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I Quaderni del Teatro<br />

<strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo<br />

traduzione di Monica Centanni<br />

diretto da Antonio Calenda<br />

in collaborazione con<br />

Istituto Nazionale<br />

del Dramma Antico<br />

Fondazione Onlus


I Quaderni del Teatro<br />

volume n. 75<br />

a cura di Stefano Curti<br />

e <strong>Il</strong>aria Lucari


<strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo<br />

diretto da Antonio Calenda


Rappresentare Atene<br />

ARES, LA GUERRA<br />

Eschilo era un guerriero.<br />

Maratona e Salamina, le battaglie in cui la Grecia<br />

aveva imprevedibilmente vinto sullo stermina-<br />

to esercito degli invasori <strong>Persiani</strong>, ricacciando i<br />

nemici in Asia, erano state il teatro in cui Eschilo<br />

aveva dato prova di un valore destinato a essere<br />

ricordato nel tempo.<br />

Per la sua tomba il poeta compose un epitaffio in<br />

cui ricordava soltanto le sue gesta sul campo di<br />

Maratona. Eschilo, il guerriero, affida il ricordo<br />

di sé alla gloria militare, non alla gloria poetica:<br />

i posteri dovranno ricordare che il suo nome è il<br />

nome di un combattente valoroso.<br />

I <strong>Persiani</strong> vengono portati in scena nel 472 a.C.<br />

Sono passati solo otto anni da quando i “barba-<br />

ri” occuparono l’Acropoli di Atene e bruciarono<br />

i templi, costringendo gli Ateniesi a evacuare la<br />

città. Tutti gli spettatori ateniesi hanno ben vivo<br />

il ricordo di quegli eventi: sullo sfondo del teatro<br />

di Dioniso, sotto l’Acropoli, le macerie dei tem-<br />

pli portano ancora i segni dell’incendio e della<br />

profanazione. Senza le vittorie di Maratona, di<br />

Salamina e poi di Platea, Atene non sarebbe esi-<br />

stita e tutta la Grecia sarebbe divenuta una satra-<br />

pia persiana, annessa come provincia d’Occidente<br />

all’immenso impero achemenide.<br />

Eschilo mette in scena la guerra scegliendo, fra le<br />

battaglie che segnano la luminosa serie di successi<br />

dei greci, l’episodio militare in cui Atene giocò<br />

un ruolo determinante: la battaglia navale di<br />

Salamina. La tragedia mira a ribadire la necessità<br />

geopolitica di un confinamento continentale del<br />

potere persiano: una limitazione che lascia spazio<br />

all’egemonia sul mare che Atene si riserva. Come<br />

icasticamente racconta il Messaggero in scena<br />

descrivendo la battaglia, le navi persiane sono<br />

numerosissime ma ingombranti, pesanti e impac-<br />

ciate, mentre Atene con la sua piccola e agile flot-<br />

ta, con le sue navi leggere dalle manovre svelte ed<br />

eleganti, sa danzare sul mare.<br />

Gli spettatori – Greci e Ateniesi - che hanno sof-<br />

ferto la pena, i lutti, il terrore dell’invasione, sono<br />

chiamati a piangere con il nemico, per le sue pene<br />

e per i suoi lutti: a compiangere la sua sconfitta.<br />

Se dunque lo spettatore ateniese partecipa al<br />

dramma riconoscendosi nella parte dei vincitori,<br />

il gioco drammatico prevede però la partecipazio-<br />

ne del pubblico alle emozioni di una scena che è<br />

tutta persiana, così come tutto persiano è il punto<br />

di vista dei personaggi che in scena agiscono e<br />

patiscono. L’identificazione con gli “Ateniesi”<br />

vincitori di Salamina non può procurare al pub-<br />

blico un compiacimento univoco perché si intrec-<br />

cia con lo strazio dei vinti: il poeta dà forma al<br />

difficile esercizio di mettersi nei panni del nemico,<br />

di soffrire con lui e per lui. La proiezione in scena<br />

di questa prospettiva capovolta mette in crisi,<br />

minaccia, l’identità nazionale ellenica consolidata<br />

dai recenti successi bellici.<br />

<strong>Il</strong> poeta che è stato in guerra si è scontrato fisica-<br />

mente con il nemico, ha visto l’”altro” da vicino e<br />

ora intende rappresentare l’alterità che ha cono-<br />

sciuto per differenza e per analogia.<br />

di Monica Centanni<br />

Per differenza, prima. <strong>Il</strong> “nemico”, promosso<br />

nella scena tragica al rango di protagonista, finge<br />

di parlare greco ma proclama valori opposti a<br />

quelli su cui la Grecia sta definendo, per diffe-<br />

renza appunto, il proprio profilo politico e cul-<br />

7


8<br />

turale. <strong>Il</strong> numero e l’oro contrapposti alla pover-<br />

tà di risorse riscattata dalla virtù individuale e<br />

dalla responsabilità collettiva; l’atteggiamento di<br />

subordinazione dei sudditi di fronte a un sovra-<br />

no assoluto che non deve rispondere a nessuno<br />

contrapposto al valore individuale e corale di<br />

un popolo che tale si riconosce in quanto è un<br />

popolo libero, composto di soggetti tenuti tutti,<br />

fino ai più alti ruoli del potere, a dare conto delle<br />

proprie scelte, a rispondere alla città e, nel caso,<br />

a pagarne il prezzo. I barbari – tutti sudditi del<br />

Gran Re - riconoscono l’autorità suprema della<br />

persona regale, legittimata nel suo ruolo da una<br />

diretta investitura divina: una figura del potere<br />

venerata e indiscussa che gode di una garanzia di<br />

fondatezza che in Grecia è sconosciuta. Eppure<br />

nel dramma di Eschilo il Re non è soltanto figu-<br />

ra indiscutibile e assoluta. Serse, contrariamente<br />

all’immagine consegnata dalle fonti storiogra-<br />

fiche, è nella tragedia figura umanissima: figlio<br />

frustrato dai successi di Dario, che si vergogna di<br />

essere umiliato davanti al padre; giovane impul-<br />

sivo mal consigliato; re che piange per il suo<br />

popolo; figura della maestà che pure esibisce, nel<br />

finale del dramma, una veste regale stracciata, a<br />

brandelli. Un tema centrale nei <strong>Persiani</strong> è l’onore<br />

della veste. Già la prima rappresentazione della<br />

relazione tra Persia ed Ellade è il contrasto, che la<br />

Regina vede in un sogno allegorico, tra “Persia”<br />

che esibisce una veste sontuosa ed “Ellade” che<br />

porta un «abito dorico», semplice e severo. <strong>Il</strong><br />

vecchio re Dario, apparso come fantasma, porta<br />

in scena l’abito perfetto della regalità – dalla<br />

tiara ai preziosi calzari -, l’esoscheletro simboli-<br />

co del corpo del Re. Ma l’evocazione dell’Ombra<br />

di Dario compromette la possibilità di un’altra<br />

apparizione di figura regale e il nuovo re Serse<br />

non potrà più sostenere la maschera della per-<br />

fetta maestà. Serse arriva in scena e tra le vesti a<br />

brandelli si vedono le carni del suo corpo nudo:<br />

il contrasto simbolico è fortissimo e il confron-<br />

to, ancora perdente per Serse, è tra il fasto della<br />

veste del padre e la nudità del figlio che quella<br />

veste non ha saputo preservare. Nel finale della<br />

tragedia, a siglare la sconfitta simbolica della<br />

regalità persiana, la Regina che pure aveva pro-<br />

messo che avrebbe portato nuove vesti al figlio,<br />

non è più in grado di rivestire il re: altre vesti non<br />

sono disponibili e la Regina scompare dalla scena<br />

(smentendo la promessa e senza spiegazioni) per<br />

evanescenza della sua funzione. <strong>Il</strong> corpo di Serse<br />

resta nudo, privo di forma: era la veste – il decoro<br />

del ruolo – che garantiva la fluidità del passaggio<br />

dei poteri dal vecchio al nuovo re.<br />

La centralità del tema della veste, e la questione<br />

della degradazione della maestà regale, ci ricor-<br />

dano ancora che il dramma è tutto persiano.<br />

Nei <strong>Persiani</strong> è di scena l’estranietà di un oriz-<br />

zonte di valori alieno: ma il poeta rappresenta il<br />

nemico anche per approssimazione e per analogia<br />

e sottolinea e ribadisce la parentela mitica che<br />

vincola i “Barbari” ai “Greci”. <strong>Il</strong> coro dei Fedeli<br />

ricorda nel suo canto che Perses, capostipite della<br />

gente persiana, discende da Perseo e dall’argiva<br />

Danae, fecondata dalla pioggia d’oro di Zeus:<br />

l’oro che è attribuito proprio dal fasto barbarico<br />

è anche il seme che unisce, miticamente, Greci<br />

e <strong>Persiani</strong>. Così anche nel sogno allegorico della<br />

Regina “Persia” ed “Ellade”, che pure portano<br />

vesti differenti e hanno un carattere molto diver-


so – docile l’una, ribelle e indipendente l’altra -,<br />

sono sorelle di sangue.<br />

<strong>Il</strong> poeta tragico utilizza drammaturgicamente il<br />

pretesto dell’alterità come pregiudizio da verifi-<br />

care, come nodo da sciogliere, e nello sviluppo del<br />

dramma si scopre, tragicamente, che l’altro non è<br />

mai assolutamente estraneo.<br />

<strong>Il</strong> poeta ha avuto l’opportunità di misurare nel<br />

corpo a corpo quanto il nemico sia diverso dal<br />

nemico che gli si para di fronte, ma ha visto<br />

anche quanto il guerriero sia fratello dell’altro<br />

guerriero con cui si scontra: il poeta, che è stato<br />

sul campo di battaglia, filtra e rappresenta i sen-<br />

timenti di identità e di estraneità relativizzandone<br />

le definizioni.<br />

A un certo punto nei <strong>Persiani</strong> entra in scena un<br />

Messaggero, giunto dalla lontana Salamina fino<br />

alla reggia di Susa per portare alla Regina notizia<br />

del disastro.<br />

Dapprima nelle parole del messo gli spettatori<br />

avvertono riflesso in scena, nello specchio ribal-<br />

tato della ricezione del nemico, il loro proprio<br />

sentimento di orgoglio. Atene, la piccola città<br />

di cui la Regina, madre di Serse e signora di un<br />

impero sconfinato, non conosce neppure il nome,<br />

è riuscita nell’impresa impossibile di sbaragliare<br />

l’esercito persiano, infinitamente più numeroso.<br />

<strong>Il</strong> racconto dell’inizio della battaglia di Salamina<br />

– l’appello al valore che si alza forte dal fronte dei<br />

Greci, il canto sacro che saluta l’inizio dello scon-<br />

tro - fa certo fremere di emozione patriottica il<br />

pubblico ateniese: appena sotto il velo della reto-<br />

rica nemica del Messaggero, si scorge malcelato<br />

il vanto di avere difeso la propria libertà sconfig-<br />

gendo l’esercito più potente del mondo.<br />

Risulta dalle fonti antiche che i tragediografi nel<br />

V secolo usassero intervenire anche come attori<br />

nei loro drammi: è verosimile che il poeta-regista<br />

non affidasse a se stesso le parti principali (la Vita<br />

di Eschilo, ad esempio, riporta i nomi di Oleandro<br />

e Tinnisco come attori eschilei), ma si riservasse<br />

ruoli secondari. <strong>Il</strong> Messaggero dei <strong>Persiani</strong> pre-<br />

sentandosi afferma che era a Salamina e quindi<br />

può raccontare cosa è successo: probabilmente<br />

è Eschilo che, in veste di messo, si presenta di<br />

fronte al pubblico dei suoi concittadini. E subi-<br />

to, fra gli accenti edificanti che fanno risuonare<br />

l’eco del valore dei Greci, subentrano altre note. <strong>Il</strong><br />

Messaggero parla: parla di sangue e di massacri,<br />

del mare fiorito di cadaveri, dell’acqua rossa per<br />

la mattanza, di corpi buttati sulle rive a esalare<br />

l’ultimo respiro, di relitti di navi che galleggiano<br />

su una distesa di morte. Chi era sul campo della<br />

battaglia, chi, come Eschilo a Salamina e prima<br />

a Maratona, ha visto cadere il compagno, ha<br />

visto morire combattendo al suo fianco il fratello,<br />

se parla della guerra conserva negli occhi, nella<br />

mente, nel corpo e nella voce, il ricordo dei suoi<br />

orrori.<br />

Al fronte il guerriero ha imparato che la pena e il<br />

dolore sono comuni a chi vince e a chi è vinto. La<br />

guerra – canta il coro nei <strong>Persiani</strong> – è un affron-<br />

to alla vita civile: rapisce gli uomini dalle città e<br />

dalle case; lascia le donne prive dei loro uomini<br />

a piangere nei letti vuoti. La guerra contende<br />

energie all’amore: l’impeto del maschio, la furia<br />

erotica sono convertiti in virile, distruttivo, furore<br />

guerriero. Eschilo compone il disastro e l’orrore<br />

della guerra nella forma della rappresentazione:<br />

dà voce e memoria a quegli eventi, cogliendone il<br />

9


10<br />

senso profondo, valido per sempre, in ogni luogo,<br />

per ogni guerra.<br />

A un altro messo, nel teatro di Dioniso, Eschilo fa<br />

raccontare la guerra e questa volta è un soldato<br />

che torna in patria da vincitore: l’Araldo che nel-<br />

l’Agamennone annuncia la presa di Troia e l’im-<br />

minente ritorno del re. E della guerra – sebbene<br />

si tratti di una guerra vinta - il reduce racconta di<br />

nuovo le miserie e le pene. Non la luce e l’eroismo<br />

della battaglia, ma il buio e la paura della notte<br />

ricorda il guerriero: le notti sulle navi da guerra,<br />

la panca stretta e dura su cui dormire; le notti<br />

al campo, il freddo e l’umido della terra dove<br />

stanno buttati a dormire i soldati – come bestie<br />

esposte alle intemperie, i capelli ispidi di sporco<br />

e di gelo. E poi la prima notte dopo la conquista:<br />

come bestie i guerrieri vagano a caccia di bottino,<br />

ma prima cercano cibo e un tetto; come bestie i<br />

vincitori cercano un rifugio nelle case dei vinti.<br />

Questo il primo bottino, il più agognato: un posto<br />

al coperto, un letto in cui dormire finalmente una<br />

notte serena. I dettagli realistici denunciano che è<br />

ancora Eschilo, per bocca del Messaggero acheo,<br />

che racconta la sua guerra.<br />

Nel teatro di Dioniso si mescolano, si corrispon-<br />

dono in cattiva armonia, le emozioni e le voci<br />

dei vinti: nelle Coefore, in controcanto all’Araldo<br />

dell’Agamennone, il coro delle prigioniere troiane<br />

ricorda – ricorda, non racconta - quella stessa<br />

notte in cui Troia fu conquistata, e in scena è<br />

ancora il pathos dei vinti. Le donne ricordano e<br />

intanto tramano la loro propria vendetta: ricor-<br />

dano di quando il guerriero le strappò dal letto<br />

nuziale, ricordano di aver subito un’offesa che<br />

nessuna acqua al mondo potrà lavare. Anche le<br />

fanciulle tebane nei Sette contro Tebe, paventan-<br />

do nei loro incubi la conquista della città, evocano<br />

i vagiti dei lattanti sporchi di sangue, immaginano<br />

l’oltraggio delle donne trascinate via per i capelli,<br />

come cavalle, dalle loro stanze. La guerra, che<br />

contende all’amore il corpo dell’amante, profana<br />

stanza e letto, i luoghi dove l’amore si consuma.<br />

La gloria del poeta è affidata alle opere, ai versi<br />

delle tragedie che rimarranno, resistenti all’usura<br />

del tempo più del bronzo, più del marmo delle<br />

statue. Se Eschilo vuole essere ricordato come<br />

guerriero, gli ultimi versi che il poeta fa incidere<br />

come memorabile epitaffio ricordando Maratona<br />

fanno brillare però ancora una volta la luce della<br />

perla di sapienza che compare come una cifra<br />

in tutti i suoi drammi: la conoscenza si acqui-<br />

sta a prezzo di vero dolore. È l’esperienza fisica<br />

– corpo, nervi e memoria - del combattente di<br />

Maratona e di Salamina che dà carne e vita alla<br />

poesia. (...)


DIONISO, LA RAPPRESENTAZIONE<br />

Eschilo inventa una rappresentazione di Atene.<br />

I precedenti del genere tragico – la leggendaria<br />

attività di Tespi, i drammi di Frinico, i ditirambi<br />

– costituiscono certo lo sfondo indispensabile per<br />

capire il senso e la portata dell’invenzione eschi-<br />

lea. Ma più che la continuità con la tradizione è<br />

interessante sottolineare l’innovazione che Eschilo<br />

opera sul genere.<br />

La tragedia attica, nella forma in cui la conoscia-<br />

mo, nasce nel momento in cui «Eschilo introdusse<br />

il secondo attore e portò in primo piano il dia-<br />

logo» (Aristotele, Poetica, 49 a 16): ovvero nel<br />

momento in cui viene meno l’alternanza secca<br />

tra il canto del coro e la voce del solista corifeo,<br />

e quindi s’interrompe la necessità del dialogo tra<br />

il coro e l’attore. Solo con Eschilo si instaura la<br />

possibilità di un dialogo non mediato tra attore<br />

e attore, che elude la relazione con il coro: senza<br />

il Teatro di Dioniso,<br />

sull’Acropoli Atene<br />

l’introduzione del secondo attore il dialogo tra<br />

Prometeo e Oceano, tra Oreste ed Elettra, tra<br />

Oreste e Clitemnestra, non sarebbe stato possibi-<br />

le.<br />

La preminenza della forma dialogica – dunque<br />

– è la grande innovazione eschilea che fonda<br />

il presupposto per la successiva evoluzione del<br />

genere tragico.<br />

(…) Materia delle opere di Eschilo sono eventi<br />

– mitici o storici – scelti tra quelli che risulta-<br />

no consonanti con i temi che agitano la politica<br />

estera e interna di Atene: all’epoca in cui il poeta<br />

compone le sue opere, lo scontro con i barbari da<br />

un lato e, dall’altro, la rivoluzione istituzionale<br />

che si perfeziona con Efialte e Pericle.<br />

<strong>Il</strong> fatto che i <strong>Persiani</strong> trattino direttamente di un<br />

evento storico recente mentre le altre tragedie<br />

prendono spunto da materiali mitologici appare<br />

come un’anomalia solo in una prospettiva lontana<br />

rispetto a quella in cui agiscono e comunicano a<br />

Eschilo e il suo pubblico: il mythos da cui il trage-<br />

diografo dipana il dramma ha – come caratteristi-<br />

ca necessaria e sufficiente – il dato di essere noto<br />

agli spettatori, parte integrante del loro patrimo-<br />

nio di conoscenze. Le guerre persiane sono un<br />

evento di cui viene immediatamente colta la por-<br />

tata epocale: tutti sanno che Serse è arrivato fino<br />

nel cuore della città, fino a incendiare l’Acropoli;<br />

tutti sanno che un esercito potentissimo è stato<br />

sconfitto da un pugno di navi a Salamina, da<br />

un pugno di uomini a Maratona e a Platea (una<br />

riprova e contrario sta nel fatto che la Regina<br />

nei <strong>Persiani</strong> non ha un nome proprio, perché non<br />

tutti sanno, come ci testimonia Erodoto, che la<br />

11


12 madre di Serse si chiamava Atossa).<br />

Come la polis è una nave in cui tutti i cittadini<br />

sono impegnati a fare da equipaggio, così il teatro<br />

è una macchina in cui gli spettatori sono una com-<br />

ponente essenziale e attiva della rappresentazione.<br />

Alla tragedia, in particolar modo alla tragedia<br />

di Eschilo, lo spettatore-cittadino non dedica un<br />

tempo libero distratto dalla realtà, ma un tempo<br />

superlativamente impegnato, tenuto libero dalle<br />

necessità quotidiane per partecipare a un evento<br />

in cui la realtà sia degnamente rappresentata.<br />

(…) <strong>Il</strong> tessuto continuo del mito si strappa in<br />

frammenti che prendono forma drammatica: la<br />

tragedia nasce dunque da un distacco dall’origina-<br />

ria rappresentazione rituale. A un certo momento<br />

si interrompe la litania corale sulla nascita di<br />

Dioniso e sui divini pathemata: una voce – il<br />

corifeo che dialoga con il coro, poi il Messaggero<br />

che porta l’annuncio di un evento – interrompe<br />

il canto. In scena accade qualcosa: succedono e<br />

si succedono eventi, e questo accadere non è più<br />

rito, è già dramma. <strong>Il</strong> moto degli eventi rompe la<br />

ripetitività del modulo sempre uguale a sè stesso;<br />

idion, proprio della tragedia – dice Aristotele – è<br />

l’avvilupparsi e poi il districarsi della trama: è il<br />

suo essere imitazione di una «azione» (Poetica, 49<br />

b-50 a). Ciò che era rito diventa teatro: il poietes<br />

ha inventato un altro modo del fare poetico, un<br />

modo – l’azione drammatica – che porta nello<br />

spazio scenico l’accadere e che presuppone che,<br />

ai mutamenti di questo accadere, partecipi attiva-<br />

mente un pubblico.<br />

L’attrezzo essenziale della rappresentazione è la<br />

maschera dionisiaca che allude alla complicità<br />

nella finzione fra spettatori, coro e attori: il postu-<br />

lato è la simulazione per cui l’hypokrites si finge<br />

un altro e lo spettatore è complice della sua finzio-<br />

ne. E tutti – attori e pubblico – fingono di credere<br />

che in questo spazio, in questo luogo, qualcosa<br />

accada. La poesia drammatica, che fonda i suoi<br />

presupposti sul principio di imitazione, richiede,<br />

evoca e provoca il theatron – il luogo da cui si<br />

guarda lo spettacolo – come sponda complice del-<br />

l’azione. Gli spettatori, che stanno al gioco della<br />

finzione e così acconsentono alla condensazione in<br />

scena di una nuova realtà, ricevono dal dramma<br />

una forte mobilitazione di emozioni: attraverso il<br />

pathos rappresentato si procurano sfogo, libera-<br />

zione e conoscenza.<br />

Aristotele, dunque, accoglie l’analisi platonica sul<br />

carattere imitativo della poesia (che in Platone era<br />

oggetto di una valutazione nettamente negativa)<br />

ma ne ribalta le conclusioni. La poesia è essenzial-<br />

mente rappresentazione, e si ottiene combinando<br />

le facoltà – eminentemente umane – imitativa e<br />

immaginativa (Poetica, 48 b 5): la poesia è mime-<br />

si che mira a rappresentare la realtà, fingendola.<br />

Non solo la tendenza mimetica non è quindi per-<br />

versa né straniante rispetto a un presupposto di<br />

“verità”, ma è una funzione specifica e connatu-<br />

rata all’uomo e soprattutto a quelli fra gli uomini<br />

che sono capaci di fare, di costruire con la materia<br />

dell’immaginazione: i poeti.<br />

Tutti i poeti imitano, dunque: e imitano gesti,<br />

colori, idee, figure, passioni. I poeti drammatici, a<br />

differenza degli altri artisti, mettono le immagini<br />

in movimento. I primi abbozzi di movimento sono<br />

già insiti nella struttura degli originari canti dio-<br />

nisiaci. Ditirambi, threnoi, komoi, canti satirici:


