Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
autosufficiente, è rappresentato dal contributo che l’attribuzione del<br />
promittente porta all’adempimento <strong>di</strong> un’obbligazione (quella,<br />
appunto, <strong>di</strong> mantenimento) che grava anche sullo stipulante medesimo<br />
e che lo stipulante sarebbe tenuto ad adempiere per <strong>in</strong>tero, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong><br />
mancata (o <strong>in</strong>sufficiente) contribuzione da parte del promittente.<br />
A <strong>di</strong>fferenza, dunque, del caso <strong>di</strong> donazione con motivo<br />
postmatrimoniale <strong>in</strong>ter coniuges, il cancelliere non potrà ricevere<br />
questo tipo <strong>di</strong> negozio, che andrà necessariamente rogato da notaio, <strong>in</strong><br />
presenza <strong>di</strong> testimoni [304] .<br />
21. I <strong>tra</strong>sferimenti <strong>in</strong> favore della prole naturale nell’ambito della<br />
crisi della famiglia <strong>di</strong> fatto.<br />
Le considerazioni <strong>di</strong> cui al paragrafo che precede <strong>in</strong>troducono<br />
alla <strong>tra</strong>ttazione del tema dei <strong>tra</strong>sferimenti <strong>in</strong> favore dei figli naturali<br />
nell’ambito della crisi della famiglia <strong>di</strong> fatto. Problematica, questa,<br />
strettamente legata all’argomento, piuttosto delicato, dei rapporti con<br />
un profilo strettamente personale, come quello della procreazione,<br />
nonché della gestione della potestà. Per quanto attiene al primo<br />
aspetto dovrà senz’altro affermarsi la nullità <strong>di</strong> ogni impegno che<br />
preveda l’esecuzione <strong>di</strong> prestazioni <strong>di</strong> carattere sessuale – <strong>in</strong> relazione<br />
al quale emergerebbe anche l’aspetto della con<strong>tra</strong>rietà al buon costume<br />
[305] – o, ancora, l’assunzione <strong>di</strong> un determ<strong>in</strong>ato cognome [306], la<br />
procreazione (eventualmente me<strong>di</strong>ante il ricorso a meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
fecondazione artificiale), o la non procreazione, per mezzo<br />
dell’imposizione dell’obbligo <strong>di</strong> far uso <strong>di</strong> sistemi con<strong>tra</strong>ccettivi [307].<br />
Nella monografia sui regimi <strong>patrimoniali</strong> della famiglia <strong>di</strong> fatto<br />
lo scrivente aveva espresso l’op<strong>in</strong>ione secondo cui sarebbe stato<br />
impossibile regolare sotto qualsiasi forma anche gli aspetti <strong>in</strong>volgenti i<br />
rapporti <strong>di</strong> filiazione e l’esercizio della potestà dei genitori, che<br />
risultano già <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ati da norme <strong>di</strong> carattere imperativo [308]. La<br />
conclusione va sicuramente riba<strong>di</strong>ta per tutto quanto attiene al<br />
momento costitutivo del rapporto <strong>di</strong> filiazione (o comunque <strong>di</strong> un<br />
rapporto para-familiare). Pertanto, oltre alla già illus<strong>tra</strong>ta nullità <strong>di</strong><br />
ogni promessa avente a oggetto la procreazione ovvero l’astensione<br />
dalla procreazione, va affermata l’<strong>in</strong>vali<strong>di</strong>tà dell’obbligo che i<br />
conviventi eventualmente assumessero <strong>di</strong> manifestare la propria<br />
<strong>di</strong>sponibilità all’affidamento familiare, o al compimento <strong>di</strong><br />
un’eventuale adozione, nei limiti <strong>in</strong> cui, ovviamente, essa possa<br />
ritenersi consentita ai soggetti non coniugati. Lo stesso è a <strong>di</strong>rsi per<br />
l’impegno, da parte <strong>di</strong> uno o <strong>di</strong> en<strong>tra</strong>mbi, a effettuare, o ad astenersi<br />
dall’effettuare, il riconoscimento della prole generata dall’unione, o,<br />
ancora, a far precedere uno dei due riconoscimenti all’altro, strumento<br />
che altrimenti potrebbe servire (con le limitazioni, ben<strong>in</strong>teso, fissate<br />
dall’art. 262 c.c.) a conseguire lo scopo <strong>di</strong> far assumere ai figli il<br />
cognome <strong>di</strong> uno piuttosto che dell’altro dei genitori.<br />
Diverse appaiono <strong>in</strong>vece le conclusioni per ciò che attiene agli<br />
aspetti att<strong>in</strong>enti all’esercizio della potestà sui figli comuni. Invero,<br />
come <strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>to <strong>in</strong> dottr<strong>in</strong>a [309], dall’art. 317-bis c.c. sembra potersi<br />
ricavare per implicito il riconoscimento da parte del legislatore della<br />
vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> <strong>in</strong>tese <strong>di</strong>rette a regolare tale aspetto, sia <strong>in</strong> relazione alla<br />
coppia <strong>in</strong> situazione «fisiologica» (mercé il r<strong>in</strong>vio all’art. 316 c.c.), sia<br />
a quella <strong>in</strong> situazione «patologica» (<strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>tervento del giu<strong>di</strong>ce è<br />
previsto <strong>in</strong> funzione meramente suppletiva). La giurisprudenza sembra<br />
file:///Users/pierfederico/Desktop/Abs<strong>tra</strong>ct%20<strong>AMI</strong>%208:4:11/relazione_oberto_bologna_8_aprile_2011.htm<br />
19/04/11 12.29<br />
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