 DAL GOVERNO
13
Ok della Conferenza dei governatori alla Tariffa unica convenzionale per l’anno prossimo
Mobilità: arriva la Tuc 2006
Importi adeguati alle nuove versioni dei Drg - Il day hospital vale di più
Nuova classificazione
dei Drg (la Icd-9-Cm
2002) e aggiornamento
della versione 19 a dei Drg:
dal 2006 si cambia e, per questo,
le Regioni hanno provveduto,
nell’ultima Conferenza
prima di Natale, al restyling
anche della Tuc (Tariffa unica
convenzionale) per le prestazioni
di assistenza ospedaliera
in mobilità interregionale
del prossimo anno.
L’aggiornamento della
Tuc 2006 ha previsto l’individuazione
delle tariffe per i 32
nuovi Drg che si generano
con l’adozione della 19 a versione
e la revisione tariffaria
di sei Drg “modificati”.
Per le tariffe relative al tunnel
carpale e alla cataratta, si
è definita un’unica tariffa per
regime ordinario e day hospital
abbattuta del 27,5% rispetto
alla Tuc 2004.
Tutti i Drg, poi, hanno incassato
un aumento rispetto
al 2004 pari all’1,6% di inflazione.
La nuova Tuc prevede anche
differenziazioni in base
alla tipologia del luogo di ricovero.
Per quanto riguarda
le aziende miste, a esempio,
le Regioni hanno concordato
una nuova definizione: «Sono
definite aziende miste tutte
le aziende ospedaliere o
gli istituti (compresi gli Irccs)
in cui sia riconosciuto l’intero
triennio clinico di formazione
della facoltà di Medicina
e chirurgia. Istituti monospecialistici
presso i quali insegnamenti
del triennio clinico
siano svolti in forma esclusiva,
sulla base di apposite convenzioni,
in quanto assenti
presso l’azienda di riferimento
del corrispondente ateneo,
rientrano nella definizione di
azienda mista». Alle aziende
miste è riconosciuto un incremento
tariffario del 7% per i
maggiori costi assistenziali
determinati dalle attività di
didattica e ricerca. L’incremento
è calcolato esclusivamente
sulla tariffa Drg specifica
o sulla tariffa giornaliera
per l’attività riabilitativa, gli
eventuali ulteriori costi aggiuntivi
(prelievo di organi,
protesi ecc.) non sono soggetti
a incremento tariffario.
Per il riconoscimento economico
di alcune protesi,
poi, è prevista una quota tariffaria
aggiuntiva a quella ba-
La procedura del restyling
La Tariffa unica convenzionale 2006 si basa su 506 Drg raggruppati
secondo 4 classi di Drg:
● Alta complessità (72 raggruppamenti finali-Drg). L’analisi per
l’identificazione di tali Drg ha considerato le discipline di alta
specialità individuate nel Dm del 1992. Il lavoro, per la Tuc
2004, ha tenuto anche conto di quanto già attribuito alla
categoria “alta specialità” dalla Tariffa unica convenzionale
2003. Dai 60 Drg della Tuc 2005 si è passati con l’aggiornamento
a 72 Drg
● Allegato 2C Dpcm 29/11/2001 (43 raggruppamenti finali -
Drg). Rappresenta un elenco di Drg che presentano un profilo
organizzativo potenzialmente inappropriato, ossia “ad alto
rischio di inappropriatezza” se erogati in regime di degenza
ordinaria. L’aggiornamento della versione del grouper ha
eliminato il Drg 222, appartenente all’allegato 2C, che viene
sostituito dal Drg 503
● Eventi sentinella (56 raggruppamenti finali - Drg). Rappresentano
56 Drg di tipo medico per i quali potrebbero essere
presenti pratiche di ricovero opportunistico
● Restanti Drg (335 raggruppamenti finali - Drg)
La Tuc non viene applicata all’attività dell’ospedale pediatrico
Bambino Gesù. Per la propria mobilità attiva la Provincia autonoma
di Bolzano applica le tariffe provinciali.
Per l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova è previsto un aumento
del 15% su tutte le tariffe Tuc a eccezione dei Drg
appartenenti all’alta complessità per i quali l’incremento è del 5
per cento
se del Drg: protesi cocleare
21.474,28 euro; stimolatore
cerebrale 16.010,16 euro,
ombrello atriale settale
5.000,00 euro, protesi d’anca
1.300,00 euro.
La Tuc per i trapianti, invece,
ha come obiettivo di incentivare
l’attività e riguarda
solo gli aspetti legati alla mobilità
sanitaria interregionale:
ogni Regione al suo interno
può fare come crede. Il riferimento
è ai prelievi di organi
quali cuore, polmoni, reni, fegato,
pancreas, intestino da
donatore cadavere e non comprende
prelievi da donatore
vivente. Se le fasi di osservazione,
prelievo e trasporto sono
effettuate all’interno della
Regione sede del trapianto,
la tariffa per osservazione e
prelievo è convenzionalmente
quella unica nazionale:
2.522,00 euro a organo trapiantato,
come indica il Dm
30 giugno 1997. La tariffa
del trasporto è forfetaria:
318,00 euro.
Se le fasi di osservazione,
prelievo e trasporto sono effettuate
in una Regione diversa
da quella sede del trapianto,
la sede dell’osservazione
richiederà alla sede del trapianto
per ogni organo
2.840,00 euro. Se il trasporto
è effettuato a cura della sede
del trapianto, l’addebito riguarderà
solo l’osservazione
e quindi l’importo sarà di
2.522,00 euro.
In tutti i casi la Regione
sede del trapianto addebiterà
alla Regione di residenza del
paziente trapiantato l’impor-
to complessivo convenzionale
di 2.840,00 euro, a cui dovrà
essere aggiunto quello relativo
all’“importo degenza”.
La “lista d’attesa”, invece,
non corrisponde alla certezza
di effettuare il trapianto e per
questo le prestazioni ambulatoriali
eseguite sul paziente
non rientrano nel Drg e devono
essere addebitate dalla Regione
erogatrice alla Regione
di residenza del paziente, in
quanto soggette alla compensazione
della mobilità sanitaria
interregionale.
Tariffe in aumento per i
Drg non chirurgici relativi a
ricoveri di 0-1 giorno (che
possono anche raddoppiare),
mentre per la riabilitazione e
la lungodegenza, la remunerazione
complessiva massima
è ricavata dal prodotto della
tariffa giornaliera per il numero
di giornate o accessi.
Per il trapianto di cellule
staminali limbari, infine, la
tariffa è di 2.481,93 euro, a
cui si sommano 11.988,80 euro
quale remunerazione per
la fornitura delle cellule staminali.
P.D.B.

27 dic. 2005-2 gen. 2006 IN PARLAMENTO
15
L’assemblea del Senato approva il Ddl che prevede tra sei e dieci nuove federazioni
Professioni, Ordini in vista
Economi, ottici e odontotecnici negli Odg - Ora tocca alla Camera
Approvato sul filo di lana di fine anno
(14 dicembre) dall’aula del Senato il
Ddl che prevede Ordini a go go per
le professioni sanitarie (il testo unificato di
quattro Ddl di maggioranza, opposizione e
Governo). Che passa ora all’esame della
Camera.
Il testo prevede la nascita da un minimo di
sei a un massimo di dieci federazioni di
Ordini, nonostante il niet dei “guardiani” dell’Antitrust
e della Commissione Ue che hanno
già giudicato più volte - a partire dal 1997
- l’eccesso di questi organismi una mina
anti-concorrenza.
Oggi, dei 22 profili professionali sanitari
esistenti, solo cinque (365mila operatori) hanno
un Collegio. Ma tutti reclamano forme di
tutela deontologica più strutturate.
Il Ddl approvato delega perciò il Governo
a creare almeno un Ordine per ciascuna della
quattro aree indicate dalla legge 251/2000
(infermieristica, ostetrica, della riabilitazione
e della prevenzione), ma dà la possibilità di
istituire Ordini separati per le professioni con
almeno 20mila iscritti. Comunque, ogni profilo
professionale avrà il suo Albo. Conti alla
mano, dunque, dovrebbero nascere almeno
sei nuove Federazioni, anche se le professioni
ne ipotizzano addirittura dieci. Il tutto,
ovviamente, dovrà essere fatto senza alcun
aggravio di spesa per la finanza pubblica.
Con il provvedimento approvato torna in
pista anche la funzione di caposala, definita
«di coordinamento» e valida per tutte le professioni
sanitarie che si suddividono in quat-
Dopo il «sì» della Igiene e Sanità
La Sids parte per la sua
quarta tappa. Dopo il sì
del Senato (luglio 2003) e
quello della Camera (febbraio
2005), il Ddl «Disciplina
del riscontro diagnostico
sulle vittime della sindrome
della morte improvvisa
del lattante (Sids) e di
morte inaspettata del feto»
(S. 396-B Roberto Calderoli-Lnp)
è stato approvato
con modifiche dalla Igiene
e Sanità in sede deliberante
e torna quindi a Montecitorio
in seconda lettura.
I cambiamenti introdotti
a Palazzo Madama nella
seduta del 20 dicembre riguardano
sostanzialmente
aspetti di copertura finan-
Arriva la legge
Èdiventato rapidissimamente legge (la
scorsa settimana, a due soli giorni
dall’approvazione della Camera il Senato
ha dato il via libera definitivo) il progetto
che ha come obiettivo la prevenzione e il
divieto delle pratiche di mutilazione genitale
femminile.
Si calcola che oggi in Italia siano circa
45mila le ragazze provenienti dai Paesi
dove l’infibulazione è ancora praticata.
Ma da questo m omento, chiunque praticherà
l’infibulazione sarà punito con la
reclusione da quattro a dodici anni.
La pena sarà aumentata di un terzo se la
mutilazione sarà compiuta su una minore
e in tutti i casi in cui viene eseguita per
fini di lucro. I medici scoperti a praticare
l’infibulazione, oltre la pena, rischiano anche
la cancellazione dall’ordine per un
massimo di 10 anni.
ziaria del provvedimento,
in recepimento del nulla
osta con condizioni espresso
dalla Bilancio. La V
commissione aveva infatti
sottolineato che, per rispettare
quanto stabilito dall’articolo
81 della Costituzione,
era necessario modificare
la decorrenza degli
oneri facendoli slittare dal
2005 al 2006 e farli gravare
su uno stanziamento diverso,
poiché quello inizialmente
previsto non era
più in grado di coprire
l’importo richiesto.
Così i tre emendamenti
approvati riguardano appunto
la decorrenza degli
oneri e modificano lo stan-
tro fasce: professionisti (dotati di abilitazione),
coordinatori (titolari di un master di
primo livello per le relative funzioni, tra cui
saranno riassorbite le vecchie caposala), specialisti
(idem, ma per le funzioni specialistiche),
dirigenti (laureati nella relativa disciplina
ovvero con pregressa esperienza almeno
quinquennale). È previsto poi che il titolo
universitario sia direttamente abilitante alla
professione (senza esame di Stato, fatto questo
che ha già fatto insorgere a suo tempo la
Federazione nazionale degli Ordini dei medici).
Possibile, infine, grazie alle chanche del
federalismo, anche la creazione di nuove
“professioni sanitarie non mediche” legate a
esigenze locali. Per realizzarle, la guida saranno
le normative comunitarie o iniziative di Stato o
Regioni in base alle necessità indicate nel Piano
sanitario nazionale o in quelli regionali. Le
nuove professioni, comunque, potranno nascere
solo se non sarà possibile far fronte alle necessità
con gli operatori dei profili già in servizio.
In “coda” al testo sono stati approvati infine
due ordini del giorno che salvano alcuni emendamenti
non approvati. Il primo riguarda la
previsione di realizzare un albo degli economi
provveditori delle aziende sanitarie, che devono
essere dirigenti amministrativi o funzionari amministrativi
almeno dell’VIII livello funzionale,
con laurea, master in management sanitario ed
esperienza quinquennale di servizio. Il secondo
prevede invece l’inserimento delle professioni
di odontotecnico e ottico tra quelle sanitarie non
mediche, che dovranno essere comunque disciplinate
con un accordo tra Stato e Regioni.
La Sids a Montecitorio in seconda lettura
ziamento sui quali gravano,
utilizzando l’accantonamento
del Miur sull’unità
previsionale di base di
parte corrente «Fondo speciale»
dello stato di previsione
del ministero dell’Economia
per il 2006.
Nel corso dell’ultima seduta
maggioranza e opposizione
hanno espresso l’auspicio
di una veloce approvazione
del provvedimento
il cui fine è di aumentare
le conoscenze sulle cause
della cosiddetta morte
in culla dei neonati nel primo
anno di vita e dei decessi
senza causa apparente
dei feti dopo la 25ª settimana
di gestazione.
Informazione e sanzioni anti-infibulazione
La legge colpirà i colpevoli anche nel
caso in cui l’infibulazione sia eseguita
all’estero. Il provvedimento contiene anche
una parte propositiva. Lo Stato si
impegna ad avviare una serie di campagne
di informazione rivolte agli immigrati.
Campagne che cercheranno di raggiungere
le comunità africane che vivono in
Italia dove l’infibulazione è ancora una
pratica radicata.
Previste anche campagne informative
nei Paesi d’origine: nei consolati italiani
all’estero, al momento della concessione
del visto, ci saranno funzionari incaricati
di far conoscere la legge italiana sui diritti
delle donne e delle bambine.
Allo stesso modo è prevista l’attuazione
di un programma di informazione nei
Paesi africani nell’ambito della cooperazione
allo sviluppo.
Oggi e domani
Professioni
Oggi
Con Albo Senza Albo
Previsioni
secondo Ddl
Ipotesi delle associaz.
degli operatori
Infermiere 301.000 Federazione naz. Ordini degli infermieri
Infermiere pediatrico 10.500
professionali e delle vigilatrici d’infanzia
Ostetrica 15.500 Federazione naz. Ordini delle ostetriche
Tecnico radiologia 21.000
Federazione naz. Ordini tecnici sanitari di
radiologia medica
Fisioterapista 40.000
Ordine fisioterapisti
Logopedista 8.000
Ortottista 3.000
Podologo 1.200
Tec. riab. psichiatrica 3.000
Terap. neuro età evolut. 1.500
Terapista occupazionale 1.000
Federazione degli
Ordini delle professioni
della riabilitazione
Federazione degli Ordini
delle professioni
della riabilitazione
Educatore professionale 25.000 Ord. educatori prof.li
Assistente sanitario 8.000
Federazione nazionale
Ordini tecnici
della preven-
Ord. degli assist. sanit.
Tec. prev. amb. e lavoro 30.000 zione
Ord. tec. prevenzione
Dietista 3.000
Igienista dentale 2.200
Tecnico audiometrista
Tecnico audioprotesista
Tec. neurofisiopatologia
Tecnico ortopedico
1.200
2.500
1.500
3.000
Federazione naz.
Ordini delle professioni
dell’area
tecnico-diagnostica-assistenziale
Federazione naz. Ordini
delle professioni dell’areatecnico-diagnostica-assistenziale
Tec. fisiopat. cardiocirc. 2.700
Tecnico laboratorio 30.000 Ord. tec. laboratorio
Totale su 22 profili 356.000 158.800
Il Ddl prevede un ordine ogni area oppure ogni profilo con più di 20mila iscritti. La prima ipotesi è
quindi quella minimale, mentre per l’ipotesi delle associazioni degli operatori si è considerato separato
ogni profilo con più di 20mila iscritti. Resterebbero tuttavia autonomi gli assistenti sanitari (8.000),
anche se di numero inferiore ai 20.000, tuttora aggregati sotto la Federazione infermieri Ipasvi

16 MERCATI&NEWS
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Committment: impegno.
È questa la parola d’ordine
che ricorre nel documento
presentato al G7 dal ministro
Giulio Tremonti, che è riuscito
a coniugare health e wealth
nell’ambito di una articolata proposta,
introducendo uno strumento
innovativo basato sull’utilizzo
di nuovi vaccini per combattere
un problema antico: la lotta a
malattie causate dalla povertà,
ed esse stesse causa di povertà
nei Pvs, come Hiv/Aids, malaria,
Tbc, pneumococco, rotavirus,
Hpv.
L’idea che i vaccini costituiscano
una delle forme di intervento
più costo-efficace per lo
sviluppo dei Paesi poveri non solo
non è nuova, ma è ben documentata
in letteratura. Altrettanto
nutrito è l’armamentario di incentivi
push&pull, con cui si tenta di
ovviare alle note distorsioni del
mercato che, rendendo imprevedibile
la domanda di vaccini da
parte dei Pvs, scoraggiano il relativo
investimento in R&S da parte
del settore privato. Lo strumento
di intervento proposto dall’Italia
al G7 (Advanced market committment,
Amc) rientra tra i meccanismi
pull di finanziamento
dell’output del processo di R&S
Istituto superiore di Sanità/ 1
Formazione a tappeto
per il «Progetto cuore»
Un piano nazionale di formazione per
“insegnare” ai medici di famiglia l’utilizzo e
l’applicazione della carta del rischio cardiovascolare.
L’iniziativa, adottata nell’ambito del «Progetto
cuore» nato nel 1998 e coordinato dall’Istituto superiore
di Sanità, è stata lanciata nel corso di un
workshop il 5 dicembre a Roma. Ed è parte integrante
del Piano nazionale di prevenzione
2005-2007. Il piano formativo - messo a punto da
una task force creata al Centro nazionale per il
controllo delle malattie (Ccm) composta da rappresentanti
del ministero della Salute, dell’Iss, dell’Agenzia
italiana del farmaco - ha sei obiettivi,
illustrati da Simona Giampaoli (Iss): adottare pratiche
standard per la rilevazione dei fattori di rischio;
valutare il rischio cardiovascolare globale assoluto;
apprendere l’uso e applicare la carta del rischio in
versione elettronica e cartacea; adottare raccomandazioni
condivise sulla prevenzione attraverso gli stili
di vita e sul trattamento farmacologico dei casi suscettibili;
costruire e adottare strumenti condivisi per
l’autovalutazione dei risultati dell’applicazione della
carta; attivare l’attitudine a partecipare a gruppi di
lavoro per la raccolta dei dati, l’analisi e la valutazione
dei risultati.
Cinque i moduli in cui il piano si articola, associati
a un totale di 50 crediti Ecm. I primi due, della
durata di cinque ore ciascuno, prevedono la formazione
residenziale o a distanza di 20 medici sull’uso
della carta su comunicazione del rischio, promozione
di stili di vita salutari e trattamento farmacologico.
Il terzo (autoformazione) consiste nell’applicazione
della carta del rischio nel proprio ambulatorio
per quattro settimane. Il quarto, residenziale di cinque
ore, è un’autovalutazione sull’utilizzo della carta.
L’ultimo è un workshop di cinque ore in cui i
Mmg coinvolti tirano le somme dell’esperienza.
Sono inoltre necessari un modulo propedeutico di
ricerca e approfondimenti biblio e sitografici, nonché
un modulo per 12 neo-formatori. Il reparto di
epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari
del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza
e promozione della salute (Cnesps) ha realizzato
due manuali: uno rivolto ai partecipanti ai
corsi, l’altro ai formatori.
Nel documento presentato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, al G7 di Londra la
Il market committment cura
Punto di forza del modello gli incentivi alle imprese e il vincolo a non
di nuovi vaccini, e secondo Michael
Kremer, l’economista dell’Università
di Harvard che ha
collaborato alla proposta del ministro,
è particolarmente efficace
nel conciliare due obiettivi storicamente
contrastanti: incentivare
le imprese a investire in R&S e
produzione di nuovi vaccini per i
Pvs, e garantire il più ampio accesso
agli stessi da parte delle
popolazioni target. Punto di forza
dell’Amc l’obbligo giuridico
sottostante, che fa dipendere il
raggiungimento degli obiettivi
dal rispetto di un preventivo accordo
reciproco tra le parti, articolato
in due tempi:
● i Governi donor si impegnano
a garantire il finanziamento dell’acquisto
di un quantitativo prefissato
di dosi di vaccino, non
appena disponibile, a un prezzo
stabilito che consenta alle imprese
di ottenere un premium price
senza possibilità di rivedere il
Istituto superiore di Sanità/ 2
Aborto: tra le donne straniere il 26% delle Ivg
Cresce il ricorso
alle interruzioni
volontarie
di gravidanza tra
le immigrate in Italia:
le donne straniere
che hanno
abortito avvalendosi
della legge
194/1978 sono
passate dalle
8.967 del 1995 alle
31.836 del
2003, arrivando a
rappresentare il
26% del totale.
Ma i dati vanno
letti insieme con quelli sul trend degli aborti clandestini,
che sono invece calati del 79% dal 1982 al 2003.
Le cifre del fenomeno sono state diffuse il 15
dicembre nel corso di un convegno all’Istituto superiore
di Sanità. Che, in collaborazione con l’Agenzia di
Sanità pubblica della Regione Lazio, ha condotto
un’indagine ad hoc - coordinata da Angela Spinelli,
Emanuela Forcella, Samantha Di Rollo, Giovanni
Baglio e Michele Grandolfo - su un campione di
605 straniere che hanno interrotto la gravidanza (in
sei strutture di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna
e Lazio, le Regioni dove la presenza è più alta),
intervistandone approfonditamente 43.
Il 63% delle immigrate ha meno di 30 anni, il 64%
ha già figli (nel 70% dei casi almeno uno è all’estero),
il 59% ha un regolare permesso di soggiorno. Circa il
30% non ha un lavoro, molte sono colf o assistenti
familiari. La causa principale (34,2%) per cui si ricorre
all’Ivg è rappresentata da problemi economici,
seguita dal non volere altri figli (28,2%), ma anche
dall’esistenza di difficoltà con il partner (9%). Il 52%
delle donne ha dichiarato di non essersi mai rivolta a
un consultorio, ma dalla cartella è risultato che il 39%
di loro ha ottenuto il certificato medico per l’Ivg
proprio da questa struttura. Segno della scarsa consapevolezza
dei centri cui si rivolgono.
Desolante il quadro sulla contraccezione: quasi la
metà delle intervistate non è stata in grado di identifi-
Orizzonte vaccini
prezzo al ribasso, a propria discrezione,
come avviene di prassi
in assenza di vincoli giuridici;
● se il vaccino non è sviluppato,
nulla è dovuto dai Governi donor.
Dopo l’estinzione del finanziamento
da parte di questi ultimi,
le imprese che hanno beneficiato
del premium price sono obbligate
a fornire il vaccino a un prezzo
sostenibile per i Pvs, potendo, in
alternativa, cedere in licenza la
loro tecnologia a imprese con
Le motivazioni principali della scelta (in %)
care correttamente il periodo fertile. La conoscenza
dei metodi contraccettivi è limitata e basata per lo più
sul “sentito dire”. «Lo studio - concludono gli autori -
evidenzia la necessità di promuovere l’utilizzo della
contraccezione tra le immigrate e di attuare specifici
interventi di Sanità pubblica». Facendo “rete” attorno
alle donne e riorganizzando i servizi pensando alle
diversità culturali.
Da qui a bocciare la 194, però, ce ne corre. Come
ha sottolineato Grandolfo, analizzando l’andamento
adeguate capacità produttive.
Dal canto loro, i governi dei Pvs
sono vincolati a sostenere nel lungo
termine la domanda di vaccino
al prezzo sostenibile pattuito.
Da sottolineare, nella prima fase
di attuazione, la distinzione
operata tra prezzo corrisposto al
developer del vaccino, e prezzo
sostenuto dai Pvs per l’acquisto:
il primo è un premium price sufficientemente
elevato da consentire
alle imprese il recupero dei
Stadio
di sviluppo
Stima
ingresso
mercato
Stima
dell’Amc *
Impatto
Lo stato
Rotavirus
2 registrati
2008
0,8-1,0 mld
3 morti
evitate ogni
mille vaccini
(*) Ad. Market Committment
Fonte: «Background papers to
presentato dall’Italia al G7 di
costi di R&S in 7-10 anni; il
secondo è un co-payment, che
riflette i bassi costi marginali di
produzione del vaccino.
Durante questo periodo, il differenziale
di prezzo è colmato
dai Paesi donor attraverso pagamenti
top-up.
Un ulteriore incentivo per le
imprese risiede nel fatto che i
termini dell’accordo di Amc sono
decisi in funzione della patologia
specifica cui si indirizza il
dell’abortività legale
e clandestina
in Italia, «il ricorso
all’Ivg non è
una scelta di elezione,
ma un’ultima
ratio in seguito
al fallimento o all’uso
scorretto dei
metodi per la procreazioneresponsabile».
La stessa
ipotesi formulata
nei primi anni dalla
legalizzazione.
Ha dunque avuto
ragione il legislatore
«che saggiamente ha lasciato alla donna l’ultima
parola», esaltando «il ruolo dei consultori nella promozione
della salute». La strada da seguire, oggi, è la
prevenzione. Grandolfo non ha dubbi: «Una ancora
più significativa riduzione del ricorso all’aborto (in
generale le Ivg sono calate di oltre il 40% negli ultimi
vent’anni, ndr) si avrà se si attuerà integralmente il
progetto obiettivo materno-infantile».
Ecuador Perù Romania Ucraina/
Moldavia
Marocco Nigeria Cina Tot.
n. = 126 n. = 176 n. = 171 n. = 31 n. = 29 n. = 33 n. = 39 n = 605
Problemi economici 28,8 28,6 44,4 41,9 17,2 30,3 41,0 34,2
Perdita lavoro 4,8 13,1 0,0 0,0 0,0 6,1 0,0 5,1
Non voler figli 4,0 4,6 0,0 0,0 10,3 18,2 2,6 3,8
Non voler altri figli 38,4 30,9 22,8 22,6 27,6 15,2 23,1 28,2
Paura dei genitori 2,4 7,4 0,0 0,0 6,9 0,0 0,0 3,0
Paura dei giudizi 0,0 1,7 3,5 3,2 6,9 0,0 2,6 2,2
Difficoltà con partner 9,6 6,9 9,4 12,9 10,3 12,1 7,7 9,0
Paura maternità e parto 2,4 1,1 9,9 12,9 0,0 3,0 0,0 4,5
Altro 9,6 5,7 9,9 6,5 13,8 12,1 23,1 9,6
Non risponde 0,0 0,0 0,0 0,0 6,9 3,0 0,0 0,5
Pillola RU486: il Css dice sì
Via libera alla sperimentazione
della pillola abortiva
RU486, come prevista
dal protocollo messo a punto
all’ospedale Sant’Anna di
Torino, con le modifiche
previste dall’ordinanza del
ministro della Salute, Francesco
Storace.
Il “sì” è arrivato dal Consiglio
superiore di Sanità, cui
il dicastero aveva rimesso la
questione. Nel parere, approvato
in plenaria il 20 di-
cembre, si respingono al mittente
i dubbi sulla pericolosità
del farmaco: il pericolo di
infezione che negli Usa ha
causato la morte di quattro
donne deve considerarsi limitato,
poiché va rapportato
al numero complessivo
degli aborti farmacologici
praticati ogni anno negli States
(2,4 milioni).
Qualche riserva è invece
espressa sulla possibilità di
importare il farmaco appli-
Manuela Perrone
cando il Dm 11 febbraio
1997 sull’import di medicinali
per cui non è stata richiesta
la registrazione nel nostro
Paese. Secondo il Css,
è necessario che il consenso
informato sia estremamente
dettagliato e che la donna
che si sottopone ad aborto
farmacologico sia ricoverata
in ospedale per l’intera durata
del trattamento, ovvero
tre giorni. Niente day hospital,
dunque.

27 dic. 2005-2 gen. 2006 MERCATI&NEWS
17
ricetta per disporre di vaccini a prezzi «sostenibili»
i malanni dei Pvs
gonfiare i listini scaduto il premium price
dell’arte della ricerca di settore
Papilloma
virus (hpv) Pneumo
cocco
2 prodotti
in stato
avanzato
1 in uso
2 avanzati
2 in attesa
Malaria Hiv/Aids Tubercolosi
1 avanzato;
89 in itinere
(29 iniziali;
60 in
preclinica
2007-2008 2010 2016
30
in stadio
iniziale
di sviluppo
~2016-
2020
diversi
in stadio
iniziale
di sviluppo
~2016-2020
0,8-1,0
mld
1,0-1,5
mld
4,5-5,0
5,5-6,0
mld
5,5-6,0 mld
sarebbe
evitato il
~65% dei
casi di
Hpv
7 morti
evitate
ogni mille
vaccini:
3,6 mln
nel 2025
8 morti
evitate ogni
mille
vaccini
210-700
mila
infezioni
evitate
l’anno
- valore nominale in miliardi di dollari
advanced Market Commitments for Vaccines» (draft), documento
Londra del 2 dicembre 2005
vaccino, nonché di fattori quali il
grado di rischiosità e di difficoltà
del processo di R&S. È prevedibile
che l’esistenza nei Pvs di
condizioni di mercato favorevoli
ai produttori di vaccini potrà stimolare
le piccole imprese a sviluppare
e cedere in licenza le
proprie tecnologie a grandi imprese
specializzate nel settore.
Inoltre, l’urgenza di individuare
nuovi vaccini nel breve termine
creerà sinergie tra settore pubbli-
co e privato, integrando i risultati
della ricerca di base e di quella
applicata, con conseguente trasferimento
tecnologico. Nel lungo
termine, la presenza di un elevato
numero di produttori di vaccini
che agiscono in competizione
tra loro permetterà di sostenere
la domanda di vaccini, a prezzi
ridotti. Così com’è configurato,
l’Amc non è un premio una tantum
per la singola impresa che
porti per prima il vaccino sul
mercato, bensì un accordo pluriennale
aperto a più partecipanti,
per promuovere la competitività
e sostenere l’innovazione, attraverso
lo sviluppo di successive
generazioni di vaccini. Rispetto
ad altri incentivi o sistemi di
finanziamento già in vigore (es.
PPPs), l’Amc non si sostituisce a
essi, bensì li affianca e li integra,
soprattutto nel caso di patologie
come malaria, Hiv/Aids e Tbc,
per le quali è utopistico prevedere
l’arrivo di un vaccino sul mercato
prima del 2015. In tal senso,
la necessità di rendere operativa
nell’immediato la proposta di
Tremonti, impone di concentrare
gli sforzi dei governi su vaccini
già in dirittura d’arrivo, come
quello per rotavirus e pneumococco.
Nel complesso, esistono
le premesse perché lo strumento
proposto, nato per far fronte a
bisogni specifici dei Pvs, possa
indirettamente promuovere
R&S, innovazione e competitività
anche nei Paesi industrializzati.
Come dire che qualche volta
anche un passaggio in India può
avvicinare a Lisbona.
Laura Cipollina
Economia del Farmaco, Irccs
Fondazione Maugeri, Pavia
Proposto da Orphanet-Italia, Istituto Mendel e Farmindustria
Un annuario farà sentire
meno orfano chi è «raro»
Notizie Doc per medici e pazienti - Sarà distribuito gratuitamente
iglietto d’invito all’incontro con 3 milioni di
«B persone “rare” per far sì che si sentano meno
“orfane”». Slogan e obiettivo tracciano l’identikit del
primo Annuario Orphanet-Italia sulle Malattie rare, realizzato
da Orphanet-Italia, Istituto CSS-Mendel e
Farmindustria per mettere al servizio di circa tre milioni
di pazienti affetti da una delle 5mila malattie rare
conosciute tutte le informazioni offerte da una rete virtuale
e integrata a livello europeo contenente dati, informazioni
e servizi utili ai pazienti e ai medici che si
trovano a competere con le malattie che non hanno cura.
«Abbiamo voluto creare un filo conduttore per tutti i
protagonisti della lotta contro queste malattie», ha detto
il sottosegretario alla Salute, Cesare
Cursi presentando la pubblicazione.
E il volume - che sarà distribuito in
tutte le Asl e inviato gratuitamente a
chiunque lo richieda accedendo al sito
www.orphanet-italia.it - mantiene
le promesse con 1.151 testi, 2.300
diagnosi, 198 laboratori, 294 progetti
di ricerca che coinvolgono 430 malattie,
oltre 920 professionisti, 261 consulenze specialistiche,
31 registri, 7 reti di malattie rare, 165 associazioni
di pazienti che sono parte del patrimonio di Orphanet.
Database on line (www.orpha.net) delle malattie rare,
accessibile gratuitamente, Orphanet contiene informazioni
su oltre 1.300 patologie. Nato in Francia nel 1997 per
iniziativa dell’Institut national de la Santé et de la recherche
médicale e dalla Direction générale de la Santé. il
progetto è stato esteso dal 2000 ad altri Paesi potendo
contare sull’immediata adesione dell’Italia seguita da
Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Olanda, Portogallo,
Romania, Spagna, Svizzera e Ungheria. Questo con-
In data base le news
su 1.300 malattie
sente di fornire informazioni nelle lingue originali e
soprattutto indicazioni sui servizi accessibili nei singoli
Stati. Ciascun Paese ha stabilito il proprio comitato
scientifico consultivo che valida le informazioni nazionali
prima della loro pubblicazione on line. Per l’Italia
direttore del progetto è Bruno Dallapiccola, direttore
scientifico dell’Istituto CSS-Mendel di Roma, che spiega:
«L’80% delle malattie rare ha origine genetica e
interessa una percentuale che varia dal 3 al 4 % delle
nascite. La difficoltà nella diagnosi deriva dal fatto che
vengono colpiti tutti gli organi e apparati e tutte le fasce
d’età: esistono pochi esperti in ogni Paese e oggi solo il
5% delle malattie rare può contare su trattamenti farmacologici
significativi».
Per questo lo scambio di informazioni,
la collaborazione e l’impegno
della ricerca sono vitali, conferma
Sergio Dompé, presidente Farmindustria:
«Servono forti sinergie pubblico-privato
per rilanciare la ricerca di
settore e servono informazioni date
con competenza e professionalità per
abbreviare i tempi di diagnosi e indicare a medici e
pazienti percorsi terapeutici già sperimentati e centri
specializzati in Italia o all’estero». «Le imprese del
farmaco assicurano il loro impegno», conclude Dompé
ricordando i 18 farmaci “orfani” sviluppati in Europa e
gli altri attualmente in fase di approvazione anche grazie
all’inmpegno delle aziende operanti in Italia. «Ma c'è
bisogno che a questi sforzi si aggiunga una valida politica
di incentivi concreti, di agevolazioni fiscali, finanziarie
e procedurali che assistano le imprese nello sforzo a
vantaggio dei pazienti».
S.Tod.

