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Spediz. In abbonamento postale art. 2 comma 20/c<br />
Legge 662/96 Filiale di Milano Aut. del Tribunale<br />
di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000<br />
EDITORIALE<br />
La crisi delle<br />
informazioni<br />
1<br />
<strong>2009</strong><br />
IN PRIMO PIANO<br />
Senegal<br />
ADOTTARE<br />
Il più bel pezzetto<br />
d’Africa<br />
Un ritorno davvero<br />
speciale<br />
CONVIVENZE<br />
L’intervento militare<br />
a Gerusalemme Est<br />
COOPERAZIONE<br />
INTERNAZIONALE<br />
Viaggio in Etiopia<br />
Tanti AMIci<br />
<strong>SHANTHI</strong> frontiere<br />
viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini<br />
Lasciamo le porte completamente aperte<br />
Così potranno parlare<br />
del loro dolore e della loro gioia<br />
viaggi e passaggi segreti nelle terre degli uomini Anno XXIV n. 1 - Periodico semestrale dell’A.M.I.
Chi siamo<br />
L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è un’associazione di volontariato nata nel 1982.<br />
È stata riconosciuta ufficialmente Ente Morale con Decreto del Ministero dell’Interno<br />
http://www.amiweb.it/decrem97.htm (Gazzetta Ufficiale del 21/7/97 rif. n. 97A5684).<br />
Ente autorizzato all’Attività nelle Procedure di Adozione Internazionale con<br />
Provvedimento Nr. 34/2000/AE/AUT CC/DEL 06/09/2000 della Commissione per le A.I.<br />
L’AMI è stata fondata nel 1982 per iniziativa di un<br />
piccolo numero di famiglie adottive, allo scopo di<br />
inviare beni di prima necessità nelle Missioni Indiane<br />
gestite dalle Suore di Carità delle Sante B. Capitanio<br />
e V. Gerosa.<br />
Dopo i primi anni di attività, che hanno visto incrementare<br />
sensibilmente il numero dei soci, AMI ha<br />
riorganizzato la propria attività focalizzando le iniziative<br />
principalmente in tre settori:<br />
ADOZIONE INTERNAZIONALE<br />
AMI è un ente autorizzato a svolgere tutte le attività nelle<br />
procedure di Adozione Internazionale, dall’accoglienza della<br />
coppia avente già il decreto di idoneità fino al completamento<br />
di tutto l’iter adottivo.<br />
ami@amiweb.org<br />
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />
AMI sviluppa progetti di cooperazione internazionale, da<br />
sola o con altre organizzazioni, attraverso l’invio di materiali<br />
(vestiario, medicinali ecc.) e di contributi finanziari per la costruzione<br />
e il mantenimento di asili, scuole, dispensari, case<br />
per la popolazione locale, implementazione di piccole attività<br />
produttive e sviluppo. Collabora in progetti co-finanziati<br />
dalla Commissione Adozioni Internazionali.<br />
aiutami@amiweb.org<br />
SPONSORIZZAZIONE<br />
AMI promuove e realizza la sponsorizzazione (comunemente<br />
chiamata adozione a distanza) di minori in stato<br />
di bisogno. L’obiettivo è di avvicinare famiglie, gruppi e singoli<br />
a bambini e bambine che necessitano di sostegno economico<br />
per proseguire gli studi nel proprio Paese; mediante interventi<br />
individuali di istruzione si pongono anche le basi per<br />
la crescita delle comunità locali.<br />
sponsorizzami@amiweb.org<br />
Sede Legale: via A. Moro 7 - <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />
Sede Operativa: via A. Manzoni 10/7<br />
<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI) tel/fax 02-45701705<br />
Codice Fiscale: 97018760153<br />
Sito internet: http://www.amiweb.org<br />
La sede è aperta: mercoledì e venerdì sera<br />
Le nostre zone<br />
Bergamo: 035-713916<br />
Castel San Giorgio (SA): 081-951504<br />
Limena (PD): 049-8848183<br />
La Spezia: 0187-701114<br />
Mantova: 0376-245259<br />
Piacenza: 0523-896247<br />
Roma: 06-70453637<br />
Stiava (LU): 0584-970071<br />
Quote associative annuali:<br />
Socio ordinario: € 60,00<br />
Socio sostenitore: € 5,00 (senza alcun limite)<br />
Sponsorizzazioni (adozioni a distanza): € 180,00<br />
C/C bancario intestato:<br />
Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Banca Intesa San Paolo <strong>–</strong> Ag. 2140 via Pirelli Milano<br />
n.Conto 000008724189<br />
ABI 03069 CAB 09548 CIN N<br />
IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189<br />
oppure<br />
C/C postale intestato:<br />
Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Via A.Moro 3 <strong>–</strong> <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />
n. Conto 20216206<br />
ABI 07601 CAB 01600 CIN P<br />
IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206
La crisi delle informazioni<br />
Lo scorso numero scrivevo che “Shanthi non è<br />
una rivista che può parlare di problemi di stretta<br />
attualità, la sua periodicità semestrale non glielo<br />
consente. Ma inevitabilmente ci capita comunque<br />
di leggere questo numero nel preciso momento<br />
in cui eventi nazionali ed internazionali si susseguono<br />
e intrecciano. Che fare? Cosa sta accadendo?<br />
È un momento di confusione… oppure è<br />
una delle solite esagerazioni mediatiche che alla<br />
fine toglie solo la nostra attenzione dai tre quarti<br />
della popolazione mondiale che di questa crisi<br />
economica non hanno la più pallida idea? Chi<br />
vive con meno di 2 dollari al giorno, la crisi (altro<br />
che economica!) ce l’ha per tutta la vita, da<br />
quando viene al mondo fino alla morte per malattie<br />
da noi spesso curabili con poche centinaia<br />
di euro.”<br />
Senza saperlo affrontavamo un problema che invece<br />
è ancora di strettissima attualità.<br />
Ancora “crisi”.<br />
A settembre del 2008, quando scrivevo l’editoriale,<br />
poteva forse sembrare un momento mediatico<br />
particolare ma alla fine ci siamo dovuti arrendere.<br />
La crisi, piaccia o no, c’è. Sono tornato da<br />
poco dagli Emirati Arabi e persino lì ci sono i primi<br />
segni di cedimento (ma era più che prevedibile).<br />
E oggi non si parla d’altro. Ma la domanda<br />
a cui non c’è una risposta sta facendo cadere<br />
purtroppo nel dimenticatoio problemi molto più<br />
seri. Vorrei accennare a uno solo, dato che ormai<br />
da tempo in AMI si parla di Africa. Ciò che sta<br />
accadendo in Congo nessuno, nella normale popolazione,<br />
lo sa. Si tratta dei “campi di stupro”,<br />
una “nuova” strategia di guerra messa in atto<br />
da esseri che ovviamente non possiamo definire<br />
umani. Non pubblico le foto, ma vi garantisco,<br />
lasciano senza parole.<br />
Riporto solo questa testimonianza di un medico<br />
senza frontiere che scriveva di quanto visto in<br />
Congo: “di recente mi sono imbattuto, e ho imparato<br />
a essere insensibile per poterle curare, in<br />
pazienti che perdono urina e materia fecale dopo<br />
che lo stupro di gruppo le ha lacerate. Donne<br />
torturate con bastoni, coltelli, baionette, esplose<br />
dentro i loro corpi rimasti senza vagina, vescica,<br />
retto. Ragazze alle quali devo dire: lei non<br />
ha più un apparato genitale, non diventerà mai<br />
una donna”.<br />
In 10 anni di guerra nel suo ospedale Panzi a<br />
Bukavu, solo per fare un esempio, il ginecologo<br />
Denis Mukwege ha operato 25 mila vittime di<br />
stupri efferati e ne ha medicato altrettante nei<br />
villaggi, condannato a leggere nei loro corpi gli<br />
scempi di questo cruciale lembo d’Africa, l’est<br />
della Repubblica Democratica del Congo.<br />
Non vado oltre, ne parleremo in un numero speciale<br />
in preparazione e lasceremo la parola direttamente<br />
ai medici esperti. Purtroppo queste<br />
notizie sono oltremodo vere ma per trovarle bisogna<br />
faticare. Per approfondire bisogna essere<br />
più che volenterosi, i giornali ne parlano poco,<br />
la TV per nulla.<br />
Certo la crisi c’è ma che crisi è questa se non mette<br />
anche in discussione il modo con cui le informazioni<br />
ci arrivano?<br />
Tuttavia un esempio lodevole è da poco arrivato<br />
in redazione. Si tratta dell’avvio della televisione<br />
via web realizzata dai ragazzi e dagli educatori<br />
del servizio educativo del Campo Profughi<br />
di Kalandia. Si tratta di una iniziativa legata a<br />
“Impronte di Pace” e finanziata dalla rete dei comuni<br />
sardi di Segariu, Villanovafranca, Lunamatrona<br />
(VS) e dal Consorzio Sa Corona Arrubia.<br />
Si può vedere direttamente su web a questo<br />
indirizzo http://www.kalandiachildren.com è<br />
stata interamente realizzata all’interno del Campo<br />
Profughi di Kalandia per piccoli e adulti ed è<br />
on line dal 28 marzo. Potrete seguire la vita quotidiana<br />
di un gruppo di 10 bambini che vivono<br />
in un paese occupato dall’esercito israeliano.<br />
Voi che ne pensate?<br />
EDITORIALE<br />
di Paolo Tortiglione<br />
shanthi@amiweb.org<br />
<strong>SHANTHI</strong> 1
www.amiweb.it<br />
Viaggi di solidarietà<br />
nelle terre degli uomini<br />
Shanthi Frontiere<br />
Anno XXIV- n. 1<br />
Periodico semestrale dell’A.M.I.<br />
Spedizione in abbonamento<br />
postale art. 2 comma 20/c<br />
Legge 662/96 Filiale di Milano<br />
Autorizzazione del Tribunale<br />
di Milano n. 730 del Registro<br />
Periodici 10.11.2000<br />
Direttore responsabile:<br />
Paolo Tortiglione<br />
Redazione:<br />
Fabiana Polese,<br />
Giovanni Quarticelli<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero:<br />
AMI Gruppo Veneto, AMI Gruppo<br />
Versilia, Giuseppe Banderali, Paola<br />
Beleffi, Enzo Bernasconi, Suor<br />
Maria Bertilla, Flavio Brognoli,<br />
Silvano Caldana, Alessandra Cova,<br />
Cecilia Cremonesi, Antonella Deliso,<br />
Giacomo Freyrie, Habineza, Sarah<br />
Iacono, Igor e Dinknesh Misuri, E.<br />
Papa, Vincenzo Pappalardo, Isabella<br />
Ronchieri, Massimo Annibale Rossi,<br />
Anselmo Roveda, Elisabetta Salvatici,<br />
M. Salvioni, Luca Santini, Laura<br />
Simonini, Rita Villella, Stefano Zoia<br />
foto di copertina di F. Reus<br />
I versi sono tratti da “7 seconds” di<br />
Youssou ‘N Dour<br />
Le vignette sono di Flavio Maracchia<br />
Il disegno di pagina 43 è di Anna<br />
Luraschi<br />
Grafica e impaginazione:<br />
Imagidea.it - 02.36551314<br />
Stampa:<br />
T.R.E.G srl - Guardamiglio (LO)<br />
tel. 0377.452057 - info@tregsrl.com<br />
Sede A.M.I. e redazione Shanthi<br />
Cascina Robbiolo Via A. Moro, 7<br />
<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />
tel./fax 02.4501705<br />
In generale Shanthi fa uso di foto<br />
originali scattate direttamente dai<br />
membri della associazione durante<br />
i loro viaggi o permanenze<br />
all’estero. In questo numero alcune<br />
foto sono state tratte da fonti<br />
web avvisando i relativi autori<br />
o in rispetto delle norme DRM.<br />
Dove non è stato possibile risalire<br />
all’autore Shanthi è a disposizione<br />
degli eventuali aventi diritto.<br />
In questo numero...<br />
A M I V E R S I L I A<br />
pag. 1 EDITORIALE<br />
La crisi delle informazioni<br />
di Paolo Tortiglione<br />
pag. 3 LETTERE<br />
Gacaca: l’ingiustizia continua in Ruanda di Habineza<br />
Gita a Vinca di Laura Simonini<br />
pag. 7 IN PRIMO PIANO SENEGAL<br />
Il Senegal e le sue esigenze: donne e bambini in primo piano<br />
di Paolo Tortiglione<br />
Per inviare lettere, commenti,<br />
osservazioni… potete scrivere a<br />
shanthi@amiweb.org o all’indirizzo:<br />
A.M.I. Redazione Shanthi,<br />
Cascina Robbiolo, Via A.Moro, 7<br />
20040 Buccinasco (MI)<br />
pag. 10 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... SALUTE<br />
Quale salute per i bambini del Senegal?<br />
di Salvatici, Papa, Salvioni, Banderali: medici della Clinica Pediatrica Ospedale S. Paolo-<br />
Università di Milano<br />
pag. 18 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... MUSICA<br />
Dai griot al rap<br />
di Sarah Iacono, Giovane musicologa leccese<br />
pag. 20 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... CUCINA<br />
La cucina senegalese<br />
di Flavio Brognoli, padre adottivo, cuoco per passione, collabora con AMI dal ‘94<br />
pag. 22 EVENTI<br />
Feste, incontri e… Regalami<br />
gli appuntamenti di AMI, AMI - Veneto e AMI - Versilia<br />
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />
pag. 24 Viaggio in Etiopia<br />
di Silvano Caldana e Giacomo Freyrie, presidente e vicepresidente di AMI e genitori adottivi<br />
pag. 27 Tanti AMIci<br />
di Flavio Brognoli e di Enzo Bernasconi<br />
ADOTTARE<br />
pag. 32 Il più bel pezzetto d’Africa<br />
di Paola Beleffi, Igor e Dinknesh Misuri, famiglia felice di recente formazione<br />
pag. 34 Un ritorno davvero speciale<br />
di Fabiana Polese, madre adottiva e redattrice per l’infanzia<br />
pag. 37 CONVIVENZE<br />
L’intervento militare a Gerusalemme Est<br />
di Massimo Annibale Rossi, pedagogista e ricercatore, impegnato in diversi progetti di cooperazione<br />
pag. 40 A PROPOSITO DI SCUOLA<br />
Fai un salto... fanne un altro...<br />
di Antonella Deliso, madre adottiva e insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado<br />
pag. 42 TI RACCONTO...<br />
La sposa uccello<br />
di Anselmo Roveda<br />
pag. 44 RACCONTO SURREALE<br />
Racconto surreale: un soldino!<br />
di Isabella Ronchieri<br />
pag. 46 RECENSIONI<br />
Abbiamo scelto per voi…<br />
pag. 48 SEGNI E DISEGNI<br />
Pallavolo, amore e fantasia!<br />
di Rita Villella e Alessandra Cova, grafologhe<br />
SPONSORIZZAZIONI (ADOZIONI A DISTANZA)<br />
pag. 50 Orissa: una “missione” difficile<br />
di Suor Maria Bertilla, suora delle Figlie del Preziosissimo Sangue, missionaria ad Orissa<br />
pag. 51 Poker di… sponsorizzazioni!<br />
di Vincenzo Pappalardo, Vincenzo e la moglie Maria sono genitori adottivi e soci AMI<br />
pag. 52<br />
di Cecilia Cremonesi, madre di due figli indiani, si occupa sin dal 1985 delle sponsorizzazioni<br />
AMI in India e successivamente in Bangladesh e Nigeria<br />
pag. 55 BILANCIO<br />
Relazione sulle entrate e uscite dell’associazione
Dedichiamo questo spazio alle lettere inviate alla redazione. Accoglieremo segnalazioni<br />
di esperienze interessanti e in linea con gli obiettivi di AMI, ma anche<br />
argomenti che voi riterrete importante segnalarci e brevi comunicazioni.<br />
ULTIM’ORA: Purtroppo proprio mentre andiamo in stampa ci giunge la notizia del<br />
drammatico terremoto in Abruzzo. Non abbiamo più tempo per rimandare la stampa<br />
del numero... ma non mancheremo di far arrivare la nostra solidarietà a tutti coloro che<br />
in Associazione sono stati in qualche modo colpiti dai tristi eventi di queste ultime ore.<br />
Gacaca:<br />
l’ingiustizia continua in Ruanda<br />
Istituzione tradizionale ruandese<br />
con l’obiettivo della riconciliazione,<br />
il Gacaca 1 , è stato presentato come<br />
un mezzo per accelerare l’esame dei<br />
dossier di decine di migliaia di persone<br />
che, accusate di genocidio, si<br />
trovavano in prigione dal 1994.<br />
Grazie al sostegno economico della<br />
Comunità internazionale, la giurisdizione<br />
Gacaca è entrata in vigore<br />
il 15 gennaio 2005, ma, contrariamente<br />
alle aspettative, ha seminato nel Paese tanta<br />
paura e ingiustizia. Riportiamo a tale proposito una<br />
testimonianza diretta ed attuale.<br />
Il Gacaca prolungato<br />
In principio, il Gacaca avrebbe dovuto concludersi<br />
nel 2007, ma la lista delle persone da giudicare è<br />
ancora lunga, ecco perché le autorità hanno prolungato<br />
la sua attività fino a quest’anno 2008, in quelle<br />
province in cui i processi non sono ancora finiti.<br />
Ora è peggio di prima: si ha fretta e non si ha tempo<br />
per ascoltare i testimoni a favore. Il giorno in cui<br />
si tiene il Gacaca, tutto è chiuso, salvo gli ospedali<br />
e le scuole, e la popolazione è obbligata ad assistere.<br />
Durante il processo è vietato ridere (talvolta se ne ha<br />
voglia, un sorriso di delusione), applaudire, manifestare<br />
un qualsiasi sentimento: i local defense che sorvegliano<br />
la seduta intervengono e respingono le persone,<br />
fino a colpirle.<br />
Ci sono attualmente due realtà che stanno prendendo<br />
sempre più importanza e ci fanno paura: lo stupro<br />
e l’ideologia genocidaria. Una donna può venire<br />
a dichiarare al Gacaca: “Durante il genocidio, il tale<br />
mi ha violato”. Si tratta di donne spesso manipolate<br />
da Ibuka 2 . La loro accusa provoca l’immediato arresto<br />
dell’imputato. In seguito, Ibuka cerca delle testi-<br />
monianze a carico che porteranno<br />
a una condanna di venticinque<br />
anni di prigione. Nel caso di uno<br />
stupro recente, è l’ospedale che dà il<br />
suo parere. È vero, ci sono stati degli<br />
stupri, ma adesso qualsiasi accusa<br />
è diventata una scusa facile<br />
per disfarsi di certe persone.<br />
I genitori sono accusati di insegnare<br />
l’ideologia genocidaria ai loro figli.<br />
In realtà, è il sistema scolastico<br />
di aiuto ai figli dei superstiti che falsa tutto: paga<br />
loro le tasse scolastiche, l’uniforme, il materiale scolastico;<br />
dà loro la priorità nell’accoglienza negli internati.<br />
Mio figlio mi ha detto di non acquistargli l’uniforme,<br />
l’acquisterà a basso prezzo a scuola dai compagni<br />
che la ricevono gratuitamente da parte del FARG<br />
(Fondo per i superstiti del genocidio). A scuola, Ibuka<br />
fa delle riunioni per i soli figli dei superstiti. Fra<br />
di loro, alcuni mancano di serietà a scuola, perché<br />
dicono che loro non pagano nulla.<br />
E guai al professore che osa correggerli. Molto recentemente,<br />
un professore è stato condannato a cinque<br />
anni di prigione e al risarcimento di 500.000 franchi<br />
ruandesi 3 , perché ha osato esortare un figlio indisciplinato<br />
di un superstite a impegnarsi di più e a<br />
pensare al suo avvenire.<br />
Una bambina superstite andava molto d’accordo con<br />
le altre ragazze dell’internato, in particolare con due<br />
sorelle. Quando la mamma di queste ultime due faceva<br />
loro visita, esse condividevano con la loro amica<br />
la crema cosmetica e tutto ciò che la mamma portava<br />
loro. Il padre di queste due ragazze era in prigione,<br />
e un giorno la primogenita andò a rendergli visita.<br />
Ritornando, disse alla secondogenita che suo<br />
padre la salutava e che non prevedeva che gli uomini<br />
potessero liberarlo, solo Dio avrebbe potuto farlo.<br />
1 Gacaca (pronuncia: gaciacià), sono assemblee pubbliche che sono state introdotte nel 2001 con l’obiettivo di alleggerire il lavoro dei<br />
tribunali del governo ruandese chiamati a giudicare le migliaia di sospettati per crimini connessi al genocidio del 1994.(n.d.r.).<br />
2 Associazione dei sopravvissuti. Sono chiamati “sopravvissuti” i superstiti Tutsi del genocidio.<br />
3 Circa 1.000 dollari americani.<br />
L E T T E R E<br />
shanthi@amiweb.org<br />
<strong>SHANTHI</strong> 3
<strong>SHANTHI</strong><br />
4<br />
La bambina si mise a piangere. Vedendo ciò, la bambina<br />
superstite, la loro amica, corse a dire che la si<br />
stava insultando. La bambina è stata cacciata dalla<br />
scuola.<br />
I deputati si recano nelle scuole secondarie per predicare,<br />
così dicono, la riconciliazione, ma spiegano<br />
la storia del Paese in un modo deformato, tanto che<br />
i genitori temono che predichino l’odio. A scuola, a<br />
mio figlio ancora piccolo si dice di evitare l’ideologia<br />
genocida. “Ho l’ideologia genocida?”, mi ha chiesto.<br />
Si sta intossicando la nuova generazione.<br />
All’università, è ancora più grave: nei campus, sono<br />
i superstiti che hanno la precedenza. Una ragazza<br />
della mia famiglia non è stata accettata al campus,<br />
dicendole che non c’era posto, ma il suo posto è stato<br />
occupato da una studentessa superstite. Sono delle<br />
cose che lasciano delle ferite nei giovani.<br />
Il Gacaca del rimborso<br />
di danni e saccheggi<br />
Si dice che ci sono delle province dove i Gacaca hanno<br />
già finito i processi ripresi dalle loro liste: allora<br />
si incomincia a indagare sui danni alle cose o proprietà.<br />
Si cerca di impossessarsi dei beni che le persone<br />
hanno: se un hutu ha una mucca, gli si dice che<br />
l’aveva rubata durante il genocidio. Se un superstite<br />
dice che prima dei massacri aveva dieci mucche e<br />
una casa, si parte alla ricerca di quelli che hanno<br />
rubato le sue mucche e occupato la sua casa. Certo,<br />
ci sono stati dei saccheggi e delle ruberie, ma quelli<br />
che li hanno commessi hanno risarcito subito dopo la<br />
guerra. In quel periodo, era una cosa terribile: si colpivano<br />
le persone, anche se non avevano rubato nulla:<br />
si doveva pagare e basta.<br />
Adesso, basta che il superstite accusi una persona di<br />
avergli rubato qualcosa durante il genocidio e questa<br />
è messa sotto processo. Spesso si cercano<br />
dei falsi testimoni, affinché la<br />
persona accusata ceda quella cosa;<br />
per paura, nessuno osa contraddire<br />
l’accusatore e l’imputato prova a difendersi<br />
da solo.<br />
Una persona di mia conoscenza aveva<br />
acquistato regolarmente un campo<br />
negli anni ‘80. Il proprietario precedente,<br />
purtroppo, fu ucciso durante il<br />
genocidio. La commissione di inchiesta<br />
sui beni, istituita dopo i massacri,<br />
ha stabilito che il campo apparteneva<br />
a quello che l’aveva acquistato prima.<br />
Adesso, delle persone sono andate a<br />
suggerire a un membro della famiglia<br />
del primo proprietario di pretendere il<br />
campo. È così che il proprietario del<br />
campo è stato chiamato in giudizio.<br />
Ibuka sempre alla ricerca<br />
Ibuka è un’organizzazione a differenti livelli: ha<br />
dei rappresentanti a livello nazionale, provinciale…<br />
fino alla più piccola entità, la cellula. Il livello<br />
più basso è incaricato di identificare gli intellettuali<br />
hutu del posto che si possono accusare. Ne trasmette<br />
la lista al livello seguente, finché giunge al livello<br />
superiore: là si decide come procedere e si dà l’ordine<br />
ai comitati dei giudici che dirigono i Gacaca di condannare<br />
certe persone 4 .<br />
In un quartiere si possono trovare due giovani hutu<br />
che hanno finito l’università e che non hanno problemi<br />
con nessuno, ma le persone di Ibuka li prendono<br />
di mira: “Perché quei due vivono in buone condizioni?”.<br />
Possono venire a porre delle domande, provocare, per<br />
dire infine: “Finora non siete stati messi sulla lista<br />
degli imputati, ma adesso è arrivato il vostro turno”.<br />
Prima che il processo Gacaca abbia luogo, Ibuka prepara<br />
le persone, affinché accusino l’imputato. Quando<br />
quest’ultimo comincia a parlare per difendersi, i<br />
giudici e le persone presenti alla seduta l’interrompono<br />
per porgli molte domande spesso senza senso. Addirittura<br />
prima che cominci a rispondere, o quando<br />
ha appena cominciato a parlare, qualcun altro interviene<br />
per fargli un’altra domanda. Scoraggiato e<br />
innervosito, l’imputato comincia a tacere e i giudici<br />
si ritirano per deliberare.<br />
Il primo processo si effettua a livello di settore, dove<br />
c’è anche una camera d’appello. Se dopo questo primo<br />
ricorso non si è soddisfatti, si può ricorrere al supremo<br />
responsabile del Gacaca che può dare l’autorizzazione<br />
di ripresentare un ulteriore ricorso - l’ultimo<br />
- in un altro settore.<br />
4 Ibuka l’ha fatto all’inizio dei Gacaca: faceva raccogliere informazioni, componeva liste di persone da accusare e ordinava ai giu-<br />
dici di liberare il tale o di incarcerare il tal altro.