in tutte le tipologie di canti cultuali troviamo – in<br />

nuce – la struttura della parodo. <strong>Il</strong> coro “arriva in<br />

scena”, entra, si presenta. E già questo arrivo è il<br />

primo evento. <strong>Il</strong> canto più strettamente dionisia-<br />

co – il ditirambo – prenderebbe nome, secondo<br />

un’etimologia ricostruibile dalle fonti tardo-anti-<br />

che, proprio dalla doppia porta che consentiva<br />

l’entrata e l’uscita orchestrica del coro. Dopo<br />

l’entrata scenica il primo snodo di articolazione<br />

del dramma sta già nella composizione del canto<br />

strofico: l’alternanza metrico-ritmica di strofe e<br />

antistrofe, le evoluzioni coreutiche simmetriche,<br />

l’alternanza moto/quiete, canto/parola, rompo-<br />

no l’unità e conformano un ritmo, una forma in<br />

movimento. La costituzione formale del dram-<br />

ma tragico a cui Eschilo concorre potentemente<br />

altro non è che l’invenzione di forme di evoluzio-<br />

ne diversificate, un’articolazione progressiva di<br />

movimenti.<br />

<strong>Il</strong> mito di per sé è un nucleo di racconto contratto<br />

e in sé concluso. Tutta la trama dell’Agamennone<br />

sta in pochi versi di Omero (Odissea, XI, 409<br />

sgg., Agamennone a Odisseo: «Egisto ha tramato<br />

la mia morte insieme alla mia sposa malvagia»);<br />

tutta la trama dei <strong>Persiani</strong> sta nella formula lapi-<br />

daria di un dispaccio bellico («I <strong>Persiani</strong> sono<br />

stati sconfitti»). <strong>Il</strong> poeta sa, per mestiere, che il<br />

mondo è dicibile solo mediante la rappresenta-<br />

zione. <strong>Il</strong> drammaturgo sa che la rappresentazione<br />

è, innanzi tutto, l’invenzione di un movimento:<br />

Eschilo raccoglie il frammento – il lacerto del<br />

mito – e lo ricompone, ne distende la materia<br />

facendo accadere in scena eventi in sequenza.<br />

L’invenzione della poesia drammatica consiste<br />

all’origine nell’assunzione di alcune coordinate<br />

fondamentali del teatro rituale: la rappresenta-<br />

zione dell’opera in uno spazio apposito, l’agorà,<br />

e in seguito l’edificio costruito appositamente che<br />

prende nome dalla “platea” dell’agorà, il thea-<br />

tron; l’introduzione di un tempo assoluto contras-<br />

segnato da una sua propria velocità e da un suo<br />

proprio ritmo, distinti rispetto alla velocità e al<br />

ritmo del tempo “normale”; la dipendenza da un<br />

repertorio di storie – i miti.<br />

Ma le coordinate che il teatro poetico condi-<br />

vide con il teatro liturgico – sospensione della<br />

dimensione spazio-temporale consueta e reper-<br />

torio mitico – vengono nella tragedia del tutto<br />

stravolte. <strong>Il</strong> tempo in cui il drama sviluppa il suo<br />

corso non è il tempo del rito, in cui tutto avviene<br />

“come sempre”, per ripetizione ciclica. <strong>Il</strong> dramma<br />

inaugura un tempo parallelo al tempo “normale”<br />

che però, come il tempo normale, prevede acca-<br />

dimenti: inizio, durata, sviluppo e fine. <strong>Il</strong> tempo<br />

drammatico, in cui il punto dell’inizio non tocca,<br />

ciclicamente, il punto della fine, è un tempo in<br />

cui qualcosa accade; in cui qualcosa, dall’inizio<br />

alla fine della rappresentazione, irreparabilmente<br />

muta. Sebbene anche il teatro tragico attinga fon-<br />

damentalmente allo stesso repertorio mitico del<br />

teatro liturgico, il rapporto con il mito è del tutto<br />

differente. <strong>Il</strong> teatro liturgico infatti è “funzione”,<br />

serve strettamente a confermare – a festeggiare,<br />

a ricordare, a far rivivere – la storia mitica che<br />

rimane, come è necessario rimanga, immutata. <strong>Il</strong><br />

teatro poetico invece utilizza il mito per trasfigu-<br />

rarlo; dal repertorio latu sensu “sacro” il teatro<br />

attinge sì – quasi sempre – le sue storie, ma come<br />

scheletri, tracce o spunti narrativi: come trame.<br />

Accade dunque che il mito non solo non venga<br />

13


14 riconfermato dalla versione drammatica, ma che<br />

dopo il suo passaggio per il teatro esso non sia<br />

più essenzialmente lo stesso: diventato materia<br />

teatrale, il mito si apre a un’ulteriore e dettagliata<br />

possibilità di varianti. <strong>Il</strong> teatro non conferma una<br />

“verità” del mito, ma del nucleo mitico riplasma<br />

la materia.<br />

Altri prima di Eschilo avevano strappato il dram-<br />

ma dall’originario contesto religioso. Dalla ripeti-<br />

zione della passione del dio, dal lamento del coro<br />

dei satiri per la sua morte e dal canto di esultanza<br />

per la sua nuova nascita, qualcun altro, prima di<br />

Eschilo, aveva rotto il vincolo liturgico-ripetitivo e<br />

aveva portato dentro quella forma altra materia,<br />

altro senso. Ma Eschilo svincola completamente il<br />

nucleo mitico dalla storia sacra: tutto può essere<br />

materia di rappresentazione, perfino i Misteri di<br />

Eleusi che i cittadini di Atene – raccontando le<br />

fonti antiche – riconoscono irreligiosamente rap-<br />

presentati nelle sue tragedie. In nome di Dioniso,<br />

per onorare il principio della rappresentatività del<br />

mondo, Eschilo commette empietà: tradisce anche<br />

la parola irripetibile, la scena irrappresentabile<br />

che doveva rimanere consegnata al silenzio miste-<br />

rico.<br />

La versione statica – mitografica o misterica – del<br />

mito è breve, precipita presto verso la conclusio-<br />

ne e la chiusura: anche nella versione narrativa<br />

del mito il movimento è – come avverrà poi nelle<br />

tarde “mitologie” – tutto contratto, teso verso<br />

una conclusione. Caratteristica del dramma, e<br />

segnatamente del dramma tragico, è invece – nota<br />

Aristotele – quella di avere una certa estensione<br />

(Poetica, 50 b 25): il nucleo dei fatti, la trama,<br />

viene snodata, il finale viene dilazionato, e in que-<br />

sta distensione c’è spazio per il movimento e lo<br />

sviluppo dell’azione.<br />

Senza dubbio, anche da questo punto di vista,<br />

furono i primi drammaturghi – gli “inventori”<br />

del ditirambo e poi della tragedia – che affron-<br />

tarono il problema teorico e tecnico dello svilup-<br />

po dell’azione drammatica. È difficile stabilire<br />

con esattezza i momenti di rottura di scarto e di<br />

innovazione del teatro eschileo rispetto alla tradi-<br />

zione del genere. Si può notare però, che già nei<br />

primi drammi di Eschilo, troviamo una struttura<br />

compositiva bene abbozzata e un edificio archi-<br />

tettonico che ha già in nuce tutte le potenzialità<br />

dell’evoluzione successiva. Dal punto di vista<br />

compositivo, già nei <strong>Persiani</strong>, sia pure con qual-<br />

che durezza e difficoltà di connessione sintattica<br />

tra le parti, troviamo il canto alternato al parlato<br />

e al recitativo (la partizione del dramma in paro-<br />

do, episodio, stasimo, esodo), e troviamo anche<br />

le articolazioni interne al canto – le parti anape-<br />

stiche, le parti liriche – e quelle interne al parlato<br />

– le rehseis, la sticomitia, l’alternanza ritmica tra<br />

trochei e giambi.<br />

Ma dal punto di vista architettonico e sceno-<br />

grafico già i <strong>Persiani</strong>, le Supplici e soprattutto<br />

l’Orestea presuppongono un’articolazione dello<br />

spazio ulteriore rispetto alla prima separazione<br />

che divide il theatron – il luogo in cui stanno gli<br />

spettatori – dal choros – il luogo della rappresen-<br />

tazione della danza e del canto corale: assistiamo,<br />

infatti, a una tendenza alla definizione di una<br />

zona-orchestra, rispetto a una zona-skene, che in<br />

seguito, nell’evoluzione delle forme architettoni-<br />

che e drammaturgiche, diverrà il proscenio netta-<br />

mente separato rispetto al “coro”.


L’articolazione, strutturale e compositiva, è dun-<br />

que già abbozzata, quando non addirittura già<br />

presente, nei primi drammi eschilei. L’opera di<br />

Eschilo è comunque la prima fonte dello stadio<br />

germinale di queste evoluzioni ed è insieme il<br />

testo in cui di quelle tendenze evolutive si apprez-<br />

zano varianti originali e stadi diversi.<br />

Eschilo drammaturgo ha, ancora, da affrontare,<br />

da impostare e da risolvere in pratica, tragedia<br />

per tragedia, una serie di problemi che riguarda-<br />

no le origini del dramma: come dar movimento<br />

alla trama mitica, per sorreggerne e dilatarne la<br />

durata; come rappresentare il “mito” come avve-<br />

nimento che accada “in diretta”; come giustifica-<br />

re la presenza sia del coro sia degli attori in scena<br />

(un problema che Sofocle considererà già risolto a<br />

priori, e che Euripide neppure si porrà, se non in<br />

alcuni drammi prettamente corali); come motiva-<br />

re le uscite sceniche e lo scambio fra i personaggi;<br />

come dividere e semantizzare lo spazio scenico.<br />

Eschilo è dunque evidentemente impegnato sul<br />

fronte della soluzione di alcune questioni essen-<br />

ziali della drammaturgia: deve scegliere fra diver-<br />

se modalità di giustificazione scenica e di soluzio-<br />

ne drammaturgica. Ogni dramma eschileo è, in<br />

questo senso, una soluzione possibile di un’equa-<br />

zione a più incognite.<br />

Nei <strong>Persiani</strong>, ad esempio, Eschilo si trova di<br />

fronte al problema di far “accadere” dramma-<br />

ticamente una notizia: in uno scontro navale<br />

una flotta greca di proporzioni ridotte ha scon-<br />

fitto l’esercito dei barbari, molto più numeroso.<br />

In quel caso il poeta sceglie come espediente<br />

centrale di drammatizzazione la moltiplicazione<br />

delle inquadrature soggettive in cui viene scom-<br />

posto lo scenario della sconfitta: l’annuncio del<br />

Messaggero – centrale nella struttura del dram-<br />

ma – viene anticipato dall’angoscia del coro, dai<br />

presagi e dagli incubi della Regina; e poi seguito<br />

dall’interpretazione di Dario e dal compianto lut-<br />

tuoso di Serse. Lo stesso annuncio viene chiamato<br />

ad accadere più volte, con piccoli spostamenti del<br />

punto di prospettiva. Come una successione di<br />

fotogrammi statici nel cinematografo scorrendo<br />

dà un’illusione di movimento, così Eschilo ottiene<br />

un effetto drammatico e spettacolare proiettan-<br />

do l’illusione multipla di diverse sfumature di<br />

pathos provocate dallo stesso evento: l’angoscia<br />

e poi il cordoglio del coro dei fedeli, il presagio<br />

e poi l’ansia della regina; l’esperienza diretta del<br />

Messaggero; la severità profetica dell’Ombra di<br />

Dario; il disfacimento, nella figura in pianto di<br />

Serse, del decoro regale.<br />

(…) Scelto un mito e i suoi personaggi, Eschilo<br />

ha anche il problema di motivare la presenza sce-<br />

nica del coro. La composizione del coro, per altro,<br />

risponde sempre a una scelta che ha una motiva-<br />

zione forte sul piano drammaturgico: se le Erinni<br />

e le Danaidi sono addirittura protagoniste delle<br />

Eumenidi e delle Supplici, anche le prigioniere<br />

troiane che costituiscono il coro delle Coefore<br />

hanno un ruolo attivo nel dramma. In quel caso<br />

la solidarietà tra coro e attore non è configurata<br />

e garantita da un rapporto affettuoso o gerarchi-<br />

co interno (come in <strong>Persiani</strong>, Sette contro Tebe,<br />

Agamennone), e neppure si fonda su una relazio-<br />

ne familiare (come nelle Supplici, e in certo senso<br />

anche nel Prometeo): contro i “signori” della reg-<br />

gia in cui le Troiane sono state condotte schiave il<br />

15


16 coro cova autonomi motivi di risentimento – un<br />

odio che solo molto parzialmente coincide con la<br />

vendetta dei figli di Agamennone.<br />

Eschilo dunque, nel variare il numero degli attori,<br />

lavora anche sulle modalità di introduzione dei<br />

personaggi in scena; e in quest’arte – secondo<br />

Dionigi di Alicarnasso - «mostra più varietà di<br />

Euripide e di Sofocle»; e gioca sulla variazio-<br />

ne per caratterizzare i personaggi, di modo che<br />

anche lo stile espressivo sia ispirato al pathos<br />

specifico.<br />

(…) Importanti sono anche le innovazioni appor-<br />

tate da Eschilo alla scenografia, alla coreografia e<br />

ai costumi. Si può ipotizzare che il primo a utiliz-<br />

zare come fondale scenico la tenda di Serse, pre-<br />

data a Platea, fosse stato Frinico nelle Fenicie del<br />

476 a.C., tragedia ambientata, come i <strong>Persiani</strong>,<br />

davanti a una delle regge achemenidi. Ma forse<br />

già nei <strong>Persiani</strong> e certamente nell’Orestea, Eschilo<br />

usa la porta scenica per le entrate e le uscite degli<br />

attori e del coro e l’apertura del fronte scenico<br />

crea un potente spazio interno, alternativo allo<br />

spazio visibile, disegnando una nuova prospettiva<br />

per l’illusione. È Eschilo dunque probabilmente<br />

il primo a usare lo spazio del retroscena come<br />

dimensione ulteriore rispetto all’area aperta della<br />

rappresentazione.<br />

(…) Un’ulteriore testimonianza dell’inventiva<br />

eschilea si legge nelle complesse strutture metri-<br />

co-ritmiche dei corali e nella cura dedicata ai<br />

movimenti orchestici: ancora a distanza di secoli<br />

Ateneo riporta la notizia che nei Sette contro Tebe<br />

Eschilo «rendeva visibile l’azione attraverso le<br />

movenze della danza» (I, 22 a). A Eschilo le fonti<br />

antiche assegnano anche l’invenzione di costumi<br />

specificamente teatrali (Ateneo, I, 21 d): un’in-<br />

novazione indirizzata a conferire dignità propria<br />

al genere teatrale che da un lato ha l’effetto di<br />

riscattare il dramma dalla semplicità delle rap-<br />

presentazioni folkloriche, dall’altro segna uno<br />

scarto e una diversificazione rispetto ai costumi<br />

liturgici usati nelle cerimonie rituali; anzi, sempre<br />

secondo Ateneo, furono i sacerdoti di Eleusi che,<br />

per le fogge dei paramenti religiosi, si ispirarono<br />

ai costumi teatrali inventati da Eschilo.<br />

Rappresentare gli eventi: una grande sfida – poe-<br />

tica e teorica – che si attiva anche per mezzo di<br />

una serie articolata di innovazioni tecniche.<br />

Per raggiungere l’obiettivo di far prendere agli<br />

eventi forma di tragedia Eschilo costruisce una<br />

dimensione in cui le coordinate entro le quali si<br />

organizza e si orienta la percezione normale del<br />

tempo e dello spazio risultano sospese. <strong>Il</strong> tea-<br />

tro, e in particolare il teatro tragico a partire da<br />

Eschilo, proietta una dimensione spazio-tempora-<br />

le parallela a quella della normalità. Ma l’apertu-<br />

ra estetica a un diverso orizzonte – capace di pro-<br />

vocare immense emozioni – inficia l’idea stessa<br />

della realtà come blocco compatto, univocamente<br />

e chiaramente percepibile. La realtà – insegna<br />

il teatro – è finzione. O piuttosto: la realtà si<br />

lascia dire solo attraverso la finzione e il teatro è<br />

il sommo artificio in quanto, smascherando nei<br />

suoi presupposti lo scarto tra verità e apparenza,<br />

attiva – producendola nel corso dell’azione – una<br />

forma di sapienza; e «chi si fa ingannare - dirà<br />

Gorgia in riferimento anche all’esperienza teatrale<br />

– è più sapiente di chi resiste all’inganno». Contro<br />

un’ideologia letteralista del reale, il teatro è una


macchina che, mediante la rappresentazione, rie-<br />

sce a catturare gli eventi e a preservarne non la<br />

lettera, ma il senso: e questo è l’obiettivo ultimo<br />

della creazione per mezzo di parole o di immagini<br />

– della rappresentazione verbale o plastica – che<br />

porta il nome comune di poiesis artistica. Ma<br />

illusione, mascheramento, oblio e rivelazione sono<br />

propriamente i giochi di Dioniso.<br />

Eschilo e Dioniso. Molti titoli dei drammi eschi-<br />

lei perduti fanno riferimento a miti dionisiaci e<br />

vi è certamente una facile intenzione agiografi-<br />

ca nella leggenda – riportata da Plutarco – che<br />

vuole che il dio fosse comparso in sogno al poeta<br />

quand’era ragazzo invitandolo a comporre tra-<br />

gedie. Ma l’onore più perfetto che Eschilo riser-<br />

va a Dioniso sta nel fatto che la tragedia anche<br />

quando non tratta dei miti divini, anche quando,<br />

come sempre accade, traveste scenograficamente<br />

l’altare del dio collocato al centro dell’orchestra, è<br />

opera irreligiosamente dionisiaca perché attiva la<br />

dimensione virtuale dell’illusione. L’arte tragica<br />

di Eschilo non è una sublimazione di eventi altri-<br />

menti “reali”: è una tecnica, l’unica che il sapien-<br />

te riconosce come efficace, mediante la quale il<br />

mondo trova un accesso all’espressione.<br />

Dioniso pretende un totale abbandono e in cam-<br />

bio restituisce realtà alla rappresentazione: ogni<br />

grado di finzione si materializza a teatro – santua-<br />

rio del dio – e diventa credibile. Nelle Eumenidi, a<br />

un certo punto del dramma, risulta plausibile che<br />

compaia in scena una doppia Atena: la statua<br />

della divinità ma anche l’attore che impersona<br />

la dea. È la promessa di un gioco di riflessi e di<br />

simulazioni potenzialmente infinito.<br />

Per tutto questo, Eschilo è davvero, come lo chia-<br />

ma il coro di Aristofane in una controversa battu-<br />

ta, il «bacchico sovrano» (Rane, 1259). Eschilo<br />

figura di Dioniso: il dio che imita, sdoppia, tra-<br />

veste; il dio che barcolla e fa barcollare ogni certo<br />

fondamento. Le fonti riportano un aneddoto che,<br />

proprio per la sua intenzione non edificante,<br />

potrebbe essere vero: Sofocle, che si credeva sag-<br />

gio, irrideva Eschilo perché componeva le sue tra-<br />

gedie in stato di ebbrezza. Ebbro, il poeta, come<br />

Dioniso.<br />

da Rappresentare Atene di Monica Centanni,<br />

in Eschilo – Le Tragedie, I Meridiani, Arnoldo<br />

Mondadori Editore (Milano, 2003)<br />

17


<strong>Persiani</strong><br />

18 Sullo sfondo un edificio scuro, un palazzo anti-<br />

co, austero, che non ha nulla dello splendore<br />

dell’iconografia orientale. Dinanzi allo spetta-<br />

tore si apre l’imponente sala settecentesca di un<br />

museo, il cui pavimento nella parte centrale è<br />

coperto da un enorme telo e protetto da una serie<br />

di sacchi di sabbia. Intorno a questo spazio si<br />

muovono con cautela e circospezione degli uomi-<br />

ni in abito scuro: sono i conservatori del museo,<br />

intenti a proteggere il patrimonio loro affidato.<br />

Analogamente che nel prologo dell’Agamennone,<br />

c’è un’atmosfera di attesa, carica di inquietudine.<br />

I <strong>Persiani</strong> rimasti in patria aspettano l’esito della<br />

spedizione di Serse contro i Greci e si interrogano<br />

sull’avvenire del proprio popolo così come il coro<br />

dei vecchi di Argo si interrogava sulla sorte del-<br />

l’esercito e dei capi greci impegnati all’assedio di<br />

Troia.<br />

Improvvisamente un’esplosione scuote il palazzo<br />

dalle fondamenta e provoca una fenditura nel<br />

muro di fondo: la violenza della guerra irrom-<br />

pe nella calma apparente del museo, rendendo<br />

tangibile la forza distruttiva che promana da un<br />

teatro di guerra, sia pure lontano, e che minaccia<br />

un popolo e il suo patrimonio culturale e, dunque,<br />

la sua identità. L’idea di Calenda non è suggerita<br />

dalla tragica contemporaneità della guerra in<br />

Irak con le note vicende del museo archeologico<br />

di Bagdad, ma è una intuizione personale prece-<br />

dente ai fatti di cronaca e legata alla consapevo-<br />

lezza che la civiltà di un popolo e la sua autentica<br />

sopravvivenza sono legate alla sopravvivenza del<br />

patrimonio culturale e della memoria collettiva<br />

che vanno rigorosamente salvaguardati.<br />

<strong>Il</strong> reperto custodito con tanta cura al centro della<br />

scena ha un valore emblematico: è il mosaico che<br />

raffigura la battaglia di Isso, vinta da Alessandro<br />

Magno contro Dario III nel 333 a. C. a distanza<br />

di più di un secolo da quella persa da Serse a<br />

Salamina nel 480 a. C., rappresentata nella tra-<br />

gedia. Isso è una battaglia presa a simbolo dello<br />

scontro tra Occidente e Oriente e al tempo stesso<br />

vuol essere un richiamo alle guerre continue e<br />

sempre diverse che insanguinano la storia dell’uo-<br />

mo.<br />

di Caterina Barone<br />

Perché non è lo scontro di Salamina nella sua<br />

connotazione storica a interessare il regista, né la<br />

sua lettura vuole rifarsi alla contemporanea, san-<br />

guinosa contrapposizione di due diverse civiltà,<br />

ma l’intento è quello di proporre una proiezione<br />

che scavalca i secoli e sottopone all’attenzione<br />

dello spettatore il tema della precarietà delle<br />

fortune umane, la ferocia inutile della guerra, la<br />

rovinosa tracotanza, la hybris, di chi, come Serse,<br />

mira a ingrandire a dismisura la propria potenza.<br />

La titanica impresa del basileus, del re, che<br />

aggioga con un ponte di barche l’Ellesponto, è il<br />

simbolo di una qualsiasi superpotenza che dispie-<br />

ga uomini e mezzi per le proprie mire espansioni-<br />

stiche e viene sconfitta non dalla forza delle armi,<br />

ma dall’ideologia che sostiene un popolo in lotta<br />

per la propria libertà. Una voce sprona gli Elleni<br />

alla battaglia: “Avanti figli dei Greci, liberate<br />

la patria, liberate le donne, i figli, le donne, le<br />

sedi degli dèi del paese, le tombe degli antenati.<br />

Ora per tutto questo si combatte”... E levandosi<br />

al di sopra del tumulto della lotta sospinge con<br />

forza irresistibile la flotta greca contro l’armata<br />

persiana. Ma proprio in questo grido si avverte<br />

l’eco della terribile, traumatica esperienza degli


Ateniesi che avevano subito l’occupazione del-<br />

l’Acropoli e la distruzione dei templi, delle statue,<br />

delle tombe da parte dei nemici.<br />

E certo l’estremo rischio corso dalla patria in<br />

quell’occasione detta a Eschilo a distanza di pochi<br />

anni, nei <strong>Persiani</strong> del 472 a.C., il suo atteggia-<br />

mento di condivisione della sofferenza degli scon-<br />

fitti, il suo inquadramento prospettico dell’evento<br />

storico non tanto come un’esaltazione dei vincitori<br />

quanto come una meditazione sul lutto e il dolore<br />

che qualunque guerra porta con sé.<br />

La peculiarità dei <strong>Persiani</strong> non è solo quella di<br />

essere l’unica tragedia di argomento storico che ci<br />

sia pervenuta del teatro greco, ma di offrirci una<br />

testimonianza diretta dell’evento. Eschilo aveva<br />

combattuto a Salamina, così come a Maratona<br />

nel 490 a.C, e di fatto nelle parole del Messaggero<br />

che riferisce le sanguinose fasi della battaglia si<br />

avverte l’urgenza emotiva di chi di quelle gesta<br />

era stato gloriosamente protagonista e la consa-<br />

pevolezza della forza ideologica che aveva soste-<br />

nuto i Greci nel titanico e decisivo scontro con i<br />

<strong>Persiani</strong>.<br />

Certo l’essere un soldato era per Eschilo motivo di<br />

vanto al punto che per la sua tomba compose egli<br />

stesso un epitaffio dove celebrava la sua gloria<br />

militare e non la sua attività di poeta. Ma l’orgo-<br />

glio del combattente non esclude in lui la coscien-<br />

za della negatività della guerra col suo carico di<br />

morte e di sofferenza, al punto che anche in una<br />

tragedia “piena di Ares” come I sette contro Tebe<br />

emerge con forza il senso della distruzione e del<br />

dolore legati agli eventi bellici che accomuna vin-<br />

citori e vinti, e nel panorama ideologico del poeta<br />

assume rilievo il monito alla moderazione che<br />

sempre deve guidare l’azione dei vincitori, perché<br />

la colpa di cui si macchia chi prevale sul nemico,<br />

se si abbandona alla strage e ai saccheggi, scatena<br />

l’ira e la vendetta degli dèi:<br />

Ma là dovranno affrontare le sofferenze più<br />

terribili, pena della tracotanza e dell’empietà,<br />

essi che pervenuti nella terra greca non hanno<br />

avuto ritegno di rubare i simulacri degli dèi e<br />

di incendiare i templi; gli altari sono distrutti<br />

e le statue delle divinità giacciono in terra alla<br />

rinfusa, strappate dai loro piedistalli. Compiuti<br />

questi misfatti, patiscono sofferenze non mino-<br />

ri; altre ne avranno, perché la loro disgrazia<br />

non si è consolidata ma va ancora crescendo...<br />

La tracotanza infatti, quando fiorisce, produce<br />

la spiga della colpa, donde miete una messe di<br />

copiose lacrime.<br />

(trad. G. Monaco)<br />

Così afferma Eschilo nei <strong>Persiani</strong> (vv. 807-22) e<br />

poi in maniera simile nell’Agamennone (vv. 338-<br />

42), esprimendo un concetto che verrà in seguito<br />

ripreso dal pacifista Euripide a condanna di ogni<br />

forma di violenza:<br />

Insensato mortale chi distrugge le città e fa<br />

dono di templi e di tombe, asilo dei morti, allo<br />

squallore: non potrà che perire!<br />

(Troiane 95-7)<br />

La messa in scena dei <strong>Persiani</strong> aggiunge un tas-<br />

sello significativo al percorso artistico di Calenda<br />

e al suo impegno civile sul fronte della costan-<br />

te condanna dell’insensatezza di ogni conflitto<br />

19


20 armato. Una tematica che era già stata posta<br />

in luce nell’Agamennone - accanto al problema<br />

della vendetta e della giustizia legato alle vicende<br />

della stirpe degli Atridi - e alla quale il regista<br />

assegna un ruolo centrale nei <strong>Persiani</strong>, lasciando<br />

nell’ombra altri temi, come quello dei rapporti<br />

generazionali tra padre e figlio, tra Dario e Serse.<br />

Nello spettacolo siracusano è stata messa in primo<br />

piano la sofferenza e la distruzione apportata<br />

dalla guerra al di là di ogni ideologia o apparte-<br />

nenza etnica. E anche il punto di vista ateniese,<br />

che nella tragedia eschilea, pur nel rispetto del<br />

dolore dei nemici, appare in filigrana connotato<br />

dall’orgoglio del vincitore, viene messo in ombra<br />

per dare risalto al cordoglio di un popolo piegato<br />

e vinto.<br />

Non c’è enfasi nelle voci dei personaggi, ma un<br />

dolore raggelato, contenuto. Composti sono i<br />

gesti, luttuosi nella loro semplicità gli abiti, tutti<br />

neri e novecenteschi nella foggia. Non urla l’orro-<br />

re della disfatta subita dall’esercito il Messaggero<br />

(Roberto Herlitzka) che riferisce gli eventi accom-<br />

pagnando le parole con il riflesso condizionato di<br />

una gestualità militare della quale ha smarrito il<br />

senso: nella sua rhesis si legge lo sgomento incre-<br />

dulo di chi ha visto crollare inopinatamente una<br />

forza immensa per mano di un esercito inferiore<br />

per uomini e mezzi. E la litania dei nomi dei<br />

guerrieri caduti fa da contrappunto luttuoso nella<br />

inesorabile sequenza del suo racconto all’elen-<br />

co dei combattenti partiti al seguito di Serse,<br />

pronunciato nella parodo dai dignitari persiani.<br />

La terribilità della sconfitta sta tutta in quella<br />

responsione che ritornerà ancora nel finale per<br />

bocca del Coro nel lungo compianto all’unisono<br />

con il re sconfitto.<br />

Neppure Atossa (Piera Degli Esposti) esprime<br />

platealmente la sua sofferenza di regina e di<br />

madre, e tuttavia nella sua manifesta volontà di<br />

non cedere alla sventura e di trovare un rimedio<br />

per il futuro ricorrendo ai consigli del defunto<br />

Dario, si cela un senso di cosmico dolore, di tragi-<br />

ca impotenza, come testimonia il funebre drappo<br />

nero che ella srotola dall’alto del tetto lungo la<br />

facciata del palazzo dopo il ritorno del figlio.<br />

E anche l’ombra di Dario (Osvaldo Ruggieri)<br />

dispensa pacatamente i suoi moniti alla modera-<br />

zione e indica nella rinuncia ad aggressive mire<br />

espansionistiche la via per ritrovare e mantenere<br />

la prosperità: è il rispetto degli dèi e della giusta<br />

misura a garantire il benessere di un popolo, non<br />

la forza degli eserciti.<br />

Solo nel finale, costruito con una struttura ad<br />

antifona tra Serse (Luca Lazzareschi) e il Coro, il<br />

dolore si fa pianto e il tema musicale che percorre<br />

la tragedia fin dall’inizio esplode nelle note di una<br />

marcia funebre che, riecheggiando le sonorità<br />

verdiane delle bande del centro-sud per il Cristo<br />

morto, accompagna il re sconfitto fuori scena.<br />

<strong>Il</strong> saggio è riferito alla versione dello spettacolo<br />

allestita nel maggio 2003 al Teatro Greco di<br />

Siracusa.


