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41 Atto di fondazione dell'Abbazia di Cluny (909) I ... - DivShare

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FTTr – Storia della Chiesa, 1 Documenti, 18<br />

<strong>Atto</strong> <strong>di</strong> <strong>fondazione</strong> dell’Abbazia <strong>di</strong> <strong>Cluny</strong> (<strong>909</strong>)<br />

Sia noto a tutti i viventi nella fede e che aspettano la misericor<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Cristo e a coloro che verranno dopo <strong>di</strong> loro e a coloro<br />

che vivranno fino alla consumazione del mondo che, per<br />

amore <strong>di</strong> Dio e del Salvatore nostro Gesù Cristo, io Guglielmo<br />

trasferisco i miei beni dalla mia proprietà ai santi apostoli Pietro<br />

e Paolo. Il villaggio <strong>di</strong> <strong>Cluny</strong> con il cortile e il manso non<br />

soggetto a signore, e la cappella che c’è in onore della santa<br />

Madre <strong>di</strong> Dio Maria e <strong>di</strong> san Pietro, principe degli apostoli, con<br />

tutte le sue pertinenze, case, cappelle, servi <strong>di</strong> entrambi i sessi,<br />

vigne, campi, prati, selve, acque e loro decorsi, mulini, ingressi<br />

e uscite, terreni colti e incolti. Tutte queste proprietà<br />

sono situate nella contea <strong>di</strong> Macon, o attorno, e ognuna è definita<br />

nei suoi confini.<br />

lo, Guglielmo 54 e mia moglie Inghelberga dono tutti questi<br />

beni ai suddetti apostoli, prima <strong>di</strong> tutto per amore <strong>di</strong> Dio, poi<br />

per l’anima del mio signore il re Odone, <strong>di</strong> mio padre e <strong>di</strong> mia<br />

madre, per me e mia moglie, cioè per la salvezza delle nostre<br />

anime e corpi (...) per le anime dei nostri fratelli e sorelle e nipoti<br />

e <strong>di</strong> tutti i parenti <strong>di</strong> entrambi i sessi, per i nostri fedeli che<br />

lavorano al nostro servizio e anche per la stabilità e l’integrità<br />

della fede cattolica. Infine, poiché tutti noi cristiani siamo uniti<br />

dal legame <strong>di</strong> una sola fede e carità, questa donazione sia<br />

anche a favore <strong>di</strong> tutti i veri credenti dei tempi passati, presenti,<br />

futuri.<br />

La donazione è finalizzata a che venga costruito, nel territorio<br />

<strong>di</strong> <strong>Cluny</strong>, un monastero regolare in onore dei santi apostoli<br />

Pietro e Paolo e qui i monaci vivano comunitariamente<br />

secondo la regola <strong>di</strong> san Benedetto. Essi abbiano il possesso<br />

<strong>di</strong> questi beni perennemente, e li usino e ne <strong>di</strong>spongano, così<br />

mentre vi realizzano una venerabile casa <strong>di</strong> preghiera, cerchino<br />

con tutto il desiderio e con intimo ardore il colloquio celeste<br />

e, con grande zelo, rivolgano al Signore preghiere, suppliche<br />

e invocazioni, sia per me che per tutti, come è stato elencato<br />

sopra.<br />

Gli stessi monaci con tutte le suddette proprietà siano sotto<br />

l’autorità dell’abate Bernone il quale, finché vivrà, presieda<br />

ad essi regolarmente come vorrà e potrà. Dopo la sua morte<br />

abbiano i monaci il potere <strong>di</strong> eleggere chiunque vogliano del<br />

loro or<strong>di</strong>ne, secondo la volontà <strong>di</strong> Dio e la regola <strong>di</strong> san Benedetto,<br />

così che nessuna opposizione da parte nostra né <strong>di</strong><br />

54 Con la Carta <strong>di</strong> <strong>fondazione</strong> dell’11 settembre <strong>909</strong> il duca <strong>di</strong> Aquitania<br />

e conte <strong>di</strong> Mâcon, Guglielmo il Pio, consentiva l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> un<br />

monastero a <strong>Cluny</strong>, nel Maconnaise, cedendo però le proprie terre <strong>di</strong>rettamente<br />

