Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
al medesimo, quando tale <strong>tra</strong>nslatio formi oggetto <strong>di</strong> un obbligo<br />
assunto da uno dei <strong>coniugi</strong>. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, delle due l’una: o si ritiene il<br />
<strong>tra</strong>sferimento già perfezionato per effetto dell’<strong>in</strong>tesa <strong>tra</strong> i genitori [297] ,<br />
oppure si attribuisce all’atto il valore <strong>di</strong> semplice obbligo a <strong>tra</strong>sferire<br />
[298] . In quest’ultima ipotesi si legittima allora il figlio (m<strong>in</strong>orenne) ad<br />
agire, <strong>tra</strong>mite l’altro genitore, ex art. 2932 c.c., nel caso <strong>in</strong> cui il<br />
genitore obbligato si dovesse rifiutare <strong>di</strong> porre <strong>in</strong> essere l’atto<br />
<strong>tra</strong>slativo [299] .<br />
Proprio sul problema dei rapporti con la donazione sarà utile<br />
richiamare anche una già citata decisione <strong>di</strong> merito, che nega valore <strong>di</strong><br />
promessa, per l’appunto, <strong>di</strong> «donazione» [300] all’obbligazione assunta<br />
da un marito – <strong>in</strong> seno ad una «scrittura privata <strong>di</strong> <strong>tra</strong>nsazione»,<br />
redatta con la moglie <strong>in</strong> fase <strong>di</strong> separazione ed allegata al verbale<br />
presidenziale – <strong>di</strong> «donare» un immobile <strong>di</strong> sua proprietà ai figli con<br />
la concessione dell’usufrutto alla moglie. Come già ricordato, la corte<br />
subalp<strong>in</strong>a [301] è andata contro il tenore letterale delle espressioni usate<br />
dalle parti, rilevando che, nel caso <strong>di</strong> specie, faceva <strong>di</strong>fetto l’animus<br />
donan<strong>di</strong>, con conseguente vali<strong>di</strong>tà del predetto impegno ed<br />
accoglimento della domanda <strong>di</strong>retta, ex art. 2932 c.c., all’esecuzione<br />
coattiva del medesimo [302] .<br />
Le considerazioni <strong>di</strong> cui sopra sono estensibili al caso della<br />
prole maggiorenne ma non autosufficiente, con la sola precisazione<br />
che, nel caso <strong>di</strong> impegno avente carattere meramente obbligatorio, il<br />
figlio sarebbe legittimato ad agire <strong>in</strong> proprio (arg. ex art.<br />
155-qu<strong>in</strong>quies c.c.).<br />
Diverso è il <strong>di</strong>scorso per quanto attiene alla prole maggiorenne<br />
autosufficiente. Qui, <strong>in</strong> effetti, l’assenza <strong>di</strong> un obbligo <strong>di</strong><br />
mantenimento fa sì che a tali figli non possano applicarsi le<br />
<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui ai più volte citati artt. 711 c.p.c. e 4, se<strong>di</strong>cesimo<br />
comma, l.<strong>di</strong>v., con la conseguenza che un atto <strong>tra</strong>slativo <strong>in</strong> loro favore<br />
non potrà essere considerato se non quale estr<strong>in</strong>secazione d’un <strong>in</strong>tento<br />
liberale e pertanto alla stregua <strong>di</strong> una donazione. Peraltro, proprio le<br />
<strong>di</strong>sposizioni da ultimo citate potrebbero tornare <strong>in</strong> considerazione, non<br />
più come concernenti le «con<strong>di</strong>zioni <strong>in</strong>erenti alla prole» (che non può<br />
essere, nell’ottica delle norme citate, se non la prole m<strong>in</strong>orenne o<br />
maggiorenne e non autosufficiente), ma sotto il profilo delle<br />
con<strong>di</strong>zioni relative ai rapporti <strong>tra</strong> i <strong>coniugi</strong> stessi. In altre parole, la<br />
donazione, pur non avendo causa nella crisi coniugale, potrebbe<br />
trovare <strong>in</strong> essa un motivo, costituendo la medesima una delle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>in</strong> presenza delle quali (e nel contesto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> più<br />
ampie <strong>in</strong>tese sui reciproci rapporti <strong>di</strong> dare-avere) i <strong>coniugi</strong> decidono <strong>di</strong><br />
ad<strong>di</strong>venire ad una separazione consensuale (o ad un <strong>di</strong>vorzio su<br />
domanda congiunta).<br />
Ci si potrebbe così trovare <strong>di</strong> fronte ad una vera e propria<br />
donazione con motivo postmatrimoniale [303] , che <strong>in</strong> questo caso<br />
presenterebbe la particolarità <strong>di</strong> non vedere quale beneficiario uno dei<br />
<strong>coniugi</strong>, bensì un terzo (il figlio, per l’appunto, maggiorenne ed<br />
autosufficiente). Quest’ultimo, peraltro, come soggetto es<strong>tra</strong>neo al<br />
processo <strong>di</strong> separazione o <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorzio, non potrebbe <strong>in</strong>tervenire<br />
nell’atto a manifestare l’accettazione. Né sarebbe comunque<br />
immag<strong>in</strong>abile qui il ricorso al meccanismo <strong>di</strong> cui all’art. 1411 c.c.,<br />
posto che farebbe <strong>di</strong>fetto <strong>in</strong> tale ipotesi quell’<strong>in</strong>teresse dello stipulante<br />
che, nel caso <strong>di</strong> prole m<strong>in</strong>orenne o maggiorenne ma non<br />
autosufficiente, è rappresentato dal contributo che l’attribuzione del<br />
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