Note di regia<br />

di Antonio Calenda<br />

21


22<br />

Immagini del backstage di Siracusa


<strong>Persiani</strong> è una sofferta elegia sul tema della guer-<br />

ra, dominata da un profondo senso di pietas.<br />

<strong>Persiani</strong>, che Eschilo scrisse e rappresentò ad<br />

Atene nel 472 a.C. - e che nel 470, per volontà di<br />

Ierone e alla presenza di Eschilo, fu replicato al<br />

Teatro di Siracusa - apparteneva a una trilogia,<br />

assieme a due drammi d’argomento mitologico,<br />

purtroppo perduti, Fineo e Glauco, con cui non<br />

aveva alcuna relazione tematica. Non potendo<br />

contare su uno sviluppo in forma trilogica, l’au-<br />

tore impose al testo linearità e semplicità tecnica,<br />

e una notevole incisività e compattezza sul piano<br />

dei contenuti.<br />

Un clima di partecipata attesa è, infatti, creato<br />

fin dalle prime battute del coro d’anziani, oppres-<br />

so dalla preoccupazione per l’esito della guerra<br />

contro i Greci. A Susa - il luogo dell’azione - alla<br />

corte del Re di Persia, da troppo tempo non giun-<br />

gono notizie di Serse, partito alla guida di un<br />

grande esercito e di un’immensa flotta. Anche la<br />

regina Atossa, madre di Serse e vedova del gran-<br />

de re Dario, è tormentata da tragici presagi che<br />

confida al coro. Ed è molto bello questo dialogo<br />

che, se a un primo livello di lettura, ha semplice-<br />

mente la funzione di amplificare il senso generale<br />

di ansietà, rivela in realtà ad Atossa la reverenza<br />

che il coro le riserva, in quanto moglie di Dario:<br />

un sentimento che la regina assume su di sé come<br />

in una vestizione. In questo momento di necessità,<br />

lei rappresenta per i cittadini una figura materna<br />

nonché un simbolo forte dello stato: un’interdi-<br />

pendenza felice, che offre particolare robustezza<br />

alla scena.<br />

Creazione poetica di forza ancora maggiore è la<br />

figura del Messaggero accorso da Salamina, per<br />

mettere a parte della grave disfatta persiana. Nel<br />

suo monologo - un esempio altissimo di scrittura<br />

teatrale - s’intuisce un’identificazione dell’autore<br />

con il personaggio, che offre il quadro degli orrori<br />

di Salamina come se avesse partecipato alla bat-<br />

taglia (una meravigliosa licenza poetica, poiché<br />

è chiaro che solo una staffetta avrebbe potuto<br />

coprire una tale distanza).<br />

Nel racconto del Messaggero, riverbera inizial-<br />

mente il risentimento verso l’ambizioso Serse,<br />

unico vero responsabile della sconfitta; egli ora<br />

ritornerà in patria, lasciando sul terreno della<br />

battaglia una moltitudine di valorosi cavalieri<br />

persiani, che il messo ricorda in un elencare incal-<br />

zante, disperato, ma in cui vibra anche un accen-<br />

to di recriminazione. Uno spunto che ritroveremo<br />

nel coro finale, quando Serse è accolto con rabbia,<br />

e solo dopo viene onorato.<br />

Anche i sentimenti del Messaggero si placheranno,<br />

tanto che il suo discorso sembrerà mantenere una<br />

sorta d’equidistanza, di contemplatio aeternitatis<br />

rispetto ai fatti: condizione dilatata dalle risposte<br />

addolorate del coro. Un coro che ho immaginato<br />

espresso sommessamente, quasi in pianto.<br />

Sarà l’ombra di Dario a riconoscere apertamente<br />

nell’ambizione dei <strong>Persiani</strong>, nell’hybris di Serse,<br />

la causa di una così dura punizione divina, cui<br />

seguirà l’ulteriore disfatta di Platea.<br />

L’avvento di Serse, con i segni dell’umiliazione<br />

subita, non farà altro che acuire lo smarrimento<br />

di questi piccoli uomini, davanti ai quali il gio-<br />

vane re cade in ginocchio, raccontando la rovina<br />

dei propri sogni. E nel ridurre a misura semplice,<br />

umana, la sofferenza di Serse, il lamento del coro<br />

fluisce senza arrestarsi: iterazione senile di una<br />

23


preghiera che ormai non ha ragione.<br />

Un monito duro, chiarissimo, a non perdere di<br />

vista la limitatezza dell’uomo: un monito alla<br />

cui efficacia Eschilo - che pure fu direttamente<br />

colpito dalla ferocia delle guerre contro i <strong>Persiani</strong><br />

- sacrifica la possibilità di cantare l’eroismo dei<br />

suoi Greci. Conserva invece con fermezza il punto<br />

di vista dei nemici vinti, dando voce ad una<br />

dolenza d’universale validità.<br />

Dunque, ancora una volta ci appare naturale<br />

alludere, attraverso le parole eterne della trage-<br />

dia e attraverso le figure in cui la faremo rivi-<br />

vere sulla scena, all’immaginario condiviso cui<br />

tutti - pubblico e interpreti - possono guardare.<br />

L’immaginario di quel Novecento che ci ha inse-<br />

gnato, al di là di ogni dubbio, come l’ideale di<br />

una pace assoluta sia pura utopia, come ogni<br />

istante di pace si riduca in realtà a un momento<br />

di placata violenza, che paradossalmente spesso<br />

va difeso con le armi. Ogni uomo oggi conosce<br />

l’inevitabile, oscuro retaggio che la guerra porta<br />

con sé: scie di depravazione e ferocia, che ren-<br />

dono tutti - vincitori e vinti - sofferenti, umiliate<br />

presenze di una tragica realtà.<br />

Davanti all’insensatezza dei genocidi, delle per-<br />

secuzioni che abbiamo impressi nella memoria<br />

<br />

e che continuano <br />

a sfilare sotto i nostri occhi, il<br />

monito di Eschilo appare in tutta la sua necessità<br />

e <strong>Persiani</strong> diviene metafora di una realtà che ci<br />

appartiene.<br />

Quest’evidente contiguità con il nostro mondo,<br />

ha fatto sì che ci sentissimo autorizzati a cercare,<br />

nella recitazione, toni della verità: toni colloquiali<br />

e bassi del vero dolore, canti giocati sulla voce<br />

sommessa di figure (gli anziani del coro) che sen-<br />

tiamo vicine.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Un museo dall’architettura settecentesca legger-<br />

mente cadente, farà da sfondo allo spettacolo,<br />

ma il periodo che evochiamo sarà quello della<br />

seconda guerra mondiale. Nella sala, appeso a<br />

una parete e cautamente coperto da teli, qualcosa<br />

di presumibilmente prezioso: attorno al reperto<br />

si muovono attenti e preoccupati gli anziani del<br />

coro, nell’intenzione di difendere quel bene da<br />

un pericolo che dall’esterno li minaccia. Si tratta<br />

del famoso mosaico, oggi conservato al Museo<br />

Archeologico Nazionale di Napoli, intitolato “La<br />

battaglia di Isso” che raffigura il confronto – suc-<br />

cessivo agli eventi di Salamina, conclusosi nega-<br />

tivamente per i <strong>Persiani</strong> – fra il re Dario III e<br />

Alessandro Magno.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

La guerra narrata nei versi di Eschilo, la figura-<br />

25


26<br />

zione musiva della battaglia di Isso, il conflitto<br />

che avvolge di rumori e inquietudini il museo e i<br />

protagonisti... un moltiplicarsi di echi violenti che<br />

attraversa la storia e si perpetua, dolorosamente,<br />

fino ai nostri giorni.<br />

Quella di recitare <strong>Persiani</strong> sullo sfondo di un<br />

“luogo della memoria” non è stata una scelta<br />

casuale: musei, monumenti, teatri, sono cattedrali<br />

della memoria, che preservano le nostre coscienze,<br />

la nostra civiltà, dalla barbarie e dal buio. Non vi<br />

è nulla di più importante nella storia dell’uomo,<br />

della possibilità di recuperare quotidianamen-<br />

te, costantemente le iconografie della memoria,<br />

le identità, le radici... Perderle significherebbe<br />

perdere il senso dell’appartenenza, la dignità<br />

dell’esistere: doveva essere questo il sentimento<br />

di un popolo valoroso, opulento, forte, davanti<br />

all’annientamento. Dovevano sentire - i <strong>Persiani</strong>,<br />

dopo la disfatta di Salamina - un senso d’assenza,<br />

di annullamento, di smarrimento simile a quello<br />

che noi proveremmo se venisse improvvisamente<br />

distrutto un monumento su cui sono radicate la<br />

nostra cultura e la nostra identità.<br />

Quel mosaico è una piccola metafora di tutto que-<br />

sto: e la minaccia incombente della guerra pone in<br />

uno stato d’ansietà i vecchi e colti professori che<br />

compongono il coro. Anziani, fragili ma dignitosi,<br />

lobbie e vestiti scuri a coprire figure scosse dal-<br />

l’angoscia, essi alludono ad una umanità di stu-<br />

diosi d’un tempo, evocano nella nostra memoria<br />

un certo mondo culturale italiano dedito alla cura<br />

sacrale delle testimonianze del passato.<br />

Quando l’eco della guerra riuscirà a invadere la<br />

sala museale, essi inizieranno a dire le parole di<br />

Eschilo, come una preghiera, o un rito laico. Un<br />

modo d’aggrapparsi alla memoria, alla dignità<br />

dell’esistenza; forse un tentativo estremo d’esor-<br />

cizzare la paura, attraverso l’antica ed eterna arte<br />

del fare teatro.


“<strong>Persiani</strong>”: le fotografie<br />

di Tommaso Le Pera<br />

dell’allestimento a Siracusa


diretto da Antonio Calenda<br />

<strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo<br />

scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini<br />

musiche di Germano Mazzocchetti<br />

movimenti Catherine Pantigny<br />

luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore<br />

regia di Antonio Calenda<br />

personaggi interpreti<br />

Gli Anziani Giancarlo Cortesi<br />

Stefano Alessandroni<br />

Francesco Benedetto<br />

Stefano Galante<br />

Hossein Taheri<br />

Claudio Tombini<br />

Coro Adriano Braidotti<br />

Michele Carli<br />

Sebastiano Colla<br />

Antonio De Rosa<br />

Guglielmo Lentini<br />

Luciano Pasini<br />

Corrado Russo<br />

Regina Atossa Piera Degli Esposti<br />

Messaggero Roberta Herlitzka<br />

Ombra di Dario Osvaldo Ruggieri<br />

Serse Luca Lazzareschi<br />

aiuto regista Roberta Torcello assistente alla scenografia Marta Crisolini Malatesta<br />

aiuto costumista Giuseppe Avallone assistente costumista Chiara Solari<br />

suggeritore Guido Penne aiuto coreografo Luciano Pasini<br />

direttore di palcoscenico Mauro Tognali<br />

amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti<br />

capo macchinista Christian Cerne capo sarta Elena Caucci capo elettricista Salvo Manganaro<br />

fonico Umberto Fiore<br />

realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo<br />

Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl<br />

I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra<br />

calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl<br />

gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato<br />

prima rappresentazione Siracusa, Teatro Greco, 17 maggio 2003<br />

in collaborazione con<br />

Istituto Nazionale<br />

del Dramma Antico<br />

Fondazione Onlus<br />

29


Piera Degli Esposti


Roberto<br />

Herlitzka<br />

31


Giancarlo Cortesi<br />

Piera Degli Esposti<br />

Stefano<br />

Alessandroni


34<br />

Piera<br />

Roberto<br />

Herlitzka<br />

Degli Esposti


Giancarlo Cortesi<br />

Claudio Tombini


Giancarlo Cortesi<br />

Stefano Galante<br />

Hossein Taheri<br />

Stefano<br />

Alessandroni


Roberto<br />

Herlitzka


Osvaldo Ruggieri


Luca<br />

Lazzareschi<br />

51


Stefano Alessandroni<br />

Adriano Braidotti<br />

Luciano Pasini<br />

Corrado Russo<br />

Giancarlo Cortesi<br />

Michele Carli<br />

Sebastiano Colla


“<strong>Persiani</strong>”: le fotografie<br />

di Monica Condini<br />

dell’allestimento 2004-2005


“<strong>Persiani</strong>”: le fotografie<br />

di Monica Condini<br />

dell’allestimento 2004-2005


diretto da Antonio Calenda<br />

<strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo<br />

scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini<br />

musiche di Germano Mazzocchetti<br />

movimenti Catherine Pantigny<br />

luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore<br />

regia di Antonio Calenda<br />

personaggi interpreti<br />

Gli Anziani (Primo Corifeo) Giancarlo Cortesi<br />

Stefano Alessandroni<br />

Francesco Benedetto<br />

Stefano Galante<br />

Claudio Tombini<br />

Coro Adriano Braidotti<br />

Sebastiano Colla<br />

Massimo Masiello<br />

Luciano Pasini<br />

Corrado Russo<br />

Un custode Laura Bussani<br />

Regina Atossa Piera Degli Esposti<br />

Messaggero Luca Lazzareschi<br />

Ombra di Dario Osvaldo Ruggieri<br />

Serse Luca Lazzareschi<br />

aiuto regista Roberta Torcello assistente alla regia e alle coreografie Luciano Pasini<br />

aiuto costumista Elena Caucci suggeritore Guido Penne<br />

direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi direttore di scena Mauro Tognali<br />

amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti<br />

capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin<br />

capo elettricista Beppe Pizzo fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion<br />

macchinista in allestimento Massimo Tatarella elettricista in allestimento Massimo Carli<br />

realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo<br />

Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl<br />

I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra<br />

calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl<br />

gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato<br />

prima rappresentazione dell’edizione invernale Trento, Teatro Sociale, 29 marzo 2005<br />

in collaborazione con<br />

Istituto Nazionale<br />

del Dramma Antico<br />

Fondazione Onlus<br />

61


62<br />

Claudio Tombini<br />

Sebastiano Colla


Piera<br />

Degli Esposti<br />

Luciano Pasini<br />

Stefano Galante<br />

Francesco<br />

Benedetto<br />

63


Piera<br />

Degli Esposti<br />

67


Adriano Braidotti<br />

Piera<br />

Francesco<br />

Benedetto<br />

Claudio Tombini<br />

Degli Esposti<br />

69


70<br />

Corrado Russo, Stefano Alessandroni, Sebastiano Colla, Francesco Benedetto, Claudio Tombini, Massimo Masiello,<br />

