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Le donne e la Resistenza - Uil

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Al momento dell’annuncio<br />

dell’armistizio, insegnava in un<br />

paesino del<strong>la</strong> Val Varaita. La<br />

“Maestrina Rosanna”, come<br />

l’avrebbero chiamata i suoi<br />

compagni, aderì subito al<br />

movimento partigiano, diventando<br />

staffetta del<strong>la</strong> costituenda XV<br />

Brigata Garibaldi “Saluzzo”. Il 15<br />

aprile 1944 Lidia Rolfi fu<br />

arrestata dai fascisti a Sampeyre<br />

(Cuneo). Rinchiusa prima nel<br />

carcere di Saluzzo, fu poi<br />

trasferita alle Carceri Nuove di<br />

Torino. Vi restò sino al<strong>la</strong> notte tra<br />

il 25 e 26 giugno, quando i<br />

nazifascisti ne decisero <strong>la</strong><br />

deportazione in Germania.<br />

Rinchiusa nel <strong>la</strong>ger di<br />

Ravensbrück, <strong>la</strong> giovane<br />

insegnante riuscì a sopravvivere,<br />

sino al sopraggiungere degli<br />

Alleati. Liberata rientrò in Italia il<br />

1° settembre 1945.<br />

ROMANO GRAZIELLA (LALLA)<br />

Nata a Demonte (Cuneo) l’11 novembre 1906. Deceduta a Mi<strong>la</strong>no il 26 giugno 2001, scrittrice.<br />

Partecipò al<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> entrando nel movimento Giustizia e Libertà. Quel<strong>la</strong> che sarebbe poi stata<br />

una delle maggiori scrittrici e poetesse italiane del Novecento si trovava, durante <strong>la</strong> guerra, nel suo<br />

paese natale. Vi era riparata, con il figlio, da Torino dove insegnava storia dell’arte. A Demonte<br />

entrò nei “Gruppi di difesa del<strong>la</strong> donna”.<br />

SCARAZZATI GIUNTOLI DIRCE<br />

Nata a Mi<strong>la</strong>no il 15 dicembre 1920. Deceduta a Empoli (Firenze) il 21 aprile 2002, domestica.<br />

Per sfuggire alle persecuzioni dei fascisti, <strong>la</strong> sua famiglia nel 1931, aveva dovuto riparare in<br />

Belgio. Si trasferirono in Francia e diventarono agricoltori. Nel 1936, <strong>la</strong> ragazza aveva preso i<br />

primi contatti con <strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> comunista c<strong>la</strong>ndestina del paesino dove abitava e dove era "andata a<br />

servizio". Due anni dopo, Dirce si trasferì a Parigi, entrando a tempo pieno nell’organizzazione del<br />

Centro estero del PcdI. Nel<strong>la</strong> primavera del 1939 <strong>la</strong> ragazza fu incaricata di rientrare in Italia, per<br />

collegarsi con l’organizzazione c<strong>la</strong>ndestina di Ancona, ma cadde nelle mani dell’OVRA.<br />

Incarcerata, resistette agli interrogatori, poi fu trasferita al carcere di Marassi, a Genova, e deferita<br />

al Tribunale speciale. Processata con altri ventiquattro imputati di varie regioni, il 2 febbraio 1940<br />

Dirce Scarazzati fu condannata a otto anni di reclusione per "associazione e propaganda<br />

sovversiva". Scontò <strong>la</strong> pena nel Carcere di Trani. Liberata il 23 agosto del 1943, <strong>la</strong> giovane<br />

raggiunse Mi<strong>la</strong>no e qui, dopo l’8 settembre, riprese <strong>la</strong> lotta antifascista. Organizzò <strong>la</strong> propaganda,<br />

mantenne i contatti tra il CLN e le fabbriche. Poi passò a Torino, dove diventò "staffetta" delle<br />

formazioni partigiane. Quando, finalmente, l’Italia fu liberata, <strong>la</strong> ragazza tornò nel<strong>la</strong> sua città<br />

natale.

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