18 SPECIALE
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Diecimila miliardi di dollari. Ovvero
8mila500 miliardi di euro. Oppure,
per i nostalgici, 16,5 miliardi di
miliardi di lire. Cambiando valuta la cifra
resta impronunciabile. Ed è a questa vetta
che ammonterà entro il 2020 la spesa sanitaria
globale, destinata a triplicarsi nell’arco
di quindici anni fino ad assorbire il 21% del
Pil negli Usa (contro l’attuale 15%) e in
media il 16% negli altri Paesi Ocse. Senza
adeguati correttivi «nessun sistema sanitario
al mondo sarà in grado di fronteggiare
la crisi». L’allarme arriva dal PricewaterhouseCoopers
health research institute che
ha appena pubblicato i risultati di «HealthCast
2020», progetto di ricerca sulla sostenibilità
dei sistemi sanitari a livello mondiale
realizzato interpellando 578 dirigenti, imprenditori
e policymakers di 27 nazioni e
120 leader del settore Sanità in altri 16
Paesi. Obiettivo: trovare la chiave di lettura
dei trend di crescita attuali, raccogliere il
più ampio ventaglio possibile di «soluzioni
esportabili» dal mercato sanitario globale,
identificare i settori d’intervento su cui puntare
per affrontare la crisi epocale annunciata
dai numeri.
Una crisi - sottolineano gli analisti - che
coinvolge a pari merito tutti i Paesi e che
curiosamente trova l’Italia in una situazione
di relativo vantaggio: merito di una architettura
di sistema apprezzata a livello internazionale
e di una spesa di settore attestata
al di sotto della media Ocse, con una incidenza
sul Pil dell’8,5-9 per cento. Ma an-
Settore
d’intervento
Sistema
Finanziamento
Utenti
e personale
Tutti a caccia della ricetta che
che i migliori paletti nazionali sono destinati
a cedere: «Il consumo di servizi sanitari è
comunque superiore rispetto a quanto i sistemi
sono in grado di sostenere - spiega
Franco Ancona, partner responsabile del
settore Healthcare di PwC - e le soluzioni
vanno cercate superando le barriere locali e
guardando a quel che si fa altrove».
E del resto la spinta alla convergenza
globale ha già numerosi esempi citabili: gli
Usa acquistano servizi di radiologia in outsourcing
dall’India e dall’Australia; la Sanità
britannica gestisce la sicurezza dei pazienti
ispirandosi ai modelli dell’aviazione
statunitense; le aziende farmaceutiche americane
ed europee vanno a sperimentare e
sviluppare i propri prodotti in India; le
aziende sudafricane vendono servizi chirurgici
in outsourcing al National health service
britannico; le Filippine fanno business
con l’export del nursing.
Così non sorprende se mix pubblico-privato,
tecnologie, incentivi, standardizzazione
della qualità, allocazione delle risorse,
ricerca dell’innovazione, flessibilità dei servizi
sono le sette armi che gli analisti PwC
suggeriscono di adottare in vista della crisi.
Vizi e virtù del cost-sharing. Ma è
soprattutto sulla “condivisione” del problema
finanziamenti che batte il tasto il Report
PwC: oltre il 70% degli intervistati ritiene
indispensabile il bilanciamento tra copertura
pubblica e finanziamento privato. Ovviamente
gli opposti tendono alla fine a raggiungersi:
gli Usa dove tradizionalmente la
1995 2000 2003
1995 2000 2003
Australia 66,7 68,5 67,5
Austria 69,7 68,2 67,6
Belgio – – –
Canada 71,4 70,3 69,9*
Rep. Ceca 92,7 91,4 90,1
Danimarca 82,5 82,4 83,0
Finlandia 75,6 75,1 76,5
Francia 76,3 75,8 76,3*
Germania 80,5 78,6 78,2
Grecia 52,0 52,6 51,3*
Ungheria 84,0 70,7 72,4*
Islanda 83,9 82,6 83,5*
Irlanda 71,6 73,3 78,0
Italia 71,9 73,5 75,1
Giappone 83,0 81,3 81,5*
Corea 35,3 46,2 49,4
HEALTHCAST 2020/ Allarme della PricewaterhouseCoopers sulla crescita della spesa mondiale
L’assistenza assorbirà il 16% del Pil dei Paesi Ocse - Spinta alla convergenza
Incidenza % della spesa sanitaria pubblica sulla spesa totale
Lussemburgo 92,4 89,3 89,9
Messico 42,1 46,6 46,4
Olanda 71,0 63,1 62,4
N. Zelanda 77,2 78,0 78,7
Norvegia 84,2 82,5 83,7*
Polonia 72,9 70,0 69,9
Portogallo 62,6 69,5 69,7
Rep. Slovacca 91,7 89,4 88,3
Spagna 72,2 71,6 71,2
Svezia 86,6 84,9 85,2
Svizzera 53,8 55,6 58,5*
Turchia 70,3 62,9 70,9*
Regno Unito 83,9 80,9 83,4
Usa 45,3 44,2 44,4
(*) stima
Fonte: Oecd health data 2005, ottobre 2005
I rischi della salute “a incentivi” Le previsioni sulla crescita della spesa
spesa sanitaria è a carico del privato - i
programmi governativi di tutela tenderanno
a espandersi fino a garantire entro il 2020
metà delle cure fruite dai cittadini; parallelamente
il vento della liberalizzazione e del
mercato sta introducendo profonde modifiche
nel sistemi tradizionalmente universalistici
di Germania, Olanda, Francia e Regno
Unito. Il nuovo sistema sanitario tedesco, a
esempio, prevede un meccanismo di copertura
dei rischi tarato su raggruppamenti di
diagnosi capace di coprire solo circa il 70%
dei bisogni sanitari; la nuova legge olandese
garantisce una copertura di base ma prescrive
l’acquisto di pacchetti supplementari
di assistenza che costeranno 1.100 euro
l’anno ad assistito (under 18 esenti); lo
schema assicurativo svizzero prevede la
partecipazione economica dell’assistito tra-
mite il versamento di un premio annuale
(188 euro l’anno), il copayment delle prestazioni
fino a un massimo di 438 euro l’anno
e di 6 euro per giornata di ricovero. Se è
vero che in Germania l’introduzione del
co-payment a partire dal 2004 ha ridotto il
ricorso alle visite mediche dell’8,7%, gli
addetti ai lavori sono daccordo nel sostenere
che ticket e dintorni non rappresentano
una panacea: “sono sicuramente capaci di
contenere la domanda - spiegano - ma non
riescono a discriminare tra prestazioni utili
e inappropriate: tutto dipende dalle possibiltà
economiche dei singoli pazienti”. È su
queste basi che si fonda la scuola di pensiero
che vede nel medico generalista responsabilizzato
sull’appropriatezza delle prescrizioni
(gatekeeper) la miglior soluzione. La
pensa così il Regno Unito che ha previsto
I criteri guida del cambiamento secondo «HealthCast 2020»
specifici incentivi ai generalisti per evitare
il ricorso allo specialista. Ma c’è il sensato
dubbio che alla fine sarà la qualità a rimetterci.
Nel frattempo l’Uk sta spingendo anche
sull’outsourcing: obiettivo a medio termine
coprire così il 15% della spesa clinica
nazionale. Ma dove gli inglesi sembrano
davvero mettercela tutta è sul fronte delle
tecnologie, altra arma vincente nel futuro
dei sistemi sanitari mondiali: l’Nhs ha previsto
un investimento decennale da 12 mld di
dollari per la creazione di un network di
collegamento tra 270 health trust, 18mila
strutture, 28mila medici. Dal 2004 i generalisti
per essere pagati sono obbligati a usare
il computer e presto tutti i clinici del Regno
Unito saranno in rete.
Uno sforzo immenso per l’informatizzazione
di tutte le attività sanitarie che dovreb-
Capacità degli stakeholders di eliminare gli sprechi in campo sanitario
L’analisi I suggerimenti
Settore
d’intervento
L’analisi
I suggerimenti
Standard industriali e regolamentazioni
statali sono le questioni
su cui le singole organizzazioni
esercitano la minore influenza.
Esse debbono tuttavia
investire e partecipare ai dibattiti
nazionali di politica per creare
un sistema sanitario più sostenibile
Le organizzazioni devono concentrarsi
sul migliorare la loro
posizione finanziaria per affrontare
le sfide globali. Le soluzioni
dovranno basarsi su aree di entrate
e di spesa e sulla consapevolezza
di quando e come sia
opportuno investire
La capacità del personale di adeguarsi
al cambiamento rappresenterà
un elemento fondamentale
nella ricerca di soluzioni
adeguate: le organizzazioni sanitarie
che sapranno indurre le
1. Collaborare nei settori tradizionali e sul territorio
2. Stabilire quali benefici sono fondamentali
per la salute pubblica e strutturare un sistema
assicurativo per il resto
3. Utilizzare la regolazione per rafforzare la
concorrenza
4. Organizzare le cure dal punto di vista del
paziente (continuità)
5. Pensano in piccolo
1. Rendere i consumatori più personalmente
responsabili in merito al costo della ricerca
2. Rendere trasparenti prezzi e ricavi
3. Utilizzare le esperienze di rimborso su performance
già in uso presso altri sistemi sanitari
4. Incentivare i clinici in merito all’outcome
attraverso modelli di pay-for-performance
5. Individuare incentivi idonei a evitare la selezione
dei pazienti
6. Creare l’accesso a nuovi capitali tramite le
partnership pubblico-privato
1. Stabilire incentivi condivisi per il raggiungimento
degli obiettivi reciproci
2. Rendere il benessere lo stile di vita preferito
3. Addestrare il personale all’uso delle tecnologie
Processi
Tecnologie
persone a gestire il cambiamento
saranno avvantaggiate nel sistema
sanitario globale
Sul pianeta Sanità in rapido
cambiamento i processi indirizzati
ad aumentare l’efficienza e
l’efficacia saranno i più apprezzati.
Le nuove tecnologie, gli sviluppi
clinici e la globalizzazione
richiederanno grandi cambiamenti
da parte delle organizzazioni
che puntano a vincere la
sfida dell’efficienza
Le nuove tecnologie per l’archiviazione
e il trattamento dei dati
rappresentano solo un esempio
di come la tecnologia può
migliorare i sistemi sanitari. Le
organizzazioni sanitarie dovranno
saper scegliere con saggezza
all’interno di budget limitati
quando, come e quale tecnologia
acquistare
4. Potenziare il ruolo del nursing
5. Superare i modelli formativi convenzionali
per creare nuovi ruoli e nuove risorse
1. Rinforzare il ruolo dei clinici come garanti
di cure appropriate
2. Raggiungere accordi chiari sugli standard di
qualità
3. Rendere la segnalazione degli errori volontaria
e anonima
4. Diventare trasparenti o “morire”: la pubblicazione
di report sulle performance deve
diventare un must per le strutture
5. Usare la leva della qualità per far muovere
il mercato
6. Dare ascolto ai consumatori
1. Investire in scritture di information technology
condivise
2. Sfruttare le tecnologie per eliminare le
duplicazioni e l’inefficienza amministrativa
3. Trasformare la tecnologia in uno stimolo
alla collaborazione
4. Far viaggiare le informazioni e non i pazienti
5. Adattare le cure ai bisogni genetici del paziente
6. Valutare l’impatto della tecnologia sulla
produttività e sulla durata della vita

27 dic. 2005-2 gen. 2006 SPECIALE
19
per la salute: entro 15 anni ammonterà a 10mila mld di dollari
fa sostenibili le cure Paese
globale - Tecnologie e flessibilità tra le armi anti-crisi
Paese per Paese
be produrre qualità e risparmio.
Stessi obiettivi per il Canada che ha
investito 1,1 mld di dollari nella creazione
del Canada Health Infoway Inc, per l’Australia,
dove il 40% dei medici assiste
“elettronicamente” i propri pazienti, per
gli Usa, dove uno studio recentissimo stima
77 mld di possibili risparmi con lo
sviluppo a tappeto dell’It.
Competizione fa buone cure. Non di
solo risparmio, ma anche di standardizzazione
della qualità - che per gli esperti è
quasi un sinonimo - parla lo studio. E
anche su questo fronte gli esempi esportabili
non mancano davvero e l’arma della
trasparenza è alla portata di tutti. Uno studio
dell’Università di Ginevra ha dimostrato
che il 61% dei medici si lava le mani
prima della visita se pensa di essere osser-
vato: in caso contrario la quota scende al
41 per cento. Il St. George Hospital è stato
il primo nosocomio inglese a scegliere di
caricare on line i dati sulle complicanze
dei propri interventi di cardiochirurgia;
l’Andalusia manda in rete i dati di performance
delle proprie strutture rispetto a 27
indicatori; negli Usa i siti web che offrono
informazioni sulla qualità delle strutture e
la soddisfazione dei pazienti sono quadruplicati
nell’arco di un decennio. L’attenzione
al paziente, del resto, è un must che tutti
i sistemi sanitari stanno cercando di declinare,
ciascuno a suo modo.
Un programma governativo dello Stato
di Vittoria, in Australia, coinvolge ad
esempio 45 strutture nell’ospedalizzazione
a domicilio, mentre all’insegna del
“piccolo è bello” qualcuno sta riscoprendo
che le cure migliori sono anche quelle
più facili da raggiungere, magari facendo
viaggiare le informazioni piuttosto che i
pazienti. Così i piccoli ospedali rurali tedeschi
stanno per essere convertiti in centri
diagnostici digitali; negli ultimi 5 anni
negli Usa sono nati almeno 100 piccoli
ospedali specializzati; in Andalusia stanno
per aprire i battenti 17 nuovi Chares (Centri
ospedalieri ad alta risoluzione), ritenuti
la vera alternativa alle tradizionali strutture
per acuti. Scelte che rappresentano anche
una risposta a bisogni di pazienti sempre
più esigenti e informati, avverte PwC.
La lezione migliore sull’effetto
“empowerment” arriva da un centro medi-
co di Brisbane: lì le dottoresse riescono a
farsi pagare 5 dollari in più a visita rispetto
ai colleghi maschi solo perché garantiscono
più attenzione e più tempo-visita a
disposizione dei propri assistiti.
L’outsider chiamata nurse. E a proposito
di ruoli e di personale, tra le novità
dietro l’angolo ce n’è una che farà certamente
discutere: nel bene e nel male pare
che il futuro dell’assistenza sanitaria riposi
più nelle mani degli infermieri che in quelle
dei clinici. Le quotazioni e il ruolo del
nursing sono in costante ascesa, soprattutto
nel mondo anglosassone: Regno Unito,
Australia e alcuni Stati americani stanno
sperimentando con successo la figura dei
“nurse pratictioner” abilitati a prescrivere
alcuni farmaci o analisi, mentre al Vanderbilt
medical center del Tennessee si teorizza
l’ampliamento delle loro competenze a
gran parte dell’assistenza di base visto che
«il 60% delle visite non richiede un esame
medico ma solo uno scambio di informazioni».
Basta l’infermiere? Tutt’è trovarlo.
Nel 2010 - segnala il Report PwC - ne
mancheranno 275mila negli Usa, 53mila
nel Regno Unito, 40mila in Australia. Le
fortune del nursung filippino nascono così.
E gli ospedali statunitensi stanno correndo
ai ripari creando le proprie scuole
infermieri. E forse un futuro business
alternativo.
S.Tod.
Meccanismi di concorrenza: esperimenti in itinere
Tipo di competizione incoraggiata Risultati
Australia
Canada
Regno
Unito
Germania
Nel 2000 il Governo ha introdotto agevolazioni
fiscali ed economiche (-30% di tasse; premi più
bassi in rapporto all’età dell’assicurato) per favorire
l’accesso alle assicurazioni sanitarie
La Corte suprema ha proposto l’introduzione
di sistemi assicurativi privati per contrastare le
liste d’attesa
Nel 2004 il National health service ha acquistato
una varietà di procedure chirurgiche in outsourcing
da compagnie sudafricane attive in
Inghilterra
Alcuni ospedali pubblici sono stati privatizzati,
risultando, a pari qualità di servizi, più efficienti
Dal 2002 il National treatement purchase fund
consente ai pazienti di accedere agli ospedali
Il numero degli assicurati
è passato dal 30%
del 1998 al 45% del
2002
L’entrata in vigore della
norma, ancora in discussione,
è slittata al
giugno 2006
Riduzione delle liste
d’attesa
Riduzione dei costi;
competizione tra gruppi
ospedalieri privati
Riduzione delle liste
d’attesa
Irlanda
privati nazionali ed esteri
Il Governo ha introdotto agevolazioni fiscali a Rapido aumento strut-
favore degli ospedali privati
ture private
Olanda
Le compagnie assicurative potranno contrattare
autonomamente con i provider per spingerli
a differenziarsi
Norma in vigore dal
2006
Singapore
Privatizzazione del MediShield Plus, programma
governativo per l’assistenza ospedaliera
In fase d’attuazione
Usa
Medicare acquisisce in outsourcing l’assistenza
farmaceutica per i propri assistiti da piani di
assistenza in competizione tra loro
Norma in vigore dal
2006
Fonte: «HealthCast 2020: creating a sustainable future», Pricewaterhouse Coopers Hri, dic. 2005
Incidenza % della spesa sanitaria totale sul Pil
’90 ’95 ’00 ’03
’90 ’95 ’00 ’03
Australia 7,8 8,3 9,0 9,3
Austria 7,0 8,5 7,5 7,5
Belgio 7,4 8,4 8,7 9,6
Canada 9,0 9,2 8,9 9,9*
Rep. Ceca 4,7 6,9 6,6 7,5
Danimarca 8,5 8,2 8,4 9,0
Finlandia 7,8 7,5 6,7 7,4
Francia 8,6 9,5 9,3 10,1*
Germania 8,5 10,6 10,6 11,1
Grecia 7,4 9,6 9,9 9,9
Ungheria 7,1 7,5 7,1 8,4*
Islanda 8,0 8,4 9,3 10,5*
Irlanda 6,1 6,8 6,3 7,4
Italia 7,9 7,3 8,1 8,4
Giappone 5,9 6,8 7,6 7,9*
Corea 4,5 4,2 4,7 5,6
Lussemburgo 6,1 6,4 6,0 6,9
Messico 4,8 5,6 5,6 6,2
Olanda 8,0 8,4 8,3 9,8
N. Zelanda 6,9 7,2 7,8 8,1
Norvegia 7,7 7,9 8,5 10,3*
Polonia 4,9 5,6 5,7 6,5
Portogallo 6,2 8,2 9,2 9,6
Rep. Slovacca – 5,8 5,5 5,9
Spagna 6,7 7,6 7,4 7,7
Svezia 8,4 8,1 8,4 9,4
Svizzera 8,3 9,7 10,4 11,5*
Turchia 3,6 3,4 6,6 7,4*
R. Unito 6,0 7,0 7,3 7,7
Usa 11,9 13,3 13,1 15,0
(*) stima
Fonte: Oecd health data 2005, ott. 2005

20 SPECIALE
27 dic. 2005-2 gen. 2006
La spesa sanitaria, secondo
il rapporto Ceis, malgrado
un rallentamento negli
anni ’90, nel medio lungo termine
continua a crescere più rapidamente
del Pil e quindi delle risorse
prodotte.
La spesa sanitaria italiana
(8,4% del Pil) resta inferiore (dati
del 2003) alla media Ocse (9,3%
del Pil), ma molto vicina al livello
di spesa atteso in base al livello di
reddito prodotto. Eventuali incrementi
di spesa sanitaria totale potrebbero
quindi giustificarsi sulla
base di un bisogno sanitario maggiore
degli altri Paesi, derivante
dalla peculiare struttura demografica:
si deve però essere coscienti
dei problemi di competitività che
ne potrebbero discendere.
Diverso è il ragionamento relativo
alla quota di spesa pubblica
sul totale della spesa sanitaria totale;
la determinazione dell’impegno
pubblico attiene alla autonomia
dei singoli Paesi: l’Italia con
il 75% di spesa pubblica si situa
poco sopra la media Ocse
(72,4%).
In realtà la vera peculiarità italiana
appare nella composizione
della spesa privata che è per la
grande maggioranza spesa out of
pocket (non assicurata e quindi
direttamente a carico dei bilanci
familiari).
Per il futuro, le previsioni effettuate
con il modello Sanimod
dicono che la spesa sanitaria pubblica
proseguirà il trend evolutivo
degli ultimi anni, rendendo
chiaramente insufficienti i finanziamenti
previsti.
Pur considerando l’incremento
del Fsn, previsto dalla Finanziaria
2006, nel 2006 mancheranno all’appello
diversi mld. Il fabbisogno
tendenziale indica infatti una
cifra variabile tra i 96,1 e i 97,6
mld, cui vanno aggiunti gli oneri
dei rinnovi contrattuali stimati dalle
Regioni attorno ai 4 mld.
Una forbice tra finanziamento
e spesa che solo un drastico recupero
in termini di risparmi o tagli
a sprechi e disfunzioni, tra il 5 e il
10% annuo, potrebbe arginare.
In assenza di tali interventi i
bilanci della Sanità presenteranno
un pesante passivo calcolabile tra
un minimo di 3,1 mld (ipotizzando
che anche i 2 mld stanziati per
i debiti siano invece destinati alle
spese correnti e senza calcolare
l’impatto dei nuovi contratti) e un
massimo di 10,6 mld (ipotizzando
che i 2 mld siano effettivamente
spesi per pagare i debiti pregressi
e che la stima di 4 mld di oneri
aggiuntivi per i contratti sia confermata).
Se le previsioni dovessero risultare
esatte (negli anni scorsi il modello
si è rivelato affidabile), ciò
comporterebbe alternativamente
una riduzione della quota di spesa
pubblica in percentuale, mediante il
trasferimento del disavanzo (o parte
di esso) sulle famiglie attraverso la
compartecipazione alla spesa (ticket),
oppure un ripiano ex post mediante
ricorso alla fiscalità nazionale
o regionale.
Le compartecipazioni pro capite
capaci di pareggiare i bilanci regionali,
arriverebbero a un massimo di
417,40 euro in Campania, mentre
RAPPORTO CEIS/ L’analisi degli economisti di Tor Vergata mette in evidenza l’insufficienza d
Famiglie a rischio crac per la
La ricetta: efficienza, efficacia ed equità nell’accesso ai servizi - Asso nel
Lombardia, Bolzano, Veneto, Friuli
e Puglia potrebbero non averne
bisogno.
Evidentemente, spiega il rapporto,
la scelta di stanziare 90 mld di
euro (o 93 mld di euro) sarebbe
corretta se contemporaneamente si
ottenessero risparmi di efficienza
pari a quasi il 7,0% rispetto alla
spesa tendenziale in un solo anno.
Efficienza. Manca un meccanismo
competitivo tra erogatori e la
questione è se si sia davanti al fallimento
del meccanismo competitivo,
per ragioni strutturali (a esempio
la mancanza di sanzione econo-
Famiglie povere - Metodologia Who (2003)
Quintili 1
Ospedale 3,7%
Specialistica 8,1%
Dentista 0,0%
Analisi 0,1%
Apparecchi 0,0%
Termali 0,0%
Farmacia 88,0%
Disabilità e serv. ausiliari 0,0%
mica per le strutture pubbliche, che
in Italia rappresentano una quota
elevatissima dell’offerta totale) o
per ragioni congiunturali: il sospetto
è che una situazione di sostanziale
equilibrio finanziario sia condizione
necessaria, ancorché
non sufficiente,
per inne-
Regioni
Logiche ancora
troppo settoriali
scare un meccanismo
competitivo
virtuoso.
Attualmente
gran parte degli
sforzi organizzativi
di razionalizzazione si riconduce
a logiche settoriali, seppure di rilevante
importanza. Malgrado ciò, rimane
sospeso il giudizio sulla capacità
del sistema di raggiungere livelli
accettabili di efficienza in termini
Quota Fsr rip.
alle az. sanit.
territoriali (2003)
aumento dei finanziamenti per
L’ la salute con la Finanziaria 2006
non basterà a evitare il rischio di crac
finanziario del Ssn, a meno di non
riuscire a realizzare risparmi compresi
tra il 5 e il 10% della spesa corrente.
Altrimenti il passivo oscillerà
fra 3,1 e 10,6 miliardi. E a rimetterci
saranno le famiglie economicamente
più disagiate.
L’ultimo allarme sui conti della salute
lo ha lanciato il Ceis, centro studi
economico sanitari dell’Università di
Roma “Tor Vergata” , che nel terzo
rapporto annuale sui conti di settore
Regione Impoor Cata
Regione Impoor Cata
Piemonte - V. d’Aosta 0,9% 3,6%
Lombardia 0,5% 2,4%
Trentino A.A. 0,9% 3,7%
Veneto 0,8% 2,0%
Friuli V.G. 1,4% 4,9%
Liguria 0,9% 3,1%
Emilia R. 1,4% 2,9%
Toscana 0,9% 1,3%
Umbria 1,8% 4,1%
Marche 1,1% 2,3%
complessivi. La definizione di una
misura dell’efficienza è certamente
una delle questioni non del tutto
risolte che attengono al settore sanitario.
Con riferimento alla spesa ospedaliera,
si osserva
che anche
standardizzando
(ovvero: rendendo
omogenei) i
volumi di attività
(di ricovero) degli
ospedali, le
differenze di costo
per ricovero medio standard superano
le 3 volte (da poco più di
2mila euro a ricovero a oltre 6.700
euro). Tre le possibili spiegazioni
del fenomeno che illustra il rapporto:-
non piena confrontabilità dei
Quota Fsr rip.
alle az. sanit.
territoriali (2004)
Quota reg.
di risorse a gest.
diretta (2003)
denuncia per l’Italia un fenomeno che
negli Usa è ormai la regola: per oltre
300mila famiglie le spese sanitarie extra
Ssn determinano il superamento
della soglia di povertà. Mentre altre
940mila famiglie (il 4,2% del totale)
subiscono gravi danni economici a causa
di spese sanitarie “catastrofiche”,
che assorbono oltre il 40% della capacità
di spesa familiare.
«I maggiori colpevoli di questo impoverimento
- spiega Federico Spandonaro,
coordinatore del Ceis - sono i
ticket regionali a carico del paziente,
i farmaci non rimborsabili, le situazio-
ni di disabilità e di non autosufficienza.
E ancora le cure odontoiatriche,
non comprese nella copertura del
Ssn» . La povertà per cause sanitarie
colpisce soprattutto al Sud: prima vittima
la Calabria, con il 3,4% delle famiglie
cadute in povertà e un altro
11,7% che destina alle cure anche
quello che servirebbe a tirare avanti
la famiglia. Ed è ancora il Sud a sperimentare
l’effetto di una inaccettabile
inefficienza, quanto meno sul fronte
della prevenzione.
«I dati di mortalità - spiega ancora
Spandonaro - rappresentano una del-
Composizione del consumo sanitario out of pocket per quintili di redd
Famiglie povere - Metodologia Ceis (2003)
Quintili 1 2 3
Ospedale 0,8% 0,9% 0,3%
Specialistica 10,3% 12,1% 11,3%
Dentista 1,8% 6,3% 21,4%
Analisi 6,4% 10,5% 2,0%
Apparecchi 2,2% 5,9% 5,1%
Termali 0,0% 0,0% 0,0%
Farmacia 76,2% 63,9% 60,0%
Disabilità e serv. ausiliari 2,2% 0,4% 0,0%
conti economici (Ce ministeriali);
- distorsioni del sistema a Drg;
- ingenti sacche residue di inefficienza
operativa.
Qualunque sia la motivazione
non mancano quindi le ragioni di
preoccupazione: il dato di bilancio
è alla base delle decisioni di politica
sanitaria e ne deve quindi essere
garantita la omogeneità e correttezza;
sull’altro versante, il sistema dei
Drg orienta il finanziamento e le
valutazioni sull’attività ospedaliera,
ma se non correttamente impostato
potrebbe innescare distorsioni significative;
se poi si trattasse in modo
rilevante di inefficienza, non potrebbe
che, di per sé, essere deplorevole.
Empowerment. A fronte della
continua crescita dei bisogni e delle
Spese catastrofiche delle famiglie impoverite per la spesa sanitaria
Lazio 1,0% 1,5%
Abruzzo 2,7% 7,3%
Molise 1,9% 8,4%
Campania 2,2% 6,4%
Puglia 2,1% 6,7%
Basilicata 2,5% 8,4%
Calabria 3,4% 11,7%
Sicilia 2,0% 9,7%
Sardegna 1,9% 4,3%
Italia 1,3% 4,2%
Fonte: elaborazione su dati Istat
Accentramento/decentramento responsabilità finanziaria
Quota reg.
di risorse a gest.
diretta (2004)
Basilicata 78,5% 79,3% 2,6% 2,8%
Campania (*)
88,4% n.d. 6,7% n.d.
Emilia R. 92,5% 93,1% 6,9% 6,1%
Lazio 95,0% 95,1% 5,0% 4,9%
Liguria 65,6% 65,6% 3,2% 3,8%
Marche 93,3% n.d. 6,7% n.d.
Puglia 80,4% 76,6% 19,5% 14,0%
Sicilia (*)
97,1% n.d. 2,9% n.d.
Toscana 100,0% 100,0% - -
Umbria (*)
96,9% n.d. 0,5% n.d.
Veneto (*)
95,7% n.d. 2,7% n.d.
Pa Trento 100,0% 96,3% - 3,7%
(*) Tratto da Fioravanti L., Spandonaro F. (2004)
Fonte: elaborazione su Deliberazioni giunta regionale
aspettative, a livello internazionale
si è assunta consapevolezza dell’importanza
dell’empowerment, ovvero
della capacità del cittadino (o
dell’utente del servizio) di prendere
decisioni appropriate e informate.
In Italia l’attenzione verso il tema
del governo della domanda sanitaria
è alta, ma occorrerebbe una
maggiore capacità di integrazione
di tutti gli strumenti disponibili, così
come un sistema di monitoraggio e
di analisi ex post sulla loro reale
efficacia.
In particolare le azioni di prevenzione,
educazione e promozione
della salute, per realizzare le quali si
stanno sviluppando negli ultimi anni
interessanti strategie di social
marketing, sembrano carenti della
valutazione del loro rapporto costo/
Famiglie impoverite - Metodologia Ceis
Quintili 1 2
Ospedale 0,0% 4,0%
Specialistica 9,2% 11,1%
Dentista 6,4% 15,0%
Analisi 3,5% 12,5%
Apparecchi 1,8% 5,3%
Termali 0,0% 0,0%
Farmacia 66,5% 45,2%
Disabilità e serv. ausiliari 12,6% 7,0%
efficacia, come risulta da una indagine
conoscitiva effettuata a livello
regionale e locale: se ne può desumere
che lo sviluppo di politiche di
empowerment non necessariamente
trova a livello locale la modalità
più efficiente.
Peraltro il rispetto del principio
di appropriatezza sembra non realizzabile
con azioni sul solo versante
della domanda, lasciando la scelta
all’etica individuale del prescrittore.
Efficacia. La valutazione di un
sistema sanitario non può prescindere
dai suoi risultati in termini clinici
e di tutela della salute; l’outcome
research in Italia trova un limite
spesso insormontabile nella mancanza
di dati organici e integrati: i
dati di mortalità costituiscono una
delle poche fonti di informazione
Stima valore compartecipazione alla s
Regione
Valori assoluti (mld euro)
2005 2006 2007
Valori
2005
Piemonte 0,13 0,70 0,63 30,8
V. d’Aosta 0,01 0,03 0,03 32,9
Lombardia 0,00 0,00 0,00 0,0
Bolzano 0,00 0,00 0,00 0,0
Trento 0,00 0,00 0,00 0,9
Veneto 0,00 0,00 0,00 0,0
Friuli V.G. 0,00 0,00 0,00 0,0
Liguria 0,07 0,35 0,32 41,1
Emilia R. 0,01 0,05 0,04 2,3
Toscana 0,12 0,65 0,59 34,9
Umbria 0,02 0,08 0,08 18,3
Marche 0,04 0,20 0,18 26,3
Lazio 0,25 1,35 1,21 47,6
Abruzzo 0,06 0,32 0,29 45,7
Molise 0,01 0,06 0,05 36,0
Campania 0,46 2,43 2,18 78,3
Puglia 0,00 0,00 0,00 0,0
Basilicata 0,01 0,07 0,07 23,6
Calabria 0,01 0,06 0,06 5,8
Sicilia 0,22 1,17 1,05 42,9
Sardegna 0,09 0,47 0,42 53,7
Italia
(*) Valori simulati
1,50 8,00 7,20 26,0

27 dic. 2005-2 gen. 2006 SPECIALE
21
dei maggiori finanziamenti previsti per il 2006
spesa sanitaria
lla manica è il ricorso alle tecnologie
le poche fonti di informazione utilizzabile,
per questo abbiamo preso in considerazione
l’età media in cui le donne
muoiono per tumore al seno: una patologia
per cui è attivo un programma
di screening a livello nazionale».
I risultati si commentano da soli: in
Valle d’Aosta una donna con cancro
alla mammella sopravvive in media
fino a 77 anni; in Basilicata non raggiunge
i 65. Insomma il Sud muore
prima. E questo è solo un esempio,
visto che le disparità sembrano rappresentare
la principale cartina di tornasole
del servizio sanitario pubblico.
dito di consumo totale
(2003)
3
% 7,4%
% 10,3%
% 27,2%
% 2,0%
% 2,3%
% 0,0%
% 36,5%
% 14,3%
utilizzabile.
In questo contesto ogni informazione
seppure parziale è oltremodo
utile e il rapporto fa un’analisi della
mortalità a livello regionale, calcolando
i Ypll (Years of potential life
lost - Anni di vita
potenziale persi)
e le mediane di
morte per alcune
cause specifiche
quali: tumore del
polmone, della
mammella e del
colon-retto e tra
le cause violente, gli incidenti stradali
e i suicidi. Malgrado i risultati
sinora conseguiti dal Ssn nel diminuire
le difformità assistenziali, il
quadro che emerge suggerisce che
l’efficacia del sistema è ancora dif-
pro-capite (mld euro)
2006 2007
164,3 147,9
175,7 158,1
0,0 0,0
0,0 0,0
4,7 4,2
0,3 0,2
0,0 0,0
219,4 197,5
12,2 11,0
186,4 167,7
97,8 88,0
140,0 126,0
253,9 228,5
243,5 219,2
191,8 172,6
417,4 375,7
0,0 0,0
125,7 113,2
31,0 27,9
228,9 206,0
286,6 258,0
138,5 124,7
L’esempio migliore è quello offerto
dal costo dei ricoveri: da una zona
all’altra del Paese una degenza standard
può oscillare tra i 2mila e i 6.700
euro. E sono gli ospedali con meno
personale a offrire la performance più
avvilente. La sfida per la salvezza -
conclude il Ceis - passa per la ricerca
di efficienza, efficacia ed equità d'accesso
ai servizi.
Più appropriatezza nell’uso dei farmaci,
revisione del meccanismo di copayment,
monitoraggio continuo dell’equità
del sistema, uniti anche «alla
spinta verso la Sanità integrativa e a
Famiglie soggette a spese catastrofiche - Metodologia Ceis (2003)
Quintili 1 2 3 4 5
Ospedale 0,6% 2,1% 2,1% 8,5% 11,5%
Specialistica 11,7% 15,1% 11,2% 2,7% 1,8%
Dentista 4,3% 18,5% 29,9% 50,0% 70,9%
Analisi 5,6% 6,6% 3,3% 2,1% 1,0%
Apparecchi 4,6% 7,4% 8,8% 6,4% 6,5%
Termali 0,0% 0,0% 0,1% 1,8% 0,3%
Farmacia 65,6% 30,8% 20,4% 8,4% 3,9%
Disabilità e serv. ausiliari 7,6% 19,5% 24,2% 20,2% 4,2%
Nord-Sud diversi
nella salute
forme nelle Regioni, lasciando supporre
che possano esistere gravi carenze
quanto meno in campo preventivo.
Emergono infatti differenze tra
Nord e Sud sebbene limitatamente
per le donne:
sembrerebbe, in
altri termini, che
le donne del Sud
muoiano sistematicamente
prima
di quelle del
Nord, mentre negli
uomini un tale
andamento non è osservabile.
Equità. Già il rapporto Ceis Sanità
2004 aveva proposto di incrementare
l’attenzione sull’equità del
sistema, sia sul versante del finanziamento
(“chi paga per il sistema
Descrizione
Regione
Distribuz.
famiglie
con ass.
sanitaria
pubblico”), sia su quello della fairness
quale approccio utile a comprendere
l’impatto della spesa sanitaria
privata out of pocket sulle famiglie.
L’importanza è confermata dai
dati del rapporto 2005: la spesa sanitaria
privata è pari al 24,9% del
totale e in larga misura condizionata
dalle politiche pubbliche, mediante
il trasferimento di oneri derivante
dai livelli di compartecipazione alla
spesa (ticket, ormai regionali) adottati.
Le stime del rapporto indicano
che il sistema di finanziamento del
Ssn al netto del contributo delle
compartecipazioni alla spesa, risulta
sempre più regressivo, per effetto
dell’aumento dell’importanza della
quota di gettito derivante dalla com-
% famiglie
che hanno
un’assic.
sanitaria
una buona politica di “empowerment”»
sono la ricetta condivisa anche
da Filippo Palumbo, direttore della
programmazione sanitaria del ministero
della Salute, intervenuto alla presentazione
del rapporto. Ma il vero
asso nella manica - per la sostenibilità
finanziaria, così come per la qualità
delle cure - potrebbe essere rappresentato
dal ricorso alle tecnologie.
Ne è convinto il viceministro per
l’Economia, Mario Baldassarri: «Basterebbe
aprire le porte al telecontrollo
e alla telemedicina per fornire
cure immediate ed efficaci e risparmiare
fino a 10-15 euro
al giorno da reinvestire
Età media
del capofamiglia
con assic.
sanitaria
senza
assic.
sanitaria
in ricerca».
Magari svecchiando
una Sanità che dopo
trent’anni ha ancora molto
da imparare e da recuperare.
partecipazione fiscale all’Iva; peraltro
ciò avviene in un contesto di
regressività complessiva del prelievo:
anzi per la Sanità l’effetto sarebbe
in qualche modo mitigato.
A livello regionale gli effetti prodotti
dalle diverse modalità di prelievo
delle addizionali Irpef non sono
neutrali; seppure rendono il prelievo
meno regressivo, hanno effetti
limitati. Si consideri inoltre che
l’eventuale aumento generalizzato
delle addizionali all’1,4% non è peraltro
da solo sufficiente a coprire i
disavanzi attesi. Neppure l’ipotesi
di struttura delle Marche (con aliquota
che sale fino al 4,0%) sembra
del tutto congrua.
Sul versante dei consumi sanitari
privati, si sottolinea come un numero
ancora rilevante di famiglie,
19.204 secondo l’approccio dell’Oms,
297.229 nella rielaborazione
effettuata sulla base delle soglie
di povertà relativa e assoluta dell’Istat,
cadono mediamente ogni
mese sotto la soglia di povertà a
Numero medio
nucleo familiare
con assic.
sanitaria
Simulazione spesa sanitaria (mld € correnti)
Anni Valori Fsn Valori reali
Stime
Sanimod
Deficit (a)
base
Scenario
base
Scenario
pessimista
Scenario
ottimista
2002 77,7 81,0 80,3 3,3 80,3 80,3 80,3
2003 80,7 83,1 84,0 2,3 84,0 84,0 84,0
2004 85,5 88,9 89,4 3,5 89,4 89,4 89,4
2005 88,2 89,7 (b)
1,5 (b)
94,3 95,1 88,2
2006 90,0 6,1 (c)
96,1 97,6 90,0
2007 91,7 6,6 (c)
98,3 103,1 91,7
(a) I valori del deficit sono ottenuti come differenza tra i valori reali e quelli da Fsn fino al 2005 e come differenza tra
i valori della simulazione di base e quelli del Fsn dopo il 2005; (b) stime a giugno 2003; (c) stime Sanimod.
Fonte: Relaz. generale sulla situazione economica del Paese-2005, Relaz. Corte dei conti-2005, Sanimod
senza
assic.
sanitaria
% famiglie che hanno
almeno un’abitazione
di proprietà
con assic.
sanitaria
causa di spese sanitarie.
Inoltre una quota di famiglie, in
larga misura distinte dalle prime, è
chiamata a sostenere spese sanitarie
cosiddette “catastrofiche”, ovvero
superiori al 40,0% della propria capacity
to pay. Si tratta di 940.427
famiglie (168.891 se si fa riferimento
alla metodologia della Who), per
le quali i meccanismi di tutela non
si applicano in modo efficace; tali
nuclei, anche se in alcuni casi possono
far fronte senza problemi alle
spese, esprimono con la loro volontà
di consumo una disaffezione verso
il Ssn, e sono potenzialmente
incentivate a chiedere la libertà di
fuoriuscire dal sistema sanitario obbligatorio
nazionale (opting out).
A priori si può dire che dovendo
(o volendo) affrontare una spesa sanitaria
privatamente, si ha una probabilità
nel 2,0% dei casi di impoverirsi
e nel 7,0%
di spendere oltre
il 40,0% della
propria capacity
to pay.
Le ragioni
principali di impoverimentosono
disabilità e ticket;
nel caso di spese catastrofiche
ricovero ospedaliero e cure odontoiatriche
hanno una importanza rilevante,
specialmente per le famiglie
più ricche.
Qualità. La qualità di una organizzazione
è una dimensione complessa
e difficilmente misurabile.
L’analisi delle esperienze di alcune
importanti strutture sanitarie mostra
come utilizzando più approcci
e modelli (accreditamento, audit organizzativo
ecc.) implementati in
tempi e modalità che tengono conto
del contesto di riferimento, si può
comunque perseguire efficacemente
la qualità aziendale.
Recentemente l’attenzione al tema
della qualità è cresciuto, sulla
scorta dello sviluppo del movimento
per la clinical governance, e in
pesa sanitaria* Distribuzione regionale delle assicurazioni sanitarie integrative
senza
assic.
sanitaria
Le cure integrative
restano in freezer
% famiglie
con assicurazione
danni non auto
con assic.
sanitaria
particolare è cresciuta l’attenzione
per la sicurezza dei pazienti e per il
risk management.
Organizzazione dei servizi sanitari.
L’organizzazione dei sistemi
e dei servizi sanitari è probabilmente
l’elemento cruciale per il
concreto perseguimento dell’efficienza,
dell’efficacia e degli altri
obiettivi. Un argomento analizzato
nel rapporto, rimasto “congelato”
nel sistema sanitario italiano, è
quello delle forme di assicurazione
sanitaria integrativa, malgrado,
si legge, le pressioni finanziarie sul
sistema, la necessità di rivedere la
struttura delle compartecipazioni e
delle esenzioni, l’opportunità di aumentare
la libertà di scelta, indichino
(in accordo con alcune indicazioni
a livello europeo) che «il secondo
pilastro è utile se non necessario».
La promozione dell’assistenza
sanitaria integrativa,attraverso
opportuni in-
terventi che ne incoragginol’acquisto,rappresenta
un obiettivo socialmenterilevante,
vista l’elevata
quota di spesa out of pocket che
caratterizza il sistema italiano, ma
anche perché in prospettiva permetterebbe
una diversa politica dei rimborsi
del settore pubblico che attualmente
fissa congiuntamente sia il
“prezzo” della prestazione che la
sua quota di rimborso, con effetti
potenzialmente distorsivi sul mercato,
specialmente sul versante della
qualità. Lo sviluppo della Sanità integrativa
contribuirebbe, conclude
il rapporto, a ridurre gli effetti dell’antiselezione
permettendo alle
Compagnie di assicurazione di sviluppare
la loro offerta attraverso premi
più contenuti, favorendo così il
finanziamento e l’accesso alle cure
degli assicurati.
senza
assic.
sanitaria
% famiglie con
assicurazione vita
o rendita vitalizia
con assic.
sanitaria
Red.San.
senza
assic.
sanitaria
Piemonte-
V. d’Aosta
14,3% 6,5% 51 56 2,6 2,3 76,6% 70,3% 30,9% 16,3% 48,3% 23,5%
Lombardia 22,4% 5,2% 53 55 2,8 2,4 84,3% 73,1% 32,6% 15,9% 53,8% 28,4%
Trentino A.A. 3,7% 8,8% 51 54 2,8 2,5 77,4% 73,3% 36,7% 18,7% 50,5% 32,2%
Veneto 7,2% 3,6% 51 55 2,9 2,6 83,2% 76,1% 31,4% 13,8% 56,6% 26,1%
Friuli V.G. 2,6% 4,4% 53 58 2,7 2,3 77,2% 78,5% 36,0% 15,9% 44,2% 24,8%
Liguria 3,4% 3,9% 52 59 2,4 2,1 87,8% 70,7% 38,9% 7,8% 74,1% 17,2%
Emilia R. 11,2% 5,8% 53 57 2,7 2,4 73,2% 72,3% 44,6% 17,1% 48,7% 26,6%
Toscana 6,7% 4,1% 56 58 2,9 2,5 85,4% 78,6% 27,9% 11,1% 51,0% 21,7%
Umbria 1,7% 4,7% 53 58 3,1 2,6 81,5% 78,2% 12,7% 9,6% 54,8% 21,9%
Marche 4,1% 6,4% 52 57 2,9 2,6 81,5% 76,8% 35,2% 10,9% 44,1% 26,1%
Lazio 9,2% 3,9% 49 55 3,1 2,6 77,1% 69,7% 18,3% 2,7% 50,1% 18,4%
Abruzzo 1,4% 2,5% 47 57 3,4 2,7 91,3% 76,5% 20,3% 1,8% 71,1% 17,0%
Molise 0,5% 3,5% 53 58 3,0 2,7 89,4% 83,0% 7,7% 2,1% 54,5% 20,7%
Campania 2,4% 1,1% 48 55 3,8 3,0 92,2% 65,7% 25,1% 0,7% 69,9% 12,1%
Puglia 2,6% 1,6% 52 55 3,1 2,9 86,3% 75,6% 26,5% 2,6% 61,1% 13,1%
Basilicata 0,4% 1,6% 58 57 2,3 2,8 56,5% 78,2% 20,9% 0,7% 51,1% 19,3%
Calabria 1,5% 1,9% 53 55 3,4 2,8 78,2% 77,5% 4,1% 2,6% 65,8% 17,1%
Sicilia 2,7% 1,3% 53 56 3,0 2,8 86,1% 71,2% 26,9% 1,9% 61,6% 13,5%
Sardegna 2,0% 3,0% 50 55 3,3 2,8 100,0% 77,6% 19,3% 2,8% 55,0% 16,5%
Totale 100,0% 3,9% 50 55 3,0 2,7 81,3% 73,1% 30,7% 9,2% 53,3% 21,0%
Fonte: elaborazione su dati Istat