Piera Degli Esposti


Piera Degli Esposti<br />

Osvaldo Ruggieri<br />

73


74<br />

Piera Degli Esposti<br />

Osvaldo Ruggieri


<strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo<br />

traduzione di Monica Centanni


Daniela Giovanetti


<strong>Persiani</strong><br />

CORO<br />

Noi qui, soli rimasti di tutti i <strong>Persiani</strong> partiti<br />

per la terra greca, Fedeli ci chiamano,<br />

custodi dei molti tesori e della reggia, d’oro splen-<br />

dente:<br />

per la nostra età veneranda lo stesso signore,<br />

Serse, il Gran Re, il figlio di Dario,<br />

noi prescelse a vegliare sulla sua terra.<br />

Ora però, nell’attesa del ritorno del re<br />

e di tutti i guerrieri, ora<br />

un cattivo presagio troppo forte, dentro, agita il<br />

cuore d’angoscia.<br />

Perché tutto quanto v’era in Asia di forte,<br />

dall’Asia è partito! E qui è tutto un guaito per quei<br />

giovani uomini!<br />

E intanto nessun messaggero, nessun cavaliere<br />

arriva qui, nella città dei <strong>Persiani</strong>.<br />

Loro alle spalle lasciarono Susa, Ecbatana,<br />

e l’antica fortezza di Cissia, e andarono:<br />

a cavallo alcuni, altri su navi, e altri ancora a piedi<br />

a unirsi in torma guerriera.<br />

andavano,<br />

Amistres è partito, ed è partito anche Artafrenes,<br />

e Megabates e Astaspes,<br />

condottieri di genti persiane, re che son sudditi al<br />

Gran Re.<br />

Ecco, accorrono alla testa di un esercito immenso,<br />

arcieri potenti e cavalieri:<br />

a vedersi terribili, in battaglia superbi,<br />

pronti a rischiare con coraggio la vita.<br />

Artembares è partito, che gode della mischia a<br />

cavallo, e Masistres<br />

e il nobile Imaios, arciere potente; e Farandakes,<br />

e Sosthanes, alla testa dei suoi cavalli.<br />

Altri ancora ne mandò il Nilo che è grande e scorre<br />

fecondo:<br />

Susiskanes e Pegastagon, egizio di stirpe,<br />

e il forte Arsames, che Menfi sacra governa.<br />

E poi Ariomardos che regna sull’antichissima<br />

Tebe:<br />

ai remi delle loro navi moltissimi uomini<br />

incredibili, avvezzi a remare per le paludi del delta.<br />

E poi anche i Lidi, in gran massa,<br />

la gente che sa la dolcezza del vivere,<br />

e domina su tutti i popoli del continente:<br />

Mitragathes li conduce, con il valoroso Arkteus,<br />

regi governatori.<br />

E poi gli abitanti di Sardi, d’oro splendente,<br />

si slanciano su innumeri carri:<br />

fila di carri a due, a tre tiri,<br />

terrificante è il loro spettacolo.<br />

E poi gli abitanti del sacro Tmolo, sicuri<br />

che giogo di schiavitù imporranno sul collo alla<br />

Grecia:<br />

Mardon, Tharybis, incudini forti contro i colpi di<br />

lancia; e gli arcieri<br />

di Misia; e poi Babilonia d’oro splendente<br />

invia in lunghe file un composito esercito:<br />

guerrieri su navi, e altri, fidenti nella forza tesa<br />

dell’arco.<br />

Così tutte le genti, l’arma in pugno, da tutta l’Asia<br />

vanno:<br />

un corteo agli ordini del formidabile Re.<br />

Questo era il fiore degli uomini della terra di<br />

Persia: e ora è partito;<br />

tutti quanti la terra d’Asia aveva nutrito,<br />

tutti ora li piange: troppo forte è la nostalgia.<br />

I padri, le madri, le spose contano i giorni, giorno<br />

per giorno:<br />

ma il tempo s’allunga, e tremano di paura.<br />

di Eschilo<br />

traduzione di Monica Centanni<br />

81


82 La traversata è compiuta: l’esercito del re, distrut-<br />

tore di città,<br />

è passato di là, sulla vicina sponda di terra.<br />

Su un ponte di zattere legato con funi di corda,<br />

ha traversato lo stretto di Elle Atamantide:<br />

quel passaggio chiodato<br />

è un giogo gettato sul collo del mare.<br />

L’Asia è terra ricca di genti: un re bellicoso, al<br />

comando,<br />

conduce quel gregge divino alla conquista di tutta<br />

la terra.<br />

Per due vie lo conduce: per terra e anche per mare<br />

egli conta su validi condottieri. Lui,<br />

che nasce dal seme dell’oro;<br />

lui, l’uomo eppur pari agli dèi.<br />

Un lampo scuro gli brilla negli occhi:<br />

occhi di drago iniettati di sangue.<br />

Molti i guerrieri di terra, molti i combattenti sul<br />

mare,<br />

dietro, di corsa, al carro assiro:<br />

contro uomini che nella lancia cercano la gloria,<br />

l’Ares dell’arco egli conduce.<br />

Nessuno al mondo potrà resistere<br />

alla grande corrente del fiume d’eroi;<br />

nessun solido argine arginare potrà<br />

l’invincibile onda del mare.<br />

All’esercito persiano fare fronte non si potrà:<br />

prode è il cuore della sua gente.<br />

Dagli dèi fu assegnato un destino, che forte<br />

vigeva in antico: ai <strong>Persiani</strong> imponeva<br />

guerre che abbattessero rocche,<br />

tumulti di cavalli in battaglia,<br />

città devastate e distrutte.<br />

Ma un giorno impararono a guardare le ampie vie<br />

del mare<br />

Che di schiuma imbiancano se forte soffia il vento,<br />

a guardare dell’acqueo paradiso;<br />

ad affidarsi ai cavi sottili di corda, a macchinosi<br />

ordigni,<br />

per trasportare le truppe di là del mare.<br />

Ma se è un dio che trama l’inganno,<br />

chi, se è uomo mortale, potrai mai scampare?<br />

Chi mai saprà tenere ben pronto il suo piede,<br />

per saltare oltre l’ostacolo e mettersi in salvo?<br />

E lei, che come amica dapprima si mostra, lei, che<br />

come cagna,<br />

scodinzola incontro,<br />

lei, Ate, che spinge il mortale dentro la rete ben<br />

tesa:<br />

da là all’uomo è preclusa ogni fuga, ogni scampo.<br />

Per questo il mio cuore è ammantato di nero,<br />

straziato dal terrore,<br />

«ah!<br />

Per l’esercito persiano»,<br />

che mai in città giunga<br />

l’annuncio che priva di uomini resta la gran rocca<br />

E la cittadella di Cissia<br />

Farà eco a quel grido,<br />

«ah!»<br />

di Susa.<br />

Risponderanno le torme confuse<br />

di donne,


e faranno a brani i loro pepli di bisso.<br />

Perché si, tutti, cavalieri e fanti, tutti i guerrieri,<br />

via se ne sono andati, come uno sciame<br />

d’api, ci hanno lasciato: dietro il condottiero,<br />

l’esercito tutto ha varcato quel giogo sul mare,<br />

fissato da entrambe le rive<br />

alla sponda di terra.<br />

E i letti, privi dei maschi, per il rimpianto sono<br />

pieni di lacrime,<br />

le donne persiane tutte molli di pianto, ciascuna<br />

ha nostalgia del suo uomo:<br />

a lui, guerriero focoso, focoso amante, ha detto<br />

addio,<br />

e ora è sola, spaiata nel giogo.<br />

Ma ora su, <strong>Persiani</strong>, sediamoci qui<br />

Presso questa dimora antica<br />

E i nostri pensieri siano saggi e profondi:<br />

incalza necessità.<br />

Cosa farà mai ora il re Serse.<br />

Avrà vinto la potenza dell’arco?<br />

Oppure la punta di una lancia sarà stata più forte?<br />

Ma ecco, come lampo di sguardo divino, una luce<br />

s’avanza:<br />

è la madre del re, è la mia regina! Di fronte a lei<br />

mi prostro.<br />

Dobbiamo rivolgerci verso di lei per salutarla,<br />

a lei tutti rivolgere le nostre parole di omaggio.<br />

CORO<br />

- O tu, Signora, la più nobile tra le donne persiane<br />

dalle forme sinuose, madre augusta di Serse, sposa<br />

di Dario, salve: di un dio tra i <strong>Persiani</strong> sei stata<br />

compagna, di un dio tu sei madre – se mai, no, il<br />

dèmone antico al nostro esercito non ha voltato le<br />

spalle.<br />

REGINA<br />

Per questo sono qui: ho lasciato la mia reggia<br />

d’oro, e il talamo che fu mio e di Dario, perché<br />

l’angoscia mi strazia il cuore. Ecco dunque a voi<br />

racconterò una storia che non viene da me, ma è<br />

spaventosa, miei cari!<br />

Che mai la grande ricchezza non vada in polvere:<br />

abbattuta a terra, presa a calci, l’immensa fortuna<br />

che Dario innalzò, non senza l’aiuto divino.<br />

Certo ancora sono intatte le mie fortune, nessuno le<br />

tocca: ma per l’occhio ho paura, per l’occhio della<br />

casa che è – io credo – la presenza del suo padrone.<br />

Perciò, poiché così stanno le cose, consigliatemi<br />

voi, voi <strong>Persiani</strong>, vecchi Fedeli: in voi sta ogni buon<br />

consiglio su cui posso contare.<br />

CORIFEO<br />

Questo puoi tenerlo per certo, Signora di questa<br />

terra : a noi mai devi chiedere due volte una parola<br />

o un atto, che possa farti da guida.<br />

REGINA<br />

Sempre, ogni notte, sono in preda a una ridda di<br />

sogni, da quando mio figlio, è partito con l’esercito<br />

in armi per distruggere la terra di Ionia. Ma mai,<br />

no, ho fatto un sogno così chiaro come quest’ulti-<br />

ma notte.<br />

Due donne mi apparvero: erano belle le loro vesti.<br />

Una era abbigliata con vesti persiane, l’altra con<br />

vesti doriche: le avevo davanti agli occhi, ed erano<br />

entrambe di statura imponente, molto più alte<br />

delle donne esistenti, e di incomparabile bellezza.<br />

Erano sorelle di sangue, della stessa stirpe: a una<br />

83


84 era toccato in sorte di abitare la terra greca, all’al-<br />

tra la terra dei barbari.<br />

C’era un contrasto tra loro, a quanto mi parve di<br />

vedere, erano ostili l’una all’altra; mio figlio se ne<br />

accorse e le tratteneva, cercava di ammansirle:<br />

ecco... le lega entrambe al giogo di un carro; ecco...<br />

impone loro le redini al collo. E una stava ritta<br />

come una torre, fiera di quei finimenti e prestava<br />

docile la bocca alla briglia: ma l’altra recalcitra-<br />

va. Ecco... con le mani le bardature del carro fa a<br />

pezzi, a forza si strappa: è senza morso, e spezza<br />

il giogo a metà. Cade mio figlio; e c’è anche suo<br />

padre presente, Dario là in piedi che lo commisera.<br />

Serse allora, non appena se lo vede davanti, si fa a<br />

brani la veste che aveva addosso.<br />

Questo è il sogno che ho fatto stanotte.<br />

E quando mi alzai, immersi le mani nell’acqua<br />

pura di fonte, la mano del sacrificio accostai all’al-<br />

tare, perché volevo fare un’offerta lustrale agli dèi<br />

che allontanano il male, e questo è il loro rito.<br />

Ma ecco... vedo un’aquila che fugge e vola verso<br />

l’altare di Febo il terribile; terribile è la mia paura:<br />

resto là, ammutolita per il terrore, miei cari.<br />

E subito dopo, ecco..un falco si precipita, in volo: lo<br />

vedo avventarsi sull’aquila e con gli artigli spennar-<br />

le il capo; e quella, inerte non reagiva.<br />

Per me è stato angoscioso vedere tutto questo; per<br />

voi ora è angoscioso udirne il racconto.<br />

Ma tenete bene a mente ciò ce ora vi dico: mio<br />

figlio, se sarà fortunato nelle sue gesta, sarà un eroe<br />

ammirato da tutti; ma se invece avrà sfortuna...lui<br />

no, alla città non ha da rendere conto: torni salvo<br />

comunque! ritorni a reggere questa sua terra!<br />

CORIFEO<br />

Non vogliamo, madre, spaventarti troppo con le<br />

nostre parole, ma neppure rassicurarti: gli dei tu<br />

devi pregare e supplicare, se un segno sinistro tu<br />

hai visto, devi chiedere a loro di allontanarlo, e che<br />

tutto vada per il meglio, per te e per i tuoi figli, per<br />

la città e per quanti ti sono cari. Poi dovrai ver-<br />

sare libami alla Terra e ai morti. Chiedi che siano<br />

propizi; che Dario, il tuo sposo, lui che dici di aver<br />

visto durante la notte, mandi tutto il bene possi-<br />

bile a te vostro figlio: là, dalle viscere della terra,<br />

mandi il bene alla luce e tutto il male che al bene si<br />

oppone, lo trattenga giù, nella terra, nascosto nel-<br />

l’ombra di tenebra.<br />

Questo con il mio presago cuore, per il tuo bene io<br />

ti consiglio, e andrà tutto bene, ne siamo certi!<br />

REGINA<br />

Ma certo, lo so, tu mi sei amico: per il bene di mio<br />

figlio e della mia casa, mi hai dato questo responso.<br />

Davvero vada tutto per il meglio! Ora tutto quanto<br />

mi hai prescritto di fare, io lo farò: sacrificherò agli<br />

dei e a chi mi è caro e sta sottoterra, subito appena<br />

rientro a palazzo. Ma c’è ancora qualcosa che vor-<br />

rei sapere, miei cari: dove dicono stia Atene?<br />

CORIFEO<br />

È lontano, verso Occidente, dove il Sole potente nel<br />

tramonto si strema.<br />

REGINA<br />

E dimmi, mio figlio perché desiderava fare sua<br />

preda proprio quella città?<br />

CORIFEO<br />

Perché così tutta l’intera Grecia sarebbe diventata<br />

suddita del Gran Re.<br />

REGINA<br />

Hanno dunque un esercito tanto forte di uomini?<br />

CORIFEO<br />

È un esercito potente, che ha già inflitto ai Medi


gravi sconfitte.<br />

REGINA<br />

E cos’altro hanno ancora? Hanno grandi ricchezze<br />

nella loro reggia?<br />

CORIFEO<br />

Una vena d’argento hanno: questo è il solo tesoro<br />

della loro terra<br />

REGINA<br />

E sono bravi anche loro con le frecce e con l’arco?<br />

CORIFEO<br />

No: impugnano la lancia e combattono a piedi da<br />

fermi, con scudi pesanti.<br />

REGINA<br />

E chi è alla testa di quell’esercito? Chi è il loro<br />

padrone?<br />

CORIFEO<br />

Si vantano di non essere schiavi di nessun uomo,<br />

sudditi di nessuno.<br />

REGINA<br />

E come possono difendersi allora, quando i nemici<br />

in armi li assalgono?<br />

CORIFEO<br />

Possono! Tanto che hanno distrutto un esercito di<br />

Dario, che pure era numeroso e potente.<br />

REGINA<br />

Incredibile questo che mi dici! Per i parenti dei guer-<br />

rieri che sono partiti c’è davvero da stare in pena.<br />

CORIFEO<br />

Ma ecco, credo che presto saprai tutto e avrai noti-<br />

zie precise: questo che sento è il passo di corsa di<br />

un guerriero persiano – lo riconosco – e ti porta il<br />

racconto chiaro di ciò che è successo, bene o male<br />

che sia.<br />

MESSAGGERO<br />

Città di tutta la terra d’Asia, terra di Persia, vasto<br />

porto di tesori, ti annuncio che in un solo colpo<br />

una grande fortuna è andata distrutta: il fior fiore<br />

dei <strong>Persiani</strong> giace a terra, reciso.<br />

Ahimè, è orribile essere il primo ad annuncia-<br />

re sciagure! Eppure è necessario... tutto quanto<br />

abbiamo subito va rivelato, <strong>Persiani</strong>: è proprio così,<br />

l’esercito dei barbari, tutto, è stato annientato.<br />

CORO<br />

Terribili pene, {sventure} inaudite:<br />

è la rovina! ah! ah! bagnatevi di lacrime, <strong>Persiani</strong>,<br />

a udire un tale dolore.<br />

MESSAGGERO<br />

Davvero tutto, laggiù, s’è compiuto! E io che ormai<br />

più non ci speravo, vedo il giorno del mio ritorno.<br />

CORO<br />

Oh, lunga, troppo lunga, questa nostra<br />

vita: davvero un’eternità per noi vecchi si è rive-<br />

lata,<br />

ad ascoltare questa sciagura davvero inattesa.<br />

MESSAGGERO<br />

Si, io ero là: non per discorsi sentiti da altri,<br />

<strong>Persiani</strong>, posso raccontarvi quali pene soffrimmo.<br />

CORO<br />

Ah! inutili<br />

le molte e molte frecce che insieme<br />

dalla terra d’Asia scoccarono, verso la Grecia<br />

terra, divina terra esecranda.<br />

MESSAGGERO<br />

Sono piene di cadaveri miseramente disfatti le<br />

spiagge di Salamina e là intorno, per ogni dove.<br />

No, non bastavano gli archi: tutto l’esercito,<br />

85


86 distrutto! Dall’assalto delle navi è stato annientato.<br />

Ah, Salamina, nome sopra ogni altro odioso! Ah,<br />

Atene, come piango a ricordare il tuo nome!<br />

CORO<br />

Tremenda sì, Atene per i suoi nemici!<br />

Ricorda che<br />

troppe donne ha reso sterili<br />

spose, vedove ormai dei loro uomini.<br />

REGINA<br />

Sto in silenzio da tempo sgomenta, colpita dalla<br />

sciagura. Passa il segno questa disgrazia e non<br />

sopporta né parole, né domande.<br />

Ma tuttavia, Necessità costringe i mortali a soppor-<br />

tare sciagure: sono gli dei che ce ne fanno dono!<br />

Scopri dunque tutto il dolore: parla, sii forte anche<br />

se ti viene da piangere per la sciagura, racconta!<br />

C’è qualcuno che non sia morto? Chi dobbiamo<br />

piangere fra i condottieri di tutti quei popoli? Chi<br />

tra i comandanti in carica cadde e lasciò la sua<br />

schiera?<br />

MESSAGGERO<br />

Serse, lui, vive! E vede ancora la luce del sole.<br />

REGINA<br />

Queste tue parole portano alla mia casa una luce<br />

grande; è giorno che splende dalla notte più nera!<br />

MESSAGGERO<br />

Ma Artembares, invece, che era alla testa di die-<br />

cimila cavalli, è un corpo sbattuto sulle rocciose<br />

coste dei Sileni. E Dadakes, capo di mille uomi-<br />

ni...un colpo di lancia, un agile salto e fu balzato<br />

giù dalla nave. E Tenagon, il nobile principe dei<br />

Battriani, vaga cadavere intorno all’isola d’Aiace e<br />

il mare ne fa scempio. Lilaios, Arsames, Argestes:<br />

tre corpi sballottati che cozzano sulla dura costa<br />

dell’isola delle colombe.<br />

Veniva dal paese delle sorgenti del Nilo d’Egitto,<br />

Farnuchos: con lui, dalla stessa nave, Arkteus,<br />

Adeves, Feresseuse caddero in mare.<br />

Matallos di Crisa era a capo di diecimila uomini e<br />

ora è morto; condottiero di trentamila cavalli neri,<br />

fulva, folta, selvatica era la sua barba: ora ha cam-<br />

biato colore, tinta in un bagno rosso di sangue.<br />

E Arabos, il mago; e Artabes della Battriana: ora<br />

sono laggiù, cadaveri che si decompongono, stra-<br />

nieri in quella dura terra.<br />

E Amistris e Amfistreus, che brandiva la lancia che<br />

tanti colpi aveva inflitto; e il nobile Ariomardos<br />

lutto ora porta a Sardi; e Seisames di Misia; e<br />

Tharybis, capo di una flotta di duecentocinquanta<br />

navi: veniva da Lirna, era l’immagine della bellez-<br />

za e ora giace, morto di una brutta morte. Davvero<br />

non ebbe fortuna! Siennesis poi, che era un cam-<br />

pione di coraggio, il comandante dei Cilici, da solo<br />

inflisse gravissime perdite ai nemici, ed è morto<br />

con gloria.<br />

Ho fatto menzione dei capi, soltanto: di<br />

tante sciagure ben scarso è il mio resoconto.<br />

REGINA<br />

Ahi ahi, abisso di sciagure è questo che sento: onta<br />

per i <strong>Persiani</strong>, e acuti singulti. Ma ancora dimmi,<br />

parlami ancora: erano così numerose le navi dei<br />

Greci, tante da attaccare battaglia e dare l’assalto<br />

contro la flotta persiana?<br />

MESSAGGERO<br />

No, davvero: di questa puoi essere certa! Stando al<br />

numero, doveva vincere la flotta dei barbari: a<br />

contare tutte le navi che avevano i Greci, si arri-<br />

va a trecento, più una decina di navi scelte. Serse


invece – questo lo so di preciso – guidava una<br />

flotta di mille navi, e le aveva condotte tutte quan-<br />

te, più le navi speciali, da corsa, che erano due-<br />

centosette. Questo è il conto: non ti pare che non<br />

dovevamo perdere in questa battaglia? Ma andò<br />

così: fu un dèmone che volle distruggere il nostro<br />

esercito e caricò i piatti della bilancia con fortune<br />

di peso ineguale. Gli dei salvano sempre la città<br />

della Pallade dea!<br />

REGINA<br />

E allora, è inespugnabile la città di Atene?<br />

MESSAGGERO<br />

Dove ci sono veri uomini, là è un baluardo invin-<br />

cibile!<br />

REGINA<br />

Ma l’inizio dell’attacco, come fu? Racconta: chi<br />

attaccò battaglia, i Greci? O fu mio figlio forte del<br />

numero delle sue navi?<br />

MESSAGGERO<br />

Chi diede inizio, o Signora, a tutto quel disastro, fu<br />

la vendetta divina che non perdona, o un dèmone<br />

malvagio venuto da chissà dove.<br />

Un uomo, un greco, arrivò dal campo ateniese e<br />

disse così a tuo figlio Serse: che appena fossero<br />

calate le ombre nere della notte, i Greci non sareb-<br />

bero rimasti a sostenere l’attacco, ma sarebbero<br />

balzati ai remi, per scappare chi da una parte chi<br />

da un’altra, nella speranza con quella fuga furtiva<br />

di salvarsi la vita.<br />

E lui subito, come sentì questa storia, non si avvide<br />

dell’inganno del greco e neppure si accorse che<br />

gli dei volevano il suo male, e pronunciò questo<br />

discorso a tutti i capitani delle navi: ordina che<br />

non appena la vampa dei raggi del sole scemerà<br />

sulla terra, e la tenebra prenderà il suo posto in<br />

tutto l’orizzonte del cielo, allora schierino la flotta<br />

in tre file, e presidino gli sbocchi e tutti i varchi del<br />

mare. E intanto le navi si appostino intorno all’iso-<br />

la d’Aiace: e così, se per caso i Greci fossero riusciti<br />

a scampare alla morte e fossero riusciti a trovare<br />

una via di fuga furtiva sulle loro navi, a tutti loro<br />

- disse – sarebbe stata mozzata la testa. Così parlò:<br />

troppo fiducioso era il suo cuore e non sapeva cosa<br />

gli stavano preparando gli dei! Loro, in buon ordi-<br />

ne, ubbidienti si apprestavano a preparare il<br />

pranzo, e i marinai intanto mettevano a riposo i<br />

remi, bene appoggiati sui loro scalmi.<br />

E poi che la luce del sole si affievolì e calò la notte,<br />

ognuno allora riprendeva il suo posto ai remi sulle<br />

navi, ciascuno in armi al suo posto. E fila per fila,<br />

lungo ogni nave, si passavano l’ordine, e avanzava-<br />

no, ciascuno al posto assegnato. Per tutta la notte i<br />

condottieri delle navi fecero muovere avanti e in<br />

dietro l’intera flotta.<br />

Avanzava la notte, ma i Greci non tentavano fughe<br />

furtive da nessuna parte. E quando il giorno, con<br />

i suoi cavalli splendenti, invase tutta la terra –<br />

splendida vista di luce – riecheggiò, dalla schiera<br />

dei Greci, un rimbombo prima ... ecco sembrava<br />

un canto, una musica sacra; e alta ne riprodusse<br />

la roccia dell’isola l’eco. <strong>Il</strong> terrore calò sui barbari,<br />

vacillava ora ogni certezza: no, non per la fuga<br />

intonavano i Greci quel sacro peana! Era un inci-<br />

tamento a lanciarsi in battaglia con coraggio da<br />

prodi!<br />

<strong>Il</strong> suono di una tromba, e ovunque, là, divampò<br />

la battaglia. Ecco il rumore dei remi che simulta-<br />

neamente battono l’acqua profonda del mare, a<br />

un solo comando; ecco tutti insieme appaiono, ora<br />

possiamo vederli! L’ala destra prima, ben schiera-<br />

87


88 ta, avanzava alla testa della formazione, e tutta la<br />

flotta veniva dietro. E intanto un grido, alto, si udì:<br />

«Figli dell’Ellade, avanti! Liberate la patria, libe-<br />

rate i vostri figli, le donne, i templi dei nostri dèi, i<br />

sepolcri dei nostri antenati! Tutto è in gioco: qui e<br />

ora è la sfida!».<br />

Dalla nostra parte, come una risacca rispose il<br />

frammisto brusio delle lingue persiane. Non c’era<br />

più un istante da aspettare!<br />

Ecco, ogni nave con il suo rostro di bronzo urta<br />

contro una nave nemica; una nave greca diede<br />

inizio all’attacco e spezzò via i rembi di una nave<br />

fenicia; le prue l’una contro l’altra puntavano, di<br />

qua, di là, si agitavano. Dapprima la marea del-<br />

l’armata persiana fece fronte all’attacco: ma presto<br />

la gran massa di navi rimase accalcata nello stretto<br />

passaggio, e non potevano più prestarsi soccorso<br />

l’un l’altra; ma si intralciavano invece, urtavano<br />

una sull’altra coi loro stessi rostri, e si spezzavano<br />

i remi. Le navi greche con destrezza giravano loro<br />

intorno, le urtavano, facevano rovesciare gli scafi:<br />

non si vedeva più l’acqua del mare, ma una massa<br />

di rottami di navi e corpi di morti; e cadaveri e<br />

cadaveri sulle rive, sugli scogli intorno.<br />

È la fuga poi, senza più nessun ordine: ogni nave<br />

– ed erano tante nell’esercito dei barbari – rema<br />

scomposta in fuga. E gli altri brandivano i remi<br />

spezzati, i rottami di legno, e continuavano a col-<br />

pire, a massacrarci – come dei tonni, una retata di<br />

pesci – a farci a pezzi la spina dorsale. L’acqua del<br />

mare era tutta un pianto, tutta un lamento; final-<br />

mente calò l’occhio nero della notte, e fu finita.<br />

Ma la caterva di tutte quelle sciagure, neppure se<br />

continuassi a raccontare di fila per dieci giorni, no,<br />

non potrei esaurirla. Sappi questo, soltanto: che<br />

mai in un solo giorno morì un numero così grande<br />

di uomini.<br />

REGINA<br />

Ahi, ahi, un mare immenso di sciagure erompe sui<br />

<strong>Persiani</strong> e su tutta la gente dei barbari!<br />

MESSAGGERO<br />

Ma sappi che non siamo neppure a metà del disa-<br />

stro. Sul nostro esercito si è abbattuta poi una<br />

disgrazia così grande, che vale il doppio di quanto<br />

già pesava.<br />

REGINA<br />

E quale evento può esserci ancora peggiore di que-<br />

sto? Parla! Qual è la disgrazia che dici s’è abbattu-<br />

ta sull’esercito, ad aggravare ancora di più il conto<br />

del nostro disastro?<br />

MESSAGGERO<br />

Quanti tra i <strong>Persiani</strong> erano nel fiore delle forze,<br />

quanti erano nobili d’animo ed eletti di nascita,<br />

i primi su cui il re poteva sempre contare, sono<br />

morti tutti senza onore!<br />

REGINA<br />

Me infelice, per questa sventura! Come sono<br />

morti?<br />

MESSAGGERO<br />

C’è un’isola là, davanti alla costa di Salamina;<br />

è un’isoletta, non ha approdi per le navi: Pan la<br />

frequenta con le sue danze, lungo la spiaggia sul<br />

mare.<br />

Serse li aveva mandati là, quei disgraziati, perché<br />

qualora i nemici in rotta dalle navi avessero cerca-<br />

to salvezza nell’isola, li avrebbero uccisi: là i solda-<br />

ti greci sarebbero stati facile preda; e poi avrebbero<br />

anche potuto trarre in salvo i nostri caduti in mare.<br />

Ma non aveva previsto bene cosa sarebbe successo!<br />

Non appena un dio ebbe dato ai Greci la vittoria


in quella battaglia navale, essi subito si bardarono<br />

delle loro belle armature di bronzo e saltarono giù<br />

dalle navi; ecco, circondano l’isola tutt’intorno,<br />

e non c’è più via di scampo. Da ogni parte pio-<br />

vevano colpi su colpi: pietre scagliate dai Greci,<br />

frecce dalle corde dei loro archi; e i nostri cadeva-<br />

no morti, uno dopo l’altro. Alla fine tutti insieme<br />

sferrano l’attacco decisivo: è il rombo di un solo<br />

assalto! Sono colpi, carni fatte a pezzi, smembrate,<br />

è il massacro di quei disgraziati, finchè tutti, tutti<br />

persero la vita!<br />

Serse allora pianse: davanti agli occhi aveva un<br />

abisso di sciagure. <strong>Il</strong> suo seggio era posto in vista<br />

dell’intero campo di battaglia, su un’altura eleva-<br />

ta sopra la distesa del mare; si strappò le lunghe<br />

vesti, alto si levò il suo lamento! E subito dà gli<br />

ordini alle truppe di terra e si getta in una fuga<br />

scomposta.<br />

Questa è la disgrazia che si aggiunge a quella<br />

prima: su tanto abbiamo da piangere.<br />

REGINA<br />

Ti odio, dèmone che così hai ingannato le speranze<br />

dei <strong>Persiani</strong>! Un’amara punizione ha avuto mio<br />

figlio dalla gloriosa Atene: non bastavano tutti quei<br />

barbari che Maratona già aveva ucciso? Mio figlio<br />

pensava di poter compiere la loro vendetta e si è<br />

tirato addosso questa immensa mole di sciagura.<br />

Ma tu dimmi, le navi che sono scampate al disa-<br />

stro, dove le hai lasciate? Sai indicarmi dove, pre-<br />

cisamente?<br />

MESSAGGERO<br />

I comandanti delle navi superstiti si danno a una<br />

fuga affannata, scomposta, e il vento gli aiuta;<br />

l’esercito di terra invece – ciò che ne rimaneva – si<br />

è disfatto in suolo di Beozia, alcuni tra i tormenti<br />

della sete anelando l’acqua di una fonte, nell’ansimo della fatica. Noi, ci inoltram-<br />

mo nel territorio della Focide, fino alla Doride e<br />

al golfo Maliaco, dove il fiume Spercheo irriga la<br />

piana con le sue acque feconde; e poi la pianura<br />

di Acaia e le città dei Tessali ci accolsero, stremati<br />

dalla fame. E là moltissimi morirono di sete e di<br />

fame, le due piaghe che ci torturavano.<br />

Attraverso la regione di Magnesia giungemmo<br />

quindi in Macedonia, fino a traversare il guado del-<br />

l’Axios, fino alle paludi di Bolbe, al monte Pangeo,<br />

fino alla terra degli Edoni. Ma proprio quella notte<br />

un dio mandò una gelata fuori stagione e ghiacciò<br />

tutto il corso del sacro Strimone. Allora, chi prima<br />

non credeva affatto agli dei, là si metteva a pre-<br />

gare, a supplicare, prostrato ad adorare Terra e<br />

Urano. E quando i soldati ebbero finito di invocare<br />

a lungo gli dèi, provarono ad attraversare il fiume<br />

gelato: chi di noi riuscì a passare di là d’un balzo,<br />

prima che si diffondessero i raggi divini del sole,<br />

riuscì a salvarsi. Ma arde fulgente lo splendido<br />

disco del sole, e i raggi sciolgono la superficie del<br />

guado, col caldo della loro vampa:cadevano allora<br />

uno dopo l’altro, e fortunato fu chi più presto ebbe<br />

interrotto il respiro di vita.<br />

I superstiti che erano riusciti a mettersi in salvo tra-<br />

versarono la Tracia, con fatica dopo molte sofferen-<br />

ze - certo sono rimasti ben pochi! – fino a rifugiarsi<br />

nella loro terra, nelle loro case. Perciò la città dei<br />

<strong>Persiani</strong> ora può piangere, rimpiangere la sua gio-<br />

ventù, il frutto più caro di questa terra. Quanto ho<br />

detto è vero, e ancora tralascio di raccontare molte<br />

sciagure che sui <strong>Persiani</strong> il dio fece piombare.<br />

CORO<br />

O dèmone delle terribili pene! Come sei pesante e<br />

89


90 schiacci sotto ai tuoi piedi la gente persiana!<br />

REGINA<br />

Ah, me disgraziata: per l’esercito è tutto finito! O<br />

visione della notte, che mi sei apparsa nel sonno,<br />

con quanta chiarezza mi mostrasti queste sciagure!<br />

E voi, invece, prendevate alla leggera i miei presa-<br />

gi!<br />

Tuttavia, poiché mi avete dato questo responso,<br />

prima di tutto voglio andare a pregare gli dèi, e poi<br />

verrò a portare offerte alla Terra e ai morti: andrò<br />

a prenderle nella mia reggia. So che la mia offerta<br />

è tardiva rispetto a tutto quanto già è accaduto;<br />

ma vorrei che per il futuro ci attendesse una sorte<br />

migliore.<br />

E voi, dopo tutto questo, voi che siete i Fedeli<br />

dovrete darmi fidati consigli. Quanto a mio figlio,<br />

se arriva qui prima che io ritorni, consolatelo e<br />

scortatelo fino alla reggia: accompagnatelo, che<br />

non aggiunga, a tutte queste sventure un’altra<br />

sventura.<br />

CORO<br />

Zeus, tu sei il re : i <strong>Persiani</strong><br />

erano tronfi d’orgoglio, erano ricchi di genti,<br />

e ora quell’esercito tu hai annientato,<br />

e Susa ed Ecbatana<br />

di nero dolore hai velato.<br />

Molte donne con tenere mani<br />

si stracciano i veli;<br />

una pioggia di lacrime inonda i seni:<br />

così fanno parte del loro dolore.<br />

Prima, le spose persiane con dolci lamenti<br />

Si struggevano per la nostalgia di rivedere<br />

il compagno, a cui s’erano appena accoppiate;<br />

quelle dolci coltri del letto di spose,<br />

quel giovane, delicato piacere: a tutto, addio!<br />

Piangono ora di un pianto insaziato.<br />

E anch’io sulla sorte di che se n’è andato<br />

Alzo il canto del lutto che qui si conviene.<br />

Tutta, tutta ora piange<br />

la terra d’Asia svuotata.<br />

Serse era la guida, ah,<br />

Serse fu la rovina, ah,<br />

Serse sventatamente tutto condusse<br />

In quelle navi di morte sul mare.<br />

Ma perché invece Dario, prima, era indenne,<br />

alla testa dei suoi arcieri, tutti persiani,<br />

lui, l’amato condottiero di Susa?<br />

Guerrieri di terra e insieme guerrieri di mare,<br />

ali di lino occhi scuri sul mare,<br />

le navi, ahi, li guidarono,<br />

le navi, ahi, li rovinarono:<br />

navi, assalti, dappertutto il disastro<br />

dagli scontri con gli Ioni.<br />

A malapena è scampato lo stesso sovrano – così ci<br />

attraverso le pianure di Tracia,<br />

attraverso gli orrori per via.<br />

hanno detto –<br />

E quelli che per primi trovano la morte ah!<br />

Prede del destino ah!<br />

Intorno alle spiagge cicree ah!<br />

Piangi, dilàniati,<br />

profondo sia l’urlo,<br />

fino al cielo salga il dolore ah!<br />

leva un lungo ululato,<br />

alta voce di questa pena.


