Gli accordi patrimoniali tra coniugi in sede di ... - AMI Avvocati
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Giacomo OBERTO<br />
Altro possibile dubbio è quello secondo cui il fatto <strong>di</strong> stabilire<br />
un’equazione <strong>tra</strong> i concetti <strong>di</strong> «<strong>tra</strong>sferimento patrimoniale <strong>in</strong> <strong>sede</strong> <strong>di</strong><br />
separazione» e <strong>di</strong> «effetto della separazione ex art. 158 c.c.» sembra<br />
legare l’operazione alla regola della con<strong>di</strong>cio iuris <strong>di</strong> cui alla citata<br />
<strong>di</strong>sposizione dell’art. 158 c.c. Vi è dunque da chiedersi se, nel caso <strong>in</strong><br />
cui i <strong>coniugi</strong> non <strong>in</strong>tendessero attendere l’omologazione e volessero<br />
operare un effetto patrimoniale <strong>tra</strong>slativo prima <strong>di</strong> tale evento, l’<strong>in</strong>tesa<br />
non sarebbe con<strong>tra</strong>ria a norma imperativa (l’art. 158 cit., appunto).<br />
L’<strong>in</strong>terrogativo <strong>di</strong>scende, come si appena detto, dal postulato<br />
secondo cui il <strong>tra</strong>sferimento patrimoniale sarebbe uno degli «effetti<br />
della separazione» cui fa richiamo l’art. 158 c.c. Ma è proprio questo<br />
assioma che va messo <strong>in</strong> <strong>di</strong>scussione. La verifica <strong>di</strong> siffatta<br />
proposizione utilizza quale «cart<strong>in</strong>a <strong>di</strong> tornasole» il richiamo agli<br />
effetti della riconciliazione, ex art. 157 c.c.: norma, questa, che pure<br />
ha <strong>tra</strong>tto agli «effetti della separazione» (contenziosa o consensuale<br />
che sia). Appare dunque lecito porsi l’<strong>in</strong>terrogativo circa la sorte del<br />
<strong>tra</strong>sferimento patrimoniale operato <strong>in</strong> <strong>sede</strong> <strong>di</strong> separazione, una volta<br />
che <strong>tra</strong> i <strong>coniugi</strong> sia <strong>in</strong>tervenuta la riconciliazione. Logica vorrebbe,<br />
<strong>in</strong>fatti, che, se veramente le attribuzioni <strong>di</strong> cui qui si <strong>di</strong>scute fossero da<br />
annoverare <strong>tra</strong> gli «effetti della separazione», nel senso sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>cato,<br />
la riconciliazione delle parti dovrebbe determ<strong>in</strong>arne la ripetizione.<br />
La questione era già stata posta parecchi anni or sono<br />
all’attenzione della Suprema Corte, che aveva avuto modo <strong>di</strong> stabilire<br />
quanto segue: «Qualora <strong>tra</strong> i <strong>coniugi</strong> si convenga, con pattuizione<br />
facente parte dell’accordo <strong>di</strong> separazione consensuale, che<br />
l’obbligazione <strong>di</strong> mantenimento sia adempiuta, anziché a mezzo <strong>di</strong><br />
una prestazione patrimoniale perio<strong>di</strong>ca, con l’attribuzione def<strong>in</strong>itiva <strong>di</strong><br />
beni, mobili o immobili, o <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> danaro, l’esecuzione <strong>di</strong> tale<br />
attribuzione est<strong>in</strong>gue totalmente e def<strong>in</strong>itivamente l’obbligazione. (...)<br />
A tale efficacia est<strong>in</strong>tiva non ostano né il rilievo che lo stato <strong>di</strong><br />
separazione ha carattere essenzialmente non permanente, né il rilievo<br />
che a carico del coniuge può sorgere successivamente l’obbligazione<br />
<strong>di</strong> alimenti. La riconciliazione, <strong>in</strong>fatti, ha come effetto suo proprio la<br />
cessazione dello stato <strong>di</strong> separazione, e non altro. La cessazione<br />
dell’efficacia delle pattuizioni <strong>patrimoniali</strong> stipulate all’atto della<br />
separazione non è effetto necessario della riconciliazione, come<br />
sembra ritenere il ricorrente, ma può derivare soltanto da un nuovo<br />
assetto delle posizioni <strong>patrimoniali</strong> dei <strong>coniugi</strong>, che potrà essere<br />
raggiunto o convenzionalmente o giu<strong>di</strong>zialmente con riferimento alla<br />
situazione successiva alla riconciliazione, ma non è <strong>di</strong>retta<br />
conseguenza <strong>di</strong> questa. L’obbligo degli alimenti, qualora ne vengano a<br />
sussistere i presupposti, è del tutto es<strong>tra</strong>neo all’obbligo <strong>di</strong><br />
mantenimento e sorge <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dall’esistenza <strong>di</strong> questo; ed<br />
<strong>in</strong>vero, l’adempimento all’obbligo <strong>di</strong> alimenti non est<strong>in</strong>gue l’obbligo<br />
<strong>di</strong> mantenimento, se esistente, e correlativamente l’<strong>in</strong>sorgenza<br />
dell’obbligazione <strong>di</strong> alimenti non genera alcun effetto<br />
sull’obbligazione <strong>di</strong> mantenimento, se <strong>in</strong>sussistente od est<strong>in</strong>ta. Deve<br />
essere confermato, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che l’obbligazione <strong>di</strong> mantenimento può<br />
validamente essere est<strong>in</strong>ta, all’atto della separazione consensuale <strong>tra</strong><br />
<strong>coniugi</strong>, con un’attribuzione def<strong>in</strong>itiva <strong>di</strong> beni e che tale attribuzione<br />
non può, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, essere considerata priva <strong>di</strong> causa» [223] .<br />
Sul tema è ritornata successivamente una pronunzia <strong>di</strong> merito,<br />
che pure è pervenuta alle medesime conclusioni: «Deve ritenersi (…)<br />
che alla riconciliazione consegua, sotto il profilo del regime<br />
patrimoniale della famiglia, la ricostituzione automatica della<br />
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