22 DIBATTITI
27 dic. 2005-2 gen. 2006
DI LEONARDO COLAPINTO *
Il vecchio medico condotto,
dopo aver visitato a
lungo il piccolo balilla,
disse alla madre con aria pensosa:
«Nulla di grave. Gli ho
prescritto un ottimo prodotto
tedesco che troverete sicuramente
in una farmacia di Cassino».
Da sempre il medicamento
estero, soprattutto se tedesco,
rappresentava infatti per il
medico, il farmacista e il paziente
italiano qualcosa d’eccellente
e insostituibile. Basterà
ricordare l’Aspirina, l’Elmitolo,
il Piramidone, l’Urotropina,
l’Atebrin tanto per citare i
più noti, per rendersene conto.
Con l’avvento delle sanzioni
imposte all’Italia dalla Società
delle Nazioni, il regime
fascista nella primavera del
1936 impostò il regime autarchico
cercando in tal modo di
affrancarci dalla dipendenza
straniera anche per quanto riguardava
la produzione dei farmaci.
Pertanto, a partire da
quell’anno, l’industria chimico-farmaceutica
italiana incrementò
notevolmente la propria
attività produttiva e di ricerca
riuscendo a produrre un gran
numero di specialità medicinali
“equivalenti” (come si direbbe
oggi) di ottima qualità, supportata
in questo sforzo produttivo
anche dalla collaborazione
di scienziati di provata fede
fascista come Nicola Parravano,
Francesco Giordani e Giovanni
Morselli ecc. Fu inoltre
creato il «Comitato tecnico
corporativo per lo studio dei
problemi riguardanti i prodotti
Acqua, scuola e Sanità sono i tre
beni fondamentali dell’umanità;
beni, però, sempre meno universali.
Con il continuo aumento del numero
di famiglie italiane povere (2 milioni
456mila, 2/3 al Sud) e composte da
molti bambini il diritto alla salute,
all’educazione e ai beni essenziali per
la loro nascita, crescita e sviluppo
necessita oggi di essere ribadito e garantito
anche in Italia. Il richiamo ai
valori etici di uguaglianza, equità, giustizia
e partecipazione in vista di un
mondo migliore per tutti, in particolare
per i bambini,
è stato ribadito
anche da
Sviluppo cognitivo
tra le priorità
Alex Zanotelli,
missionario
comboniano
già attivo difensore
dei diritti
umani a Nairobi
e oggi impegnato nel popolare
quartiere Sanità di Napoli,in occasione
dell’ultimo Congresso nazionale
dell’Associazione culturale pediatri
nel capoluogo campano, dedicato al
pediatra nella comunità. Comunità intesa
come un complesso sistema di
salute e malattia in cui vivono i bambini,
le famiglie e i professionisti (di
famiglia, di comunità e ospedalieri).
La prima parte dei lavori è stata
dedicata al confronto di alcune espe-
In un volume la storia del farmaco nel periodo tra il 1936 e il 1942, quando l’Italia
I «generici» d’Italia ai tempi
L’industria nazionale riuscì a copiare quasi tutti i prodotti esteri - Tanti
«Il Farmaco nel periodo
autarchico»: questo il
titolo del volume appena
pubblicato (edizioni Aboca
museum, 127 pagine)
a cura di Leonardo Colapinto
e Antonino Annetta.
Il libro valuta attentamente
il fenomeno autarchico
per quel che riguarda
la produzione dei medicamenti.
A causa delle sanzioni
imposte al nostro Paese
dalla Società delle Nazioni,
il programma autarchico
(l’autosufficienza dell’Italia)
venne annunciato
nella primavera del 1936.
Nel periodo che va dal
1936 al 1942, sotto la spinta
del regime fascista, l’industriachimico-farmaceutica
italiana estese notevolmente
la propria attività
alla fabbricazione di
quasi tutti quei prodotti
chimici e di laboratorio
che in passato provenivano
dall’estero.
farmaceutici» e un «Istituto
per la tutela e la propaganda
del Prodotto Nazionale»; nacque
così la parola d’ordine:
«Ad ammalati italiani il medico
italiano e il farmacista italiano
devono dare, sempre che lo
possano, medicamenti italiani».
Anche i farmacisti attraverso
il loro Sindacato nazionale
(gli Ordini professionali erano
stati soppressi) furono attivamente
indottrinati e
rienze di intervento volte a costruire
l’integrazione tra le politiche per l’infanzia
e le famiglie a partire dai bisogni
di salute, a livello di distretto, di
Comune e Regione. Avendo come
sfondo la “comunità” sono stati analizzati
alcuni determinanti della salute
dell’infanzia quali i percorsi assistenziali
per le disabilità, l’accesso alle
cure primarie, le coperture vaccinali,
l’assistenza ospedaliera, la
prevenzione dell’obesità.
Per ciascuno dei temi affron-
tati sono in arrivo progetti di
intervento e ricerca che vedranno
coinvolti nei prossimi
mesi i soci dell’Acp in
collaborazione con le strutture
territoriali, le Agenzie regionali,
gli organismi sanitari nazionali,
le società scientifiche e le associazioni
dei cittadini.
Tra i determinanti dello “star bene”
dei bambini nella comunità va
collocato il progetto “Nati per leggere”
che è esteso a tutta l’Italia e coinvolge
il 15% dei bambini di età compresa
tra i 6 mesi e i 6 anni e le
rispettive famiglie. Il progetto attivo
dal 1999, promosso dall’Acp in collaborazione
con l’Associazione italiana
Annuncio pubblicitario (Il Farmacista italiano,
anni 1936-40) in cui si evidenziano il carattere
e il marchio italiano dei prodotti
“galvanizzati” mediante conferenze
e riunioni di categoria, a
contribuire con cartelli e allestimenti
di vetrine alla diffusione
del «Prodotto italiano». Da
qui la satira di Trilussa in
“Paesetto”: «Ma la mejo bottega
è lo speziale che tiè esposta
in vetrina a pennolone tre lavativi
e sotto l’iscrizione: preferite
il prodotto nazionale».
Anche la produzione delle
piante medicinali in regime autarchico
rivestì un’importanza
notevole al fine di ridurne l’importazione.
Fu al riguardo istituito
il «Centro studi clinici
sperimentali di Fitoterapia»,
sovvenzionato dal ministero
dell’Agricoltura per uno studio
scientifico delle piante medicinali
dal punto di vista farmacologico
e clinico; si studiò
in particolare l’equiseto, il papavero
da oppio, la rosa canina,
l’eritrophorum alpinum cercando
inoltre di incrementare
al massimo la produzione di
DI MICHELE GANGEMI *, PAOLO SIANI **, MAURIZIO BONATI ***
biblioteche e il Centro per la salute
del bambino, coinvolge oltre 1.500
soggetti tra bibliotecari, pediatri, insegnanti
delle scuole elementari, educatori
delle scuole materne e dei nidi
d’infanzia con la finalità di promuovere
la lettura ad alta voce ai bambini.
Infatti, vi sono documentate evidenze
che leggere ad alta voce ai bambini
con una certa continuità ha una positiva
influenza sia sui rapporti relazionali
(è un’opportunità di relazione tra
bambino e genitori) che cognitivi (si
sviluppa meglio e più precocemente
la comprensione del linguaggio e la
capacità di lettura) e consolida nel
bambino l’abitudine a leggere che si
protrae poi nelle età successive anche
grazie all’imprinting precoce legato
alla relazione. Il progetto è un intervento
di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica a favore delle bambine e
dei bambini, del loro diritto a essere
protetti non solo dalla malattia, ma
anche dalla mancanza di adeguate occasioni
di sviluppo affettivo e cognitivo,
e a promozione di uno strumento
di sviluppo umano quale la literacy
(capacità di risolvere problemi di crescente
difficoltà che implicano la
comprensione di testi scritti). In tale
Inserti pubblicitari di carattere
sanitario, tratti dal Corriere della Sera
(numeri vari, tra gli anni 1914 e 1936)
piante medicinali come l’aloe
e la senna nelle colonie d’Eritrea,
il kusso in Etiopia, il
karkadè in sostituzione del thè
ecc. Patetici, per non dire ridicoli,
gli attestati di italianità apparsi
sulle riviste scientifiche
da parte di industrie straniere,
come a esempio: «La Casa Roche
è costituita in Società italiana
autonoma che svolge la
propria attività per opera di italiani
dalla direzione alle mae-
L’Associazione culturale pediatri lancia il progetto “Nati per leggere”
Pediatria, la lettura nei «bilanci di salute»
progetto, autonomamente finanziato,
il pediatra di famiglia interviene proponendo
e stimolando la lettura ad
alta voce in occasione delle visite in
ambulatorio per i bilanci di salute,
ponendo le premesse per intraprendere
percorsi di lettura e indicare le
offerte e i rinforzi operati a livello
locale da biblioteche e scuole.
Per preparare al meglio i suoi professionisti,
nell’ambito della
moderna pedagogia dell’adulto
in formazione per-
manente l’Acp sta mettendo
a punto programmi didattici
interattivi basati su scenari
reali della pratica pediatrica
rivolti ai propri soci. Il progetto,
a tutt’oggi unico nel
panorama pediatrico nazionale, che
ha come organizzatore la rivista dell’Associazione
Quaderni Acp, prevede
momenti di formazione residenziale
inseriti in percorsi formativi continui
a distanza sull’esempio di quanto
già attuato all’estero, a esempio dal
«New England Medical Journal» e
dal «British Medical Journal», applicando
tecniche di valutazione formale.
Infine, il fronte clinico: in uno sce-
stranze». Oppure: «Il Mellin è
italiano: l’alimento Mellin viene
fabbricato a Milano». E ancora:
«Lepetit è il nome dei
fondatori della Ditta e ben noto
all’industria Nazionale»; «I
Laboratori chimico farmaceutici
Guieu di Milano diretti dal
sig. Ermenegildo Guieu farmacista,
sono regolarmente iscritti
alla Federazione nazionale
fascista industrie chimiche e
impiegano personale unicamente
italiano!». Nacque così
nario complesso e in una situazione
in continuo divenire quale il rischio
di una potenziale epidemia di influenza
aviaria e il timore di una possibile
pandemia, anche nel corso dell’ultimo
convegno di Napoli si è discusso
e concordato: di continuare a vaccinare
contro l’influenza i bambini a rischio
aumentato, ma non per proteggerli
dall’influenza aviaria. Si cercheranno
piuttosto strategie per raggiungerne
un numero maggiore, visto che
le coperture risultano ancora troppo
basse; che il rischio di influenza aviaria
non è un
motivo per allargare
la vacci-
Corsi a distanza
su modello inglese
Messaggio indirizzato a
italiani che tutti i prodotti
sono di qualità come quelli
nazionestagionale a tutti i
bambini sani;
che l’acquisto
privato di farmaci
antivirali
per farne scorta è inutile e sconsigliato.
Sarà compito dei servizi sanitari
preposti approvvigionarsi, qualora
venga ritenuto necessario (così come
per un futuro vaccino contro il virus
pandemico).
* Presid. Assoc. culturale pediatri
** Ospedale Cardarelli, Napoli
*** Resp.le Laboratorio
salute materno-infantile
Istituto “Mario Negri” - Milano

27 dic. 2005-2 gen. 2006 DIBATTITI
23
fascista tentò di affrancarsi dagli stranieri nella produzione di medicinali
della salute autarchica
gli slogan sulla superiorità del «medicamento italiano»
convincere gli
sanitari nazionali
stranieri
una serie di specialità medicinali
dal nome italico, copia
conforme di quanto veniva prodotto
all’estero, ampiamente
reclamizzati sulle riviste di categoria
sulle quali si potevano
leggere frasi come: «Prodotti
italiani che possono sostituire i
prodotti similari dei Paesi sanzionisti
della ditta Ravasini di
Roma»; «Non più olio di fegato
di merluzzo che ci è fornito
dall’estero contro il nostro
oro! Sostituitelo con la vitami-
Annuncio pubblicitario ripreso
dalla “Domenica del Corriere”
del giugno del 1931
na D della Ditta Zenit di Milano».
Di notevole interesse dal
punto di vista storico è la conferenza
di allora del professor
Nicola Parravano dal titolo «Il
Fascismo e la Scienza», nella
quale viene tracciato il profilo
etico dello scienziato fascista:
«Non solo uomo, ma tecnico
applicatore e individuo etico e
politico e l’opera di lui si integra
con quella della Nazione e
dello Stato».
Insomma come dimostra il
In Italia ogni anno nascono circa 200 bambini con sordità
neurosensoriale profonda. Sono circa 90mila i sordomuti
presenti nel nostro Paese: 7mila hanno meno di 12 anni nella
sola Lombardia.
Dal convegno sulla «Identificazione, diagnosi e terapia
della sordità infantile» tenutosi il 19 novembre presso l’Azienda
ospedaliera Niguarda Ca’ Granda al quale hanno partecipato
professionisti della Sanità regionale che attivamente si
occupano del problema, è emersa una serie di considerazioni
che potrebbero in tempi brevi portare a un netto miglioramento
della situazione attuale.
L’introduzione del concetto di interdisciplinarietà
fra le varie componenti diagnostiche e
terapeutiche che si occupano del bambino ipo-
acusico è l’elemento base per offrire un servizio
migliore e tempestivo.
Il primo obiettivo da raggiungere è l’estensione
dello screening audiologico mediante
otoemissioni o potenziali evocati automatici
(Aabr) a tutti i centri nascita della Regione per
l’individuazione già dai primi giorni di vita di deficit uditivi
neurosensoriali.
La conferma del deficit entro breve tempo da parte dell’audiologo
potrà permettere un adeguato trattamento protesico o
impiantistico e un intervento immediato del logopedista per il
recupero pressoché totale della funzione uditiva e della comunicazione
verbale.
Dagli interventi dei relatori si è inoltre evidenziato che nel
60% dei casi la causa di sordità è genetica, mentre il rimanente
40% è dovuto a cause prenatali (patologie dell’embrione,
causate a esempio da infezione da toxoplasma, virus della
rosolia o citomegalico, e del feto), neonatali (anossia e ittero)
L’educazione del consumatore
nel campo farmaceutico
(estratto da Il Farmacista italiano, 1938)
Un campo nel quale si può fare ancora molto per ridurre il
consumo dei prodotti esteri e, quindi, le importazioni è
quello farmaceutico: ed è un campo tanto più interessante in
quanto molto potrebbe fare il pubblico da solo, senza necessità
di interventi statali. Questo è un concetto che, un po’ alla
volta, deve penetrare nella massa dei consumatori: occorre
che il pubblico comprenda che lo Stato non sempre può porre
divieti od ostacoli a determinate importazioni: deve essere il
cittadino stesso a rifiutare costantemente il prodotto estero.
L’azione è tanto più sacrosanta in quanto nove volte su dieci,
specialmente per quanto riguarda le specialità, non c’è nessuna
ragione per preferire il prodotto estero a quello nazionale.
C’è, però, una difficoltà da superare: il pubblico che, naturalmente,
è molto sensibile in ciò che interessa la sua salute e
non si lascia facilmente persuadere, ha dei medicinali un
concetto magico, miracolistico: crede in quella certa bottiglia,
in quella certa etichetta, con cieca fiducia. Tra specialità e
specialità il pubblico non sa distinguere categorie; tutto ciò che
è coperto da una marca o sigillato da un tappo con stagnola
va sotto il prestigio del mistero: del mistero taumaturgico ieri,
del mistero scientifico oggi (anche quando il celebre prodotto
scientifico è stato manipolato nel più modesto laboratorio).
Occorre, invece, che il pubblico impari che vi sono specialità e
specialità: cioè prodotti che hanno veramente un contenuto
intrinseco che li differenzia da tutti gli altri e dà loro legittima
ragione d’esitere; e specialità spurie che del prodotto speciale
non hanno se non la esteriorità.
libro appena pubblicato - «Il
farmaco nel periodo autarchico»
(vedi recensione a fianco
delle immagini) - in soli sei
anni (nel periodo che va dal
1936 al 1942) sotto la spinta
del regime fascista, la nostra
industria chimico-farmaceutica
italiana, attraverso una notevole
innovazione tecnologica,
anche se non fu in grado
di produrre nuove molecole
originali, riuscì tuttavia a mettere
in commercio specialità
Attivato in Lombardia il network «Rete Udito»
medicinali di ottima qualità.
Riuscendo a realizzare quasi
tutti i prodotti, chimici e di
laboratorio, che in passato provenivano
dall’estero. Gli industriali
furono, insomma, in
grado di produrre la gamma
completa dei farmaci indispensabili:
dagli analgesici agli antipiretici,
dai chemioterapici
agli antimalarici.
* Docente in Storia della farmacia
Università La Sapienza di Roma
Sordità baby, sprint a screening uditivi e genetici
DI MARIA CRISTINA PATROSSO *
Ogni anno nascono
200 bambini sordi
o postnatali (tossiche, infiammatorie, meccaniche, vascolari
ecc.).
Questo dato è rilevante per una corretta diagnosi eziologica
della patologia, in quanto, dopo una esclusione di cause
acquisite, il paziente deve essere indirizzato presso un centro
di genetica medica che possa opportunamente offrire alla
famiglia una consulenza genetica e un appropriato test molecolare
nell’ottica di una successiva scelta riproduttiva della
famiglia e di un eventuale coinvolgimento delle persone
familiari a rischio.
La Regione Lombardia ha attivato il network «Rete Udito»
con il compito di identificare i centri e le
risorse strumentali per prevenire la sordità,
individuando target e strategie che contribui-
scano alla diffusione di una conoscenza medico-scientifica
dell’iter diagnostico.
L’Azienda ospedaliera Niguarda Ca’ Granda,
tra le più attive promotrici della «Rete
Udito», risponde a queste problematiche, offrendo
un iter diagnostico completo con il
centro di otofoniatria infantile e le diverse specializzazioni:
dalla neonatologia alla neurofisiopatologia, dall’audiologia
all’otorinolaringoiatria, dalla genetica alla neuropsichiatria
infantile.
Oltre ai test che vengono eseguiti su ogni piccolo nato, il
Niguarda collabora con le scuole milanesi per effettuare
gratuitamente test audiologici di screening per 8mila bambini
tramite un videogioco a impulsi sonori in grado di individuare
patologie lievi e difficilmente rilevabili.
* Responsabile del Laboratorio di genetica medica
Ao Ospedale Niguarda Ca’ Granda Milano
RICERCA&ECM: L’ESPERIENZA DEL S. RAFFAELE DI MILANO
Clinici in corsa
contro la sclerosi
La sclerosi multipla è una patologia
misteriosa ed estremamente
complessa. In Italia la
prevalenza della Sm è relativamente
bassa: ne sono affette circa
50mila persone; di queste
due terzi sono donne. In base
alle conoscenze attuali, l’ipotesi
patogenetica più probabile riferita
alla sclerosi multipla è che si
tratti di una malattia autoimmunitariainfiammatorio-degenerativa
cronica del Sistema nervoso
centrale sviluppatasi in soggetti
geneticamente predisposti.
A sostegno di tali affermazioni
esistono una serie di evidenze
sperimentali e cliniche sempre
più forti. In particolare nel campo
della genetica sono stati recentemente
fatti enormi progressi
con l’identificazione di alcuni
geni coinvolti nella patologia, dimostrando
che i geni implicati
nel funzionamento del sistema
immune dei pazienti Sm sono
diversi da quelli della popolazione
non affetta.
Tra le più recenti e innovative
osservazioni in campo terapeutico,
è da segnalare uno studio
sulle staminali in cui il centro
del San Raffaele di Milano
svolge un ruolo centrale. Si tratta
ancora di studi sperimentali
che tuttavia autorizzano un certo
grado di ottimismo. Queste
scoperte relative alla patogenesi
della malattia e al suo complicato
meccanismo,
renderanno possibilel’indivi-
duazione di
nuove terapie
in grado di
“curare” la malattia.
Inoltre sarà
possibile modificare
il decorso della malattia
- rallentandone la progressione
o riducendone la frequenza degli
attacchi - e curarne con maggiore
efficacia i sintomi.
Attualmente, nella pratica clinica
vengono impiegati farmaci
immunomodulanti (cosiddetti disease-modifying-drugs
o Dmd)
e immunosoppressori capaci di
regolare il sistema immunitario
e quindi i meccanismi che sottondono
alla Sm. Tra gli immunomodulanti,
un ruolo certamente
rilevante negli ultimi anni è
stato assunto dall’Interferone-ricombinante
(Ifn-): studi longitudinali
hanno infatti dimostrato
la sua efficacia nel ridurre il numero
di recidive cliniche e l’attività
infiammatoria della malattia
osservata tramite Risonanza
magnetica per immagini (Rmi).
Il farmaco si è inoltre dimostrato
efficace nel rallentare la progressione
della malattia.
Sono state inoltre condotte interessanti
osservazioni che rivelano
gli effetti positivi dell’impiego
precoce della terapia con
Ifn- ad alto dosaggio, il che supporta
ulteriormente la necessità
di migliorare la diagnosi precoce
della malattia.
In tal senso, notevoli progressi
sono stati raggiunti grazie anche
alla formulazione e al continuo
aggiornamento di criteri clinici
e neuroradiologici di diagnosi
a livello internazionale.
DI GIANCARLO COMI *
Ottimismo
sulle staminali
Per quanto concerne, invece,
le prospettive terapeutiche più
imminenti, a oggi sono in corso
numerose osservazioni cliniche
finalizzate alla valutazione dell’efficacia
ma anche della tollerabilità
di nuovi farmaci per la
Sm. Strategie alternative all’azione
degli Interferoni hanno
portato anzitutto all’impiego di
farmaci immunosoppressori come
la Ciclofosfamide e il Mitoxantrone
(entrambi somministrati
in monoterapia o in associazione
con Ifn-) che hanno
come obiettivo terapeutico l’infiammazione.
In particolare la
Cladribina è un nuovo farmaco
orale appartenente alla categoria
degli immunosoppressori
per il quale è attualmente in
corso una sperimentazione clinica
in fase avanzata.
Questi presìdi terapeutici,
qualora confermassero la loro efficacia,
rappresenterebbero un
importante ausilio nel controllo
di una malattia estremamente
eterogenea come la Sm. Tuttavia
è altrettanto importante sottolineare
che uno degli scopi della
ricerca scientifica è anche quello
di migliorare la qualità di vita
dei pazienti con Sm.
Per raggiungere questo obiettivo,
sono in corso studi finalizzati
all’identificazione del migliore
approccio terapeutico per
disturbi quali la fatica, i disturbi
cognitivi e i disagi
relativi ai
problemi della
sfera sessuale.
Va ricordato,
però, che accanto
al continuo
impegno nella
ricerca e nella
sperimentazione, riveste un ruolo
fondamentale l’aggiornamento
costante dei medici che si trovano
a dover affrontare quotidianamente
questa complessa patologia
nella pratica clinica.
In questo contesto si inserisce
un nuovo ciclo di corsi
Ecm, sostenuti da Serono, rivolti
appunto ai neurologi di tutta
Italia, caratterizzati da un format
didattico innovativo di cui, insieme
ad altri colleghi, ho curato i
contenuti scientifici. L’innovazione
di questo nuovo format
Ecm si basa sulla discussione
stimolata dalla presentazione di
alcuni casi clinici d’interesse
che coinvolge direttamente il
medico.
Tra gli obiettivi di apprendimento
di questo progetto di formazione
sulla Sm il confronto
tra diverse modalità di approccio
diagnostico e terapeutico; la
discussione sui benefici di una
terapia precoce con Ifn ad alti
dosaggi in grado di influenzare
il decorso della malattia; l’osservazione
clinico-strumentale a
medio e lungo termine del paziente
Sm, che consenta, tra l’altro,
eventuali variazioni della terapia
o aumenti del dosaggio
del farmaco somministrato, al fine
di ottenere un ottimale monitoraggio
terapeutico.
* Direttore Divisione Neurologia
Ospedale San Raffaele, Milano

24 MEDICINÆ
27 dic. 2005-2 gen. 2006
C’
è chi sceglie l’agopuntura,
chi opta per
l’aromaterapia, chi si
affida ai massaggiatori: il 73%
dei malati di cancro italiani usa,
accanto alle terapie tradizionali,
anche trattamenti non convenzionali.
Perché la lotta ai tumori non
passa soltanto per la chemio o la
radioterapia: è anzi un mosaico
di strategie, grandi e piccole, per
curare il corpo e la mente. I dati
sul ricorso alle “medicine dolci”
sono stati illustrati nel corso del
convegno «Trattamenti non convenzionali
per i malati di cancro»,
promosso il 16 dicembre
scorso dall’associazione Aimac e
dall’Istituto superiore di Sanità.
Che hanno unito le forze - insieme
con il Nccam (il «National
cancer institute for complementary
and alternative medicine»
dei National institutes of health)
e il Nci (National cancer institute)
- per realizzare un libretto informativo
dedicato ai malati, alle
famiglie e ai medici (si veda il
box). Obiettivo: fare chiarezza
sui metodi disponibili, che non
sempre sono innocui.
Le «alternative» piacciono.
La più aggiornata fotografia sull’utilizzo
di trattamenti non convenzionali
da parte dei malati di
tumore è arrivata da uno studio
internazionale condotto dall’Università
di Manchester su 956 pazienti
di 14 Paesi e pubblicato
quest’anno sulla rivista britannica
«Annals of oncology». I risultati
sono impressionanti per il nostro
Paese: il 36% dei malati europei
ricorre a trattamenti complementari
alle terapie tradizionali,
da un minimo del 14,8% in Grecia
a un massimo del 73% in
Italia (ma il dato potrebbe essere
“viziato” - avvertono i ricercatori
- dalla circostanza che i pazienti
appartenevano a un’Unità di cure
palliative, in genere più inclini a
utilizzare metodi “alternativi”).
La durata media delle “cure” è di
27 mesi. La variabilità dei metodi
praticati è altissima: in tutto,
sono state indicate 58 differenti
terapie. Con un costo oscillante
tra i 123 euro al mese e la “spesa
pazza” di 4.140 euro mensili. Comunque
meno della metà dei malati
paga per accedere ai tratta-
ONCOLOGIA/ Un progetto Iss-Aimac per informare correttamente medici e pazienti
Cancro, voglia di cure dolci
Dall’agopuntura ai massaggi: guida ai metodi anti-stress
Paese n %
I «sette comandamenti»
● Il Dipartimento Oncologico rappresenta il
modello ottimale per l’assistenza globale al
paziente con tumore e alla sua famiglia
● Il Primario Oncologo medico è la figura centrale
di riferimento
● Il Primario Oncologo medico gestisce la storia
naturale della malattia
● Il Primario Oncologo medico coordina l’approccio
multidisciplinare della diagnosi e del
trattamento
● Il Primario Oncologo medico garantisce la
continuità assistenziale
● Il Primario Oncologo medico promuove la
didattica e la ricerca
● Il Primario Oncologo medico è responsabile
delle problematiche tecnico-gestionali delle
strutture oncologiche
Il 73% dei malati italiani ricorre anche a terapie non convenzionali
Un libricino di 32 pagine suddiviso in otto capitoli
che disegna il panorama delle innumerevoli
tipologie di trattamenti non convenzionali per i
malati di cancro, da quelli basati su un approccio
psicologico alle manipolazioni, fino ai metodi biologici.
Il volume - presentato in versione preliminare
e validato nel corso del convegno del 16 dicembre -
è il frutto di un progetto congiunto Aimac-Istituto
superiore di Sanità, che punta a realizzare strumenti
innovativi per l’informazione sulle sperimentazioni
cliniche e la medicina complementare ai pazienti
oncologici.
Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco
dell’Iss, spiega così la “ratio” dell’iniziativa:
«L’uso crescente, nel nostro Paese e nei Paesi occidentali
in generale, di trattamenti complementari a
quelli antitumorali proposti dalla medicina convenzionale,
rende sempre più palese la necessità di
fornire informazioni chiare, adeguate e ben documentate
dal punto di vista scientifico».
Anche perché - avvisa l’esperto - l’utilizzo delle
“cure dolci” «avviene senza che si dica nulla al
proprio medico curante, mentre è importante conoscere
le possibili conseguenze dell’interferenza tra
farmaci che possono essere anche molto negative».
«Per la realizzazione del libretto - sottolinea
Francesco De Lorenzo, presidente Aimac - è stata
determinante l’esperienza del Nccam, che conduce
da anni una rigorosa attività di ricerca sulle terapie
non convenzionali per i malati di cancro». «È ri-
Usa terapie
non conv.li
[n (%)]
Spagna 115 12,0 34 (29,8)
Israele 111 11,6 36 (32,4)
Turchia 100 10,5 37 (37,0)
Scozia 93 9,7 27 (29,0)
Grecia 81 8,5 12 (14,8)
Svizzera 72 7,5 35 (48,6)
Svezia 59 6,2 18 (30,5)
Italia 52 5,4 38 (73,1)
Rep. Ceca 51 5,3 30 (58,8)
Serbia 50 5,2 16 (32,0)
Danimarca 50 5,2 18 (36,0)
Belgio 45 4,7 18 (40,0)
Islanda 43 4,5 13 (30,2)
G. Bretagna 44 3,6 10 (29,4)
schioso affermare che i trattamenti complementari
e alternativi siano in grado di bloccare i tumori o
favorire la guarigione - ricorda Elisabetta Iannelli,
vicepresidente Aimac - ma è ragionevole sostenere
che alcuni aiutino i malati a migliorare la qualità
della vita».
Nessuna criminalizzazione dei trattamenti
“alternativi”, dunque, ma la ferrea volontà di evitare
i rischi che possono derivare da un loro utilizzo
incontrollato. Per questo il primo consiglio offerto
nell’opuscolo è quello di riferire al medico il ricorso
a metodi e cure non convenzionali, mettendo al
bando paure e reticenze.
Nel calderone dei metodi disponibili, vanno distinti
i trattamenti “di supporto” alle terapie mediche,
che assumono una vera e propria funzione di complementarietà.
Ne sono un esempio la psicoterapia,
il counselling, i gruppi di auto-aiuto, la meditazione,
lo yoga e la terapia artistica: tutte pratiche utili a
combattere stress, ansia e depressione.
Agopuntura, chiropratica e massaggi, invece,
puntano direttamente ad alleviare le sofferenze del
corpo, in particolare le conseguenze del decubito,
il dolore e la nausea. Il terreno si fa più insidioso
quando i metodi sono biologici, come omeopatia,
fitoterapia, fiori di Bach, vitamine e integratori.
Tre le raccomandazioni generali: naturale non è
sintomo di innocuo; va sempre verificata la provenienza
e il contenuto dei prodotti; va evitata l’automedicazione.
Quanti usano le «alternative» Per tipo di tumore Perché si scelgono
Gruppo
diagnostico
% usa
terapie
non conv.
Pancreas 56,3
Fegato 55,6
Ossa 54,5
Cervello 50,0
Seno 44,7
Stomaco 41,9
App. ginecol. 40,3
App. genito-ur. 40,0
Colon retto 32,7
Prostata 30,0
Sangue 26,5
Pelle 25,0
Polmone 23,6
Testa e collo 22,7
menti, dal momento che molti
fanno uso di erbe facilmente reperibili.
Proprio le erbe sono al top
della classifica dei rimedi più usati:
the verde, essiac, erbe cinesi,
tavolette di salvia, echinacea, camomilla,
timo secco, bevande a
base di soia, ginseng e così via.
In Italia, Danimarca, Israele, Spagna,
Grecia e Islanda si ricorre
molto a pratiche di tipo
“spirituale”.
Perché si ricorre alle cure
dolci. Oltre la metà dei pazienti
ricorre ai trattamenti non convenzionali
per potenziare la propria
capacità di combattere il tumore,
il 40% per aumentare il benessere
fisico, il 35,2% per accrescere
quello emotivo. Tuttavia, quando
si parla dei benefici effettivamente
sperimentati, le percentuali si
ribaltano: il 42,5% ritiene le cure
dolci in grado di migliorare il
benessere psicologico e soltanto
il 22% le giudica capaci di rafforzare
la lotta contro la malattia.
Soltanto il 18,6% dei malati
apprende l’esistenza di trattamenti
complementari dal medico di
famiglia: le fonti principali di informazione
sono gli amici
(56,5% dei casi), i familiari
(29%) e i media (28,4%). Il 4,4%
degli interpellati ha segnalato effetti
collaterali delle terapie non
convenzionali, in gran parte temporanei
e spesso legati all’ingestione
di erbe o minerali: si tratta
soprattutto di mal di stomaco,
nausea, mal di testa, emicrania e
diarrea.
Il divario con gli States. Negli
Stati Uniti il ricorso a terapie
di supporto è più ampio che in
Europa: interessa in media il
40% dei malati di cancro. Complici
un approccio più olistico alla
medicina e una popolazione
più multietnica, che ha smussato
certe rigidità del sapere medico
occidentale. La maggiore diffusione
si riflette sulla ricerca in
questo settore: il National cancer
institute, nel 2004, ha avviato
400 progetti sulle terapie non convenzionali
in oncologia, per uno
stanziamento complessivo di oltre
120 milioni di dollari.
pagina a cura di
Manuela Perrone
Iniziativa del Cipomo: nascono pure sei gruppi di studio sui farmaci biologici
La rete oncologica lombarda è in rampa
di lancio. E i primari della Regione
sono già sull’attenti: la sezione lombarda
del Cipomo (il Collegio italiano
dei primari oncologi medici ospedalieri)
ha presentato il 17 dicembre scorso la
“sua” Carta.
Sette “comandamenti” in cui vengono
sottolineati i compiti del primario nel
coordinamento e nella gestione del dipartimento
oncologico ospedaliero, definito
il «modello ottimale» per garantire ai
malati un approccio multidisciplinare e
la continuità assistenziale.
La Carta - illustrata a margine del
convegno «La chemioterapia nel tumore
della prostata: passato, presente e prospettive
future» - è una precisazione del
Ragioni per cui si
ricorre alle terapie
non convenzionali
Per combattere
direttamente
il cancro
Per aumentare
la capacità di lotta
Per potenziare
il benessere fisico
Per potenziare il
benessere emotivo
Per contrastare gli
effetti nocivi della
malattia e delle cure
«Potrebbero aiutare,
nonpossono far male»
Per il desiderio
di fare il possibile
Perché richiesto
dal medico
n. %
ruolo del primario (che deve essere «figura
centrale di riferimento»), ma anche
un’assunzione di responsabilità. Non solo
degli aspetti medico-scientifici legati
alla presa in carico del paziente, ma anche
delle «problematiche tecnico-gestionali
delle strutture oncologiche».
Il lavoro del Cipomo ferve su più
fronti. Alla giornata di studio nazionale -
promossa dal consiglio direttivo del Collegio
a Latina il 16 novembre scorso e
coordinata da Modesto D’Aprile - sono
stati costituiti sei gruppi di studio su
altrettanti antitumorali biologici innovativi
(trastuzumab, cetuximab, gefitinib, bevacizumab,
erlotinib e imatinib). Obiettivo:
individuare il target per ogni molecola,
in modo da poter selezionare la popo-
Benefici
accertati
n. %
55 16,4 13 3,9
170 50,7 75 22,4
136 40,6 152 45,4
118 35,2 143 42,8
83 24,8 76 22,6
77 23,1 – –
76 22,6 – –
3 0,9 – –
E i primari lombardi si danno una Carta
lazione di pazienti che potrà giovarsene.
Ed elaborare documenti di approfondimento
e di consenso: linee guida che
possano aiutare gli oncologi nel difficile
compromesso tra le disponibilità economiche
degli ospedali e le opportunità
terapeutiche, spesso dai costi elevatissimi,
offerte dalla ricerca biomolecolare.
«Si è ritenuto - spiega D’Aprile - che
lo strumento delle linee guida, o quello
di documenti di consenso, se condivisi e
implementati in tutte le 140 oncologie
ospedaliere italiane, possa fornire dati
preziosi sul reale impatto, sia clinico che
economico, dei nuovi farmaci biologici,
permettendo un’azione di monitoraggio
sul campo, utile a ogni successivo intervento
di programmazione sanitaria».