Putridi di crudo salso ah!<br />

Straziati dai muti<br />

Figli del mare incorrotto ah!<br />

È in lutto ogni casa, privata del suo<br />

Signore: e i genitori senza più figli (dispersi)<br />

Per disgrazia divina ah!<br />

Per la pena invecchiano,<br />

a sentire tutto questo dolore.<br />

E i sudditi d’Asia,<br />

già più non obbediscono alla legge persiana,<br />

si sottraggono ora al tributo<br />

imposto dai loro sovrani;<br />

già a terra più non<br />

si prostrano: è distrutta<br />

tutta tutta la potenza regale.<br />

La lingua degli uomini<br />

non ha più freni; il popolo, sciolto,<br />

ora parla, liberamente:<br />

il giogo del nostro potere s’è sciolto!<br />

Intrisa di sangue è la terra<br />

di Aiace; onde la battono, intorno:<br />

là, in quell’isola, la Persia tutta è sepolta!<br />

REGINA<br />

Miei fedeli, chi ha conosciuto disgrazie sa che<br />

quando i mortali sono travolti dalle ondate del<br />

male, allora usano aver paura di tutto.<br />

Così ora è per me: tutto è pieno di paura. Negli<br />

occhi, le immagini dell’odio degli dèi; negli orecchi<br />

rimbomba uno strepito, e non è certo un peana!<br />

Un colpo così forte di sciagure stravolge di terrore<br />

la mente.<br />

Così sono venuta qui, senza cocchio, senza sfarzo,<br />

di nuovo qui dalla mia reggia, e porto libami che<br />

siano grati al padre di mio figlio. Sono le offerte<br />

che i morti dolcemente blandiscono: buon latte<br />

bianco di vacca pura, le stille che produce l’ape dai<br />

fiori – il miele tutto dorato – mescolati insieme con<br />

l’acqua di una fonte vergine, e alla pura bevanda<br />

che sgorga dalla terra, selvatica madre. Ecco il<br />

vino, la delizia della vite vetusta; e inoltre, dall’al-<br />

bero che ha sempreverdi le foglie, dal lucente<br />

ulivo, ecco il frutto fragrante; e poi ghirlande di<br />

fiori, sbocciati dalla Terra feconda.<br />

Ora i miei cari, accompagnate queste offerte per gli<br />

Inferi con sacri inni, ed evocate il genio di Dario.<br />

Io, intanto, farò bere alla terra queste offerte, così<br />

raggiungeranno gli dèi della terra.<br />

CORO<br />

Tu, sposa del Re, tu dai <strong>Persiani</strong> venerata regina,<br />

tu devi mandare i libami alle dimore di sottoterra:<br />

noi canteremo inni intanto, per chiedere agli dèi<br />

che scortano i morti<br />

di essere buoni con noi, da sotto la terra.<br />

Avanti, puri dèmoni ctoni,<br />

terra, Hermes e tu re degli Inferi<br />

mandate su quest’anima, che venga alla luce!<br />

Perché se esiste un rimedio più forte di queste scia-<br />

gure, lui lo conosce;<br />

lui, solo fra tutti i mortali, potrà dire il limite di<br />

Ah!<br />

questo male.<br />

Mi ascolta il beato, il re pari agli dèi, mi ascolta?<br />

Le barbare, chiare parole della mia lingua,<br />

i diversi lamenti così duri a sentirsi, li ascolta?<br />

La pena del mio immenso dolore<br />

metterò nel mio urlo:<br />

ma dal cuore della mia terra, lui mi ascolta?<br />

91


92 Avanti tu, Terra, e voi tutti, Signori degli Inferi,<br />

concederete che quello spirito grande<br />

venga qui dalle vostre dimore. <strong>Il</strong> dio dei <strong>Persiani</strong>,<br />

lui mandate quassù,<br />

lui, il più grande che mai<br />

sia stato sepolto in terra di Persia.<br />

Ah!<br />

della gente di Susa:<br />

Mi era caro quell’uomo, {...} caro mi è questo<br />

tumulo:<br />

amavo quel suo modo di essere che qui è sepolto.<br />

Aidoneo, scortalo su, fallo apparire, Aidoneo!<br />

Fa’ apparire {Dario}, il divino sovrano, Dario! Eh!<br />

Mai lui fece morire i suoi uomini,<br />

mai le sue guerre portarono disastrosa rovina;<br />

«mente divina», in Persia, «mente divina» veniva<br />

chiamato:<br />

sempre il suo esercito bene guidò! Eh!<br />

Re antico re, sovrano, vieni qui, vieni:<br />

appari sulla cima di questo tumulo,<br />

e il calzare tinto di croco solleva,<br />

fa’ apparire la punta splendente della tiara regale;<br />

vieni, padre, Dario padre buono, vieni! Ah!<br />

Vieni ad ascoltare questi nuovi, nuovi dolori:<br />

sovrano, mio sovrano, appari ora!<br />

Nell’aria aleggia una caligine scura di Stige infer-<br />

nale:<br />

tutti i nostri giovani, tutti sono morti!<br />

Vieni padre, Dario, padre buono, vieni! Ah!<br />

Ah, ah!<br />

Quando moristi, molte lacrime hai fatto versare a<br />

chi ti amava!<br />

Perché tutte queste sciagure, signore? Signore,<br />

E possibile<br />

per due volte ancora per quale colpa questi lamen-<br />

ti?<br />

Per tutta la terra relitti di navi a tre scalmi,<br />

disfatte!<br />

Ah! navi che non son più navi, non più navi.<br />

OMBRA DI DARIO<br />

Fedeli tra i fedeli, compagni della mia giovinezza,<br />

vecchi <strong>Persiani</strong>, quale pena affligge il nostro paese?<br />

La terra risuona di gemiti, è colpita, spaccata.<br />

E voi poi che cantate questo canto luttuoso, e que-<br />

ste nenie che evocano le anime dei morti! Pietoso è<br />

il canto con cui mi evocate, ma non è facile uscire<br />

di là – non è facile! – perché gli dèi inferi sono più<br />

buoni a prendere le anime, che a lasciarle andare.<br />

Tuttavia sono riuscito ad avere la meglio su di loro,<br />

ed eccomi a voi: fa presto ora, che non mi contesti-<br />

no di essere rimasto qui per troppo tempo.<br />

Qual è questa nuova sciagura che incombe sui<br />

<strong>Persiani</strong>?<br />

CORO<br />

Ho ritegno a rivolgere a te lo sguardo,<br />

ho ritegno a rispondere a te parole<br />

per l’antico rispetto!<br />

OMBRA<br />

Vengo qui da sotterra indotto dai tuoi lamenti: parla<br />

ora! E non fare lunghi discorsi ma in breve dimmi!<br />

Metti da parte la reverenza che hai verso di me!<br />

CORO<br />

Non oso assecondarti,


non oso risponderti,<br />

e dire a chi amo cose che non vorrei mai dire!<br />

OMBRA<br />

E allora, poiché quest’antica paura ti paralizza la<br />

mente, tu, vecchia compagna del mio letto, tu mia<br />

nobile sposa, metti fine a questi pianti e a questi<br />

lamenti, e parlami chiaramente! Lo sai, ai mortali<br />

tocca soffrire umani dolori: molte sciagure vengono<br />

dal mare, molte dalla terra, molti mali capitano agli<br />

uomini, se la loro vita si prolunga troppo in avanti.<br />

REGINA<br />

Tu tra gli uomini sei stato il più felice, per tuo for-<br />

tunato destino!<br />

Finché hai visto la luce del Sole sei stato invidiato<br />

e hai condotto fra i <strong>Persiani</strong> la vita beata di un dio:<br />

e ora io ti invidio, perché sei morto prima di vedere<br />

l’abisso di queste sciagure!<br />

Ecco, Dario,saprai tutto: per dirla in una sola<br />

parola, l’impero dei persiani è stato annientato!<br />

OMBRA<br />

E come? La calamità di una peste? Una rivolta nel<br />

paese?<br />

REGINA<br />

No, niente di tutto questo: presso Atene l’intero<br />

esercito è stato distrutto!<br />

OMBRA<br />

E chi dei miei figli portò l’esercito fino a laggiù?<br />

Parla!<br />

REGINA<br />

È stato il bellicoso Serse: lui ha svuotato tutte le<br />

plaghe del continente!<br />

OMBRA<br />

Sventurato! E per terra o per mare tentò la follia<br />

di quest’impresa?<br />

REGINA<br />

Per terra e per mare: c’erano due fronti, due eser-<br />

citi.<br />

OMBRA<br />

E come ha fatto un tale esercito di terra passare di<br />

là del mare?<br />

REGINA<br />

Con dei ponteggi aggiogò lo stretto d’Elle, per<br />

creare un passaggio.<br />

OMBRA<br />

A questo è arrivato? Ha incatenato il potente<br />

Bosforo?<br />

REGINA<br />

Si: un demone, forse, doveva avergli toccato la<br />

mente.<br />

OMBRA<br />

Ah, un grande dèmone davvero deve essere stato,<br />

per farlo delirare così!<br />

REGINA<br />

Ed ecco gli effetti che quella sciagura ha provoca-<br />

to!<br />

OMBRA<br />

E perché piangete così per questa impresa?<br />

REGINA<br />

L’esercito navale rovinò, e provocò la rovina anche<br />

dell’esercito di terra.<br />

OMBRA<br />

E così tutte quante le nostre truppe sono state<br />

annientate in battaglia?<br />

REGINA<br />

Per questo tutta la città di Susa piange la perdita<br />

dei suoi uomini.<br />

OMBRA<br />

Ahimè! Era forte la loro difesa! Potevano contare<br />

su molti guerrieri!<br />

93


94 REGINA<br />

Tutta, tutta la gente della Battriana è morta: nes-<br />

suno arriverà più alla vecchiaia<br />

OMBRA<br />

Disgraziato! Ha perduto tutti quei giovani, tutti i<br />

nostri alleati!<br />

REGINA<br />

Solo Serse, solo lui, desolato con pochi altri dicono...<br />

OMBRA<br />

Dove, com’è morto? Oppure è riuscito a salvarsi?<br />

REGINA<br />

Per fortuna ha raggiunto il ponte, che collega le<br />

due terre.<br />

OMBRA<br />

E si è messo in salvo di qua, sul continente? È pro-<br />

prio sicuro?<br />

REGINA<br />

Sì, le notizie sono chiare su questo punto.<br />

OMBRA<br />

Ah! troppo presto le profezie si sono compiute! E<br />

contro mio figlio Zeus ha fatto precipitare il com-<br />

pimento degli oracoli divini!<br />

Ora ecco, è come se si fosse aperta una nuova<br />

sorgente di disgrazie per tutti i miei: e mio figlio,<br />

che non sapeva di quegli oracoli, per l’impulso<br />

della sua giovinezza li ha fatti avverare; lui che<br />

credeva di poter far schiavo il sacro Ellesponto, di<br />

incatenare quell’acqua sacra, la divina corrente dl<br />

Bosforo.<br />

E del guado ha fatto una strada: fissò dall’una a<br />

dall’altra parte con ceppi, a colpi di martello, un<br />

largo passaggio per il suo numeroso esercito.<br />

Lui, un mortale, credeva di esser più potente anche<br />

degli dèi – che idea insensata – più potente dello<br />

stesso Poseidone.<br />

Solo un colpo di follia può aver preso mio figlio!<br />

E temo ora che gli immensi tesori che io avevo<br />

conquistato diventino preda di tutti, del primo che<br />

arriva.<br />

REGINA<br />

Ma questo, devi saperlo, l’ ha imparato frequen-<br />

tando persone malvagie, il bellicoso Serse: conti-<br />

nuavano a dirgli che tu avevi conquistato per i tuoi<br />

figli grandi tesori con le tue guerre; e che lui invece<br />

era un vile, che faceva guerre solo interne, e che<br />

non accresceva per nulla la fortuna del padre.<br />

Gente cattiva che lo avviliva, continuamente, e lui<br />

li ascoltava: un giorno, infine, decise di fare questa<br />

spedizione contro la Grecia.<br />

OMBRA<br />

Ecco, è stata compiuta un’impresa enorme, spro-<br />

porzionata, che mai potrà essere dimenticata:<br />

impresa grandissima, davvero! È riuscito a svuota-<br />

re questa città di Susa, e mai era successo.<br />

Noi, tutti quanti abbiamo avuto in passato il suo<br />

stesso potere, mai si potrà dire che abbiamo provo-<br />

cato tali pene.<br />

CORO<br />

E allora, Dario signore? Dove vanno a parare que-<br />

sti discorsi? In queste condizioni, cosa possiamo<br />

fare per il meglio, noi, gente di Persia?<br />

OMBRA<br />

Mai più dovrete fare spedizioni contro il paese dei<br />

Greci, neppure se le truppe dei Medi, saranno più<br />

numerose: perché la terra, la terra stessa, combatte<br />

al loro fianco.<br />

CORO<br />

Come puoi dire questo? Al loro fianco... e come?<br />

OMBRA<br />

Uccide i soldati con la carestia, anche se sono


numerosi.<br />

CORO<br />

Ma noi prenderemo guerrieri robusti e scelti.<br />

OMBRA<br />

No, nessuno: neppure gli uomini che ora sono<br />

rimasti in terra greca, riusciranno a tornare e sal-<br />

varsi.<br />

CORO<br />

Ma come puoi dire questo? Non è vero che tutte le<br />

truppe dei barbari possono sempre passare l’Elle-<br />

sponto e venire via dall’Europa?<br />

OMBRA<br />

Pochi, pochi dei molti che erano si salveranno, se<br />

c’è da credere agli oracoli divini. E quanto è acca-<br />

duto finora è ben davanti ai nostri occhi: purtrop-<br />

po si avverano sì quegli oracoli, tutti e sempre, non<br />

solo in parte! E se le cose stanno così, lui lascia<br />

laggiù un bel numero di uomini scelti, perduti per<br />

essersi illuso nelle sue vane speranze.<br />

Loro intanto son rimasti là, dove l’Asopo bagna la<br />

piana con le sue acque: là sofferenze atroci li atten-<br />

dono e sarà il castigo per la loro superbia, per il<br />

loro empio ardimento. Sono infatti proprio quelli<br />

che, giunti in terra greca, non ebbero ritegno di<br />

predare le immagini degli dèi, di dar fuoco ai tem-<br />

pli: altari devastanti, statue sacre divelte e gettate a<br />

terra, alla rinfusa. Chi ha fatto del male, ne soffre<br />

altrettanto, non meno! E altre sciagure verranno:<br />

non è questo il colmo del male. Butterà ancora<br />

quella fonte e sarà un sanguinoso libame offerto<br />

alla terra di Platea dalla lancia dei Dori: cumuli di<br />

cadaveri che fino alla terza generazione, muti testi-<br />

moni, agli occhi di tutti insegneranno che non deve<br />

chi è mortale esser troppo superbo. La superbia<br />

dopo il fiore dà il frutto: ed è spiga di rovina da cui<br />

si miete messe di pianto.<br />

Guardate quindi questo castigo e ricordatevi sem-<br />

pre di Atene, ricordate la Grecia! Nessuno dovrà<br />

mai disprezzare ciò che il dio gli accorda, e per<br />

brama di altri possessi dissipare una grande fortu-<br />

na. Zeus, si sa, punisce i progetti troppo superbi:<br />

è lui che presiede al giudizio, e chiede il conto,<br />

severo.<br />

Ma voi convincetelo con i vostri buoni consigli a<br />

essere prudente, a desistere dall’offendere gli dèi,<br />

con il suo orgoglio arrogante.<br />

E tu vecchia madre di Serse, che a lui sei tanto<br />

cara, và a casa, prendi le vesti più belle, e và in<br />

contro a tuo figlio: per il dolore di tutte quelle<br />

sciagure si è stracciato le splendide vesti e sul suo<br />

corpo pendono ora a brandelli!<br />

Ma tu sai come fare: parlagli, placalo! Solo a te, lo<br />

sai bene, presterà ascolto.<br />

Io ora ritorno sotto, nell’ombra.<br />

E voi, vecchi, fatevi animo: anche nella sventura<br />

dovete concedere al vostro cuore un po’ di gioia<br />

ogni giorno. Questo serve, e non altra ricchezza, a<br />

chi è destinato alla morte!<br />

CORO<br />

Quante disgrazie ora, e quante pene ancora ci<br />

saranno per i barbari! Le ascolto e ne soffro!<br />

REGINA<br />

O dèmone, quante sciagure incombono su di me!<br />

Ma più di tutto, questa è la disgrazia che mi morde<br />

il cuore: il disdoro di mio figlio, sentire di quelle<br />

vesti stracciate che porta addosso!<br />

Vado ora; prendo a casa una bella veste e mi appre-<br />

sto ad andare incontro a mio figlio: è quanto ho di<br />

più caro e nella disgrazia non voglio abbandonarlo.<br />

95


96 CORO<br />

Ah, ah, splendida, felice vita<br />

godevamo nel nostro paese,<br />

allora, quando il re di un tempo,<br />

che a tutto provvedeva, che male non faceva, il re<br />

imbattibile,<br />

pari ad un dio, Dario, comandava su questa terra.<br />

Un tempo si, il nostro vanto erano campagne di<br />

guerra gloriose; i soliti assalti alle rocche,<br />

in ogni scontro;<br />

e i ritorni dalle battaglie sicuri, senza pene, senza<br />

dolori;<br />

E tutte le città che lui conquistò<br />

senza mai valicare il confine del fiume Halys,<br />

senza andare lontano da casa:<br />

come quelle sul golfo Strimonio<br />

che sono vicine<br />

alle dimore dei Traci.<br />

Ma anche lontano dal mare, le città di terraferma<br />

circondate di torri<br />

obbedivano a lui, al nostro signore;<br />

e pure le altre gloriose, adagiate intorno al largo<br />

nel senso della Propontide,<br />

e sulla foce del Ponto.<br />

Ellesponto;<br />

E le isole poi, lungo la costa del mare circondate<br />

vicine al nostro continente:<br />

Lesbo e Samo, fiorita d’ulivi,<br />

dalle onde,<br />

e Chio e Paro, e Nasso e Micono<br />

e Andro che a Tino vicina si stringe.<br />

E poi dominava sulle città che stanno sul mare, a<br />

Lemno e l’isola di Icaro,<br />

e Rodi e Cnido, e Pafo e Soli<br />

città di Cipro, e Salamina,<br />

mezzo fra le due coste:<br />

la cui madrepatria è ora causa di tanti lamenti.<br />

E poi era signore delle ricche, popolose<br />

città del dominio di Ionia,<br />

città greche che col suo senno lui dominava.<br />

E mai si esaurivano le sue riserve: sempre<br />

uomini freschi in armi e il ricambio di diverse<br />

truppe alleate.<br />

Ora no, non v’è dubbio: il dio ci ha voltato le spalle!<br />

Dalle guerre, ora, solo pene da sopportare:<br />

e soffriamo, domati dai gravi colpi del mare.<br />

SERSE<br />

Ah!<br />

Disgraziato che sono per questo crudele destino!<br />

No, non si poteva prevedere questa sorte!<br />

Feroce è quel dèmone che si avventò sulla gente<br />

persiana!<br />

Quale pena ancora mi aspetta? Mi si piegano le<br />

ginocchia<br />

a guardar questi vecchi, i miei cittadini.<br />

Meglio davvero, Zeus, se anch’io, insieme a tanti<br />

che se ne sono andati,<br />

fossi stato velato dal destino di morte.<br />

CORO<br />

Oh oh, mio re, la bella armata,<br />

l’alto onore dei <strong>Persiani</strong>, lo splendore di quei guer-<br />

rieri!<br />

E ora un dèmone li ha falcidiati!


La terra urla di dolore per la sua<br />

gioventù uccisa da Serse: all’orlo l’Ade hai colmato<br />

Venivano da Ecbatana quegli eroi,<br />

di morti persiani.<br />

il fiore di questo paese: erano arcieri valenti,<br />

e a mucchi, a miriadi, sono morti.<br />

Ah ah, la potenza del loro valore!<br />

Tutta l’Asia, o re di questa terra,<br />

- atroce atroce – è in ginocchio, piegata.<br />

SERSE<br />

Per me, si, per me si deve piangere!<br />

Eccomi, il pianto della mia gente,<br />

la rovina della mia patria, io sono!<br />

CORO<br />

A salutare il tuo ritorno<br />

è un urlo di morte, un canto di sciagura,<br />

come un funereo lamento Mariandino:<br />

leverò, leverò un grido, lacrime e pianto {...}.<br />

SERSE<br />

Levate l’urlo {...} scomposto<br />

del dolore: il dèmone! È lui<br />

che mi si è rivoltato contro.<br />

CORO<br />

Leverò si il mio urlo di dolore, per rendere onore<br />

ai lutti del mio popolo; quei duri colpi del mare<br />

sul mio paese, sulla mia gente: questo il com-<br />

pianto. Piango: lacrime e ancora lacrime nel mio<br />

lamento.<br />

<br />

Con gli Ioni stava,<br />

con gli Ioni, l’Ares che sfracella le navi, l’Ares che<br />

decide la vittoria;<br />

e di notte, sulla distesa del mare, falcidiò la sua<br />

messe di morte,<br />

su quella spiaggia del dèmone maledetto.<br />

CORO<br />

Grida ahi, ahi! E chiedigli ancora:<br />

dove sono tutti i nostri guerrieri?<br />

dove sono i tuoi capitani?<br />

SERSE<br />

Cadaveri li ho lasciati: sono caduti<br />

dalle navi di Tiro, morti galleggiano<br />

sulle rive di Salamina, sbattuti sulle coste di<br />

roccia.<br />

CORO<br />

Oh oh! E dove sono Farnuchos<br />

e il prode Ariomardos?<br />

Dov’è Sevalkes, il sovrano?<br />

E Lilaios, di nobile stirpe?<br />

E Menfis e Tharybis, Masistras<br />

Artembares e Istaichmas dov’è?<br />

Dimmi, dimmi, dove sono?<br />

SERSE<br />

Ahimè,<br />

hanno ben visto l’antica<br />

Atene crudele: un colpo di remo e tutti,<br />

ahi ahi miserabili! Sbattuti a riva, a morire di spa-<br />

CORO<br />

smi.<br />

E fra tutti questi, forse anche il fiore di Persia,<br />

il tuo fedelissimo, il tuo occhio attento,<br />

97


98 il condottiero di in numeri schiere,<br />

il figlio di Batanochos,<br />

Alpistos?<br />

E il figlio di Sesames, e il figlio di Megabates,<br />

e Parthos e il forte Oibares,<br />

tutti, tutti li hai lasciati? Infelice!<br />

Ai nobili <strong>Persiani</strong> sciaguratissima sciagura tu<br />

SERSE<br />

annunci!<br />

Stridìo di magico incanto: il desiderio acuto<br />

dei miei prodi compagni tu provochi in me;<br />

mi rammenti crudeli, , indimentica-<br />

bili pene con questi nomi:<br />

un grido, un grido da dentro il petto!<br />

CORO<br />

Altri ancora noi rimpiangiamo:<br />

è il condottiero di mille e mille guerrieri di<br />

Mardi,<br />

è Xanthes; e poi ancora Anchares l’ario;<br />

e Diaxis, e ancora Arsakes,<br />

comandanti delle schiere a cavallo;<br />

e anche Egdadatas e Lythimnas<br />

e Tolmos, mai sazio di guerreggiare.<br />

Sono morti, morti e sepolti! Non posso credere che<br />

non ci siano,<br />

vicino alla tenda tirata su ruote, che non siano qui<br />

SERSE<br />

dietro di te!<br />

Se ne sono andati, tutti andati i capi del mio eser-<br />

CORO<br />

Andati... senza gloria.<br />

cito!<br />

SERSE<br />

Ah! Ah!<br />

CORO<br />

Ah! gli dèi<br />

ci hanno inflitto questa imprevedibile<br />

sciagura. Quale potenza nello sguardo di Ate!<br />

SERSE<br />

Noi, colpiti da questa sventura...<br />

CORO<br />

... colpiti, si, chi non lo vede?<br />

<br />

...nuova, nuova sventura: mai visto un tale disa-<br />

CORO<br />

Con le navi degli Ioni<br />

stro!<br />

si sono scontrati: e non hanno avuto fortuna, dav-<br />

vero!<br />

Cero la gente persiana non sa far la guerra!<br />

SERSE<br />

Come posso smentirti? Un esercito immenso<br />

e ahimè, sono stato battuto.<br />

CORO<br />

Cosa ci resta, ora? Dimmelo, rovina dei <strong>Persiani</strong>!<br />

SERSE<br />

Vedi cosa resta della mia veste?<br />

CORO<br />

Vedo, ahimè, vedo! SERSE E questa faretra...<br />

CORO<br />

Questo, mi dici, è tutto quello che si è salvato?<br />

SERSE<br />

Si, ecco, la custodia delle mie frecce.<br />

CORO<br />

È ben poca cosa, di tanto che avevi!