“agli apostoli Pietro e Paolo”, ossia alla Santa Sede della Chiesa<br />

<strong>di</strong> Roma. Si intendeva in questo modo <strong>di</strong>fendere per sempre i patrimoni<br />

della nuova <strong>fondazione</strong> e sottrarla a ogni intervento <strong>di</strong> forze esterne,<br />

comprese quella del vescovo locale, dell’autorità politica, dello stesso<br />

fondatore e dei suoi successori. L’esperienza <strong>di</strong> <strong>Cluny</strong> si situa nel<br />

contesto del rinnovamento monastico dell’epoca teso al recupero dell’autentico<br />

e originario spirito della regola benedettina. La riforma propugnata<br />

dai successori <strong>di</strong> Bernone, Oddone (927-942) e Maiolo (954-993)<br />

costituì una rete <strong>di</strong> priorati <strong>di</strong>pendenti dall’abate <strong>di</strong> <strong>Cluny</strong>, interessando<br />

inoltre molti altri monasteri pur rimasti in<strong>di</strong>pendenti. Particolare splendore<br />

raggiunse <strong>Cluny</strong> nei secoli XI e XII, anche sotto il profilo culturale e<br />

artistico. Dopo l’abbaziato <strong>di</strong> Pietro il Venerabile (1122-1157), l’or<strong>di</strong>ne<br />

dei cluniacensi iniziò un lento declino fino alla soppressione avvenuta<br />

durante la Rivoluzione francese. / In Archivum. Documenti della Storia<br />

della Chiesa dal primo secolo a oggi, a cura <strong>di</strong> N. Benazzi, Piemme, Casale<br />

Monferrato 2000, p.282.<br />

nessun potere impe<strong>di</strong>sca una elezione religiosa. Ogni cinque<br />

anni i monaci paghino <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> per le luminarie alle tombe<br />

degli apostoli e abbiano la protezione degli stessi apostoli e<br />

del pontefice romano; e gli stessi monaci <strong>di</strong> tutto cuore costruiscano<br />

il luogo prescelto secondo quanto potranno e vorranno.<br />

Vogliamo anche che, ai tempi nostri e dei nostri successori,<br />

secondo quanto consentirà l’opportunità e la possibilità<br />

del luogo stesso, ogni giorno si compiano con grande impegno<br />

opere <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a per i poveri, i bisognosi, i forestieri,<br />

i pellegrini (...).<br />

E vi scongiuro, o santi apostoli e gloriosi principi della terra,<br />

Pietro e Paolo, e tu, o pontefice dei pontefici della sede<br />

apostolica che ricevesti da Dio, allontanate dalla comunità<br />

della santa Chiesa <strong>di</strong> Dio e della vita eterna i briganti che depredano,<br />

usurpano e <strong>di</strong>sperdono questi beni che a voi dono<br />

con animo lieto e pronta volontà; siate protettori e <strong>di</strong>fensori<br />

del suddetto luogo <strong>di</strong> <strong>Cluny</strong> e dei servi <strong>di</strong> Dio che vi abitano.<br />

I principi della dottrina teocratica nel pensiero<br />

<strong>di</strong> Gregorio VII: «Dictatus papae» (1075)<br />

N.B.: riportiamo solo le principali proposizioni del documento.<br />

1) Che la Chiesa Romana è stata fondata da Dio solo;<br />

2) Che soltanto il Pontefice Romano è a buon <strong>di</strong>ritto chiamato<br />

universale.<br />

3) Che egli solo può deporre o ristabilire i vescovi.<br />

4) Che un suo messo, anche se inferiore <strong>di</strong> grado, in concilio,<br />