27 dic. 2005-2 gen. 2006 AZIENDE/TERRITORIO
25
La proposta: eliminare l’imposta considerando le sponsorizzazioni «non commerciali»
Pubblicità del Ssn al bivio Iva
Le condizioni: esplicitare le finalità delle aziende, i costi e le penali
Di recente il tema del trattamento
Iva delle sponsorizzazioni
negli enti pubblici è ritornato
alla ribalta per via della risoluzione n.
88 dell’11 luglio 2005 dell’Amministrazione
finanziaria.
Nozione e requisiti della sponsorizzazione.
Gli enti pubblici possono
stipulare convenzioni di sponsorizzazione
con altri soggetti pubblici o privati
a titolo oneroso. Il contratto di
sponsorizzazione è il contratto con il
quale un soggetto «associa i segni della
propria identità all’attività
di altro soggetto
versando a que-
No al conflitto
d’interesse
st’ultimo un corrispettivo».
Di conseguenza
i requisiti necessari
sono: l’onerosità
della prestazione, la
trasmissione di un
messaggio pubblicitario (del prodotto,
dell’immagine, del nome dello sponsor
ecc.) e la correlatività delle prestazioni
dei due soggetti del contratto.
La normativa autorizzatrice. Diverse
sono state le normative che in
precedenza hanno espressamente previsto
la possibilità per gli enti pubblici
di stipulare contratti di sponsorizzazione
anche con soggetti privati.
A esempio la legge finanziaria
1998 all’art. 43 aveva previsto le sponsorizzazioni
purché finalizzate a inte-
ressi pubblici con esclusione di ogni
sorta di conflitti di interesse tra l’attività
pubblica e privata e alle seguenti
condizioni che la pubblicità avrebbe
dovuto consentire:
● l’innovazione dell’organizzazione
della Pa;
● la realizzazione di maggiori economie,
comportando risparmi di spesa
rispetto agli stanziamenti disposti;
● una migliore qualità dei servizi resi.
Successivamente la legge finanziaria
2003 e la legge n. 3 del 16 gennaio
2003 (recante disposizioni
ordinamentali
per la Pa) all’art. 45
hanno previsto campagne
pubblicitarie
in materia di salute.
In particolare la legge
finanziaria 2003
ha previsto all’art.
26, co. 4 la possibilità per gli enti
pubblici di procurarsi attraverso finanziamenti
di privati interessati a forme
di promozione, le risorse necessarie
per facilitare la diffusione della carta
di identità elettronica e la carta nazionale
dei servizi con la possibilità che
tali carte siano corredate da loghi, immagini,
slogan e richiami di prodotti
commerciali degli sponsor privati.
Anche alcune Regioni si erano
mosse in tal senso, come a esempio
la Lombardia che nel 1999 prevede-
va gli accordi di sponsorizzazione come
nuova forma di reperimento di
risorse dai privati per le aziende sanitarie
del Ssn.
Le forme di sponsorizzazione e
pubblicità. La sponsorizzazione può
essere attuata in vari modi. Per esempio
esponendo su una attrezzatura o
macchinario fornito o acquistato dallo
sponsor il logo dello stesso; oppure
realizzare iniziative con finalità di carattere
sanitario come fiere, mostre,
convegni, campagne di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica finanziate
dallo sponsor come soggetto patrocinante.
Anche per la pubblicità le forme
possono essere diverse quali: colonnine
pubblicitarie nelle sale di attesa
di ospedali e ambulatori, bacheche
con appositi spazi riservati a informazioni
e comunicazioni pubblicitarie,
utilizzo di pagine e spazi pubblicitari
sui giornalini periodici aziendali distribuiti
gratuitamente ai dipendenti e operatori
del settore ecc.
Il trattamento fiscale delle sponsorizzazioni
nelle aziende sanitarie.
Ai fini Iva i corrispettivi percepiti
dalle aziende sanitarie per i contratti
di sponsorizzazione sono imponibili
e assoggettati all’aliquota del 20%
perché rientrano nell’art. 5 lettera i)
del Dpr 633/1972 tra le attività considerate
«in ogni caso commerciali»
anche se esercitate da enti pubblici.
In tale direzione si è espressa l’Agenzia
delle Entrate con la risoluzione n.
88 dell’11 luglio 2005 che ha motivato
l’assoggettamento a Iva anche per
gli enti pubblici non commerciali (tra
i quali, come è noto, rientrano le
aziende sanitarie del Ssn) perché il
requisito soggetto dell’applicabilità
Iva sussisterebbe.
Ai fini Ires ex Irpeg i proventi derivanti
rientrano nella categoria dei «redditi
d’impresa» e pertanto vanno tassati
in base alle norme previste agli artt.
52-77 del Tuir (Dpr
n. 917/1986).
Le cautele. Per
Ai fini Ires sono
«redditi diversi»
evitare un mercimonio
i contratti di sponsorizzazione
e pubblicità
in generale tra
aziende sanitarie e
sponsor privati dovrebbero
indicare:
● i motivi perseguiti dalle Asl e azienda
ospedaliere con la sponsorizzazione;
● le ragioni della scelta del soggetto
da sponsorizzare;
● l’inesistenza di conflitti di interesse
tra l’attività pubblica e l’attività privata;
● le obbligazioni delle controparti;
● le penali in caso di inadempimento;
● i corrispettivi a favore dell’azienda
sanitaria o il risparmio di costi rispet-
to agli stanziamenti di spesa programmati.
Una proposta fiscale per il futuro.
Sulla base di una serie di considerazioni
quali: che gli sponsor privati sarebbero
più propensi a stipulare accordi
di sponsorizzazione e a fornire contributi
se il loro esborso non fosse maggiorato
dell’Iva; che la Sanità pubblica
in periodi come questi di sempre
più scarse fonti pubbliche di finanziamento
è alla ricerca continua di nuove
risorse finanziarie; che le sponsorizzazioni
nella Sanità
pubblica sono finalizzate
a interessi pub-
blici nobili e ad attività
istituzionali; si potrebbe
ipotizzare una
proposta di non qualificazione
delle sponsorizzazioni
come
«oggettivamente commerciali» e considerarle,
invece, fuori campo Iva.
Ai fini Ires ex Irpeg rimarrebbe
l’assoggettamento dei corrispettivi
non più come «redditi d’impresa» ma
quali «redditi diversi» in base all’art.
81 del Tuir perché la riscossione di
questi corrispettivi pattuiti non si concretizzerebbe
nell’esercizio di impresa
non configurandosi svolgimento di attività
commerciale.
Pier Paolo Balzamo

26 AZIENDE/TERRITORIO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Entro il 31 gennaio 2006 dovranno
essere adottate le norme per
conformarsi alla direttiva
18/2004/Ce che coordina le procedure
di aggiudicazione degli appalti di lavori,
forniture e servizi. All’ordinamento
europeo non importa chi la debba recepire
- Governo o Regioni -, basta che
venga recepita.
Con la legge 62/2005 - la legge
Comunitaria 2004 -, il Legislatore statale
è già intervenuto
per conformarsi al decimo
considerando e
all’articolo 1, comma
2, della direttiva
18/2004/Ce, dove è
stabilito che il regime
giuridico da applicare
nel caso di appalti
con oggetti eterogenei (i cosiddetti
appalti misti o global service), è quello
previsto per la prestazione principale.
Ha così armonizzato in tal senso
l’articolo 2, comma 1, della legge
109/1994 (legge quadro sui lavoro
pubblici) il quale stabiliva invece che
il parametro da utilizzare nel caso di
appalti a prestazioni eterogenee fosse
quello della prevalenza economica, aggiungendo
al testo originario il comma
2, che recita: «Quest’ultima disposizione
non si applica ove i lavori
abbiano carattere meramente accessorio
rispetto all’oggetto principale de-
Nell’area industriale di Portoscuso,
dal 1997 al 2001, sono
morti dieci neonati: un eccesso
dell’85% sulla media regionale. In
quella di Porto Torres si muore il
10% in più, soprattutto per malattie
infettive e dell’apparato digerente,
per tumori del fegato e per patologie
respiratorie. Nella zona militare
della Maddalena il tumore della
vescica ha eccessi del 121% e il
linfoma non Hodgkin del 178%
sulla media regionale.
I dati sono riportati nel «Rapporto
sullo stato di salute delle popolazioni
residenti in aree interessate
da poli industriali, minerari e
militari della Regione Sardegna»,
messo a punto dalla Commissione
tecnica di studio voluta dall’assessorato
regionale alla Sanità e presentato
a Cagliari il 12 dicembre.
«Per la prima volta dopo lustri di
inerzia - ha spiegato l’assessore Nerina
Dirindin - la Regione ha
compiuto uno studio completo». E
l’Osservatorio epidemiologico regionale
ha potuto avvalersi del pool
di medici, statistici e giuristi dell’AtEsa
(Associazione temporanea
d’impresa Epidemiologia, sviluppo
e ambiente) che fornisce assistenza
tecnica per conto del ministero
della Salute sui fondi del Quadro
comunitario di sostegno (Piano
operativo 2000-2006).
L’analisi, condotta su 18 aree
dell’Isola, ha preso in esame
279.668 decessi di residenti sardi
tra il 1981 e il 2001 e 1.062.742
ricoveri (il 4,3% avvenuti fuori Regione),
analizzati in base all’archivio
regionale delle Sdo
2001-2003. Sotto la lente i poli
industriali di Portoscuso, San Gavi-
Entro gennaio l’Italia dovrà recepire le norme europee su gare di forniture e servizi
Appalti misti, terremoto Ue
Stop ai paletti: chi esegue i lavori non deve essere più «qualificato»
Non sarà facile
adeguarsi a Bruxelles
dotto in contratto».
Sarà, però, più difficile per il nostro
Legislatore adeguare alla direttiva Ce
l’articolo 8, comma 1, della stessa legge
che prevede che tutti i soggetti
esecutori a qualsiasi titolo di lavori
pubblici debbano essere qualificati. E
il comma 11-septies stabilisce che nel
caso di forniture e servizi, i lavori,
ancorché accessori e di rilievo economico
inferiore al 50%, devono essere
eseguiti esclusivamente
da soggetti
qualificati. Infatti l’ar-
ticolo 47, comma 2,
della direttiva
18/2004/Ce che tratta
la «Capacità economica
e finanziaria»,
e l’articolo 48,
comma 3, che tratta le «Capacità tecniche
e professionali» recitano: «Un operatore
economico può fare affidamento
sulle capacità di altri soggetti, a
prescindere dalla natura giuridica dei
suoi legami con questi ultimi. In tal
caso deve dimostrare alla amministrazione
aggiudicatrice che disporrà dei
mezzi necessari, ad esempio mediante
presentazione dell’impegno a tal fine
di questi soggetti».
Normativa nazionale. In materia
di appalti pubblici il nostro ordinamento
prefigura una “predeterminazione”
di un mercato di imprenditori dotati di
requisiti sufficienti per la qualificazione,
così come disciplinato dal Dpr n.
554/1999 (regolamento di attuazione
della legge 109/2004) e dal Dpr n.
34/2000 («Regolamento recante istituzione
del sistema di qualificazione per
gli esecutori di lavori pubblici, ai sensi
dell’art. 8 della L. 11/2/1994, n. 109 e
s.m.i»). La verifica dell’idoneità dei
soggetti che aspirano a eseguire lavori
pubblici, è stata demandata a società
per azioni denominate «Società organismi
di attestazione» (Soa) autorizzate
dall’Autorità per la vigilanza sui
lavori pubblici. In questo modo, chiunque
volesse eseguire dei lavori pubblici,
dovrebbe acquisire l’attestato di
qualificazione Soa per categorie e classifiche
corrispondenti ai lavori oggetto
di appalto, dimostrando il possesso
dei requisiti generali e speciali elencati
nel citato regolamento. Ma anche
per le forniture di beni e di servizi le
stazioni appaltanti sogliono attingere a
degli “albo fornitori” noti e idonei sulla
base del possesso di requisiti predeterminati.
Normativa comunitaria. Invece
secondo la normativa Ue, per la partecipazione
alla singola gara non è necessario
il possesso della qualificazione
derivante dal sistema di qualificazione.
Infatti l’articolo 52 della direttiva,
prevedendo la possibilità di avvalimento
al momento della singola gara,
permette di prescindere dalle categorie
di qualificazione atteso che i requisiti
concreti per la singola gara sono
momento diverso dai requisiti per ottenere
la qualificazione. Pertanto, questo
tipo di avvalimento pone in crisi il
sistema delle Soa poiché non richiede
nemmeno che l’avvalso sia esso stesso
un soggetto qualificato, dato che
non partecipa alla gara, dovendo solo
garantire la disponibilità dei mezzi finanziari,professionali
e tecnici. Inoltre,
spersonalizzando i re-
quisiti di capacità tecnica
ed economica
che gli operatori dovrebbero
possedere
per partecipare a
ogni appalto, il Legislatore
europeo spezza il legame biunivoco
e necessario esistente nel nostro
ordinamento tra la stazione appaltante
e l’appaltatore, oltre che la corrispondenza
tra l’imprenditore e la sua responsabilità.
Ne consegue che per la
nuova direttiva Ue il fornitore potrà
essere il contenitore di un indefinito
numero di soggetti di cui può avvalersi,
anche se estranei al mercato di
quello specifico settore cui si riferisce
l’appalto. Né servirà più che un fornitore
partecipi a un appalto pubblico
con la sua organizzazione aziendale e
con i suoi requisiti, potendo partecipar-
Sardegna/ Presentato il primo rapporto sulla popolazione che vive nei poli industriali e militari
Fabbriche e miniere fanno male alla salute
Mortalità in Sardegna 1997-2001 (per 10mila ab.)
Causa Sesso Sassari Nuoro Cagliari Oristano Sardegna Italia
Tutte M 84,13 90,55 82,4 83,62 84,41 80,77
le cause F 52,92 52,44 49,53 48,74 50,94 52,03
Mal, M 0,64 0,51 0,70 0,58 0,64 0,52
infettive F 0,42 0,43 0,36 0,25 0,38 0,34
Diabete
M
F
2,22
1,88
2,67
2,02
1,72
1,87
2,17
1,90
2,06
1,90
1,94
1,93
Sistema M 31,25 31,9 27,98 31,38 29,98 30,37
circolatorio F 21,72 22,17 20,14 21,84 21,15 22,83
Sistema M 5,90 6,78 8,48 6,44 7,22 5,90
respirat. F 2,91 2,86 3,08 3,01 2,99 2,61
Pneumoc. M 0,18 0,72 2,02 0,36 1,08 0,17
Apparato M 4,60 6,05 4,57 4,85 4,86 3,85
digerente F 2,70 2,56 2,51 2,31 2,55 2,33
Cirrosi
M
F
2,69
1,16
3,62
1,25
2,37
1,09
2,77
0,77
2,71
1,10
2,04
1,01
Maldefinite
M
F
1,66
1,91
1,55
1,37
0,72
0,73
0,84
0,84
1,14
1,18
0,96
0,71
Tumori M 25,87 26,72 26,00 24,68 25,93 26,43
totali F 13,51 13,04 13,44 11,95 13,23 14,27
Tumore M 2,67 2,67 2,43 2,15 2,51 2,22
fegato F 1,34 1,24 1,39 0,77 1,28 1,10
Polmone
M
F
6,69
0,83
5,96
0,84
7,92
0,89
5,62
0,78
6,98
0,85
7,38
1,24
Mammella F 2,77 2,45 2,92 2,82 2,78 2,64
Prostata M 2,30 2,37 1,95 1,84 2,11 1,92
Vescica
M
F
1,36
0,15
1,04
0,17
1,09
0,14
1,00
0,18
1,15
0,15
1,11
0,19
Linfoemato M 2,29 2,40 1,73 1,65 2,00 1,96
totale F 1,48 1,15 1,08 0,96 1,19 1,28
Lnh
M
F
0,81
0,56
0,88
0,41
0,58
0,42
0,58
0,36
0,70
0,45
0,71
0,48
Leucemie
M
F
1,14
0,60
1,20
0,44
0,74
0,42
0,73
0,39
0,94
0,47
0,84
0,50
no, Sarroch, Ottana, Porto Torres,
Tortolì, il comprensorio del sughero
e Macomer; i poli minerari storici
dell’arburese, guspinese e iglesiente;
i siti militari di Capo Teulada,
della Maddalena e del Salto di
Quirra; le città e conurbazioni di
Cagliari, Nuoro, Olbia, Oristano e
Sassari.
I risultati non sono confortanti.
In molte aree si evidenziano mortalità
e prevalenza in eccesso per
malattie dell’apparato digerente,
cirrosi epatica in particolare, cancro
del fegato e del polmone, nonché
tumori del sistema emolinfoematopoietico.
Colpisce, ad esempio,
l’eccesso di mortalità del
149% sulla media regionale per
malattie respiratorie nell’area mineraria
di Arbus. Così come quello
del 130% per malattie urinarie nella
zona di Iglesias. Intorno alla zona
industriale di Sarroch la mortalità
e i ricoveri per tumore al polmone
eccedono del 13-24%, a Cagliari
del 17 per cento. Nel comprensorio
del sughero le malattie dell’apparato
circolatorio uccidono con
eccessi del 16% negli uomini e del
26% nelle donne. I linfomi non
Hodgkin colpiscono più della media
regionale non soltanto alla
Maddalena, ma anche a Macomer,
a Capo Teulada e a Salto di Quirra.
Senza contare la piaga della
silicosi: in Sardegna il tasso di mortalità
è sei volte superiore a quello
nazionale.
Le indicazioni per una programmazione
sanitaria più rispettosa
delle esigenze di salute della popolazione
ci sono tutte.
Manuela Perrone
Niente requisiti
tecnici ed economici
vi anche senza possederli, raccogliendoli
al suo esterno da uno o più soggetti.
Ipotizzando l’avvalimento con un
terzo del tutto estraneo, la nuova direttiva
ammette che questi possa fornire
avvalimenti per un numero indeterminato
di soggetti e per un numero indeterminato
di gare. Per di più, essendo
legato all’avvalente solo da un rapporto
obbligatorio, può anche rifiutarsi di
fornirgli qualsiasi informazione circa
altri suoi eventuali
impegni o fornirla di
comodo, senza che
l’avvalente abbia la
minima possibilità di
verificarla.
Si potrebbe ovviare
a ciò ipotizzando
elenchi di avvalsi o
autorità cui obbligatoriamente debbano
essere comunicati gli avvalimenti,
ai fini di tenere il conto delle esposizioni
finanziarie e della disponibilità dei
mezzi tecnici. Ma ciò corrisponderebbe
alla costituzione di un albo o di un
sistema di qualificazione degli avvalsi,
il che contrasterebbe con lo spirito
e la finalità dell’immensa apertura alla
concorrenza disposto dalla direttiva
Ue. Vedremo come il nostro ordinamento,
nazionale e regionale, saprà
conformarsi.
Marco Molinari
Differenze Sardegna-Italia
Tassi di mortalità uomini 1997-2001
Tassi di mortalità donne 1997-2001

27 dic. 2005-2 gen. 2006 AZIENDE/TERRITORIO
27
LOMBARDIA/ Il Rapporto Oasi del Cergas Bocconi analizza la nuova veste delI’Irccs
Fondazioni, il «caso» Milano
La trasformazione come simbolo dei processi di evoluzione strategica
Con l’articolo 42 della legge
3/2003 «Disposizioni
ordinamentali in materia
di pubblica amministrazione» è
stata attribuita al Governo la delega
per l’adozione di un Dlgs sul
riordino degli Irccs, poi approvato
il 16 ottobre 2003 (Dlgs
288/2003). Tale Dlgs prevede la
possibilità che le Regioni trasformino
gli Irccs in Fondazioni, costituendo
in questo modo un nuovo
soggetto che, pur mantenendo
la natura giuridica pubblica,
sia aperto alla partecipazione di
soggetti pubblici e privati e possa
stipulare accordi e convenzioni,
costituire e/o partecipare a
consorzi, società di persone e di
capitali sia con soggetti pubblici
che privati. L’unico esempio di
trasformazione di Irccs in Fondazione
a livello nazionale è rappresentato
dalla Fondazione Irccs
ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagalli e Regina Elena di
Milano.
L’esperienza di tale trasformazione
è stata analizzata da Oasi
(Osservatorio sulla funzionalità
delle aziende sanitarie italiane)
del Cergas Bocconi, che nel
2005 ha svolto una ricerca, i cui
risultati complessivi sono presentati
nel rapporto Oasi 2005, in
corso di pubblicazione
presso
Egea.
Storicamente
l’Irccs ospedale
Maggiore
Policlinico di
Milano doveva
essere trasferito
dall’attuale sito, nel centro di
Milano, verso la periferia, per
volontà dell’amministrazione comunale.
In seguito all’edificazione
di nuovi complessi ospedalieri,
inizialmente quali articolazioni
del Maggiore e in seguito divenuti
amministrativamente autonomi,
all’insediamento di ulteriori
realtà assistenziali costruite da
privati e convenzionate con il
Ssr, si rese possibile una revisione
della quantità di posti letto
necessari per soddisfare le esigenze
della popolazione.
Tali considerazioni, accompagnate
dalla necessità di abbattere
i costi dell’assistenza ospedaliera,
consentirono di mantenere
l’ospedale Maggiore nel centro
di Milano. Il primo intervento di
ristrutturazione e ammodernamento
fu così elaborato e approvato
dal Comune e dalla Regio-
La Asl vince
la titolarità
di gestione
del budget
Investimento da
160 milioni
Tab. 1 - Finanziatori (Accordo 2000) Tab. 2 - Investimenti e finanziatori (Dgr VII/18413/2004)
Soggetti finanziatori
Importo
(mld lire)
Ministero della Salute 70
Regione Lombardia 70
Irccs Ospedale Maggiore 100
Fondazione Cariplo
e Cariplo SpA
90
Privati 230
ne nel 1997. Nel 1999 la Giunta
regionale promosse un accordo
di programma tra ministero della
Salute, Regione Lombardia, Comune
di Milano e Irccs ospedale
Maggiore Policlinico per la ristrutturazione
di quest’ultimo.
Nel corso dell’attività tecnica
per la definizione dell’accordo la
direzione generale della Regione
ritenne necessario coinvolgere
l’Ao Istituti clinici di perfezionamento
(Icp), situata in un’area
confinante con il Maggiore. Tale
decisione implicò l’elaborazione
di un nuovo progetto per l’accorpamento
delle due strutture.
L’obiettivo di tale riorganizzazione
funzionale e strutturale era di
ottimizzarne il funzionamento,
contenere le spese di gestione e
rendere più confortevole l’ospitalità
alberghiera ai degenti. Inoltre,
la realizzazione
del progettorappre-
sentaval’opportunità per
una rivalutazione
della destinazioneurbanistica
di una vasta
area nel centro della città,
dotandola di nuovi servizi (culturali,
commerciali e parcheggi di
1.700 posti auto).
Il nuovo accordo di programma
tra ministero, Regione, Comune,
Ao Icp e Irccs ospedale
Maggiore Policlinico fu sottoscritto
il 25 settembre 2000. Gli
studi che seguirono portarono a
ipotizzare il completo abbattimento
dei due complessi originari
e la costruzione di una nuova
struttura con una capienza massima
di 1.400 posti letto che accogliesse
tutte le funzioni di diagnosi,
cura e assistenza sanitaria, per
aggregare le attività disperse in
diverse sedi ed eliminare eventuali
duplicazioni di servizi. Inoltre
fu ipotizzata l’istituzione di
una Fondazione, quale sperimentazione
gestionale della durata di
tre anni, ai sensi dell’art. 9-bis
LOMBARDIA/ 2
Un maggiore coinvolgimento di Asl,
Ao ed Enti locali nella gestione e
nella programmazione dell’attività sanitaria,
criteri innovativi di distribuzione delle
risorse, potenziamento del piano di
riduzione dei tempi d’attesa, sviluppo
del piano farmaceutico: sono questi alcuni
dei punti cruciali delle nuove regole di
gestione del Ssr per il 2006, deliberate
dalla Giunta regionale lombarda su proposta
degli assessori alla Sanità, Alessandro
Cè e alla Famiglia e Solidarietà
sociale, Gian Carlo Abelli.
Le Asl diventano protagoniste della
programmazione e del coordinamento
tra i diversi servizi socio-sanitari e i vari
del Dlgs 502/92. Il costo presunto
dell’investimento era di circa
289 milioni.
Dalla sua sottoscrizione al
2003, l’originario progetto di sperimentazione
gestionale venne
superato. Nel corso del 2004 l’accordo
di programma del 25 settembre
2000 subì ulteriori modifiche
sostanziali, approvate con
la Dgr VII/18413 del 30 luglio
2004. La delibera conferma la
riduzione del numero di posti letto,
mantenendo a 168mila mq la
massima superficie lorda di pavimento
dei fabbricati destinati ad
attività sanitaria; decide di ricorrere
in parte alla ristrutturazione
di alcuni padiglioni e in parte
alla costruzione di nuove strutture;
infine prevede un ridimensionamento
del costo dell’investimento
che da circa 289 milioni
si riduce a 160, ripartiti tra i soggetti
finanziatori.
La Fondazione così costituita
conserva la natura pubblica propria
dei due enti originari (Irccs
ospedale Maggiore Policlinico e
Ao Icp), ma la forma giuridica le
consente maggiore flessibilità rispetto
al passato. Innanzitutto
l’opportunità di avere soci conferenti
capitale, in secondo luogo
quella di poter costituire società
con scopo di lucro, pur mantenendo
la natura di non profit,
infine quella di poter introdurre
contratti di lavoro di diritto privato.
La soluzione giuridica della
Fondazione rappresenta inoltre
l’occasione per apportare alcune
novità gestionali nell’attività di
ricerca scientifica. L’intenzione
manifestata, in particolar modo
dalla direzione scientifica, è di
introdurre una logica di project
management, costruendo percorsi
di diagnosi e cura a cui dedicare
team specializzati e integrati
dalla direzione scientifica.
Rispetto alla situazione originaria
e a quanto previsto con il
primo accordo di programma,
più che modificare sostanzialmente
la tipologia di attività svol-
Soggetti finanziatori Importo (mln €)
Ministero della Salute 50,87
Regione Lombardia/Icp 4,00
Irccs Ospedale Maggiore e, in seguito alla sua costituzione,
Fondazione Irccs «Ospedale Maggiore Policlinico, 105,13*
Mangiagalli e Regina Elena»
* Sullo stesso importo finanziato dall’Irccs Ospedale Maggiore (105,13 mln €)
la Regione Lombardia coprirà gli interessi sui mutui, anche mediante l’alienazione
di beni immobili regionali
soggetti coinvolti. E a loro toccherà tra
l’altro il compito di presentare alla Regione
un “documento programmatico” per
le politiche ospedaliere e ambulatoriali, i
servizi socio-sanitari offerti e le risorse
disponibili per ogni distretto sanitario.
Nella programmazione saranno coinvolti
anche i Comuni da un lato, medici di
base e specialisti dall’altro. Tra i compiti
principali delle Asl ci sarà anche il controllo
delle attività svolte da cliniche e
ambulatori pubblici e privati, in stretto
accordo con le direzioni generali della
Sanità e della famiglia, da svolgersi anche
attraverso l’utilizzo della Banca dati
degli assistiti (Bda) che raccoglie la mappatura
sanitaria di tutti i 9,2 milioni di
cittadini lombardi.
te, la costituzione della Fondazione
sembra l’opportunità per evitare
la duplicazione di servizi,
prima svolti separatamente da
ospedale Maggiore e Icp, per
sfruttare le sinergie di competenze
e quindi incrementare la qualità
dei servizi (anche attraverso la
sperimentazione di forme innovative
di gestione in campo sanitario
e della ricerca biomedica) e
per abbattere i costi di gestione,
sfruttando gli elementi di flessibilità
concessi dalla forma giuridica
scelta.
I membri della Fondazione si
distinguono in fondatori e partecipanti.
I primi sono il ministero
della Salute, la Regione, il Comune
e, in rappresentanza degli interessi
originari dell’Irccs, l’arcidiocesi
di Milano. I secondi sono
definiti dallo statuto come
«enti pubblici e soggetti privati
che, condividendo le finalità della
Fondazione, si impegnano a
contribuire alla vita della medesima
e alla realizzazione dei suoi
scopi con apporti patrimoniali o
patrimonialmente valutabili».
Come in parte già previsto
nel Dlgs 288/03, gli organi della
Fondazione sono:
● il consiglio di amministrazione
composto da nove membri:
tre nominati dal ministro della
Salute, tre dal presidente della
Regione Lombardia, uno dal sindaco
di Milano, uno dall’arcivescovo
di Milano e uno dai partecipanti.
Svolge funzioni di indirizzo
e controllo dell’attività;
● il presidente: nominato dal
Cda tra i membri designati dal
ministro e dal presidente della
Regione. In qualità di legale rappresentante
della Fondazione, si
occupa delle relazioni con gli enti,
istituzioni, imprese pubbliche
e private e altri organismi;
● il direttore generale: nominato
dal Cda su indicazione di concerto
tra il ministro della Salute e il
presidente della Regione ed è
scelto tra persone estranee al consiglio
stesso. Svolge compiti ge-
stionali in qualità di responsabile
del raggiungimento degli obiettivi
definiti dal Cda, della gestione
finanziaria, tecnica e amministrativa;
● il direttore scientifico: nominato
dal ministro della Salute, sentito
il presidente della Regione.
Ha il compito di promuovere e
coordinare l’attività di ricerca
scientifica e ne gestisce il budget;
● il collegio sindacale: nominato
dal direttore generale è composto
da cinque membri, di cui uno
designato dal ministro dell’Economia,
uno dal ministro della Salute,
due dal presidente della Regione
e uno dal sindaco. Il presidente
del collegio viene eletto
dai sindaci nel corso della prima
seduta. Svolge la funzione di
controllo contabile;
● il comitato
di vigilanza:
istituito con de-
creto del ministro
della Salute.
Si compone
di cinque membri,
di cui uno
nominato dal
ministro dell’Economia, due dal
presidente della Regione e due
designati dal ministro della Salute,
dei quali uno, con funzioni di
coordinamento, appartenente alla
direzione generale della ricerca
scientifica e tecnologica del
ministero. Esercita il controllo e
la vigilanza sull’amministrazione
della Fondazione.
La composizione di tali organi
è in realtà destinata a subire
modifiche, in particolar modo
per quanto concerne il ruolo del
ministero, in applicazione di
quanto previsto dalla sentenza
della Corte di cassazione n. 270
del 7/7/2005, seguita al ricorso
avanzato dall’Emilia Romagna
circa la costituzionalità del Dlgs
288/2003.
L’eredità più importante in
termini di disavanzo per la Fondazione
in seguito all’accorpa-
Le Ao, invece, dovranno coinvolgere
sempre più medici e operatori - attraverso
il Consiglio dei Sanitari e il Collegio
di direzione - nella gestione del budget
aziendale, nella definizione degli investimenti,
nelle politiche del personale.
Il criterio per l’erogazione dei finanziamenti
sarà per quota capitaria e a disposizione
ci sono - come scritto nel
bilancio approvato sempre la scorsa settimana
- in 13,9 mld di euro, eventualmente
integrabili. Maggiori risorse sono toccate
a ricoveri e prestazioni specialistiche
per abbattere le liste d’attesa (214
mln, +3,5%), farmaci oncologici, malattie
rare e retrovirali (38 mln, +15%, farmaci
erogati da farmacie (50 mln, +3%),
piani di prevenzione (20 mln, +50%).
Il cambio assicura
maggiore flessibilità
mento dell’Ao Icp e dell’Irccs
ospedale Maggiore è da attribuirsi
a quest’ultimo. Nel caso della
Fondazione Irccs Policlinico, per
i primi cinque anni dalla sua costituzione,
i suoi disavanzi verranno
coperti dalla Regione con
un piano di rientro, il cui finanziamento
è stato approvato con
Dcr n. VII/1181 del 16/2/2005.
L’esperienza della Fondazione
Irccs ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagalli e Regina
Elena dimostra come, se la configurazione
istituzionale è stata storicamente
una funzione esclusiva
dello Stato prima e delle Regioni
poi, essa oggi diventi quasi
una funzione aziendale. Le singole
aziende sono chiamate ad analizzare
i propri principali fabbisogni
strategici per definire quale
possa essere la soluzione istituzionale
più coerente. In un simile
contesto la costituzione di una
Fondazione si colloca come strumento
di collaborazione pubblico-privato
in concomitanza con
la realizzazione di nuove strutture
o alla ristrutturazione/riconversione
di quelle esistenti. Secondo
tale logica la capogruppo Regione
usa le proprie aziende decentrate
per studiare le soluzioni
locali e per essere rappresentata
negli organismi
della Fondazione.Que-
sto caso dimostra,
inoltre, come
la trasformazione
delle
forme giuridiche
rappresenti
spesso la punta dell’iceberg di
altri e ben più profondi processi
di evoluzione strategica: in questo
caso fusione tra due pre-esistenti
presìdi ospedalieri, razionalizzazione
dell’offerta sanitaria
complessiva e finanziamento della
costruzione/ristrutturazione degli
edifici. Il giudizio su queste
operazioni non deve quindi confondere
le diverse dimensioni di
trasformazione strategica, le quali
sono in parte distinte tra di
loro. In altri termini, quando si
valuta l’efficacia della soluzione
istituzionale “Fondazione” non
si devono implicitamente giudicare
processi di aggregazione tra
aziende sanitarie e di riqualificazione
infrastrutturali.
Francesco Longo
Monica Otto
Cergas Bocconi
La quota capitaria sarà stabilita in base
a tre criteri: storico (per il 92% delle
risorse 2006), demografico (per il 6,5%)
e geografico (per l’1,5%).
Previsti anche Piani di sviluppo: Oncologico,
Cardio-cerebrovascolare, Salute
mentale, Riabilitazione, Sangue, Vaccini,
Amianto, Prevenzione attiva. Infine,
per i tempi di attesa l’obiettivo è
portare a un massimo di 90 giorni quelli
per ecografie, Tac, Rmn, Ecg, visite cardiologiche
e ortopediche: per fare questo
sono previsti progetti di monitoraggio e
di verifica che coinvolgono Asl e Ao.
Gli strumenti vanno dall’attivazione di
nuovi Cup alla Carta regionale dei servizi
che sarà ampliata e coinvolgerà tutti
gli operatori sanitari.

