03 Manuale Cecchetti - Contrastiva

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01.06.2013 Views

2 nalisi parallela di tipo contrastivo sulla lingua di arrivo. Solo così sarà possibile ipotizzare eventuali corrispondenze e compiere consapevolmente le scelte che porteranno alla riformulazione del testo nella L2. Le dissimetrie formali e concettuali fra due lingue, e cioè due culture, due realtà, rendono tuttavia impossibile un atto di perfetta equivalenza e portano il traduttore a stabilire corrispondenze niente affatto automatiche ma legate a criteri soggettivi, variabili nel tempo e sottoposti all’influenza dei fattori più diversi. Come hanno messo bene in evidenza i Descriptive Translation Studies e in particolare la cosiddetta Manipulation School, le strategie di lavoro adottate dal traduttore sono fortemente condizionate, ad esempio, dall’approccio traduttivo in voga in un determinato periodo storico, dal contesto socioculturale di arrivo, dal committente, dal prestigio dello scrittore, dalla funzione che il testo avrà all’interno del sistema in cui è destinato a collocarsi. Vi sono poi fenomeni più strettamente formali comuni a ogni traduzione, indipendentemente dalle lingue coinvolte, perché intrinseci al processo stesso di mediazione, primi fra tutti i casi di interferenza, nei confronti dei quali vegono registrati diversi gradi di tolleranza a seconda, di nuovo, della cultura ricevente e dello status del testo 2 . 2. Un caso specifico: L’autunno del patriarca I. Carmignani Il corpus che userò è formato da El otoño del patriarca di Gabriel García Márquez (Plaza & Janés 1975) e dalla traduzione italiana di Enrico Cicogna, L’autunno del patriarca, data alle stampe da Feltrinelli nello stesso anno di pubblicazione dell’originale, con tempi di lavorazione quindi assai ristretti, al contrario delle edizioni inglese e francese che escono nel 1976 3 . La scelta è caduta su questo materiale per il suo particolare interesse, vista l’insolita complessità lessicale dell’opera, che prende la forma di un “monologo polifonico” 4 ricorrendo all’artifizio di una sintassi innovativa, ma soprattutto di una straordinaria ricchezza verbale; una sintassi che tende ad annullare le distinzioni fra discorso diretto, indiretto e libero indiretto 5 , e una ricchezza verbale che va dalle canzoni e dai proverbi dei Caraibi alla parodia dei diari di Cristoforo Colombo 6 o della retorica vaticana, fino a espressioni colloquiali che, come dice Márquez stesso in un’intervista, “possono capire solo i tassisti di Barranquilla” 7 . 2 Per un’efficace sintesi teorica di queste problematiche vd. Garzone 2004 e 2002. 3 Anche la traduzione italiana di Cent’anni di solitudine esce per prima in Europa. Commenta Cicogna: “Ho dovuto completare la versione in meno di un mese per una di quelle misteriose “necessità tecniche” di ordine squisitamente editoriale che sono alle radici dei più bei casi di “infarto da traduzione”. vd. http://www.feltrinelli.it/SchedaTesti?id_testo=1614&id_speclibro=1040) 4 Raboni 1975. 5 Vd. Martínez Ruiz 1979: 495-508. 6 Vd. Parodi 1991-92: 109-119. 7 Da un’intervista a García Márquez pubblicata su “El Manifiesto” (1977) vd. Bell-Villada 2005. A proposito della lingua del romanzo si veda il prezioso studio di Canfield (1984).

La complessità del significato lessicale nella traduzione letteraria 3 L’autunno del patriarca appare però un caso interessante anche per altri motivi: la resa italiana della complessità lessicale del testo di partenza sarebbe spesso incomprensibile se non prendessimo in considerazione un elemento che, come abbiamo accennato, condiziona fortemente le scelte traduttive e cioè il tipo di ricezione che la cultura italiana dell’epoca riserva a Márquez fin da Cent’anni di solitudine (1967), subito diventato il libro culto della generazione del Sessantotto. Il cosiddetto realismo magico riscuote infatti un enorme successo presso questi nuovi lettori, che però tendono a leggere nelle opere di Márquez più l’aspetto magico di quello realistico. Scrive al riguardo Bruno Arpaia: “L’immagine di un’America latina esotica, magica, tanto vicina alle origini da confondere mito e storia, l’immagine di un mondo selvaggio e innocente come il primo giorno della creazione, appartiene […] esclusivamente alla prospettiva occidentale, ansiosa di situare in un qualunque ‘altrove’ la propria utopia realizzata” 8 . Questo sguardo parziale condizionerà inevitabilmente la traduzione italiana. Attraverso gli esempi, vedremo come continui slittamenti linguistici portino a sottolineare l’aspetto “magico” del testo e a sfumarne il “realismo”, fino a produrre nell’insieme una lettura funzionale al punto di vista della cultura di arrivo. 3. La complessità lessicale Cercheremo adesso di analizzare, attraverso pochissimi esempi visto lo spazio a disposizione, la resa della complessità lessicale del testo di partenza nella traduzione italiana, esaminando quali perdite e slittamenti comportino, a livello fonologico, morfosintattico e semantico-concettuale, ora le dissimetrie formali e concettuali fra spagnolo e italiano, ora i condizionamenti di natura linguistica e culturale impliciti al processo di mediazione in sé, ora le inevitabili lacune interpretative. Inutile dire che la sovrapposizione dei fenomeni presi in esame non sempre consente di far rientrare in un’unica categoria i casi analizzati. 4. Aspetti fonologici La complessità della parola letteraria è percepibile in primo luogo nella sua materialità fonica, realizzata attraverso la struttura fonologica e la dinamica soprasegmentale. Nel testo di Márquez, la composizione fonologica e il ritmo narrativo sono elementi architettonici portanti. Scrive Julio Ramón Ribeyro: “Più che un romanzo è una specie di cantata letteraria”; Ángel Rama vi coglie un ritmo da bolero, mentre Ernesto Volkening lo associa alla litania 9 . Consapevole dell’importanza delle valenze fonologiche del testo originale, Cicogna si impegna a riprodurle: non solo 8 Arpaia 2004: XLV. Sull’accoglienza ricevuta dai libri di García Márquez nella cultura italiana si vedano fra gli altri Paris 1984, Varanini 1998, Tedeschi 2002-2003. In particolare, nel testo di Tedeschi, si veda una breve analisi della traduzione di Cent’anni di solitudine: 69-72, e dell’Autunno del patriarca: 138-140. 9 Ramón Ribeyro 1995, Volkening 1981, Rama 1981.