SERSE<br />

Noi ormai siamo privi di ogni risorsa.<br />

CORO<br />

I guerrieri degli Ioni non evitano, no, la battaglia!<br />

SERSE<br />

Troppo valorosi sono! Ho visto lo spettacolo<br />

di una sconfitta incredibile!<br />

CORO<br />

Le nostre navi in fuga, vuoi dire?<br />

SERSE<br />

E io mi sono stracciato la veste alla vista di un tale<br />

CORO<br />

Ahimè, ahimè! Che disastro!<br />

SERSE<br />

Più che un disastro...<br />

CORO<br />

Doppio, triplo disastro...<br />

SERSE<br />

disastro.<br />

Per noi è dolore; ma è un godimento per i nostri<br />

CORO<br />

La nostra forza è piegata.<br />

SERSE<br />

nemici!<br />

Sono nudo: non ho più il mio seguito!<br />

CORO<br />

È stata la rovina dei tuoi compagni, sul mare!<br />

SERSE<br />

Piangi, piangi il disastro, e poi presto a casa!<br />

CORO<br />

Ah, la sciagura...<br />

SERSE<br />

Grida, si, rispondi al mio lamento!<br />

CORO<br />

È un dono luttuoso, che il mio lutto al tuo lutto<br />

SERSE<br />

concede!<br />

Leva acuto il lamento: il tuo canto accompagni il<br />

CORO<br />

Oh!<br />

Pesante è questa sventura<br />

e sotto il peso io soffro.<br />

SERSE<br />

mio canto!<br />

Colpo su colpo, come il colpo del remo: battiti,<br />

piangi per me!<br />

CORO<br />

Piango! Sono tutto un lamento!<br />

SERSE<br />

Grida, si, rispondi al mio lamento!<br />

CORO<br />

Ecco, grido, signore!<br />

SERSE<br />

Alto l’urlo del tuo lamento! Più forte!<br />

CORO<br />

Oh!<br />

Più cupo ancora mescolerò<br />

più cupo il colpo del mio dolore!<br />

SERSE<br />

Sì, battiti il petto, e urla forte il lamento al modo<br />

CORO<br />

dei Misi!<br />

Mi fa male, mi fa male questa sciagura!<br />

SERSE<br />

Su, deturpati il viso, pizzica, strappa i bianchi peli<br />

99


100 del mento!<br />

CORO<br />

Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore!<br />

SERSE<br />

Grida forte! CORO Sì, grido!<br />

SERSE<br />

<strong>Il</strong> peplo straccia, con le unghie le pieghe...<br />

CORO<br />

Mi fa male mi fa male...<br />

SERSE<br />

I capelli pizzica, strappa: questo è il compianto per<br />

CORO<br />

il nostro esercito!<br />

Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore!<br />

SERSE<br />

Pianto nei tuoi occhi! CORO Sì, piango!<br />

SERSE<br />

Grida, sì, rispondi al mio lamento!<br />

CORO<br />

Oh, oh!<br />

SERSE<br />

Continua a gemere, e và verso casa!<br />

CORO<br />

Ah, (terra di Persia, quant’è duro calcarti!)<br />

SERSE<br />

In tutta la città si spanda – oah! – il lamento!<br />

CORO<br />

Lamento, sì – oah! – il lamento!<br />

SERSE<br />

Gemito e pianto nei vostri passi.<br />

CORO<br />

Ah, terra di Persia, quant’è duro calcarti!<br />

<br />

<br />

SERSE<br />

Ah, per le navi triremi....<br />

<br />

ah, per quelle barche funeste, sono morti!<br />

<br />

CORO<br />

Tua scorta saranno i miei aspri lamenti.


i protagonisti


Piera Degli Esposti<br />

Regina<br />

102 La sua ricca e lunga attività teatrale ha avuto inizio negli Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di<br />

anni Sessanta a fianco del regista Antonio Calenda al<br />

Teatro Centouno di Roma, uno dei centri più vivaci<br />

della ricerca e sperimentazione italiana. Da allora ha<br />

lavorato con i più importanti registi italiani. Tra le sue<br />

interpretazioni ricordiamo: Operetta di Gombrowicz<br />

(regia di Antonio Calenda), Le serve di Genet (regia di<br />

Maurizio Scaparro), Antonio e Cleopatra di Shakespeare e<br />

La figlia di Iorio di D’Annunzio (regia di Giancarlo Cobelli),<br />

Rosmersholm di Ibsen (regia di Massimo Castri), Medea di<br />

Alvaro (regia di Werner Schroeter), Molly Bloom di Joyce<br />

(regia di Ida Bassignano), Zoo di vetro di Williams (regia di<br />

Furio Bordon), Madre Coraggio di Brecht (regia di Antonio<br />

Calenda).<br />

Veri eventi, nel teatro più recente, sono stati i suoi spet-<br />

tacoli Stabat Mater di Tarantino, per la regia di Cherif,<br />

Antigone con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia di<br />

Roma diretta da Marcello Panni, Berenice con la regia di<br />

Sandro Sequi, Edipo a Colono di Sofocle e Rappresentazione<br />

della Passione, diretti da Antonio Calenda. E recentemen-<br />

te, sempre con la stessa regia, è stata protagonista di un<br />

“dittico” dedicato ad Achille Campanile, in cui ha rivelato<br />

- dopo tanti intensi ruoli drammatici - insospettabili e tra-<br />

volgenti doti comiche.<br />

Nel 2001 è stata un’intensa Clitemestra in Agamennone e<br />

Coefore di Eschilo, che – per la regia di Antonio Calenda –<br />

il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha messo in scena<br />

in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma<br />

Antico al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2003, a Siracusa<br />

ha ricevuto il prestigioso Premio “Eschilo d’oro” quale<br />

interprete di tante eroine tragiche.<br />

Va naturalmente segnalata un’importante attività cinema-<br />

tografica, diretta da registi come Zampa, Moretti, Mingozzi,<br />

Wertmüller, Pasolini e recentemente Marco Bellocchio<br />

ne L’ora di religione, film che le è valso il Premio David<br />

di Donatello. Ha recentemente recitato ne <strong>Il</strong> vestito da<br />

sposa di F. Infascelli e in Corpo-Immagine di M. Puccioni. È<br />

stata impegnata nella fiction Diritto di difesa per Rai Due,<br />

dove interpretava il ruolo dell’avvocato Malatesta, men-<br />

tre su Rai Tre è tuttora in corso la rubrica Storie di Piera.<br />

Notevole è anche il suo impegno in qualità di regista nella<br />

lirica e come scrittrice-sceneggiatrice, di cui si ricorda<br />

soprattutto l’autobiografico Storia di Piera, firmato assieme<br />

a Dacia Maraini, a cui è seguito recentemente Piera e gli<br />

assassini.<br />

Luca Lazzareschi<br />

Messaggero / Serse<br />

Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi.<br />

Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del<br />

Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro<br />

da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di<br />

Sofocle, <strong>Il</strong> Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo<br />

III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei<br />

figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G.<br />

Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a<br />

Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind), Vittorio Gassman<br />

(Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri<br />

(Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha<br />

affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai<br />

classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano<br />

(Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire<br />

gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di dram-<br />

maturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams per la<br />

regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità elettive<br />

goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Fra gli impegni più<br />

recenti va citato <strong>Il</strong> benessere di Brusati, diretto da Mauro<br />

Avogadro; un ottimo successo ha ottenuto affrontando<br />

il ruolo di Edgar nel Re Lear, prodotto dallo Stabile del<br />

Friuli-Venezia Giulia per la regia di Antonio Calenda. Per<br />

il cinema, ha recitato in Where angels fear to tread, regia<br />

di Charles Sturridge e Vuoti a perdere, regia di Massimo<br />

Costa, mentre per la televisione è stato tra i protagonisti<br />

di Incantesimo e di diverse altre fiction.


Osvaldo Ruggieri<br />

Ombra di Dario<br />

Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte<br />

Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come<br />

Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone.<br />

È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani,<br />

Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella<br />

Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli.<br />

È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la<br />

regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo<br />

Ui di Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nel-<br />

l’Elettra di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il<br />

Diavolo-Mendoza in Uomo e Superuomo di G. B. Shaw. Da<br />

ricordare, soprattutto, la sua intensa collaborazione con<br />

Aldo Trionfo: Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno,<br />

Ettore Fieramosca di D’Azeglio. È stato diretto da registi<br />

come Visconti, Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi,<br />

Salveti, Capitani, Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti,<br />

Brissoni, Maiano, De Martino, Marcucci, Danza, Barino, De<br />

Ponticelli, Zanussi, Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri,<br />

Blasi, Bisonti, De Fusco, Venturi. È recente l’incontro con<br />

Antonio Calenda e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia: ha interpretato il ruolo dello spettro nell’Amleto<br />

con Kim Rossi Stuart, andato in scena nella stagione<br />

1998-’99, poi l’Agamennone e le Coefore di Eschilo nel<br />

2001, progetto realizzato al Teatro Greco di Siracusa in<br />

collaborazione con l’INDA. Sempre con Calenda ha inter-<br />

pretato nel 2003 Apollo nelle Eumenidi eschilee al Teatro<br />

Greco di Siracusa e Kent nel Re Lear che ha debuttato nel<br />

luglio 2004 nell’ambito del “56° Festival Shakespeariano al<br />

Teatro Romano di Verona” .<br />

Giancarlo Cortesi<br />

Primo Corifeo<br />

Inizia come annunciatore radiofonico RAI nel 1965, con-<br />

temporaneamente segue i corsi di recitazione e regia al<br />

Teatro Studio di Roma. Nei tre anni di corso dirige e<br />

interpreta La lezione di Ionesco, Finale di partita di Beckett,<br />

Terrore e miseria di Brecht. Con una propria compagnia<br />

sperimentale mette in scena <strong>Il</strong> drago di Scwartz, I cenci di<br />

Artaud e cura regie in Italia e Svizzera per il mimo Roy<br />

Bosier. Nel 1969 fa parte del Golem di Fersen al Maggio<br />

Fiorentino. Tra il 1971 e il ’72 collabora con il teatro La<br />

Fede di Giancarlo Nanni, nello spettacolo Risveglio di<br />

primavera di Wedekind. Fonda con Luciano Meldolesi la<br />

Cooperativa Majakowskij e interpreta <strong>Il</strong> mistero buffo di<br />

Majakowskij, I paraventi di Genet e Anatol di Schnitzler.<br />

Dal 1983 al 1993 è nella Compagnia di Giancarlo Sbragia,<br />

interpretando ruoli di primo piano ne La professione della<br />

Signora Warren di Shaw, Madame Bovary di Flaubert, Faust<br />

di Goethe, <strong>Il</strong> più felice dei tre di Labiche, Dott. Jeckill e Mr.<br />

Hyde di Stevenson. Ha lavorato inoltre con Ermanno<br />

Olmi in Piccola città di Wilder, con Guicciardini, Gregoretti<br />

e Parodi. L’incontro con Antonio Calenda avviene ne<br />

L’inventore del cavallo di Campanile e la collaborazione<br />

continua con spettacoli prodotti dal Teatro Stabile del<br />

Friuli- Venezia Giulia, come Rappresentazione della Passione,<br />

Agamennone e Coefore di Eschilo, Otello di Shakespeare.<br />

Recentemente il regista gli ha affidato la conduzione dei<br />

due spettacoli-concerto Vedo una voce e La musica del<br />

Teatro, andati in scena in concomitanza con il laboratorio<br />

sul Sogno di una notte di mezza estate, dove Cortesi ha<br />

recitato, rappresentando un punto di riferimento per i<br />

giovani professionisti che vi hanno preso parte. Nella sta-<br />

gione 2004-2005 ha ottenuto un personale successo ne<br />

L’Eden della tartaruga tratto da Massimo Bontempelli, sem-<br />

pre per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. È costan-<br />

te la sua collaborazione per le tre reti radiofoniche RAI.<br />

103


104 Stefano Alessandroni<br />

Adriano Braidotti<br />

Studia recitazione con Vanna<br />

Polverosi, studia canto da basso-<br />

baritono con il M° Manno, batte-<br />

rista e percussionista, inizia la sua<br />

carriera teatrale con Solitudini di<br />

P. Crepet per Riccione Arteteatro.<br />

L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro<br />

Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W.<br />

Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella<br />

Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima<br />

regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande<br />

Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è<br />

nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il<br />

ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare.<br />

È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai<br />

Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con<br />

Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo,<br />

e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte<br />

di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili<br />

Prima di andar via.<br />

Francesco Benedetto<br />

Siciliano, si diploma all’Accade-<br />

mia d’Arte Drammatica di Torino.<br />

Tra le esperienze più importanti<br />

da ricordare quelle con Emilia-<br />

Romagna Teatro per la regia di<br />

Giancarlo Corbelli: Troilo e Cressida e il recente Macbeth e<br />

per la regia di Cesare Lievi Donna Rosita nubile e Caterina<br />

di Heillbron. Importante anche la collaborazione con Luca<br />

Ronconi: da Gli ultimi giorni dell’umanità a Venezia salva,<br />

Sturm und Drang. Con la regia di Cobelli ancora Vita e<br />

morte di Re Giovanni, per la regia di Walter Pagliaro <strong>Il</strong><br />

Timone d’Atene e per la regia di Elio De Capitani La sposa<br />

di Messina.<br />

Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi<br />

allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia:<br />

Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio<br />

Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo<br />

di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stes-<br />

so regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello<br />

shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza<br />

estate e recentemente ha interpretato Osvald nel Re Lear.<br />

Triestino, si diploma alla scuo-<br />

la Galante Garrone di Bologna.<br />

I suoi primi lavori in teatro:<br />

Elogio al progresso di G. Motton,<br />

regia di Walter Le Moli, Ligabue<br />

di C. Zavattini, regia di Vittorio<br />

Franceschi, La Locandiera di C. Goldoni, regia di Andrea<br />

Taddei, Bene finisce bene da W. Shakespeare, regia di<br />

Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela Giassi, regia di Fulvio<br />

Falzarano. È intensa la sua attività come mimo di strada<br />

per diversi Comuni. Per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia è stato Pilade in Coefore di Eschilo, ha preso parte<br />

all’Agamennone e sempre per la regia di Antonio Calenda,<br />

nel 2002, ha interpretato Cassio nell’Otello shakespea-<br />

reiano. Ha poi recitato nel coro di Eumenidi e I <strong>Persiani</strong><br />

di Eschilo per la regia di Calenda. Fra gli impegni teatrali<br />

più recenti vanno citati almeno <strong>Il</strong> tempo e la stanza di<br />

Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico di Vicenza<br />

entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la compagnia<br />

di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia firmato<br />

da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con Calenda in<br />

Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e in Re<br />

Lear di Shakespeare, dove ha interpretato il personaggio<br />

di Edmund. Interessante anche la sua attività cinematogra-<br />

fica e televisiva che lo vede impegnato in alcuni film e in<br />

fiction quali Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha<br />

firmato un cortometraggio intitolato Stai calma.<br />

Laura Bussani<br />

Nata a Trieste nel 1971, si è diplo-<br />

mata presso la Civica Accademia<br />

d’Arte Drammatica Nico Pepe.<br />

Si è perfezionata seguendo semi-<br />

nari e laboratori con Eugenio<br />

Allegri, Juri Alshitz, Alessandro Marinuzzi, Judith Malina e<br />

Hanon Reznikov, Egisto Marcucci, Gabriele Ferzetti.<br />

Ha preso parte in qualità di allieva attrice alla messa in<br />

scena di produzioni teatrali fra cui La patria del Friuli con<br />

la regia di Eugenio Allegri, Mistero contadino con la regia di<br />

Claudio De Maglio, Streghe con la regia di Fernanda Hrelia<br />

e Cechov drammaturgia originale di Anton Cechov, con la<br />

regia di Juri Alshitz. Da professionista ha al suo attivo A291<br />

scritto e interpretato con Angela Giassi, Minetti, ritratto di<br />

un artista da vecchio con la regia di Monica Conti, presen-


tato con la Compagnia di prosa Gianrico Tedeschi e la A.<br />

Artisti Associati, La mostra di Claudio Magris, Riflessioni sul<br />

Sogno di una notte di mezza estate, ed Eumenidi (nel ruolo<br />

di Ermes), spettacoli diretti da Antonio Calenda per il<br />

Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia.<br />

Sebastiano Colla<br />

Sebastiano Colla, nato a Velletri,<br />

si è formato presso un laborato-<br />

rio teatrale della sua cittadina nei<br />

primi anni ‘90, sotto la guida di<br />

Gianmaria Volontè, che ha anche<br />

firmato la regia di uno dei suoi primi spettacoli: Tra le<br />

rovine di Velletri dal libro P.L.La Racca. Da tredici anni lavo-<br />

ra in teatro, citiamo qui alcune delle sue interpretazioni:<br />

L’agnello del povero di Zweig con la regia di Franco Però<br />

per il Festival di Spoleto del 1997; La voce nella tempesta<br />

di Beppe Fenoglio con la regia di Antonio Salines; Sogno<br />

di una notte di mezza estate di William Shakespeare con la<br />

regia di Alighiero; Chi ha paura di Virginia Wolf? di Edward<br />

Albee, con la regia di I. Ghione.<br />

<strong>Il</strong> suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della<br />

televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di<br />

Rai Uno: Ricominciare, ne <strong>Il</strong> Maresciallo Rocca, ne <strong>Il</strong> bello<br />

delle donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni<br />

cinematografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte,<br />

L’odore della notte di C. Calligari e Giro lune tra terra e mare<br />

di G. Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui inter-<br />

pretava il ruolo di Nerone.<br />

Ha recitato nel coro di Eumenidi e ha avuto un ruolo di<br />

protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza<br />

estate diretto da Antonio Calenda, con il quale ha lavorato<br />

anche nella recente produzione di Re Lear. Apprezzato il<br />

suo impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia<br />

per la regia di Capitani.<br />

Stefano Galante<br />

Inizia la sua carriera teatrale al<br />

Teatro Popolare La Contrada di<br />

Trieste con Quasi d’amore, uno<br />

spettacolo su testi di Bontempelli<br />

per la regia di Orietta Crispino.<br />

Nello stesso teatro, in occasione di Centocinquanta la<br />

gallina canta, avviene l’incontro con Antonio Calenda e<br />

l’inizio di una lunga collaborazione con il Teatro Stabile<br />

del Friuli-Venezia Giulia: Giovanna d’Arco al rogo di Claudel-<br />

Honneger, il dittico di Campanile Un’indimenticabile serata<br />

e Un’(altra) indimenticabile serata, al fianco di Piera Degli<br />

Esposti, Rappresentazione della Passione e lo spettacolo<br />

musicale Fin de Siècle per la regia di Antonio Calenda. Di<br />

recente ha partecipato agli spettacoli Agamennone, Coefore,<br />

Eumenidi e Otello, sempre diretto da Calenda e ha soste-<br />

nuto il ruolo di Andrea, diretto da Alfredo Arias, nello<br />

spettacolo Pallido oggetto del desiderio.<br />

Massimo Masiello<br />

Nato a Napoli, ha studiato mimo,<br />

recitazione e Storia del Teatro<br />

presso l’Accademia del Teatro<br />

Diana diretta da Guglielmo Guidi.<br />

Sul piano musicale si è forma-<br />

to nel canto con Antonio Sinagra e Antonio Romano<br />

e ha studiato solfeggio con il maestro T. Esposito. Enzo<br />

Castaldo e Alfredo Girard lo introducono alla danza<br />

contemporanea e al tip tap. Ha perfezionato la dizione<br />

con Giovanni Sirano e frequenta i corsi di doppiaggio<br />

di Renato Cortesi. Intensa la sua attività teatrale, a cui<br />

intreccia impegni televisivi (Uno mattina per Rai Uno e nel<br />

2003 Domenica In) e alcune prove cinematografiche (La<br />

volpe a tre zampe per la regia di Sandro Dionisio e Luna<br />

Rossa con Licia Miglietta e Carlo Cecchi, entrambi nel<br />

2001). Sul palcoscenico debutta nei primi anni Novanta<br />

e interpreta fra gli altri Mezzo secolo di canzoni al fianco<br />

di Rosalia Maggio e Roberto Murolo, La donna di Viviani,<br />

per la regia di Alfonso Guadagni, molti testi di Viviani fra<br />

cui Festa a Montevergine, La Marcolfa di Dario Fo, Libertà<br />

– Omaggio alle Quattro Giornate di Napoli per la regia di<br />

Giovanni D’Angelo). Apprezzato cantante, è poi con<br />

Peppe Vessicchio in Suggestioni sonore, diretto da Antonio<br />

Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata e successiva-<br />

mente, con lo stesso regista, partecipa allo spettacolo<br />

Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate ed è prota-<br />

gonista del concerto Vedo una Voce.<br />

Luciano Pasini<br />

Studia recitazione con Carla<br />

Bizzarri al Teatro dell’Elfo, ma la<br />

sua passione è la danza. Studia<br />

con il M° Borsic ed è solista e<br />

primo ballerino al Teatro Bellini<br />

105


106 di Catania e al Comunale di Bologna. Nel 1987 inizia la Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione,<br />

sua collaborazione con il Teatro Verdi, ed è proprio a<br />

Trieste il suo ritorno alla prosa. Con il Teatro Stabile<br />

del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma la dolce, Fin<br />

de Siècle e Rappresentazione della Passione per la regia di<br />

Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la regia di<br />

Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia di<br />

Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia di<br />

Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in<br />

scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto<br />

da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in<br />

scena nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel<br />

2004 è stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spet-<br />

tacolo ‘Na sceneggiata, andato in scena con successo al<br />

Teatro Trianon di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff<br />

in cartellone alla Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di<br />

Trieste. Ha preso parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una<br />

notte di mezza estate e a Re Lear, sempre per la regia di<br />

Antonio Calenda.<br />

Corrado Russo<br />

Diplomato alla scuola dell’Istitu-<br />

to del Dramma Antico, frequenta<br />

molti laboratori di teatro-danza<br />

e prende parte a seminari vocali<br />

su canto e ritmo tenuti da Moni<br />

Ovadia, Bruno De Franceschi. Lavora con Remondi e<br />

Caporossi, interpreta Acarnesi di Aristofane per la regia di<br />

Egisto Marcucci, si impegna con Carla Cassola ne Le serve<br />

di J.Genet, progetto ETI, nell’Ubu re per la regia di Claudio<br />

Morganti. Da ricordare inoltre la presenza in Sogno di una<br />

notte di mezza estate di William Shakespeare, coreografie<br />

di Lindsay Kemp, regia di David Haughton. Recente l’im-<br />

pegno in Agamennone, Coefore ed Eumenidi che Antonio<br />

Calenda ha messo in scena al Teatro Greco di Siracusa.<br />

Claudio Tombini<br />

Dal 1990 al 1994 frequenta<br />

i corsi di recitazione presso il<br />

Transteatro di Fano unitamen-<br />

te a svariati laboratori: dal Living<br />

Theatre, a Ferruccio Soleri, al<br />

Teatro Nô, al teatro-danza con Marie Cool. Per due sta-<br />

gioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare con la<br />

regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile del<br />

la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di<br />

Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne<br />

<strong>Il</strong> mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato<br />

in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli,<br />

in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ulti-<br />

me produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia,<br />

per la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso<br />

parte al coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Ore-<br />

stea eschilea e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno<br />

di una notte di mezza estate e ha interpretato il ruolo del<br />

Matto nel Re Lear shakespeariano. È stato protagonista<br />

del cortometraggio L’assassinio di via Belpoggio di Alberto<br />

Guiducci.


Bruno Buonincontri<br />

Scene<br />

Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti,<br />

dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi.<br />

Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel<br />

1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale<br />

Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha<br />

tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi<br />

presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico<br />

di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo:<br />

Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo<br />

Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli,<br />

Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi<br />

De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando<br />

Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi,<br />

Pietro Maccarinelli.<br />

Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda,<br />

per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di<br />

successo, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei<br />

ciechi di Raffaele Viviani, <strong>Il</strong> visitatore di Eric-Emmanuel<br />

Schmitt, Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel,<br />

Anima e corpo di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per<br />

Calenda le scenografie da lui create per Agamennone,<br />

Coefore ed Eumenidi di Eschilo, per Otello e per Re Lear di<br />

Shakespeare.<br />

Elena Mannini<br />

Costumi<br />

Nata a Firenze, ha studiato pittura murale all’Istituto d’Ar- 107<br />

te. <strong>Il</strong> suo debutto come costumista è avvenuto a diciasset-<br />

te anni, nel film Giovanna di Gillo Pontecorvo. Da allora<br />

ha lavorato ininterrottamente alternando l’attività profes-<br />

sionale con l’insegnamento della sua materia all’Istituto<br />

d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha colla-<br />

borato a quasi duecento produzioni, tra film, opere liriche,<br />

spettacoli di prosa e di balletto, in teatri italiani ed europei,<br />

con registi italiani e stranieri. Si ricordano le importanti<br />

collaborazioni con Luca Ronconi (1969, Orlando Furioso),<br />

Mario Missiroli (Tartufo di Molière con Ugo Tognazzi, Lulù<br />

di Wedekind con Stefania Sandrelli), Franco Enriquez<br />

(Orestea al Residenz Theater di Monaco, diretto da Ingmar<br />

Bergman). Negli anni ’80 è chiamata in Olanda da Orazio<br />

Costa e collabora con Guido De Moor (regista e direttore<br />

del Teatro Reale dell’Aja).<br />

Dal ’90 partecipa a tutte le messe in scena di Armand<br />

Delcampe (regista e direttore del più prestigioso teatro<br />

belga, lo Jean Vilar di Lovaine). Molte le sue collaborazioni<br />

con il teatro lirico, di cui si ricordano: Didone ed Enea di<br />

Purcell ed Orfeo ed Euridice di Monteverdi con la regia di<br />

Eric Vos. A seguire un Rigoletto, con la regia di Micha Van<br />

Hoecke, con cui si riapre il Teatro Verdi di Busseto. Sempre<br />

per la lirica ha firmato i costumi anche per Antonio<br />

Calenda: Attila di Verdi e con la stessa regia è da ricordare<br />

anche <strong>Il</strong> visitatore di Schmitt, con Turi Ferro e – sempre<br />

nella prosa – Agamennone e Coefore di Eschilo (per il<br />

Teatro Greco di Siracusa nel 2001), Otello di Shakespeare<br />

con Michele Placido, Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio<br />

Albertazzi ed Eumenidi di Eschilo. Ultimamente ha firmato<br />

i costumi di Dio salvi la regina, balletto con Carla Fracci,<br />

all’Opera di Roma. Con il marito Italo Dall’Orto, dirige<br />

una compagnia che ha prodotto <strong>Il</strong> Piccolo Principe di Saint-<br />

Exupéry. Da segnalare, inoltre, una grande attività nel<br />

cinema, di cui ricordiamo Profondo rosso di Dario Argento<br />

e Yuppi du di Celentano e Un viaggio chiamato amore con la<br />

regia di Michele Placido.


Germano Mazzocchetti<br />

Musiche<br />

108 Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea in<br />

Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978 l’in-<br />

contro con Antonio Calenda che lo avvicina alla composi-<br />

zione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta nella<br />

Rappresentazione della Passione.<br />

Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta<br />

a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà<br />

(Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata),<br />

dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo,<br />

alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che<br />

ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di<br />

scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci,<br />

Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano,<br />

Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri,<br />

Walter Pagliaro.<br />

Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e<br />

soprattutto Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo,<br />

produzioni recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia per la regia di Calenda<br />

Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia<br />

musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina<br />

La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto<br />

la colonna sonora di film di Sergio Rubini (<strong>Il</strong> viaggio della<br />

sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997).<br />

<strong>Il</strong> suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta<br />

di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival<br />

e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi:<br />

Musica e figure, <strong>Il</strong> viaggio della sposa e Cabaret da viaggio.<br />

Recentemente, per le sue musiche di scena, ha ricevuto<br />

il Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazio-<br />

ne Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio<br />

“Olimpico” Eti.<br />

Catherine Pantigny<br />

Movimenti<br />

Nata a Lille (Francia), segue una formazione di danza<br />

classica e moderna in Francia, America, Belgio e Italia. Dal<br />

1976 al 1979 frequenta la Scuola Multidisciplinare ESEC di<br />

Parigi e studia musicologia alla Sorbonne. Nel 1979 ottie-<br />

ne una borsa di studio per la danza al Ted Shawn Festival,<br />

all’Università di Lee (Massachusetts) in America. Dal 1979<br />

al 1981 frequenta a Bruxelles la Scuola Internazionale<br />

Multidisciplinare MUDRA creata da Maurice Bejart, sotto<br />

la direzione di Micha Van Hoecke, assieme al quale par-<br />

tecipa alla fondazione, nell’ottobre 1981, della compagnia<br />

L’Ensemble.<br />

Da allora partecipa a tutte le creazioni della compagnia<br />

e a tutte le tournée all’estero (Taiwan, Brasile, Columbia,<br />

Russia). Nell’estate del 1981 ottiene una borsa di studio<br />

per il corso di coreografia in collaborazione con musicisti-<br />

compositori, all’Università di Guildford (Londra). Nel 1993<br />

è assistente di Micha Van Hoecke alla Scala di Milano per<br />

la creazione <strong>Il</strong> bacio della fata di Igor Strawinsky. Tra il 1992<br />

e il 1994 partecipa come docente ai corsi di formazione<br />

professionale organizzati dall’Atelier della costa Ovest e<br />

dal Teatro Verdi di Pisa.