28 AZIENDE/TERRITORIO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
P artendo
dai
conti
dello scorso
anno delle
aziende sanitarie
che fanno
registrare un
disavanzo di 1,57 mld, la Regione
Campania prepara il piano
triennale di equilibrio economico
per ridurre la spesa sanitaria
del 18,5% entro il 2008.
La programmazione è contenuta
in una delibera di Giunta
da inserire come allegato al bilancio
regionale di previsione
2006, che già affrontava l’argomento
prevedendo un risparmio
complessivo sul triennio
2006-2008 del 13,4 per cento.
Lo stesso bilancio conferma rispetto
all’anno scorso l’accisa
sulla benzina e la tassa sul bollo
auto, e porta all’aumento dell’Irap
(0,30%) e dell’Irpef
(0,20% per i redditi fino a
12.500 euro, 0,30 per i redditi
fino a 15mila, 0,50 per quelli
oltre i 15mila, con l’esenzione
dei redditi da pensione fino a
15mila euro e per il reddito da
prima casa) per sostenere la copertura
del debito, di circa 5
mld, accumulato dal comparto
Sanità. Rispetto alla proposta
iniziale di un aumento di mezzo
punto percentuale, le aliquote
sono state ritoccate verso il
basso, prima del passaggio in
Aula.
Per quanto riguarda la spesa
e i conti di Asl, Ao, aziende
ospedaliero-universitarie
(Aou) e l’Irccs Fondazione Pascale,
la Giunta ha modificato
gli obiettivi. Ferma restando la
riduzione fissata per il prossimo
anno, pari al 6,5%, è previsto
un maggiore risparmio per
il 2007 (-5,5) e il 2008 (-6,5)
rispetto al livello dei costi raggiunto
dalle aziende nel consuntivo
2004, pari a 8,8 mld.
Le voci più significative del
piano proposto al Consiglio regionale
riguardano il costo del
personale per cui è previsto un
risparmio del 12% sul triennio;
l’assistenza acquistata da terzi
il cui costo dovrà essere ridotto
del 19% e la farmaceutica con-
PUGLIA/ 1
Poco meno di 5,377 miliardi di euro a cui sono da aggiungere
poco più di 175 milioni come residuo presunto per il 2005. A
tanto ammonta il bilancio di previsione 2006 per la Sanità della
Puglia, all’approvazione in questi giorni del Consiglio regionale, su
un totale complessivo di entrate per 7,4 miliardi di euro.
Il bilancio 2006 punta in particolare alla stabilizzazione dei
lavoratori precari e all’accelerazione del processo di accreditamento
delle strutture sanitarie. La normativa autorizza le aziende sanitarie
ad assumere a tempo indeterminato il personale ausiliario sino alla
concorrenza dei posti in organico vacanti. Di questi il 50% deve fare
riferimento a coloro che hanno svolto mansioni per più di 12 mesi,
anche non continuativi, nel quinquennio precedente, nella stessa
azienda o anche in altre. A tal fine sono previste procedure concorsuali,
da bandire entro 2 mesi dall’entrata in vigore della legge, da
svolgere sotto forma di prove di idoneità precedute da una valutazione
dei titoli professionali dei candidati, secondo modalità stabilite
dalla Giunta. In questo ambito dello specificato 50%, uno spazio del
10% è stato previsto anche per i lavoratori in mobilità già dipendenti
di aziende sanitarie private, per i quali la Giunta potrà prevedere
specifica riserva.
Per quel che riguarda l’accreditamento due sono le innovazioni
più rilevanti. La prima riduce gli standard di dotazione minima di
PUGLIA/ 2
Cambia il regolamento sul fabbisogno
delle strutture sanitarie in Puglia.
Le modifiche approvate dalla Giunta
regionale riguardano il regolamento
regionale n. 15 del 6 aprile scorso relativo
all’applicazione della Lr 8/2004 sull’accreditamento
delle strutture sanitarie
e socio-sanitarie.
Tra le innovazioni introdotte: il fabbisogno
dei presìdi di riabilitazione per
portatori di handicap che è stato maggiorato
del 20% in ragione delle liste di
attesa (precedentemente lo standard era
maggiorato del 15%); le Rsa il cui fabbisogno
è stabilito in 0,7 p.l. (precedente-
CAMPANIA/ Il piano varato dalla Giunta per ridurre i costi nel prossimo triennio
Spese Asl, tre anni di passione
La strategia va allegata al budget di previsione varato dal Consiglio
Il risparmio in % per anno
La programmazione 2006-2008
2006 2007 2008 2006-2008
6,5 5,5 6,5 18,5
mente 0,6) per mille abitanti, di cui 0,2
almeno finalizzati all’assistenza dei pazienti
affetti dal morbo di Alzheimer o
demenza senile. Le strutture saranno minimo
da 60 posti e saranno anche in
territori interessati da diverse Ausl. Per
gli hospice, poi, si fissa 1 p.l. ogni 10.000
abitanti. Tutto invariato per ambulatori
chirurgici e odontoiatrici in regime ambulatoriale.
Eventuali maggiori necessità devono
essere evidenziate dalle Ausl e finalizzate
a esigenze o programmi di deospedalizzazione.
Così i parametri per la diagnostica per
immagini, con utilizzo di grandi macchine:
Tac 1 ogni 60mila abitanti (precedentemente
80mila), escluse Ao e Irccs;
venzionata
che sul triennio
dovrebbe
calare del 18
per cento. Per
raggiungere
gli obiettivi
l’amministrazione
farà leva su diversi strumenti,
a cominciare dal blocco
di almeno la metà del turn over
del personale di ruolo sanitario
e di almeno il 75% del personale
di altri ruoli.
Per la farmaceutica convenzionata
il punto centrale sarà
l’appropriatezza e la programmazione
delle prestazioni sanitarie
mentre per le prestazioni
erogate dai centri convenzionati
la Regione punterà sull’applicazione
integrale e tempestiva
dei tetti di spesa, da definire
subito dopo l’approvazione del
bilancio. Un altro tassello è rappresentato
dai controlli per l’appropriatezza
dei ricoveri. Ai
Dg, per accelerare i tempi, è
data la possibilità di agire adottando
procedure d’urgenza per
tutti i provvedimenti su riorganizzazione
e rimodulazione dei
servizi e delle funzioni.
Laura Viggiano
ll bilancio 2006 stabilizza i precari del Ssr
posti letto per disciplina, previsti dal Piano di riordino ospedaliero,
da 32 a 24, da 20 a 16 e da 8 a 6 rispettivamente per le discipline di
base, specialistiche e di terapia intensiva. È stata prevista una deroga
a questi limiti soltanto per le Uo dedicate esclusivamente ai ricoveri
diurni. Inoltre una corsia preferenziale è stata introdotta per la case
di cura per acuti già autorizzate e in esercizio alla data del
31/10/2003 nonché per le strutture transitoriamente accreditate: se
sottoscrivono le pre-intese con la Regione sull’assetto dei posti letto,
potranno presentare domanda di accreditamento entro 12 mesi,
fermo rimanendo che la definizione delle pre-intese dovrà avere
luogo entro il 31 marzo 2006 e costituirà valutazione positiva ai fini
della compatibilità con la programmazione sanitaria regionale.
Infine alcuni interventi straordinari per la tutela della salute nei
luoghi di lavoro. In particolare sono previste quattro misure: un
rafforzamento del sistema di sorveglianza basato sulla banca dati
Inail-Ispesl-Regioni; il potenziamento delle attività dei Servizi di
prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro delle Ausl nei
settori che registrano indici infortunistici più elevati; la costituzione
della rete regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
e piani specifici di assistenza alle microimprese e all’artigianato per
favorire l’integrazione dei lavoratori migranti. Per questi interventi
saranno previste risorse nel Dief 2006.
Salute senza tagli e deficit in calo
Enzo Lorusso
Prestazioni, il nuovo fabbisogno regionale
MARCHE
Niente tagli alla Sanità. Salvo anche il
sociale, nonostante le riduzioni dei trasferimenti
statali. Leggerissima la sforbiciata
alle politiche per lo sviluppo compensata da
un pacchetto di risorse stanziate ad hoc per il
cosiddetto «Patto per lo sviluppo». Per tutte
le altre voci del bilancio marchigiano di previsione
2006 si prevedono invece tagli tra il
10% e l’11 per cento. Il documento, approvato
insieme al bilancio pluriennale 2006-2008
dalla Giunta marchigiana il 19 dicembre, non
presenta grosse sorprese.
Il bilancio, trasmesso ora al Consiglio regionale
per il via libera definitivo atteso per
metà gennaio, ha una portata complessiva di
oltre 4 miliardi di cui circa 2,2 per il capitolo
Sanità. «La situazione nazionale - sottolinea
l’assessore regionale al Bilancio, Pietro Marcolini
- è di grandissimi ristrettezze. Abbiamo
fatto tutto quello che abbiamo potuto
compatibilmente con i tagli della Finanziaria.
Sul fronte della Sanità, in particolare, mancano
all’appello nel complesso circa 4,5 miliardi
che si potrebbero tradurre per le Marche in
circa 100 milioni in meno di trasferimenti».
Intanto prosegue il percorso virtuoso in discesa
del deficit sanitario regionale. La previsione
per il 2005 di disavanzo - già sceso nel
2004 a 72 milioni - è di 47 milioni, per
Rmn 1 ogni 120mila (prima 150mila)
escluse Ao e Irccs; Pet 3 e ciclotroni 8
postazioni (precedentemente 10), di cui
almeno 5 pubbliche, per aree di 750mila
abitanti, Irccs esclusi. Fatte salve le necessità
territoriali i consultori saranno uno
ogni 20mila abitanti mentre per i centri
di procreazione medicalmente assistita il
fabbisogno è stabilito per le strutture pubbliche
con la programmazione territoriale
vigente. Per i privati, ci si basa sul
numero delle strutture oggi funzionanti e
iscritte nell’elenco predisposto. In ogni
caso il fabbisogno non potrà superare
una struttura ogni 300mila abitanti.
E.Lor.
Il Dpef rivede la manovra
LIGURIA
Un gettito fiscale di 97 mln,
proveniente da “ritocchi” dell’Ire
e dell’Irap e da una nuova
tassa sulla benzina. È quanto prevede
il Dpef della Liguria, varato
dal Consiglio regionale il 15 dicembre
per il 2006-2008. Confermata
anche la vendita di immobili
di proprietà delle Asl, che dovrebbe
far incassare alla Regione 90
milioni.
Quella delineata nel Dpefr, insomma,
è una manovra di finanza
regionale da quasi 200 milioni,
centrata innanzitutto sulla necessità
di «colmare lo squilibrio sanitario
strutturale - si legge nel documento
- evidenziato per il 2004 e
per il 2005».
«Il deficit – dichiara Giovanni
Battista Pittaluga, assessore regionale
al Bilancio della Liguria –
è quantificabile in circa 200 milioni
nella contabilità finanziaria degli
esercizi degli ultimi due anni».
Da qui deriva anche l’esigenza di
«evitare il commissariamento previsto
dal Governo per le Regioni
che non motivano un eventuale ripiano
del buco sanitario».
Nel dettaglio, l’addizionale regionale
(Ire) resta invariato (0,9)
nella fascia di reddito fino a 13mila
euro, mentre aumenta fino a
1,25 per la fascia tra 13mila e
20mila euro per poi salire ancora a
1,40 nella fascia oltre i 20mila euro.
Il gettito atteso dall’intervento
sull’Ire è di 71 milioni.
Quanto all’Irap, per le imprese
finanziarie e assicurative aumenterà
di un punto percentuale, da 4,25
a 5,25. Il gettito atteso è di 11mila
euro. «È stata infine istituita – aggiunge
l’assessore – un’imposta
arrivare nel 2006, secondo i calcoli dell’assessorato
regionale, all’azzeramento completo.
Nel complesso la manovra finanziaria marchigiana
vale 592 milioni di cui 577 sono le
risorse regionali distribuite nei vari capitoli
di spesa, mentre 15 milioni sono destinati a
una riserva costituita per finanziare il «Patto
per lo sviluppo». Anche con questo bilancio
la Regione conferma di volere continuare ad
assicurare gli stessi livelli di servizi sanitari e
sociali. In particolare le politiche sociali nonostante
il taglio del 50% del fondo nazionale
- che per le Marche si traduce in 13 milioni
in meno rispetto all’anno scorso - possono
contare su 33 milioni di fondi, la stessa cifra
stanziata nel 2005. Buone notizie, invece, sul
fronte della pressione fiscale regionale che in
termini reali resta nel 2006 invariata. Ma c’è
di più. Dal 31 gennaio del prossimo anno
nelle buste paga si cominceranno a vedere gli
effetti delle riduzioni delle aliquote aggiuntive
decise nel 2005. «Nel complesso - spiega
ancora l’assessore - verranno restituite nelle
tasche di cittadini e imprenditori 40 milioni
di Irpef e 13 milioni di Irap. E non escludiamo
che, se i risultati del rendiconto 2005
fossero positivi, ci possa essere una ulteriore
limatura dell’Irap nel bilancio di assestamento
2006».
Carla Colella
sulla benzina, pari a 0,2580 euro
per litro, che graverà su concessionari
e proprietari di impianti. Il
gettito previsto è di 14,5 milioni».
Si tratta di misure necessarie,
spiega ancora Pittaluga. «Se non
avessimo dato corso alla manovra
- precisa - il commissariamento
avrebbe comportato da un lato
l’imposizione alla Regione di una
leva sull’Ire pari allo 0,50 e senza
gradualità. Tra gli altri rischi una
revisione del rating, con un declassamento
del merito di credito che
avrebbe comportato tassi di interesse
più elevati su mutui e obbligazioni».
Ma soprattutto, dice ancora Pittaluga,
il bilancio della Regione si
sarebbe irrigidito sulla spesa sanitaria
che già ora rappresenta quasi il
70% del bilancio regionale (il Fsr
è pari a circa 2,65 miliardi, ndr).
A fronte di una correzione del
bilancio (il varo definitivo della
manovra è atteso a inizio 2006,
dopo una fase di esercizio provvisorio),
sono in programma alcuni
investimenti. Tra questi la maggiore
dote del Fir (Fondo investimenti
regionali) che è salito da 19 a 80
milioni ed è destinato a opere infrastrutturali,
viarie, di difesa del suolo
ed edilizia pubblica. È raddoppiato
anche il Piano a favore dell’entroterra.
Di carattere sociale è
invece il nuovo fondo per i non
autosufficenti, che conterà per 7
mln».
Novità anche sul fronte degli
investimenti privati, con il Fondo
di rotazione per le imprese: una
dote di circa 10 mln, ancora in via
di definizione, che dovrebbe riguardare
soprattutto l’industria.
Silvia Sperandio

27 dic. 2005-2 gen. 2006 AZIENDE/TERRITORIO
29
LAZIO/ Progetto di monitoraggio da 2,5 milioni: tutti i dati economici vanno al setaccio
Il cruscotto controlla i conti
L’aggiornamento in tempo reale sul Ssr consentirà soluzioni immediate
Una sala di controllo del Ssr per verificare in tempo
reale l’andamento della spesa, i consumi di materiali,
tutti i dati economici, le prestazioni, i posti letto, i
consumi di farmaci. È questa una delle novità più importanti
che dal 1˚ gennaio caratterizzeranno il servizio sanitario del
Lazio.
Il progetto ha valenza triennale: infatti, perché sia portato
a termine nella sua interezza e cioè con un processo di
integrazione e acquisizione diretto dei dati prodotti da ogni
attore del sistema, occorrerà attendere la fine del 2007-inizio
2008. In ogni caso si può partire da subito con la prima fase,
perché già con l’applicazione del primo modulo vengono
superati alcuni problemi nella rete del sistema-Sanità Lazio.
Il costo dell’operazione è stimato sui 2,5 milioni, mentre la
realizzazione è affidata a Laziomatica, la
società informatica della Regione.
Nella prima fase tutti i dati attualmente
prodotti e nelle stesse modalità di raccolta,
cioè Asl per Asl e settore per settore, convergeranno
all’interno del “cruscotto”, che
sarà a disposizione della direzione generale
di Sanità, dell’assessorato al Bilancio e della
presidenza. Confluiranno nel sistema tutti
i dati dei circa 27mila posti letto, della spesa farmaceutica -
vero “tallone d’Achille” del sistema - nonché l’attività di
ognuno dei circa 5.000 medici di base e dei 1.000 pediatri di
libera scelta, così come i dati sugli appalti e le liste di attesa.
Il tutto partendo dal quadro generale per arrivare, nella fase
conclusiva del progetto, cioè entro i primi mesi del 2008,
alla possibilità di conoscere il dato particolare del singolo
medico, del singolo reparto della singola clinica o ospedale,
così come dell’ambulatorio o della struttura riabilitativa o
per anziani.
I dati saranno messi in linea e incrociati e costituiranno il
supporto al report trimestrale sull’attività della holding Sani-
Risorse 2006,
al fronte
sanitario
7,7 mld
Il Dpefr taglia
il traguardo
Maxi-patto
coi fornitori:
la Regione
salda
debiti
per 1,5 mld
Nel calderone
anche i medici
LAZIO/ 4
Con una operazione da un miliardo
e 500 milioni la Regione Lazio
regola il debito pregresso con tutti
i tipi di fornitori anche per fatture
ancora non emesse, infatti il provvedimento
va a coprire il totale dei crediti
maturati fino al 31 dicembre 2005.
Coprirà, cioè, anche le fatture che saranno
consegnate alle Asl in questi
giorni.
In pratica, l’intenzione è quella di
fare “tabula rasa” delle questioni sospese
che impacciano e limitano fino
alla paralisi la capacità di gestione di
ogni singola azienda come debiti, ricorsi,
provvedimenti coattivi per impostare
i rapporti in modo radicalmente
diverso dal 1˚ gennaio 2006. Va in
questa direzione una delibera dell’assessorato
al bilancio che sarà approvata
nei prossimi giorni e che nelle intenzioni
della Giunta dovrebbe segnare
la fine dei processi di fattorizzazione e
tà della Regione Lazio. Le informazioni infatti faranno riferimento
a tutte le 12 aziende territoriali, alle tre ospedaliere, ai
tre Policlinici universitari e all’attività svolta da tutte le
strutture accreditate.
Con questa procedura sarà possibile avviare con tempestività
azioni volte a introdurre correzioni di rotta. Per il presidente
Piero Marrazzo «il progetto punta semplicemente a
dare rigore e trasparenza alla gestione della Sanità pubblica.
È una riforma di sistema fondamentale che credo ci permetterà
di evitare sorprese e distrazioni di fondi, ma soprattutto di
centrare l’obiettivo di ridurre ai minimi termini il disavanzo».
Oggi ogni settore che genera dati e cioè monitorizza un
pezzo del sistema segue un suo percorso di recapito che non
passa in genere per la Dg Sanità, dove arrivano direttamente
solo i dati del conto economico e patrimoniale,
il resto prima di tornare in Regione
fa altre fermate. Una situazione che non
permette evidentemente alcun incrocio di
dati e tantomeno in tempo reale.
Il progetto della sala di controllo punta
a superare questi limiti e dunque a raggiungere
un obiettivo semplice e immediato:
portare a sintesi la mole di dati necessari a
conoscere i numeri della Sanità, che nel Lazio in verità
vengono prodotti in modo sufficientemente completo, ma
che non confluiscono in uno stesso quadro in tempo reale
come in una qualsiasi grande azienda. Da qui il “la” al
progetto del cruscotto annunciato dal governatore dopo la
scoperta del buco di 2,91 miliardi nei bilanci Asl del
2003/04, come contromossa contro possibili truffe e buchi a
sorpresa, ma soprattutto per arrivare a governare quel pezzo
di Regione che impegna oltre il 60% delle risorse disponbili.
LAZIO/ 3
Nell’ultima seduta del 2005 il Consiglio regionale
ha approvato il Dpefr 2006/2008, la norma che
permette l’esercizio provvisorio e fissato per il 9
gennaio l’inizio della discussione sul bilancio 2006
già varato dalla Giunta. Il fondo a disposizione per il
solo 2006 è pari a 16 miliardi e 771 milioni, di questi
una parte, pari a circa 3 miliardi, è costituita da mutui
da contrarre. Di fatto la manovra è fatta sulla base
della disponibilità reale di 13,4 miliardi di cui 9,6
sono di parte corrente e 3,8 destinati alla quota per
investimenti. La Sanità impegna per 7 miliardi e 700
milioni circa l’80% della spesa in conto corrente. Ed
è da qui che nascono i maggiori problemi dei conti
regionali. Il forte disavanzo sanitario condiziona in
maniera determinante le possibilità di manovra e a
questa difficoltà di natura interna c’è da aggiungere
quella derivata dai tagli decisi dalla Finanziaria che
abbattono del 3,8% l’ammontare delle spese impegnate
nel 2004.
Nonostante questo quadro di riferimento non esaltante,
la maggioranza ritiene, come è scritto nel maxiemendamento
presentato proprio sul tema piu caldo,
pagina a cura di
Lucio Borgia
anche la fine dei ritardi nei pagamenti
delegando alla struttura regionale che
ne ha tutti i requisiti, cioè Sviluppo
Italia, il pagamento delle forniture e
anche la possibilità di mettere in campo
azioni finanziarie volte a pagare
debiti.
Intanto, parte l’“operazione azzeramento”:
mette in campo un miliardo e
mezzo destinato a una platea di oltre
4.000 fornitori e dovrà concludersi entro
il 30 giugno 2006. A quella data
sul conto di ogni singola azienda commerciale
o artigiana grande o piccola
sarà accreditato il saldo di quanto vantato
fino all’ultimo giorno del 2005.
Parliamo di saldo perché già da gennaio,
secondo le modalità previste dall’accordo
con tutte le rappresentanze
dei fornitori, e in forza dell’accordo
che viene garantito dalla Regione, potrà
ricevere dalla propria banca un’anticipazione.
Il meccanismo utilizzato per mettere
in campo l’operazione è simile, ma
Via i ticket dal 1˚ gennaio
LAZIO/ 2
Nel Lazio il 2006 inizierà senza
ticket. L’esecutivo infatti ha deciso
di abolire il contributo a carico
dei cittadini sui medicinali, che non
sarà piu dovuto dal prossimo 1˚ gennaio.
La delibera sarà approvata nell’ultima
riunione di Giunta del
2005.
Un atto che vale poco meno di
50 milioni, tanto pesava la voce
ticket sul bilancio della Sanità regionale.
Con il provvedimento la Giunta
Marrazzo tiene fede a una promessa
elettorale, ma nello stesso
tempo crea un ennesimo buco nei
già disastrati conti della Sanità laziale,
alle prese con un deficit relativo
al solo biennio 2003/04 di 2,91 miliardi.
In realtà, secondo i tecnici regionali
quell’entrata cancellata sarà
compensata da risparmi equivalenti
se non maggiori sulla spesa farmaceutica,
ottenuti con un pacchetto di
iniziative, parte già in campo, parte
pronte al decollo. Tra le misure già
attive c’è l’introduzione degli indici
di appropriatezza per i medici di
base e pediatri, l’annullamento del-
che il «2006 dovrà essere l’anno zero per i conti della
Sanità del Lazio con un’azione combinata su più
fronti e con iniziative già prese e pronte al decollo».
Determinante per la riuscita dell’operazione «anno
zero», è scritto nel documento, è l’azzeramento del
debito con i fornitori, l’adozione del cruscotto di
controllo, ma soprattutto quella di delegare, dal 1˚
gennaio, alla finanziaria regionale Sviluppo Lazio il
pagamento dei fornitori. È un passaggio fondamentale
perché dopo 90 giorni per ogni fornitore inizia il
conto degli interessi fino al 9% e questo comporta un
“pegno” dello 0,79% sui trasferimenti mensili alle
Asl. Un onere insostenibile, che le nuove misure
ormai sulle rampe di lancio dovrebbero limitare.
Altri risparmi si aspettano sul fronte della spesa
farmaceutica che dal primo gennaio vedrà estesa in
tutte le Asl in modo sistematico la distribuzione diretta
in particolare per il primo ciclo di cure dopo le
dimissioni dall’ospedale.
Sulla distribuzione delle risorse 2006 alle Asl pari
a 6 miliardi e 700 milioni, la Regione intende procedere
in sede di discussione di bilancio, nell’attesa di
poter conoscere magari la ripartizione del Fondo sanitario
nazionale e soprattutto la conclusione dell’iter
non uguale a quello di “Atlandide”,
prima azione del genere e che portò
nel 2003 al saldo di tutti i crediti vantati
dai fornitori, rappresentati da Asfo e
Assobiomedica fino a quella data.
Quell’accordo aveva elementi di rigidità
che sono stati rimossi e inoltre è
cresciuto il numero dei soggetti che
hanno chiesto di entrare nell’operazione.
Ci sono i fornitori di beni e servizi
rappresentati da Asfo e Assobiomedica,
ma ci sono anche Cna, Federlazio,
le cooperative sociali e cliniche private
accreditate che fino a oggi non hanno
aderito ad alcuno degli accordi transattivi
firmati da Aiop e Aris; ancora,
ci sono finanziarie o banche che hanno
acquistato il credito.
Intanto il primo passaggio è che la
Regione si carica dei debiti e ne risponde,
attraverso un accordo con banche
internazionali. Dal primo gennaio
2006 partirà invece la vera e propria
corsa dell’“azzeramento”: la prima
tappa è quella relativa alla certificazio-
le fustelle, il perfezionamento del
sistema di monitoraggio delle prescrizioni
e della spesa. Tra quelle
in fase di decollo invece c’è l’incremento
della distribuzione diretta,
in base a un accordo che si sta
stringendo con i farmacisti e l’applicazione
puntuale e diffusa di
quella norma che prevedeva la distribuzione
diretta dei farmaci da
parte di Asl e ospedali per il primo
ciclo di cure dopo le dimissioni.
A completare la filiera di controllo
c’è l’accordo in corso, la firma
dovrebbe aversi entro gennaio, con
l’Agenzia italiana del farmaco finalizzato
a monitorare con l’ausilio
dei dati Osmed l’andamento dei
consumi dei medicinali a carico del
Ssr, mentre un secondo accordo volto
a frenare la corsa della spesa
farmaceutica nel Lazio, una delle
più alte in assoluto in Italia, prevede,
in collaborazione con l’Iss, di
elaborare una reportistica per sviluppare
modelli previsionali efficaci.
Il compito di mettere in pratica
e portare a sintesi, cioè a un risparmio
di risorse almeno pari a 50
milioni questa articolata serie di
iniziative è demandato alle Asl.
per il riconoscimento dell’ulteriore quota di finanziamento
nazionale pari a 900 milioni. Se la manovra
messa in atto per coprire il buco del 2003, superiore
di 125 milioni di euro rispetto alle previsioni dichiarate,
passerà l’esame del ministero, allora la questione
del buco perderà parte della sua spinta negativa che
ha portato al declassamento del rating regionale.
L’obiettivo è comunque molto ben precisato, per il
2006 il deficit programmato dovrebbe attestarsi sui
400 milioni di euro mentre negli anni successivi
dovrebbe attestarsi sulla cifra dei 200.
Resta il fatto che la Regione come è scritto nell’emendamento
alla Dpefr vanta dallo Stato ancora 2
miliardi e 500 milioni per quanto riguarda il settore
Sanità. Di positivo c’è che il quadro di bilancio e
delle risorse a disposizione sono state oggetto di
confronto con l’Unione industriali di Roma che ha
messo a disposizione la sua Consulta della Sanità per
collaborare a raggiungere gli obiettivi fissati, mentre
anche le associazione degli imprenditori, Aiop e Aris,
hanno fatto aperture di credito verso l’azione intrapresa
dalla maggioranza, soprattutto per quanto riguarda
i controlli della spesa e il coinvolgimento nell’azione
di governo del sistema.
ne del debito. E il passaggio fondamentale
determina l’importo dell’esposizione
sottoscritto dalla Asl e dall’azienda.
A questo punto l’azienda
creditrice può rivolgersi alla propria
banca e ricevere un’anticipazione pari
al 30-40% del dovuto. A giugno si
chiude e la Regione inizia a pagare la
prima delle quote con cui restituirà
1,5 mld. Le rate sono 20, a cadenza
semestrale; l’ultima scadenza sarà onorata
tra 10 anni. La ragione forte alla
base di questa scelta regionale è soprattutto
la volontà di chiudere con il
passato, ma anche di chiudere partite
con i fornitori che costano in interessi
somme rilevanti. Con l’accordo invece
tutte le aziende rinunceranno a
ogni ricorso o azione e accettano la
dilazione dei pagamenti oltre alla rinuncia
agli interessi legali maturati.
La Regione compensa questa parte
del dovuto con una somma forfetaria
stabilita utilizzando il tasso swap a 7
anni maggiorato di 35 punti.

30 AZIENDE/TERRITORIO
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Preservare il carattere universalistico
del Ssr. Migliorare la
capacità di risposta ai bisogni
attraverso l’integrazione dei servizi.
Favorire la partecipazione e la responsabilizzazione
dei cittadini e delle
istituzioni alle scelte. Sono alcuni
dei valori fondanti del nuovo Piano
sanitario e socio-sanitario che definisce
le linee operative per la Sanità
friulana dal 2006 al 2008.
Partendo dagli aspetti critici, in
termini di salute e di assistenza, il
Piano stabilisce quelli che saranno i
punti di forza della programmazione
del prossimo triennio, puntando in
particolare, ma non solo, su tre chiavi
di cambiamento: la riorganizzazione
del Ssr, il potenziamento delle
cure sul territorio e la costruzione di
una rete ospedaliera innovativa. A
queste macroaree se ne affiancano
altre come la pervenzione, gli investimenti,
i nuovi criteri per il riparto
delle risorse tra le aziende sanitarie.
A livello organizzativo, le maggiori
criticità rilevate dal Piano riguardano
l’assistenza territoriale, percepita
dai cittadini come più debole rispetto
a quella ospedaliera o, ancora, l’elevato
numero di strutture ospedaliere
rispetto ai residenti, la scarsa propensione
a lavorare in rete e a differenziare
le attività. A livello di salute, il
Piano elenca tutte le sfide cliniche
Diffusione di punti unici di
accesso ai servizi socio-sanitari;
riqualificazione delle unità
multiprofessionali; diffusione
dei progetti di assistenza personalizzati;
introduzione della figura
del coordinatore del caso. Sono
queste le azioni innovative
che coinvolgeranno l’assistenza
territoriale secondo il Psr
2006-2008. Un cambiamento
che non interesserà solo il distretto
(vedi articolo sopra), ma tutte
le figure e le forme assistenziali
di questo settore.
Il punto unico, già previsto
dai programmi delle attività territoriali
e di zona, non sarà solo
un luogo fisico al quale rivolgersi
per avere “risposte” alle esigenze
sanitarie, ma anche una
struttura a rete che unisce i nodi
di accesso per una presa in carico
integrata. L’obiettivo è infatti
quello di garantire percorsi di
cura tarati sui bisogni dei pazienti,
che integrino le diverse competenze
e che troveranno la loro
massima realizzazione nei pro-
Taglio del traguardo per le Linee
annuali per la gestione del Ssr
nel 2006. La Giunta ha approvato il
documento che costituirà l’atto di indirizzo
per l’avvio della programmazione
aziendale e che stabilisce gli
orientamenti per il prossimo anno, la
suddivisione delle risorse tra aziende
sanitarie, le modalità di finanziamento
per gli investimenti in edilizia e
attrezzature, le regole in materia di
tariffe, mobilità e beni e servizi.
Gli obiettivi per il 2006 si rifanno
a quelli contenuti nel Psr (potenziamento
dei distretti, qualificazione del-
FRIULI V.G./ Varato dalla Giunta il Piano sanitario e socio-sanitario regionale 2006-2008
Il Psr innova con tre strategie
Al centro riorganizzazione, sviluppo delle cure sul territorio e per acuti
Prevenzione, riorganizzazione del Ssr, potenziamento
dell’assistenza territoriale e rivisitazione
della rete ospedaliera sono i punti forti
del Piano sanitario e socio-sanitario del Friuli-Venezia
Giulia per il 2006-2008. Approvato dalla
Giunta a metà dicembre il documento colma
una lacuna di tre anni ed è il frutto di un lungo
lavoro, iniziato a settembre 2004 con la discussione
dei primi indirizzi. Con il Psr la Regione ha
cercato di creare un percorso programmatorio
largamente condiviso. La stesura del testo ha
visto infatti la partecipazione del gruppo della
per il prossimo triennio invitando a
un’azione “proattiva”, cioè a un cambiamento
nella cultura operativa in
modo da garantire una presa in carico,
anche anticipata e leggera, dei
bisogni di salute prima che divengano
problemi conclamati.
Distretto superstar. La riorganizzazione
del Ssr passa per una valorizzazione
del ruolo del distretto così
come stabilito dalla Lr 23/2004 che
assegna autonomia al distretto e persegue
l’integrazione socio-sanitaria.
L’obiettivo è quello di realizzare una
programmazione decentrata più vicina,
così, ai bisogni da soddisfare. Per
fare ciò bisognerà dotare il distretto
di nuove competenze epidemiologiche,
amministrative e gestionali che
si otterranno con percorsi di riqualifi-
getti assistenziali personalizzati
e nell’individuazione di case manager
che assistano i pazienti nei
vari aspetti organizzativi all’interno
del processo di presa in
carico. Per risposte sempre più
veloci ed efficaci, il Psr prevede
poi che i diversi attori mettano
in campo nuove modalità operative
per le emergenze socio-sanitarie
territoriali come per esempio
i pronto soccorso sociali.
Medicina di gruppo e di rete,
informatizzazione, Utap, appropriatezza
prescrittiva saranno invece
le leve del cambiamento
per i Mmg che, coi Pls, saranno
sempre più integrati nella rete
dei servizi socio-sanitari.
Andranno avanti le iniziative
già varate nel 2005 per l’appropriatezza
prescrittiva, alle quali
si aggiungeranno altri strumenti
come la responsabilizzazione
degli specialisti ospedalieri (i
maggiori prescrittori), la formazione
dei sanitari sulla scelta delle
molecole per un rapporto beneficio/costo
e beneficio/rischio
maggioranza nella terza commissione del Consiglio
regionale, dei Dg, delle Università, dei Commissari
degli Irccs, di un gruppo tecnico nominato
dalla Conferenza permanente per la programmazione
sanitaria e socio-sanitaria regionale, oltre
alla concertazione con le organizzazioni sindacali.
Il Psr così approvato dalla Giunta comincia
adesso l’iter delle ulteriori consultazioni (terza
commissione del Consiglio, Conferenza permanente
per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria
regionale e ministero della Salute)
prima del nuovo, definitivo, sì della Giunta.
cazione del personale. A ciò si aggiungerà
la disponibilità di un budget
reale da amministrare mediante sistemi
più raffinati di controllo di gestione.
Ma il passo più importante sarà
quello di trasferire alcune attività
ospedaliere a forte impatto territoriale
(si pensi a esempio agli ambulatori
non interventistici di oculistica) alle
aziende socio-sanitarie (Ass) sotto la
supervisione distrettuale.
Programmazione per Area vasta.
L’altro punto di forza della riorganizzazione
sarà nell’Area vasta. Il
Friuli ne conta tre, Giuliano Isontina,
Udinese e Pordenonese e in queste
sedi avverrà la programmazione locale
che dovrà rispondere prioritariamente
a esigenze di continuità assistenziale
e di riduzione della mobili-
ottimale e la promozione dei generici.
E ancora, nel carniere Prs
per il territorio c’è la riduzione
delle liste d’attesa tramite un attento
monitoraggio dei tempi,
lo sviluppo delle diverse forme
assistenziali (da quella diretta
agli anziani potenziata nell’attività
semiresidenziale a quella
domiciliare che vedrà l’evoluzione
dei servizi infermieristici
domiciliari attraverso un aumento
degli operatori) e il potenziamento
delle cure psichiatriche.
Il prossimo Progetto obiettivo
in tema di salute mentale dovrà
infatti prevedere uno strumento
di valutazione multidimensionale
dei bisogni dei pazienti e l’incremento
dei Csm 24 ore in tutta
la Regione.
Da segnalare, infine, l’avvio
di un fondo per l’autonomia possibile,
il cui compito sarà di finanziare
prestazioni aggiuntive
rispetto ai Lea indirizzate a persone
in condizioni di non autosufficienza.
tà intra ed extra regionale. In ciascuna
Area vasta ci sarà una Conferenza
dei direttori generali che riunirà i
rappresentanti di Ass, Ao, Irccs e
privati e un’Ass con funzioni di coordinamento
anche se le decisioni saranno
prese all’unanimità dalle aziende
interessate. La Conferenza si riunirà
una volta l’anno per la programmazione
e in seguito per il monitoraggio
trimestrale. In seno alle Conferenze
le Ass rappresenteranno i bisogni
dei distretti e la programmazione
avverrà tramite accordi che conterranno,
tra l’altro, volumi, tipologia
e qualità delle prestazioni da erogare.
La programmazione individuerà
infine aziende titolari di funzione
(cioè condotte nell’Area in via esclusiva
da un solo erogatore) e coordina-
Sarà organizzata per Area vasta e per funzione
la nuova rete ospedaliera regionale, un sistema
i cui nodi, spiega il Piano sanitario, saranno riprogrammati
in un’ottica «organizzativa (protocolli,
dipartimenti e governo clinico), tecnologica (apparecchiature)
e strutturale (risorse, edilizia)».
Gli obiettivi della rete saranno di mettere le
diverse strutture che la compongono (ospedali delle
Ass, Ao, Ao universitarie, Policlinico, Irccs e
privati accreditati) su di un piano di complementarità
e non di competizione o subordinazione, in
modo che rispondano ai bisogni dei cittadini, ma
non vi siano duplicazioni. L’idea è quella di garantire
l’autosufficienza nell’ambito di Area vasta,
fatta eccezione per alcune funzioni, definite di
riferimento regionale, che saranno integrate a livelli
superiori. Ogni struttura nella “rete” avrà proprie
funzioni nell’ambito della programmazione, ma
sarà comunque interconnessa con gli altri nodi:
ogni modifica nelle tipologie e nei volumi trattati
dalla singola struttura dovrà infatti essere frutto di
una programmazione condivisa in modo che tutti i
nodi possano di conseguenza differenziare le attività
erogate. La nuova strutturazione prevede poi tre
poli di riferimento, a Udine, Pordenone e Trieste,
uno per Area vasta, che integrino Ao, Ao universitarie,
Irccs e Policlinico operanti sul territorio. A
loro volta i tre poli saranno integrati tra loro per
evitare duplicazioni delle eccellenze, all’interno
Friuli V.G./ 2 Approvate le linee 2006 per la gestione del Ssr
l’assistenza farmaceutica, assicurazione
della continuità assistenziale
ecc.) che vengono così messi in cantiere
per la realizzazione già dal prossimo
anno. Tra gli impegni della Regione,
inoltre, la seconda parte del
piano sulla prevenzione, il terzo piano
sangue, il piano triennale sul sistema
informativo sanitario e il progetto
obiettivo per le dipendenze.
A livello di risorse le linee individuano
in 1,895 miliardi il finanziamento
del Fsr di cui 1,815 andranno
all’attività istituzionale degli enti Ssr.
Per la parte restante, 32 milioni sono
gli accantonamenti per i maggiori
oneri dovuti al rinnovo del contratto
della dirigenza medica (per il
2002-2003), mentre 47,3 milioni sono
gli accantonamenti per attività sovraziendali,
progetti di sviluppo e finanziamento
dell’Agenzia regionale
della Sanità e del Centro servizi condivisi.
Le linee stabiliscono inoltre le
somme destinate alle singole aziende
sanitarie usando come criteri per la
ripartizione i costi del 2005
“corretti” sulla base del tasso di crescita
e degli sviluppi previsti per il
prossimo anno e delle entrate proprie
delle aziende.
Sugli investimenti, le linee ripropongono
quelli del Psr, in particolare,
per il 2006 si potrà prevedere il
finanziamento (di massima tramite
contributi in conto capitale di 50 mln
e strumenti come leasing e project
financing) di opere edilizie la cui
aggiudicazione sia prevista nei primi
trici di funzione. All’Area vasta anche
compiti specifi per quel che riguarda
la prevenzione, altro tema forte
del Piano. In seno a queste macroaree,
infatti, saranno stilati indirizzi e
linee di coordinamento per le strategie
di prevenzione adottate dalle singole
aziende.
Cambia il riparto. Nel triennio
si arricchiscono i criteri per il riparto
dei fondi tra le aziende sanitarie. A
quelli già in atto si aggiungeranno,
per le Ass, la valutazione dello stato
di salute della popolazione e i risultati
di salute ottenuti; per gli ospedali, i
costi di struttura, la qualità, efficacia
e appropriatezza delle prestazioni
erogate.
Altri interventi. Tra gli altri interventi
del Psr che meritano attenzione
le azioni dirette ad ampliare l’informatizzazione
(Cup unico regionale,
servizio regionale di call center, messa
in rete di Mmg e Pls, piano triennale
per il Servizio informativo sanitario
regionale); la valorizzazione
dell’autonomia e responsabilità delle
professioni sanitarie con un aumento,
inoltre, dell’organico; l’utilizzo
dell’audit civico per valutare la rispondenza
del sistema alle aspettative
degli utenti.
pagina a cura di
Maria Grazia Cucurachi
Le azioni per il potenziamento dell’assistenza territoriale La rete ospedaliera riformata per funzione e Area vasta
Ecco gli indirizzi per la programmazione
dell’Area vasta di riferimento e con i presìdi delle
Ass. Rimane invariato, rispetto alla precedente programmazione,
il ruolo di riferimento regionale di
alcune strutture in merito a particolari aree mediche.
Il Psr proroga inoltre al 2006-2008 i contenuti
dei piani oncologico, riabilitativo e materno-infantile.
Sotto i riflettori per la programmazione del
prossimo triennio anche i nuovi protocolli di intesa
per il funzionamento delle Ao universitarie in fase
di approvazione e l’organizzazione degli Irccs che
sarà realizzata con apposita legge regionale. In
campo anche interventi di qualificazione e razionalizzazione:
le funzioni di laboratorio analisi, anatomia
patologica, microbiologia e medicina trsfusionale
saranno riorganizzate in un’ottica di qualità,
garanzia delle urgenze e della soddisfazione dei
bisogni e di economicità. Così, per esempio, per le
analisi di laboratorio, gli esami di base saranno
garantiti in tutti i presìdi e quelli complessi in sedi
uniche da definire. Per cardiologia, oncologia,
emergenza e ortopedia, viceversa, saranno definiti
indirizzi di Area vasta per portare a equiaccessibilità,
omogeneità ed elevati standard di assistenza.
Non mancheranno, infine, gli investimenti. Il
Piano elenca una serie di opere di edilizia ospedaliera
previste per il triennio: si punta al rinnovo
delle strutture per acuti e al completamento delle
opere già avviate.
sei mesi del 2007 e della fornitura di
beni e servizi da aggiudicare entro il
2007.
In tema di gestione le linee fissano
in circa 60 milioni l’importo minimo
da assegnare agli erogatori privati
per le prestazioni ambulatoriali e di
ricovero. Con il 2006 dovrà essere
poi portato a regime il sistema di
registrazione informatica dei farmaci
a erogazione diretta e del primo ciclo
terapeutico. Il che significherà, per
gli ambulatori e i reparti di degenza,
l’obbligo di dotarsi dei sistemi informatici
ad hoc.

