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Le donne e la Resistenza - Uil

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del sonnifero. Portata in ospedale, dopo le cure, con l’aiuto di una suora e di un prete, riuscì a<br />

fuggire. Ritornata tra i partigiani del<strong>la</strong> "Valtoce", continuò <strong>la</strong> lotta armata sino al<strong>la</strong> Liberazione.<br />

Per questo, al<strong>la</strong> smobilitazione, le fu riconosciuto il grado di tenente<br />

OMBRA MARISA<br />

Nata ad Asti nel 1925. Intellettuale.<br />

Di famiglia operaia, Marisa Ombra all’indomani del settembre 1943, fece <strong>la</strong> scelta di entrare nel<strong>la</strong><br />

<strong>Resistenza</strong>. Il padre, Celestino Ombra (Tino fu il suo nome di battaglia) fu organizzatore dei primi<br />

gruppi partigiani. Dopo il suo arresto e <strong>la</strong> sua liberazione ad opera dei partigiani, fu trasferito nelle<br />

Langhe. A 19 anni, nel 1944, Marisa insieme al<strong>la</strong> madre<br />

ed al resto del<strong>la</strong> famiglia, si trasferirono nel<strong>la</strong> zona dove<br />

operava il padre - commissario di brigata - tra le Langhe<br />

ed il Monferrato. Nel gruppo partigiano delle Brigate<br />

Garibaldi dove entrò, le diedero l’incarico di staffetta di<br />

collegamento (Lilia fu il suo nome di battaglia) tra gli<br />

altri gruppi sparsi nel territorio. Fece parte dei Gruppi di<br />

difesa del<strong>la</strong> donna. Dopo <strong>la</strong> Liberazione fece parte<br />

dell’UDI. L’8 marzo 2007 è stata insignita del titolo di<br />

Grande Ufficiale del<strong>la</strong> Repubblica.<br />

ORIANI MARCELLINA<br />

Nata a Cusano Mi<strong>la</strong>nino (Mi<strong>la</strong>no) il 26 marzo 1908.<br />

Deceduta a Cusano Mi<strong>la</strong>nino il 22 dicembre 2000,<br />

fi<strong>la</strong>trice.<br />

Aveva soltanto undici anni quando cominciò a <strong>la</strong>vorare.<br />

Nel 1928, occupata come operaia nel<strong>la</strong> azienda tessile<br />

S.A.S.A. di Cusano, organizzò uno sciopero che le<br />

valse l’immediato licenziamento. Da quel momento<br />

ebbe inizio il pieno impegno politico: con l’adesione al<br />

Partito Comunista d’Italia illegale, con l’attività di<br />

diffusione del<strong>la</strong> stampa c<strong>la</strong>ndestina, con <strong>la</strong> raccolta di<br />

fondi per il "Soccorso Rosso" - che provvedeva ad<br />

aiutare le famiglie in difficoltà degli antifascisti<br />

perseguitati dal regime. Per sei anni <strong>la</strong> giovane operaia riuscì a svolgere <strong>la</strong> sua attività, poi – era il<br />

1934 – Oriani fu arrestata. Il 20 maggio 1935 fu processata dinanzi al Tribunale speciale che <strong>la</strong><br />

condannò a dieci anni per "costituzione di associazione comunista, appartenenza al<strong>la</strong> medesima e<br />

propaganda sovversiva". In carcere a Roma e a Perugia sino al 1938, quando uscì per amnistia,<br />

Marcellina diventò, per altri tre anni, una "sorvegliata speciale", ma riuscì a riprendere i contatti<br />

con il suo partito. Nel novembre del 1943, a <strong>Le</strong>gnano, organizzò uno sciopero delle operaie delle<br />

fabbriche tessili e nel gennaio 1944 quello delle maestranze del<strong>la</strong> "Franco Tosi". Nel 1944,<br />

Marcellina fu a Mi<strong>la</strong>no, dove dette un grande contributo al<strong>la</strong> riuscita degli scioperi del marzo. Ma<br />

dovette allontanarsi dal<strong>la</strong> città e si spostò in Liguria. Organizzò a Genova e a Savona i "Gruppi di<br />

Difesa delle Donne", che affiancarono le attività del<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong>. Per farlo, Oriani assunse diverse<br />

identità e non si sottrasse da operazioni di guerriglia rischiose.<br />

PERON MARIA<br />

Nata Borgorico di Sant’Eufemia (Padova) nel 1915. Deceduta a San Bernardino Verbano (Novara)<br />

il 9 novembre 1976, infermiera.<br />

Nel<strong>la</strong> prima infanzia rimase orfana del padre. Adolescente si trasferì con <strong>la</strong> famiglia a Ravenna,<br />

dove conseguì il diploma di infermiera. Si spostò in Lombardia, <strong>la</strong>vorando a Niguarda, l’Ospedale<br />

Maggiore di Mi<strong>la</strong>no, alle dirette dipendenze del primario chirurgo in sa<strong>la</strong> operatoria. Cattolica

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