è al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutti i vescovi e può pronunziare sentenza<br />

<strong>di</strong> deposizione contro <strong>di</strong> loro. [...]<br />

12) Che gli è lecito deporre l’imperatore.<br />

13) Che gli è lecito, secondo la necessità, spostare i vescovi<br />

<strong>di</strong> sede in sede. [...]<br />

14) Che nessun sinodo può esser chiamato “generale”, se<br />

non comandato da lui. [...]<br />

19) Che nessuno lo può giu<strong>di</strong>care.<br />

20) Che nessuno osi condannare chi si appella alla Santa<br />

Sede.<br />

21) Che le cause <strong>di</strong> maggior importanza, <strong>di</strong> qualsiasi chiesa,<br />

debbono esser rimesse al suo giu<strong>di</strong>zio.<br />

22) Che la Chiesa Romana non errò e non errerà mai e ciò<br />

secondo la testimonianza delle Sacre Scritture. [...]<br />

25) Che può deporre e ristabilire i vescovi anche senza riunione<br />

sinodale.<br />

26) Che non deve essere considerato cattolico chi non è<br />

d’accordo con la Chiesa Romana.<br />

27) Che il Pontefice può sciogliere i sud<strong>di</strong>ti dalla fedeltà verso<br />

gli iniqui.<br />

Gregorio VII:<br />

Decreto <strong>di</strong> scomunica a Enrico IV, 15/2/1076<br />

N.B.: si tratta <strong>di</strong> uno scritto in forma <strong>di</strong> preghiera a S.Pietro.<br />

Beato Pietro, principe degli Apostoli, inclina, preghiamo, le<br />

pie tue orecchie a noi e ascolta me tuo servo che dall’infanzia<br />

hai nutrito e fino a questo giorno hai liberato dalle mani dei<br />

malvagi, che mi hanno o<strong>di</strong>ato e mi o<strong>di</strong>ano per la fedeltà verso<br />

<strong>di</strong> te. Tu mi sei testimone e Nostra Signora madre <strong>di</strong> Dio, e il<br />

beato Paolo, fratello tuo fra tutti i beati, che la tua Santa Romana<br />

Chiesa trasse me, contro mio volere, al suo governo,<br />

ed io ritenni <strong>di</strong> non ascendere <strong>di</strong> furto alla tua sede, e avrei<br />

a.a. 2010-2011 <strong>41</strong>


FTTr – Storia della Chiesa, 1 Documenti, 18<br />

preferito finire la vita mia pellegrinando come monaco, anziché<br />

occupare il suo posto per vanità mondana con animo secolare.<br />

E perciò, per grazia tua, non in virtù delle mie opere, credo<br />

essere stato ed essere tuo volere che il popolo cristiano a<br />

te particolarmente commesso, a me particolarmente obbe<strong>di</strong>sca,<br />

per le tue veci che mi sono state affidate. E la grazia che<br />

mi viene da te è la potestà data da Dio, <strong>di</strong> legare e <strong>di</strong> sciogliere<br />

in cielo e in terra.<br />

Sorretto pertanto da questa fiducia, per l’onore e la <strong>di</strong>fesa<br />

della tua Chiesa, da parte dell’onnipotente Id<strong>di</strong>o Padre e Figlio<br />

e dello Spirito Santo, con la potestà e l’autorità tua, ad<br />

Enrico re, figlio <strong>di</strong> Enrico imperatore, che è insorto con inau<strong>di</strong>ta<br />

superbia contro la tua Chiesa, inter<strong>di</strong>co il regno dei Teutoni<br />

e d’Italia, e sciolgo tutti i Cristiani dal vincolo del giuramento,<br />

che gli hanno prestato e presteranno; or<strong>di</strong>no che nessuno gli<br />

serva come a re.<br />

È giusto infatti che colui il quale cerca <strong>di</strong> sminuire l’onore<br />

della tua Chiesa, perda egli stesso l’onore <strong>di</strong> cui sembra investito.<br />