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nalisi parallela di tipo contrastivo sulla lingua di arrivo. Solo così sarà possibile ipotizzare<br />

eventuali corrispondenze e compiere consapevolmente le scelte che porteranno<br />

alla riformulazione del testo nella L2.<br />

Le dissimetrie formali e concettuali fra due lingue, e cioè due culture, due realtà,<br />

rendono tuttavia impossibile un atto di perfetta equivalenza e portano il traduttore a<br />

stabilire corrispondenze niente affatto automatiche ma legate a criteri soggettivi,<br />

variabili nel tempo e sottoposti all’influenza dei fattori più diversi. Come hanno<br />

messo bene in evidenza i Descriptive Translation Studies e in particolare la cosiddetta<br />

Manipulation School, le strategie di lavoro adottate dal traduttore sono fortemente<br />

condizionate, ad esempio, dall’approccio traduttivo in voga in un determinato<br />

periodo storico, dal contesto socioculturale di arrivo, dal committente, dal prestigio<br />

dello scrittore, dalla funzione che il testo avrà all’interno del sistema in cui è<br />

destinato a collocarsi. Vi sono poi fenomeni più strettamente formali comuni a ogni<br />

traduzione, indipendentemente dalle lingue coinvolte, perché intrinseci al processo<br />

stesso di mediazione, primi fra tutti i casi di interferenza, nei confronti dei quali<br />

vegono registrati diversi gradi di tolleranza a seconda, di nuovo, della cultura ricevente<br />

e dello status del testo 2 .<br />

2. Un caso specifico: L’autunno del patriarca<br />

I. Carmignani<br />

Il corpus che userò è formato da El otoño del patriarca di Gabriel García Márquez<br />

(Plaza & Janés 1975) e dalla traduzione italiana di Enrico Cicogna, L’autunno del<br />

patriarca, data alle stampe da Feltrinelli nello stesso anno di pubblicazione dell’originale,<br />

con tempi di lavorazione quindi assai ristretti, al contrario delle edizioni<br />

inglese e francese che escono nel 1976 3 . La scelta è caduta su questo materiale per<br />

il suo particolare interesse, vista l’insolita complessità lessicale dell’opera, che<br />

prende la forma di un “monologo polifonico” 4 ricorrendo all’artifizio di una sintassi<br />

innovativa, ma soprattutto di una straordinaria ricchezza verbale; una sintassi che<br />

tende ad annullare le distinzioni fra discorso diretto, indiretto e libero indiretto 5 , e<br />

una ricchezza verbale che va dalle canzoni e dai proverbi dei Caraibi alla parodia<br />

dei diari di Cristoforo Colombo 6 o della retorica vaticana, fino a espressioni colloquiali<br />

che, come dice Márquez stesso in un’intervista, “possono capire solo i tassisti<br />

di Barranquilla” 7 .<br />

2 Per un’efficace sintesi teorica di queste problematiche vd. Garzone 2004 e 2002.<br />

3 Anche la traduzione italiana di Cent’anni di solitudine esce per prima in Europa. Commenta<br />

Cicogna: “Ho dovuto completare la versione in meno di un mese per una di quelle misteriose “necessità<br />

tecniche” di ordine squisitamente editoriale che sono alle radici dei più bei casi di “infarto da traduzione”.<br />

vd. http://www.feltrinelli.it/SchedaTesti?id_testo=1614&id_speclibro=1040)<br />

4 Raboni 1975.<br />

5 Vd. Martínez Ruiz 1979: 495-508.<br />

6 Vd. Parodi 1991-92: 109-119.<br />

7 Da un’intervista a García Márquez pubblicata su “El Manifiesto” (1977) vd. Bell-Villada 2005.<br />

A proposito della lingua del romanzo si veda il prezioso studio di Canfield (1984).

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