Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
3. Tutela dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo e pr<strong>in</strong>cipio dell’accordo nella Costituzione<br />
e nella legislazione ord<strong>in</strong>aria.<br />
La concezione del negozio giuri<strong>di</strong>co familiare come strumento <strong>di</strong><br />
ampliamento dell’autonomia dei <strong>coniugi</strong>, nata – come si è visto – alla<br />
f<strong>in</strong>e dell’ultima guerra, venne ben presto ad <strong>in</strong>quadrarsi nei pr<strong>in</strong>cipi<br />
accolti dalla Costituzione repubblicana, che gettò le basi per un totale<br />
sovvertimento dell’ottica <strong>in</strong> cui si collocava la «concezione<br />
istituzionale» della famiglia. In questo già ricordato passaggio da una<br />
«concezione istituzionale» ad una «concezione costituzionale» della<br />
famiglia, l’istituto familiare veniva ora fondato sui pr<strong>in</strong>cipi<br />
d’uguaglianza e <strong>di</strong> pari <strong>di</strong>gnità dei <strong>coniugi</strong> (artt. 3 e 29 Cost.) [38],<br />
mentre la posizione del s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong> seno alla comunità familiare veniva<br />
tutelata dalla regola della salvaguar<strong>di</strong>a dei <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />
dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo anche all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> quelle formazioni sociali <strong>in</strong> cui<br />
esso, secondo quanto stabilito dall’art. 2 Cost., «svolge la sua<br />
personalità» [39].<br />
Questa accentuata attenzione per la tutela del s<strong>in</strong>golo e –<br />
conseguentemente – dell’autonomia dei privati all’<strong>in</strong>terno della<br />
comunità familiare trovò qu<strong>in</strong><strong>di</strong> i suoi ulteriori sviluppi sul piano<br />
della legislazione ord<strong>in</strong>aria, at<strong>tra</strong>verso alcuni <strong>in</strong>terventi della Corte<br />
costituzionale, l’<strong>in</strong>troduzione del <strong>di</strong>vorzio e la riforma del 1975 [40].<br />
Per quanto attiene alle decisioni della Consulta basti ricordare, <strong>in</strong><br />
primis, l’impatto, sul piano sistematico, dell’abolizione del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />
donazioni <strong>tra</strong> <strong>coniugi</strong> [41]. Come rilevato <strong>in</strong> dottr<strong>in</strong>a «L’abrogazione del<br />
<strong>di</strong>vieto è ricca <strong>di</strong> implicazioni perché rende ‘automaticamente’<br />
legittima ogni attività negoziale <strong>tra</strong> <strong>coniugi</strong>. Anzi, proprio perché<br />
l’attività negoziale <strong>tra</strong> <strong>coniugi</strong> si presume fondata sugli affetti<br />
familiari, essa viene ora <strong>in</strong> qualche misura agevolata e protetta. Il<br />
‘mutuo amore’ o la riconoscenza o, comunque, l’affetto (<strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi: le<br />
situazioni esistenziali) se nel <strong>di</strong>ritto romano doveva soggiacere alle<br />
‘istanze’ <strong>patrimoniali</strong>, ora <strong>in</strong>vece <strong>di</strong>viene la privilegiata ragione<br />
giustificatrice degli atti <strong>di</strong> attribuzione patrimoniale; e ciò <strong>di</strong>pende<br />
dalla funzionalizzazione dei rapporti <strong>patrimoniali</strong> nella famiglia ad<br />
assicurare una misura <strong>di</strong> eguaglianza sostanziale <strong>tra</strong> i <strong>coniugi</strong> e <strong>di</strong><br />
tutela della persona» [42].<br />
A questa storica decisione della Corte costituzionale po<strong>tra</strong>nno poi<br />
anche affiancarsi quelle tendenti a ricondurre le convenzioni<br />
matrimoniali al campo con<strong>tra</strong>ttuale [43] e ad estendere alla separazione<br />
consensuale alcune <strong>di</strong>sposizioni dettate con riguardo alla separazione<br />
giu<strong>di</strong>ziale [44].<br />
<strong>Gli</strong> effetti sul piano sistematico, poi, dell’<strong>in</strong>troduzione del<br />
<strong>di</strong>vorzio sono più che evidenti. Basti ricordare l’<strong>in</strong>sistenza con la<br />
quale la concezione istituzionale della famiglia aveva fatto richiamo<br />
alla regola dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>ssolubilità, per <strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>re l’impossibilità <strong>di</strong><br />
ricondurre il matrimonio (oltre che gli altri istituti familiari) al<br />
concetto <strong>di</strong> atto <strong>di</strong> manifestazione <strong>di</strong> volontà sulla falsariga del<br />
para<strong>di</strong>gma con<strong>tra</strong>ttuale [45]. Inoltre, la possibilità della cessazione degli<br />
effetti civili del matrimonio, impone <strong>di</strong> ripensare la materia <strong>in</strong> una<br />
<strong>di</strong>versa prospettiva: è <strong>in</strong>fatti concepibile la successione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />
famiglie nel tempo, facenti capo agli stessi <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui. L’<strong>in</strong>treccio dei<br />
rapporti è dunque tale che non è possibile, nemmeno logicamente, far<br />
luogo ad una completa regolazione imperativa <strong>di</strong> legge, e<br />
conseguentemente aumenta lo spazio lasciato all’autoregolamento dei<br />
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