27 dic. 2005-2 gen. 2006 AZIENDE/TERRITORIO
31
ABRUZZO/ Manovra da 328 milioni per monetizzare i debiti 2004 con i fornitori
Via alla cartolarizzazione bis
Titoli sul mercato il 31 marzo a Parigi - E già si pensa a nuove soluzioni
Cartolarizzare fa rima con incassare.
E allora via a una nuova
manovra di finanza strutturata
(guai a chiamarla creativa!) che permette
di monetizzare e rinegoziare il
pacchetto dei debiti accumulati dalle
Asl nel 2004 con i fornitori, per un
totale di 328 milioni di euro.
L’operazione, come lo scorso anno,
è stata strutturata dalla Fira con il
meccanismo del doppio veicolo, dove
il primo è rappresentato dalla stessa
finanziaria regionale e il secondo
da «D’Annunzio», una società costituita
ad hoc dalle banche
arranger, Dexia-
Crediop e Banca Inte-
Ma l’obiettivo
è risanare i conti
sa, e le controparti
swap Ubs, Deutche
Bank, Barclays, Banca
Intesa e Dexia-Crediop.
I titoli saranno
immessi sul mercato il
31 marzo 2006 a Parigi, ma il cash
sarà disponibile già a inizio anno grazie
a un finanziamento ponte assistito
dalla quattro Casse di Risparmio
abruzzesi, che permetterà di soddisfare
i creditori a partire dal 10 gennaio.
«In questo secondo step di cartolarizzazione
siamo riusciti a coinvolgere
un pool di banche più ampio -
spiega Giancarlo Masciarelli, presidente
Fira - segno dell’affidabilità
dell’operazione e della credibilità del
Convenzioni con Asl e ministeri
Web-laurea al «Da Vinci»
ateneo telematico «Leo- L’ nardo Da Vinci», nato
per agevolare il percorso di qualificazione
professionale di
quanti già operano nella Sanità,
ha stipulato una convenzione
per facilitare l’iscrizione dei dipendenti
dei ministeri e delle
Asl al corso di laurea in Economia
e management dei servizi
sanitari. Che prevede una durata
di 3 anni per il conseguimento
di 180 crediti, spalmati su 20
esami e 8 laboratori.
«Un percorso tagliato su misura
per studenti lavoratori della
Pa e della Sanità, siano essi
medici, infermieri o amministrativi»,
spiega Massimo Sargiacomo,
presidente del corso.
«L’obiettivo è quello di formare
laureati che sappiano utilizzare
le applicazioni della matematica
finanziaria per valutare al
meglio i progetti di investimen-
Bilancio 2006:
va in salute
il 70 per cento
degli 8,8 mld
di risorse
disponibili
sistema Abruzzo». Diversamente dallo
scorso anno l’ammortamento del
titolo è stato spalmato su un periodo
di 15 anni, per consentire alle Asl di
far fronte al debito corrispondendo
una rata bassa, perfettamente compatibile
con la spesa corrente. «Questa
operazione, riducendo i tempi medi
di pagamento, serve senz’altro ad abbassare
la tensione finanziaria nelle
aziende sanitarie - puntualizza l’assessore
alla Sanità, Bernardo Mazzocca
- ma è ancor più importante perché
si incastona in un più ampio progetto
di ristrutturazioneeconomico-finanziario
messo in campo
dalla Regione. I nostri
impegni per il 2006,
infatti, prevedono il
riordino della rete
ospedaliera e l’elaborazione
del protocollo
sull’appropriatezza delle prestazioni,
due interventi strutturali che ci permetteranno
di aprire un tavolo con il
Governo per ottenere il recupero dei
fondi integrativi relativi al periodo
2001-2004».
L’Abruzzo, infatti, ha disperatamente
bisogno di quei soldi, perché
se è vero che deve sborsare di suo
682 milioni per coprire la propria
parte di debito (che ammonta complessivamente
a 1,21 miliardi di eu-
to, il cash-flow derivante dalla
cartolarizzazione delle strutture
ospedaliere, e rischi e opportunità
legate alle nuove fonti di
finanziamento che si affacciano
sullo scenario della Sanità.
Senza trascurare organizzazione,
programmazione, legislazione».
Il percorso, strutturato interamente
in e-learning, prevede
lezioni on line; gli esami, invece,
in una o più prove, si svolgono
a Torrevecchia, a pochi passi
da Chieti, sede dell’Università
madre “G. D’Annunzio”, di
cui quella telematica è un’emanazione
diretta. «Abbiamo scelto
la formazione a distanza per
facilitare l’accesso agli studi di
chi lavora e non riesce a seguire
attività didattiche front line»,
aggiunge il rettore della Da Vinci,
Fabio Capani.
L.Cap.
TOSCANA
Tasse regionali invariate per il nono
anno consecutivo, nuovi tributi da
valutare solo nel caso di nuovi interventi
e dopo una discussione con le parti sociali;
priorità all’economia e agli investimenti,
tutti confermati. Flessibilità nella rimodulazione
della spesa storica e azioni selettive
sulla macchina regionale. Massima
attenzione infine al settore della Sanità,
la voce che da sola costituisce il
66,8% del bilancio regionale e a cui sono
destinate maggiori risorse rispetto all’anno
precedente. Erano queste le scelte contenute
nel Dpef dalla Regione Toscana
nel luglio scorso. Scelte che il bilancio
2006, il primo della nuova legislatura,
accoglie e fa proprie, pur in un quadro
In arrivo i fondi ex art. 20
ro), è vero anche che ne restano altri
528, imputati alla mancata erogazione
a saldo delle quote residue di Fsn;
perciò di motivi per stare in ansia ce
n’è più d’uno, almeno fino a quando
lo Stato non si convincerà a mettere
mano al portafoglio.
Meno drammatico lo stato dei conti
2005, che secondo la Fira dovrebbero
chiudersi con un disavanzo atteso
a quota 75 milioni di euro, ma destinato
a scendere a 50 nel 2006 e finire
in pareggio nel 2007: questo, almeno,
è l’obiettivo che la Regione si è impegnata
a centrare con la società di
rating. Per il nuovo debito, però, non
si farà ricorso alla cartolarizzazione,
perché quella che si chiude in questi
giorni è l’ultima: «In futuro - specifica
Mazzocca - sarà impiegato un nuovo
strumento di regolamentazione
delle cessioni di credito, che sotto il
diretto controllo della Regione e con
il coinvolgimento delle banche, permetterà
alle Asl di pagare le forniture
entro tempi più che accettabili».
Un sistema innovativo, dunque,
che sarà portato all’esame della Giunta
tra qualche settimana, e diventerà
parte integrante di qual percorso di
risanamento dei conti già intrapreso
al quale guardano con interesse anche
altre Regioni.
complessivo pesante e incerto. Ed è proprio
alle incognite e alle difficoltà generali
che ha fatto riferimento il presidente
della Regione Claudio Martini, nei giorni
scorsi, presentando il bilancio e i criteri
con cui la Toscana spenderà gli 8.808
milioni disponibili, 361 in più rispetto
all’anno scorso, pari al 4,28 per cento.
Per reperire le maggiori risorse necessarie
a sostenere l’economia, i finanziamenti
per il welfare e il potenziamento
del piano degli investimenti, è stato modificato
il peso dell’indebitamento sul bilancio
annuale distribuendo la restituzione
dei prestiti in un periodo più lungo (ciò
ha consentito di recuperare 40 mln), si è
intervenuti sulla spesa per il personale
bloccandola ai livelli del 2005, è stato
portato al minimo il fondo di riserva ta-
Licia Caprara
Riqualificazione da 56 milioni
Abruzzo torna a rivedere qualche soldo. La Giunta regionale ha
L’ varato una manovra bifronte che vale 56 milioni e rappresenta il
primo passo verso quella necessaria riqualificazione dell’assistenza, che
passa attraverso il miglioramento della rete e delle prestazioni ospedaliere.
Con l’accordo di programma integrativo dello stralcio 2004 per l’art.
20, sono stati sbloccati 27 milioni, destinati al programma straordinario
di interventi in materia di edilizia sanitaria, di cui beneficeranno otto
ospedali. Altri 26,79 milioni sono stati recuperati con i progetti obiettivo
approvati relativi alle cinque priorità fissate dal Psn, che saranno
impiegati per lo sviluppo della politica dei Lea, cure primarie, rete
integrata dei servizi sanitari e sociali, centri di eccellenza e comunicazione
istituzionale. I Lea rappresentano il punto di partenza di questo
percorso qualità, che prende le mosse dalla definizione di standard
qualitativi e quantitativi delle prestazioni sul territorio regionale, la cui
uniformità sarà tutta da verificare.
Sprint, inoltre, alla sperimentazione di modelli innovativi, come le
Unità territoriali di assistenza primaria nelle aree urbane e le Unità di
cure primarie nelle aree extraurbane. Uno dei progetti obiettivo è rivolto
specificamente ai soggetti fragili (anziani, disabili e pazienti cronici),
per i quali è prevista la realizzazione di un modello di assistenza
sperimentale capace di concretizzare modalità innovative di cure domiciliari.
Nei programmi regionali c’è anche spazio per l’assistenza ospedaliera,
per la creazione di centri di eccellenza e la riconversione di
alcune attività dei presìdi minori, a vantaggio delle cure domiciliari.
L.Cap.
gliandolo di 20 milioni. Altri 100 mln
sono il frutto della revisione della spesa
storica. E ancora: ridotte le spese per
consulenze e di 91 milioni in un anno
quelle per l’amministrazione regionale.
In tutto sono state recuperate risorse libere
per 463 mln, che vanno a coprire (ma
solo parzialmente) il maggior fabbisogno
della Sanità determinato a livello nazionale
e stimato in 580 mln. Nel settore sanitario
e sociale si passa da 5.360 milioni del
2005 a 5.939 mln previsti per il prossimo
anno. La spesa sanitaria assorbe gran parte
dell’aumento e la Sanità continua a
essere la principale voce del bilancio. Nel
2006 sono stati stanziati 216 mln per la
costruzione dei quattro nuovi ospedali di
Prato, Pistoia, Massa Carrara e Lucca.
Complessivamente al sistema sanitario,
Parla il neo-direttore dell’Agenzia
«Avanti con l’innovazione:
l’Asr dovrà sperimentare»
Basta con il fai-da-te e
l’improvvisazione. Basta
con la sregolatezza, che in
questo caso non si coniuga
con il genio nemmeno un
po’. La Sanità abruzzese compie
il salto di qualità puntando
un obiettivo ambizioso: costruire
un sistema organizzato,
basato su processi innovativi
e condivisi, che permettano
di uniformare e regolamentare
le pratiche di governo
clinico e delle Asl.
Per vincere la sfida si è
affidata a un professionista
del calibro di Francesco Di
Stanislao, medico, ordinario
di Igiene e Sanità pubblica
presso l’Università Politecnica
delle Marche, che da gennaio
guiderà la neonata Agenzia
sanitaria regionale.
Un’esperienza nuova per
l’Abruzzo, che prova a governare
la Sanità secondo criteri
e modelli rigorosamente tecnici,
strada obbligata per una
Regione che voglia vestire
davvero i panni della modernità.
«È bene intendersi subito
su funzioni e ruoli dell’Agenzia,
che deve prioritariamente
produrre innovazione
nel campo della Sanità -
spiega Di Stanislao -: mi riferisco,
per esempio, alla sperimentazione
di strumenti di gestione
versatili e moderni, all’individuazione
di azioni migliorative
di linee strategiche
come appropriatezza, modelli
di accreditamento, governo
clinico. Il nostro compito sarà
cercare e validare le migliori
pratiche per poi consegnarle
alle aziende, così da uniformarle
a un processo produttivo
e gestionale comune. Dobbiamo
fare sistema, e non è
un’ambizione da poco, se
consideriamo la giungla di
singole iniziative che caratterizza
oggi il pianeta della Sanità
in Abruzzo».
La missione dell’Agenzia,
dunque, si esaurirà nella costruzione
di nuovo impianto
tecnico dentro cui dovranno
calarsi le Asl? Certamente
no, perché esistono almeno
altri due punti forti nel programma
elaborato dal direttore:
uso congruo delle risorse
e interventi sui processi di
cura, che dovranno garantire
un’autentica continuità assistenziale.
«In Abruzzo registriamo
un enorme sbilanciamento
della spesa sul fronte
dell’assistenza ospedaliera -
ammonisce - con una stima
che viene data superiore al
55%, e confermata da un tasso
di ospedalizzazione pari al
280 per mille, vale a dire circa
100 punti sopra lo standard
di legge. Le risorse,
quindi, sono per la maggior
parte bloccate in quel macrolivello,
e vanno liberate e ridistribuite.
Dobbiamo puntare
a un percorso assistenziale dove
l’ospedale, nella fase acuta
della malattia, sia solo un
momento del programma di
cura, che deve invece svilupparsi
principalmente in ambito
territoriale ed essere caratterizzato
da una forte integrazione
socio-sanitaria».
La Sanità abruzzese, dunque,
si gioca il futuro ripartendo
dalle regole, poste a fondamento
di un percorso che il
direttore dell’Agenzia vuole
costruire in piena condivisione
con quelli che definisce i
primi attori: i medici. «Non
possiamo fare le riforme senza
coinvolgere gli operatori -
sostiene -: il cambiamento
dobbiamo realizzarlo con loro,
che sono i veri terminali
del trattamento di cura. Se gli
strumenti di riqualificazione
vengono imposti, non funzionano.
Meglio, allora, impiegare
più tempo ma creare un
tessuto nuovo sulla quale impiantare
il progetto di costruzione
del sistema-Regione».
Anno nuovo vita nuova, recita
il vecchio detto, ma questa
volta c’è la sensazione che
potrebbe essere davvero così.
Il copione c’è, il regista pure.
Pronti a girare.
L.Cap.
tra investimenti e spesa corrente, sono
stati destinati 5.886 mln. In media saranno
spesi 1.635 euro per ogni toscano,
l’anno scorso erano 1.488. Alle politiche
sociali sono destinati invece 53 mln, dove
il peso delle risorse direttamente messe
in campo dalla Regione è aumentato
del 5,5 per cento. Gli anziani – e tra gli
anziani i non autosufficienti – sono destinati
a crescere in Toscana; in futuro serviranno
così ancora maggiori servizi, che
la Giunta sta studiando. E per nuovi servizi
serviranno anche maggiori risorse. Ma
solo per accrescere gli attuali livelli di
assistenza sarà in futuro valutato un possibile
ricorso alla leva fiscale, a oggi non
previsto.
Susanna Cressati

32 LA GIURISPRUDENZA
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Arriva dalle aule del Consiglio di Stato
una decisa accelerazione per avviare
i Centri interregionali per le malattie
rare. La decisione numero 7085, depositata il
13 dicembre dalla quinta Sezione, spiazza il
ministero della Salute e lancia un preciso
richiamo al dicastero, ritenuto inadempiente
rispetto alle prescrizioni del Dm Sanità
279/2001 (Regolamento di istituzione della
rete nazionale delle malattie rare e di esenzione
dalla partecipazione al costo delle relative
prestazioni sanitarie). A riaprire il caso con il
ricorso in appello (dopo che il Tar Lazio si
era espresso in senso opposto a dicembre
2004) è stato Giorgio Recchia, ordinario di
diritto costituzionale all’Università di Roma
Tre, già sub-commissario del Cnr.
In quattro anni e mezzo (il Dm è stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 12 luglio
2001) è stato fatto troppo poco. Il ministero,
dopo aver constatato «la ferma opposizione
delle Regioni a collaborare», si è limitato
a sottoscrivere un accordo-quadro, datato
11 luglio 2002, con il quale si istituiva un
tavolo interregionale permanente. Contestualmente
è stato avviato il registro nazionale per
le patologie rare, ma si è trattato di un passaggio
formale, mentre - come confermato dal
Consiglio di Stato - il legislatore vuole «un
organo di propulsione della ricerca e raccolta
dei dati, indispensabili sia per una proficua
attività di diagnosi che di terapia, strettamente
funzionale per l’assolvimento dei compiti
assegnati alla Rete nazionale di cui fanno
parte anche i Centri interregionali oltre che i
Pubblichiamo la sentenza
n. 33018/2005 della
VI sezione penale della Cassazione,
secondo cui il ritardo
del medico di guardia integra
il reato di rifiuto di atti
d’ufficio (si veda Il Sole-24
Ore Sanità n. 35/2005).
Fatto e diritto
Cl. Mo. è imputato di avere, il
14/9/1998, indebitamente rifiutato,
nella qualità di medico di turno presso
la guardia medica del presidio
ospedaliero di Pi. di Co. e quindi di
p.u., il suo intervento di soccorso,
nonostante fosse stato richiesto con
carattere di urgenza dal 118, quindi
un atto d’ufficio che doveva essere
compiuto senza ritardo.
La Corte d’Appello di Brescia,
con sentenza 3/2/2004, confermava
quella in data 4/6/1999 del Tribunale
di Mantova, che aveva dichiarato Cl.
Mo. colpevole del delitto di cui all’art.
328/1˚ c.p. e, in concorso delle
circostanze attenuanti generiche ritenute
prevalenti sulla contestata recidiva,
lo aveva condannato alle pene,
condizionalmente sospese, di mesi
sei di reclusione e della interdizione
temporanea dai pubblici uffici.
Rilevava il giudice distrettuale che
l’imputato, avvertito alle ore 3,44
del 14/9/98 che tale En. Ro. - ottantenne
- era in preda a fortissimi dolori
addominali, non si era recato presso
il domicilio del paziente, il quale,
alle ore 4,31, era stato trasportato
dal vicino di casa Ca. in ospedale,
dove gli era stata diagnosticata una
ritenzione urinaria, gli era stato applicato
un catetere e, dopo tali interventi,
l’infermiere Ru. del Pronto
soccorso aveva contattato il Cl. Mo.
per chiedergli se avesse ricevuto la
CONSIGLIO DI STATO/ Il ministero della Salute non ha attuato il Dm 279/2001
Malattie rare, la rete non c’è
Il Registro nazionale è una scatola vuota - Mancano i centri interregionali
Cassazione: i doveri del dottore di guardia
presìdi sanitari ai quali, in concreto, è demandata
l’attività di assistenza».
La decisione firmata dal presidente Raffaele
Iannotta (estensore Goffredo Zaccardi) richiama
il ministero, spiegando che il registro
«non è un mero contenitore che passivamente
debba ricevere i dati (se forniti) dalle
Regioni o dai presìdi sanitari, ma una struttura
operativa dalla cui capacità dipende in
buona parte un’efficace azione di analisi,
studio e ricerca sulle malattie rare».
C’è l’obbligo di creare una struttura apposita
nell’ambito dell’Istituto superiore di Sanità,
dotata di specifici mezzi e risorse, finalizzata
al monitoraggio e al coordinamento delle
attività assistenziali. «Non è possibile -
ribadiscono i giudici - eludere nella sostanza
le disposizioni di legge, ritenendo che non si
renda necessario alcun ulteriore atto di concreta
attuazione della norma istitutiva del
registro nazionale delle malattie rare». Adesso
le Regioni, apparse molto distaccate, dovranno
essere coinvolte e approntare in tempi
rapidi i centri di riferimento. «Le prescrizioni
del regolamento previsto nel decreto
ministeriale 279/2001 restano tali anche dopo
le modifiche apportate alla Costituizione
sull’assetto dei rapporti tra Stato e Regioni.
Queste ultime - conferma Palazzo Spada -
non possono in alcun modo ritenere superate
e non più vincolanti le disposizioni concernenti
l’istituzione dei Centri interregionali
per le malattie rare».
richiesta di visita urgente e il Cl. Mo.,
rispondendo affermativamente, aveva
precisato che stava per recarsi a
casa del paziente, ma era stato invitato
a non farlo perché il paziente era
già stato soccorso e ricoverato in
ospedale.
Ha proposto ricorso per cassazione
l’imputato e ha dedotto che erroneamente
era stato giudicato in contumacia,
in quanto, pur presente,
era stato invitato dal suo difensore a
non entrare nell’aula d’udienza della
Corte d’Appello; che non sussisteva
il rifiuto di atti d’ufficio, perché l’intervento
sollecitato non rivestiva carattere
di estrema urgenza, non rientrava
nel c.d. “codice rosso”, di competenza
per altro del “118” e non
del medico di continuità assistenziale;
che un ritardo di 50 minuti rientrava
comunque nei limiti previsti
dall’Accordo collettivo nazionale di
cui ai Dpr n. 484/96 e n. 270/00 e
non integrava l’ipotesi del rifiuto di
un atto d’ufficio.
Il ricorso non è fondato.
Osserva la Corte che, sulla base
della stessa prospettazione fatta in
ricorso, correttamente il giudizio di
appello si svolse in contumacia dell’imputato,
il quale, benché ritualmente
citato, non comparve dinanzi
al giudice, pur in assenza - per sua
stessa ammissione - di un qualsiasi
legittimo impedimento. La circostanza
che il Cl. Mo., portatosi regolarmente
presso gli uffici della Corte
d’Appello di Brescia il giorno fissato
per la trattazione del processo a suo
carico, decise, seguendo il consiglio
del suo difensore, di non presentarsi
in aula non incide negativamente sulla
legittimità del giudizio contumaciale:
trattasi di scelta difensiva assolutamente
libera e sottratta al controllo
formale del giudice circa la regolare
costituzione delle parti.
L’impugnata sentenza fa buon go-
G.Mast.
Cassazione
Non spetta l’esenzione da
Iva per l’attività odontoiatrica
esercitata abusivamente
da un soggetto non iscritto
al relativo albo professionale.
La conferma giunge ancora
una volta dalla Cassazione
(sentenza n. 19007/2005).
La questione interpretativa
ha formato oggetto in passato
di prese di posizioni oscillanti,
anche basate sulla giurisprudenza
della Corte Ue in
materia di applicazione dell’imposta
alle attività condotte
illecitamente.
In particolare, tutto verte
intorno alla portata dell’articolo
10, n. 18), del Dpr
633/1972, secondo cui sono
esenti dall’imposta sul valore
aggiunto «le prestazioni
sanitarie di diagnosi, cura e
riabilitazione rese alla persona
nell’esercizio delle professioni
e arti sanitarie soggette
a vigilanza», ai sensi dell’art.
99 del Testo unico delle leggi
sanitarie, ovvero individuate
da ultimo con il decre-
verno della norma di cui all’art.
328/1˚ c.p., riposa su un iter argomentativo
esaustivo e logico e si
sottrae a qualunque censura di legittimità.
In punto di fatto, il giudice di
merito ha accertato che, alle ore
3,44 del 14/9/1998, il dr. Cl. Mo.,
sanitario del Servizio di continuità
assistenziale presso il Presidio ospedaliero
di Pi. di Co., era stato allertato
dal “118” per intervenire presso
l’abitazione di En. Ro., ottantenne,
che lamentava - da molte ore - fortissimi
dolori addominali e non riusciva
a urinare; che il sanitario, pur
essendosi dichiarato immediatamente
disponibile, in realtà non era intervenuto,
tanto che il paziente, in preda
sempre a più forti dolori, era
stato accompagnato da un vicino di
casa, alle ore 4,31, presso il Pronto
soccorso dell’Ospedale, dove gli era
stata diagnosticata una «ipertrofia
prostatica con ritenzione
urinaria», gli
erano state presta-
te le prime cure
d’urgenza ed era
stato disposto il ricovero
nel reparto
di chirurgia; che, dopo
l’espletamento
di tali operazioni, l’infermiere del
Pronto soccorso aveva contattato
telefonicamente il dr. Cl. Mo., per
accertarsi se costui effettivamente
avesse ricevuto una richiesta di visita
per En. Ro.; che il Cl. Mo. aveva
confermato la circostanza, assicurando
che avrebbe effettuato immediatamente
la visita, ma gli era stato
replicato che il paziente era stato,
nel frattempo, ricoverato.
Ciò posto, correttamente sono
stati ravvisati nella condotta tenuta
dall’imputato gli estremi del delitto
di rifiuto di un atto d’ufficio.
Il sanitario del Servizio di continui-
Niente esenzione Iva per il dentista abusivo
Ecco perché
il ritardo è rifiuto
to del ministro della Salute,
emanato il 17 maggio 2002,
di concerto con il ministro
dell’Economia. Fra tali prestazioni
sono ricomprese anche
quelle odontoiatriche.
Rifacendosi ad alcuni precedenti
del medesimo tenore,
la Suprema Corte ha ritenuto
che la norma citata accorda
l’esenzione da Iva,
nel caso la prestazione di
natura medico-specialistica
sia prestata da un soggetto
abilitato nelle forme di legge
a fornirla.
Richiamando il dato letterale
dell’art. 10, n. 18), la
sentenza in rassegna puntualizza
che il fatto che l’attività
sia soggetta a vigilanza e il
richiamo al Tu delle leggi sanitarie
implica che deve trattarsi
di attività consentita e
vigilata ai sensi del predetto
Tu, quindi esercitata legalmente,
essendo l’operatore in
possesso dei requisiti professionali
previsti dalla legge.
La necessità di rispettare
tà assistenziale, in quanto dotato, nell’espletamento
dell’attività di diagnosi
e di prescrizioni di prestazioni farmaceutiche
e terapeutiche, di poteri
certificativi e autoritativi e quindi partecipe
delle pubbliche funzioni dell’Ente
sanitario pubblico, riveste lo
status di pubblico ufficiale, che ha il
dovere di non rifiutare indebitamente
un atto del proprio ufficio che,
per ragioni di Sanità, deve essere
compiuto senza ritardo. Il riferimento
è all’atto che ha, per propria natura
e a prescindere dall’espressa previsione
di un termine entro il quale
deve essere compiuto, il carattere
dell’indifferibilità, nel senso che deve
essere compiuto immediatamente
per non pregiudicarne, sia pure potenzialmente,
l’utilità e per non determinare
l’aumento del rischio per
gli interessi tutelati dalla fattispecie
incriminatrice. In tale caso, il ritardo
si risolve, di fatto, in rifiuto. Con la
previsione di cui al
primo comma dell’art.
328 c.p., il legi-
slatore ha inteso, in
realtà, tutelare, oltre
al buon andamento
dell’attività
della Pubblica amministrazione,
i beni
giuridici finali elencati nella medesima
disposizione (nella specie, Sanità),
concepita come delitto di pericolo
concreto; viene, quindi, in rilievo
il solo danno potenziale, non essendo
necessario che dal mancato compimento
dell’atto derivi effettivamente
un danno.
Nel caso specifico, non può esservi
dubbio che l’atto richiesto al medico
di continuità assistenziale, informato
dettagliatamente sull’età avanzata
del paziente e sulla grave e persistente
sintomatologia dallo stesso avvertita,
rivestisse i caratteri dell’urgenza;
se ne ha conferma, come si
il principio di neutralità elaborato
dalla giurisprudenza
comunitaria, secondo cui
non si possono discriminare
- sotto il profilo squisitamente
tributario - le attività lecite
da quelle illecite, non ha
la portata di rendere fiscalmente
esenti operazioni che
la legge nazionale assoggetta
a requisiti di idoneità professionale
del soggetto che
le fornisce.
L’indirizzo della Cassazione,
peraltro, pare in linea con
quello della Corte Ue, che ha
recentemente precisato che
le prestazioni mediche sono
esentate da Iva purché «siano
soddisfatte due condizioni,
vale a dire che si tratti di
prestazioni mediche e che esse
siano fornite da persone in
possesso delle qualifiche professionali
richieste» (cfr. sentenza
10 settembre 2002, causa
C-141/00).
Luigi Riva
Alberto Santi
legge in sentenza, dal successivo ricovero
disposto per «ritenzione d’urina
in paziente portatore di ipertrofia
prostatica» e dalla testimonianza dell’infermiere
Ru. che, all’atto del ricovero,
ebbe modo di constatare direttamente
le precarie condizioni del
paziente, che manifestava anche difficoltà
respiratorie. Di fronte a tale
situazione, il richiamo fatto in ricorso
al dato formale delle competenze
del “medico di guardia” e di quelle
del “118” non ha alcun rilievo ai fini
che qui interessano.
Conclusivamente deve affermarsi
il principio che, in tema di rifiuto di
atti d’ufficio, il medico in servizio di
guardia è tenuto a effettuare al più
presto tutti gli interventi che siano
richiesti direttamente dall’utente; e
se è pur vero che non può negarsi al
sanitario il compito di valutare la
necessità di visitare il paziente sulla
base del quadro clinico prospettatogli,
considerando che il rifiuto rilevante
a norma dell’art. 328/1˚ c.p. deve
riguardare un atto indifferibile dal
cui mancato compimento può derivare
un pregiudizio, è anche vero
che una tale discrezionalità può ben
essere sindacata dal giudice di merito
sulla base degli elementi di prova
sottoposti al suo esame. Non va sottaciuto,
per altro, che, come pure si
sottolinea nella gravata sentenza, lo
stesso Cl. Mo. avvertì, sulla base delle
informazioni ricevute, la necessità
del suo intervento professionale, assicurandolo
a parole, ma non nella
realtà.
Al rigetto del ricorso, consegue
la condanna del ricorrente al pagamento
delle spese processuali.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il
ricorrente al pagamento delle spese
processuali. ●