La paura continua<br />
Continua la paura fra la popolazione hutu, maggioritaria<br />
nel Paese: abbiamo paura dell’autorità, perché<br />
essa non ha pietà.<br />
Quando le persone si incontrano, si dicono discretamente:<br />
“Fate attenzione, non dite…, non fate…”<br />
La popolazione continua a sperare che un giorno la<br />
pace ritornerà, ma ogni volta che le potenze del mondo<br />
si congratulano col potere ruandese, sente che questa<br />
pace si fa ancor più lontana. Speriamo che un<br />
giorno la Comunità internazionale riconosca il vero<br />
problema del Ruanda. Forse occorrerebbe un’autorità<br />
neutra che dia la libertà alle due etnie. Speriamo che<br />
si superi l’idea che ogni hutu è cattivo: non tutti gli<br />
hutu hanno ucciso e ci sono anche dei tutsi che hanno<br />
ucciso! Durante la guerra cominciata nel 1990 e<br />
il genocidio del 1994, ci sono stati dei morti da un<br />
lato e dall’altro; FPR e MRND si combattevano per<br />
il potere.<br />
Se le autorità non incitassero all’odio, la popolazione<br />
sarebbe tornata già alla situazione di prima, quando<br />
ci si sposava senza problema tra membri di differenti<br />
etnie. Adesso le autorità dicono ai tutsi: “Gli hutu<br />
A M I V E R S I L I A<br />
Gita a Vinca<br />
Per le feste di Ognissanti, con un gruppo di famiglie<br />
adottive di AMI Versilia, ci siamo concessi un fine<br />
settimana in montagna.<br />
Eravamo una trentina, alloggiati in un ostello: sacchi<br />
a pelo, letti a castello in camerata, bagni in comune,<br />
una grande sala da pranzo. Un paesino dal sapore<br />
antico, Vinca, nel parco delle Alpi Apuane, con<br />
gli orti, le galline, i gatti, circondato dai boschi di castagni<br />
e ripide pareti rocciose, pochissimi abitanti, il<br />
forno che fa un pane rinomato.<br />
Che bello, sembrava di essere ritornati ai tempi del<br />
campeggio col prete, solo che adesso non ho più dodici<br />
anni e, anzi, ho due figli, Glauco e Addishiwot,<br />
panna e cioccolato. Nati in luoghi così lontani fra<br />
loro, non ho mai visto due fratelli più fratelli, così diversi<br />
e così uguali!<br />
A Vinca ho avuto l’opportunità, fra le altre cose, di<br />
offrire ai miei figli, per due giorni, quella lentezza da<br />
Terzo Mondo che qui oramai abbiamo perduto: alzarsi<br />
quando non si ha più sonno, giocare con nulla,<br />
godersi semplicemente lo stare insieme, mangiare in<br />
compagnia, in tanti, con calma. Dormire insieme e<br />
sentire i sogni degli altri.<br />
Io credo che ci sia un legame speciale fra di noi famiglie<br />
AMI, un senso di fratellanza, di appartenenza<br />
che è diverso dalla semplice amicizia e va al di là dei<br />
legami di sangue, che per noi non contano poi tanto.<br />
È la grande famiglia che l’esperienza dell’adozione ci<br />
sono i vostri nemici, non dovete sposarli.”<br />
Lo Stato si era augurato che ogni bambino orfano<br />
potesse lasciare l’internato e avesse una famiglia: è<br />
così che molte famiglie, tutsi e hutu, hanno accolto<br />
degli orfani, provenienti dall’orfanotrofio o da famiglie<br />
vittime della guerra.<br />
È vero che, grazie agli aiuti ricevuti, adesso si hanno<br />
molte più scuole. Quando ci sono delle calamità,<br />
il governo interviene velocemente; per esempio, in occasione<br />
del recente terremoto, lo Stato ha mobilitato<br />
il personale medico, ha trasportato per elicottero i feriti<br />
più gravi a Kigali, ha fornito delle cure gratuite<br />
ai sinistrati.<br />
In generale, tuttavia, gli aiuti servono più per arricchire<br />
le autorità che per soccorrere i poveri.<br />
Le Chiese tacciono per paura: perché se si osa dire che<br />
qualcosa non va bene, si sarà accusati di diffondere<br />
l’ideologia genocidar e di lottare contro il programma<br />
del governo.<br />
Habineza<br />
Regione dei Grandi Laghi, il 25 marzo 2008<br />
ha procurato e che AMI ci consente di mantenere.<br />
I bambini giocano, si vogliono bene. Sono belli da vedere,<br />
italiani di tutti i colori. Ogni madre ha qualche<br />
piccolo segreto da svelare, qualche gioia, qualche<br />
paura da condividere. Spesso preziosi, incomparabili<br />
consigli. Perchè c’è sempre quella che “c’è passata<br />
prima di te”, che ha intuito quello che tu non comprendi,<br />
o che al contrario ha bisogno di una dritta, di<br />
un piccolo trucco che per te ha funzionato.<br />
Concediamocelo, noi in fondo siamo genitori un po’<br />
speciali, perché i nostri figli si portano un dolore dentro<br />
che sta a noi trasformare in una marcia in più.<br />
E non è neanche così difficile, e condividere aiuta.<br />
(Tornando dalla Scuola Materna , mia figlia mi ha<br />
svelato una sua verità: se siamo in tanti, siamo<br />
più forti!)<br />
Laura Simonini<br />
<strong>SHANTHI</strong> 5
A.M.I. - Amici Missioni Indiane - ONLUS<br />
<br />
è inserita tra le organizzazioni di volontariato alle quali potrà<br />
<br />
essere destinato il cinque per mille dell’IRPEF.<br />
<br />
Il tuo sostegno consentirà di finanziare progetti di aiuto.<br />
<br />
Ricordati che per destinare il 5 per mille all’A.M.I.<br />
<br />
basta apporre la propria firma sulla scheda e indicare<br />
<br />
il nostro Codice Fiscale<br />
<br />
97018760153<br />
<br />
come riportato nell’esempio seguente.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
ATTENZIONE<br />
<br />
La scelta di destinare il 5 per mille non modifica<br />
<br />
l’importo dell’IRPEF dovuta.<br />
<br />
5‰ 5‰<br />
‰<br />
5‰<br />
Ringraziamo i 1.545 contribuenti che nel 2006 hanno devoluto il cinque<br />
per mille ad AMI. Informiamo che è stato pubblicato sul sito Internet<br />
dell’agenzia delle entrate che AMI ha ricevuto, in seguito a ciò, 54.914,49<br />
euro, che sono stati impegnati nei progetti di aiuto, alcuni dei quali troverete<br />
descritti in queste pagine.
Il Senegal e le sue esigenze:<br />
donne e bambini<br />
in primo piano<br />
Senegal: il nome di un Paese che ci torna familiare,<br />
numerosi sono gli immigrati in Italia. Un Paese che ci<br />
sembra quasi di conoscere. Ma solo superficialmente. I<br />
suoi problemi sono forse comuni a quelli di tanti altri Stati<br />
africani, ma le persone, soprattutto bambini e donne, che<br />
ne soffrono sono, una a una, esseri umani, unici.<br />
Ogni volta che cerco di presentare un Paese<br />
africano mi sembra sempre di copiare<br />
l’articolo precedente. Ci sono alcuni fattori<br />
comuni che non cambiano, sia negli anni<br />
che passano, sia nell’area geografica presa<br />
in considerazione. Sulla situazione sanitaria<br />
rimando al pregevole e dettagliatissimo<br />
articolo inviatoci dalla straordinaria equipe<br />
medica del San Paolo che trovate in questo<br />
numero.<br />
Mi limito a qualche considerazione un po’<br />
più generale, per dare un’idea di questo paese<br />
dove speriamo, quando le condizioni saranno<br />
favorevoli, di poter aprire un canale<br />
adottivo<br />
Le statistiche dell’ONU che ho visionato<br />
dicono che il Senegal non ha indicatori di<br />
sviluppo molto positivi, anche se decisamente<br />
migliori rispetto ad altri Paesi africani. Se<br />
il problema della mortalità, in particolare<br />
infantile, non è per fortuna il più evidente<br />
(l’accesso al cibo è a un buon livello, rispetto<br />
allo standard di tanti Paesi del Sud del mondo),<br />
ci sembra di poter osservare che i settori<br />
in cui potrebbe essere più utile una riflessione<br />
siano quelli dell’accesso all’acqua potabile,<br />
dei rifiuti, della formazione e dell’educazione<br />
di base. Ma, purtroppo, ancora una<br />
volta devo prendere<br />
in considerazione<br />
prima di ogni cosa la<br />
figura della donna:<br />
secondo me è quella<br />
che merita maggior<br />
attenzione.<br />
Le donne<br />
Alcune brevi ricerche e dialoghi con amici<br />
senegalesi confermano quanto si legge in generale,<br />
ovvero che nella cultura tradizionale<br />
senegalese il ruolo della donna consiste nello<br />
sposarsi, nell’assicurare la funzione ripro-<br />
IN PRIMO PIANO...<br />
SENEGAL<br />
GAMBIA<br />
GUINEA-<br />
BISSAU<br />
... il ruolo della donna consiste<br />
nello sposarsi, nell’assicurare<br />
la funzione riproduttiva,<br />
nell’occuparsi del benessere<br />
della famiglia...<br />
duttiva, nell’occuparsi del benessere della famiglia<br />
(il marito, i figli, i genitori). L’attività<br />
quotidiana della donna si manifesta perciò<br />
nel lavoro domestico e, in ambito rurale, nel<br />
lavoro agricolo, oltre che, saltuariamente, in<br />
attività di piccolo commercio. In ogni caso,<br />
tutte le attività, anche quelle svolte all’interno<br />
dell’ambito<br />
domestico, vengono<br />
realizzate nell’interesse<br />
della famiglia.<br />
Oggi, per fortuna,<br />
non è difficile trovare<br />
donne occupate<br />
in settori dove prima<br />
c’erano solo degli uomini (anche se per<br />
poco tempo, una donna ha perfino svolto il<br />
ruolo di Primo Ministro!). Tuttavia la grande<br />
maggioranza delle donne vive una situazione<br />
di marginalità caratterizzata dal difficile<br />
accesso alle risorse sia finanziarie che mate-<br />
S E N E G A L<br />
di Paolo Tortiglione<br />
shanthi@amiweb.org<br />
MAURITANIA<br />
GUINEA<br />
MALI<br />
<strong>SHANTHI</strong> 7
<strong>SHANTHI</strong><br />
8<br />
riali e dal limitato accesso<br />
all’educazione e alla formazione.<br />
Le donne, in generale,<br />
hanno sì maggiori spazi<br />
lavorativi, ma comunque<br />
continuano a essere impiegate<br />
in settori economici<br />
meno lucrativi e ad<br />
avere un minore accesso<br />
alle risorse economiche,<br />
come la terra, le sementi<br />
e il credito.<br />
Un documentario della<br />
BBC, che ho visto recentemente,<br />
mostrava come<br />
nelle aree rurali la donna,<br />
oltre a doversi occupare<br />
della famiglia e dei figli,<br />
è relegata al lavoro domestico (trasporto<br />
dell’acqua, ricerca della legna, preparazione<br />
del cibo) e al lavoro dei campi dove completa<br />
la coltivazione che gli uomini svolgono nel<br />
periodo delle piogge.<br />
La donna difficilmente ha accesso alla terra.<br />
Nel documentario si vedeva che praticamente<br />
doveva conquistarsela!<br />
L’uomo si occupa dei lavori di “fatica di grande<br />
dimensione” (prepara i campi, li semina,<br />
li lavora), la donna si occupa della rifinitura<br />
e il mantenimento (prepara i semi, trebbia,<br />
decortica, fa la molitura, raccoglie le spezie e<br />
gli altri sapori). Alla fine è poi è l’uomo, in<br />
genere, che si occupa della commercializzazione<br />
e gestisce le finanze.<br />
In ambiente urbano questa situazione è accentuata<br />
dal fatto che gli spazi fisici e le fonti<br />
di approvvigionamento naturale di beni sono<br />
ovviamente limitati. Per<br />
questo gran parte delle<br />
donne svolgono lavori<br />
saltuari, piccolo commercio,<br />
lavori domestici<br />
presso le famiglie e sulla<br />
costa la trasformazione<br />
del pesce.<br />
L’accesso alla scuola<br />
e all’educazione delle<br />
bambine e delle ragazze<br />
nelle scuole pubbliche è<br />
frenato dal fatto che le<br />
scuole, spesso, sono molto<br />
lontane dai villaggi e<br />
vanno raggiunte a piedi;<br />
a ciò si aggiungono poi<br />
altri fattori economici e<br />
culturali.<br />
Ma i bambini non hanno<br />
denaro per pagarsi gli studi,<br />
e dunque si rimettono<br />
al servizio dei maestri...<br />
... se la famiglia ha qualche risorsa<br />
preferisce far studiare il<br />
maschio piuttosto che la femmina...<br />
In alcune etnie le bambine non vengono<br />
mandate a scuola per antichi pregiudizi e in<br />
generale se la famiglia ha qualche risorsa,<br />
preferisce far studiare il maschio piuttosto<br />
che la femmina. Questo comporta il generale<br />
basso livello di istruzione delle donne in<br />
Senegal.<br />
Eppure diverse realtà mostrano come le donne,<br />
seppur analfabete, siano sempre più consapevoli<br />
della marginalizzazione sofferta un<br />
po’ in tutti i campi e si organizzino in forme<br />
associative. Così facendo, anno dopo anno,<br />
sono riuscite a organizzarsi in reti che si fanno<br />
carico dei bisogni essenziali, sia a livello<br />
socio-culturale (nascite, matrimoni, funerali<br />
ecc.) che a livello economico, attraverso l’accumulo<br />
di capitali e lo svolgimento di attività<br />
di produzione e distribuzione di beni.<br />
I bambini<br />
Nello stesso documentario si vedevano immagini<br />
incredibili: sono decine e decine di<br />
bambini, appostati ai semafori, alle stazioni,<br />
nei mercati, davanti alle moschee, nei pressi<br />
degli alberghi. Mediamente non hanno più<br />
di dieci, dodici anni e le malattie e la denutrizione<br />
ne divorano le età, invecchiandoli<br />
precocemente. Vestono stracci e calzano sandali<br />
di plastica logorata, ricavati dai pneumatici<br />
delle auto. A Dakar, in Senegal, li chiamano<br />
“taalibé”. A Bamako, nel confinante Mali,<br />
“garibus”. Sono i piccoli studenti delle scuole<br />
coraniche, che i marabout - veneratissime<br />
guide spirituali - mandano a mendicare. Il<br />
loro numero è in costante<br />
aumento (in Senegal<br />
sono stimati circa 100<br />
mila giovani mendicanti),<br />
parallelamente alla<br />
crescita dell’urbanizzazione,<br />
alla monetarizzazione<br />
dei rapporti sociali<br />
e all’acuirsi della crisi<br />
socio-economica delle<br />
strutture tradizionali.<br />
La povertà e la siccità<br />
spingono infatti sempre<br />
più spesso, in ambienti<br />
rurali, le famiglie indigenti<br />
ad affidare i figli<br />
maschi ai marabout: per<br />
loro è come se li affidassero<br />
a Dio, quindi riten-
gono di proteggerli dal<br />
male. Nelle scuole islamiche<br />
i giovani apprendono,<br />
oltre al Corano,<br />
le tecniche di coltivazione<br />
e vengono abituati al<br />
senso di umiltà necessario<br />
per intraprendere<br />
eventualmente la via<br />
dell’ascetismo. Ma i bambini<br />
non hanno denaro<br />
per pagarsi gli studi, e<br />
dunque si rimettono al<br />
servizio dei maestri che,<br />
dal canto loro, possono<br />
decidere di farli lavorare<br />
come meglio credono:<br />
nei campi, nelle mansioni<br />
domestiche, e così via.<br />
Fin qui la tradizione, poi<br />
le cose sono andate modificandosi.<br />
Negli ultimi decenni, con<br />
l’avanzare del deserto e<br />
l’accentuarsi della crisi<br />
agricola, anche alcuni<br />
marabout hanno preso<br />
l’abitudine di abbandonare<br />
stagionalmente le<br />
campagne e trasferirsi in città con i piccoli<br />
discepoli. Quest’inedito esodo delle “scuole<br />
islamiche” ha modificato radicalmente la loro<br />
organizzazione.<br />
Nel nuovo contesto urbano<br />
i marabout (ovviamente<br />
non tutti) hanno cessato<br />
di fare dell’educazione coranica<br />
un dovere religioso<br />
e l’hanno invece ridotta a<br />
un espediente di sopravvivenza,<br />
di cui i taalibé e<br />
i garibus sono le vittime e<br />
gli strumenti.<br />
Lontano dagli occhi dei familiari<br />
è stato quindi facile<br />
per i marabout senza scrupoli<br />
(e purtroppo ce ne<br />
sono moltissimi) puntare<br />
all’arricchimento personale,<br />
creando una vera e propria<br />
rete di sfruttamento<br />
di minori.<br />
Oggi quest’esercito di bambini-mendicanti<br />
alla deriva costituisce uno dei problemi sociali<br />
più aperti e difficili del Senegal. Distribuiti<br />
sapientemente nei punti strategici dei<br />
vari quartieri, i giovani mendicanti operano<br />
in piccoli gruppi. Per chi alla fine della gior-<br />
... quest’esercito di bambini-mendicanti costituisce uno<br />
dei problemi sociali più aperti e difficili del Senegal.<br />
nata non riesce a raccogliere la somma fissata,<br />
sono previste punizioni fisiche e castighi.<br />
Senza contare che questo sistema oppressivo<br />
spinge i bambini alla delinquenza<br />
e ad altre inevitabili<br />
deviazioni.<br />
Si stima che circa il 45 per<br />
cento dei ragazzi fra i sette<br />
e i dodici anni non frequenti<br />
la scuola primaria.<br />
Si valuta ufficialmente che<br />
almeno uno su cinque di<br />
questi finisca per strada a<br />
mendicare.<br />
Le dimensioni del fenomeno<br />
hanno spinto sia i<br />
governi che gli organismi<br />
di assistenza internazionale<br />
a interrogarsi<br />
sul rapporto tra mendicità<br />
e scuola coranica,<br />
e sulle strategie per impedire<br />
che quest’ultima<br />
diventi un serbatoio di disadattamento e<br />
marginalità.<br />
AMI ha qualche progetto in cassetto per il<br />
Senegal. Vedremo cosa è possibile fare: ce<br />
n’è bisogno.<br />
<strong>SHANTHI</strong> 9
<strong>SHANTHI</strong><br />
S E N E G A L<br />
IN...SALUTE<br />
di E. Salvatici, E. Papa,<br />
M. Salvioni, G. Banderali<br />
Direttore U.O. Day Hospital Pediatrico<br />
giuseppe.banderali@unimi.it<br />
Responsabile progetto “Check-up bambini nel mondo”<br />
elisabetta.salvatici@unimi.it<br />
!<br />
10<br />
IN PRIMO PIANO...<br />
Quale salute<br />
per i bambini del Senegal?<br />
Un rinomato staff di medici ci propone in questo numero<br />
il progetto “Check-up bambini del mondo” della Clinica<br />
Pediatrica Ospedale S. Paolo - Università di Milano. Un<br />
drammatico excursus tra le principali cause di malattia<br />
diffuse in Senegal.<br />
La Repubblica del Senegal è uno Stato<br />
dell’Africa Occidentale, a sud del fiume Senegal.<br />
Il territorio occupa una vasta pianura<br />
coperta da steppe e savane. Il clima è tropicale,<br />
con temperature che oscillano tra i 18 e i<br />
31 gradi. La stagione delle piogge è concentrata<br />
tra luglio e settembre; la stagione secca<br />
è caratterizzata dall’harmattan, il vento caldo<br />
proveniente dal Sahara che spazza il Paese<br />
tra dicembre e aprile.<br />
Il Senegal è uno dei Paesi più poveri del<br />
mondo. Nella valutazione dell’indice di sviluppo<br />
umano dell’UNDP (United Nations Development<br />
Programme) del 2004 il Paese figurava<br />
al 157° posto, posizionandosi quindi tra i<br />
20 Paesi peggiori del mondo. Più della metà<br />
dei Senegalesi vive sotto la soglia di povertà<br />
e il tenore di vita della popolazione è sempre<br />
più precario, specie in ambiente urbano,<br />
dove a causa di un circolo vizioso di crescita<br />
incontrollata i quartieri sono molto degradati.<br />
L’epidemia di colera del 2004 mostra<br />
come anche a livello sanitario la situazione<br />
sia estremamente precaria.<br />
In questo contesto, l’acqua potabile e la sanità<br />
restano i principali obiettivi dei progetti di<br />
cooperazione internazionale. L’erogazione<br />
di acqua si sta diffondendo lentamente e la<br />
maggior parte della popolazione utilizza ancora<br />
i rubinetti pubblici a pagamento. Una<br />
bacinella d’acqua in media da 5 litri costa<br />
circa 35 cfa, ovvero 5 centesimi.<br />
Si è calcolato che per ogni individuo si spendono<br />
in Senegal circa 25.000 e i 30.000 cfa al<br />
mese, ben il 32% al di sotto del minimo vitale.<br />
L’alimento principale è il riso accompagnato<br />
da verdure, pesce e carne, per chi può<br />
permetterseli. Si registrano numerosi casi di<br />
malnutrizione; comunemente nell’Africa rurale<br />
sub-sahariana i bambini vengono nutriti<br />
con infusi di erbe, acqua e glucosio, latte<br />
vaccino non trattato e alimenti tradizionali a<br />
base di cereali, preparati in condizioni scarsamente<br />
igieniche.<br />
L’accesso alle strutture sanitarie<br />
è reso difficile dal pagamento<br />
diretto a carico dell’utente di farmaci,<br />
visite, esami, ricoveri…<br />
Da diversi anni il governo investe nella prevenzione<br />
e nel Servizio di Sanità Primaria<br />
come strategie più razionali per l’utilizzo<br />
delle scarse risorse disponibili e durante gli<br />
anni ‘70 e ‘80 si è registrata una riduzione<br />
del tasso di mortalità. Le politiche finanziarie<br />
imposte negli anni ‘80 dal IMF (International<br />
Monetary Fund) hanno tuttavia
idotto drasticamente gli interventi statali<br />
in campo sociale, interrompendo in questo<br />
modo i progressi degli anni precedenti.<br />
L’accesso alle strutture sanitarie è reso<br />
difficile dal pagamento diretto a carico<br />
dell’utente di farmaci, visite, esami, ricoveri,<br />
il che esclude la maggior parte della popolazione<br />
dall’utilizzo dei servizi esistenti.<br />
Le strutture sanitarie pubbliche sono estremamente<br />
carenti per condizioni igieniche,<br />
attrezzature diagnostiche e terapeutiche,<br />
nonché per la qualità dell’assistenza. Non<br />
sono presenti in Senegal strutture adeguate<br />
per situazioni d’urgenza o per patologie<br />
gravi.<br />
I medicinali reperibili sul posto, di provenienza<br />
occidentale, vengono venduti a<br />
prezzi inaccessibili. Le donazioni dei farmaci<br />
al governo senegalese sono continue,<br />
ma il governo stesso li immette sul mercato<br />
invece di diffonderli gratuitamente.<br />
Inoltre l’alto tasso di analfabetismo, soprattutto<br />
fra le donne, aumenta la tendenza a<br />
ricorrere a medicine alternative: la cultura<br />
tradizionale dei guaritori e dei Marabut<br />
svolge un ruolo rilevante influenzando le<br />
scelte mediche al di fuori di ogni controllo<br />
e di tentativo di sintesi con la medicina occidentale.<br />
Spesso i malati si rivolgono alle<br />
donne più anziane che prescrivono ogni<br />
sorta di farmaco; basti pensare ad esempio<br />
che vengono prescritte alle gestanti intere<br />
liste di antibiotici da assumere con regolarità<br />
nel corso della gravidanza, con conseguenze<br />
disastrose per il nascituro.<br />
L’esempio di Pikine<br />
Pikine, immensa e incontrollata città alle<br />
porte di Dakar, ha una popolazione che supera<br />
il milione e seicento mila abitanti. Dagli<br />
anni cinquanta, quando nacque come<br />
città dormitorio, è cresciuta estendendosi<br />
per oltre 10 chilometri dalla capitale; lo<br />
sviluppo è avvenuto in modo irregolare e<br />
abusivo non rispettando alcuna norma edilizia<br />
e sanitaria.<br />
Sono presenti in città: 1 centro ospedaliero,<br />
19 dispensari, 7 maternità e 3 centri sanitari.<br />
Nonostante la presenza di tali strutture,<br />
il servizio sanitario rimane inesistente su<br />
gran parte del territorio. Il 56% della popolazione<br />
di Pikine proviene dalle campagne<br />
circostanti: gli emigranti hanno trasferito<br />
le abitudini igienico-sanitarie dal villaggio<br />
