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29/08/2009 LETTERE E OPINIONI<br />
3<br />
“Volete andarvene anche voi?”. Gli<br />
rispose Simon Pietro: “Signore, da<br />
chi andremo? Tu hai parole di vita<br />
eterna e noi abbiam creduto che sei<br />
il Santo di Dio”.<br />
Cari amici di <strong>Bel</strong>paese, dopo la<br />
pausa di Ferragosto riprendiamo la<br />
nostra Lucerna, seguendo la Parola<br />
di Dio proposta per la domenica. La<br />
domanda del Maestro è di<br />
un’estrema chiarezza: o con Lui o<br />
senza di Lui. La risposta dell’apostolo<br />
Pietro vale anche per noi che<br />
seguiamo Cristo, perché Lui solo<br />
ha parole di vita eterna. È una scelta<br />
che si impone non solo nei momenti<br />
importanti e decisivi della<br />
vita, ma giorno per giorno. Il salmo<br />
94 con il quale si apre la preghiera<br />
del mattino, recita: “Se oggi ascolti<br />
la voce del Signore, non indurire il<br />
tuo cuore!”.<br />
Il Signore parla attraverso la Sacra<br />
Scrittura ma parla anche negli avvenimenti<br />
della vita quotidiana, sta<br />
La nuova guerra<br />
degli italiani<br />
di Alessio Palumbo<br />
24 agosto 2009: nei pressi di Ferah in Afghanistan,<br />
intorno alla mezzanotte, un ordigno esplode al passaggio<br />
di un mezzo blindato di pattuglia. Incolumi i soldati<br />
italiani all’interno del veicolo. Dopo poche ore i parà<br />
della Folgore sono nuovamente assaliti da ribelli<br />
talebani con armi leggere e lanciarazzi, anche in<br />
questo caso i nostri hanno la meglio. Due attacchi nel<br />
giro di poche ore (nella stessa zona dove, appena un<br />
mese fa, il parà Alessandro Di Lisio venne ucciso da<br />
un ordigno rudimentale) lasciano spazio a pochi<br />
dubbi: l’escalation della violenza talebana in questo<br />
territorio strategico per il traffico dell’oppio sembra<br />
a noi avere le antenne ben orientate<br />
per captare il suo segnale. Certo,<br />
non è facile perché ci sono molte<br />
interferenze che distraggono, anche<br />
se gli episodi della cronaca chiedono<br />
una riflessione inevitabile.<br />
Quest’estate il nostro Salento è<br />
stato meta preferita da tanti turisti<br />
ma non sono mancati episodi inquietanti,<br />
come il rave party con<br />
epilogo di morte!<br />
Non si possono trasformare giorni<br />
di vacanza nel bel Salento in scenari<br />
di morte, con lo strascico di<br />
sospetti ed equivoci su certi raduni<br />
non garantiti.<br />
La musica, il canto, l’arte e le tradizioni<br />
sono contenitori di vita, di<br />
gioia e bellezza; sta non solo agli<br />
organizzatori, ma ad ogni partecipante<br />
fare in modo che questi mega<br />
raduni rimangano incontri di festa e<br />
segnino l’ethos più vero del nostro<br />
Salento per quanti lo abitano e lo<br />
frequentano.<br />
PENSIERI E PAROLE<br />
essere inarrestabile e i nostri soldati sono pienamente<br />
coinvolti.<br />
La parola guerra è opportunamente evitata, ma di<br />
fatto è difficile parlare ancora di una missione di pace<br />
in Afghanistan. Lo stesso ministro della Difesa, Ignazio<br />
La Russa, ha dovuto ammettere che gli italiani, da<br />
oltre un anno, combattono nelle irrequiete regioni<br />
meridionali. Gli annunci relativi ad un rafforzamento<br />
dei contingenti, accompagnato da un miglioramento<br />
degli armamenti e da una maggiore libertà d’azione<br />
per le truppe, sebbene abbiano avuto scarsa risonanza<br />
nell’opinione pubblica, hanno implicitamente confermato<br />
che qualcosa sta cambiando nella stessa politica<br />
estera e militare italiana. Tuttavia, solo le periodiche<br />
notizie sui nostri militari morti e feriti durante operazioni<br />
belliche, sembrano risvegliarci, di tanto in tanto, da<br />
una sostanziale indifferenza nei confronti di un conflitto<br />
visto come lontano e spesso non compreso o confuso<br />
LETTERE<br />
Le lettere anonime o firmate con pseudonimi non saranno pubblicate<br />
Illustrissimi signori Presidenti delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto,<br />
un vivissimo augurio per la vostra meritata elezione e per gli intendimenti già<br />
espressi per la nascita del Grande Salento. Penso infatti che quello che più interessa<br />
alla maggioranza dei cittadini è, come implora da tempo anche il nostro Presidente<br />
della Repubblica, di cessare a giocare a braccio di ferro in politica. A noi salentini<br />
importa soprattutto la “promozione“ del Grande Salento coordinata dalle tre Province<br />
al fine di concordare, attraverso la partecipazione di Confindustria, Confartigianato<br />
e Confesercenti, un programma quinquennale da presentare poi al Governo dai<br />
nostri politici.<br />
Stabiliti i presupposti del dialogo si giungerà finalmente ad uno scambio produttivo<br />
e positivo per lo sviluppo del nostro Salento, che non può ancora sopravvivere con<br />
occasionali eventi limitati nel tempo. Interessante è incominciare a far dialogare le<br />
tre Province, le quali potranno promuovere le varie categorie a realizzare un<br />
programma con un progetto esecutivo.<br />
La Regione Puglia ha convenientemente istituito un Assessorato per il Sud e Diritto<br />
allo studio assegnandone la responsabilità al professor Gianfranco Viesti. Se un<br />
tavolo a quattro riuscirà ad impegnare tutti i vari operatori per formulare un piano<br />
organico per il Grande Salento, allora i nostri figli non saranno più costretti ad abbandonare<br />
il proprio territorio per cercare lavoro lontani dalla loro terra ed i nuovi<br />
presidenti provinciali avranno dato una decisiva svolta al nostro Salento.<br />
Buon lavoro e ad maiora.<br />
Domenico Panarese<br />
con le altre missioni italiane in Africa, nei Balcani o<br />
in Medio Oriente. In Afghanistan (ma non solo) gli<br />
italiani combattono una vera e propria guerra, lo<br />
fanno sotto le bandiere della Nato, ma è pur sempre<br />
una guerra, con tutto ciò che questo termine comporta.<br />
Di fronte a tale situazione sarebbe forse opportuno<br />
rendere partecipe la nazione di quanto sta accadendo,<br />
senza limitarsi a coinvolgerla esclusivamente nelle<br />
manifestazioni di cordoglio in occasione della morte<br />
dei nostri soldati. Gli italiani hanno il diritto di sapere<br />
perché si combatte, come si combatte e soprattutto<br />
qual è la via di uscita dall’Afghanistan. Nessuno nega<br />
l’importanza del rispetto degli accordi internazionali,<br />
ma d’altro canto non è possibile neanche dimenticare<br />
che, in base all’articolo 11 della nostra Costituzione,<br />
“l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa<br />
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione<br />
delle controversie internazionali”.