E poiché ha <strong>di</strong>sdegnato <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re come Cristiano, e<br />

non è ritornato a Dio, da cui s’è allontanato, partecipando cogli<br />

scomunicati, sprezzando i miei ammonimenti, che, - tu mi<br />

sei testimonio - gl’inviai per sua salvezza, separando sé dalla<br />

sua Chiesa, tentando <strong>di</strong> scindere la Chiesa stessa, in nome<br />

tuo lo costringo col vincolo dell’anatema e in virtù della tua fiducia<br />

lo lego per tal modo, che sappiano le genti e riconoscano<br />

per prova che tu sei Pietro e sopra la tua pietra il Figlio del<br />

Dio vivo e<strong>di</strong>ficò la sua Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno<br />

contro <strong>di</strong> essa 55.<br />

Enrico IV: Lettera al monaco Ildebrando, 27/3/1076<br />

Enrico re non per usurpazione ma per sacra or<strong>di</strong>nazione<br />

<strong>di</strong> Dio a lldebrando non più papa ma falso monaco.<br />

Per tua vergogna hai meritato questa forma <strong>di</strong> saluto tu<br />

che nella Chiesa non hai tralasciato occasione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sonore<br />

anziché <strong>di</strong> onore, <strong>di</strong> male<strong>di</strong>zione anziché <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione. Per<br />

in<strong>di</strong>care, tra i molti esempi, solo pochi e importanti, non hai<br />

temuto non solo <strong>di</strong> toccare come unti del Signore i rettori della<br />

Santa Chiesa, arcivescovi, vescovi, preti, ma li hai calpestati<br />

sotto i tuoi pie<strong>di</strong>, come servi che non sanno quello che fa il loro<br />

padrone. Comprimendoli, ti sei procurato il favore del volgo.<br />

Hai creduto che tutti costoro non sanno nulla, e che tu solo<br />

possie<strong>di</strong> tutta la scienza, della quale poi ti servi non per costruire<br />

ma per <strong>di</strong>struggere [...l. E noi, che ci siamo sforzati <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fendere l’onore della sede apostolica, abbiamo sopportato<br />

tutte queste cose. Ma tu hai creduto che la nostra umiltà fosse<br />

timore e non hai temuto <strong>di</strong> ergerti contro il potere regio che ci<br />

è stato concesso da Dio, ed hai osato minacciare <strong>di</strong> togliercelo:<br />

come se noi avessimo ricevuto il regno da te, come se il<br />

regno o l’impero sia nella tua mano e non in quella <strong>di</strong> Dio. Nostro<br />

Signore Gesù Cristo che ha chiamato noi al regno, non<br />

ha chiamato te al sacerdozio. Tu sei salito per questi gra<strong>di</strong>:<br />

anzitutto con l’astuzia, che non si concilia con la professione<br />

monastica, ti sei procurato il denaro, col denaro il favore, col<br />

favore le armi, e con le armi il seggio della pace [il soglio pontificio],<br />

e dal seggio della pace hai turbato la pace, armando i<br />

55 Da G. FALCO, La Santa Romana Repubblica, Ricciar<strong>di</strong>, Milano-<br />

Napoli, 1968.<br />

fedeli contro i prelati, insegnando loro a <strong>di</strong>sprezzare i nostri<br />

vescovi chiamati da Dio, tu che non sei stato chiamato [...].<br />

Anche me, che benché indegno sono consacrato per regnare<br />

tra i cristiani, hai colpito; mentre io, secondo quanto insegna<br />

la tra<strong>di</strong>zione del santi padri, non posso essere giu<strong>di</strong>cato che<br />

da Dio solo [...].<br />

Scen<strong>di</strong> dunque, abbandona la sede apostolica usurpata;<br />

altri salga sul soglio <strong>di</strong> Pietro, che non nasconda la violenza<br />

sotto alcuna religione, ma insegni la sana dottrina <strong>di</strong> San Pietro.<br />

lo, Enrico, re per grazia <strong>di</strong> Dio, io ti <strong>di</strong>co con tutti i miei vescovi:<br />