Antonio Calenda<br />

Regia<br />

Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal<br />

maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del<br />

Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito<br />

del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fonda-<br />

to insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro<br />

Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca<br />

e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di<br />

riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di<br />

Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di<br />

nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni<br />

hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia<br />

e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la<br />

quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da<br />

festival internazionali, e organizzato numerose manifesta-<br />

zioni culturali in Italia.<br />

Ha curato la regia dei seguenti spettacoli<br />

1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio<br />

Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro<br />

Centouno)<br />

<strong>Il</strong> Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo,<br />

Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene<br />

di Franco Nonnis (Teatro Centouno)<br />

Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi<br />

Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di<br />

Franco Nonnis (Teatro Centouno)<br />

1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti<br />

(Teatro Centouno)<br />

1967 <strong>Il</strong> desiderio preso per la coda di Pablo<br />

Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela<br />

Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione<br />

Centouno - Teatro Valle di Roma)<br />

Un leggero malessere di Harold Pinter con<br />

Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di<br />

Franco Nonnis<br />

10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera<br />

Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco<br />

Nonnis<br />

Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con<br />

Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli.<br />

Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno -<br />

Teatro Valle)<br />

1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi<br />

Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli.<br />

Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno)<br />

Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con<br />

Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis<br />

(Teatro Centouno)<br />

1969 Nella giungla della città di Bertolt Brecht con<br />

Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti,<br />

<strong>Il</strong>eana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco<br />

Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di<br />

Roma)<br />

<strong>Il</strong> Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti,<br />

Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis<br />

(Teatro Stabile dell’Aquila)<br />

Coriolano di William Shakespeare con Luigi<br />

Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto<br />

Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano<br />

di Verona)<br />

Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti,<br />

Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di<br />

Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila)<br />

1970 Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo<br />

Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti,<br />

Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e<br />

Virginio Zernitz<br />

La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti,<br />

Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro<br />

Stabile dell’Aquila)<br />

1971 <strong>Il</strong> balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca<br />

Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto<br />

Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia<br />

Nuovo Teatro)<br />

1975 Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e<br />

Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli<br />

Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero<br />

Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G.<br />

Gentilucci<br />

Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio<br />

e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi<br />

di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)<br />

1977 A piacer vostro di William Shakespeare con<br />

Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto<br />

Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di<br />

Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro<br />

Stabile dell’Aquila)<br />

1978 Rappresentazione della passione, con Elsa<br />

Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi<br />

109


110<br />

di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)<br />

La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e<br />

Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli,<br />

costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aqui-<br />

la)<br />

1979 Riccardo III di William Shakespeare con Glauco<br />

Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa<br />

Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli,<br />

costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aqui-<br />

la)<br />

1980 Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria<br />

Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio.<br />

Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra<br />

Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)<br />

1981 Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e<br />

Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi<br />

di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto)<br />

Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio<br />

Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di<br />

Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus<br />

s.r.l.)<br />

1982 Sogno di una notte di mezza estate di William<br />

Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto<br />

Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi<br />

(Teatro Romano di Verona)<br />

L’inventore del cavallo di Achille Campanile con<br />

Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di<br />

Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte)<br />

1983 ‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con<br />

Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di<br />

Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri<br />

(Compagnia Teatro d’Arte)<br />

Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni<br />

con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene<br />

di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon<br />

(Compagnia Teatro d’Arte)<br />

1984 Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con<br />

Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese.<br />

Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra<br />

Danon (Compagnia Teatro d’Arte)<br />

Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio<br />

Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia<br />

Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli,<br />

costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano<br />

e Germano Mazzocchetti<br />

1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio<br />

Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino,<br />

Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola<br />

Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche<br />

di Germano Mazzocchetti<br />

1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto<br />

Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa,<br />

Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola<br />

Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche<br />

di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano<br />

Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola<br />

Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di<br />

Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi<br />

1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario<br />

Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo<br />

Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto<br />

e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo<br />

Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti<br />

Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg<br />

con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli,<br />

costumi di Ambra Danon<br />

<strong>Il</strong> sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo<br />

con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli<br />

1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro<br />

De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di<br />

Riccardo Berlingeri<br />

L’aria del continente di Nino Martoglio con<br />

Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori.<br />

Scene di Nicola Rubertelli<br />

Les liaisons dangereuses di C. Hampton con<br />

Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi<br />

Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella<br />

Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli,<br />

costumi di Ambra Danon.<br />

1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia.<br />

Scene e costumi di Nicola Rubertelli<br />

Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio<br />

Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di<br />

Ambra Danon<br />

1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti<br />

e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna<br />

Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli<br />

Giorni felici di Samuel Beckett con Anna


Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di<br />

Ambra Danon<br />

<strong>Il</strong> medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con<br />

Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola<br />

Rubertelli, costumi di Ambra Danon<br />

1991 Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele<br />

Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di<br />

Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert.<br />

Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti<br />

e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra<br />

Danon<br />

Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera<br />

Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di<br />

Guido Schlinkert<br />

1992 Danza di morte di August Strindberg con Anna<br />

Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di<br />

Ambra Danon<br />

1993 La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel,<br />

Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato<br />

e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert<br />

L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo<br />

De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana<br />

e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola<br />

Rubertelli<br />

1994 La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera<br />

Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di<br />

Bruno Buonincontri<br />

Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera<br />

Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno<br />

Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert<br />

Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela<br />

Giovanetti, Alvia Reale. Scene di Bruno<br />

Buonincontri<br />

1996 <strong>Il</strong> visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione<br />

di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart.<br />

Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena<br />

Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile<br />

di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia<br />

<strong>Il</strong> maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi,<br />

con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri.<br />

Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia<br />

Un’indimenticabile serata da Achille Campanile,<br />

con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier<br />

Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-<br />

Venezia Giulia<br />

1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica<br />

di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka,<br />

Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno<br />

Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-<br />

Venezia Giulia<br />

Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite<br />

Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,<br />

Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno<br />

Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-<br />

Venezia Giulia<br />

Riccardo III di William Shakespeare, traduzione<br />

di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene<br />

e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione<br />

Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli<br />

Incamminati<br />

1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi<br />

Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costu-<br />

mi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic.<br />

Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia<br />

Rappresentazione della passione elaborazione<br />

drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli<br />

Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri.<br />

Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia/Teatro Stabile Abruzzese<br />

1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti,<br />

con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo<br />

Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-<br />

Venezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici<br />

Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musi-<br />

cale con Piera Degli Esposti<br />

2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di<br />

Antonio Calenda per la riapertura del Politeama<br />

<strong>Rossetti</strong> di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max<br />

René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson,<br />

Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele<br />

Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da<br />

Pippo Baudo<br />

Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo,<br />

Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela<br />

Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero<br />

Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,<br />

Alessandro Preziosi<br />

Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela<br />

111


112<br />

Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri,<br />

Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo<br />

Cortesi<br />

2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido,<br />

e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo<br />

Cortesi, Rossana Mortara, Valentina Valsania.<br />

Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio<br />

Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da<br />

William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi.<br />

2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto<br />

Herlitzka e con la partecipazione di Mario<br />

Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri.<br />

<strong>Persiani</strong> di Eschilo con Piera Degli Esposti,<br />

Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca<br />

Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa<br />

Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti,<br />

Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita<br />

Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di<br />

Siracusa<br />

2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza<br />

estate di William Shakespeare – laboratorio per<br />

giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi<br />

– Sala Bartoli del Politeama <strong>Rossetti</strong><br />

Re Lear di William Shakespeare con Roberto<br />

Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi,<br />

Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana<br />

Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival<br />

Shakespeariano al Teatro Romano di Verona<br />

Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche<br />

Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé,<br />

José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma)<br />

Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con<br />

Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti<br />

(Teatro dell’Opera di Roma)<br />

Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat<br />

Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli)<br />

<strong>Il</strong> turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e<br />

M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro del-<br />

l’Opera di Bologna)<br />

Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musi-<br />

ca di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con<br />

Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione<br />

Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia<br />

Giulia)<br />

Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart,<br />

con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di<br />

Palermo)<br />

<strong>Il</strong> Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore<br />

Paolo Carignani<br />

Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione ver-<br />

diana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe<br />

Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio<br />

Furlanetto<br />

Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la<br />

stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con<br />

Daniela Mazzuccato<br />

Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004<br />

della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste,<br />

direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi.<br />

<strong>Il</strong> turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore<br />

Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin,<br />

Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di<br />

Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro<br />

San Carlo di Napoli)<br />

Salomè di Richard Strass, direttore Gabriele Ferro, con<br />

Catherine malfitano, Janice Baird, Morten frank, Larsen,<br />

scene e costumi di Paolo Tommasi, per la stagione 2004-<br />

2005 del Teatro Massimo di Palermo.<br />

Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra<br />

queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente<br />

segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine.<br />

Nel 1971 ha diretto il film <strong>Il</strong> giorno del furore, scritto<br />

con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale,<br />

Oliver Reed e John Mc Enery.


il Teatro Stabile<br />

del Friuli-Venezia Giulia<br />

dal 1954 al 2005


Teatro Stabile<br />

del Friuli-Venezia Giulia<br />

Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Accademici Intronati di Siena Gli Ingannati 1963/64 Fulvio TOLUSSO Adriana Innocenti, Lino Savorani,<br />

Egisto Marcucci, Marisa Fabbri,<br />

Vittorio Franceschi<br />

Vittorio ALFIERI Antigone 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Anna Miserocchi, Luciano Alberici,<br />

Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri<br />

Antonio ANIANTE La rosa di zolfo 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè,<br />

Cesco Ferro, Ottorino Guerrini,<br />

Enrica Corti<br />

Jean ANOUILH Leocadia 1954/55 G. Cesare CASTELLO Laura Solari, Piero De Santis, Pietro<br />

Privitera<br />

Jean ANOUILH Antigone 1999/00 Furio BORDON Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti,<br />

Anita Bartolucci, Giampiero<br />

Fortebraccio, Umberto Raho<br />

Alexey ARBUZOV Vecchio mondo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa<br />

Luca ARCHIBUGI La notte della vigilia 1995/96 Guglielmo Ferro Federico Grassi, Fulvio D’Angelo,<br />

Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec,<br />

Luisa Vermiglio<br />

John ARDEN La danza del serg. Musgrave 1966/67 Luciano DAMIANI Egisto Marcucci, Giampiero<br />

Becherelli, Mariangela Melato, Lino<br />

Savorani<br />

ARISTOFANE Le donne a parlamento 1963/64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,<br />

Adriana Innocenti, Vittorio<br />

Franceschi, Lino Savorani Giorgio<br />

Valletta<br />

Jean Pierre AUMONT Incontro 1957/58 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Antonio<br />

Pierfederici, Enrica Corti<br />

Alfredo BALDUCCI I dadi e l’archibugio 1959/60 Sergio VELITTI Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero<br />

Antonutti, Carlo Bagno, Lino<br />

Savorani<br />

Alberto BASSETTI Le due sorelle 1996/97 Antonio CALENDA Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti<br />

Alberto BASSETTI Sopra e sotto il ponte 1996/97 Maurizio PANICI Ivana Monti, Bruno Armando<br />

Alberto BASSETTI Ma che c’entra Peter Pan? 1998/99 Antonio CALENDA Gabriele Ferzetti, Daniela<br />

Giovanetti, Riccardo Peroni<br />

Samuel BECKETT Beckett concerto 1987/88 Marco SCIACCALUGA Vittorio Franceschi<br />

Le produzioni dal 1954<br />

Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento de Ruzante... 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Mario Bardella,<br />

Marisa Mantovani<br />

Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento, Bilora 1971/72 Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo<br />

Vecchio, Lidia Braico, Luciano<br />

D’Antoni, Orazio Bobbio<br />

Carlo BERTOLAZZI Lulù 1956/57 Fernando DE CERESA Laura Solari, Ottorino Guerrini,<br />

Cesco Ferro, Giulio Bosetti<br />

Carlo BERTOLAZZI L’egoista 1972/73 Fulvio TOLUSSO Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio,<br />

AngioIa Baggi, Lino Savorani,<br />

Gianfranco Saletta<br />

Ugo BETTI <strong>Il</strong> paese delle vacanze 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe<br />

Caldani<br />

Ugo BETTI La fuggitiva 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani,<br />

Mario Bardella, Lino Savorani,<br />

Renato Lupi, Micbele Riccardini<br />

115


116 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Ugo BETTI Una bella domenica 1957/58 Sergio VELITTI Enrica Corti, Antonio Pierfederici,<br />

di settembre Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria<br />

Grazia Francia, Marisa Bartoli,<br />

Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele<br />

Riccardini<br />

Francesco Augusto BON <strong>Il</strong> matrimonio di Ludro 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Lino Savorani,<br />

Isabella Riva<br />

Furio BORDON Canto e controcanto 1966/67 Giovanni POLI Mariangela Melato, Oreste Rizzini,<br />

Werner Di Donato, Edda Valente<br />

Furio BORDON (a cura di) <strong>Il</strong> mio Carso (da S. Slataper) 1968/69 Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio,<br />

Orazio Bobbio, Franco Jesurum,<br />

Cip Barcellini, Marianella Lazlo,<br />

Giampiero Becherelli, Lino Savorani<br />

Furio BORDON (a cura di) <strong>Il</strong> maggio francese 1969/70 Furio BORDON Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio,<br />

LinoSavorani, Giorgio Valletta,<br />

Giampiero Becherelli<br />

Furio BORDON Le avventure di Fiordinando 1970/71 Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino<br />

Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia<br />

Braico, Gianfranco Saletta, Saverio<br />

Moriones, Elisabetta lonino<br />

Furio BORDON (a cura di) Teatro medioevale 1970/71 Furio BORDON Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio,<br />

Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia<br />

Braico, Mimmo Lo Vecchio<br />

Furio BORDON Amico Sciacallo 1970/71 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda<br />

Negroni<br />

Furio BORDON (a cura di) Per l’anima in tormento 1972/73 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia<br />

che ci hai dato Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo<br />

Vecchio<br />

Furio BORDON (a cura di) La commedia dell’arte 1973/74 Furio BORDON Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però<br />

Furio BORDON (a cura di) Lezione documento: Estate 75 Furio BORDON Registrazione su nastro<br />

Trieste 1919-1945<br />

Furio BORDON (a cura di) Lontani da tutto 1975/76 Furio BORDON Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico,<br />

Daniele Griggio, Giorgio Valletta<br />

Furto BORDON (testo) <strong>Il</strong> viaggio incantato 1989/90 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca<br />

Angelo BRANDUARDI (musiche originali)<br />

Furio BORDON In confidenza 1990/91 Furio BORDON Nicoletta Corradi, Marionette di<br />

siamo marionette Podrecca<br />

Furio BORDON Oblomov (da GONCAROV) 1991/92 Furio BORDON Glauco Mauri, Tino Schirinzi,<br />

Barbara Valmorin, Laura Ferrari,<br />

Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice<br />

Visibelli, Claudio Marchione,<br />

Nicoletta Corradi<br />

Furio BORDON (a cura di) Amici devo dirvi 1992/93 Furio BORDON Roberto Sturno, Gianni De Lellis,<br />

Poesie e prose di David Maria Turoldo Stefania Barca<br />

Furio BORDON L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94 Glauco MAURI Roberto Sturno, Massimo Do Rossi,<br />

Miriam Crotti, Gianni De Lellis,<br />

Elena Ghiaurov, Stefania Micheli,<br />

Amerigo Fontani, Patrizia Burul,<br />

Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi,<br />

Giulia Monte, Matteo Chioatto


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Giuseppe Antonio BORGESE L’arciduca 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Enrica Corti,<br />

Antonio Pierfederici, Lino Troisi,<br />

Carlo Bagno<br />

Gianni BORGNA Fin de Siècle 1999/00 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti<br />

Viaggio nella canzone italiana del Novecento<br />

Bertolt BRECHT Un uomo è un uomo 1962/63 Fulvio TOLUSSO Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,<br />

Lino Savorani, Oreste Rizzini,<br />

Vittorio Franceschi<br />

Bertolt BRECHT L’Antigone di Sofocle 1963/64 Fulvio TOLUSSO Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri,<br />

Franco Mezzera, Massimo De Vita<br />

Bertolt BRECHT Baal 1985/86 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna<br />

Teresa Rossini, Margherita Guzzinati<br />

Alexandre BREFFORT Irma la dolce 1996/97 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,<br />

Paolo Triestino, Gian<br />

Antonio CALENDA (a cura di) Rappresentazione 1997/98 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Giampiero<br />

della Passione Fortebraccio, Maximilian Nisi,<br />

dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria Giancarlo Cortesi<br />

Andrea CALMO <strong>Il</strong> Saluzza 1961/62 Giovanni POLI Gino Cavalieri, Gina Sammarco,<br />

Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo<br />

Bagno<br />

Achille CAMPANILE Un’indimenticabile serata 1996/97 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Stefano Galante<br />

Albert CAMUS I giusti 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Germana Paolieri, Mariangela<br />

Melato, Egisto Marcucci<br />

Lino CARPINTERI La pignatta 1965/66 Ugo AMODEO Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria<br />

e Mariano FARAGUNA (da L’AULULARIA di Plauto) Colosimo, Vittorio Francescbi<br />

Lino CARPINTERI Le maldobrie 1970/71 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella<br />

e Mariano FARAGUNA Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo<br />

Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia<br />

Braico<br />

Lino CARPINTERI Noi delle vecchie province 1972/73 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella<br />

e Mariano FARAGUNA Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo<br />

Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia<br />

Braico<br />

Lino CARPINTERI L’Austria era 1974/75 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia<br />

e Mariano FARAGUNA un paese ordinato Braico, Riccardo Canali, Franco<br />

Jesurum, Luciano D’Antoni,<br />

Gianfranco Saletta, Ariella Reggio,<br />

Orazio Bobbio<br />

Roberto CAVOSI <strong>Il</strong> maresciallo Butterfly 1995/96 Antonio CALENDA Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic,<br />

Sergio Pierattini, Lucka Pockaj,<br />

Silvano Torrieri<br />

Anton CECOV <strong>Il</strong> tabacco fa male, 1954/55 Luchino VISCONTI Memo Benassi<br />

La villeggiatura, <strong>Il</strong> canto del cigno<br />

Anton CECOV Ivanov 1968/69 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario<br />

Pisu, Massimo De Francovich, Lino<br />

Savorani, Paola Bacci<br />

Anton CECOV Zio Vania 1970/71 Giulio BOSETTI Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci,<br />

Mario Erpichini, Giulia Lazzarini<br />

117


118 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Dante CICOGNANI <strong>Il</strong> gatto con gli stivali 1956/57 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione e Maria<br />

Grazia Spinazzi<br />

Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO)<br />

Roberto DAMIANI La vita xe fiama 1991/92 Furio BORDON Gastone Moschin<br />

(da Biagio Marin)<br />

Ezio D’ERRICO L’amante in città 1954/55 Carlo LODOVICI Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta,<br />

Gianni Mantesi, Laura Solari<br />

René DE CECCATY Pallido oggetto del desiderio 2001/02 Alfredo ARIAS Pino Micol, Daniela<br />

Giovanetti, Francesca Benedetti<br />

Ghigo DE CHIARA Un capriccio 1996/97 Nino MANGANO Valeria Ciangottini, Andreja<br />

Blagojevic<br />

Salvatore DI GIACOMO Assunta Spina 1958/59 Sandro BOLCHI Lorica Corti, Gianmaria Volonté,<br />

Ottorino Guerrini, Margherita<br />

Guzzinati, Lino Savorani<br />

Feodor DOSTOEVSKIJ Delitto e castigo 1955/56 Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia<br />

Riduzione teatrale di Gaston Baty Braico, Marisa Mantovani<br />

Mario DRSIC-DARSA I nobili ragusei 1969/70 Coita SPAIC Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera,<br />

Giampiero Becherelli, Lino Savorani,<br />

Gianni Musy, Nicoletta Rizzi,<br />

Friedricb DÜRRENMATT Romolo il Grande 1983/84 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa<br />

Cassola, Lidia Koslovich<br />

Massimo DURSI La giostra 1958/59 Massimo DURSI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,<br />

Umberto Raho, Enrica Corti,<br />

Gianmaria Volontè<br />

Tbomas S. ELIOT Assassinio nella cattedrale 1956/97 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,<br />

Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino<br />

Troisi, Marisa Mantovani<br />

ESCHILO Prometeo incatenato Estate 65 Aldo TRIONFO Franco Mezzera, Egisto Marcucci.<br />

Angela Cardile, Nicoletta Rizzi,<br />

Enrico D’Amato<br />

ESCHILO Agamennone 2000/01 Antonio CALENDA Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti,<br />

Roberto Herlitzka, Daniela<br />

Giovanetti, Osvaldo Ruggieri,<br />

Giampiero Fortebraccio,<br />

Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,<br />

Alessandro Preziosi<br />

ESCHILO Coefore 2000/01 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Alessandro<br />

Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo<br />

Ruggieri, Giampiero Fortebraccio,<br />

Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi<br />

ESCHILO Eumenidi 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Daniela<br />

Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita<br />

Bartolucci, Hossein Taheri<br />

ESCHILO <strong>Persiani</strong> 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Roberto<br />

Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo<br />

Ruggieri, Giancarlo Cortesi<br />

Diego FABBRI Inquisizione 1997/98 Sergio VELITTI Ottorino Guerrini, Antonio<br />

Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Diego FABBRI Processo a Gesù 1962/63 Fulvio TOLUSSO Fosco Giachetti, Marisa Fabbri,<br />

Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste<br />

Rizzini<br />

Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI (Vedi Lino CARPINTERI)<br />

Silvio FIORE La coscienza di Ulisse 1996/97 Silvio FIORE Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo<br />

Vittorio FRANCESCHI Pinocchio minore 1963/64 Massimo de VITA Vittorio Franceschi, Sonia Gessner,<br />

Lino Savorani, Carlo Montagna,<br />

Adriana Innocenti<br />

Vittorio FRANCESCHI Gorizia 1916 1966/67 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini,<br />

Lino Savorani, Vittorio Franceschi,<br />

Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante<br />

Garrone<br />

Vittorio FRANCESCHI Scacco pazzo 1990/91 Nanny LOY Alessandro Haber, Vittorio<br />

Franceschi, Monica Scattini<br />

Vittorio FRANCESCHI Jack lo sventratore 1992/93 Nanni GARELLA Alessandro Haber, Gianna Piaz,<br />

Mariella Valentini, Nicola Pistoia,<br />

Vittorio Franceschi<br />

Renato GABRIELLI A different language 2004/05 Graham EATOUGH Sergio Romano, Celina Boyack<br />

Carlo Emilio GADDA <strong>Il</strong> guerriero, l’amazzone, 1996/97 Virginio GAZZOLO Virginio Gazzolo, Angela Cardile<br />

lo spirito della poesia nel verso<br />

immortale del Foscolo<br />

Dodo GAGLIARDE Ma cos’è questa crisi? 1996/97 Enrico PROTTI Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia<br />

Enrico PROTTI Bonifazi, Paolo Fagiolo,<br />

Maurizio Zacchigna<br />

Vittorio GASSMAN Anima e corpo 1996/97 Vittorio GASSMAN Vittorio Gassman, Luciano Lucignani,<br />

talk show d’addio Attilio Cucari, Marco Alotto,<br />

Emanuele Salce, Antonetta<br />

Capriglione<br />

Vittorio GASSMAN Bugie Sincere 1997/98 Vittorio GASSMAN Ugo Pagliai, Paola Gassman,<br />

Virgilio Zernitz, Michela Cadel,<br />

Alessandra Celi, Lamberto Consani,<br />

Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci,<br />

Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda,<br />

Enzo Saturni<br />

Giuseppe GIACOSA Tristi amori 1961/62 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri,<br />

Omero Antonutti, Carlo Bagno<br />

Silvio GIOVANINETTI Gli ipocriti 1956/57 Carlo LODOVICI Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini,<br />

Laura Solari, Marisa Mantovani<br />

Nikolaj GOGOL L’ispettore generale 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Carlo Bagno,<br />

Cesco Ferro, Pina Cei, Anna<br />

Menichetti, Omero Antonutti<br />

Carlo GOLDONI La donna di garbo 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Luigi Almirante<br />

Carlo GOLDONI La donna di garbo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti,<br />

Carlo Montagna, Franco Mezzera<br />

Carlo GOLDONI La bottega del caffe 1956/57 Carlo LODOVICI Memo Benassi, Ottorino Guerrini,<br />

Giulio Bosetti<br />

Carlo GOLDONI La vedova scaltra 1960/61 Giovanni POLI Anna Miserocchi, Margherita<br />

Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo<br />

Bagno, Omero Antonutti<br />

119


120 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Carlo GOLDONI Arlecchino 1961/62 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Margherita<br />

servitore di due padroni Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa<br />

Fabbri<br />

Carlo GOLDONI Arleccbino 1972/73 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Giorgio Valletta,<br />

servitore di due padroni Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco<br />

Saletta, Ariella Reggio<br />

Carlo GOLDONI <strong>Il</strong> teatro comico 1964/65 Eriprando VISCONTI Franco Mezzera, Marisa Fabbri,<br />

Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci,<br />

Adriana Innocenti, Vittorio<br />

Franceschi, Lino Savorani<br />

Carlo GOLDONI Tonin Bella grazia 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Lino Toffolo, Mariangela Melato,<br />

Fulvia Gasser, Lino Savorani<br />

Carlo GOLDONI <strong>Il</strong> bugiardo 1967/68 Gianfranco DE BOSIO Paola Bacci, Elisabetta Bonino,<br />

Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio<br />

Bosetti, Claudio Cassinelli<br />

Carlo GOLDONI Le massere 1970/71 Giovanni POLI Giusy Carrara, Lidia Braico,<br />

Donatella Ceccarello, Anna Maestri,<br />

Lino Savorani, Ariella Reggio<br />

Carlo GOLDONI Sior Todero Brontolon 1975/76 Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler,<br />

Umberto D’Orsi, Marina Dolfin<br />

Carlo GOLDONI La famiglia dell’antiquario 1976/77 Furio BORDON Regina Bianchi, Michele Abruzzo,<br />

Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto,<br />

Geppy Glejeses<br />

Carlo GOLDONI Le donne gelose 1977/78 Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli,<br />

Donatella Ceccarello<br />

Carlo GOLDONI <strong>Il</strong> mondo della Luna 1982/83 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca<br />

Carlo GOLDONI I Rusteghi 1985/86 Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini,<br />

Anna Teresa Rossini, Margherita<br />

Guzzinati, Giampiero Becherelli,<br />

Alvise Battain, Riccardo Peroni,<br />

Barbara Cupisti<br />

Carlo GOLDONI L’Arcadia in Brenta 1985/86 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca<br />