27 dic. 2005-2 gen. 2006 LA GIURISPRUDENZA
33
CASSAZIONE/ Spetta al giudice ordinario dirimere le controversie sui compensi
Dg a contratto con le Regioni
Rapporto di lavoro «privato di natura autonoma»: inutile il ricorso al Tar
«A
lle Regioni è riservato
il potere
di nomina dei direttori
generali delle Asl e anche
la possibilità di risolvere i
contratti, dichiarandone la decadenza
in presenza di gravi
motivi o quando la gestione
presenti una situazione di grave
disavanzo».
Così ha deciso la Corte di
cassazione civile a Sezioni
Unite con l’ordinanza n.
21286 del 3 novembre scorso,
dichiarando la giurisdizione
dell’autorità ordinaria nei rapporti
tra manager ed ente regionale.
La decisione, che si
riferisce a un contenzioso tra
la Regione Piemonte e alcuni
manager, si “aggancia” alle recenti
polemiche sullo spoil system,
attuato nel Lazio dove i
Dg sono stati rimossi e sostituiti
dalla nuova Giunta guidata
da Piero Marrazzo. Fino a oggi
a esprimersi sono stati tre
tribunali: il Tar Lazio, sezione
di Roma (con sentenza del 2
settembre 2005), accettando
la decisione della Regione;
successivamente (24 settembre)
lo stesso Tar, sezione di
Latina, sostenendo che «la
causa non rientra nella giuri-
Cassazione/ 2
Il tema della liceità penale della prestazione
medica a beneficio di persona
ricercata dalla Giustizia ritorna in una
decisione della Corte di cassazione (sezione
quarta, sentenza n. 26910/2005),
adottata a seguito di ricorso presentato
dal procuratore generale presso la Corte
d’appello, dopo che quest’ultimo organo
giudicante aveva mandato assolto
dal delitto di favoreggiamento personale
un primario ortopedico (peraltro condannato
in primo grado) cui si imputava
di avere eseguito delle cure mediche a
beneficio di un noto latitante, suo amico
da vecchia data, senza effettuare alcuna
annotazione della visita nei documenti
ospedalieri.
La Suprema Corte, confermando la
motivazione della sentenza assolutoria,
ha richiamato i propri precedenti in materia,
secondo cui non può rispondere
del reato indicato il sanitario
che si sia limitato alla
prestazione della propria
assistenza, senza osservare
altri comportamenti attivi
contrari alle indagini in
corso da parte della polizia,
e tali da far insorgere
il pericolo che le investigazioni
vengano eluse o che falliscano
le ricerche della persona indagata (in
tali termini, già: Cass., prima sezione,
sentenza 28 settembre 1998, Bruno;
Cass., sezione quinta, sentenza 13 marzo
2001, Avola; Cass., sezione sesta, 16
maggio 2002, Parodi).
La sentenza pone le seguenti proposizioni
fondamentali:
a) la latitanza non può costituire in
nessun caso ostacolo alla tutela della
salute, neppure quando la stessa sia notoria,
«posto che il medico ha il dovere
giuridico di assistere chiunque abbia necessità
delle sue prestazioni professionali,
salvo l’obbligo di referto»;
b) nessuna incidenza nella valutazio-
sdizione amministrativa ma in
quella ordinaria; coinvolge il
diritto alla prosecuzione di un
rapporto professionale che si
fonda su un contratto»; infine
il Consiglio di Stato (V sezione,
decisione n. 5838 del 19
ottobre) che ha rimesso gli atti
alla Consulta, ravvisando «palesi»
violazioni agli articoli
97, 32 e 117 (secondo e terzo
comma) della Costituzione.
In attesa dei giudici costituzionali
ecco giungere il verdetto
della Cassazione, analogo a
quello del Consiglio di Stato.
Piazza Cavour sostiene infatti
l’esistenza di un rapporto di
lavoro, regolato da un contratto
di diritto privato, con una
durata determinata e stipulato
in osservanza delle norme del
codice civile. «Non vi è dubbio
- afferma la Suprema Corte
- che il rapporto si costituisce
tra due contraenti, il direttore
generale e la Regione, diversamente
da quanto previsto
per i direttori sanitari e
amministrativi che stipulano
il contratto con la Asl rappresentata
dal direttore generale.
L’articolo 3, comma 6 del Dlgs
502/1992 (riordino della disciplina
in materia sanitaria)
Il medico deve
assistere chiunque
prevede che il contratto è sottoscritto
dalla Regione da una
parte e dal direttore generale
dall’altra».
Nell’istanza presentata al
tribunale di Torino e finita poi
in Cassazione, la Giunta regionale
piemontese aveva evidenziato
la natura amministrativa
della lite sorta tra la Regione e
alcuni manager sul trattamento
economico, sostenendo
«l’inesistenza di un rapporto
di lavoro autonomo o subordinato
tra le Regioni e i direttori
generali delle aziende sanitarie
locali, per cui la controversia
rientrerebbe tra quelle relative
ai servizi pubblici».
L’ordinanza smentisce totalmente
questa tesi: «Non vi
è dubbio che dal contratto stipulato
con la Regione discenda,
per il direttore generale,
l’obbligo di prestare la propria
opera a favore della Asl
di destinazione e che l’onere
economico del compenso sia
a carico della Asl. Pertanto tra
Regioni e direttori generali
delle Asl intercorre un rapporto
di lavoro privato di natura
autonoma».
Gabriele Mastellarini
Curare un latitante non è favoreggiamento
ne del caso può avere la circostanza dei
precedenti rapporti personali tra il medico
e il latitante, attesa la natura oggettiva
del dovere di assistenza, né il luogo
pubblico (ospedale) in cui è stata effettuata
la prestazione, dal momento che
neppure la natura pubblicistica o privatistica
del luogo medesimo interferisce in
qualsiasi modo sull’obbligo di curare;
c) non può condurre a diversa conclusione
l’omessa annotazione della visita
nei registri ospedalieri, poiché, come
già ritenuto dalla sentenza di appello, è
notorio che gli specialisti operanti in
una pubblica struttura usano, per amicizia
e senza farsi pagare, visitare chiunque,
senza che resti traccia della visita
stessa.
In relazione, in particolare, a tale ultimo
punto, la Cassazione ribadisce che
se, da un lato, la latitanza del paziente
non sottrae il medico al
dovere di prestare la propria
opera, d’altra parte,
questi, svolgendo la propria
prestazione a beneficio
del latitante, «non può
esorbitare dal limite della
diagnosi e della terapia,
onde non deve porre in
essere condotte “aggiuntive” di altra natura
che travalichino tale limite e siano
finalizzate soggettivamente e oggettivamente
a sottrarre la persona assistita
alle ricerche dell’Autorità».
Tra tali condotte, ribadisce la Suprema
Corte con riferimento alla fattispecie
in esame, non rientra l’omessa registrazione
della visita, che non viola l’obbligo
del referto (non richiesto nel caso),
costituendo eventualmente una mera
irregolarità amministrativa che prescinde
oggettivamente dalla qualità (di
latitante) del soggetto beneficiario dell’assistenza
resa dal sanitario.
Gianfranco Iadecola
Tar Calabria e Consiglio di Stato
Asl, farmacie e cliniche: caos di competenze
Si continua a discutere sugli effetti della
sentenza 204/2004 della Corte costituzionale.
Nei giorni scorsi sono state depositate
due interessanti decisioni per la giurisdizione
sui contenziosi tra Asl e farmacisti e tra Ssn e
case di cura.
Il Tar Calabria (sezione di Reggio Calabria,
sentenza 2178 del 3 dicembre) ha dichiarato la
propria legittimità, confermando un orientamento
giurisprudenziale che si sta sempre più
affermando: «Il rapporto intercorrente tra le
Asl e le farmacie si inquadra nello schema
della concessione di pubblico servizio». Spiega
ancora il collegio: «Poiché il dispositivo
additivo della citata decisione non investe la
seconda parte dell’articolo 33, comma 1, escludendola
dalla pronuncia di incostituzionalità, il
dato testuale lascia integra la giurisdizione
esclusiva del giudice amministrativo sulle controversie
afferenti alla vigilanza sul credito,
sulle assicurazioni e sul mercato immobiliare,
al servizio farmaceutico, ai trasporti, alle telecomunicazioni».
I rapporti tra le aziende sanitarie e le questioni
attinenti ai diritti di credito maturati dal
farmacista nei confronti del Ssn derivano, infatti,
da un «potere autoritativo» della Pa, rivolto
al momento della costituzione del rapporto e
non alle vicende successive. Si parla di una
fase genetica del rapporto dalla quale deriva la
giurisdizione del Tar e del Consiglio di Stato.
Anche il Tar Sicilia (seconda sezione) aveva
fornito un’interpretazione analoga con la sentenza
n. 466 del 21 marzo 2005 (si veda Il
Sole-24 Ore Sanità n. 14/2005).
Per quanto concerne i contenziosi tra il Ssn
e le case di cura sono, invece, stabilite l’incompetenza
del giudice amministrativo e la necessità
di rivolgersi al tribunale ordinario (giudice
unico civile). Il Consiglio di Stato (sezione V,
decisione n. 1746 del 15 dicembre) precisa:
«Non sussiste la giurisdizione amministrativa
in tema di corrispettivi per le prestazioni effettuate
nell’ambito del Servizio sanitario nazionale
alla luce della dichiarazione di illegittimità
costituzionale, dell’articolo 33 del decreto
legislativo n. 80 del 31 marzo 1998. Ciò comporta
- evidenzia il verdetto - il venir meno
della specifica giurisdizione esclusiva su tutti i
rapporti non ancora esauriti, senza possibilità
per il giudice amministrativo di applicare l’articolo
8, comma 1, della legge 205/2000 (Disposizioni
in materia di giustizia amministrativa),
e perciò di emettere decreti ingiuntivi (con
condanna al pagamento delle somme, anche in
via provvisionale) per indennità, canoni e altri
corrispettivi, stante l’efficacia retroattiva delle
pronunce della Corte costituzionale».
G.Mast.

34 LAVORO/PROFESSIONE
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Si annuncia un Natale senza
“regali contrattuali” per i dipendenti
del Ssn. Per il rinnovo del
secondo biennio economico
2004-2005, dovranno aspettare con
molta probabilità anche oltre la Befana,
visti i tempi di convocazione al tavolo
di trattativa. Anche se i medici fino alla
fine della scorsa settimana hanno spinto
su Governo, e Regioni
perché prima di fine
anno si giunga almeno
a una riapertura delle
trattative se non a un
protocollo d’intesa preliminare
all’accordo.
Un mix di eventi
frena la chiamata dell’Aran.
Al primo posto c’è il muro contro
muro tra parte pubblica e confederali
sulla quantificazione del monte salari
2003 per il comparto.
Il comparto frena sui conti. Il Comitato
di settore si è dichiarato disponibile
(v. lettera all’Aran in questa pagina)
a un ulteriore confronto sui conti,
che proprio non tornano. Anche con
tutti i ritocchi del caso, infatti, si raggiungono
i 100 euro medi mensili lordi
di aumento (v. tabella), ma i 103
“trattabili” chiesti da Cgil, Cisl e Uil
restano lontani. E la parte pubblica sembra
avere difficoltà ad allargare troppo
la manica, visto l’occhio vigile della
Corte dei conti. Una scelta duramente
Pubblichiamo di seguito il testo
del «Documento sulle problematiche
attuative del Ccnl 2002-2005
delle aree della dirigenza del Ssn»
presentato dalle Regioni.
Il presente documento riporta in modo sintetico
e organico i punti critici, già segnalati dal
Comitato di settore all’Aran prima della sottoscrizione
del contratto, sottolineati nella nota
del presidente del Comitato di settore al coordinatore
della Commissione salute.
Tali specificazioni servono per permettere
una omogenea applicazione del Ccnl tra le
Regioni e all’interno della stessa Regione considerata
la possibile difficoltà interpretativa di
alcuni punti contrattuali, la cui corretta comprensione
è possibile legando il testo contrattuale
alla posizione espressa dalle Regioni in
sede di parere.
Il presidente del Comitato di settore con
una nota del 25 luglio 2005
inviata al presidente dell’Aran
chiariva alcuni punti che defini-
vano la posizione delle Regioni
nell’espressione del parere positivo
alla stipula del contratto
da parte dell’Aran.
Il Ccnl, poiché definito molto
tardi rispetto alle scadenze
naturali, ha dovuto dare risposta alle pressanti
richieste del sindacato di allineamento dello
stipendio base della dirigenza del Ssn a quello
delle altre aree della dirigenza della pubblica
amministrazione.
Per realizzare questo allineamento è stato
necessario impegnare tutte le risorse del rinnovo
contrattuale, operando una scelta non certo
favorita dal Comitato di settore il quale ha
anzi evidenziato in più occasioni come la destinazione
di tutta la percentuale di incremento
alle sole voci stipendiali fisse rappresenti, di
fatto, un arresto del processo di valorizzazione
della contrattazione integrativa aziendale e un
limite alle possibilità di incentivare il pieno
esercizio della responsabilità dirigenziale.
In cambio di questa scelta pregiudiziale è
I sindacati scrivono a Governo e Regioni e annunciano scioperi a gennaio senza lo sblocco del
Contratti: il personale frena e
Il tiramolla del comparto sul monte salari 2003 blocca i tavoli all’Aran
Tutto si ferma
per 3 euro al mese
criticata dai sindacati confederali che
hanno organizzato la scorsa settimana
un primo momento di mobilitazione
con manifestazioni regionali e presìdi
presso le sedi istituzionali di tutte le
Regioni e la richiesta di essere ricevuti
dal presidente e dalla Giunta e hanno
chiesto una convocazione urgente ai ministri
di Salute, Funzione pubblica ed
Economia. Che però la
scorsa settimana non è
ancora arrivata.
Altro rischio all’orizzonte,
poi, l’intenzione
della Funzione
pubblica, che gli stessi
sindacati confederali
denunciano, di rinnovare
alla scadenza (gennaio 2006) i vertici
Aran senza che quelli attualmente in
carica possano chiudere le trattative. In
questo modo, è l’accusa, i tempi si allungherebbero
davvero di mesi, quasi si
dovesse ricominciare tutto daccapo.
Medici&Co sul piede di guerra.
Lo stop al contratto del personale ha
rallentato anche l’iter di quello dei medici
e dirigenti, che istituzionalmente si
tratta e si chiude successivamente a
quello del comparto.
Anche se in questo caso sembra che
i presupposti per fare in fretta ci siano
tutti: le richieste economiche sono all’interno
delle risorse disponibili e per
quanto riguarda la proposta di medici&
Come assicurare
il governo regionale
Co di finalizzare una quota maggiore
alla valorizzazione delle attività disagiate,
la proposta delle Regioni potrebbe
essere quella di accettare una ripartizione
dell’80% sul tabellare e del 20%
sull’accessorio, purché quest’ultima
quota non sia finalizzata nel dettaglio.
D’altra parte proprio le Regioni hanno
lamentato per il primo biennio (v.
documento in fondo alla pagina) il fatto
Il documento di indicazioni sul 2002-2003 approvato dai governatori
stata negoziata la garanzia di un maggiore impegno
di lavoro da parte dei dirigenti per contribuire
alla soluzione del cruciale problema della
riduzione delle liste di attesa, impegno che si è
concretizzato in alcuni passaggi del testo contrattuale
e in particolare nella conversione ad
attività assistenziali di una quota delle ore settimanali
destinate ad attività formative e didattiche
per un totale di 26 ore annue individuali.
Il principale punto di interesse del Ccnl,
nell’ottica dell’azione regionale, è costituito dall’articolo
9 che sancisce un forte ruolo di
coordinamento da parte delle Regioni mediante
l’opportuna emanazione - entro 120 giorni
dall’entrata in vigore del contratto, di linee di
indirizzo che rappresentano un presupposto
vincolante per l’apertura della successiva fase
di contrattazione aziendale. Tali linee di indirizzo,
elaborate mediante il confronto sindacale,
intervengono su temi rilevanti che hanno un
impatto diretto sulla destinazione delle risorse
economiche regionali (0,32% dei monte salari
nazionale), sulla formazione, sulla valutazione
dei dirigenti e sull’organizzazione
dei servizi, con particolare
riferimento alla continuità assi-
stenziale e all’area dell’emergenza/urgenza
e al rapporto tra
l’esercizio della libera professione
intramoenia e l’andamento
delle liste di attesa.
Per assicurare un governo
regionale dell’applicazione del Ccnl occorre
prestare attenzione ai seguenti punti, che il
Comitato di settore ha segnalato all’Aran con
la nota di approvazione all’ipotesi di accordo
sopra richiamata:
1. il tetto di spesa complessivo è fissato a
regime al 5,98% (5,66% + 0,32% di risorse
regionali) del monte salari 2001, certificato dai
presidenti di ciascuna Regione nel corso del
2003; dai calcoli effettuati a livello nazionale
questa percentuale corrisponde a una spesa
complessiva a regime per le due aree della
dirigenza pari a 641,98 milioni di euro annui,
comprensivi degli oneri riflessi;
2. le risorse economiche regionali di cui
all’art. 57 del Ccnl della dirigenza medica e
veterinaria e all’art. 53 del Ccnl per la dirigenza
La lettera degli assessori all’Agenzia
Su richiesta di alcune Oo.Ss. si sono tenute in data odierna (14 dicembre,
n.d.r.) due riunioni di un approfondimento sui principali temi relativi
all’oggetto.
Si è pervenuti alle seguenti determinazioni:
comparto: vi è la necessità (e la totale disponibilità da parte dei tecnici del
Comitato) di operare in tempi molto brevi un ulteriore approfondimento, che
coinvolga tutte le parti interessate, sul monte salari 2003 di riferimento per
l’applicazione degli incrementi contrattuali del secondo biennio, stante che la
rilevazione fatta a livello nazionale dallo scrivente Comitato ha portato a cifre
pressoché sovrapponibili con le analisi fatte da Aran, ma non coincidenti in
misura sostanziale con i calcoli effettuati dalle organizzazioni sindacali, per altro
già verificati con esito negativo sia da parte del Comitato che di codesta Agenzia;
dirigenza: si ritiene che ci siano i presupposti per un riavvio delle trattative
che rimanga tassativamente all’interno delle risorse disponibili già individuate
dall’atto di indirizzo e all’interno dell’impianto giuridico esistente. Si è in particolare
condivisa l’esigenza di finalizzare una quota significativa delle risorse disponibile
alla valorizzazione delle attività svolte in condizione di disagio, con specifico
riferimento al sistema delle guardie notturne.
Oltre al consueto affiancamento tecnico, si rimane a disposizione per le successive
esigenze di coinvolgimento del Comitato che codesta Agenzia riterrà opportune per
favorire il prosieguo delle trattative di entrambi i tavoli negoziali. ●
di non avere sufficienti risorse per modulare
il salario accessorio per l’impiego
di fondi nel riequilibrio del tabellare
dei dirigenti Ssn con quello della dirigenza
del pubblico impiego.
Il consiglio nazionale dell’Anaao ha
giudicato l’andamento della trattativa
sul secondo biennio «rallentata da pretestuose
motivazioni dell’Aran tese a riservare
alla discrezionalità delle azien-
sanitaria (0,2%) sono gestite a livello regionale,
ivi compresa la facoltà, ove necessario di procedere
a compensazioni tra aziende ed enti;
3. l’utilizzo della retribuzione individuale di
anzianità (Ria) del personale cessato ai fini del
finanziamento dell’adeguamento del tabellare,
in caso di insufficiente copertura delle risorse
necessarie dovrà avere una compensazione dinamica
negli esercizi successivi, con esaurimento
di ulteriori impieghi della Ria;
4. analogamente a quanto chiarito con riguardo
al Ccnl del 19 aprile 2004 per il personale
del comparto, quanto previsto dall’art. 9
comma 1 lettera d) in ordine alla modalità di
incremento dei fondi in caso di aumento della
dotazione organica del personale o dei servizi
anche a invarianza del numero complessivo di
essa, non va applicato come automatismo nell’aumento
della consistenza dei fondi;
5. la remunerazione di prestazioni con tariffe
libero-professionali costituisce una spesa
che non attinge dai fondi contrattuali ma dalle
risorse dei bilanci aziendali e pertanto deve
Incarico
dirigenziale
Struttura
complessa
Struttura semplice
e/o ex modulo
Alta
specialità
Equiparato

27 dic. 2005-2 gen. 2006 LAVORO/PROFESSIONE
35
secondo biennio entro la scadenza del 31 dicembre 2005
rallenta medici&Co
nonostante le aperture del Comitato di settore
Le stime per il 2004-2005
2004
1,90%
2005
2,41%
Integr. acc.
Gov.-sind.
(dal 2006)
0,70%
una lettera inviata prima di Natale al
presidente e al sottosegratario del Consigliodei
ministri, ai ministri di Salute
e Funzione pubblica, alle Regioni e al
presidente dell’Aran -. Se questo non
accadrà saremo costretti a ricorrere ad
azioni di sciopero nel mese di gennaio.
Confidiamo però nel senso di responsabilità
di tutti gli attori della vicenda
perché possano, con maggiore
Totale
aumenti
5,01%
di aree omogenee, che consentono di evitare
ridondanze e duplicazione di servizi;
- la richiesta deve partire dall’azienda ed è
attivabile solo dopo aver utilizzato tutti gli
altri strumenti retributivi contrattuali (lavoro
straordinario, recupero compensativo, retribuzione
di risultato);
- la remunerazione mediante la tariffa libero-professionale
a corpo di 480 euro lordi
per turno notturno può interessare al massimo
il 12% dei turni di guardia notturna;
- si tratta di una innovazione organizzativa
che ha carattere sperimentale e deve essere
costantemente verificata nei suoi effetti di
miglioramento della copertura dei servizi e di
compatibilità con le risorse economiche disponibili.
Il Comitato di settore ha dichiarato la
disponibilità, attraverso i tecnici del Comitato
di settore e anche in sede di coordinamento
tecnico interregionale, che può all’uopo
essere costituito, per l’affiancamento costante
nel processo di applicazione del Ccnl. ●
Pro
capite
(euro)
Di cui
su
tabellare
**
Di cui
su salario
access.
**
282,17 357,91 103,96 744,04 100,11* 90,10 10,01
135,03 171,27 49,75 356,04 251,46 201,17 50,29
22,76 28,87 8,39 60,02 225,57 180,46 45,11
439,96 558,05 162,09 1.160,10 127,29 106,42 20,87
Totale con oneri Pro-capite Di cui su tabellare Di cui su salario
accessori (37%) (euro)
**
accessorio **
1.019,33 100,11* 90,10 10,01
487,78 251,46 201,17 50,29
82,23 225,57 180,46 45,11
1.589,34 127,29 106,42 20,87
da un ricalcolo effettuato a livello di Aran e Comitato di settore sul monte sacirca
3 € rispetto ai valori iniziali. I sindacati però chiedono aumenti medi di
del 90% degli aumenti 2004-2005 sullo stipendio base e il 10% sul salario accesdirigenti
è di mettere l’80% sul tabellare e il 20% sul salario accessorio.
Dirigenti ruolo
tecnico
e professionale
Dirigenti ruolo
amministrativo e
delle prof. sanitarie
151,90 151,90
147,40 150,70
299,30 302,60
151,90 151,90
113,30 115,00
265,20 266,90
151,90 151,90
79,10 96,40
231,00 248,30
151,90 151,90
79,10 96,40
231,00 248,30
151,90 151,90
79,10 96,40
231,00 248,30
serenità, chiudere i cantieri di una tornata
contrattuale complessa e difficile
ma, incomprensibilmente accidentata
e inaccettabilmente lunga».
«Qualcuno, all’Aran dovrà pur vergognarsi
di questo ingiustificato stop
contrattuale», ha invece stigmatizzato
la Cimo, Il cui presidente, Stefano
Biasioli, ha scritto in questo senso una
lettera al presidente dell’Agenzia e,
per conoscenza, al presidente del Consiglio,
ai ministri di Salute e Funzione
pubblica e ai sottosegretari della Salute
che si occupano di personale. E
aggiunge: «Valuteremo la possibilità
di chiedere i danni economici per questa
unilaterale e ingiustificata interruzione
delle trattative. Un “vuoto
Aran” quasi cosmico: dal 10 novembre
a Natale. Che ha un solo significato
per l’Aran: l’incapacità e la rinuncia
a mediare».
«Il Governo - ha affermato Giuseppe
Garraffo (Cisl medici) - prima
della pausa natalizia dovrebbe intervenire
con decisione e urgenza per porre
fine a questa situazione e assumere
l’iniziativa per concludere entro l’anno
almeno un protocollo di Intesa con
i medici
«Il rinnovo per quest’anno - ha dichiara
Massimo Cozza (Fp-Cgil medici)
- è ormai saltato. Nel 2006 non
rimane che riprendere le azioni di protesta
unitarie che, se non vi saranno
rilevanti novità, non potranno che arrivare
allo sciopero».
«Come si fa a parlare di managerialità
nelle aziende sanitarie se la principale
risorsa del Ssn, medici, veterinari
e dirigenti, è gestita con tempi e modalità
ottocenteschi?», si chiede Aldo
Grasselli (Sivemp).
Nonostante i 449 corsi per le lauree delle professioni
sanitarie, 24.636 immatricolati, 3.500 iscritti alle
lauree specialistiche, 50mila studenti di medicina e
30mila specializzandi nell’anno accademico 2005-2006,
il sistema Ssn-Università non ha ancora trovato un equilibrio
stabile. O almeno, non nei confronti dei medici
degli ospedali pubblici, che quando lavorano in un’azienda
integrata, si trovano “schiacciati” dalla componente
universitaria che «camuffa la necessità di trovare posti
di dirigenza di strutture complesse per il personale universitario
a ricompensa di una mancata carriera accademica».
Le accuse sono dell’Anaao, che ha organizzato a
Roma un incontro sul rapporto tra Ssn e Università a
conclusione del quale è stato elaborato un documento di
critiche e proposte.
L’Anaao ritiene anzitutto che di fronte all’applicazione
“incompiuta” del Dlgs 517/1999, le Regioni debbano
intervenire con provvedimenti normativi e organizzativi
nel settore - possibili grazie al nuovo Titolo V della
Costituzione - per rendere i rapporti Università-Ssn meno
conflittuali e «più rispettosi dei reciproci fini istituzionali».
Per il sindacato occorre evitare che siano la prove-
P.D.B.
Sale la tensione tra Del Barone e l’esecutivo
Ha ormai assunto i toni del confronto
diretto il braccio di ferro
partito in sordina - dall’annullamento
delle elezioni di aprile 2003
del vertice Fnom - tra il presidente
Giuseppe Del Barone e il resto del
suo esecutivo. Un esecutivo che rivede
in carica il comitato centrale
di prima del voto di tre anni fa.
Con una lettera inviata al presidente
il 12 dicembre scorso, infatti,
gli altri membri hanno sfiduciato
nero su bianco Del Barone, per
poi disertare in massa la convoca-
Incontro-seminario Anaao-Assomed
zione del 19 in vista del reinsediamento
del Comitato centrale
2000-2003 (presieduto dallo stesso
Del Barone). Motivo della diserzione:
la decisione del presidente di
tornare sui suoi passi restando saldamente
al comando, pur avendo
annunciato le proprie dimissioni a
inizio dicembre.
L’alternativa, per i componenti
che rifiutano l’ipotesi che a indire
le nuove elezioni nazionali sia lo
stesso presidente che è stato sfiduciato
nella gestione dell’ultima tor-
Pediatri, l’Accordo
è entrato in vigore
Via libera al nuovo Acn dalla Conferenza Stato-Regioni
La nuova convenzione dei 7mila pediatri
di libera scelta ha tagliato l’ultimo traguardo:
il 15 dicembre è stata ratificata dalla
Conferenza Stato-Regioni. L’Accordo collettivo
nazionale, che vale 6,16 euro di aumenti ad
assistito per il biennio 2004-2005 (più 33 milioni
complessivi di arretrati per il 2001-2003),
chiude la partita dei rinnovi per i medici convenzionati
con il Ssn. Riconoscendo la specificità
della pediatria di famiglia,
ma accelerando sull’integrazione
con le altre figu-
re del territorio e sulla sperimentazione
di modelli assistenziali
innovativi. Ci sono
ora sei mesi di tempo
per gli accordi regionali.
Soddisfazione è stata
espressa dalla Fimp, il maggior sindacato di
categoria. Il presidente, Pier Luigi Tucci,
sottolinea come l’Accordo per i pediatri sia
«l’unico a non aver subìto i rilievi della Corte
dei conti». «È stata una contrattazione lunga
e difficilissima - aggiunge Tucci - iniziata in
salita perché tendeva a relegare in un ambito
troppo ristretto la categoria. Alla fine, però,
abbiamo realizzato un accordo a tutto tondo
dove, tra l’altro, si ribadisce in modo chiaro
che la fascia 0-14 anni è di esclusiva competenza
dei pediatri di famiglia».
Meno entusiasta la Cipe, secondo cui alcuni
punti della parte normativa e di quella economica,
«penalizzano fortemente la categoria». Il
sindacato assicura comunque che «si impegnerà
al massimo in sede di trattative regionali» e
nata, è soltanto il commissariamento
del ministro della Salute. Un’ipotesi
ventilata chiaramente nella lettera
a Del Barone del 12 dicembre,
in cui 10 componenti del Comitato
centrale più i revisori dei conti la
pongono come unica, anche se da
evitare fino all’ultimo, possibilità.
All’aventino del 19, però, Del
Barone replica più deciso che mai a
non cedere: in una lettera del giorno
successivo ribadisce la volontà
di convocare le elezioni per febbraio.
E sembra che non lo faranno
nienza istituzionale e l’autoreferenzialità a orientare il
processo di organizzazione e di gestione delle neonate
aziende integrate. Queste, si legge nelle conclusioni del
documento, «potranno costruire il comune senso d’appartenenza
e il livello di integrazione necessario a superare
il vissuto da “separati in casa” che caratterizza la
situazione attuale solo con la trasparenza di strategie e
gestione, la capacità di darsi le regole e di farle rispettare
per assicurare una risposta adeguata alle attese che la
società civile giustamente “pretende” dal sistema integrato
formazione medica-ricerca-assistenza sanitaria».
Secondo il sindacato, per garantire «una reale e duratura
efficacia ai complessi integrati» il personale ospedaliero
deve poter affiancare al compito assistenziale anche
il riconoscimento di una funzione didattica e di
ricerca. «Non basta l’accesso ai fondi di ateneo - scrive
l’Anaao - ma occorre prevedere anche la destinazione di
parte del monte orario e la corresponsione di una quota
retributiva dedicata finanziata dalla quota d’incremento
regionale del valore della produzione prevista a riconoscimento
dei costi aggiuntivi dovuti al fatto di essere
l’ospedale sede di insegnamento. Onere che la legge
Crispi (1890) poneva a carico dell’Università non essendo
scontato che debba ricadere sui fondi della Sanità».
Convenzioni
E spunta l’ipotesi
di uno 0,7% in più
auspica «un impegno aperto, costruttivo e leale
a difesa degli interessi della categoria».
Il 21 dicembre, inoltre, sono state sottoscritte
da Sisac e sindacati le code contrattuali per
1.500 veterinari convenzionati (l’ipotesi di
Acn per l’attuazione della norma finale n. 6
dell’Accordo del 23 marzo 2005 per gli specialisti
ambulatoriali e le altre professionalità
sanitarie). «L’accordo - commenta Armando
Masucci, segretario di Federazione
medici Uil-Fpl -
sana finalmente la condizio-
ne di precariato dei medici
veterinari impegnati nella
Sanità pubblica veterinaria
delle Asl e dei 10 Izs italiani,
offrendo un valido riferimento
alle Regioni per il
miglioramento delle attività di controllo delle
emergenze sanitarie legate alle malattie degli
animali che potrebbero colpire l’uomo e per il
controllo della filiera alimentare».
Una novità per tutti i medici convenzionati
arriva infine con la Finanziaria: nella seduta del
19 dicembre alla Camera, il Governo ha accolto
come raccomandazione un ordine del giorno
(primo firmatario Eolo Parodi, Fi) in cui si
invita a prevedere un incremento dello 0,7%
per il biennio 2004-2005. Plaude la Cumi-Aiss.
«I medici convenzionati - sostiene il segretario
Salvo Calì - hanno diritto a un adeguamento
economico. Quest’area deve ridurre il gap che
la separa da quella dei medici dirigenti».
M.Per.
FnomCeO, più vicina l’ipotesi del commissariamento
tornare sui suoi passi nemmeno le
dimissioni da vice-presidente di
Amedeo Bianco.
Intanto, il Del Barone-presidente
in bilico sul fronte Fnom punta sul
sindacato: è infatti stato appena eletto
presidente della Federazione Cumi-Unamef,
nata a Napoli da processo
di unione tra le due sigle sindacali.
Della Federazione fanno parte anche
il Seme, sindacato di medicina generale
e l’Api, sindacato della pediatria.
B.Gob.
Ssn-Università: un rapporto tutto da rifare
Nel progetto dell’Anaao, poi, è anche prevista la
possibilità di abbandonare l’obbligo della specializzazione
per accedere alla dirigenza medica del Ssn, con
un’alternativa rappresentata dall’inserimento del neolaureato
nei posti vacanti del Ssn, assicurandogli il percorso
formativo adeguato, integrato con componenti teoriche,
attraverso la mobilità all’interno dell’area in cui presta
servizio.
«Un nuovo modello formativo - aggiunge l’Anaao -
deve avere come base metodologica e supporto organizzativo
la Rete formativa regionale, che rappresenta il
presupposto per realizzare quell’ospedale d’insegnamento
che dovrebbe costituire il nucleo portante dell’integrazione
Ssn-Università».
E infine, dalla strada dell’integrazione è necessario
rimuovere un altro ostacolo: il “doppio stipendio”. La
nuova normativa, infatti, attribuisce secondo l’Anaao ai
docenti universitari un trattamento economico aggiuntivo
a quello erogato dal Miur, non più come equiparazione
con la retribuzione dei medici del Ssn, ma per le
prestazioni assistenziali erogate. E questo, taglia corto il
sindacato, proprio non va.
Red. San.

36 LAVORO/PROFESSIONE
27 dic. 2005-2 gen. 2006
Da Federspecializzandi un impietoso dossier sulla formazione medica specialistica
Specializzandi allo sbando
Nessun piano per la didattica - Standard ignorati nel 70% dei casi
Nella maggior
parte delle
scuole di specializzazione
italiane
non esistono veri e propri
piani di organizzazione
didattica per gli
Preparazione teorica: pollice verso
Al termine della specializzazione la preparazione
teorica è adeguata allo svolgimento autonomo
della tua attività di specialista?
No 845 68%
Sì 345 28%
Dlgs 368/1999,
che avrebbe dovuto
adeguare le
condizioni degli
specializzandi italiani
ai loro colleghi
europei. Da
specializzandi. Oltre la Vuote 55 4% un lato il riordino
metà dei medici in for- Totale 1.245 100% delle scuole di
mazione non conosce
lo statuto. La loro partecipazione
alla gestione
dell’attività formativa è
scarsa. Il 45% lavora
dalle 30 alle 50 ore settimanali,
il 39% fino a
Di che qualità giudichi la didattica formale?
Scadente 315 25%
Insufficiente 441 35%
Sufficiente 277 22%
Discreta 136 11%
Buona 41 3%
area sanitaria,
che non soddisfa
completamente
gli specializzandi
(si veda Il Sole-24
Ore Sanità
n. 47/2005) e che
70 ore. Il 54% si è dovu- Vuote 35 3% non entrerà a regito
assumere responsabilità
non contemplate
dallo status di specializzandi,
come guardie
scoperte da medici strutturati,
visite non super-
Totale
Sotto la sufficienza
Suff. o sopra la suff.
Vuote
Totale
1.245
756
454
35
1.245
100%
61%
36%
3%
100%
me prima del
2007. Dall’altro i
contratti di formazionespecialistica
previsti dalla
Finanziaria 2006
visionate, prima reperi-
(si veda l’articolo
bilità.
a pag. 4), anch’essi destinati a non decollare pri-
A setacciare la vita quotidiana dei medici iscritma della fine del 2006. Un altro anno di tribolazioti
alle scuole è stata Federspecializzandi, attraverni è quindi assicurato, anche se ci sono 70 milioni
so l’analisi di 1.245 questionari compilati tramite in più per incrementare il valore delle borse di
libero accesso al portale della federazione (www. studio.
specializzandi.org). I risultati sono stati presentati «La vita professionale di un medico chirurgo
a Roma il 3 dicembre (nell’ambito della prima iscritto alle scuole di specializzazione - ricorda
assemblea nazionale) in un dossier interamente però Simone Fusaro, socio fondatore ed ex presi-
dedicato alla formazione medica specialistica. dente di Federspecializzandi - ha oggi costi molto
Il giudizio sui percorsi formativi è severo. Il elevati: alle 12 mensilità bisogna sottrarre le tasse
65% degli specializzandi che hanno inviato le universitarie, pari a più di una mensilità, il paga-
risposte ritiene che la propria preparazione teorica mento della previdenza medica obbligatoria, pari
non rispetta gli standard fissati nelle tabelle mini- a metà di una mensilità, e l’iscrizione all’Ordine.
steriali. La percentuale sale al 70% per le attività A questi costi va aggiunto quello relativo alla
professionalizzanti. Tanto che il 72% non si sente polizza di responsabilità civile che per alcuni,
essere autonomo nello svolgimento delle presta- come gli specializzandi in ginecologia, può ragzioni
pratiche. Il 58% non ha un tutor cui rivolgergiungere e oltrepassare le due mensilità».
si. L’attività di ricerca è sostanzialmente preclusa Quasi pagano per lavorare, sostiene qualcuno.
ai più. Quasi il 60% giudica la struttura in cui Perché - continua Fusaro - «il lavoro dei medici
lavora non idonea alla formazione dello specializ- specializzandi nelle strutture universitarie e ospezandi.daliere,
sebbene finalizzato in teoria alla graduale
Una debacle, insomma. Con pochi sprazzi di acquisizione di competenze specialistiche, spesso
luce (oltre il 70% ha l’effettiva possibilità di effet- sostituisce l’attività del personale di ruolo e si
tuare all’estero parte della specializzazione). E concretizza nella gestione quotidiana della degen-
ombre inattese, come notano nel dossier Giovanza nei reparti, delle visite ambulatoriali, dei servini
Filocamo, vicepresidente di Federspecializzanzi». «L’attuale disciplina delle borse di studio -
di, e Ardigò Martino, specializzando a Bologna: conclude Stefano Magnone, socio fondatore del-
«Un dato che a nostro avviso risulta sconvolgente, la Federazione e specializzando a Milano - oltre
considerando l’importanza fondamentale della for- all’iniquità di un aggiornamento mai effettuato
mazione continua in medicina, è che un terzo dei finora da 13 anni, è quanto di più lontano possa
medici in formazione specialistica non ha facilità esservi dalla reale situazione in cui trascorriamo il
di accesso a biblioteche o riviste informatiche». nostro periodo formativo».
È questo il quadro in cui si inseriscono le
novità degli ultimi mesi, che tentano di fornire
una prima risposta alla mancata attuazione del
pagina a cura di
Manuela Perrone
Allo specchio i diritti...
Uk Francia Svizzera Spagna Germania Italia
Maternità Sì Sì Sì Sì Sì No
Malattia Sì Sì Sì Sì Sì No
Incremento economico
durante la formazione
Sì Sì Sì Sì Sì No
Ultimo rinnovo contrattuale 2004 2002 2005 2003 - 1991
Tirocinio post laurea
retribuito
1.665-
1.772 €
Sì - - - No
Retribuzione guardie Sì Sì Sì Sì Sì No
Limite max ore di lavoro Sì Sì Sì Sì Sì No
... e i compensi
Statuti sconosciuti
La gestione agli altri
Più di 30 ore di lavoro
A quanto ammonta il tuo orario di lavoro medio
settimanale?
70 h 142 11% Non ris. 28 2%
Non ris. 28 2% Tot. 1.254 100%
Tot. 1.245 100%
Didattica fai-da-te
Tutor assenti
Esiste nella tua scuola
di spec.ne la figura
del tutor che guida la
tua attività formativa
e assistenziale?
No 722 58%
Sì 484 39%
Vuote 39 3%
Tot. 1.245 100%
Confronto amaro con 5 Paesi
Basta superare il confine perché
gli specializzandi siano
trattati e pagati come lavoratori
in formazione, anziché come studenti.
Federspecializzandi ha
analizzato le legislazioni e i contratti
di Francia, Inghilterra, Spagna,
Germania e Svizzera. «In
tutti gli altri Paesi - scrivono nel
dossier Chiara Suzzi, specializzanda
a ferrara e Alexis Mongelli,
da Pavia - esiste un sistema
contrattuale tale da garantire uno
stipendio fisso, che si incrementa
negli anni con l’acquisizione
di maggiore esperienza ed è
spesso proporzionato al carico
di lavoro svolto dal medico (le
guardie sono infatti sempre retribuite).
Il sistema contrattuale permette
inoltre di godere di non
ovvi diritti sindacali, come gravidanza,
malattia e previdenza».
Pratica cercasi
Durante il tirocinio
hai eseguito tutte le
attività professionalizzanti
previste dagli
standard stabiliti?
No 874 70%
Sì 308 25%
Vuote 63 5%
Tot. 1.245 100%
Hai usufruito dei fondi
destinati all’att. formativa
per congressi
o materiali didattici?
No 957 77%
Sì 250 20%
Non
risp.
38 3%
Tot. 1.245 100%
Il paragone economico è impossibile:
soltanto il nostro Paese
paga i suoi specializzandi meno
di mille euro al mese (le borse
di studio ammontano a circa
900 euro mensili) per tutti gli
anni di scuola. Ovunque, tranne
che in Spagna e in Italia, c’è un
tetto massimo fisso di ore di lavoro
settimanali, senza lasciare
al direttore dell’Unità operativa
- come capita da noi - la completa
discrezionalità di disporre degli
specializzandi, «spesso costretti
a turni di guardia estenuanti
con quantità di ore non compatibili
con una qualità professionale
soddisfacente».
Anche i percorsi formativi sono
molto diversi. In Spagna esiste
un sistema centralizzato di
valutazione della formazione,
con commissioni esaminatrici
Partecipazione scarsa
Fondi...
...e programmi
Esiste un programma
annuale di formazione
su cui verte
l’esame di fine anno?
No 526 42%
Sì 686 55%
Non
risp.
33 3%
Tot. 1.245 100%
Boom di responsabilità
Standard dimenticati
Strutture senza «bollino»
Ultimi in Europa per retribuzioni e diritti
ad hoc che verificano il rispetto
delle attività professionalizzanti
svolte. In Germania il contenuto
dei log-book viene osservato alla
lettera, senza bisogno di un
esame di valutazione annuale o
finale: si diventa specialisti se in
un dato numero di anni si esegue
un determinato numero di
prestazioni specialistiche. In
Francia ogni struttura gestisce
autonomamente la formazione,
prevedendo una rotazione semestrale
degli specializzandi nei
centri convenzionati, deputate all’insegnamento
teorico-pratico e
alla valutazione di fine semestre.
In Italia si affronta l’esame annuale
e finale. Ma «nessuno -
afferma Federspecializzandi - ci
garantisce il completamento delle
procedure specialistiche previste
dai nostri ordinamenti».

