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Le donne e la Resistenza - Uil

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torinese. Nel 1929, avendo espresso con una lettera <strong>la</strong> sua solidarietà a Benedetto Croce, che aveva<br />

par<strong>la</strong>to al Senato contro i Patti Lateranensi, fu allontanata dall’insegnamento. Entrate in vigore le<br />

leggi eccezionali fasciste, partecipò all’attività c<strong>la</strong>ndestina del gruppo torinese di "Giustizia e<br />

Libertà" e, tra il 1930 e il 1934. In quel periodo assolse anche delicati incarichi cospirativi, tra i<br />

quali il collegamento tra le organizzazioni antifasciste di Torino e Mi<strong>la</strong>no e il tentativo, fallito, di<br />

far evadere Ernesto Rossi dal carcere. Nel 1934, in occasione del processo a <strong>Le</strong>one Ginzburg e<br />

Sion Segre fu arrestata dal<strong>la</strong> polizia e incarcerata per alcuni mesi. Negli anni del fascismo<br />

trionfante non venne mai meno il suo impegno contro il regime.<br />

ALTOBELLI ARGENTINA<br />

Nata ad Imo<strong>la</strong> nel 1866. Morta nel 1942.<br />

Nacque, mentre il padre combatteva per l’unità d’Italia. Affidata a degli zii paterni crebbe con<br />

l’ideale del<strong>la</strong> libertà alimentato da un’ininterrotta lettura dei testi che formarono <strong>la</strong> sua, non<br />

comune per l’epoca, passione politica. Argentina fu l’espressione compiuta del movimento<br />

d’emancipazione femminile che si confrontava con le disperanti esistenze delle mondariso, delle<br />

braccianti, delle contadine. Mazziniana, aderì successivamente al socialismo, grazie agli scritti di<br />

Andrea Costa. Amica di Anna Kuliscioff e Rosa Luxemburg, viaggiò per tutta l’Italia del centro<br />

nord per organizzare conferenze e tenere comizi nel<strong>la</strong> stagione delle lotte contadine. Il matrimonio<br />

con Abdon Altobelli nel 1899 e due figli non interferirono nel<strong>la</strong> sua luminosa opera di elevazione<br />

delle masse rurali e delle <strong>donne</strong> in partico<strong>la</strong>re. Frutto del suo <strong>la</strong>voro fu il rinnovo del patto agrario<br />

imposto a Val Cornia e preso a modello per il contratto nazionale. Nel 1900 venne eletta segretaria<br />

nazionale del<strong>la</strong> Federterra e nel 1912 fu chiamata a far parte del Consiglio Superiore del Lavoro.<br />

Antifascista, dopo l’avvento del regime s’impiegò presso l’Istituto di previdenza sociale e, dal suo<br />

posto di <strong>la</strong>voro, continuò a diffondere <strong>la</strong> sua fede socialista e ad alimentare <strong>la</strong> resistenza al regime.<br />

ANSELMI TINA<br />

Nata a Castelfranco Veneto nel 1927, insegnante<br />

La guerra partigiana determinò le scelte successive del<strong>la</strong> Anselmi. Tina Anselmi, infatti, decise da<br />

che parte schierarsi quando, giovanissima, vide un gruppo di giovani partigiani portati al martirio<br />

dai fascisti. Divenne così staffetta del<strong>la</strong> brigata autonoma "G. Battisti" e del Comando regionale<br />

del Corpo volontari del<strong>la</strong> libertà. Nel 1944 si iscrisse al<strong>la</strong> DC e - non si era ancora <strong>la</strong>ureata in<br />

lettere - partecipò attivamente al<strong>la</strong> vita del suo partito. Nel dopoguerra Tina Anselmi fu dirigente<br />

sindacale, vice presidente dell’Unione europea femminile. Par<strong>la</strong>mentare, fece parte di<br />

Commissioni, presiedette per due volte <strong>la</strong> Commissione par<strong>la</strong>mentare d’inchiesta sul<strong>la</strong> Loggia P2,<br />

fu tre volte ministro e tre volte sottosegretaria.<br />

ARATA MARIA<br />

Nata a Massa Carrara il 14 dicembre 1912. Deceduta a Mi<strong>la</strong>no il 12 febbraio 1975, insegnante.<br />

Nel 1926 suo padre, Emilio, che era segretario generale del<strong>la</strong> provincia di Massa e Carrara, fu<br />

obbligato, perché socialista, a rinunciare all’incarico. Si trasferì così con <strong>la</strong> famiglia a Mi<strong>la</strong>no,<br />

dove Maria si <strong>la</strong>ureò e divenne assistente di Botanica all’Università. La giovane insegnante passò<br />

poi al Liceo “Carducci”, con l’incarico di professoressa di Scienze naturali. Fu in questo ambiente<br />

che Maria Arata entrò in un gruppo antifascista c<strong>la</strong>ndestino, del quale facevano parte studenti ed<br />

insegnanti. Dopo l’8 settembre 1943, Maria si dedicò al<strong>la</strong> diffusione di stampa c<strong>la</strong>ndestina, al<strong>la</strong><br />

raccolta di fondi per sostenere le formazioni partigiane operanti nel Mi<strong>la</strong>nese, al procacciamento di<br />

documenti falsi per ebrei e per renitenti al<strong>la</strong> leva del<strong>la</strong> RSI. Il 4 luglio del 1944, <strong>la</strong> professoressa fu<br />

arrestata dal<strong>la</strong> GNR e dopo un primo interrogatorio, fu rinchiusa nel carcere di San Vittore e poi<br />

passata nel “braccio” gestito direttamente dai tedeschi. Dopo due mesi <strong>la</strong> deportazione, prima nel<br />

campo di Bolzano e poi, in Germania, nel <strong>la</strong>ger di Ravensbrück. Riuscita a sopravvivere, <strong>la</strong> Arata<br />

fu liberata il 30 aprile del 1945 dalle truppe sovietiche. Nell’agosto dello stesso anno il ritornò in<br />

patria.

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