Scen<strong>di</strong>, scen<strong>di</strong>, dannato nei secoli! 56<br />

Gregorio VII: Costituzioni dal Sinodo del 19 novembre<br />

1078 sulla gestione simoniaca dei beni e delle<br />

cariche ecclesiastiche<br />

Chiunque, sia nobile o <strong>di</strong> qualsiasi or<strong>di</strong>ne o professione,<br />

abbia ricevuto da principi o occupato senza il consenso dei<br />

vescovi, degli abati o <strong>di</strong> altri reggitori <strong>di</strong> chiese, o abbia ottenuto<br />

irregolarmente o per simonia, benefici ecclesiastici, sia<br />

scomunicato a meno che restituisca i beni alla Chiesa.<br />

Inoltre stabiliamo - sapendo che in molti luoghi si compiono<br />

investiture ecclesiastiche da parte <strong>di</strong> laici, contro ciò che fu<br />

stabilito dai santi padri, e sapendo che da questi comportamenti<br />

nascono per la Chiesa molti <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni che destabilizzano<br />

la religione cristiana - che nessun prete potrà ricevere investitura<br />

<strong>di</strong> un vescovato o <strong>di</strong> un’abbazia o <strong>di</strong> una chiesa per<br />

mano dell’imperatore, del re o <strong>di</strong> altro laico, uomo o donna<br />

che sia. E se avrà ritenuto <strong>di</strong> poterla ottenere, sappia che l’investitura<br />

non è valida per l’autorità della Sede Apostolica e<br />

che egli è soggetto a scomunica fino a sod<strong>di</strong>sfazione adeguata.<br />

Se poi qualche vescovo avrà venduto prebende, arci<strong>di</strong>aconati,<br />

prepositure o altri uffici ecclesiastici o avrà or<strong>di</strong>nato<br />

qualcuno contro l’insegnamento dei santi padri, sia sospeso<br />

dall’ufficio. Chi, infatti, ha gratuitamente ricevuto l’episcopato<br />

deve gratuitamente assegnare gli uffici a lui sottoposti (...) 57.<br />

Concordato <strong>di</strong> Worms (1122)<br />

lo Callisto [Papa Callisto II, 1119-1130], servo dei servi <strong>di</strong><br />

Dio, concedo a te, amato figlio Enrico, per grazia <strong>di</strong> Dio augusto<br />

imperatore dei Romani, che in Germania l’elezione dei vescovi<br />

e degli abati appartenenti al Regno, sia compiuta in tua<br />

presenza. senza simonia né violenza, così che, nel caso in<br />

cui sorgano <strong>di</strong>ssensi tra le parti, tu possa accordare il tuo assenso<br />

e porgere soccorso alla parte migliore, consigliandoti<br />

con il metropolita o i provinciali. Per mezzo dello scettro il prescelto<br />

riceva da te i <strong>di</strong>ritti regali, e per questo compia ciò che ti<br />

deve per <strong>di</strong>ritto. In tutte le altre parti dell’Impero, invece, il<br />

consacrato riceva da te, per mezzo dello scettro, i <strong>di</strong>ritti regali<br />

entro sei mesi e compia ciò che ti deve per <strong>di</strong>ritto, eccezion<br />

fatta per ciò che si sa essere <strong>di</strong> pertinenza della Chiesa Romana.<br />

Vera pace a te e a tutti coloro che sono o sono stati al<br />

tuo fianco nel tempo <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a 58.<br />

56 Da Monumenta Germaniae Historica, Costitutiones et acta, I, 110.<br />

57 In MGH, Epistulae selectae, II.<br />

58 In MGH, Constitutiones et Acta publica imperatorum et regum.<br />

a.a. 2010-2011 42

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