al “quartiere urbano” dove gli spazi limitatissimi,<br />
il terreno sabbioso e la convivenza<br />
stretta favoriscono ogni sorta di malattia.<br />
Le abitazioni non rispondono alle necessità<br />
primarie di una famiglia. Ogni stanza<br />
!<br />
• Tasso di mortalità infantile:<br />
5,8% contro lo 0,6% dell’Italia<br />
• Tasso di mortalità entro i cinque anni:<br />
12,4% contro lo 0,6% dell’Italia<br />
• Speranza di vita:<br />
58,3 anni contro il 78,6 dell’Italia<br />
• Abitanti per medico:<br />
13016 contro i 588 dell’Italia<br />
• Abitanti per infermiere:<br />
4169 contro i 333 dell’Italia<br />
• Abitanti per posto letto:<br />
1371 contro i 156 dell’Italia<br />
• Popolazione con disponibilità<br />
quotidiana inferiore a 1$:<br />
54% (dato UNICEF)<br />
Inoltre:<br />
• Meno di 3 donne su 10 sanno leggere e scrivere<br />
e poco più di 4 uomini su 10 sono alfabetizzati<br />
• Quasi 2 bambini su 100 soffrono di malnutrizione<br />
• L’accesso all’acqua potabile è difficoltoso e solo un<br />
villaggio su 10 dispone di acqua pulita.<br />
* Dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del 2002.<br />
I dati riportati si riferiscono a tutto il territorio del Senegal. Il tasso sale<br />
notevolmente se si fa riferimento alla città di Pikine.<br />
ospita un nucleo di almeno otto persone,<br />
in una casa arrivano a convivere sei-sette<br />
famiglie.<br />
La città sorge in un territorio interdunare<br />
che risente della stagione delle piogge. Ogni<br />
anno, ciclicamente, alcune delle case costruite<br />
tra una duna e l’altra si allagano diventando<br />
inagibili. I più fortunati riusciranno a<br />
ritornare in casa terminate le piogge, gli altri<br />
dovranno cercare un’altra abitazione; infatti<br />
la maggior parte dei terreni, ormai troppo<br />
… nella sabbia si gioca, si seppelliscono<br />
gli animali morti, si<br />
gettano i rifiuti organici, si cammina<br />
a piedi nudi.<br />
S<br />
C<br />
H<br />
E<br />
D<br />
A<br />
11<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
12<br />
umidi per viverci, non asciugheranno mai. È<br />
da considerare, inoltre, come gli acquitrini<br />
contribuiscano alla diffusione di numerose<br />
malattie, in primis la malaria.<br />
Le fognature sono inesistenti su gran parte<br />
del territorio: fosse di smaltimento di fortuna<br />
create nella sabbia rimangono aperte lungo<br />
le strade. In molti casi si aspetta che il loro<br />
contenuto essichi al sole. Uno dei veicoli di<br />
trasmissione delle malattie è proprio la sabbia:<br />
nella sabbia si gioca, si seppelliscono gli<br />
animali morti, si gettano i rifiuti organici, si<br />
cammina a piedi nudi.<br />
Sono numerosissime le malattie endemiche<br />
in Senegal: malaria, colera, febbre gialla,<br />
diarrea del viaggiatore, dissenteria amebica,<br />
giardiasi, febbre tifoide, filariosi linfatiche,<br />
HIV, leptospirosi, oncocercosi, poliomielite,<br />
rabbia, schistosomiasi, tripanosomiasi.<br />
Nel Paese esiste un’alta prevalenza (5-20%)<br />
di portatori del virus HBV, responsabile<br />
dell’epatite B, e del virus HAV, responsabile<br />
dell’epatite A. Endemicità elevata per la tubercolosi<br />
e la difterite. Sono diffusi in Senegal<br />
il tracoma, il dengue e la dracunculosi.<br />
Un serbatoio del virus della febbre di Lassa<br />
esiste in un ratto molto comune del gruppo<br />
Mastomys natalensis.<br />
Nelle zone della savana, durante la stagione<br />
secca, possono verificarsi epidemie di me-<br />
ningite meningococcica. Attenzione<br />
agli animali rabidi e ai<br />
serpenti. Si sono verificati negli<br />
ultimi mesi anche alcuni casi di<br />
lebbra.<br />
Malattie trasmesse<br />
con alimenti e bevande<br />
Le malattie a trasmissione orofecale,<br />
fortemente endemiche<br />
in Senegal, sono legate all’ingestione<br />
di alimenti o bevande<br />
inquinati e si manifestano generalmente<br />
con diarrea. La prevenzione<br />
si realizza attraverso il<br />
corretto smaltimento dei rifiuti<br />
solidi e liquidi e la disponibilità<br />
di acqua per uso umano sicura<br />
e controllata. L’utilizzo di acqua<br />
corrente e di verdure fresche<br />
in Senegal è consigliato soltanto<br />
se trattate con disinfettanti<br />
chimici o sterilizzate mediante<br />
ebollizione. È inoltre consigliabile<br />
l’astensione dal bagno negli<br />
stagni e nei fiumi.<br />
Colera - Il colera è una malattia infettiva acuta<br />
causata da batteri del genere Vibrio Cholerae.<br />
La trasmissione si verifica poichè il vibrione,<br />
eliminato con le feci, non viene distrutto per<br />
carenze del sistema di depurazione dei liquami.<br />
Gli alimenti a maggior rischio sono il pesce,<br />
la verdura, la frutta e l’acqua. È più rara,<br />
ma possibile in condizioni di scadente igiene<br />
personale, la trasmissione da malato a sano.<br />
La malattia, dopo un periodo di incubazione<br />
di 1-5 giorni, si manifesta con diarrea improvvisa<br />
e intensa con scariche sempre più<br />
liquide e incolori che comportano ingenti<br />
perdite di liquidi, calcio e potassio. Segue il<br />
vomito, che aggrava lo stato di disidratazione.<br />
Il paziente è ipoteso, tachicardico e con<br />
diuresi ridotta o assente. Se non interviene<br />
la terapia reidratante, l’infezione porta a<br />
shock irreversibile e morte. La malattia presenta<br />
un decorso particolarmente aggressivo<br />
quando colpisce i bambini, in quanto in età<br />
pediatrica l’equilibrio idrico ed elettrolitico<br />
è molto delicato.<br />
L’infezione può essere prevenuta con un’adeguata<br />
igiene, lavandosi le mani prima di maneggiare<br />
cibo ed evitando di bere acqua non<br />
potabile.<br />
Giardiasi <strong>–</strong> Patologia parassitaria provocata<br />
dal protozoo Giardia intestinalis (Lamblia intestinalis).<br />
Il protozoo può incistarsi, ovvero
trasformarsi in una particolare forma (cisti)<br />
dotata di parete protettiva e capace di resistere<br />
al di fuori del corpo umano. Le cisti<br />
vengono espulse dall’individuo con le feci e<br />
immesse nell’ambiente. L’infezione da Giardia<br />
viene contratta per assunzione di alimenti<br />
contaminati, in cui siano presenti le cisti<br />
del parassita. Il protozoo si localizza nell’intestino<br />
tenue e nelle vie biliari determinando<br />
sintomi di non grave intensità che comprendono<br />
diarrea, malassorbimento, febbre<br />
e dolori addominali. Talvolta la giardiasi può<br />
restare silente per anni. La diagnosi viene<br />
confermata mediante analisi delle feci, nelle<br />
quali si riscontrano le cisti del parassita. La<br />
terapia si avvale di farmaci quali clorochina e<br />
metronidazolo.<br />
Febbre tifoide - La febbre tifoide è una malattia<br />
acuta trasmessa dal batterio Salmonella<br />
typhi. Specialmente nelle aree endemiche, la<br />
malattia può presentarsi in forma asintomatica<br />
o clinicamente lieve con malessere generale,<br />
febbricola, lieve dolenzia addominale e<br />
alvo diarroico. Talvolta esordisce invece con<br />
febbre elevata, che permane per circa una<br />
settimana, seguita da febbre intermittente,<br />
alterazioni dell’alvo e sintomi addominali<br />
importanti e ingravescenti. Sono frequenti<br />
cefalea, spesso violenta, mialgie, epistassi,<br />
un notevole grado di ottundimento psichico,<br />
che può portare fino al coma profondo,<br />
ed esantemi cutanei roseoliformi localizzati<br />
al tronco e al dorso. Il tasso di letalità del<br />
10% può essere ridotto a meno dell’1% con<br />
una tempestiva terapia antibiotica. Le Salmonelle<br />
sono dotate di una notevole resistenza<br />
nell’ambiente esterno, soprattutto se contenute<br />
in materiali organici e possono persistere<br />
per mesi nei liquami e nel fango. Si<br />
instaura frequentemente uno stato di portatore<br />
sano cronico, che può essere anche molto<br />
prolungato nel tempo. L’uomo, malato o<br />
portatore, è l’unica sorgente di infezione.<br />
Malattie trasmesse da artropodi<br />
Sono la principale causa di morbilità. Oltre<br />
alla febbre gialla e alla malaria, sono diffuse<br />
diverse forme di filariosi e vi sono focolai endemici<br />
di oncocercosi (cecità dei fiumi). Si<br />
riscontrano la leishmaniosi cutanea e viscerale<br />
ed è segnalata in piccoli focolai la tripanosomiasi<br />
africana (malattia del sonno). Si verificano<br />
casi di febbre ricorrente e di tifo da<br />
pidocchi, pulci e zecche. Diffusa è la tungosi<br />
e molte malattie virali, trasmesse da zanzare,<br />
flebotomi e zecche si possono presentare sotto<br />
forma di febbri emorragiche gravi.<br />
La prevenzione di tali malattie è basata sulla<br />
12 Aprile 2005, Agenzia Fides - Vaticano.<br />
AFRICA-SENEGAL.<br />
Una forte epidemia di colera ha già causato<br />
61 morti e colpito 5.700 persone.<br />
Nelle ultime due settimane il colera ha contagiato in Senegal<br />
5.700 persone, uccidendone 61. Secondo le autorità<br />
sanitarie del Paese si tratta della più grave epidemia dalla<br />
metà degli anni ‘90. L’epidemia ha coinciso con il “Grand<br />
Magal”, pellegrinaggio musulmano che fa affluire ogni anno<br />
centinaia di migliaia di persone nella città di Touba, mettendo<br />
a dura prova le strutture sanitarie e a repentaglio le condizioni<br />
igieniche, favorendo così la diffusione delle malattie.<br />
[...] L’epidemia si sta diffondendo a ritmi preoccupanti nonostante<br />
i metodi preventivi imposti dalle autorità sanitarie.<br />
Dall’inizio dell’epidemia, il 28 marzo, molti casi sono stati<br />
curati in istituti ospedalieri e dimessi nel giro di 48 ore [...]<br />
L’anno scorso in Senegal erano stati registrati 1.371 casi di<br />
colera, di cui 11 letali. In tutta l’Africa, secondo statistiche<br />
dell’Oms, le vittime erano state oltre 1.600 [...] Molte delle<br />
vittime avrebbero potuto salvarsi semplicemente con una<br />
mistura di acqua e sali minerali.<br />
27 Agosto 2005, Il Giornale.<br />
Epidemia di colera in Africa.<br />
Undici i Paesi colpiti: mille morti.<br />
Mille morti e oltre 31mila casi di contagio. Questi i numeri<br />
dell’epidemia di colera, che nelle ultime settimane sta<br />
letteralmente flagellando undici Paesi dell’Africa occidentale<br />
e centrale [...] La causa che ha provocato la trasmissione<br />
della malattia è l’ondata di precipitazioni, particolarmente<br />
abbondante quest’anno, che ha dato luogo a inondazioni,<br />
alluvioni e smottamenti. Ambienti dove il vibrione del colera<br />
prolifera con grande facilità.<br />
La «mappa della morte» parte dal Senegal e arriva al Ciad.<br />
Territori dove ogni giorno la maggior parte della popolazione<br />
lotta per la sopravvivenza [...] In Senegal le persone<br />
uccise dal colera sono 231, con quasi 20mila contagi.<br />
lotta alle punture degli insetti vettori mediante<br />
repellenti sulla pelle, zanzariere e insetticidi<br />
negli ambienti in cui si soggiorna.<br />
Febbre gialla - Epidemie di febbre gialla si<br />
verificano periodicamente in Senegal tra<br />
la popolazione non vaccinata. È una malattia<br />
infettiva acuta causata da un virus della<br />
famiglia dei Flavivirus, che viene trasmesso<br />
all’uomo dalla puntura di zanzare della specie<br />
Aedes aegypti. Il periodo di incubazione è<br />
di 3-6 giorni. I sintomi sono: brividi, febbre,<br />
mal di testa, dolori ossei e muscolari, stato<br />
di prostrazione, nausea e vomito; in seguito<br />
appaiono leucopenia ed emorragie. L’ittero,<br />
inizialmente modesto, si intensifica gradualmente.<br />
La malattia può evolvere con sintomi<br />
di albuminuria e, in casi gravi, anuria.<br />
Nell’ottobre 2005, il Ministero della sanità<br />
13<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
14<br />
senegalese ha riportato<br />
2 casi di febbre gialla fatali.<br />
Il Ministero della sanità,<br />
l’OMS e l’UNICEF<br />
hanno organizzato una<br />
campagna di vaccinazione<br />
di massa nel territorio<br />
senegalese, avente come<br />
target una popolazione<br />
di 150.000 persone. A tale<br />
scopo nel 2004 sono state<br />
donate al Senegal 3 milioni<br />
di dosi di vaccino dalla<br />
Global Alliance for Vaccines<br />
and Immunization per effettuare<br />
vaccinazioni di<br />
routine.<br />
Le Filariosi - Sono malattie<br />
causate da vermi della<br />
famiglia delle filarie, trasmessi<br />
all’uomo mediante<br />
la puntura di insetti (zanzare,<br />
tafani, simulidi).<br />
Le principali forme di Filariosi<br />
sono:<br />
1) filiariosi linfatiche, caratterizzate da infiammazione<br />
ed ostruzione delle vie linfatiche<br />
degli arti inferiori, con ristagno della linfa,<br />
edemi e, nel maschio, idrocele.<br />
2) filiariosi cutanea, caratterizzata da edemi<br />
superficiali al livello del volto o delle articolazioni<br />
con modica febbre. A volte il verme è<br />
visibile, in movimento, sotto la pelle. Il fenomeno<br />
può interessare anche la congiuntiva.<br />
3) oncocercosi (Filariosi oculo-cutanea, o cecità<br />
dei fiumi), causata dalla filaria Onchocerca<br />
volvulus, trasmessa all’uomo da un simulide<br />
(simile a un moscerino). La filaria femmina<br />
adulta ha grandi dimensioni (fino a 50 cm).<br />
Le manifestazioni più comuni sono lesioni<br />
cutanee ed elefantiasi dei genitali esterni<br />
femminili, ma il quadro più grave è la cecità<br />
che si può verificare quando il verme si localizza<br />
al collo o al capo. È possibile una prevenzione<br />
farmacologica, applicata su vasta<br />
scala già da alcuni anni dall’OMS nei Paesi<br />
a rischio per la protezione delle popolazioni<br />
indigene.<br />
Le Leishmaniosi - Sono malattie causate da<br />
piccoli parassiti (protozoi) del genere Leishmania.<br />
Si distingue una Leishmaniosi cutanea,<br />
caratterizzata da lesioni ulcerose sulla<br />
pelle; una Leishmaniosi cutaneo-mucosa, più<br />
grave, in cui le ulcere tendono a interessare<br />
anche le mucose (bocca, fosse nasali) e una<br />
Leishmaniosi viscerale, conosciuta anche con<br />
il nome di Kala azar, caratterizzata da accessi<br />
!<br />
Zone endemiche per la febbre gialla in Africa 2007,CDC (immagine tratta dal sito www.cesmet.it)<br />
febbrili irregolari, perdita di peso, anemia,<br />
ingrandimento del fegato e della milza e altissima<br />
mortalità se non trattata. Non esiste<br />
un vaccino. Sono disponibili terapie farmacologiche,<br />
che devono essere iniziate il più<br />
precocemente possibile.<br />
Tripanosomiasi Africana o malattia del sonno<br />
- I protozoi (tripanosomi) responsabili<br />
della malattia, vengono trasmessi all’uomo<br />
mediante la puntura della mosca tse-tse, un<br />
grosso insetto grigio-marrone che punge di<br />
giorno. Nella forma cronica (sostenuta dal<br />
tripanosoma brucei gambiense), i sintomi di<br />
malattia possono essere assenti per mesi o<br />
anni dopo l’avvenuta infezione. In generale<br />
comprendono: febbre, linfoadenopatie,<br />
edemi cutanei, tachicardia, ipotensione,<br />
ingrandimento del fegato e della milza,<br />
meningo-encefalite con letargia. La forma<br />
acuta (sostenuta dal tripanosoma brucei rhodesiense)<br />
si presenta con i sintomi della meningo-encefalite<br />
letargica ed insorge dopo<br />
6-28 giorni dall’infezione.<br />
Benché i rischi per il viaggiatore siano relativamente<br />
bassi, è comunque bene prendere<br />
tutte le precauzioni contro le punture<br />
della mosca tse-tse, ricordando che tale insetto<br />
è attratto da oggetti in movimento e<br />
da colori scuri e che è in grado di pungere<br />
anche attraverso vestiario leggero; è pertanto<br />
consigliato l’uso di vestiario realizzato<br />
con materiali resistenti, di un colore che si
mimetizzi con l’ambiente e che copra il più<br />
possibile gli arti.<br />
La Tungosi - È una malattia dovuta alla puntura<br />
di una pulce, la Tunga penetrans. La femmina<br />
di detta pulce, presente soprattutto su<br />
suoli secchi e sabbiosi (spiagge), punge il<br />
soggetto sulla pelle scoperta, generalmente<br />
agli arti inferiori. La malattia è caratterizzata<br />
da una lesione nodulare tondeggiante del<br />
diametro di 5-10 mm, con un puntino nero al<br />
centro, che corrisponde alla pulce stessa, nel<br />
punto in cui questa penetra nella pelle per<br />
nutrirsi del sangue e produrre le uova. L’insetto<br />
può raggiungere il diametro di 1 cm.<br />
Le uova vengono eliminate e diffuse nell’ambiente<br />
esterno, ove si trasformano nell’insetto<br />
adulto nel giro di 2-3 settimane. La puntura<br />
talvolta è dolorosa, talvolta determina solo<br />
prurito. In assenza di complicazioni, quali<br />
gangrena, linfangite o infezione da tetano,<br />
la malattia si risolve in un paio di settimane.<br />
La diagnosi può essere posta con la biopsia<br />
della lesione. Non esiste una vaccinazione.<br />
La cura si avvale della rimozione della pulce<br />
con un ago o una pinzetta sterili o dell’escissione<br />
chirurgica del nodulo. I trattamenti<br />
farmacologici devono essere riservati ai casi<br />
di infestazioni multiple,<br />
poiché gravati da importanti<br />
effetti collaterali.<br />
Schistosomiasi (bilharziosi)<br />
- Lo Schistosoma è un<br />
verme le cui larve infestano<br />
i molluschi presenti<br />
nelle acque. Quando<br />
l’uomo viene a contatto<br />
con l’acqua inquinata dai<br />
parassiti, questi penetrano<br />
nella cute e si moltiplicano<br />
nei vasi sanguigni fino<br />
a produrre le uova. Alcune<br />
uova passano nelle feci<br />
e nelle urine, vengono<br />
eliminate nelle acque e il<br />
ciclo si ripete. I sintomi<br />
della malattia, legati alla<br />
reazione allergica verso le<br />
uova, sono prurito, arrossamento<br />
cutaneo, talvolta<br />
febbre, dolori muscolari,<br />
paralisi, mieliti. Nel caso<br />
di reinfezioni si possono<br />
avere danni epatici,<br />
intestinali, polmonari o<br />
vescicali. Non esiste una<br />
vaccinazione, ma esistono<br />
terapie farmacologiche ef-<br />
!<br />
ficaci per la cura della malattia.<br />
Echinococcosi - L’Echinococcosi è una malattia<br />
parassitaria provocata dall’Echinococcus<br />
granulosus, piccolo verme piatto appartenente<br />
alla famiglia delle Tenidae. L’Echinococco,<br />
dotato di uncini, si ancora alle pareti intestinali<br />
e si moltiplica molto rapidamente.<br />
La parte terminale del corpo del parassita,<br />
piena di uova, viene espulsa attraverso la defecazione.<br />
Le uova presentano una notevole<br />
resistenza nell’ambiente. Una volta ingerite<br />
si schiudono e liberano nello stomaco una<br />
larva che si immette nel circolo sanguigno,<br />
da dove può potenzialmente raggiungere<br />
ogni organo. Gli organi più frequentemente<br />
colpiti sono il fegato e i polmoni. La larva,<br />
raggiunto l’organo, vi si deposita e forma<br />
una cisti, al cui interno si moltiplicheranno<br />
altre larve, e le cui dimensioni aumentano<br />
gradualmente nel corso del tempo (possono<br />
raggiungere le dimensioni di un feto).<br />
L’Echinococcosi può rimanere asintomatica<br />
per anni; solo quando le cisti aumentano di<br />
dimensioni possono comparire dolore addominale,<br />
tosse e/o dolore toracico. Qualora<br />
la cisti dovesse rompersi, il versamento del<br />
liquido in essa contenuto potrebbe causare<br />
15<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
16<br />
Distribuzione geografica della schistosomiasi CDC 2007 (immagine tratta dal sito www.cesmet.it).<br />
una reazione anafilattica. È possibile un trattamento<br />
percutaneo, che comporta tuttavia<br />
alcuni rischi, legati all’eventuale rottura della<br />
cisti. La prevenzione primaria è quindi la<br />
terapia più efficace.<br />
Altre malattie<br />
AIDS - Secondo un’indagine del WHO in<br />
Africa vi sono più di 30 milioni di bambini<br />
e adulti infetti dal virus dell’HIV/AIDS ma<br />
solo 400.000 malati hanno accesso alle cure<br />
mediche e meno di 100.000 di queste vivono<br />
in Africa subsahariana. I prezzi per le cure<br />
e le medicine continuano a essere elevati.<br />
L’Aids è a livello nazionale abbastanza controllato:<br />
con una percentuale di contagiati<br />
inferiore al 2%, il Senegal è un’eccezione<br />
in Africa subsahariana. Riportiamo i dati<br />
dell’OMS (Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità, 2002) sulla prevalenza dell’HIV nella<br />
popolazione generale in Senegal:<br />
• nel dicembre 1999: 1,8%<br />
• nel dicembre 2001: 0,5%<br />
Una delle ragioni principali di questi dati<br />
positivamente bassi per un Paese dell’Africa<br />
subsahariana è la presenza di un’alta percentuale<br />
(92%) di musulmani sunniti. Le<br />
confraternite e i leader religiosi, membri importanti<br />
e influenti nella società senegalese,<br />
hanno positivamente influenzato la risposta<br />
nazionale ai programmi di prevenzione.<br />
Il Paese ha dimostrato un forte impegno politico<br />
che ha contribuito al mantenimento<br />
di tassi epidemiologici bassi. È anche stato<br />
istituito un buon programma di prevenzione<br />
nei confronti delle malattie sessualmente<br />
trasmissibili.<br />
Rispetto al problema HIV è importante sottolineare<br />
che in Senegal più della metà dei soggetti<br />
HIV positivi sono donne, a differenza di<br />
quanto accade nel mondo occidentale dove<br />
sono il 20-30%. Questo elemento contribuisce<br />
al conseguente grave rischio di trasmissione<br />
materno-infantile (circa 3000 bambini<br />
risultano HIV positivi in Senegal).<br />
Meningite Meningococcica - La Neisseria<br />
meningitidis (meningococco) costituisce la<br />
causa principale di meningite e setticemia<br />
fulminante. La malattia è diffusa in tutto il<br />
mondo ed è più frequente durante l’inverno<br />
e la primavera. Colpisce prevalentemente i<br />
bambini e i giovani adulti, specie se vivono<br />
in condizioni di sovraffollamento. Nell’Africa<br />
subsahariana epidemie da meningococco<br />
di gruppo A e C si verificano durante la stagione<br />
secca (dicembre-giugno) e terminano<br />
improvvisamente con l’inizio della stagione<br />
delle piogge, soprattutto nella cosiddetta<br />
“cintura della meningite”, una regione con<br />
circa 300 milioni di abitanti che si estende<br />
dal Senegal a ovest fino all’Etiopia a est, in<br />
cui si verifica il 60% di tutti i casi del mondo.<br />
Tra il 1995 e il 1997, sono scoppiate delle<br />
gravi epidemie lungo tutta la “cintura di<br />
meningite” che hanno causato più di 25.000<br />
!
