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Le donne e la Resistenza - Uil

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praticante, Maria, dopo l’8 settembre 1943, entrò in contatto con <strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> mi<strong>la</strong>nese per il<br />

tramite dei prigionieri politici che, dall’infermeria del carcere di San Vittore, bombardata, furono<br />

trasferiti a Niguarda. Cominciò così <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dell’infermiera con i GAP e<br />

l’organizzazione del<strong>la</strong> fuga dall’ospedale di ebrei e antifascisti, avviati all’espatrio c<strong>la</strong>ndestino o<br />

alle formazioni partigiane. Nel giugno del 1944, quando i fascisti scoprirono l’organizzazione,<br />

l’infermiera riuscì a sottrarsi al<strong>la</strong> cattura ca<strong>la</strong>ndosi da una finestra dell’ospedale e si diede al<strong>la</strong><br />

macchia in Val d’Osso<strong>la</strong>, aggregandosi alle formazioni combattenti. Per tutti i mesi del<strong>la</strong> guerriglia<br />

Maria, girò con una sorta di divisa ricavata da equipaggiamento militare, sul<strong>la</strong> quale cucì una<br />

grande croce rossa. Organizzò infermerie, ospedali da campo, curò i partigiani feriti e anche i<br />

nazifascisti catturati, prodigandosi in ogni modo. Rimarrà nel Verbano dopo <strong>la</strong> Liberazione,<br />

esercitando <strong>la</strong> sua professione di infermiera.<br />

PETEANI ONDINA<br />

Nata a Trieste il 26 aprile 1925. Deceduta a Trieste il 3 gennaio 2003, ostetrica, libraia,<br />

sindacalista.<br />

Durante <strong>la</strong> Seconda guerra mondiale, <strong>la</strong> giovanissima Peteani <strong>la</strong>vorò nei Cantieri navali di<br />

Monfalcone. Qui prese i primi contatti col movimento antifascista c<strong>la</strong>ndestino. Prima ancora<br />

dell’armistizio dell'8 settembre 1943 Ondina, con conseguente coerenza, decise di aggregarsi come<br />

staffetta alle prime formazioni partigiane che si andavano costituendo nel Monfalconese e sul<br />

Carso triestino. Arrestata due volte dal<strong>la</strong> polizia fascista, <strong>la</strong> Peteani riuscì a fuggire. L’11 febbraio<br />

1944 a Vermegliano (Gorizia), dov’era in missione, finì nelle mani dei nazifascisti, che <strong>la</strong><br />

portarono a Trieste. Segregata nel Comando delle SS, <strong>la</strong> ragazza fu trasferita al carcere del<br />

Coroneo. Nel mese di marzo <strong>la</strong>sciò il carcere, per essere deportata ad Auschwitz (numero di<br />

matrico<strong>la</strong> 81672). Successivamente, <strong>la</strong> trasferirono nel campo di Ravensbrück. Dei <strong>la</strong>ger Ondina<br />

conobbe tutti gli orrori. Nell’ottobre del 1944, Ondina fu trasferita in una fabbrica di produzione<br />

bellica ad Eberswalde, presso Berlino. Nello stabilimento riuscì a far rallentare il ciclo produttivo.<br />

A metà aprile del 1945, nel corso di una marcia forzata di cinque giorni, che avrebbe dovuto<br />

riportar<strong>la</strong> a Ravensbrück, Ondina fuggì dal<strong>la</strong> colonna di prigionieri. Riuscì a rientrare in Italia a<br />

luglio, dopo aver percorso fortunosamente 1300 chilometri.<br />

PETRACCO NEGRELLI LAURA<br />

Nata a Trieste l’8 agosto 1917. Iimpiccata a Trieste il 23 aprile 1944, insegnante.<br />

Terminati gli studi al "Petrarca" di Trieste si iscrisse al<strong>la</strong> Facoltà di <strong>Le</strong>ttere a Padova. Nel 1939 <strong>la</strong><br />

giovane insegnante si sposò ed ebbe un figlio. Laura, animata da ideali di libertà e giustizia sociale,<br />

nonostante le cure del bambino, dal 1943 si impegnò nel movimento comunista c<strong>la</strong>ndestino<br />

triestino. La giovane insegnante non si limitò a svolgere <strong>la</strong>voro politico tra gli studenti e gli operai<br />

triestini, ma organizzò anche il movimento che prese il nome di "Gioventù antifascista italiana". Il<br />

19 aprile del 1944 l’insegnante fu arrestata dai tedeschi, di fronte ai quali <strong>la</strong> coraggiosa donna non<br />

esitò a riaffermare <strong>la</strong> sua fede democratica. Tre giorni dopo - Laura si trovava ancora in una cel<strong>la</strong><br />

del "Coroneo" - i partigiani del IX Korpus sloveno effettuarono un attentato contro <strong>la</strong> "Casa del<br />

soldato tedesco", che era ospitata nel<strong>la</strong> sede del Conservatorio. I nazisti reagirono con una<br />

spaventosa esecuzione: cinquantuno detenuti italiani e sloveni, tra i quali Laura Petracco Negrelli,<br />

furono prelevati dal carcere, trasportati in via Ghega, impiccati alle ba<strong>la</strong>ustre delle scale e alle<br />

finestre del Conservatorio e lì <strong>la</strong>sciati appesi per giorni.<br />

PIPPAN NICOLETTO MARIA<br />

Nata a Lussak (Fiume) il 28 gennaio 1907, operaia tabacchina.<br />

Emigrata in Francia con <strong>la</strong> famiglia, Maria si iscrisse al Partito comunista che, nel 1931, <strong>la</strong> inviò in<br />

Italia per svolgervi c<strong>la</strong>ndestinamente attività antifascista. Individuata dal<strong>la</strong> polizia, l’anno dopo <strong>la</strong><br />

ragazza fu arrestata. Confinata a Ponza, poi in Sardegna, alle Tremiti e, infine, a Ventotene, nel<br />

1934 fu condannata a quattro mesi di carcere dal Tribunale di Napoli e, nel 1935, ad altri otto mesi<br />

per attività antifascista svolta mentre era al confino. <strong>Le</strong> condanne non riuscirono a fiaccare Maria,

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