Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
previsto <strong>in</strong> funzione meramente suppletiva). La giurisprudenza sembra<br />
del resto secondare questa <strong>in</strong>terpretazione, ammettendo la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />
<strong>accor<strong>di</strong></strong> aventi ad oggetto l’affidamento della prole naturale [310].<br />
Nessun dubbio dovrebbe poi porsi sull’ammissibilità dell’eventuale<br />
regolamentazione pattizia della misura <strong>in</strong> cui ciascuno dei conviventi<br />
contribuirà al mantenimento dei figli (eventualmente anche non<br />
m<strong>in</strong>orenni).<br />
Questi risultati ricevono conferma dalle <strong>di</strong>sposizioni della<br />
normativa <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> affidamento con<strong>di</strong>viso, estensibili, come noto,<br />
anche alla famiglia <strong>di</strong> fatto, per effetto dell’art. 4, cpv., l. 8 febbraio<br />
2006, n. 54. In forza <strong>di</strong> queste norme, <strong>in</strong>vero, il giu<strong>di</strong>ce è obbligato a<br />
«Prende(re) atto, se non con<strong>tra</strong>ri all’<strong>in</strong>teresse dei figli, degli <strong>accor<strong>di</strong></strong><br />
<strong>in</strong>tervenuti <strong>tra</strong> i genitori» (cfr. art. 155, comma secondo, c.c.). D’altro<br />
canto, i conviventi possono liberamente sottoscrivere <strong>accor<strong>di</strong></strong> <strong>in</strong><br />
merito al mantenimento dei figli (come stabilito dall’art. 155, comma<br />
quarto, c.c.), eventualmente anche <strong>in</strong> deroga al criterio <strong>di</strong><br />
proporzionalità scolpito nell’art. 148 c.c. (e sempre che, come si è<br />
visto <strong>tra</strong>ttando della materia con riguardo alla crisi coniugale, tale<br />
facoltà <strong>di</strong> deroga non venga un giorno colpita da declaratoria <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>costituzionalità, nel caso si dovesse ritenere il citato criterio munito<br />
<strong>di</strong> garanzia costituzionale, ex art. 30 Cost.).<br />
Il vero problema è, semmai, quello <strong>di</strong> trovare un sistema che<br />
possa «<strong>in</strong>chiodare» le parti alle loro responsabilità, ed ottenere uno<br />
strumento che garantisca contro il rischio che una <strong>di</strong> esse cambi<br />
successivamente idea.<br />
La mancanza <strong>di</strong> un siffatto meccanismo rende evidente la<br />
<strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> <strong>tra</strong>ttamento rispetto alla situazione della rottura della<br />
coppia coniugata: <strong>in</strong> quest’ultimo caso, <strong>in</strong>fatti, si arriva a un atto (il<br />
verbale <strong>di</strong> separazione consensuale) munito <strong>di</strong> forza esecutiva; nel<br />
caso <strong>in</strong>vece della famiglia <strong>di</strong> fatto l’<strong>in</strong>tesa, sottoscritta dalle parti, è<br />
racchiusa <strong>in</strong> un documento che – ancorché v<strong>in</strong>colante per le parti –<br />
non può essere posto alla base <strong>di</strong> un’azione esecutiva. Ciò,<br />
ovviamente, a meno che il tribunale non <strong>in</strong>tenda <strong>in</strong> qualche modo<br />
recepire l’accordo <strong>in</strong> un suo provve<strong>di</strong>mento o emanare una decisione<br />
che assuma i caratteri <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> decreto <strong>di</strong> omologa analogo a<br />
quelli che il tribunale ord<strong>in</strong>ario emana ai sensi dell’art. 158 c.c.<br />
La questione pone un problema <strong>di</strong> legittimità costituzionale. La<br />
Consulta, a <strong>di</strong>re il vero, si è già occupata della materia, resp<strong>in</strong>gendo le<br />
questioni che le erano state proposte. Peraltro, come risulta evidente<br />
dalla lettura delle sentenze emesse al riguardo nel 1996 e nel 1997 [311],<br />
la questione non era stata presentata sotto questo angolo visuale. Ciò<br />
che si era chiesto alla Corte costituzionale era <strong>di</strong> decidere se<br />
rispondesse a criteri <strong>di</strong> razionalità il fatto che i figli legittimi sono, per<br />
così <strong>di</strong>re, «gestiti» dal tribunale ord<strong>in</strong>ario, mentre quelli naturali lo<br />
sono (ma solo limitatamente ai profili personali) dal tribunale per i<br />
m<strong>in</strong>orenni. E qui la Consulta ebbe buon gioco a <strong>di</strong>re che si <strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> un<br />
problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità del Legislatore, il quale può sbizzarrirsi ad<br />
<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare varie forme <strong>di</strong> competenza, attribuendole ora ad un<br />
giu<strong>di</strong>ce piuttosto che ad un altro. A ciò s’aggiunga che, nel caso<br />
dell’assegno per il m<strong>in</strong>ore naturale e dei relativi rapporti <strong>patrimoniali</strong>,<br />
l’azione è vista come azione <strong>tra</strong> genitori e non <strong>in</strong>volge <strong>di</strong>rettamente la<br />
posizione, come soggetto processuale, del m<strong>in</strong>ore: non deve dunque<br />
destare «scandalo» il fatto che ad occuparsene sia il tribunale<br />
ord<strong>in</strong>ario, mentre per i profili personali è competente il tribunale per i<br />
m<strong>in</strong>orenni.<br />
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