decessi e 250.000 casi. Il tutto è aggravato da<br />
una ridotta disponibilità di farmaci e vaccini.<br />
A oggi ci sono solo 25 milioni di dosi di vaccino<br />
bivalente A/C - il ceppo A è la causa più<br />
comune di epidemie - al mondo, di cui solamente<br />
11 milioni sono destinati alla risposta<br />
alle epidemie.<br />
Noma - Il Noma, o cancro orale, dal greco<br />
«nomein» che significa “erodere”, “divorare”,<br />
é una necrosi fulminante che si sviluppa a<br />
livello della bocca e devasta atrocemente il<br />
volto, distruggendo al tempo stesso i tessuti<br />
molli e ossei del viso. Presenta un picco tra il<br />
primo e il quarto anno di vita e si stima un’incidenza<br />
annuale di 25 mila casi nei Paesi in<br />
via di sviluppo lungo il confine col Sahara. Il<br />
Noma è diffuso nelle comunità caratterizzate<br />
da povertà estrema, malnutrizione, acqua<br />
potabile contaminata, limitata accessibilità<br />
ai servizi sanitari. È la ragione per la quale si<br />
chiama «il volto della povertà». Attualmente<br />
non c’è consenso sui microrganismi responsabili<br />
del noma: tra i possibili candidati<br />
ci sono Fusobacterium necrophorum e Prevotella<br />
intermedia, che potrebbero entrare in contatto<br />
con la bocca dei bambini attraverso<br />
acqua e cibo contaminati da feci animali.<br />
Il Noma insorge generalmente come un’ulcera<br />
gengivale; i sintomi più comuni sono<br />
alito maleodorante, febbre, marcata anemia,<br />
arresto della crescita. In questo stadio<br />
sarebbero sufficienti risciacqui disinfettanti<br />
della bocca, un’integrazione vitaminica ed<br />
una terapia antibiotica per bloccare la malattia.<br />
Al contrario, se non trattata, l’ulcera<br />
si estende velocemente alla guancia o al labbro.<br />
La necrosi in pochi giorni distrugge la<br />
carne e con il distacco dei tessuti morti si ha<br />
la rapida frammentazione delle ossa e dei<br />
denti esposti.<br />
In !<br />
blu, la “cintura di meningite”.<br />
Le conseguenze fisiche, psichiche e sociali<br />
sono tutte drammatiche:<br />
• morte nell’80% dei casi non trattati;<br />
• funzioni vitali danneggiate: nutrirsi, respirare<br />
e vedere diventa difficile con l’avanzare<br />
dell’infezione, che blocca le mascelle, attacca<br />
il naso e talvolta anche gli occhi;<br />
• sfiguramento per i sopravvissuti: la malattia<br />
porta con sé uno sfiguramento progressivo,<br />
spesso atroce, del volto, a causa delle contrazioni<br />
cicatriziali;<br />
• rigetto da parte della famiglia: nelle comunità<br />
africane la malattia è nota come ciwoniska,<br />
un morbo improvviso e inspiegabile<br />
che ha a che fare con gli spiriti; la famiglia<br />
e la comunità, lungi dal comprendere che il<br />
Noma può essere guarito, considerano la malattia<br />
come una maledizione per la famiglia<br />
e il villaggio. Come per la lebbra, le vittime<br />
sono spesso rifiutate dalle proprie comunità<br />
e abbandonate alla sorte in piena boscaglia.<br />
La salute in Senegal<br />
rimane una sfida!<br />
La realtà del Senegal dimostra come il fattore<br />
povertà sia determinante e influenzi molti<br />
settori, tra cui la sanità. Le malattie infettive<br />
e parassitarie, in primo luogo la malaria,<br />
mietono ogni anno in Senegal un numero<br />
enorme di vittime. Nel 2000, in base ai dati<br />
ufficiali dell’OMS, in Senegal si sono verificati<br />
1.200 mila casi di malaria, di cui quasi<br />
300 mila in età infantile (al di sotto dei 5<br />
anni) e 30 mila casi in donne in gravidanza.<br />
Il sistema sanitario, e in particolare la sanità<br />
di base, la lotta alle malattie infettive e alle<br />
malattie sessualmente trasmissibili, la salute<br />
materna e dei piccoli rimangono dunque<br />
obiettivi di primaria importanza.<br />
17<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
S E N E G A L<br />
IN...MUSICA<br />
di Sarah Iacono<br />
sarahmarianna@yahoo.it<br />
18<br />
IN PRIMO PIANO...<br />
Dai griot al rap<br />
Un viaggio nel tempo, come antichi esploratori, alla ricerca<br />
delle fonti della musica che riecheggia nelle nostre radio<br />
e che ora come allora fa muovere i piedi e risuonare di<br />
misteriosa magia i nostri visceri.<br />
Nel 1799, l’esploratore e medico scozzese<br />
Mungo Park (1771-1806) affidava le memorie<br />
dei suoi recenti viaggi nell’Africa Occidentale<br />
al libro “Travels in the Interior of<br />
Africa”: la sua prima impresa, prima di addentrarsi<br />
nel Mali, prendeva le mosse proprio<br />
dal Senegal.<br />
Accanto alla narrazione degli episodi salienti<br />
della sua avventurosa spedizione, l’autore<br />
forniva una descrizione abbastanza precisa<br />
degli usi, dei costumi e dei manufatti d’arte<br />
tipici delle popolazioni con le quali era venuto<br />
a contatto: «Of their music and dances,<br />
some account has incidently been given in different<br />
parts of my journal. On the first of these<br />
heads, I have now to add a list of their musical<br />
Il celebre musicista senegalese Youssou N’Dour.<br />
… continuando a coltivare l’antica<br />
pratica del narrare cantando…<br />
instruments, the principal of which the koonting,<br />
a sort of guitar with three strings and the<br />
korro, a large harp with eighteen strings… * ».<br />
I nomi indicati da Park sono la deformazione<br />
anglicizzata di kontingo e di kora: l’uno<br />
è una sorta di liuto a tre corde; nel secondo<br />
caso invece si tratta di un’arpa-chitarra a 21<br />
corde ricavata da una mezza zucca svuotata<br />
e rivestita di pelle di animale.<br />
Entrambi sono gli strumenti tipici dei griot<br />
<strong>–</strong> incontrati e citati anche da Park - i poeti<br />
cantori itineranti depositari della tradizione<br />
orale, presenti, con diverse denominazioni,<br />
in tutte le culture dell’Africa<br />
occidentale e subsahariana. In<br />
epoca precoloniale questi cantastorie<br />
erano spesso al servizio<br />
delle corti: rievocavano le<br />
gesta eroiche di re e principi.<br />
In tempi più recenti invece,<br />
questo tipo di funzione affabulatoria<br />
e di testimonianza è<br />
andata perdendosi: i moderni<br />
griot - un tempo appartenenti<br />
a una sorta di “casta”, quasi<br />
temuta per la sua profonda conoscenza<br />
della storia e perché<br />
considerata in contatto con le<br />
forze della natura - hanno puntato<br />
maggiormente sull’ aspetto<br />
musicale della loro attività.<br />
È accaduto anche in Senegal:<br />
a Dakar, il Teatro Nazionale<br />
intitolato all’attore francese<br />
Daniel Sorano è diventato un<br />
luogo di riferimento per lo sviluppo<br />
di questo tipo di musica:<br />
Soundioulou Cissoko, Yandé<br />
* “Riguardo alla loro musica e danza, alcune notizie sono state riportate in diverse parti del mio diario. Riguardo al primo argomento, ho<br />
ora aggiunto una lista dei loro strumenti musicali, di cui il principale è il kooting, una specie di chitarra a tre corde, e il korro, una grande<br />
arpa con 18 corde…”
Il balaphon.<br />
Tre modelli di kora.<br />
Codou Sène, Ndiaga Mbaye, sono solo alcuni<br />
dei talenti che hanno trovato terreno<br />
fertile in questo luogo, continuando a coltivare<br />
l’antica pratica del narrare cantando.<br />
Il dato sorprendente relativo agli artisti appena<br />
indicati è che appartengono tutti a etnie<br />
diverse a riprova della diffusione della<br />
tradizione griot in tutto il Paese.<br />
Altra caratteristica è la forte componente<br />
percussiva...<br />
Allo stesso modo i linguaggi musicali delle<br />
diverse culture presenti in Senegal si intersecano<br />
e si sovrappongono, anche se mantengono<br />
comunque connotati abbastanza<br />
riconoscibili.<br />
La musica dei Wolof ad esempio, che costituiscono<br />
il gruppo etnico più consistente,<br />
nonostante abbia molto in comune con<br />
quella Mandinka (originaria del Mali) se ne<br />
distanzia, oltre che per la lingua, anche per<br />
la presenza di stilemi legati al canto liturgico<br />
musulmano e alla prassi polifonica molto<br />
utilizzata dai Serer, altro popolo autoctono.<br />
Altra caratteristica è la forte componente<br />
percussiva, che si ricollega all’uso di strumenti<br />
come il balaphon (altro nome della<br />
marimba), un idiofono realizzato con una<br />
serie di assi di legno diversamente intonate<br />
sovrapposte a dei risuonatori e dei tamburi<br />
a calice di diverse dimensioni, i cosiddetti<br />
sabar - che si suonano con una mano e<br />
un’asticella.<br />
Un tamburo sabar.<br />
Questi ultimi scandiscono il ritmo del genere<br />
musicale senegalese più conosciuto<br />
nel mondo, lo m’balax, nato come danza<br />
tradizionale, ma recentemente rimodulata<br />
con l’aggiunta di strumenti moderni come<br />
la chitarra, il basso elettrico e le tastiere<br />
che hanno generato una commistione di<br />
rock, pop, reggae e musica africana.<br />
Il principale artefice di questa contaminazione<br />
e della diffusione dello m’balax in<br />
Occidente è stato Youssou N’Dour, celeberrimo<br />
artista senegalese, fautore, insieme<br />
a tutta la generazione di musicisti suoi<br />
contemporanei, di un rinnovato interesse<br />
per le sonorità del proprio Paese, arricchite<br />
dal colore di timbri e accenti di differente<br />
provenienza.<br />
Un processo di riscoperta dunque, dopo<br />
che, per buona parte del Novecento, la<br />
Francia, che aveva assoggettato il Senegal,<br />
ne aveva anche distorto e coperto le radici<br />
culturali, attraverso l’immissione di musiche<br />
di matrice occidentale che dovevano<br />
servire da intrattenimento per i colonizzatori.<br />
Il percorso sopra descritto è passato attraverso<br />
l’imitazione dei balli latini (mambo,<br />
cha cha) e poi attraverso l’innamoramento<br />
nei confronti della musica afrocubana, per<br />
poi approdare molto recentemente al rap,<br />
che costituisce l’ultima frontiera del gusto<br />
dei giovani senegalesi.<br />
19<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
S E N E G A L<br />
IN...CUCINA<br />
di Flavio Brognoli<br />
ami.bflavio@tiscali.it<br />
20<br />
IN PRIMO PIANO...<br />
La cucina senegalese<br />
Nomi esotici, spezie sconosciute… la complessità della<br />
cucina senegalese potrebbe farci abbandonare i fornelli<br />
e propendere per un ristorante senegalese, che nelle<br />
grandi città italiane non è difficile trovare. Ma in nessun<br />
caso possiamo esimerci dal servire ai nostri ospiti una<br />
buona… teranga!<br />
La cucina senegalese è considerata una delle<br />
“punte di diamante” di tutta l’Africa. Gli ingredienti<br />
base di ogni piatto sono il pollo o il<br />
pesce, accompagnati da riso e verdure. Ogni<br />
regione utilizza spezie particolari e spesso<br />
uniche.<br />
Nella realtà del Senegal, però, spesso non è<br />
possibile servire due pasti al giorno e quindi<br />
ci si concentra su quello di mezzogiorno,<br />
magari preparando il pregiato coff del ceebu<br />
jén (riso con pesce) con pesci poco costosi<br />
come gli yaboy (pesce azzurro) e limitando<br />
moltissimo l’uso delle verdure oppure, lontano<br />
dal mare, preparando piatti semplici a<br />
base di miglio e tapioca (fecola di manioca).<br />
La sera ci si arrangia come si può.<br />
… alcuni bambini aggiungono al<br />
latte il Sénécao<br />
Per le famiglie più fortunate, invece, la giornata<br />
è scandita da tre pasti: al mattino la colazione<br />
solitamente è composta dall’infuso<br />
di duté, il latte in polvere e il caffè solubile;<br />
alcuni bambini aggiungono al latte il Sénécao<br />
(cacao in polvere di produzione senegalese).<br />
Qualcuno beve caffè Touba, insaporito con<br />
jarr (una spezia aromatica e leggermente pe-<br />
pata) e accompagnati soprattutto dal pane<br />
(la tipica baguette francese ormai diffusa in<br />
quasi tutto il Senegal) con tonno, formaggio,<br />
maionese (nella versione tradizionale o in<br />
quella, bianchissima, fatta dai Peul con latte<br />
e senza uova) e cioccolato.<br />
In molte case, comunque, a colazione si riscaldano<br />
generalmente i resti della cena del<br />
giorno precedente.<br />
Il pranzo è il pasto più sostanzioso e per molti<br />
Senegalesi, soprattutto quelli che abitano<br />
lungo le coste, è composto dal ceebu jén con<br />
l’unica variante del colore (bianco o rosso).<br />
All’interno è diffusa la yassa, carne di pollo o<br />
montone accompagnata da riso, della quale<br />
vi propongo la ricetta in questa rubrica.<br />
Il riso utilizzato dai senegalesi è spesso importato<br />
dall’Asia, anche perché quello di<br />
produzione locale non copre il fabbisogno<br />
nazionale. Il riso brisé, quello i cui grani appaiono<br />
molto piccoli perché non interi, è<br />
quello più apprezzato perché più adatto alla<br />
preparazione del ceebu jén.<br />
A cena, per coloro coloro che la consumano,<br />
vengono serviti piatti più leggeri e più vari:<br />
insalate accostate a carne, pollo o pesce, firir,<br />
bulett (polpettine di pesce) da mangiare<br />
con il pane, risi detti “bagnati”(ceebu toy, ad<br />
esempio, il daxinn, lo mbaxall o il<br />
cosiddetto ceebu tatu naar), cucinati<br />
in modo simile al risotto italiano,<br />
cuscus o pasta (spaghetti o piccoli<br />
maccheroni) accompagnati da<br />
carne e sugo di cipolle, la supp.<br />
Infine, il tradizionale cérè, cuscus<br />
senegalese a base di miglio che può<br />
essere consumato con una salsa a<br />
base di carne e verdure o servire da<br />
base per la preparazione di dolci.<br />
Nel caso ci siano degli ospiti, vengono<br />
servite delle portate molto abbondanti.<br />
Il cibo viene presentato<br />
su un largo vassoio, con il riso sotto
e le verdure in alto, dando molta importanza<br />
alla sua presentazione.<br />
Il vassoio viene posato su una stuoia sul pavimento<br />
e la famiglia si siede tutt’intorno.<br />
Di solito si mangia con la mano destra, per<br />
questo viene passata una bacinella d’acqua<br />
prima e dopo il pasto per lavarsi le mani.<br />
Con le dita si raccoglie un po’ di riso, lo si<br />
appallottola e lo si porta in bocca.<br />
L’ospitalità del popolo senegalese<br />
viene chiamata teranga.<br />
I pasti vengono accompagnati, solitamente,<br />
da tè alla menta, ma esiste anche il vino di<br />
palma che, essendo una bevanda fermentata,<br />
va bevuto con una certa moderazione.<br />
Il toufam è una bevanda a base di yogurt e<br />
acqua tiepida. Il caffè è simile a quello turco<br />
con l’aggiunta di pepe o cardamomo.<br />
L’ospitalità del popolo senegalese è proverbiale<br />
e viene chiamata teranga.<br />
Teranga è una parola che si può sommariamente<br />
tradurre come ospitalità ma che in<br />
realtà esprime molto di più: accoglienza, attenzione,<br />
rispetto, gentilezza, allegria e il piacere<br />
di ricevere un ospite nella propria casa.<br />
I pasti sono momenti molto importanti di<br />
condivisione, rafforzano la coesione del<br />
gruppo e la solidarietà. Agli ospiti, soprattutto<br />
se stranieri, sono riservati i piatti<br />
migliori, ben guarniti con verdure<br />
colorate e insaporiti<br />
con i pesci e la carne più<br />
pregiati.<br />
Yassa di pollo<br />
Ingredienti per 6 persone:<br />
1 grosso pollo in parti, nokoss (per marinare<br />
sia le cipolle sia il pollo), 250 ml di olio di<br />
arachide, 1 kg di cipolle, olive verdi, 2 cucchiai<br />
da tavola di senape di Digione, 1 limone<br />
La ricetta:<br />
• Fiammeggiate il pollo, lavatelo<br />
con acqua, aceto e sale grosso e<br />
risciacquatelo.<br />
• Fatelo marinare con il nokoss,<br />
la senape e un pizzico d’aceto<br />
per almeno mezz’ora.<br />
• Sbucciate le cipolle e tagliatele<br />
a quadrotti, fate marinare anche<br />
queste con nokoss, senape e aceto.<br />
• Cuocete il pollo al forno con pochissimo olio, oppure grigliatelo.<br />
Il pollo deve essere ben cotto, decisamente dorato.<br />
• Soffriggete la cipolla nell’olio caldo, aggiungere un po’<br />
d’acqua e lasciate cuocere per una decina di minuti.<br />
• Spremete nel sugo il succo di un limone, verificate l’acidità<br />
del sugo (che deve essere acre ma non troppo) ed eventualmente<br />
salate.<br />
• Aggiungete il pollo cotto al forno e riscaldate ancora per<br />
10 minuti; a fine cottura incorporare le olive. Disponete il riso<br />
su un piatto di portata e copritelo con il sugo caldo.<br />
Per preparare il riso:<br />
• Fate bollire un litro abbondante d’acqua in una grande<br />
pentola, salatela, versate 500 gr di riso dopo averlo mondato<br />
e lavato due volte.<br />
• Togliete l’eccesso d’acqua, che dovrà superare il volume<br />
del riso di soli 2 o 3 millimetri, coprite e lasciate cuocere a<br />
fuoco basso per pochi minuti.<br />
• Quando il riso avrà assorbito tutta l’acqua versatevi un filo<br />
d’olio di arachidi, mescolate, livellate la superficie del riso e<br />
lasciate cuocere ancora per una decina di minuti.<br />
Assaggiate il riso per verificarne la cottura e se necessario,<br />
mescolatelo un’altra volta.<br />
Nokoss: Si tratta di una miscela di aromi che serve per<br />
insaporire praticamente tutti i piatti, almeno quelli salati.<br />
Per preparalo, procuratevi 5 peperoncini rossi secchi,<br />
1 grosso spicchio d’aglio, 1 cucchiaino da caffè di pepe<br />
nero (in grani o in polvere), 5 dadi di carne del tipo secco,<br />
non morbido. Mescolate gli ingredienti e macinateli in un<br />
mixer o pestateli in un mortaio.<br />
L<br />
A<br />
R<br />
I<br />
C<br />
E<br />
T<br />
T<br />
A<br />
21<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
E V E N T I<br />
manifestami@amiweb.org<br />
22<br />
Feste, incontri e...<br />
Come e dove “incontrare” AMI<br />
È primavera, l’estate è in arrivo… Tempo di feste all’aperto, di sere<br />
in cui il sole non tramonta, di voglia di stare in compagnia a chiacchierare<br />
fino a tardi.<br />
Festa Shanthi<br />
16-17 maggio <strong>2009</strong><br />
Anche quest’anno la festa<br />
dell’associazione si svolgerà<br />
all’interno delle iniziative per<br />
la “14 a festa dei giovani e delle<br />
associazioni” organizzata dal<br />
Comune di Buccinasco. Noi<br />
saremo presenti con il mercatino<br />
(sabato pomeriggio e domenica),<br />
la pesca (domenica) e naturalmente<br />
con l’estrazione della sottoscrizione a premi<br />
(domenica pomeriggio).<br />
Per il pranzo di domenica i nostri cuochi<br />
stanno preparando un menù etnico, uno<br />
tradizionale e uno speciale per bambini! Il<br />
costo è indicativamente di 15 € per gli adulti<br />
e 7 per i bambini.<br />
Per informazioni e iscrizioni scrivete alla<br />
mail del gruppo manifestazioni:<br />
manifestami@amiweb.org.<br />
I MENU<br />
Menù Italiano<br />
Gnocchetti sardi<br />
con salsiccia e asparagi<br />
Petto di pollo al forno<br />
con mozzarella,<br />
pomodoro fresco e origano<br />
Plum cake con mele, uvetta e cannella<br />
con crema alla vaniglia<br />
Menù etnico<br />
Byriani di riso (INDIA)<br />
Zighinì con Injera (ETIOPIA)<br />
Verdure miste al berberè (ETIOPIA)<br />
Bavarese fragole e cannella<br />
Menù bambini<br />
Pennette al pomodoro e basilico<br />
Milanese di tacchino<br />
con patate al forno<br />
Budino al cioccolato<br />
1° premio<br />
della sottoscrizione a premi<br />
un buono spesa mooolto<br />
interessante!<br />
Sottoscrizione a premi<br />
Il ricavato della sottoscrizione sarà devoluto<br />
per la realizzazione della scuola primaria a<br />
Notsè (Togo).<br />
AVVISO A TUTTI!<br />
Abbiamo bisogno di aiuto per la buona riuscita<br />
della manifestazione: scriveteci per<br />
darci una mano al mercatino, per servire il<br />
pranzo e pulire in cucina…<br />
Festa d’Autunno<br />
ottobre <strong>2009</strong><br />
Caldarroste e tante sorprese per scaldarci il<br />
cuore mentre le foglie cominciano a cadere.
