Le donne e la Resistenza - Uil
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CHIARINI SCAPPINI RINA<br />
(Operaia)<br />
MEDAGLIE D’ARGENTO AL VALOR MILITARE<br />
ALLE DONNE PARTIGIANE<br />
Nata ad Empoli (Firenze) il 16 dicembre 1909, morta a Empoli il 20 ottobre 1995.<br />
A 11 anni aveva dovuto smettere di frequentare <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, per contribuire, dopo l’arresto del padre<br />
antifascista, alle necessità del<strong>la</strong> sua famiglia. Era poi stata assunta, come operaia, in una vetreria e<br />
già qui aveva preso a col<strong>la</strong>borare col "Soccorso Rosso". Nel 1926 <strong>la</strong> giovane si era iscritta al<br />
Partito comunista c<strong>la</strong>ndestino. Nell’aprile del 1943, quando Remo Scappini uscì dal carcere, Rina<br />
poté sposarlo. I coniugi si spostarono a Mi<strong>la</strong>no e qui Rina visse i rischi del<strong>la</strong> lotta c<strong>la</strong>ndestina,<br />
come anche quando andarono a Genova, dove <strong>la</strong> donna fu valida col<strong>la</strong>boratrice (con il nome di<br />
battaglia di "C<strong>la</strong>ra"), del Comando regionale delle Brigate Garibaldi. Il 6 luglio del 1944, Rina<br />
cadde nelle mani del<strong>la</strong> polizia fascista. Portata nel<strong>la</strong> famigerata Casa dello studente di Genova, <strong>la</strong><br />
donna fu sottoposta a pesanti interrogatori e sevizie, nonostante fosse in avanzato stato di<br />
gravidanza. Perse dolorosamente il suo bambino, ma non si <strong>la</strong>sciò sfuggire <strong>la</strong> minima ammissione.<br />
Il Tribunale militare fascista il 29 luglio del 1944 <strong>la</strong> condannò al<strong>la</strong> pena capitale insieme ad altri<br />
cinque coimputati. La donna si salvò, ma di lì a poco fu di nuovo condotta, con altri trenta patrioti<br />
genovesi, davanti ai giudici, che <strong>la</strong> condannarono a 24 anni di reclusione. Tradotta nel <strong>la</strong>ger di<br />
Bolzano, nel marzo del 1945 riuscì ad evadere con una compagna di prigionia. Raggiunse<br />
fortunosamente Mi<strong>la</strong>no e di qui, <strong>la</strong> sera del 26 aprile, raggiunse Genova, dove le truppe tedesche si<br />
erano arrese. Rina si è sempre impegnata per <strong>la</strong> pace e <strong>la</strong> giustizia sociale. Oltre che del<strong>la</strong> Medaglia<br />
d’argento al valor militare, "C<strong>la</strong>ra" è stata decorata del<strong>la</strong> Stel<strong>la</strong> d’oro al valore partigiano,<br />
conferitale dal Comando generale delle Brigate Garibaldi.<br />
LUSSU JOYCE (SALVADORI GIOCONDA)<br />
(Intellettuale)<br />
Nata a Firenze l’8 maggio 1912, morta a Roma il 4 novembre 1998<br />
Joyce Lussu nacque come Gioconda Salvadori da genitori marchigiani,<br />
entrambi con ascendenze inglesi. Il padre Guglielmo, docente<br />
universitario e primo traduttore del filosofo Herbert Spencer, malmenato<br />
e più volte minacciato dalle camicie nere, fu costretto all’esilio. Si<br />
trasferì in Svizzera nel 1924 con <strong>la</strong> moglie Giacinta e i tre figli. Joyce<br />
visse così all’estero gli anni dell’adolescenza, in collegi ed ambienti<br />
cosmopoliti, maturando un’educazione non formale. Con i fratelli,<br />
comunque, continuò gli studi conseguendo <strong>la</strong> licenza di Liceo C<strong>la</strong>ssico<br />
con esami da privatista nelle Marche, tra Macerata e Fermo. Studiò<br />
filosofia a Heidelberg e si <strong>la</strong>ureò prima in lettere al<strong>la</strong> Sorbona, poi in<br />
filologia a Lisbona. Dal 1933 al ’38, intraprese rischiosi viaggi in Africa<br />
e compose le sue prime poesie, apprezzate anche da Benedetto Croce.<br />
Insieme al fratello Max, Joyce entrò a far parte del movimento "Giustizia e Libertà" e nel 1938<br />
incontrò Emilio Lussu - mister Mill – con cui si sposò e con lui visse <strong>la</strong> drammatica e sperico<strong>la</strong>ta<br />
vicenda del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ndestinità, nel<strong>la</strong> lotta antifascista. La Francia occupata dai nazisti, <strong>la</strong> Spagna, il