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Le donne e la Resistenza - Uil

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a <strong>la</strong>vorare, appena le sue idee politiche venivano scoperte, perdeva il posto. Si avvicinò al<strong>la</strong><br />

<strong>Resistenza</strong> e nel novembre del 1943, data di nascita dei "Gruppi di difesa del<strong>la</strong> donna", si dedicò al<br />

movimento. Delle imprese compiute si ricordano: come riuscì a non farsi catturare dai fascisti che<br />

erano andati a cercar<strong>la</strong> in ospedale; come da Varese, dove si era rifugiata presso amici elvetici che<br />

le proposero il passaggio in Svizzera come rifugiata politica, tornò a Mi<strong>la</strong>no con i capelli tinti ed<br />

una nuova acconciatura; come fece a liberarsi, durante un rastrel<strong>la</strong>mento, di un plico di documenti<br />

compromettenti, "dimenticati" nel cesto di una fioraia e poi recuperati; come riuscì a trovare un<br />

rifugio per Ferruccio Parri, presso amici genovesi a Mi<strong>la</strong>no, ai quali avrebbe poi mandato un<br />

comunicato ufficiale che diceva: "Sono molto lieta di annunciarvi che il vostro ospite di allora è<br />

l’attuale presidente del Consiglio". Dopo <strong>la</strong> Liberazione fu <strong>la</strong> prima donna in Italia ad aver<br />

ricoperto un incarico pubblico: assessore all’Assistenza e Beneficenza a Mi<strong>la</strong>no.<br />

FLOREANINI DELLA PORTA GISELLA<br />

Nata a Mi<strong>la</strong>no il 3 aprile 1906. Morta a Mi<strong>la</strong>no nel 1993, insegnante di pianoforte e storia del<strong>la</strong><br />

musica.<br />

Floreanini aderì nel 1934 al movimento Giustizia e Libertà e nel 1936 entrò nel Psi. Per un paio<br />

d’anni diffuse stampa c<strong>la</strong>ndestina e, soprattutto, raccolse aiuti per sostenere le famiglie dei<br />

perseguitati politici. Fu costretta ad emigrare c<strong>la</strong>ndestinamente in Svizzera perché finì nel mirino<br />

dell’Ovra. Nel 1942 Gisel<strong>la</strong> passò nelle file dei comunisti italiani. L’anno successivo, subito dopo<br />

<strong>la</strong> caduta del fascismo, <strong>la</strong> Floreanini rientrò in Italia. Dopo l’8 settembre, prima cooperò con<br />

Eugenio Curiel e poi svolse compiti di collegamento tra le formazioni partigiane e <strong>la</strong> Svizzera. Qui<br />

fu arrestata nel giugno del 1944. Tre mesi dopo, scarcerata, rientrò in Italia e raggiunse subito <strong>la</strong><br />

neonata Repubblica dell’Osso<strong>la</strong>. Vi organizzò i Gruppi di difesa del<strong>la</strong> donna (Gdd) e venne<br />

nominata commissario aggiunto all’assistenza. Quando <strong>la</strong> Repubblica dell’Osso<strong>la</strong> cadde, fu Gisel<strong>la</strong><br />

che si preoccupò con successo dell’evacuazione dei bambini in Svizzera. Conclusa l’operazione,<br />

riattraversò il confine e in pieno rastrel<strong>la</strong>mento, raggiunse il comando delle brigate valsesiane. Da<br />

lì diresse l’attività di assistenza ai combattenti del Cusio e del Verbano. All’insurrezione fu Gisel<strong>la</strong><br />

che, come presidente del CLN di Novara, trattò <strong>la</strong> resa del locale comando tedesco. Dopo <strong>la</strong><br />

Liberazione <strong>la</strong> Floreanini è stata membro del<strong>la</strong> Consulta nazionale e deputata al<strong>la</strong> Camera.<br />

FOA LISA<br />

Nata a Torino nel 1923, intellettuale.<br />

Figlia dell'antifascista socialista Michele Giua - professore di chimica ed esperto di esplosivi, che<br />

nel 1935 fu condannato, uscendo dal carcere nel 1943 - Lisa studiò al Liceo d'Azzeglio<br />

interrompendo l'università per <strong>la</strong> guerra. Nel<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> prese parte da Mi<strong>la</strong>no al<strong>la</strong> lotta<br />

partigiana occupandosi del<strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> stampa e del trasporto delle armi. Nell'estate del 1944<br />

a Mi<strong>la</strong>no, insieme a un'amica, tutte e due incinte, fu catturata dal<strong>la</strong> banda Koch. Riuscirono a farsi<br />

ricoverare in Ospedale e di lì a scappare grazie ad un gruppo di partigiani.<br />

Divisa, abbastanza spensieratamente, fra socialismo, azioniamo, e comunismo, nel dopoguerra si<br />

iscrisse al PCI. Andò a vivere a Roma ed ebbe tre figli, Anna, Renzo e Bettina, con Vittorio Foa di<br />

cui fu moglie per parecchi anni.<br />

GALEOTTI BIANCHI GINA<br />

Nata a Mantova il 4 aprile 1913. Caduta a Mi<strong>la</strong>no il 24 aprile 1945, ragioniera.<br />

Gina Galeotti Bianchi cominciò giovanissima – nel 1933 - <strong>la</strong> sua attività antifascista. Nel 1943 era<br />

stata arrestata e deferita al Tribunale Speciale per essere stata tra gli organizzatori a Mi<strong>la</strong>no degli<br />

scioperi del marzo contro <strong>la</strong> guerra. Incarcerata per quattro mesi, fu liberata con <strong>la</strong> caduta del<br />

fascismo il 25 luglio e dopo l’8 settembre entrò subito nelle organizzazioni del<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong>. Fece<br />

parte, in partico<strong>la</strong>re, del Comitato provinciale di Mi<strong>la</strong>no dei "Gruppi di difesa del<strong>la</strong> donna", si<br />

impegno nel servizio informazioni e si dedicò all’assistenza delle famiglie degli antifascisti caduti.<br />

Lia, questo il "nome di battaglia" di Gina Galeotti Bianchi, morì proprio nei giorni del<strong>la</strong><br />

Liberazione di Mi<strong>la</strong>no. Pur incinta di otto mesi, "Lia" si stava recando all’ospedale di Niguarda,

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