A M I V E N E T O<br />
EVENTI E ATTIVITÁ<br />
<strong>2009</strong> “PROGETTabile” progettare<br />
le abilità dei disabili <strong>–</strong> 2 a edizione<br />
28 Maggio <strong>2009</strong><br />
presso Bastione Alicorno - Padova,<br />
Raccolta di fondi per i Progetti AMI durante<br />
l’evento organizzato da Project Management<br />
Institute - Northern Italy Chapter<br />
(PMI-NIC)<br />
Festa AMI - Veneto<br />
6 Settembre <strong>2009</strong><br />
“… una famiglia di famiglie …” Dalle 10 alle<br />
17 la bella festa AMI, occasione di ritrovo di<br />
tante famiglie, presso Prà del Donatore -<br />
Limena (PD), via F.lli Cervi.<br />
Vi aspettiamo numerosi!<br />
Serata a Teatro<br />
Novembre <strong>2009</strong><br />
Raccolta fondi per progetti AMI in occasione<br />
della rassegna teatrale del Comune di Limena<br />
presso Sala Barchessina.<br />
Ciclo Incontri Plenari <strong>2009</strong><br />
a sostegno coppie in attesa - AMI Veneto<br />
c/o Sala Barchessina - Comune di Limena (PD)<br />
dalle 10.00 alle 12.00<br />
Sabato 21 Marzo<br />
Incontro con il pediatra: prima della partenza…<br />
e rientro in Italia.<br />
Rel. Prof. G. Zavarise (pediatra) <strong>–</strong><br />
Ospedale Negrar (VR)<br />
Sabato 18 Aprile<br />
L’inserimento scolastico del bambino adottivo.<br />
Rel. Dott.ssa C. De Pasquale (psicologa)<br />
Sabato 16 Maggio<br />
Paure, rabbie, gestione delle emozioni del bambino<br />
adottivo.<br />
Rel. Dott.ssa Sophie Perichon (psicologa)<br />
Sabato 26 Settembre<br />
Incontro con i nonni adottivi.<br />
Rel. Dott.ssa Rossella Forese (psicologa)<br />
amiversilia@amiweb.org<br />
Al momento la sezione di AMI Versilia non ha ancora definito le attività di<br />
primavera-estate… ma non temete! Le occasioni per incontrarci non mancheranno.<br />
Tenetevi informati.<br />
Per informazioni: Daniela 0583.835287. daniela@studioungaretti.it<br />
FESTA<br />
<strong>SHANTHI</strong><br />
<strong>2009</strong><br />
A M I V E R S I L I A<br />
23<br />
<strong>SHANTHI</strong>
di Silvano Caldana<br />
Giacomo Freyrie<br />
presidenza@amiweb.org<br />
vicepresidenza@amiweb.org<br />
<strong>SHANTHI</strong><br />
COOPERAZIONE<br />
INTERNAZIONALE<br />
24<br />
Viaggio in Etiopia<br />
Un dettagliato rapporto sugli aiuti AMI in Etiopia, patria<br />
di origine di tante delle nostre figlie e figli. Per conoscere<br />
meglio le loro origini. Per capire meglio dove “vanno a<br />
finire” l’impegno e la fatica di chi tra noi opera per la<br />
raccolta fondi, feste e altre manifestazioni!<br />
Intensificandosi le attività di AMI in Etiopia<br />
il Consiglio Direttivo, negli ultimi due anni,<br />
ha ritenuto che fosse indispensabile valutare<br />
l’opportunità di effettuare visite periodiche<br />
nel Paese finalizzate alla verifica dello stato<br />
di avanzamento dei diversi Progetti nei quali<br />
è impegnata.<br />
Bambini al lavoro.<br />
A tale scopo negli anni 2007 e 2008 delegati<br />
AMI si sono più volte recati nel Paese potendo<br />
riscontrare che gli interventi a oggi realizzati<br />
(una scuola primaria nella città di Debre<br />
Beran, due scuole primarie nei paesi di Fonko<br />
e Lereba, interventi di potenziamento dei<br />
servizi ostetrici territoriali e ospedalieri nella<br />
zona di Bale nella Regione Oromia, ristrutturazione<br />
dell’Istituto Almaz, dal quale provengono<br />
anche i bambini adottati dalle famiglie<br />
dell’AMI, invio di computers ecc.) hanno<br />
avuto l’impatto auspicato.<br />
Ultimo viaggio in ordine cronologico è stato<br />
quello dei sigg. Giangiacomo Freyrie e Silvano<br />
Caldana, rispettivamente Vice Presidente<br />
e Presidente, che dal 22 al 30 giugno del 2008<br />
hanno potuto incontrare il referente sig. Tefede<br />
Fekera e i responsabili degli Istituti Almaz<br />
e Gelgela, con i quali AMI si relaziona sia<br />
per quanto attiene alle Adozioni Internazionali<br />
sia per alcuni interventi di<br />
Cooperazione e Sponsorizzazione<br />
che vengono effettuati.<br />
In particolare lo scopo del viaggio<br />
era quello di:<br />
A. fare un “punto della situazione”<br />
con il ns. rappresentante<br />
Fekede Tefera, relativamente<br />
alle attività di Adozioni internazionali<br />
e di Sponsorizzazione<br />
(quelle richiesteci dal Governo<br />
etiope) analizzando gli eventuali<br />
aspetti critici.<br />
B. verificare lo stato del Progetto<br />
Computer. Abbiamo e stiamo<br />
raccogliendo computer da inviare<br />
nella città di Bishoftu al fine<br />
di aiutare il Kebele (comune) a<br />
costituire un Centro Computer a<br />
uso dei ragazzi del Kebele.<br />
C. incontrare le Istituzioni sia etiopi che italiane<br />
(ambasciata).<br />
D. visitare gli Istituti con i quali collaboriamo<br />
(Almaz e Gelgela).<br />
E. verificare le metodologie applicate relativamente<br />
alla definizione di stato di abbandono<br />
dei minori. Tale necessità è emersa in considerazione<br />
del fatto che i bambini adottati<br />
tramite l’Istituto Gergela provengono da città<br />
a sud del Paese delle quali poco sappiamo.<br />
F. avere un aggiornamento relativamente<br />
alle voci emerse riguardo l’emanazione di<br />
una nuova Legge che, di fatto, potrebbe generare<br />
difficoltà riguardo alle nostre attività<br />
nel Paese.
… ogni tre mesi, organizza un incontro<br />
tra i Funzionari e le famiglie<br />
dei minori al fine di verificare<br />
e aggiornare la situazione…<br />
Nel complesso il viaggio è stato estremamente<br />
proficuo perché sono stati raggiunti tutti<br />
gli scopi prefissati. Li affronteremo ora, punto<br />
per punto.<br />
A. Il sig. Fekede Tefera rappresenta AMI<br />
come e forse meglio di quanto qualunque<br />
Socio potrebbe fare. Il suo interessamento<br />
nei confronti dei bambini è sincero e, abbiamo<br />
potuto constatarlo in diverse occasioni,<br />
supera quelli che sono i suoi interessi economici.<br />
Soprattutto nell’ambito dell’attività riguardante<br />
le Sponsorizzazioni (rammento che<br />
per riconfermare l’Accreditamento di AMI<br />
a operare in Etiopia ci era stato imposto di<br />
effettuare 100 Sponsorizzazioni di minori<br />
entro un Programma Governativo) ha dimostrato<br />
grande capacità organizzativa dando<br />
un considerevole “lustro” all’AMI.<br />
Fekede, ogni tre mesi, organizza un incontro<br />
tra i Funzionari e le famiglie dei minori<br />
al fine di verificare e aggiornare la situazione<br />
riguardante i minori (le Sponsorizzazioni<br />
sono soprattutto indirizzate a garantire<br />
la frequentazione della scuola e con questi<br />
incontri/controlli si verifica la partecipazione<br />
delle famiglie che, per rimanere nel programma,<br />
debbono garantire i buoni risultati<br />
dei loro figli).<br />
Ha addirittura istituito una festa per conferire<br />
diplomi di benemerenza ai migliori alunni,<br />
al fine di interessare il più possibile anche<br />
le famiglie che, dobbiamo dire, partecipano<br />
con grande interesse.<br />
Al riguardo delle Adozioni Internazionali al<br />
momento non si presenta alcuna difficoltà,<br />
tranne quella riguardante la necessità di individuare<br />
nella maniera migliore possibile<br />
l’età dei bambini propostici.<br />
Altro aspetto rilevante sul quale siamo riusciti<br />
a concordare metodologie e tempistiche<br />
(chiarendo che le famiglie adottive hanno<br />
necessità di qualche mese di “acclimatamento”)<br />
è quello relativo alle problematiche<br />
emerse rispetto a fratelli con problemi di<br />
salute (HIV) o di altra natura (età/ non destituiti)<br />
che rimangono in Etiopia e hanno<br />
problemi di sussistenza.<br />
Abbiamo definitivamente concordato che se<br />
le famiglie adottive non contribuiranno sarà<br />
AMI a prendersene carico.<br />
B. Abbiamo incontrato il Sindaco del Comu-<br />
La casa Gargela di Hossanna.<br />
ne (Kebele) di Bishoftu nel quale stiamo sviluppando<br />
il Progetto Computer e, dopo aver<br />
ricevuto enormi ringraziamenti, siamo stati<br />
aggiornati riguardo a due loro Progetti:<br />
1. Ampliamento del Progetto Computer<br />
che prevede l’invio di almeno altri 10 computer<br />
entro la fine dell’anno (ce ne siamo<br />
presi carico) e la ristrutturazione dei locali<br />
dove faranno una sala per accogliere i “naviganti”<br />
(abbiamo portato a casa il Progetto<br />
- Fekede si è impegnato di rivederlo bene<br />
dal punto di vista economico <strong>–</strong> dicendo che<br />
lo avremmo preso inconsiderazione)<br />
Nel Consiglio del 4 ottobre abbiamo deciso di finanziarlo<br />
totalmente per 12.000,00 €.<br />
2. Ristrutturazione di 5 aule più i bagni da<br />
ampliare (ce ne sono soltanto 4 per tutti i<br />
frequentatori della scuola, compresi gli insegnanti)<br />
di una scuola per c.a 1.200 alunni.<br />
Nel Consiglio del 4 ottobre abbiamo deciso di finanziarlo<br />
totalmente per 25.000,00 €.<br />
C. Abbiamo fatto il giro degli Uffici etiopi (Affari<br />
Sociali), sia ad Addis Abeba sia nelle città<br />
di Hossana, Shashamane e Durame (dalle<br />
quali arrivano i bambini dell’Istituto Gergela<br />
e dove ci sono alcune delle Sedi periferiche-<br />
Centri di prima accoglienza dell’Istituto) avendo<br />
un’accoglienza calorosa e un effettivo riconoscimento<br />
per le nostre attività. Purtroppo<br />
non siamo riusciti a incontrare il funzionario<br />
del Ministero della Donna (si occupano dei<br />
minori in stato di abbandono e ci conoscono<br />
bene: dopo il Centro Aiuti per l’Etiopia siamo<br />
i secondi italiani a fare il maggior numero di<br />
A.I.) perché all’ultimo momento è stato trattenuto<br />
da una riunione con il Ministro.<br />
25<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
È inutile dire che tutte queste<br />
strutture avrebbero necessità di<br />
aiuti economici!<br />
Siamo in contatto con CIAI e<br />
NOVA per valutare la possibilità<br />
di co-finanziare il progetto in<br />
quanto il costo previsto, per tre<br />
anni, è di circa 170.000,00 €.<br />
AMI si impegnerebbe per circa<br />
20.000 € all’anno per i prossimi<br />
tre anni.<br />
Oggi siamo all’ultimo stadio degli<br />
accordi tra noi CIAI e NOVA<br />
relativamente al finanziamento<br />
che, in seguito a un più favorevole<br />
cambio, è stato rivisto economicamente:<br />
l’impegno dei 3 enti<br />
sarebbe di 15.000 € all’anno<br />
per tre anni.<br />
26<br />
D. Almaz è visibilmente migliorato<br />
e gli interventi fatti<br />
e in corso con il Progetto<br />
condiviso con CIAI e NOVA<br />
ha dato un enorme contributo.<br />
L’accoglienza è stata<br />
molto calorosa e Fekede è<br />
tenuto in alta considerazione.<br />
Gelgela di Addis Abeba è<br />
certamente migliorato dopo<br />
il Progetto annuale finanziato<br />
dalla Regione Veneto,<br />
fatto in collaborazione con<br />
NOVA, ma non raggiunge<br />
gli standard di Almaz: pensiamo<br />
che ci voglia ancora<br />
un pò di tempo.<br />
Con Giacomo ci siamo impegnati (e lo abbiamo<br />
già fatto mandando 10.000,00 €) per<br />
finanziare il risanamento delle stanze dove<br />
sono accolti i minori (ca 80) l’approvvigionamento<br />
di letti, materassi e lenzuola e l’acquisto<br />
di bagni in container che saranno<br />
collocati nel cortile. La scelta del container è<br />
determinata dal fatto che i locali che li ospitano<br />
sono in affitto e potrebbe essere che<br />
l’anno prossimo siano costretti ad andarsene,<br />
in quanto il canone è piuttosto caro: in<br />
Interno della casa di Shashamene.<br />
tal caso potranno “portarsi via” i bagni.<br />
In cambio della promessa di ben gestire<br />
questi lavori (Fekede sarà il nostro garante)<br />
abbiamo assicurato che saremmo stati i promotori<br />
dello sviluppo di un Progetto presentatoci<br />
(è alla revisione economica da parte<br />
di Fekede in quanto avevano un po’ “calcato<br />
la mano”) riguardante il finanziamento delle<br />
spese di ristrutturazione e gestione di una<br />
Casa di Accoglienza per minori affetti da HIV<br />
in Addis Abeba, comprensivo degli stipendi<br />
degli addetti, delle spese mediche ecc.<br />
A oggi ci sono buone prospettive che possa<br />
essere condiviso, a partire dal <strong>2009</strong> e per 3<br />
anni, con CIAI e NOVA.<br />
L’Istituto ha 7 Sedi periferiche<strong>–</strong>Centri di<br />
prima accoglienza nelle città di Hossana,<br />
Durame, Shashamane, Terecka, Mezane e<br />
Gojam-Funet Selam (abbiamo visto quelle<br />
di Hossana, Durame e Shashamane) dove<br />
raccolgono minori in stato di abbandono,<br />
affidati dalla polizia, dai Tribunali locali, dal<br />
Kebele, dagli Affari Sociali e li ospitano per<br />
un periodo di ca 10 giorni, prima di trasferirli<br />
ad Addis Abeba per iniziare le pratiche<br />
burocratiche per le A.I.<br />
Una volta arrivati ad Addis Abeba, se non risulta<br />
indispensabile farlo prima, accertano lo<br />
stato di salute.<br />
Nella ipotesi siano affetti da HIV/Epatite i<br />
bambini vengono ospitati nella struttura separata<br />
di cui sopra e curati (i farmaci indispensabili<br />
vengono assicurati dal Governo).<br />
In linea generale l’organizzazione ci è parsa<br />
volonterosa, ma con grande necessità di affinamento;<br />
va specificato che l’attività generale<br />
è ben più impegnativa di Almaz, dal punto<br />
di vista sia organizzativo sia economico.<br />
E. In compagnia di Fekede e dei funzionari<br />
del Gergela abbiamo potuto incontrare<br />
alcune delle autorità locali degli Affari Sociali<br />
nelle diverse città già menzionate, che<br />
ci hanno edotto su tutto il percorso burocratico<br />
necessario per destituire un minore che<br />
poi verrà affidato in A.I.<br />
Il suo stato viene definito da un Tribunale<br />
Sociale all’interno del Kebele (Comune) di<br />
appartenenza dopo che sono state effettuate<br />
le indagini di polizia, sia nel caso che venga<br />
trovato abbandonato sia nel caso che un<br />
membro della famiglia lo affidi a una Istituzione<br />
di quelle citate.<br />
Una volta definito lo stato sociale di abbandono<br />
il bambino viene affidato al Gelgela<br />
che procede nelle altre pratiche burocratiche<br />
indispensabili per ottenere il permesso<br />
di farlo adottare.<br />
F. Relativamente alle nuove Leggi che dovrebbero<br />
essere emanate abbiamo raccolto<br />
informazioni molto frammentarie: pare che<br />
potrebbero essere penalizzanti per le ONG<br />
restringendone il campo di azione e potrebbero<br />
anche intervenire sulle attività di AMI.<br />
Considerando però che tali Leggi sono ancora<br />
in discussione riteniamo saggio affrontare<br />
il problema quando si presenterà.
