Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
effetti del <strong>tra</strong>sferimento dal momento della def<strong>in</strong>itività del decreto <strong>di</strong><br />
omologazione della separazione consensuale.<br />
14. <strong>Gli</strong> effetti del <strong>tra</strong>sferimento <strong>in</strong> relazione all’azione revocatoria<br />
ord<strong>in</strong>aria ed alla revocatoria fallimentare.<br />
La giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità ha avuto modo <strong>di</strong> occuparsi <strong>in</strong><br />
questi ultimi anni per almeno tre volte della possibilità, da parte dei<br />
cre<strong>di</strong>tori o del curatore fallimentare, <strong>di</strong> esperire azione revocatoria,<br />
rispettivamente, ord<strong>in</strong>aria e fallimentare nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> negozi<br />
<strong>tra</strong>slativi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>in</strong> <strong>sede</strong> <strong>di</strong> crisi coniugale.<br />
Il problema pr<strong>in</strong>cipale <strong>tra</strong>ttato da queste decisioni attiene al<br />
profilo del carattere solutorio o meno dell’atto <strong>tra</strong>slativo. Essendo<br />
notoriamente sot<strong>tra</strong>tto a revocatoria l’atto <strong>di</strong> adempimento <strong>di</strong><br />
un’obbligazione, è evidente che la qualificazione a tale stregua dei<br />
negozi <strong>in</strong> oggetto fornirebbe un <strong>in</strong>superabile usbergo avverso le<br />
pretese dei cre<strong>di</strong>tori, <strong>in</strong> <strong>sede</strong> <strong>di</strong> azione <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, così come<br />
concorsuale.<br />
Con una prima sentenza del 2005 [243] la Corte Suprema, partendo<br />
dalla constatazione per cui l’art. 2740 c.c. <strong>di</strong>spone che il debitore<br />
risponda con tutti i suoi beni dell’adempimento delle proprie<br />
obbligazioni, a presc<strong>in</strong>dere dalla loro fonte, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> anche se le stesse<br />
deriv<strong>in</strong>o dalla legge, come l’obbligo <strong>di</strong> mantenimento del coniuge e<br />
dei figli m<strong>in</strong>ori, ne ha <strong>tra</strong>tto la conseguenza che sono soggetti<br />
all’azione revocatoria ord<strong>in</strong>aria «anche gli atti aventi un profondo<br />
valore etico e morale, come quello con cui il debitore, per adempiere<br />
il proprio obbligo <strong>di</strong> mantenimento nei confronti dei figli e del<br />
coniuge, abbia <strong>tra</strong>sferito a quest’ultimo, a seguito della separazione, la<br />
proprietà <strong>di</strong> un bene». Ciò tanto più avuto riguardo al fatto che l’art.<br />
2901 c.c. «tutela il cre<strong>di</strong>tore, rispetto agli atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione del<br />
proprio patrimonio posti <strong>in</strong> essere dal debitore, senza alcun <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>e<br />
circa lo scopo ulteriore avuto <strong>di</strong> mira dal debitore nel compimento<br />
dell’atto <strong>di</strong>spositivo».<br />
L’anno seguente la stessa Corte [244] ha dovuto affrontare identica<br />
questione sotto l’angolo visuale, però, della revocatoria fallimentare,<br />
ai sensi degli artt. 67, comma primo, n. 1, e 69 l. fall. Anche qui,<br />
partendo dalla premessa per cui l’atto <strong>tra</strong>slativo ha carattere negoziale<br />
e non processuale e rilevando ulteriormente che il <strong>tra</strong>sferimento<br />
immobiliare o la costituzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto reale m<strong>in</strong>ore, pur pattuiti<br />
«<strong>in</strong> funzione solutoria dell’obbligo <strong>di</strong> mantenimento del coniuge<br />
economicamente più debole o <strong>di</strong> contribuzione al mantenimento dei<br />
figli», vengono <strong>in</strong> considerazione non già «<strong>in</strong> sé», ma sotto il profilo<br />
delle relative «concrete modalità <strong>di</strong> assolvimento» (<strong>di</strong> siffatti doveri),<br />
ha concluso per la revocabilità ai sensi delle norme citate dell’accordo<br />
con il quale il coniuge poi fallito – assegnatario della casa coniugale<br />
alla stregua delle con<strong>di</strong>zioni della separazione consensuale omologata<br />
– a mo<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> tali con<strong>di</strong>zioni, aveva costituito a favore dell’altro<br />
coniuge, per tutta la durata della sua vita, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> abitazione sulla<br />
predetta casa coniugale, ottenendo <strong>in</strong> cambio l’esonero dal<br />
versamento <strong>di</strong> una somma mensile, precedentemente pattuito a titolo<br />
<strong>di</strong> contributo alle spese per il reperimento <strong>di</strong> altro alloggio da parte del<br />
coniuge beneficiario.<br />
Inf<strong>in</strong>e, nel 2008, la Cassazione si è trovata ad affrontare una<br />
questione assai sp<strong>in</strong>osa, complicata dalla circostanza che il<br />
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