27 dic. 2005-2 gen. 2006 LAVORO/PROFESSIONE
37
FISCO/ Approvati 26 nuovi studi di settore, coinvolte anche diverse attività sanitarie
Laboratori e studi nel mirino
L’accertamento scatta se i redditi sono superiori alle soglie indicate
Nuova tornata per gli studi di settore,
gli strumenti ideati dal Fisco per
accertare i redditi. L’apposita commissione
di esperti ha approvato lo scorso 6
dicembre, ben 26 studi - tra nuovi e revisionati
- rappresentativi di 60 attività economiche,
fra le quali rientrano anche taluni settori
di interesse per i lettori de «Il Sole-24
Ore Sanità», come i centri di dialisi, gli
studi di radiologia e radioterapia, gli studi
medici e i poliambulatori specialisti, i laboratori
di analisi (si veda, comunque, la tabella
a fianco).
Per quanto riguarda i professionisti, tuttavia,
la Commissione ne ha proposto un’applicazione
monitorata, soprattutto per quanto
riguarda la valorizzazione dell’elemento
territoriale.
Gli studi di settore. Come è noto, gli
studi di settore sono uno strumento elaborato
dal Fisco per determinare la capacità di
produrre ricavi o conseguire compensi delle
imprese e dei professionisti, nell’ambito dei
rispettivi settori economici di appartenenza.
Tali strumenti di controllo sono realizzati
sulla base dei dati complessivamente forniti
dai contribuenti della categoria, in risposta
ad appositi questionari, inviati dall’amministrazione
finanziaria. Per ogni singola attività
economica sono rilevate le relazioni esistenti
tra le variabili contabili e quelle strutturali,
sia interne (a esempio processo produttivo,
area di vendita) sia esterne all’azienda
o all’attività professionale (a
esempio andamento della domanda, livello
LE SCADENZE FISCALI DI DICEMBRE E GENNAIO
W
DI LUIGI RIVA E ALBERTO SANTI
dei prezzi). I contribuenti interessati dagli
studi di settore sono i titolari di redditi
d’impresa e gli esercenti arti e professioni
titolari di partita Iva, indipendentemente dalla
forma giuridica scelta o dal tipo di contabilità
adottata. Lo studio di settore non si
applica, invece, quando si verifichino cause
di esclusione o di inapplicabilità, fra cui
rientra il volume di ricavi o di compensi
superiori a 5.164.569 euro.
Gli indicatori di incoerenza. L’articolo
10 della legge 146/1998, come modificato
dalla legge 311/2004, disciplina le modalità
di accertamento sulla base degli studi di
settore anche nei confronti dei contribuenti
in contabilità ordinaria, sia per obbligo che
per opzione.
In particolare, questi soggetti possono
essere oggetto di accertamento, sulla base
degli studi di settore, quando in almeno due
periodi d’imposta su tre consecutivi considerati,
compreso quello da accertare, l’ammontare
dei ricavi determinabili sulla base degli
Sabato 31
■ Iva - Scheda carburanti
Termine ultimo a disposizione di chi impiega mezzi di trasporto nell’attività d’impresa, per annotare le
percorrenze chilometriche mensili o trimestrali sulla scheda carburanti (art. 4 del Dpr 444/1997).
■ Iva - Autofatture e fatture integrative per le operazioni intracomunitarie
Se il contribuente non ha ricevuto dal cedente o prestatore, entro novembre, la fattura per le
cessioni di beni o prestazioni di servizi intracomunitari effettuate nel corso del mese precedente, il
cessionario o committente nazionale deve emettere autofattura entro oggi. Analogamente, se lo
stesso soggetto ha ricevuto a novembre per le stesse operazioni una fattura che indichi un
corrispettivo inferiore, deve emettere apposita fattura integrativa (articolo 46, legge 427/1993).
Lunedì 2
■ Irpeg e Irap - Seconda rata di acconto per i soggetti Irpeg
Scade il termine entro cui le società e gli enti soggetti a Irpeg con periodo d’imposta non
coincidente con l’anno solare e per i quali dicembre sia l’undicesimo mese del periodo stesso
devono eseguire il versamento della seconda (o unica) rata di acconto dell’Irpeg e dell’Irap. Si
utilizza a tale proposito il modello di pagamento unificato F24, con possibilità di compensare gli
importi a debito con i crediti evidenziati in dichiarazioni e denunce già presentate. Il modello va
presentato a un’azienda di credito convenzionata, al concessionario della riscossione o alle poste.
■ Contabilità di magazzino - Obbligo di istituzione
Scatta l’obbligo della contabilità di magazzino per le imprese che hanno superato nel 2003 e 2004
5.164.568,99 euro di ricavi in ciascun anno e 1.032.913,80 euro di rimanenze alla fine di ogni esercizio.
Giovedì 12
■ Redditi di lavoro dipendente - Conguaglio di fine anno
Si considerano percepiti nel 2005 le somme e i valori in genere corrisposti dal datore di lavoro
fino al 12 gennaio 2006, ai sensi dell’articolo 51, comma 1, del Tuir.
■ Redditi di lavoro dipendente - Comunicazioni al datore di lavoro
Entro oggi, coloro che percepiscono redditi di lavoro dipendente o assimilati in relazione ad altri
rapporti di lavoro, nonché indennità e compensi di cui all’articolo 50 del Tuir, possono darne
comunicazione al proprio datore di lavoro, affinché questi ne tenga conto ai fini delle operazioni
di conguaglio di fine anno (art. 23, commi 3 e 4, del Dpr 600/1973).
Domenica 15
■ Iva - Fatturazione differita
Coloro che effettuano cessioni di beni, la cui consegna o spedizione risulti da documento di
trasporto o altro idoneo a identificare i soggetti tra i quali è intercorsa l’operazione, devono
emettere fattura entro il 15˚ giorno del mese successivo, con indicazione anche di data e numero
dei documenti, e va annotata sul registro entro lo stesso termine (art. 21, comma 4, Dpr 633/72).
Le categorie interessate
studi di settore risulti superiore all’ammontare
dei ricavi dichiarati con riferimento
agli stessi periodi d’imposta. Nei confronti
dei predetti soggetti, l’accertamento in esame
è in ogni caso ammesso - a prescindere
dalla condizione appena riferita - se emergono
significative situazioni di incoerenza, rispetto
a determinati «indici di natura economica,
finanziaria o patrimoniale», individuati
con apposito provvedimento del direttore
dell’Agenzia delle entrate, sentito il parere
della Commissione di esperti per gli studi
di settore.
Quest’ultima, lo scorso 6 dicembre 2005,
ha espresso il proprio parere favorevole
sugli indicatori di incoerenza economica,
finanziaria o patrimoniale, proposti dall’Agenzia
delle entrate. Tali indici individuati
consentiranno, dunque, all’Agenzia di
effettuare accertamenti sulla base degli studi
di settore, anche nei confronti dei soggetti
in contabilità ordinaria, prescindendo dalla
verifica della condizione dei «due periodi
Fisco/ 2
Con l’arrivo delle festività natalizie per
le imprese si tratta, come al solito, di
gestire gli aspetti amministrativi e fiscali
connessi con i tradizionali omaggi distribuiti
a clienti, fornitori, collaboratori e terzi in
genere, nonché ai propri dipendenti.
Imposta sul valore aggiunto. Ai fini
Iva, l’articolo 2 del Dpr 633/1972 prevede
un trattamento differenziato, a seconda dell’oggetto
di cui si fa omaggio. In particolare,
nel caso in cui la natura di quest’ultimo
risulti estranea all’attività normalmente
esercitata dall’impresa, occorre distinguere
in relazione al valore del bene. Nel caso in
cui questo non eccede i 25,82 euro, la
cessione è irrilevante ai fini Iva e pertanto
al cedente non è richiesto alcun adempimento
formale (la fatturazione, la registrazione
ecc.).
D’altro canto, è possibile recuperare interamente
l’Iva pagata per l’acquisto o la
produzione di beni destinati a essere omaggiati,
se gli stessi presentano un costo unitario
inferiore o pari all’importo predetto.
Invece, nel caso in cui il valore risulti
superiore a 25,82 euro, la cessione gratuita
diviene rilevante agli effetti Iva. È fatta
tuttavia eccezione per l’omaggio di beni
relativamente ai quali non sia stata operata,
all’atto dell’acquisto o dell’importazione,
la detrazione dell’imposta, a norma dell’art.
19 del Dpr 633/1972. Occorre ricordare,
in proposito, come il successivo articolo
19-bis1, lettera h), stabilisca che non è
ammessa in detrazione l’imposta relativa
alle «spese di rappresentanza» e che il
ministero delle Finanze, con la circolare 16
luglio 1998, n. 188/E, ha precisato che gli
acquisti di beni destinati a essere ceduti
gratuitamente e non rientranti nell’attività
dell’impresa sono sempre qualificabili in
tale categoria. Conseguentemente, l’Iva assolta
con riferimento a questi acquisti deve
considerarsi sin dall’inizio indetraibile e la
successiva cessione gratuita è un’operazione
fuori campo dall’imposta del valore aggiunto.
Secondo la risoluzione 16 ottobre
d’imposta su tre» e della constatazione effettiva
dell’inattendibilità della contabilità.
Gli indicatori di incoerenza, più precisamente,
sono i seguenti:
● valore dei beni strumentali inferiore agli
ammortamenti di beni mobili strumentali;
● discordanza tra il valore delle esistenze
iniziali di merci, prodotti finiti, materie prime
e sussidiarie, semilavorati e ai servizi
non di durata ultrannuale e le relative rimanenze
finali dell’esercizio precedente;
● discordanza tra il valore delle esistenze
iniziali relative a opere, forniture e servizi
di durata ultrannuale e le relative rimanenze
finali dell’esercizio precedente;
● indicazione della cassa negativa, riportata
nel quadro della dichiarazione dei redditi.
Si tratta, a evidenza, di anomalie macroscopiche,
che lasciano chiaramente ipotizzare
l’irregolare tenuta della contabilità.
La possibilità per l’amministrazione finanziaria
di utilizzare questa metodologia
di accertamento, sulla base delle incoerenze
degli indici di natura economica, finanziaria
o patrimoniale, decorre dagli accertamenti
relativi al periodo d’imposta 2004,
anche nei confronti dei contribuenti in regime
di contabilità ordinaria per opzione, esercenti
attività d’impresa ed è esperibile, così
come ribadito dall’Agenzia delle entrate
con le circolari 16 marzo 2005 n. 10/E e 21
giugno 2005 n. 32/E.
Luigi Riva
Alberto Santi
Omaggi natalizi, slalom tra Iva e deducibilità
1990, n. 666305, è in ogni caso indetraibile
l’Iva assolta a monte se i beni sono ceduti
gratuitamente ai dipendenti dell’impresa.
Imposte sui redditi. Così come gli altri
componenti negativi, anche le spese sostenute
per l’acquisto o la produzione di beni
destinati a essere ceduti gratuitamente sono
deducibili, in linea di principio, se e nella
misura in cui siano rispettati fra gli altri i
requisiti della competenza e dell’inerenza
(articolo 109 del Tuir).
Secondo le indicazioni fornite dalla Risoluzione
8 aprile 1980, n. 9/121, le spese in
esame devono risultare anche congrue rispetto
al volume di ricavi dell’impresa, cui
l’ammontare stesso va rapportato. Analogamente,
ha concluso la sentenza n.
15268/2000 della Corte di cassazione, con
specifico riguardo ai donativi consuetudinari
erogati dalle aziende farmaceutiche, che
sono stati considerati inerenti all’attività
dell’impresa nei limiti in cui il loro ammontare
sia modesto e possano essere in qualche
modo ripagati da una positiva ricaduta
in termini di immagine. Quanto alla misura
della deducibilità, essa varia anzitutto in
relazione al valore unitario dei beni ceduti
gratuitamente. In ogni caso, infatti, le spese
sostenute per l’acquisto o la produzione
di tali beni sono fiscalmente considerate
«di rappresentanza» dal comma 2 dell’art.
108, del Tuir, anche se recano emblemi,
denominazioni o altri riferimenti atti a distinguerli
come prodotti dell’impresa. Allorché
gli omaggi natalizi siano concessi
alla generalità o a intere categorie di dipendenti
dell’impresa - fattispecie che esula
dal concetto di rappresentanza - l’articolo
51, comma 2, lettera b), del Tuir prevede
l’esclusione dal reddito di lavoro dipendente
se il valore di essi non supera nell’anno
l’importo di 258,23 euro, mentre il datore
di lavoro può dedurre il costo come spesa
per il personale (articolo 95 del Tuir).
L.Riv.
Alb.San.

38 SERVIZI
27 dic. 2005-2 gen. 2006
D CESSIONE FARMACI A ONLUS
SETTORE POSTI LUOGO RIFERIMENTO SCADENZA SETTORE POSTI LUOGO RIFERIMENTO SCADENZA SETTORE POSTI LUOGO RIFERIMENTO SCADENZA
Anestesia e
rianimazione
8
2
13
3
2
1
Cardiologia 1
Chirurgia
generale
La nostra società ha in giacenza alcuni prodotti medicinali
prossimi alla scadenza. Anziché procedere alla loro
distruzione, si intende procedere alla loro cessione a titolo
gratuito a una o più Onlus. Si vorrebbe conoscere l’esatta
procedura richiesta dalla legge fiscale.
Gastroenterologia
Igiene degli
alimenti e
della nutriz.
1
1
1
1
1
1
DIRIGENTE MEDICO
Presidio
ospedaliero di
Cerignola Puglia
Asl BA/3 di
Altamura/Puglia
Az. osp.
“Policlinico
Consorziale” di
Bari
Az. osp. “S.
Maria degli
Angeli” di
Pordenone
Ass. n. 5 “Bassa
Friulana” di
Palmanova/Friuli
Venezia Giulia
Az. Ulss n. 13 di
Mirano/Veneto
Asur n. 12 di S.
Benedetto del
Tronto/Marche
Asl n. 12 di
Biella Piemonte
Az. Usl n. 2 di
Potenza/Basilicata
Asl n. 5 di
Collegno
Piemonte
Az. Usl di
Piacenza/Emilia
Romagna
Via XX Settembre
Cerignola (Foggia)
(0885419111)
Piazza De Napoli,
5 - Altamura Bari
(0803108330)
Piazza G. Cesare
11 - Bari
(0805592668-507)
Via Montereale,
24 - Pordenone
(0434399097-8)
Via Natisone
Palmanova (Udine)
(0432921453)
(www.ass5.sanita.
fvg.it)
Via Mariutto, 76
Mirano (Venezia)
(www.ulss13mirano.ven.it)
Via Manara, 7 San
Benedetto del
Tronto (Ascoli
Piceno)
(0735793254)
Biella
(0153503738-547)
(www.regione.piemonte.it)
Potenza
(0971310515-468)
(n.v. 800541212)
Via Martiri XXX
Aprile n. 30
Collegno (Torino)
(0114017019-21)
(www.asl5.piemonte.it)
Corso Vittorio
Emanuele II, 169
Piacenza
(0523302036)
(www.ausl.pc.it)
Az. Usl n. 4 di
Matera/Basilicata Via
Montescaglioso
Matera
(0835243543-4)
(www.aslmt4.it)
Ulss n. 19 della
Adria/Veneto
Piazza degli
Etruschi, 9 Adria
(Rovigo)
(0426940685)
(O.P.)
L’art. 13 del Dlgs 460/1997 stabilisce che «i prodotti farmaceutici,
alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività
dell’impresa, che, in alternativa alla usuale eliminazione dal circuito
commerciale, vengono ceduti gratuitamente alle Onlus, non
si considerano destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa»
e, quindi, non generano materia imponibile - pari al valore
normale dei beni ceduti - ai fini delle imposte sul reddito. Come
precisato nella circolare n. 168/E del 26 giugno 1998, questa
agevolazione si applica soltanto ai prodotti farmaceutici che vengono
esclusi dal circuito commerciale per difetti di confezionamento
o per altre cause che, pur diminuendo o facendo venir meno il
valore commerciale del prodotto, non ne impediscono l’utilizzo
(come è il caso dei prodotti prossimi alla scadenza). La possibilità
di fruire della disposizione è subordinata al rispetto dei seguenti
adempimenti formali: 1) l’impresa deve preventivamente comunicare
all’ufficio delle entrate, mediante raccomandata con avviso
di ricevimento, le singole cessioni di beni; sono escluse da tale
onere le cessioni di beni facilmente deperibili e di modico valore;
2) la onlus beneficiaria deve rilasciare una dichiarazione, da
conservare agli atti dell’impresa, che attesti l’impegno a utilizzare
direttamente i beni ricevuti in conformità alle proprie finalità
istituzionali e a realizzare l’effettivo utilizzo diretto; 3) l’impresa
cedente deve annotare, nei registri Iva o in un apposito prospetto,
la quantità e la qualità dei beni ceduti gratuitamente in ciascun
mese, entro il quindicesimo giorno successivo. Per quanto riguarda
l’Iva, invece, le cessioni gratuite a favore delle Onlus, di beni
alla cui produzione e scambio è diretta l’attività dell’impresa,
costituiscono operazioni esenti, ai sensi dell’art. 10, n. 12), del
Dpr 633/1972, a condizione che vengano osservati gli adempimenti
stabiliti dall’art. 2 del Dpr 441/1997. Tali adempimenti, in
particolare, sono: a) una comunicazione scritta da parte del
cedente all’ufficio delle Entrate, con l’indicazione della data, ora e
luogo di inizio del trasporto, della destinazione finale dei beni,
nonché dell’ammontare complessivo, sulla base del prezzo di
acquisto, dei beni. Tale comunicazione deve pervenire almeno 5
giorni prima della consegna e può non essere inviata qualora
5/1/2006
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2/1/2006
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I quesiti possono essere inviati tramite fax al n. 0630226484 o
all’indirizzo e-mail. redazione.sanita@ilsole24ore.com oppure possono
essere spediti a: Il Sole-24 Ore Sanità, “Sanità Risponde”, Via
Paolo di Dono, 3/A - 00142 Roma
l’ammontare del costo dei beni stessi non sia superiore a 5.164,57
euro; b) l’emissione del documento di trasporto, progressivamente
numerato; c) una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con la
quale la Onlus attesti la natura, la qualità e la quantità dei beni
ricevuti, corrispondenti ai dati contenuti nel documento di trasporto.
In mancanza anche di uno solo di questi adempimenti, la
cessione non è più esente, ma sconta normalmente l’Iva (in tal
senso, la circolare n. 193/E del 23 luglio 1998).
Medicina del
lavoro e
sicurezza
Medicina
legale
Medicina
trasfusionale
1
1
1
1
Oculistica 1
Organizzazione
dei servizi
sanitari di
base
Ortopedia e
traumatologia
1
2
1
Pediatria 2
1
1
Psichiatria 1
I CONCORSI PER IL SSN
Az. osped. “G.
Salvini” di
Garbagnate
Milanese
Viale Forlanini,
121 - Garbagnate
Milanese (Milano)
(02994302515)
Az. Usl n. 4 di
Matera/Basilicata Via
Montescaglioso
Matera
(0835243543-4)
(www.aslmt4.it)
Asl di Collegno
n. 5/Piemonte
Az. Usl n. 3 di
Lagonegro
Basilicata
Ulss n. 17
Conselve-Este-
Monselice-Montagnana
Veneto
Asl AV/1 di
Ariano Irpino
Campania
Az. Usl n. 3
“Centro Molise”
Molise
Az. Ulss di
Rovigo/Veneto
Istituto
“Giannina
Gaslini” di
Genova
Az. Usl di
Piacenza/Emilia
Romagna
Ass. n. 5 “Bassa
Friulana” di
Palmanova/Friuli
Venezia Giulia
Ass. n. 5 “Bassa
Friulana” di
Palmanova/Friuli
Venezia Giulia
a cura di Alberto Santi
A RETRIBUZIONI PER DIREZIONI AD INTERIM
Qual è la retribuzione da corrispondere al dirigente di
struttura complessa cui viene attribuita “ad interim” la
direzione di altre strutture complesse afferenti la stessa
disciplina? al dirigente medico del presidio ospedaliero è
attribuibile la maggiorazione della retribuzione di posizione
prevista dall’art. 39, co. 9, del vigente Ccnl?
Via Martiri XXX
aprile, 30
Collegno (Torino)
(0114017019-020)
(www.asl5.piemonte.it)
Lagonegro
(097348507)
(www.asl3lagonegro.it)
Via Salute, 14/b
Este (Padova)
(0429618225)
(www.bussolasalute.com)
Ariano Irpino
(Avellino)
(0825877400)
Via Ugo Petrella, 1
- Campobasso
(0874409752-4)
Viale Tre Martiri,
89 - Rovigo
(0425393963)
(www.azisanrovigo.it)
Largo Gerolamo
Gaslini, 5 -
Genova
(www.gaslini.org)
Corso Vittorio
Emanuele II, 169
Piacenza
(0523302036)
(www.ausl.pc.it)
Via Natisone
Palmanova (Udine)
(0432921453)
(www.ass5.sanita.
fvg.it)
Via Natisone
Palmanova (Udine)
(0432921453)
(www.ass5.sanita.
fvg.it)
(G.C. - Brescia)
L’art. 18, comma 8 del Ccnl dell’8/6/2000 prevede testualmente
che «le aziende, ove non possano fare ricorso alle sostituzioni di
cui ai commi precedenti possono affidare la struttura temporaneamente
priva di titolare ad altro dirigente con corrispondente
5/1/2006
5/1/2006
9/1/2006
9/1/2006
incarico». La clausola tace del tutto sulle eventuali ricadute economiche
di tale incarico a scavalco, per cui si ritiene che le parti non
abbiano inteso premiare queste situazioni. Nulla vieta, peraltro,
che in sede di contrattazione integrativa aziendale si possa prevedere
che al dirigente venga attribuita una specifica quota della
retribuzione di risultato a ristoro dell’indubbio maggior carico di
lavoro derivante dal doppio incarico. Va anche ricordato che i
criteri generali per il conferimento degli incarichi e per la loro
graduazione economica devono essere preventivamente concertati
con le Oo.Ss. firmatarie del contratto nazionale per cui potrebbe
anche essere prevista l’attribuzione di una quota percentuale (a
esempio del 20 o 30%) del valore della retribuzione di posizione
in caso di incarico vacante (quindi non semplicemente disponibile
per assenza di titolare). In entrambe le soluzioni quanto corrisposto
deve trovare capienza nei rispettivi fondi aziendali. Riguardo
al secondo quesito, se nell’atto aziendale il presidio ospedaliero
viene definito come incarico che, pur non configurandosi con la
denominazione di dipartimento, ricomprende tuttavia più strutture
complesse, al suo responsabile spetta senz’altro la maggiorazione.
Radiodiagnostica
Anestesia e
rianimazione
Chirurgia
vascolare
Igiene,
epidemiologia
e Sanità
pubblica
Medicina del
lavoro
2
Az. ospedaliera
“S. Maria degli
Angeli” di
Pordenone
Via Montereale,
24 - Pordenone
(0434399097-8)
DIRIGENTE O DIRETTORE MEDICO (STRUTTURA COMPLESSA)
1
1
1
1
Istituto “San
Matteo” di Pavia
Az. ospedaliera
“Ospedali
Riuniti” di
Bergamo
Asl della
provincia di
Mantova
Lombardia
Az. Usl n. 3
“Centro Molise”
Molise
Az. Usl Na 2 di
Napoli/Campania
a cura di Stefano Simonetti
B ACQUISTO FARMACI&CONSORZI
In base al Titolo V della Costituzione, può una Regione
attraverso un contratto estimatorio, o di cessione,
delegare un consorzio farmaceutico all’acquisto di farmaci
H e farmaci obliterati in confezione ospedaliera? possono
le ditte vendere al consorzio queste confezioni ospedaliere?
il consorzio può essere formato da una associazione
di grossisti fornitori di farmacie convenzionate?
Piazzale Golgi, 19
Pavia (03825011)
(www.sanmatteo.
org)
Largo Barozzi, 1
Bergamo
(035269330)
Via Porto, 32
Mantova
(0376334718-5-0)
Via Ugo Petrella, 1
- Campobasso
(0874409752-4)
Via C. Alvaro, 8
Monteruscello
Pozzuoli (Napoli)
(A.M.R. - Pesaro)
Com’è noto, la legge n. 405/2001 dà facoltà alle Regioni di
stipulare accordi con le associazioni sindacali delle farmacie
convenzionate per la distribuzione diretta tramite le farmacie
territoriali che, si ritiene, possano legittimamente consorziarsi. La
contrattazione dei farmaci deve essere regionale o di Asl, l’esecuzione
del contratto in capo alle farmacie o al consorzio. Esiste già
una consistente giurisprudenza che legittima le Regioni a incidere
sul meccanismo di distribuzione dei farmaci, nulla rilevando la
fascia di classificazione o il tipo di confezionamento del farmaco,
sempreché la dispensazione avvenga secondo legge.
a cura di Marco Boni
5/1/2006
5/1/2006
5/1/2006
5/1/2006
5/1/2006
5/1/2006
Ortopedia 1
0818552524-5)
OPERATORI PROFESSIONALI
2/1/2006
Ass. n. 4 “Medio Udine
5/1/2006
Infermiere 26
Friuli” di Udine
Friuli Venezia
Giulia
(0432806030-65)
(www.ass4.sanita.
fvg.it)
2/1/2006
5/1/2006
1
Az Ulss n. 3 di
Bassano del
Grappa/Veneto
Bassano del
Grappa (Vicenza)
(0424604338)
Strada
2/1/2006
9/1/2006
10
Asl 4 di Torino
Piemonte
dell’Arrivore, 25/a
Torino
(0112402613-62)
(www.aslto4.it)
5/1/2006
6
Asl 9 di Ivrea
Piemonte
Via Aldisio, 2 Ivrea
(Torino)
(0125414454-5)
5/1/2006
5/1/2006
13
Asl 17 di
Savigliano
Piemonte
Savigliano (Cuneo)
(0172719186)
5/1/2006
9/1/2006
3
Assl n. 10
“Veneto
orientale” di San
Donà di
Piave/Veneto
Piazza De Gasperi,
5 - San Donà di
Piave (Venezia)
(0421228078-284)
(www.aulss10.veneto.it)
5/1/2006
9/1/2006 Socio-sanitario
4
Az. policlinico
universitario di
Udine
Via Colugna, 50
Udine
(policlinico.uniud.
it)
5/1/2006
9/1/2006
Tecnico di
radiologia
medica
1
Assl n. 10
“Veneto
orientale” di San
Donà di
Piave/Veneto
Piazza De Gasperi,
5 - San Donà di
Piave (Venezia)
(0421228078-284)
(www.aulss10.veneto.it)
5/1/2006

27 dic. 2005-2 gen. 2006 IN EUROPA
39
INGHILTERRA/ Un’indagine sull’igiene mostra carenze nei due terzi degli ospedali esaminati
La corsia scivola sulla pulizia
Nessuna differenza se i servizi sono in appalto o gestiti internamente
Tre mesi di rilevazioni e sondaggi
per far venire a galla
forti carenze nella pulizia
degli ospedali inglesi. Questo, in
sintesi, il risultato di un rapporto
della Healthcare commission, organismo
indipendente che si occupa
di ispezionare la Sanità pubblica
e privata, e che tra luglio e
settembre ha condotto un’inchiesta
in 98 ospedali inglesi (37 pubblici,
11 privati, 33 ospedali mentali
pubblici e 17 privati) per valutare
se e quanto possano definirsi
puliti.
I risultati non sono stati molto
incoraggianti. A fronte di un terzo
del campione che ha dimostrato di
avere standard di pulizia eccellenti,
i controlli sul campo e le informazioni
raccolte sulle modalità di
pulizia hanno messo in luce che
gli altri due terzi mostrano performance
non proprio eccellenti, con
diversi gradi di “inadeguatezza”.
Da luglio a settembre, quindi,
98 strutture sono state passate senza
preavviso ai raggi X. Nessun
ospedale era stato infatti informato
dell’arrivo degli ispettori, per
evitare contromisure dell’ultim’ora.
Per ognuno sono state prese
in considerazione almeno due
corsie, più l’area destinata ai pazienti
esterni e il dipartimento di
Èpronta la nuova strategia
europea di lotta all’Aids.
La Commissione europea
ha presentato, a metà
dicembre, a Bruxelles il
nuovo Piano d’azione per il
periodo 2006-2009 per contrastare
l’epidemia di Hiv/
Aids.
«Non dobbiamo perdere
di vista il fatto che l’Hiv/Aids
resta una delle prime cause
al mondo di decesso evitabili»,
ha dichiarato il commissario
Ue alla Salute
Markos Kyprianou, «dobbiamo
promuovere l’educazione,
il sesso sicuro, l’uso
di aghi e siringhe sterili e
continuare a lavorare per
Emergenza (non presente, però, in
tutti gli edifici esaminati). I metodi
d’indagine sono stati la richiesta
di informazioni sui sistemi adoperati
e l’ispezione di alcuni elementi
indicativi del grado di pulizia
come tende, persiane, letti, lavandini,
lenzuola e monitor degli
apparecchi per la pressione.
Quattro i livelli di pulizia. Il
primo, che riunisce i detentori di
un grado di “purezza” tra il 100 e
il 91%, è il girone dei migliori.
Ovvero di quelle 33 strutture che
Sempre più vicino il varo del regolamento
Potrebbe essere già il 2007 l’anno dei
primi farmaci pediatrici targati Ue.
L’Unione europea è, infatti, a un passo
dall’approvare il regolamento sui medicinali
a misura di bimbo. Nell’ultimo Consiglio
dei ministri della Salute europea del 9
dicembre i Governi dell’Unione hanno trovato
l’intesa sulla proposta di regolamento
che ha già incassato il sì, in prima
lettura, dell’Europarlamento. Che dovrebbe
esprimersi, ora, per la seconda volta
nei prossimi mesi assicurando così il via
libera definitivo al provvedimento.
«Sono molto felice di questa intesa trovata
– ha detto il vice presidente della
Commissione Ue, Gunter Verheugen -,
questa decisione garantirà una salute migliore
ai bambini». In Europa, infatti, più
del 50% dei medicinali in commercio non
sono stati mai né testati e né autorizzati
per l’uso pediatrico. Il provvedimento in-
Bruxelles presenta le misure anti-Hiv
● 37 strutture pubbliche per acuti (per un totale
di 72 corsie, 64 aree destinate ai pazienti esterni
e 29 reparti di emergenza)
● 11 ospedali privati per acuti (per un totale di 18
corsie e 11 aree per i pazienti esterni)
l’accesso universale alle cure
e per l’eliminazione di
flagelli come la trasmissione
da madre a figlio». Le
misure dell’Esecutivo Ue
mirano al coinvolgimento
della società civile attraverso
una serie di progetti di
informazione e prevenzione
da attuare insieme alle organizzazioni
non governative.
Previsto inoltre un sistema
integrato di sorveglianza,
per stimare l’incidenza dell’Hiv
in Europa e la promozione
di programmi di prevenzione
per le categorie
più a rischio della popolazione,
per attenuare i rischi legati
all’abuso di droghe e
mostrano standard molto alti e le
cui pecche peggiori possono essere,
esemplifica il rapporto, «una
griglia di ventilazione impolverata
o un po’ di sporcizia su un termosifone».
Al secondo posto si piazzano
i 43 ospedali che hanno fatto
registrare performance tra il 90 e
il 71 per cento.
Il che significa che non possono
essere considerati gravemente
sporchi, ma che esistono comunque
margini per il miglioramento.
Il rapporto fa l’esempio di un ospe-
per la formazione degli operatori
sanitari.
Particolare attenzione è
dedicata alla ricerca di vaccini,
di terapie e metodi di
diagnosi economici. Il Piano
d’azione coinvolgerà anche
la Russia, dove l’epidemia
è particolarmente diffusa
e in crescita, e Paesi come
la Bielorussia, la Moldavia,
l’Ucraina, il Marocco e
la Giordania.
La Commissione inviterà
questi Paesi ad affrontare il
problema in maniera coordinata
attraverso un Forum
della società civile e lo
scambio di informazioni tra
esperti.
● 33 ospedali pubblici per malattie mentali (60
corsie e 20 aree per pazienti esterni)
● 17 ospedali privati per malattie mentali (21
corsie e 2 aree per pazienti esterni)
Classificazione secondo performance (quante strutture in ogni livello)
Livello di igiene Totale
Ospedali
pubblici
per acuti
troduce una serie di incentivi per far sì
che non solo i nuovi farmaci, ma anche
quelli già sul mercato, possano essere
“ricalibrati” per l'impiego pediatrico. A
cominciare dai medicinali ancora sotto
brevetto per arrivare fino a quelli non più
“protetti”. Per i primi il regolamento ha
studiato la possibilità di estendere di sei
mesi la protezione brevettuale. Mentre per
quelli che devono ancora entrare sul mercato
o sono già fuori brevetto ci sarà la
possibilità di conquistare la cosiddetta
«Puma» (Paediatric use marketing authorisation)
che garantisce la protezione di dieci
anni dei dati sugli studi innovativi effettuati.
L’Unione è, inoltre, pronta a lanciare
un fondo europeo - il Mice: Medicines
investigation for the children of Europe -
per finanziare le ricerche in questo settore.
Ospedali
privati
per acuti
Ospedali
psichiatrici
pubblici
Ospedali
psichiatrici
privati
1 33 11 7 11 4
2 43 22 4 11 6
3 16 4 0 5 7
4 6 0 0 6 0
I primi farmaci pediatrici targati Ue nel 2007
Lotta all’Aids: via al piano d’azione europeo
Le strutture monitorate
dale nel quale le corsie di Psichiatria,
pur mostrando un’ottima pulizia
dei bagni e delle attrezzature,
erano caratterizzate da elementi di
trascuratezza come le tende macchiate,
le pareti da riverniciare, la
polvere sui ripiani più alti, stracci
e secchi per lavare pavimenti sporchi
e da sostituire.
La mancanza di pulizia è invece
diffusa e i metodi usati insoddisfacenti
per i 16 ospedali racchiusi
nel livello tra il 70 e il 51 per
cento. Si tratta di strutture che
presentano, tra l’altro, attrezzature
sporche, gomme da masticare attaccate
ai pavimenti, condizioni,
cioè, che sarebbero inaccettabili a
casa propria.
Chiudono la classifica i 6 ospedali,
tutti per la cura delle malattie
mentali, con un grado al di sotto
del 50% e condizioni igieniche
davvero deprecabili.
In sintesi il rapporto mostra che
non ci sono grosse differenze tra
pubblico e privato quanto, piuttosto,
tra ospedali per acuti e per
malattie mentali, con questi ultimi
in fondo alla classifica. Nessun
divario, inoltre, fra chi si rivolge a
personale interno e chi invece ha
appaltato la pulizia a ditte esterne.
A livello di metodi usati, si riscontra
invece una diffusione pressoché
generale di sistemi di valutazione
e di soggetti responsabili della
pulizia.
Adesso, il prossimo passo sarà
quello di estendere le rilevazioni
ad altre strutture già tristemente
note per una scarsa pulizia, con la
speranza che lo spauracchio dell’indagine,
e della pubblicazione
dei dati ospedale per ospedale,
spinga i più indisciplinati a darsi
una regolata.
M.G.C.