8 Dicembre 2008… un altro viaggio in India<br />
e, come lo scorso anno, mio compagno (prezioso)<br />
di viaggio Enzo, il quale nella sua veste<br />
di fotografo è riuscito a catturare un’infinità<br />
di volti, luoghi, situazioni.<br />
In 9 giorni di viaggio abbiamo cambiato ben<br />
10 aerei, ma la carica adrenalinica era talmente<br />
alta che nemmeno ce ne siamo accorti.<br />
Le nostre tappe sono state Vythiri, dove abbiamo<br />
potuto vedere la realizzazione della struttura<br />
che ospiterà circa 75 ragazze e per il cui<br />
completamento mancano ormai solo alcuni<br />
particolari, poca cosa rispetto a ciò che già è<br />
stato fatto.<br />
In seguito, ci siamo spostati a Pondicherry e<br />
qui abbiamo ammirato il completamento di<br />
alcune strutture realizzate dagli amici di AS-<br />
SEFA con il nostro finanziamento.<br />
La Dr.ssa Pandiarajan, come sempre, è stata<br />
di una gentilezza unica e ci ha mostrato tutte<br />
le strutture realizzate con i fondi AMI.<br />
E dal Marakanam ci siamo spostati a Cuddalo-<br />
Tanti AMIci<br />
Un viaggio sulle tracce degli aiuti di AMI in India. Un<br />
“safari fotografico” per fare tutti noi partecipi della magia<br />
di un mondo che è al contempo lontano (spazialmente e<br />
culturalmente) e vicino (al nostro cuore). Un nuovo modo<br />
(almeno per Shanthi) di proporvi un’esperienza, che<br />
speriamo apprezzerete!<br />
Considero Loganathan il mio maestro!<br />
È il responsabile di ASSEFA, associazione d’ispirazione Gandhiana;<br />
con loro, AMI ha concordato il piano di ricostruzione delle strutture<br />
spazzate via dallo tsunami.<br />
Che altro dire di un’associazione che, con i suoi progetti, sta coinvolgendo<br />
circa un milione di famiglie…<br />
re a vedere la struttura<br />
finita dello “Stress Management<br />
and Health<br />
Center” costruito soprattutto<br />
per le donne<br />
che, dopo la tragedia<br />
dello tsunami, avevano<br />
bisogno di riprendere<br />
fiducia in sé stesse.<br />
INDIA<br />
Ci ha accompagnato<br />
in questa visita un<br />
amico, Paolo Palmerini<br />
del CIAI, che rin-<br />
KAKINADA<br />
graziamo per il suo<br />
prezioso supporto.<br />
Abbiamo visitato anche<br />
la città di Auroville,<br />
nata circa 40 anni<br />
fa: un esperimento di<br />
VYTHIRI PONDYCHERRY<br />
CUDDALORE<br />
“unità umana” (convivenza di popoli e religioni<br />
diverse nel segno della pace).<br />
A Chennai abbiamo incontrato il grande maestro<br />
Loganathan, director di ASSEFA, e a lui<br />
ho espresso la soddisfazione di averli come<br />
partner nella realizzazione dei progetti.<br />
Ultima tappa del viaggio: Kakinada, dove ad<br />
attenderci c’era Padre Paparao, che ci ha<br />
accompagnato nelle realtà che AMI aiuta e<br />
che la “Mission to the Nations” (Paparao e<br />
i suoi collaboratori) segue con degli ottimi<br />
risultati.<br />
Siamo stati nei villaggi della Costal area, ci<br />
siamo immersi nel villaggio dei lebbrosi, nel<br />
New Life Orphanage, nella Public school<br />
di Kakinada e per finire abbiamo avuto la<br />
grande emozione di poter “entrare” in uno<br />
dei progetti che AMI segue da più tempo: il<br />
“Safe Mother and Child”.<br />
A presto e per ulteriori approfondimenti<br />
contattatemi al sito aiutami@amiweb.org.<br />
COOPERAZIONE<br />
INTERNAZIONALE<br />
di Flavio Brognoli<br />
aiutami@amiweb.org<br />
27<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
28<br />
svsvsdv<br />
Quale onore entrare nello “Stress Management<br />
and Health Center” di Cuddalore,<br />
accompagnato dalla Dr.ssa Pandiarajan<br />
che è la persona di ASSEFA<br />
che ha curato i rapporti con AMI<br />
per la realizzazione dei progetti posttsunami!<br />
La vitalità, la gioia e la “voglia di esserci”<br />
di questi ragazzi è stata contagiosa e<br />
questa energia ci ha accompagnato per<br />
tutto il viaggio.<br />
Cuddalore<br />
Qui siamo accolti, assieme all’amico Paolo<br />
Palmerini, dagli operatori dello “Stress management<br />
Center”.<br />
Il sorriso di un contadino mentre fa un “trasporto<br />
manuale” con tecnica da equilibrista…
svsvsdv<br />
svsvsdv In uno dei villaggi della Costal area di Kakinada<br />
colpiti, oltre che dallo tsunami di 4 anni<br />
fa, anche dai continui e violenti nubifragi che<br />
distruggono periodicamente le deboli infrastrutture<br />
esistenti. Insieme a Padre Paparao<br />
cerchiamo di portare un po’ di sollievo a questi<br />
abitanti offrendo loro cibo e visite mediche<br />
settimanali.<br />
Kakinada<br />
svsvsdv<br />
svsvsdv<br />
Io e Enzo abbiamo voluto “rubare” questo<br />
momento intimo durante il pranzo dei ragazzi<br />
del “New Life Orphanage” di Kakinada: spero ci<br />
perdonino…<br />
Che felicità poter visitare una delle classi<br />
della Public School di Kakinada! I ragazzi<br />
erano curiosi di conoscere lo scopo<br />
della nostra visita e nello stesso tempo<br />
mostrarci ciò che avevano imparato…<br />
Qui siamo in uno dei villaggi in cui vivono<br />
molte persone colpite dalla lebbra<br />
(evidenti le menomazioni agli arti dovuti<br />
alla malattia): è stato uno dei momenti<br />
più significativi del viaggio.<br />
29<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
30<br />
Pondicherry<br />
svsvsdv<br />
È stato bellissimo tornare nella struttura<br />
inaugurata, nel febbraio di 2 anni fa, da me, da<br />
Augusta, mia moglie, e da Cicilia, mia figlia, in<br />
occasione del completamento del primo progetto<br />
post tsunami. Gli alunni presenti ci hanno<br />
accolto in una maniera simpatica e originale:<br />
cinque di loro hanno impersonato le personalità<br />
più importanti dell’India tra i quali Gandhi.<br />
Ci troviamo in una delle scuole<br />
ASSEFA, in compagnia degli alunni e<br />
delle loro insegnanti. La Dr.ssa Pandiarajan<br />
sorride, mentre una delle<br />
insegnanti coinvolge i bimbi in una<br />
lezione di matematica.<br />
Neppure se fossimo delle autorità!<br />
Ecco l’accoglienza che io ed Enzo abbiamo<br />
avuto al nostro arrivo a Marakanam:<br />
una bellissima bimba che indossava il<br />
sari ci ha porto la bandiera indiana come<br />
segno di amicizia tra i nostri due Paesi<br />
e di fratellanza tra culture diverse.<br />
Nelle uniche tre ore libere del nostro viaggio<br />
siamo andati a visitare Auroville. Auroville fu<br />
fondata il 28 febbraio 1968: manciate di terra da<br />
150 Paesi del mondo vennero depositate da giovani<br />
rappresentanti queste Nazioni in un’urna di<br />
marmo bianco, a forma di bocciolo di loto, al<br />
centro del futuro anfiteatro della futura città,<br />
mentre gli altoparlanti diffondevano la voce di<br />
Mère che leggeva la “Carta di Auroville”: il Matrimandir,<br />
che rappresenta la Madre universale<br />
o la Consapevolezza Divina è il globe, situato<br />
nel parco, al centro della città internazionale di<br />
Auroville.
Vythiri: è come tornare a casa (mia figlia Cicilia<br />
proviene da qui…) e l’accoglienza delle suore,<br />
delle insegnati e dei bambini è stata commovente.<br />
La foto ci ritrae all’interno di un’aula di una<br />
classe prima: qui abbiamo “sorpreso” la classe<br />
mentre faceva lezione: alcuni visi (soprattutto<br />
quelli delle insegnanti) erano da me già conosciuti;<br />
con loro abbiamo parlato delle attività<br />
scolastiche.<br />
Vythiri<br />
Namastè!<br />
Flavio & Enzo<br />
Capita di vedere per le strade ancora dei<br />
“mezzi di trasporto” non meccanici.<br />
Anche se l’utilizzo degli elefanti per i<br />
lavori agricoli all’interno della foresta<br />
non è più frequente come una volta,<br />
accade talora di imbattersi in questi<br />
stupendi animali…<br />
… e quest’ultima foto mostra la nuova<br />
dimora per circa 75 ragazze che non<br />
hanno genitori e che frequentano i corsi<br />
all’interno dell’“Holy Infant Mary’s<br />
Girls Home”. Quando siamo arrivati<br />
Suor Gianangela ci ha accolto organizzando<br />
con le sue ospiti uno spettacolo<br />
di danze e di canti indiani: che<br />
privilegio!<br />
Grazie al sostanziale aiuto della società Novartis Farma e dei suoi collaboratori è stato, inoltre, possibile avviare<br />
una scuola nella favela Brotas di San Salvador.<br />
In qualità di responsabile del Gruppo Aiuti e Progetti di AMI onlus, e a nome di tutta l’associazione, desidero ringraziare<br />
tutti coloro che ci stanno aiutando a realizzare questo progetto.<br />
Flavio Brognoli<br />
31<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
A D O T T A R E<br />
di Paola, Igor e<br />
Dinknesh Misuri<br />
pbeleffi2001@yahoo.it<br />
32<br />
Il più bel pezzetto d’Africa<br />
I nostri figli, che spesso arrivano a noi con poco più degli<br />
abiti che hanno addosso, portano in sé, in realtà, dei<br />
bagagli molto ingombranti e pesanti: ricordi dei genitori<br />
naturali, dei fratelli, degli odori e dei sapori dei luoghi in<br />
cui hanno vissuto… Per questo la “casa” dei nostri cuori<br />
deve essere sgombra: per poter trovare un posticino dove<br />
custodire tutto ciò.<br />
Il nostro “pezzetto d’Africa” è con noi da<br />
novembre scorso (nei nostri cuori, ovviamente,<br />
lo è da molto prima).<br />
Da quel 6 novembre la nostra vita è cambiata,<br />
non solo perché la nostra bambina<br />
ci allieta le giornate e le rende più movimentate,<br />
ma ci sentiamo cambiati noi perché<br />
l’Africa è diventata la nostra seconda<br />
patria.<br />
Non mi soffermerei sull’incontro, visto che<br />
più volte è stato trattato questo argomento;<br />
che tra l’altro è stato un turbine di emozioni<br />
e paure, subito sciolte nel momento in<br />
cui lei ci è saltata addosso abbracciandoci<br />
sorridente; ma cercherei di raccontare,<br />
insieme a mio marito, un<br />
aspetto a cui, nella nostra<br />
attesa, non avevamo pensato:<br />
il suo passato che diventa<br />
anche il nostro da<br />
quanto lo viviamo in prima<br />
persona attraverso i suoi<br />
racconti e le sue emozioni.<br />
I primi giorni, venendo a<br />
mancare la lingua comune,<br />
si instaura un gioco di<br />
sguardi, di gesti e anche di<br />
fraintendimenti ovviamente;<br />
spesso anche di silenzi<br />
dove il reciproco guardarsi<br />
negli occhi dice di più di<br />
una parola…<br />
Già il secondo giorno ci<br />
viene in mente che, quando<br />
eravamo in camera ad<br />
Addis Abeba, lei iniziò a<br />
pronunciare delle parole<br />
in amarico, all’inizio a noi<br />
sconosciute; poi Igor andò<br />
a prendere il foglio che ci<br />
aveva consegnato l’AMI il<br />
giorno dell’abbinamento<br />
… lei ci stava dicendo tutti i nomi<br />
dei suoi fratelli…<br />
e ci accorgemmo che lei ci stava dicendo<br />
tutti i nomi dei suoi fratelli. Fin dall’inizio,<br />
quindi, lei si è sentita di parlare del<br />
suo passato e fin dall’inizio (per adesso, aggiungerei<br />
io) lo ha fatto con una serenità<br />
impressionante.<br />
In principio in lei emergeva una gran voglia<br />
di raccontare, di farci sapere tutto su di lei,<br />
sulla sua famiglia. Nel contempo ometteva<br />
di parlarci dei mesi vissuti in istituto essendo<br />
stati tristi e molto duri; solo in un secondo<br />
momento, dietro nostre specifiche
domande, è emerso il “buio” di quei mesi.<br />
Questo gran chiaccherare era chiaramente<br />
uno sfogo… non riuscivamo a intervenire<br />
nei suoi discorsi, tanta era la foga con la<br />
quale ci spiegava come lei viveva nel suo<br />
villaggio; guai a interromperla!<br />
Differentemente da altre storie sentite, lei<br />
ha un ricordo positivo delle sue origini, ripete<br />
spessissimo come stava sempre fuori<br />
sui grandi prati a piedi nudi con le sue amichette,<br />
come amava correre e saltare e solo<br />
tardi la sera rincasava per aiutare la mamma<br />
nelle varie faccende domestiche.<br />
Quasi quasi non ci vuoi credere<br />
che la mamma di pancia potesse<br />
essere così buona…<br />
Spesso i primi mesi (ora i racconti si sono<br />
molto diradati) ci ripeteva che sua mamma<br />
era buona con lei; raccontava di questa figura<br />
materna sempre in positivo anche se<br />
spesso era assente perché lavorava molto<br />
essendo rimasta vedova.<br />
E tu che ti eri preparata a guarire le eventuali<br />
ferite del passato di tua figlia, rimani<br />
spiazzata da così tanta positività.<br />
Quasi quasi non ci vuoi credere che la<br />
mamma di pancia potesse essere così buona,<br />
sembra assurdo, ma speravi che ci fosse<br />
del “marcio” per giustificare la tua presenza<br />
adesso nella sua vita.<br />
Inizi a capire, allora, che devi fare i conti<br />
con il suo passato e soprattutto con la mamma<br />
che l’ha messa al mondo… ci sono giorni<br />
che provi a immaginartela, che la senti<br />
come una presenza positiva nel passato di<br />
tua figlia, e giorni che sei profondamente<br />
gelosa di lei, che sei quasi contenta quando<br />
ti dice che tutti questi tuoi abbracci e<br />
baci non li aveva mai ricevuti prima d’ora,<br />
gelosa anche di quella bella Africa di cui<br />
ha nostalgia e dove tu non eri lì con lei!<br />
Capisci solo con il tempo che il passato di<br />
tua figlia è un passato di vera povertà, di<br />
assenza per giorni di cibo, mancanza di<br />
tante cose materiali, ma per fortuna non<br />
le sono mancati gli insegnamenti da parte<br />
di una madre che molto probabilmente è<br />
stata costretta ad abbandonarla perché povera<br />
e basta (questo “basta” prendetelo con<br />
le pinze).<br />
… la nostra bambina ci avrebbe<br />
offerto l’opportunità di “migliorare”<br />
la nostra esistenza…<br />
Nei mesi che hanno preceduto il nostro incontro<br />
pensavamo che ci stavamo adottan-<br />
do, che non è un’accoglienza solo a senso<br />
unico; però non avevamo pensato che la<br />
nostra splendida bambina ci avrebbe offerto<br />
l’opportunità anche di “migliorare” la<br />
nostra esistenza, aprendoci sempre di più<br />
al mondo; pensando ai “poveri del mondo”<br />
riequilibrando anche la nostra vita quotidiana<br />
finora fatta anche di alcuni eccessi .<br />
Ti rendi conto che il suo passato sta diventando<br />
anche il tuo, forse proprio perché<br />
c’è forte in te il desiderio di sapere tutto<br />
del suo “prima” per capire oggi com’è:<br />
ascolti, quindi, incantata i racconti dettagliati<br />
del suo villaggio, la posizione delle<br />
case dei suoi amici vicini; del fiume che<br />
doveva attraversare ogni volta che andava<br />
a trovare sua nonna lontana (giorni di<br />
cammino) e della paura di incontrare coccodrilli<br />
e iene; le lunghe camminate per<br />
andare ad attingere l’acqua; le giornate<br />
passate in chiesa a pregare Dio cantando;<br />
la nascita della sua sorellina in casa, con<br />
la descrizione minuziosa del parto e della<br />
placenta, o come dice lei “di quella cosa<br />
viscida e trasparente che è uscita dalla pancia<br />
di mamma ***”.<br />
Tutto questo ti sembra di averlo vissuto con<br />
lei da come te lo racconta, con quell’“Africa<br />
dentro” che lei ha e che speriamo tanto<br />
possa continuare ad avere per sempre: “il<br />
nostro più bel pezzetto d’Africa”.<br />
33<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
A D O T T A R E<br />
di Fabiana Polese<br />
fabiana.polese@alice.it<br />
34<br />
Un ritorno davvero speciale<br />
Ci sono fortune che capitano inaspettatamente, senza alcun<br />
merito, quasi come vincere la lotteria senza aver comprato<br />
il biglietto. Si vorrebbe, allora, far fruttare al massimo<br />
questa occasione e al contempo renderne partecipi tutti<br />
coloro a cui vogliamo bene. Forse per questo vi racconto<br />
questa “avventura”.<br />
Quest’aereo non ci sta solo portando a Bogotà,<br />
ma ci trasporta indietro nel tempo, a<br />
quando, quattro anni e mezzo fa, stavamo<br />
andando a incontrare nostro figlio Cristian.<br />
Ora lui è qui accanto a noi, entusiasta di viaggiare,<br />
emozionato per la meta.<br />
Quando circa un mese prima Ornella ci aveva<br />
avvisati che forse l’ICBF ci avrebbe invitati<br />
a Bogotà per un congresso sull’adozione non<br />
riuscivamo a crederci.<br />
Un congresso? E perché noi? E quando?<br />
Non a tutte le nostre domande c’è stata una<br />
risposta, non subito almeno. Molte cose dovevano<br />
ancora essere definite. Noi riuscivamo<br />
solo a capire che si tornava in Colombia,<br />
una terra che abbiamo imparato ad amare<br />
come se fosse la nostra e della quale avevamo<br />
molta nostalgia.<br />
Giorni difficili da gestire: la scuola<br />
non occupava certo i suoi pensieri…<br />
Nell’attesa di saperne di più, comunque,<br />
abbiamo preparato i documenti necessari<br />
e soprattutto abbiamo cominciato a parlare<br />
con Cristian del suo Paese, dei ricordi, della<br />
nostalgia. Nostro figlio, infatti, già da tempo<br />
chiedeva di tornare a Bogotà ed è sempre<br />
stato curioso e interessato a tutto ciò che riguarda<br />
la Colombia. Così eravamo abbastanza<br />
tranquilli sulla sua reazione quando, finalmente,<br />
gli abbiamo annunciato la possibilità<br />
di tornare a visitare il suo Paese.<br />
Tutto sbagliato (come al solito!): Cristian ha<br />
gentilmente rifiutato, ostentando indifferenza,<br />
e suggerendo di spendere i soldi in maniera<br />
più opportuna…<br />
Panico dentro e self control (o quasi) fuori<br />
- D’accordo, se non ti va, non andremo.<br />
E nel frattempo pensavamo con terrore:<br />
e ora che si fa?<br />
Ma, per fortuna, già il giorno dopo Cristian<br />
ci aveva ripensato e l’idea di tornare lo rendeva<br />
felice, emozionato e impaziente.<br />
Giorni difficili da gestire: la scuola non occupava<br />
certo i suoi pensieri, ma far capire agli<br />
insegnanti che non stavamo partendo per<br />
una gita “fuori tempo” non è stato facile.<br />
Abbiamo parlato a lungo di questo viaggio<br />
con Cristian: quali erano le sue speranze,<br />
quali le sue paure? Che cosa ricordava? E se<br />
qualcosa fosse cambiato?<br />
Cristian è arrivato in Italia a 7 anni e mezzo: i<br />
ricordi erano perciò numerosi e chiari. Inoltre<br />
durante questi quattro anni erano stati<br />
più e più volte raccontati, disegnati, a volte<br />
addirittura recitati. Più difficile immaginare<br />
che quel mondo potesse essere cambiato,<br />
che qualcosa potesse sembrargli meno bello<br />
nel suo idealizzato Paese.<br />
Ma la cosa per lui più dura da affrontare era<br />
la paura che laggiù non ci fosse nessuno a<br />
ricordarsi di lui.
La vedo ancora quella paura dentro<br />
ai suoi occhi mentre l’aereo<br />
atterra a Bogotà. Il fiato trattenuto<br />
mentre usciamo dall’aeroporto.<br />
C’è Luz Estrella ad aspettarci, la<br />
mamma di Carmenza, l’avvocata<br />
referente di AMI in Colombia. Ci<br />
riconosce subito: anche la volta<br />
precedente era stata lei ad accoglierci.<br />
Però oggi non viene incontro<br />
a noi, ma a Cristian:<br />
- Mi niño, mi querido, - gli dice<br />
e se lo bacia e abbraccia tutto…<br />
non l’ha dimenticato (e come<br />
sarebbe possibile, penso io, un<br />
bambino così meraviglioso… ma<br />
questo è un pensiero da mamma!).<br />
Lei e Carmenza ci seguiranno<br />
in tutta questa nostra avventura come<br />
due angeli custodi, discreti ma rassicuranti!<br />
Da quel momento in poi tutto è stato come<br />
cadere lungo uno scivolo, emozionante ma<br />
piacevole! Il congresso è stato molto bello e<br />
interessante (ma lascio a chi sa farlo meglio<br />
di me di relazionare in merito, prossimamente<br />
su queste pagine): le parole e i progetti<br />
che ho ascoltato mi hanno fatto sentire<br />
orgogliosa di aver adottato in Colombia. Forse<br />
non concordavo su tutto, forse non tutto<br />
verrà realizzato, ma ho avuto la fortissima<br />
sensazione che la gente che lavora all’ICBF<br />
desideri mettere davvero sopra tutto il bene<br />
dei loro bambini e delle loro bambine.<br />
La mia paura più grande rispetto l’adozione<br />
è da sempre stata quella di “portar via” il figlio<br />
a qualcuno, ma vedere come operano in<br />
quel Paese mi ha molto rassicurata.<br />
Non sono capace, però, di trasmettervi<br />
l’emozione di salire sul palco per raccontare<br />
la nostra storia e ascoltare Carmenza<br />
leggere il saluto di Cristian.<br />
Cristian ha visto un’autorevole folla ascoltare<br />
attenta e commossa il racconto della<br />
sua vita e alla fine applaudire a lungo: credo<br />
che in quel momento abbia capito che<br />
per quelle persone la sua storia era “bella”<br />
e degna di essere raccontata e che anche<br />
lui era importante.<br />
Moltissime sono state le persone dell’ICBF<br />
che lo hanno riconosciuto e gli hanno raccontato<br />
un aneddoto, un momento della<br />
sua vita precedente in Colombia. Nessuno<br />
lo aveva dimenticato! Tutte quelle fantastiche<br />
donne colombiane (chi ha conosciuto<br />
le donne colombiane sa di che parlo!) lo<br />
Cristian ha scritto da solo il suo discorso, di getto,<br />
senza un momento di esitazione!<br />
hanno baciato, coccolato,<br />
vezzeggiato, adulato.<br />
Anche noi eravamo molto felici:<br />
Cristian era stato amato<br />
quando era piccolo! Non da<br />
una madre vera, ma comunque<br />
aveva ricevuto affetto, e<br />
questo per noi era molto importante.<br />
Nei giorni seguenti al congresso abbiamo<br />
fatto un po’ di “pellegrinaggi”: abbiamo<br />
rivisitato i luoghi dove eravamo stati con<br />
Cristian la prima volta e soprattutto siamo<br />
andati a visitare gli istituti dove il nostro<br />
bambino aveva vissuto da piccolo, accompagnati<br />
da Carolina, una dolcissima dipendente<br />
dell’ICBF.<br />
Cristian inizialmente aveva proposto di vedere<br />
i luoghi solo “da fuori”. Ma quando ci<br />
siamo trovati davanti al cancello ha riconosciuto<br />
gli edifici e con entusiasmo ha chiesto<br />
di entrare. Anche qui l’accoglienza è stata<br />
calorosa e, fortunatamente, i suoi vecchi<br />
amici non c’erano più, alcuni rientrati in<br />
famiglia, gli altri adottati. Cristian era contento<br />
di saperli “accasati”.<br />
Con una timida gioia accoglieva le carezze<br />
e le risa dei bambini dell’istituto (e magari<br />
qualcuno dei bambini più grandi avrà pensato:<br />
presto toccherà anche a me di trovare<br />
una famiglia…)<br />
A ogni luogo visitato, mio figlio prendeva<br />
una chiave immaginaria e la usava per chiudere<br />
una cassettina nel suo cuore: ora i suoi<br />
ricordi possono restare lì, pronti a essere<br />
tirati fuori e rispolverati tutte le volte che<br />
lui vuole, non più liberi di sorprenderlo a<br />
tradimento in qualsiasi momento.<br />
35<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
tutti i nostri figli dovrebbero avere l’opportunità<br />
di sapere che qualcuno li ricorda con<br />
affetto…<br />
36<br />
Un altro momento importantissimo del nostro<br />
viaggio è stata la visita alla casa di accoglienza<br />
per ragazze madri aiutata da AMI.<br />
Il luogo trasmette una grande serenità nonostante<br />
molte delle situazioni accolte siano<br />
drammatiche: bambine (perché come altro<br />
si potrebbero definire?) di 12, o persino 9<br />
anni, diventate madri. Madri bellissime di<br />
bambini bellissimi!<br />
Cristian ha osservato con attenzione e interesse<br />
tutto, a lungo abbiamo parlato insieme<br />
di quanto era accaduto a quelle ragazze<br />
e di ciò che sarebbe successo ai loro figli.<br />
Abbiamo anche parlato della sua mamma<br />
“vecchia” (come la chiamiamo fra di noi),<br />
che anche se non potremo saperlo mai,<br />
potrebbe aver avuto una storia simile: una<br />
ragazza madre, ma senza nessuno ad accoglierla,<br />
che lascia il suo bambino appena<br />
nato.<br />
Cristian è rimasto sicuramente turbato dalla<br />
visita, ma ho sentito che ha anche trovato<br />
un motivo per fare pace con la sua “vecchia”<br />
mamma. Con il tempo.<br />
Non senza un po’ di tristezza, è così giunto<br />
il momento di tornare a casa (Casina “mia”-<br />
ha detto Cristian entrando - quanto ti voglio<br />
bene). Rimettere tutte le “cose” a posto al ritorno<br />
ha richiesto un po’ di tempo e di fatica,<br />
da parte di tutti, ma certo ora ne sentiamo i<br />
benefici.<br />
Siamo andati e siamo tornati (e forse in Cristian<br />
qualche dubbio in merito c’era), i nostri<br />
ricordi sono stati condivisi e ora sappiamo che<br />
laggiù c’è qualcuno che li custodisce.<br />
Perché proprio a noi sia capitata una tale<br />
fortuna, non lo so. Sicuramente le privazioni<br />
che Cristian ha subito in sette anni di istituto<br />
lo hanno reso “degno”. Ma non posso fare a<br />
meno di pensare che tutti i nostri figli dovrebbero<br />
avere la stessa opportunità, di ascoltare<br />
qualcuno che applaude e si commuove ad<br />
ascoltare la loro storia, di sapere che qualcuno<br />
li ricorda con affetto…<br />
Ora una nuova serenità, un nuovo nodo,<br />
fortissimo, ci lega a Cristian e speriamo che<br />
anche grazie a ciò la nostra barchetta possa<br />
reggere le prossime bufere; insomma, come<br />
abbiamo detto in conclusione del nostro intervento<br />
al congresso...<br />
... ora nosotros somos una familia!
