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Le donne e la Resistenza - Uil

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estiame, da Torino al <strong>la</strong>ger di Ravensbrück, l’immatrico<strong>la</strong>zione con il numero 44.145, i patimenti,<br />

le sevizie (i nazisti, nel gennaio del 1945, dopo aver<strong>la</strong> portata per <strong>la</strong> bisogna nel <strong>la</strong>ger di<br />

Sachsenhausen, le estrassero, senza anestesia, ben quindici denti sani), il <strong>la</strong>voro coatto. Il<br />

trasferimento nel sottocampo di Berlin-Schonefeld con nuova immatrico<strong>la</strong>zione (numero 1.721) e<br />

nuovi patimenti, sino al<strong>la</strong> liberazione da parte dell’Armata Rossa il 28 aprile 1945. Nell’estate del<br />

1945, riuscì a rientrare in Italia, dopo una lunga, estenuante marcia, quasi sempre a piedi, da<br />

Ravensbrück a Bolzano.<br />

DE GIOVANNI EDERA FRANCESCA<br />

Nata a Monterenzio (Bologna) nel 1924. Fuci<strong>la</strong>ta a Bologna il 1° aprile 1944, domestica.<br />

Edera crebbe in una famiglia di antifascisti ed antifascista rimase, anche quando andò a servizio<br />

presso una facoltosa famiglia bolognese. Con il fascismo ancora imperante, non aveva esitato a<br />

polemizzare pubblicamente con un gerarca<br />

del suo paese di origine; ciò le valse venti<br />

giorni di carcere. Caduto Mussolini, prima<br />

ancora che <strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> si organizzasse, con<br />

altri giovani di Monterenzio impose alle<br />

autorità del paese che il grano ammassato<br />

nei depositi fosse distribuito al<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione. Dopo poco tempo, Edera<br />

divenne un’attiva organizzatrice dei gruppi<br />

di partigiani che, su suo impulso, avrebbero<br />

costituito <strong>la</strong> 36a Brigata Garibaldi. Il 30<br />

marzo del 1944, durante un’azione di<br />

prelevamento di armi effettuata nel centro di<br />

Bologna con altri partigiani, Edera fu<br />

catturata dal<strong>la</strong> polizia che fu avvertita da un de<strong>la</strong>tore. Torturata per un giorno intero, <strong>la</strong> ragazza non<br />

si <strong>la</strong>sciò sfuggire <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong> informazione e all’alba del 1° aprile fu fuci<strong>la</strong>ta contro il muro di<br />

cinta del Cimitero in via del<strong>la</strong> Certosa. Prima che i suoi carnefici sparassero, Edera gridò:<br />

"Tremate. Anche una ragazza vi fa paura!".<br />

D’ESTE IDA<br />

Nata a Venezia il 10 febbraio 1917. Morta a Venezia il 9 agosto 1976, insegnante.<br />

Laureatasi a Ca’ Foscari nel 1941, Ida D’Este insegnò rego<strong>la</strong>rmente francese sino al 1943, anno in<br />

cui incontrò Giovanni Ponti che, dopo l’armistizio, era diventato un autorevole membro del CLN<br />

veneziano e, in quanto tale, introdusse Ida prima nel<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> e poi in politica. Al<strong>la</strong> giovane<br />

venne affidato il compito di fare <strong>la</strong> "staffetta" tra i comitati provinciali di Venezia, Padova,<br />

Vicenza e Rovigo e di mantenere i collegamenti tra Ponti e Alessandro Cancan. Nel gennaio del<br />

1945, <strong>la</strong> staffetta partigiana cadde nelle mani del<strong>la</strong> polizia. Arrestata con altri membri del CLN, Ida<br />

fu detenuta e torturata dal<strong>la</strong> banda Carità a Pa<strong>la</strong>zzo Giusti a Padova. Fu, quindi, deportata a Campo<br />

Tures, presso Bolzano. La Liberazione evitò al<strong>la</strong> giovane il trasferimento in Germania. Nel<br />

dopoguerra Ida D’Este, organizzò nel<strong>la</strong> regione il movimento femminile del<strong>la</strong> Democrazia<br />

cristiana<br />

DRADI BRUNA<br />

Nata ad Alfonsine (Ravenna) il 13 luglio 1927, partigiana.<br />

Fu <strong>la</strong> prima donna ad aver riconosciuto il grado di sergente dell’Esercito italiano. Seguendo gli<br />

insegnamenti del padre partecipò, a soli diciassette anni, al<strong>la</strong> <strong>Resistenza</strong> nel Ravennate, militando<br />

nel<strong>la</strong> Brigata “A. Tarroni”. La Dradi si trasferì, poi, a Potenza e dal 1950 risiede in Basilicata, dove<br />

si è sempre impegnata sui temi del <strong>la</strong>voro e del<strong>la</strong> condizione femminile.

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