Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
m<strong>in</strong>orenni.<br />
A ben vedere, la questione potrebbe <strong>in</strong>vece essere (ri)proposta<br />
sotto questo altro angolo visuale: un medesimo tipo <strong>di</strong> accordo,<br />
caratterizzato dalla v<strong>in</strong>colatività scaturente dall’art. 1372 c.c. (e poco<br />
importa se la norma sia espressamente dettata solo per i rapporti<br />
<strong>patrimoniali</strong>, atteso che, come si è visto, il pr<strong>in</strong>cipio è sicuramente<br />
estensibile anche ai negozi familiari non <strong>patrimoniali</strong>), può essere<br />
garantito dalla presenza <strong>di</strong> un titolo esecutivo (il verbale ex art. 158<br />
c.c.), se concerne la prole legittima, laddove ciò non accade se quello<br />
stesso tipo d’<strong>in</strong>tesa riguarda <strong>in</strong>vece la prole naturale. Naturalmente si<br />
potrà obiettare che esistono dei rime<strong>di</strong>, miranti a determ<strong>in</strong>are la<br />
creazione <strong>di</strong> un titolo esecutivo: l’accordo sulla prole naturale può<br />
(almeno per ciò che concerne i profili <strong>patrimoniali</strong>) essere fatto valere<br />
<strong>in</strong> <strong>sede</strong> <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mento contenzioso ord<strong>in</strong>ario, ovvero essere posto<br />
alla base <strong>di</strong> una richiesta per decreto <strong>in</strong>giuntivo. L’<strong>in</strong>tesa potrebbe poi<br />
anche essere recepita da un atto notarile (o, secondo quanto <strong>di</strong>sposto<br />
dalla l. 80/2005, essere racchiusa <strong>in</strong> una scrittura privata autenticata),<br />
così acquistando efficacia <strong>di</strong> titolo esecutivo ex art. 474 c.p.c., per le<br />
obbligazioni aventi ad oggetto pagamento <strong>di</strong> somme <strong>di</strong> denaro.<br />
Peraltro, tutti quelli appena <strong>in</strong><strong>di</strong>cati sono strumenti costosi, che<br />
presuppongono una parte ben assistita ed avvisata, e che comunque<br />
marcano una <strong>in</strong>giustificata <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> <strong>tra</strong>ttamento, fondata sul solo<br />
fatto <strong>di</strong> appartenere alla categoria dei figli legittimi, piuttosto che a<br />
quella dei figli naturali.<br />
La soluzione pratica potrebbe essere reperita sfruttando<br />
ad<strong>di</strong>rittura alcune <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni date dalla stessa Corte costituzionale<br />
che, per almeno due volte, ha resp<strong>in</strong>to domande <strong>di</strong>rette ad ottenere<br />
l’estensione – per via <strong>di</strong> pronunzie <strong>di</strong> accoglimento – ai figli naturali<br />
<strong>di</strong> rime<strong>di</strong> concessi a tutela <strong>di</strong> quelli legittimi, affermando poi, <strong>in</strong> buona<br />
sostanza (cioè per via <strong>di</strong> decisioni <strong>in</strong>terpretative <strong>di</strong> rigetto),<br />
l’applicabilità ai primi <strong>di</strong> norme dettate per i secon<strong>di</strong> [312]. Una volta<br />
<strong>tra</strong>cciata la via dell’«<strong>in</strong>terpretazione adeguatrice» degli artt. 155 c.c.<br />
(ora art. 155-quater, <strong>di</strong>rettamente applicabile, <strong>tra</strong> l’altro, alla famiglia<br />
<strong>di</strong> fatto ex art. 4, cpv., l. 8 febbraio 2006, n. 54, cit.), relativamente al<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> abitazione nella casa familiare, e 156 c.c., sullo strumento<br />
del sequestro, non si vede perché non si potrebbe ipotizzare una<br />
ripetizione del medesimo ragionamento anche per la procedura <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 158 c.c., riconoscendone la riferibilità anche alla<br />
«separazione» della famiglia <strong>di</strong> fatto ed <strong>in</strong> tal modo avallando una<br />
prassi che nei tribunali ha già preso piede.<br />
A tutto ciò s’aggiunga, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, che il già mentovato dovere del<br />
giu<strong>di</strong>ce (anche nel caso <strong>di</strong> procedure relative alla famiglia <strong>di</strong> fatto) <strong>di</strong><br />
«prendere(re) atto, se non con<strong>tra</strong>ri all’<strong>in</strong>teresse dei figli, degli <strong>accor<strong>di</strong></strong><br />
<strong>in</strong>tervenuti <strong>tra</strong> i genitori» (cfr. art. 155, secondo comma, c.c.) viene a<br />
munire <strong>di</strong> ulteriore, <strong>di</strong>fficilmente <strong>di</strong>scutibile, fondamento una siffatta<br />
operazione ermeneutica.<br />
Ora, il problema s<strong>in</strong> qui esam<strong>in</strong>ato attiene più che altro al<br />
profilo della pattuizione <strong>di</strong> obbligazioni aventi ad oggetto la<br />
corresponsione <strong>di</strong> somme <strong>di</strong> denaro a titolo <strong>di</strong> mantenimento. Nessun<br />
dubbio sembra peraltro potersi porre sulla possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>serire,<br />
nell’ambito <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> negozi della crisi para-coniugale, anche<br />
<strong>tra</strong>sferimenti immobiliari, ad <strong>in</strong>star <strong>di</strong> ciò che avviene, come si è<br />
visto, <strong>in</strong> seno alla crisi della famiglia fondata sul matrimonio. In<br />
proposito, poi, l’operatività imme<strong>di</strong>ata della <strong>tra</strong>nslatio dom<strong>in</strong>ii, nel<br />
caso <strong>di</strong> <strong>accor<strong>di</strong></strong> ad efficacia reale, dovrebbe ad<strong>di</strong>rittura consentire <strong>di</strong><br />
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