L’intervento militare a<br />
Gerusalemme Est<br />
Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto questo rapporto sulla<br />
situazione a Gerusalemme Est a fronte dell’intervento<br />
militare a Gaza, nel gennaio <strong>2009</strong>. Oggi, prossimi<br />
all’uscita di questo numero di Shanthi, la testimonianza<br />
è forse “vecchia”, ma rimane importante il punto di<br />
vista di una persona che si trova laggiù per aiutare i<br />
bambini colpiti dalla tragedia della guerra.<br />
Da ieri tacciono le armi a Gaza, e il mondo palestinese<br />
conta i propri morti. Nei campi profughi<br />
della West Bank sono in molti ad avere<br />
parenti nella striscia. Durante la guerra del<br />
1948 le famiglie scacciate dall’esercito israeliano<br />
lasciarono i villaggi e si affidarono alla<br />
fortuna: alcune verso l’altipiano, altre verso il<br />
mare.<br />
I 21 giorni dell’operazione “piombo fuso” sono<br />
stati scanditi nel mondo arabo dalle immagini<br />
in presa diretta del network di Al Jazeera.<br />
A differenza dei media europei e americani,<br />
Al Jazeera non ha censurato le immagini e le<br />
testimonianze più scabrose e i reporter si sono<br />
spesso trovati sotto il fuoco.<br />
La società palestinese si sente lasciata sola di<br />
fronte al massacro, le cui proporzioni e spietatezza<br />
giungono in Europa tramite le statistiche,<br />
più che grazie alle fonti di informazione.<br />
Statistiche che, a fronte di due vittime civili<br />
israeliane, hanno visto il bilancio palestinese<br />
ampliarsi con progressione geometrica fino a<br />
raggiungere 1.300 vittime.<br />
… il senso di frustrazione e la disperazione<br />
della gente comune<br />
diviene ingestibile.<br />
Colpisce la determinazione dei tank israeliani<br />
a non risparmiare obiettivi neutrali, quali<br />
scuole ONU, ospedali, ambulanze. Di fronte<br />
alla frequenza di questi proclamati “errori”, il<br />
senso di frustrazione e la disperazione della<br />
gente comune diviene ingestibile.<br />
Il secondo grande assente sulla scena di Gaza<br />
è l’Autorità Nazionale Palestinese. A Ramallah<br />
si sono tenute deboli iniziative ufficiali;<br />
per le strade non sono stati affissi manifesti né<br />
installati monitor per seguire gli avvenimenti.<br />
Il governo di Abu Mazen è apparso incerto e<br />
incapace di prendere decisioni efficaci.<br />
Di contro la sensazione<br />
comune è che questa<br />
carneficina abbia<br />
consolidato e amplificato<br />
il consenso di<br />
Hamas in entrambi i<br />
tronconi dello Stato<br />
palestinese. La gente<br />
appare molto colpita<br />
inoltre dalle manifestazioni<br />
di solidarietà<br />
del mondo arabo,<br />
che tuttavia esprimono<br />
un forte afflato religioso<br />
e sentimenti di<br />
rivalsa militare.<br />
In Paesi come l’Egitto si osserva un processo<br />
simile a quello palestinese su scala più ampia,<br />
con una progressiva frattura tra governi “moderati”<br />
e masse indignate.<br />
Causa la frammentazione del quadro politico<br />
e la frattura tra le due principali compagini,<br />
in West Bank non si è assistito ad alcun<br />
movimento organizzato. Colpisce la mancanza<br />
di un pensiero, di una strategia a fronte<br />
dell’enormità delle sofferenze inflitte ai civili<br />
di Gaza.<br />
La West Bank conosce per esperienza diretta<br />
gli effetti sulla popolazione civile del blocco<br />
territoriale. Le distruzioni, conseguenza delle<br />
azioni militari, portano alle estreme conseguenze<br />
l’azione di progressivo sgretolamento<br />
del tessuto economico e istituzionale che ha<br />
coinvolto la striscia negli ultimi anni.<br />
La chiusura ermetica delle frontiere attuata<br />
dal 2007 ha spinto buona parte della popolazione<br />
locale nell’indigenza.<br />
La reazione della gente comune in Cisgiordania<br />
è un afflato di solidarietà, che supera le<br />
lacerazioni politiche dell’ultimo periodo. In<br />
CONVIVENZE<br />
di Massimo<br />
Annibale Rossi<br />
ventoditerra@ventoditerra.org<br />
37<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
38<br />
particolare nei campi profughi si moltiplicano<br />
le iniziative: raccolte fondi, veglie, raccolte<br />
di generi di prima necessità.<br />
Le manifestazioni spontanee in West Bank ricordano<br />
da vicino il movimento della Prima<br />
intifada. Protagonisti sono i ragazzi. Si muovono<br />
in piccoli gruppi e attaccano i militari ai<br />
check point a sassate. È un copione che si ripete<br />
da tre settimane il venerdì, dopo la preghiera.<br />
I militari preparano truppe e armi dietro le<br />
linee di confine dalle prime ore del mattino.<br />
Ai sassi rispondono con irruzioni di blindati<br />
e camionette e con un fuoco che si fa più<br />
serrato con il passare delle ore. Per rallentare<br />
le incursioni in mezzo alle vie, si dà fuoco<br />
a pneumatici da camion. Raramente sono<br />
stati utilizzati in queste settimane dai militari<br />
proiettili di metallo, tuttavia venerdì scorso<br />
a Hebron un ragazzo di 16 anni è stato colpito<br />
a morte. Le cariche sono precedute dal<br />
lancio di lacrimogeni e sound bomb (bombe<br />
stordenti), quindi dallo sparo di “proiettili di<br />
gomma”. Si tratta di strumenti che possono<br />
rivelarsi devastanti, specialmente se esplosi a<br />
distanza ravvicinata. L’anima del proiettile è<br />
infatti di metallo, rivestito da materiale plastico.<br />
Se dunque l’arma non è progettata per<br />
perforare i tessuti, l’impatto può produrre<br />
gravi emorragie interne e fratture ossee.<br />
È quanto è accaduto in queste settimane anche<br />
nei campi profughi di Shu’fat e Kalandia,<br />
ove si segnalano 60 minori coinvolti, tra feriti<br />
e arrestati, tra i quali 2 femmine.<br />
Si tratta di ragazzi tra i 12 e i 18 anni, molti<br />
dei quali seguiti dal servizio educativo supportato<br />
da Vento di Terra Onlus e dalla Rete<br />
degli Enti locali lombardi. La situazione più<br />
grave si registra a Shu’fat, ove 30 minori hanno<br />
riportato ferite e contusioni durante gli<br />
scontri.<br />
L’esercito ha fatto massiccio ricorso agli arresti,<br />
sia durante gli incidenti, sia nei giorni successivi.<br />
I ragazzi sono stati portati nel centro di<br />
detenzione israeliano di Maskobeh a Gerusalemme<br />
Est e posti nelle celle con gli adulti.<br />
Alcuni testimoni affermano di aver constatato<br />
una situazione di sovraffollamento e la presenza<br />
di minori e giovani trattenuti in condizioni<br />
gravi senza assistenza medica. Frequenti<br />
risultano i pestaggi ai danni dei prigionieri,<br />
compiuti in particolare durante l’arresto e il<br />
trasferimento al carcere. Si ha testimonianza<br />
di un minore colpito al volto, cui sono stati<br />
spezzati gli incisivi, le cui condizioni si sono<br />
aggravate durante la detenzione. Le autorità<br />
militari sono state costrette a provvedere al ricovero<br />
al vicino Makasset Hospital.<br />
Gli arrestati, sia adulti, sia minori, subiscono<br />
nelle prime ore di detenzione pesanti interrogatori,<br />
senza la presenza di avvocati o testimoni,<br />
volti a ottenere una piena confessione e i<br />
nomi di altri partecipanti agli scontri.<br />
I militari usano, inoltre, riprendere gli avvenimenti<br />
allo scopo di individuare le identità dei<br />
partecipanti. Gli arresti avvengono durante<br />
incursioni, specialmente di notte. Alcuni minori<br />
rimangono in cella per 7-10 giorni, per<br />
essere deferiti in seguito a un tribunale civile.<br />
Durante le sessioni gli accusati hanno diritto a<br />
una difesa, tuttavia il ruolo e le testimonianze<br />
dei militari risultano preponderanti. Solo alcuni<br />
minori vengono rilasciati entro 48 ore.<br />
L’esperienza dell’arresto e della detenzione<br />
appare devastante, soprattutto nei soggetti<br />
più giovani e fragili. La sindrome traumatica<br />
si manifesta nella difficoltà a socializzare, nella<br />
paura di uscire di casa, nelle resistenze a ri-
prendere la vita consuetudinaria.<br />
I ragazzi rivelano inoltre notevoli difficoltà a<br />
parlare, e a volte a ricordare gli avvenimenti.<br />
Il caso delle ragazze arrestate<br />
appare il più critico.<br />
I famigliari da parte loro tendono a non divulgare<br />
le informazioni sulle violenze per timore<br />
di nuove azioni dei militari.<br />
I genitori di Shu’fat citano il caso di alcuni<br />
ragazzi arrestati dopo la degenza a causa<br />
delle denunce di maltrattamenti pubblicate<br />
dai giornali.<br />
Il caso delle ragazze arrestate appare il più<br />
critico. Nella società palestinese la figura<br />
femminile, soprattutto nella fase adolescenziale,<br />
è totalmente dominata dal ruolo paterno.<br />
Molte ragazze non si allontanano dalla<br />
casa natia sino al matrimonio. A loro è<br />
concesso un approccio con il mondo esterno<br />
defilato e mediato dalla famiglia. La detenzione<br />
ha su queste minori un effetto devastante,<br />
cui si sommano i pregiudizi di una<br />
società ossessionata dal tema della perdizione<br />
e dell’onore.<br />
Colpisce in questa fase di scoramento e di<br />
angoscia, la sostanziale assenza sulla scena<br />
del mondo adulto.<br />
In West Bank la responsabilità di una reazione,<br />
qualsiasi essa sia, appare in gran parte lasciata<br />
ai ragazzi, che incarnano nel lancio dei<br />
sassi il proprio ideale di eroismo. Si evidenzia<br />
all’origine una forte spinta sociale, centrata<br />
sul culto del martire e sulla sublimazione<br />
dell’ideale patriottico. L’idealizzazione<br />
s’infrange di fronte all’esperienza della detenzione<br />
e del crollo psicofisico che la maggior<br />
parte delle volte ne consegue. Esperienza<br />
attorno alla quale si consolida una sorta<br />
di silenzio omertoso, che rende più complessa<br />
l’elaborazione del trauma.<br />
D’altro lato si ha notizia di manifestazioni<br />
pubbliche, tra cui quelle di Ramallah e Hebron,<br />
svoltesi lo scorso venerdì. Una manifestazione<br />
si è inoltre svolta a Gerusalemme<br />
Est, protagonista in particolare un gruppo<br />
di donne che, di fronte alla Porta di Damasco,<br />
ha esposto cartelli e inscenato una protesta<br />
non violenta. Da sottolineare che, visto<br />
il divieto d’ingresso nella città vecchia il venerdì<br />
a palestinesi minori di 45 anni, si trattava<br />
di persone anziane.<br />
Sabato 11 gennaio a Ramallah si è inoltre<br />
svolta una manifestazione di solidarietà ai<br />
bimbi di Gaza, cui ha aderito il servizio educativo<br />
di Kalandia.<br />
… proposta di avviare un micro<br />
progetto di emergenza rivolto ai<br />
minori…<br />
Le condizioni riscontrate, in particolare nel<br />
campo profughi di Shu’fat, confermano in<br />
sintesi la validità della proposta di avviare un<br />
micro progetto di emergenza rivolto ai minori<br />
vittime di violenze. Si tratta di ampliare<br />
lo Sportello psicologico, portando la presenza<br />
dello specialista da 4 a 10 ore la settimana<br />
e di affiancarlo con la figura di un’assistente<br />
sociale.<br />
Lo staff dovrebbe intervenire sia a livello di<br />
nucleo tramite visite domiciliari, sia a livello<br />
clinico, con incontri mirati. Questi incontri<br />
implicano solitamente il coinvolgimento<br />
delle famiglie.<br />
La durata prevista del progetto è di 6 mesi,<br />
replicabili a seguito di una valutazione dei<br />
risultati e delle necessità presenti.<br />
39<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
A P R O P O S I T O<br />
DI SCUOLA...<br />
di Antonella Deliso<br />
shanthi@amiweb.org<br />
40<br />
Fai un salto...<br />
fanne un altro...<br />
Un’insegnante della scuola secondaria di primo grado (le<br />
medie!), particolarmente sensibile e attenta ai suoi, e ai nostri,<br />
ragazzi, ci regala qualche importante riflessione sul delicato<br />
passaggio dalla scuola elementare alla scuola media.<br />
Il passaggio dalle scuole elementari alle<br />
scuole medie è uno dei tanti “salti”<br />
che dobbiamo affrontare insieme<br />
ai nostri figli durante il loro viaggio<br />
esistenziale. Ognuno di noi ha qualche<br />
ricordo forte legato a questo momento<br />
di transizione, anche perché in<br />
ogni fase di cambiamento si amplificano<br />
sensazioni ed emozioni: il mio corpo<br />
è teso a ricevere segnali dal nuovo<br />
mondo che mi circonda, la mia mente<br />
è tesa a decifrarli, per orientare le mie<br />
scelte di comportamento e consentirmi<br />
di adattarmi al nuovo ambiente.<br />
… per Alessandro fu vissuto<br />
come un vero e proprio attentato<br />
alla sua identità…<br />
Ho chiesto a mio figlio, che ora ha 18<br />
anni, di raccontarmi un ricordo legato a quei<br />
giorni... Folla stipata in palestra, forse una<br />
folla più immaginaria che reale e la preside<br />
che chiamava uno per uno al microfono gli<br />
alunni per assegnarli alle varie classi.<br />
In questo frastuono di nomi e di piedi che<br />
si muovevano repentini verso il punto indicato,<br />
la macchina dei ricordi rallenta in un<br />
punto preciso: la voce della preside inceppa<br />
più volte sul suo cognome, non riuscendo<br />
a pronunciarlo correttamente e lui si sente<br />
morire di vergogna.<br />
Anch’io ero presente e ancor oggi non riesco<br />
a non ridere di fronte a quelle storpiature<br />
clamorose e assolutamente creative. Probabilmente<br />
lei cominciava a essere stanca<br />
o forse il cognome era scritto davvero male.<br />
Sta di fatto che per Alessandro quello fu<br />
vissuto come un vero e proprio attentato alla<br />
sua identità, aggravato dalla presenza del<br />
pubblico, che immagino totalmente indifferente<br />
rispetto al suo dramma; per di più si accorse<br />
che, nella fila verso cui era stato indirizzato,<br />
mancavano i suoi migliori amici.<br />
Altro colpo mancino del destino. Questo si-<br />
gnificò l’inizio di nuove amicizie, ma ciò fu<br />
compreso molto tempo dopo.<br />
“Verrà un giorno...” diceva Fra<br />
Cristoforo a Don Rodrigo…<br />
Stessa domanda ai miei allievi di terza media,<br />
che ora stanno vivendo con trepidazione<br />
il passaggio alle scuole superiori. E ritorna<br />
la palestra. Questa volta nei loro ricordi<br />
entro in causa io. Pare che tra tutte le insegnanti<br />
in fila in attesa dei loro futuri allievi,<br />
io fossi reputata la più “cattiva” a giudicare<br />
dall’aspetto.<br />
“È impossibile, vi sbagliate, sono sempre sorridente!”<br />
Pare che il mio sorriso avesse qualcosa<br />
di satanico e poco augurale...<br />
Ero tesa quel giorno e davvero il mio sorriso<br />
celava delle rigidità? O erano tesi loro e nella<br />
loro ansia interpretavano nel mio sorriso<br />
le future previsioni catastrofiche delle maestre<br />
rispetto a quanto sarebbe successo alle<br />
scuole medie?<br />
“Vedrai alle scuole medie...” dicono le maestre<br />
agli allievi di quinta.
“È impossibile, vi sbagliate, sono sempre sorridente!”<br />
Pare che il mio sorriso avesse qualcosa di satanico e poco augurale...<br />
“Verrà un giorno...” diceva Fra Cristoforo a<br />
Don Rodrigo nei Promessi Sposi. Ed effettivamente<br />
non prometteva nulla di buono.<br />
Insomma, bambini e mamme: state per vivere<br />
un momento speciale, preparatevi a trattenere<br />
il vostro ricordo e magari ci faremo una<br />
risata insieme tra qualche anno.<br />
Raccontare il proprio passato non<br />
è mai un’operazione neutra…<br />
Ma a parte l’aspetto simpatico della faccenda,<br />
non si può negare che ci siano delle difficoltà<br />
da superare. Alcune sono di carattere<br />
tecnico: riorganizzare il proprio tempo,<br />
acquisire nuovi metodi legati alle singole e<br />
numerose discipline, apprendere nuove regole<br />
e nuovi linguaggi.<br />
Altre implicano uno sforzo emotivo: conoscere<br />
nuove persone, e nello stesso tempo,<br />
farsi conoscere.<br />
Ri-raccontarsi. Ecco il nodo da sciogliere.<br />
Non è facile comunicare la propria esperienza<br />
di vita, raccontare con leggerezza agli<br />
altri la propria storia, senza toccare le proprie<br />
ferite e sentire che fanno ancora male.<br />
Raccontare il proprio passato non è mai<br />
un’operazione neutra, ti costringe a misurare<br />
te stesso e a misurare i tuoi rapporti con<br />
gli altri. E poi cambia sempre qualche particolare:<br />
qualcosa dimentichi, qualcosa emerge<br />
in primo piano, qualcosa ti cambia ancora.<br />
Lo avete mai notato? Il passato non è qualcosa<br />
di fisso e immobile, ma cambia con<br />
te, cambia con le persone che hai intorno,<br />
cambia il suo peso e la sua entità.<br />
E questo vale soprattutto per chi ha vissuto<br />
la doppia nascita dell’adozione. Mentre<br />
racconti chi sei, rimetti tutto in discussione<br />
e cerchi di dare un nuovo ordine e chiarezza<br />
agli eventi, riappropriandoti della tua<br />
storia.<br />
Non è facile per un ragazzino di 11 anni<br />
affermare la propria identità, proprio nel<br />
mezzo... dei lavori in corso. Per i ragazzi<br />
adottati queste fasi di passaggio sono particolarmente<br />
delicate; a loro è richiesta una<br />
grande maturità, un grande equilibrio. Noi<br />
che siamo vicini ai nostri ragazzi possiamo<br />
fargli sentire la nostra serenità, la nostra stima,<br />
la nostra fiducia, lasciando che facciano<br />
il “salto” con le loro gambe.<br />
Solo così, a piccoli passi, anzi, a piccoli salti,<br />
cresceranno, nella consapevolezza di essere<br />
riusciti a riconoscere e conquistare la bellezza<br />
e l’unicità della propria vita.<br />
41<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
TI RACCONTO<br />
di Anselmo Roveda<br />
davidemusso@terre.it<br />
42<br />
La sposa uccello<br />
Gli amici di Terre di Mezzo ci hanno gentilmente permesso<br />
di pubblicare questa bella fiaba senegalese che ci insegna<br />
a gioire per ciò che di bello ci circonda, senza giudicare o<br />
pretendere che sia ”simile” a noi.<br />
C’era un tempo in cui... un re sposò<br />
la più bella tra le ragazze da marito.<br />
Il re aveva scelto per sé la più bella<br />
ragazza del villaggio.<br />
Quando fu il tempo del primo raccolto,<br />
tutte le nuove spose del villaggio<br />
partirono per andare a vedere il<br />
lavoro nei campi.<br />
Le donne invitarono anche la moglie<br />
del re, ma lei disse: “Grazie,<br />
care sorelle, ma qui ho tanto da<br />
fare, devo ancora andare al pozzo a<br />
prendere l’acqua”.<br />
Le altre la salutarono e si incamminarono.<br />
Quando la moglie del re fu sola prese<br />
la brocca, la pulì bene e la riempì<br />
d’acqua, poi s’incamminò verso i<br />
campi di miglio.<br />
Arrivata ai campi di miglio si sincerò<br />
d’essere sola, si levò tutti i vestiti<br />
e iniziò a cantare:<br />
Il miglio è alto e maturo<br />
maccuuta mbelangal!<br />
e se l’avessi saputo<br />
maccuuta mbelangal!<br />
non avrei preso marito<br />
maccuuta mbelangal!<br />
Il canto della giovane sposa svegliò<br />
un viaggiatore steso lì a riposare.<br />
L’uomo rimase nascosto tra i cespugli<br />
e guardò lo spettacolo. Perché<br />
si trattava di uno spettacolo vero e<br />
proprio.<br />
Il viaggiatore in vita sua ne aveva<br />
viste di cose strane, ma questa le<br />
superava tutte: alla sposa del re stavano<br />
crescendo ali colorate, piume<br />
sgargianti e un becco robusto.<br />
Quando la giovane sposa finì di trasformarsi<br />
in un uccello meraviglioso<br />
iniziò a beccare il miglio e s’ingozzò<br />
fin quasi a far scomparire il campo.<br />
Poi l’uccello colorato tornò donna,<br />
si rimise la brocca in testa e, come<br />
se nulla fosse accaduto, tornò verso<br />
casa.<br />
Il viaggiatore corse dal re: “O re di<br />
questo villaggio, che tu ci voglia credere<br />
o no, hai sposato un uccello!”.<br />
“Sei forse impazzito? Vuoi forse essere<br />
fustigato per la tua impudenza?<br />
Vattene, prima che ti faccia punire<br />
per le sciocchezze che racconti,” disse<br />
il re. Ma il viaggiatore insistette<br />
e insistette ancora: “O re di questo<br />
villaggio, che tu ci voglia credere o<br />
no, hai sposato un uccello! L’ho visto<br />
con questi miei occhi, domani ti<br />
condurrò con me e potrai vedere tu<br />
stesso”.<br />
Il re si lasciò convincere e il giorno<br />
dopo andò con il viaggiatore.<br />
Seguirono di nascosto la sposa del<br />
re mentre si recava al pozzo.<br />
La sposa del re prese la brocca, la<br />
pulì bene e la riempì d’acqua, poi<br />
s’incamminò verso i campi di miglio.<br />
Arrivata ai campi di miglio si<br />
sincerò d’essere sola, si levò tutti i<br />
vestiti e iniziò a cantare:<br />
Il miglio è alto e maturo<br />
maccuuta mbelangal!<br />
e se l’avessi saputo<br />
maccuuta mbelangal!<br />
non avrei preso marito<br />
maccuuta mbelangal!<br />
E divenne un uccello meraviglioso.
