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Le donne e la Resistenza - Uil

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a Regina Coeli. Il 22 marzo si svolge il processo al gruppo, davanti al Tribunale Militare Tedesco:<br />

tutti assolti i ragazzi invece Vera fu condannata a tre anni di carcere duro, da scontarsi in<br />

Germania. Tornano comunque tutti a Regina Coeli, dove sono testimoni del<strong>la</strong> selezione per <strong>la</strong><br />

strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 d’aprile Vera fu avviata in Germania, prima in camion e poi in<br />

carro bestiame. Arrivò a Monaco di Baviera dove, dopo una sosta nel KZ di Dachau, fu<br />

immatrico<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> prigione di Stadelheim (Monaco). Trascorso circa un mese, fu trasportata nel<strong>la</strong><br />

sede definitiva del<strong>la</strong> detenzione: il Frauen Zuchthaus di Aichach (Alta Baviera) dove fu liberata<br />

dalle truppe americane il 29 aprile 1945. Tornò in Italia arrivando a Mi<strong>la</strong>no il 2 giugno.<br />

MILLU LIANA<br />

Nata a Pisa il 21 dicembre 1914.<br />

Deceduta a Genova il 6 febbraio<br />

2005, maestra elementare, scrittrice.<br />

Liana Millu, nel 1937, era una<br />

maestrina di Livorno. Oltre che<br />

insegnare ai bambini delle<br />

Elementari, col<strong>la</strong>borò con il<br />

quotidiano Il Telegrafo, diretto da<br />

Giovanni Ansaldo. L’anno dopo, per<br />

le leggi razziali, perse l’impiego<br />

nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione al<br />

giornale. Visse di <strong>la</strong>voretti precari e<br />

mal pagati, sicché, nel giugno del<br />

1940 decise di trasferirsi a Genova. Fu qui che, dopo l’8 settembre 1943, Liana diventò un membro<br />

attivo del<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong>. Entrata nell’Organizzazione "Otto", l’insegnante ebbe il delicato compito<br />

di comunicare informazioni e codici operativi. Il suo impegno fu bloccato nel marzo del 1944,<br />

quando, a Venezia, venne arrestata e deportata ad Auschwitz. Liana Millu riuscì a sopravvivere e a<br />

tornare in Italia, ma <strong>la</strong> drammatica esperienza segnò <strong>la</strong> sua esistenza. Sopravvissuta ai campi di<br />

sterminio nazisti, dedicò <strong>la</strong> vita al<strong>la</strong> memoria del<strong>la</strong> Shoah.<br />

MORONI SAGAN GINETTA<br />

Nata a Mi<strong>la</strong>no nel 1925. Deceduta nell’agosto 2000 ad Atherton, in California.<br />

Era ancora studentessa quando i fascisti, nel 1943, arrestarono i suoi genitori, entrambi medici. Il<br />

padre, cattolico, fu fuci<strong>la</strong>to; <strong>la</strong> madre, ebrea, internata morì ad Auschwitz. Ginetta Moroni entrò<br />

subito nel<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> come staffetta, <strong>la</strong> cui principale attività era quel<strong>la</strong> di aiutare ebrei ed<br />

antifascisti a riparare in Svizzera. Catturata dalle Brigate Nere a Sondrio nel 1945, Ginetta restò<br />

nelle mani dei fascisti per 45 giorni. Sottoposta ad ogni sorta di violenze riuscì, nonostante le<br />

iniettassero anche sodio e pentothal, a non tradire i suoi compagni, che riuscirono a liberar<strong>la</strong> in<br />

modo rocambolesco, consentendole di tornare al<strong>la</strong> sua attività di corriere c<strong>la</strong>ndestino. Si calco<strong>la</strong><br />

che Rosetta fosse riuscita, sino al<strong>la</strong> Liberazione, ad assicurare <strong>la</strong> salvezza ad oltre 300 persone. Nel<br />

1945 si trasferì a Parigi e poi andò in America dopo aver sposato <strong>Le</strong>onard Sagan.<br />

MURATTI MASSONO LUCILLA<br />

Nata a Tricesimo (Udine) il 5 settembre 1988. Morta ad Udine il 4 aprile 1964.<br />

Figlia di un aristocratico patriota e cospiratore triestino che aveva partecipato alle campagne<br />

garibaldine, Lucil<strong>la</strong> sposò il generale Massone. Dopo l’8 settembre 1943 si rese utile nell’ospedale<br />

civile di Udine e al<strong>la</strong> stazione ferroviaria, assistendo i soldati italiani che venivano deportati in<br />

Germania. Prese quindi contatto con il locale CLN ed entrò nelle Brigate Osoppo, con il nome di<br />

copertura di “Giustina”. Incaricata del servizio di controspionaggio, si prodigò soprattutto<br />

nell’allestimento di ospedali da campo. Fu arrestata e rinchiusa nel carcere del Coroneo nel

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