Carlo GOLDONI L’adulatore 1986/87 Giorgio PRESSBURGER Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini,<br />

Anna Campori, Franco Angrisano,<br />

Riccardo Peroni<br />

Carlo GOZZI L ‘augellin belverde 1962/63 Giovanni POLI Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,<br />

Oreste Rizzini, Lino Savorani<br />

Carlo COZZI Re Cervo 1965/66 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione<br />

Carlo GOZZI L’amore delle tre melarance 1984/85 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca<br />

Franz GRILLPARZER Medea 1994/95 Nanni GARELLA Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis,<br />

Dorotea Aslanidis, Graziano<br />

Piazza, Sara D’Amario, Riccardo<br />

Maranzana, Valeria D’Onofrio<br />

Claudio GRISANCICH Alida Valli che nel 1996/97 Mario LICALSI Orazio Bobbio, Ariella Reggio<br />

Quaranta iera putela<br />

Slavko GRUM Avvenimento 1971/72 Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco,<br />

nella città di Goga Gabriele Lavia, Franco Mezzera<br />

Dante GUARDAMAGNA Delitto e castigo 1972/73 Sandro BOLCHI Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino<br />

(da DOSTOEVSKIJ) Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio<br />

Valletta, Saverio Moriones


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Dante GUARDAMAGNA La breccia 1963/64 Ruggero JACOBBI Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino<br />

e-Maria Silvia CODECASA Savorani, Franco Mezzera, Massimo<br />

De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa<br />

Fabbri<br />

Margherita HACK Variazioni sul cielo 2003/04 Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini<br />

Peter HANDKE Attraverso i villaggi 1984/85 Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori,<br />

Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna<br />

Teresa Rossini<br />

Peter HANDKE L’ora in cui non sapevamo 1994/95 Giorgio PRESSBURGER Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan<br />

niente l’uno dell’altro Colja, Andreina Garella, Alojz Milic,<br />

Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana,<br />

Monica Samassa, Maurizio Soldà, e<br />

con Mariano Rigillo (voce recitante)<br />

Vaclav HAVEL L’opera dello straccione 1975/76 Fulvio TOLUSSO Corrado Gaipa, Marina Dolfin,<br />

Umberto D’Orsi<br />

Hugo von HOFFMANSTHAL La leggenda di Ognuno 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Umberto Raho,<br />

Carlo Bagno, Mario Verdani,<br />

Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia<br />

Lagonegro, Lino Savorani, Mario<br />

Adorf<br />

Arthur HONEGGER Giovanna d’Arco al rogo 1995-96 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo<br />

e Paul CLAUDEL<br />

Odön von HORVATH Storie del bosco viennese 1977-78 Franco ENRIQUEZ Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina<br />

Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay<br />

Odön von HORVATH Fräulein Pollinger 1984-85 Giorgio PRESSBURGER Daniela Mazzucato, Sandro<br />

Massimini, Franco Nebbia<br />

Bohumil HRABAL Una solitudine 1992-93 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Patrizia Burul,<br />

troppo rumorosa Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano<br />

Pelandi<br />

Albert HUSSON La cucina degli angeli 1954-55 Alessandro BRISSONI Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro<br />

Privitera<br />

Henrik IBSEN <strong>Il</strong> piccolo Eyolf 1967/68 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola<br />

Bacci, Massimo Gridolfi<br />

Henrik IBSEN Casa di bambola 1973/74 Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna,<br />

Mario Maranzana, Delia Bertolucci,<br />

Franco Mezzera<br />

Eugene JONESCO Sicario senza paga 1968/69 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise<br />

Battain, Josè Quaglio<br />

Georg KAISER Davide e Golia 1957/58 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Enrica Corti,<br />

Carlo Bagno<br />

Georg KAISER <strong>Il</strong> funzionario Krehler 1979/80 Paolo MAGELLI Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni<br />

Galavotti, Micaela Pignatelli<br />

Tullio KEZICH La coscienza di Zeno 1978/79 Franco GIRALDI Renzo Montagnani, Marina Dolfin,<br />

(da I. SVEVO) Gianni Galavotti<br />

Tullio KEZICH La coscienza di Zeno 2002/03 Pietro MACCARINELLI Massimo Dapporto<br />

(da I. SVEVO)<br />

Tullio KEZICH Bouvard e Peuchet 1982/83 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio<br />

e Luigi SQUARZINA (da G. FLAUBERT) Franceschi<br />

121


122 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Heinrich von KLEIST La brocca rotta 1977/78 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,<br />

Lino Savorani, Franco Jesurum,<br />

Francesca Muzio<br />

Pavel KOHOUT Roulette 1976/77 Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi,<br />

Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio<br />

Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse 2003/04 Boris KOBAL Boris Kobal, Maurizio Soldà<br />

Franz Xavier KROETZ Renzo e Anna 1974/75 Furio BORDON Orazio Bobbio, Ariella Reggio<br />

Eugene LABICHE La Cagnotte 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Omero Antonutti,<br />

Lino Savorani, Pina Cei<br />

Stefano LAURI Hänsel e Gretel 1967/68 Ugo AMODEO Edoardo Zammarchi, Maria Pia<br />

(dai F.lli Grimm) Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella<br />

Terragni<br />

Vladimiro LISIANI Un buso in mia contrada 1969/70 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip<br />

Barcellini, Franco Rossi, Giorgio<br />

Valletta, Giusy Carrara, Fulvia<br />

Gasser, Gianfranco Saletta<br />

Enrico LUTTMANN Sonno 2002/03 Marco CASAZZA Paola Bonesi, Marco Casazza,<br />

Adriano Giraldi, Enrico Luttmann,<br />

Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi,<br />

Andrea Orel, Mariella Terragni<br />

Giuseppe MAFFIOLI Del povaro soldato 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini,<br />

(da RUZANTE) Nicoletta Rizzi<br />

Claudio MAGRIS Stadelmann 1990/91 Egisto MARCUCCI Tino Schirinzi, Barbara Valmorin,<br />

Gianni De Lellis<br />

Claudio MAGRIS La mostra 2002/03 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Mario Maranzana<br />

Curzio MALAPARTE Das Kapital 1981/82 Franco GIRALDI Mario Maranzana, Vittorio<br />

Franceschi, Margherita Guzzinati<br />

Libero MAZZI Trieste con tanto amore 1968/69 Giulio BOSETTI Cesco Baseggio, Giulio Bosetti,<br />

Franca Nuti, Luigi Vannucchi<br />

Libero MAZZI Omaggio ai poeti triestini: 1971/72 Franca Nuti, Franco Mezzera<br />

Camber Barni<br />

Arthur MILLER <strong>Il</strong> crogiuolo 1974/75 Sandro BOLCHI Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino<br />

Troisi, Ludovica Modugno, Franco<br />

Mezzera<br />

Sergio MINIUSSI L’anno della peste 1959/60 Ugo AMODEO Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio<br />

Valletta, Dario Penne, Franco<br />

Jesurum<br />

Sergio MINIUSSI Dialoghi con Leucò 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Egisto Marcucci,<br />

e Aldo TRIONFO (da PAVESE) Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera,<br />

Oreste Rizzini<br />

MOLIERE Don Giovanni 1971/72 Giulio BOSETTI Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola<br />

Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare<br />

Gelli<br />

Ferenc MOLNAR La leggenda di Liliom 1959/60 Leonardo CORTESE Leonardo Cortese, Anna Menichetti,<br />

Lidia Lagonegro, Omero Antonutti,<br />

Pina Cei, Lino Savorani<br />

Robert MUSIL Vinzenz e l’amica 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi,<br />

degli uomini importanti Franco Mezzera<br />

Alfred de MUSSET I capricci di Marianna 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco<br />

Ferro, Ottorino Guerrini


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Aldo NICOLAI Gli asini magri 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Marisa Fabbri,<br />

Anna Miserocchi, Margherita<br />

Guzzinati, Omero Antonutti, Rino<br />

Romano, Carlo Bagno<br />

Clifford ODETS La ragazza di campagna 1958/59 Franco ENRIQUEZ Gianmaria Volontè, Ottorino<br />

Guerrini, Enrica Corti<br />

John OSBORNE Motivo di scandalo 1965/66 Raffaele MAIELLO Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino<br />

e riflessione Savorani, Vittorio Franceschi<br />

John OSBORNE Un patriota per me 1996/97 Giancarlo COBELLI Massimo Belli<br />

Moni OVADIA Trieste, Ebrei e Dintorni 199798 Moni OVADIA Moni Ovadia<br />

Alcide PAOLINI Lezione di tiro 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Antonella<br />

Marchi, Stefano Lescovelli<br />

Pier Paolo PASOLINI Calderon 1979/80 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,<br />

Gianni Galavotti, Francesca Muzio<br />

Pier Paolo PASOLINI I Turcs tal Friùl 1994/95 Elio DE CAPITANI Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini,<br />

Renato Rinaldi, Giovanni Visentin<br />

John PATRICK Attimo fermati, sei bello! 1954/55 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia<br />

Migneco, Gianni Mantesi<br />

Franco PERO’ Winckelmann: “Finalmente 1996/97 Franco PERO’ Giulio Brogi, Massimo De Rossi<br />

verrà la quiete”<br />

Aldo PERRINI Non si dorme a Kirkwall 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Pietro Privitera, Isabella Riva,<br />

Marisa Mantovani, Mario Bardella,<br />

Lino Savorani<br />

Harold PINTER Tradimenti 1988/89 Furio BORDON Paola Bacci, Giampiero Bianchi,<br />

Paolo Bonacelli<br />

Luigi PIRANDELLO Lumie di Sicilia 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani,<br />

Isabella Riva<br />

Luigi PIRANDELLO Ma non è una cosa seria 1956/57 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,<br />

Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino<br />

Savorani<br />

Luigi PIRANDELLO Questa sera 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè,<br />

si recita a soggetto Margherita Guzzinati<br />

Luigi PIRANDELLO Questa sera 1986/87 Giuseppe Mariano Rigillo, Paola Bacci,<br />

si recita a soggetto PATRONI GRIFFI Leopoldo Mastelloni, nella ripresa<br />

Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa,<br />

Laura Marinoni<br />

Luigi PIRANDELLO L’imbecille-La patente 1959/60 Fulvio TOLUSSO Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino<br />

La giara Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio<br />

Valletta<br />

Luigi PIRANDELLO Sei personaggi 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,<br />

in cerca d’autore Margherita Guzzinati, Lino Savorani,<br />

Carlo Bagno<br />

Luigi PIRANDELLO Sei personaggi 1987/88 Giuseppe Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo,<br />

in cerca d’autore PATRONI GRIFFI <strong>Il</strong>aria Occhini, Giovanni Crippa,<br />

Laura Marinoni, Caterina Boratto<br />

Luigi PIRANDELLO Così è se vi pare 1961/62 Sandro BOLCHI Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario<br />

Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa<br />

Fabbri, Omero Antonutti<br />

Luigi PIRANDELLO Enrico IV 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela<br />

Melato<br />

123


124 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Luigi PIRANDELLO Non si sa come 1969/70 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi,<br />

Giampiero Becherelli<br />

Luigi PIRANDELLO Ciascuno a modo suo 1988/89 Giuseppe Mariano Rigillo, <strong>Il</strong>aria Occhini,<br />

PATRONI GRIFFI Giovanni Crippa, Laura<br />

Marinoni,Vittorio Caprioli<br />

Stefano PIRANDELLO La scuola dei padri 1954/55 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Carla Bizzarri,<br />

Gianni Mantesi<br />

PLAUTO Anfitrione 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Marisa Mantovani,<br />

Mario Bardella<br />

Giovanni POLI La commedia degli Zanni 1967/68 Giovanni POLI Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio,<br />

Orazio Bobbio, Giorgio Valletta,<br />

Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario<br />

Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma<br />

Giovanni POLI L’alfabeto dei villani 1971/72 Giovanni POLI Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e<br />

Sandra Martni, Mario Zanotto<br />

Marco PRAGA Le vergini 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Mario Bardella,<br />

Marisa Mantovani, Lino Savorani<br />

Giorgio PRESSBURGER Karl Valentin Kabarett 1980/81 Giorgio PRESSBURGER Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti,<br />

Paolo Rossi, Jole Si/vani<br />

Giorgio PRESSBURGER Eroe di scena 1985/86 Giorgio PRESSBURGER Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo<br />

fantasma d’amore (Moissi) Reggiani, Claudio Gora, Lidia<br />

Kozlovich, Gian Paolo Poddighe<br />

Stanislawa PRZYBYZEWSKA L’affare Danton 1982-83 Maciej KARPlNSKY Mario Maranzana, Vittorio Franceschi<br />

e Andrzej WAJDA<br />

RECITAL di Paola Borboni 1958/59<br />

RECITAL di Diana Torrieri 1959/69<br />

RECITAL di Paola Borboni Fantasia in nero 1959/69<br />

RECITAL di Paola Borboni 1960/61<br />

RECITAL di Marisa Fabbri 1963/64<br />

Antonio RICCARDINI L’ultimo de carneval 1971/72 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio,<br />

Ariella Reggio, Giorgio Valletta<br />

Franco Jesurum, Luciano Virgilio,<br />

Marino Masè<br />

Renzo ROSSO <strong>Il</strong> pianeta indecente 1983/84 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna<br />

Teresa Rossini<br />

William SAROYAN I giorni della vita 1956/57 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Marisa<br />

Mantovani, Cesco Ferro, Camillo<br />

Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia,<br />

Lino Troisi<br />

Jean-Paul SARTRE Nekrassov 1969/70 Ernesto GUIDA Giulio Bosetti, Mario Pisu,<br />

Marianella Laszlo, Lino Savorani,<br />

Gianni Musy<br />

Friedrich SCHILLER Intrigo e amore 1993/94 Nanni GARELIA Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis,<br />

Gianni De Lellis, Graziano Piazza,<br />

Virginio Gazzolo<br />

Eric-Emmanuel SCHMITT <strong>Il</strong> visitatore 1995/96 Antonio CALENDA Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina<br />

(traduzione: Enzo SICILIANO) Vannucchi, Sergio Tardioli<br />

Arthur SCHNITZLER Anatol 1975/76 Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela<br />

Kustermann, Virgilio Zernitz


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Arthur SCHNITZLER Anatol 1992/93 Nanni GARELLA Roberto Sturno, Gianni De Lellis,<br />

Sara Alzetta, Monica Bucciantini,<br />

Nicoletta Corradi, Alvia Reale,<br />

Stefania Barca<br />

Arthur SCHNITZLER Casanova a Spa 1987/88 Luca de FUSCO Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi,<br />

Anna Teresa Rossini, Giampiero<br />

Becherelli<br />

William SHAKESPEARE Amleto 1998/99 Antonio CALENDA Kim Rossi Stuart, Gianni Musy,<br />

Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia<br />

nfranco Varetto, Rossana Mortara,<br />

Alessandro Preziosi<br />

William SHAKESPEARE Come vi garba 1964/65 Eriprando VISCONTI Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,<br />

Franco Mezzera, Lino Savorani,<br />

Vittorio Franceschi<br />

William SHAKESPEARE La bisbetica domata 1958/59 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Ottorino Guerrini,<br />

Carlo Bagno, Gianmaria Volontè,<br />

Lino Savorani, Cesco Ferro,<br />

Margherita Guzzinati<br />

William SHAKESPEARE La dodicesima notte 1960/61 Giovanni POLI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,<br />

Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,<br />

Margherita Guzzinati, Omero<br />

Antonutti<br />

William SHAKESPEARE Macbeth 1966/67 Tino BUAZZELLI Tino Buazzelli, Paola Mannoni,<br />

Egisto Marcucci<br />

William SHAKESPEARE Molto rumore per nulla 1957/58 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Antonio Pierfederici<br />

Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo<br />

Bagno<br />

William SHAKESPEARE Otello 1965/66 Beppe MENEGATTI Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi,<br />

Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,<br />

Oreste Rizzini<br />

William SHAKESPEARE Otello 2001/02 Antonio CALENDA Michele Placido, Sergio Romano,<br />

Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza,<br />

Rossana Mortara, Valentina Valsania<br />

William SHAKESPEARE Re Lear 2003/04 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Daniela<br />

Giovanetti, Luca Lazzareschi,<br />

Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza,<br />

Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri<br />

William SHAKESPEARE Riccardo III 1989/90 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Monica Guerritore,<br />

Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis,<br />

Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi<br />

William SHAKESPEARE Riccardo II 1991/92 Glauco MAURI Roberio Sturno, Gianni Galavotti,<br />

Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi<br />

William SHAKESPEARE Riccardo III 1996/97 Antonio CALENDA Franco Branciaroli, Lucilla<br />

Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio<br />

Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol<br />

etti<br />

George Bernard SHAW L’uomo del destino 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco<br />

Ferro<br />

Georges SHEHADE La storia di Vasco 1962/63 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Renzo Montagnani,<br />

Vittorio Franceschi, Massimo De Vita<br />

125


126 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Valeria SISTO COMAR La santa calce 1965/66 Anna GRUBER Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato,<br />

Giorgio Valletta, Lino Savorani,<br />

Tonino Pavan, Stella Migliore<br />

SOFOCLE Elettra Estate ’64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti,<br />

Adriana Innocenti, Franco Mezzera,<br />

Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi,<br />

Paola Boccardo<br />

SOFOCLE Edipo a Colono Estate ’66 Edmo FENOGLIO Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia<br />

Lazzarini, Raul Grassilli, Paola<br />

Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti<br />

SOFOCLE Edipo a Colono 1996/97 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti,<br />

scrittura rievocativa Ester Galazzi, Dodo Gagliarde,<br />

di Ruggero CAPPUCCIO Gino Monteleone, Paolo Fagiolo,<br />

Stefano Galante, Antonio Tallura, M<br />

aurizio Zacchigna<br />

SOFOCLE Edipo Re 1967/68 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario<br />

Valgoi, Gabriele Lavia<br />

Marko SOSIC Ballerina Ballerina 1996/97 Branko ZAVRSAN Lucka Pockaj<br />

Luigi SQUARZINA Tre quarti di lana 1961/62 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem<br />

Antonutti, Mario Maranzana, Omera<br />

Lazzari<br />

Luigi SQUARZINA Romagnola 1964/65 Eriprando VISCONTI Adriana Innocenti, Vittorio<br />

Franceschi, Franco Mezzera<br />

Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH)<br />

August STRINDBERG <strong>Il</strong> pellicano 1980/81 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo<br />

Simoni, Paola Pitagora<br />

Italo SVEVO Inferiorità 1955/56 Ottavio SPADARO Filippo Scelzo, Mario Bardella<br />

Italo SVEVO Un marito 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Anna Miserocchi,<br />

Omero Antonutti, Marisa Fabbri,<br />

Margherita Guzzinati<br />

Italo SVEVO L’avventura di Maria 1968/69 Aldo TRIONFO Franca Nuti, Gianni Galavotti,<br />

Massimo De Francovich, Paola Bacci<br />

Italo SVEVO Terzetto spezzato 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Stefano<br />

Lescovelli, Antonella Marchi<br />

Italo SVEVO Caro bonbon 1990/91 Marco SCIACCALUGA Massimo De Francovich<br />

Italo SVEVO L’avventura di Maria 1995/96 Nanni GARELLA Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa<br />

Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio<br />

Lanza, Umberto Raho, Stefania<br />

Stefanin, Riccardo Maranzana,<br />

Barbara Trost, Daniele Bonnes<br />

Italo SVEVO Senilità 1997/98 Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia<br />

adattamento di Alberto BASSETTI Reale<br />

John Milhngton SYNGE <strong>Il</strong> furfantello dell’ovest 1961/62 Fulvio TOLUSSO Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo<br />

Bagno, Gina Sammarco, Marisa<br />

Fabbri, Omero Antonutti<br />

Carlo TERRON Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60 Mario MARANZANA Pina Cei, Omero Antonutti, Dario<br />

Penne<br />

Charles THOMAS Jenny nel frutteto 1955/56 Ottavio SPADARO Marisa Mantovani, Mario Bardella<br />

Sergio TOFANO (Stò) Una losca congiura 1955/56 Spiro DALLA PORTA Allievi della Scuola di Recitazione<br />

ovvero Barbariccia contro Bonaventura


Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali<br />

Sergio TOFANO (Stò) L’isola dei pappagalli 1956/57 Spiro DALLA PORTA Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro<br />

Sergio TOFANO (Stò) Bonaventura, 1957/58 Spiro DALLA PORTA Allievi<br />

veterinario per forza della Scuola di Recitazione<br />

Fulvio TOMIZZA Vera Verk 1962/63 Fulvio TOLUSSO Paola Borboni, Fosco Giachetti,<br />

Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo<br />

Montagnani, Lino Savorani<br />

Fulvio TOMIZZA La storia di Bertoldo 1968/69 Giovanni POLI Franco Mezzera, Marina Bonfigli,<br />

Alvise Battain, Lino Savorani<br />

Fulvio TOMIZZA L’idealista (da I. CANKAR) 1976/77 Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo<br />

Cattaneo, Nestor Garay<br />

Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI)<br />

Aldo TRIONFO Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70 Aldo TRIONFO Giulio Brogi, Claudia Giannotti,<br />

e Tonino CONTE della Malesia alla conquista Lino Savorani, Franco Mezzera,<br />

della Perla di Labuan (da Salgari) Antonio Francioni, Franco Jesurum,<br />

Orazio Bobbio, Saverio Moriones,<br />

Mimmo Lo Vecchio<br />

Aldo TRIONFO Margherita Gautier: 1970/71 Aldo TRIONFO Valeria Moriconi, Lia Zoppelli,<br />

e Tonino CONTE la dame aux camelias (da Dumas) Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo<br />

Baldini<br />

David Maria TUROLDO <strong>Il</strong> martirio di Lorenzo 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,<br />

Enrico d’Amato<br />

Heinrich von KLEIST Anfitrione 2001/02 Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka,<br />

Giorgio Lanza, Rossana Mortara<br />

Franz WEDEKIND <strong>Il</strong> Marchese von Keith 1979/80 Nino MANGANO Luigi Diberti, Valeria Ciangottini,<br />

Pietro Biondi, Gianni Galavotti<br />

Tennessee WILLIAMS Zoo di vetro 1979/80 Tatiana PAVLOVA Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani,<br />

Paolo Privitera, Mario Mariani<br />

Tennessee WILLIAMS Lo zoo di vetro 1989/90 Furio BORDON Piera Degli Esposti, Franco<br />

Castellano, Diego Ribon, Beatrice<br />

Visibelli<br />

Carl ZUCKMAYER <strong>Il</strong> capitano di Köpenik 1973/74 Sandro BOLCHI Renato Rascel, Lino Savorani, Elio<br />

Crovetto, Nino Pavese<br />

127


128<br />

57. “Anima e Corpo” (2 ediz.)<br />

di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala<br />

58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro<br />

testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala<br />

59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima”<br />

da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano<br />

60. “Edipo a Colono”<br />

di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio<br />

61. “Bugie Sincere”<br />

di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown<br />

62. “Irma la dolce”<br />

di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch<br />

63. “Senilità”<br />

da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice, Mario Brandolin<br />

64. “Riccardo III”<br />

di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna Mochi, Patrizia Valduga<br />

65. “Amleto”<br />

di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo, Alessandro Serpieri, Roberta<br />

Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri<br />

66. “Ma che c’entra Peter Pan?”<br />

di Alberto Bassetti<br />

67. “Rappresentazione della Passione”<br />

elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo, Renzo Tian<br />

68. “Antigone”<br />

di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, <strong>Il</strong>aria Lucari<br />

69. I Piccoli di Podrecca<br />

70. “Agamennone” e “Coefore”<br />

di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, <strong>Il</strong>aria Lucari<br />

71. “La Mostra”<br />

di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, <strong>Il</strong>aria Lucari, Lorenzo Mondo, Ermanno<br />

Paccagnini, Giovanni Raboni<br />

72. “Eumenidi”<br />

di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, <strong>Il</strong>aria Lucari<br />

73. “Pallido Oggetto del Desiderio”<br />

adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty<br />

74. “Re Lear”<br />

di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo, Paolo Quazzolo, Giuseppina<br />

Restivo<br />

75. “<strong>Persiani</strong>”<br />

di Eschilo, traduzione di Monica Centanni, testi di Monica Centanni, Antonio Calenda<br />

I “Quaderni del Teatro”<br />

pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia


Teatro Stabile<br />

del Friuli-Venezia Giulia<br />

Mariagiovanna ELMI<br />

presidente<br />

Cristina BENUSSI<br />

vice presidente<br />

Tiziana BENUSSI<br />

Lino CARPINTERI<br />

Fabrizio CIGOLOT<br />

Antonio PAOLETTI<br />

Roberto PIAGGIO<br />

consiglieri<br />

collegio dei revisori<br />

Cosimo CECERE<br />

presidente<br />

Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO<br />

Paolo MUSOLLA<br />

soci<br />

Comune di Trieste<br />

Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia<br />

Provincia di Gorizia<br />

Provincia di Pordenone<br />

Provincia di Trieste<br />

Provincia di Udine<br />

Camera di Commercio Industria<br />

Artigianato e Agricoltura di Trieste<br />

Unicredit Banca Spa<br />

Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia<br />

Viale XX Settembre, 45<br />

34126 TRIESTE<br />

tel. 040.3593511<br />

fax 040.3593555<br />

www.ilrossetti.it<br />

e-mail info@ilrossetti.it<br />

Antonio CALENDA<br />

direttore<br />

Sergio DOVGAN<br />

direttore amministrazione<br />

Stefano CURTI<br />

direttore marketing e produzione<br />

Paolo GIOVANAZZI<br />

responsabile tecnico<br />

Roberta TORCELLO<br />

responsabile produzione<br />

Lucia DUSSI<br />

Diego PECAR<br />

Daniela SFERCO<br />

ufficio amministrazione<br />

Massimo CARLI<br />

Flavio DOGANI<br />

Giuliano GIONCHETTI<br />

Rosaria SCHIRALDI<br />

Roberto STAREC<br />

Massimo TATARELLA<br />

Carlo TURETTA<br />

Giorgio ZARDINI<br />

Radivoi ZOBIN<br />

ufficio tecnico<br />

Emmanuele BONNES<br />

Oriana CRESSI<br />

Marzia GALANTE<br />

<strong>Il</strong>aria LUCARI<br />

ufficio marketing e comunicazione<br />

Giampaolo ANDREUTTI<br />

ufficio produzione<br />

Ada D’ACCOLTI<br />

Bruno BOBINI<br />

ufficio segreteria<br />

L’organigramma 2004-2005<br />

129

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