Quindi iniziò a beccare il miglio.<br />
Il re non sapeva che fare, il viaggiatore<br />
allora disse: “So io cosa fare<br />
ascolta...” e parlarono piano al riparo<br />
dei cespugli.<br />
Nel frattempo l’uccello colorato<br />
tornò donna, si rimise la brocca in<br />
testa e come se nulla fosse accaduto<br />
tornò verso casa.<br />
A casa la sposa iniziò a impastare,<br />
ma dietro di lei arrivò il re e iniziò<br />
a cantare: “Maccuuta mbelangal! maccuuta<br />
mbelangal!”<br />
La sposa supplicò: “Non cantare questa<br />
canzone, non cantare, smettila!<br />
Ti farò dono di tutti i miei gioielli,<br />
ma ti prego non cantare più...”.<br />
Ma il re continuava: “Maccuuta mbelangal!<br />
maccuuta mbelangal!”<br />
La giovane sposa iniziò a trasformarsi:<br />
le spuntarono ali colorate, piume<br />
sgargianti e un becco robusto.<br />
Il re prese il bastone e cercò di uccidere<br />
l’uccello meraviglioso dalle<br />
piume sgargianti, ma la sposa uccello<br />
si scansò e si scansò ancora.<br />
Il re prese la lancia per trafiggere<br />
l’uccello meraviglioso dalle piume<br />
sgargianti, ma la sposa uccello volò<br />
via. Volò in alto, sempre più in alto,<br />
nel cielo profondo tra mille altri<br />
uccelli, dove nessuno l’avrebbe mai<br />
più trovata.<br />
Il re rimase solo. Non smise mai più<br />
di guardare il cielo turbinare di uccelli,<br />
cercando di riconoscere il meraviglioso<br />
uccello dalle piume sgargianti<br />
che aveva avuto per sposa.<br />
Degli stessi autori<br />
Il giorno in cui il leone<br />
regalò la coda<br />
agli animali<br />
Favole dell’Africa Nera<br />
Testi di Anselmo Roveda<br />
Illustrazioni di<br />
Allegra Agliardi<br />
Terre di mezzo Editore<br />
www.terre.it<br />
… Terre di Mezzo ci propone, inoltre,<br />
tanti, tanti altri libri per scoprire il nostro<br />
mondo e i suoi abitanti!<br />
43<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
R A C C O N T I<br />
S U R R E A L I<br />
44<br />
A M I V E R S I L I A<br />
di Isabella Ronchieri<br />
isaami@gmail.com<br />
… un soldino!<br />
Racconti surreali<br />
Siamo onesti: qualcuno, ancora oggi, non si<br />
scandalizza più di tanto al pensiero di poter avere un<br />
figlio pagandolo…<br />
Ma se fossero i figli a comprarsi i genitori? E se<br />
qualcuno volesse comprarsi un nonno o una sorella,<br />
quanto potrebbe costare? Lunghi anni trascorsi a<br />
costruire un rapporto, a gioire, combattere e soffrire<br />
oppure solamente… un soldino?!<br />
Voglio dedicare questo secondo raccontino surreale a un bambino che un giorno mi ha detto:<br />
- Sai, quando sarò grande e ricco farò una legge (l’affermazione mi ha colpito, per lui essere ricchi vuol<br />
dire essere potenti e farsi le leggi…) che leva tutte le parentele. Chi vorrà se le potrà comprare.<br />
Lì per lì la parola comprare non mi è piaciuta, ma la curiosità mi ha fatto domandare:<br />
- E come si potranno comprare?.<br />
- Semplice si va in un ufficio e si comprano…<br />
Ecco che, subito, l’ufficio per l’acquisto delle parentele si è materializzato davanti ai miei occhi. Vi racconto<br />
gli acquisti di qualche personaggio.<br />
AGENZIA COMPRA-VENDITA<br />
PARENTELE<br />
Un ufficio moderno, pulito, con un paio<br />
di impiegati eleganti e indaffarati davanti<br />
a monitor piatti.<br />
Un bambino entra e, sicuro di sé, si avvicina<br />
a un desk: - Buongiorno vorrei tanto un<br />
nonno. L’impiegato, con un sorriso: - Capisco!<br />
Genitori troppo impegnati, troppo rigidi,<br />
troppo seri.<br />
Il bambino, con un sospiro: - Eh sì!<br />
L’impiegato: - Dove abiti?<br />
- Via dei Girasoli.<br />
- Benissimo lì abbiamo in vendita una nonnità,<br />
68 anni, sportivo, amante degli animali,<br />
ha un cane. Vorrebbe un nipote per<br />
fare grandi passeggiate nel parco, giocare<br />
a carte e comprargli gelati di nascosto.<br />
Il bambino, con un urletto : - OK compro<br />
questa nonnità!<br />
- … un soldino!<br />
Una ragazza sui vent’anni: - Buongiorno,<br />
vorrei comprare uno zio d’America.<br />
- Spiacente, signorina, gli zii d’America sono<br />
rarissimi, se vuole la mettiamo nella lista<br />
d’attesa?”<br />
No, non è esattamente quello che<br />
cercavo, ripasserò.<br />
Un signore distinto, vestito in modo un po’<br />
appariscente. Entra deciso e...:<br />
- Vorrei acquistare una parentela importante,<br />
andrebbe bene anche un cuginità.<br />
Vorrei diventare parente di una di quelle<br />
persone che conoscono tutti, un attore, un<br />
presentatore, un cantante, un calciatore…<br />
L’impiegata scrive sulla tastiera, guarda il<br />
monitor con aria professionale: - Guardi,<br />
attualmente non c’è in vendita nessuna parentela<br />
importante, se escludiamo un nobel,<br />
un poeta e uno scienziato.<br />
- No, non è esattamente quello che cercavo,<br />
ripasserò.<br />
Una signora molto anziana, entra lenta e si<br />
siede: - Signorina vorrei comprare una sorellità,<br />
sa sono rimasta sola e una sorella è<br />
una sorella!<br />
L’impiegata: - Abita in città?<br />
- Sì, in Via dei Ricordi.<br />
Una veloce ricerca sul computer e: - Abbiamo<br />
in vendita una sorellità in una via poco<br />
lontana, Via dalla Solitudine, una signora<br />
di 78 anni, ottima cuoca, amante della musica<br />
rock, del mare e dei film d’amore.
- Andrebbe bene ma io vorrei<br />
una sorella non troppo tranquilla,<br />
sa mi piace litigare per<br />
delle sciocchezze e poi fare pace.<br />
- Ottimo! La sorellità che le ho<br />
proposto ha un caratterino pepato<br />
ma non rancoroso… un<br />
soldino!<br />
Avete in vendita una<br />
mammità…?<br />
Entra una bambina tutta rosa<br />
come un confetto, in braccio<br />
ha un gattino delizioso: - Voglio<br />
che il mio gatto diventi mio fratello.<br />
- Vediamo cosa si può fare! Intanto<br />
riempiamo i moduli dei<br />
casi speciali… un soldino!<br />
Dodici anni, capelli sparati in testa con<br />
una tonnellata di gel: - Ciao ché Naruto<br />
vende una fratellità?<br />
- Mi spiace, ma il signor Naruto non si è dichiarato<br />
disponibile. È molto richiesto, ma<br />
si fa negare al telefono.<br />
Un ragazzo di circa 25 anni: - Buongiorno<br />
- Buongiorno.<br />
- Avete in vendita una mammità…?<br />
- Ah! Mammità ce ne sono quante ne vuole!<br />
... un soldino!<br />
- Ma io in verità vorrei una mammità ben<br />
precisa… si chiama Isotta Roncoggi.<br />
- Vediamo…<br />
L’impiegato digita sulla tastiera, guarda le<br />
scritte sul monitor: - Ecco, questa mammità<br />
l’abbiamo in vendita da 12 anni, ma è<br />
un caso un po’ particolare perché la signora<br />
ha voluto una clausola speciale: la sua<br />
mammità può essere acquistata solo da due<br />
persone, un maschio e una femmina. Il maschio<br />
si chiama Andrea Vestiti.<br />
Il ragazzo: - Sono io!<br />
- … un soldino!<br />
In tutti<br />
i mercatini<br />
AMI!<br />
Per alcune occasioni vale la pena di spendere “un soldino”: per<br />
esempio per festeggiare e ricordare un momento importante<br />
della nostra vita: una comunione, un matrimonio ecc.<br />
Ma vorremmo anche che il nostro “soldino” non venisse sprecato... Allora,<br />
se state cercando delle bomboniere davvero speciali, AMI vi propone bellissime<br />
scatolette in pelle e passaporti africani, nonchè la gioia di offrire un aiuto<br />
tangibile per le comunità da noi supportate!<br />
45<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
RECENSIONI<br />
shanthi@amiweb.org<br />
46<br />
EQUATORIA 12 o PARALLELO SUD SUDAN TRA PASSATO E PRESENTE<br />
SilvanaEditoriale<br />
LETTORI<br />
JUNIOR<br />
Abbiamo scelto per voi<br />
Libri e film per viaggiare, nello spazio e nei ricordi, alla ricerca delle origini, dell’uomo o<br />
anche “solo” di sé stessi, storie di adozione e di culture diverse… Insomma, queste pagine<br />
sembrano fatte proprio per noi!<br />
EQUATORIA 12 o PARALLELO<br />
SUD SUDAN TRA PASSATO E PRESENTE<br />
Il giorno prima della felicità<br />
di Erri de Luca<br />
Edizioni Feltrinelli<br />
Equatoria 12° parallelo<br />
Sud Sudan tra passato e presente<br />
Edizioni SilvanaEditoriale<br />
Tutti noi conosciamo i nostri “vicini di casa” di<br />
Frontiere (capovolgete la rivista!). Non serve<br />
quindi il nostro parere per credere che questo<br />
libro sia un vero e proprio “gioiello”, sicuramente da esporre sulle<br />
nostre librerie, da sfogliare per ammirarne le splendide foto, ma<br />
anche e soprattutto per leggere i testi e immergerci in culture di-<br />
verse dalle nostre, farci rapire dalla magia di altri mondi e aiutarci così a superare pregiudizi<br />
e sentimenti razzisti (magari nascosti) grazie alla conoscenza e al rispetto che questo bellissimo<br />
libro riesce a trasmetterci.<br />
Una città (Napoli), un ragazzino (lo Smilzo), il portiere del suo palazzo<br />
(Don Gaetano).<br />
Sono i protagonisti di questa poetica storia d’iniziazione ambientata<br />
negli anni cinquanta, in cui il vecchio racconta della rivolta dei<br />
“Quartieri” durante il settembre del 1944, insegna al giovane il senso<br />
di appartenenza a un popolo, gli spiega come cavarsela nel mondo.<br />
Entrambi sono senza famiglia, quindi si ritrovano come padre e figlio<br />
ad affrontare i casi della vita, e come un padre e un figlio si affezionano l’uno all’altro.<br />
E poi c’è un libraio gentile che aiuta la passione per i libri del ragazzo.<br />
E c’è l’Argentina. Un orfanotrofio. Una fuga.<br />
E poi una ragazzina che diventa donna. Un amore difficile.<br />
Erri De Luca torna su temi già trattati in tanti suoi racconti, ma ne trae una magia, dai mille<br />
colori. Commovente, ma divertente e ottimista. Come lo può essere Napoli. Come lo è la<br />
crescita di un uomo.<br />
La vita è una bomba<br />
di Luigi Garlando<br />
Edizioni Piemme<br />
IL CONSIGLIO<br />
DEL LIBRAIO<br />
In tutti<br />
i mercatini<br />
AMI!<br />
Un libro per ragazzine e ragazzini, che parla di adozione più che di calcio,<br />
di sfide che ci pone la vita più che un campo sportivo, di solitudine<br />
e di amicizia più che di pallone…<br />
Uno stile non banale (e non consueto!), per questo forse da proporre a<br />
lettrici e lettori abili a driblare fra le righe, o meglio ancora da leggere<br />
insieme, sul divano, dopo aver spento il televisore sull’ennesimo dibatto<br />
post-partita. Consigliato da una vecchia “nemica” del calcio e da un giovane<br />
lettore!
Sopra il tavolo della cucina<br />
Donne che intrecciano storie<br />
a cura di Rossella Khöler e Vilma Gervasoni<br />
Edizioni Interlinea<br />
Una raccolta di memorie di donne da tutto il mondo (anche italiane)<br />
che raccontano e confrontano i momenti salienti della loro vita: la maternità,<br />
prima di tutto. Ma anche il fidanzamento o il matrimonio.<br />
Racconti di tradizioni, ma anche di esperienze, spesso terribili e devastanti,<br />
a tratti divertenti, in ogni caso vissute intensamente.<br />
Leggendo questo libro ci sembra di essere davvero intorno a un tavolo,<br />
magari sgranado fagioli, in compagnia di tante madri, per raccontarci<br />
vicendevolmente una vita così simile nelle sue mille sfaccettature<br />
Comprandolo, inoltre, aiuterete le associazioni “Terre di confine” e “Insieme si può” a portare<br />
avanti i loro progetti di solidarietà e aiuto a favore di donne e migranti.<br />
The Italian<br />
Regia di Andrei Kravchuk<br />
Cast Kolya Spiridonov, Maria Kuznetsova, Yuri Itskov,<br />
Nikolai Reutov<br />
Genere Drammatico<br />
Il film narra la storia di Vanja, un bambino russo che dovrebbe<br />
andare in adozione presso una famiglia italiana. Un inizio a<br />
mio parere strepitoso, una conclusione a sorpresa. In mezzo<br />
il viaggio, soprattutto dell’animo, di un figlio alla ricerca della<br />
propria madre, in mezzo a un mondo di miserie e di povera<br />
gente, a volte “cattiva” per necessità. Il film affronta il tema<br />
dell’accesso alle informazioni delle proprie origini, ma anche<br />
mostra come, quando si decide di adottare un bambino, non<br />
ci si possa permettere di essere “ingenui” rispetto al modo con<br />
cui questo avviene.<br />
Il Gattopardo<br />
Regia di Luchino Visconti<br />
Cast Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain<br />
Delon, Terence Hill, Paolo Stoppa, Rina Morelli,<br />
Romolo Valli, Giuliano Gemma, Ida Galli, Ottavia<br />
Piccolo...<br />
Genere Drammatico<br />
Tratto dall’omonimo romanzo di Tommasi di Lampedusa, il<br />
film, lentissimo se paragonato a quelli attuali, racconta la vita<br />
di un nobile siciliano e della sua famiglia (e un po’ di tutta<br />
la Sicilia) nel passaggio da Regno delle due Sicilie a Regno<br />
d’Italia: l’arrivo di Garibaldi, il referendum per l’annessione,<br />
plebiscitario nel paese di Donnafugata (anche se qualcuno<br />
confesserà di aver votato NO), la formazione del nuovo parlamento.<br />
Tra scene studiate e ricche di silenzi si innestano dialoghi, spesso veri monologhi, con<br />
parole che oggi ci fanno rabbrividire per la lungimiranza.<br />
Merita concedergli una serata sul divano, ma vi consiglio di accompagnarlo con una fetta di<br />
cassata… per addolcire l’amarezza del film.<br />
“… se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi..”<br />
“... E dopo sarà diverso, ma peggiore.”<br />
IL<br />
CLASSICO<br />
47<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
S E G N I E<br />
D I S E G N I<br />
di Rita Villella e<br />
Alessandra Cova<br />
associazionescuolacrotti@yahoo.it<br />
48<br />
Pallavolo, amore e fantasia!<br />
Rita ci propone questo bel ritratto di ragazzo che<br />
si affaccia alla vita adulta: ci fa intravvedere le sue<br />
speranze e i suoi timori. Con il consueto garbo e<br />
sensibilità ci invita a “visitarne” la personalità.<br />
Perché allora non approfittare anche noi di questa<br />
gradevole e ”utile” ospite?<br />
In questo numero pubblichiamo la lettura<br />
della grafia e di un disegno di un ragazzino<br />
di 14 anni che chiameremo Carlo (nome di<br />
fantasia) per rispettarne la privacy.<br />
Cominciamo ad analizzare<br />
la sua grafia.<br />
Purtroppo la biro con cui è stato scritto il testo<br />
non scriveva, infatti si può notare che in<br />
alcune parti è stato ritoccato, ma questo dipende<br />
solo dalla penna e non inficia l’analisi<br />
della grafia.<br />
Carlo è un ragazzino con un temperamento<br />
estroverso, aperto, capace di instaurare dei<br />
buoni rapporti con i coetanei, perché ha innata<br />
la capacità di accoglienza. È generoso,<br />
per ciò piace molto agli amici, che sicuramente<br />
apprezzano la sua amicizia sincera e<br />
spontanea.<br />
Il suo bisogno di circondarsi di tanti amici,<br />
la sua generosità e la sua capacità spontanea<br />
di socializzare nascondono, in realtà,<br />
la sua paura della solitudine, tipica dei soggetti<br />
esuberanti.<br />
Ha solo 14 anni, ma ha già raggiunto una<br />
certa individualità, infatti la sua scrittura si<br />
è distaccata dal modello scolastico e ha già<br />
delle connotazioni personalizzate con delle<br />
note di estrosità e dinamismo (abbastanza<br />
raro alla sua età).<br />
È un ragazzo molto recettivo, con delle grandi<br />
potenzialità, sia intellettive che affettive;<br />
capace di legare i pensieri a cui sa far seguire<br />
l’azione. Queste doti potrebbero aiutarlo<br />
molto nello studio, ma la sua esuberanza lo<br />
porta facilmente a distrazioni continue a discapito<br />
della concentrazione.<br />
Piuttosto vivace, ha bisogno di investire la<br />
sua forte energia in qualcosa di movimentato<br />
e concreto, ama stare all’aria aperta e<br />
poco sopporta gli spazi chiusi e lo stare fermo.<br />
In questo momento soffre di un po’ d’ansia,<br />
ma direi che alla sua età è assolutamente<br />
normale; del resto è il momento di grandi<br />
cambiamenti anche fisici. Non sempre<br />
riesce ad affrontare la realtà che lo circonda,<br />
per cui spesso si rifugia in un mondo<br />
fantastico, dove può sognare una realtà più<br />
rosea che gli faccia dimenticare la fatica di<br />
crescere.<br />
Possiede fantasia e una fervida immaginazione,<br />
per cui potrebbe, specialmente in periodi<br />
di stress, essere vittima di distrazioni o<br />
dimenticanze!<br />
Se caricato di troppe responsabilità reagisce<br />
rifugiandosi nella fantasia.<br />
Potremmo definirlo un “sognatore”...<br />
Passiamo ora al disegno<br />
Si può senz’altro affermare che viene confermata<br />
la sua fantasia, la sua estrosità e la<br />
sua vena artistica, infatti vediamo come il disegno<br />
sia ricco di particolari e di colori.<br />
Fra i particolari notiamo la presenza di fiori,<br />
di cespugli e la presenza di due uccellini<br />
intenti a mangiare dei semi. Bellissimi particolari<br />
che ci indicano quanto Carlo sia sensibile<br />
e bisognoso di tenerezze! Quelle te-
nerezze che, sicuramente, gli sono mancate<br />
nei primi anni della sua vita (non dimentichiamoci<br />
che Carlo è stato adottato a 6 anni,<br />
come si legge nel testo, per cui gli saranno<br />
mancate le “coccole” indispensabili<br />
in quegli anni) e che gli hanno lasciato un<br />
vuoto che vorrebbe colmare...<br />
Anche dal disegno è evidente la sua generosità<br />
e la sua lealtà nei confronti degli amici<br />
e il suo bisogno di circondarsi di persone<br />
con cui giocare e divertirsi. (il cane è il simbolo<br />
di lealtà).<br />
Per quanto riguarda lo schema corporeo è<br />
adeguato alla sua età e ciò comporta che il<br />
ragazzo ha sviluppato una corretta percezione<br />
di sé rispetto al mondo circostante.<br />
Questo è il periodo in cui il padre ha<br />
un ruolo molto importante e deve<br />
essere presente per poter guidare<br />
il figlio nelle proprie scelte…<br />
Ma arriviamo al tema della famiglia.<br />
Carlo si disegna in mezzo ai genitori, cosa<br />
che fa pensare a un bisogno di protezione<br />
da parte loro; è più vicino alla mamma con<br />
la quale si identifica (il colore dei suoi pantaloni<br />
e quello della maglia della mamma sono<br />
uguali) e che sente molto presente e vigile.<br />
Carlo si è messo leggermente arretrato rispetto<br />
ai genitori, cosa che fa presupporre<br />
che ha ben presente quali sono i ruoli in famiglia<br />
(stesso colore dei pantaloni dei genitori)<br />
ma dà maggior importanza alla madre.<br />
In questo momento, evidentemente, non<br />
sente la stabilità da parte dei genitori, non<br />
si sente affrancato, probabilmente avrebbe<br />
bisogno di maggior sostegno.<br />
Carlo sente il papà meno presente e con lui<br />
ha una minor comunicazione (bocca quasi<br />
assente). Questo è il periodo in cui il padre<br />
ha un ruolo molto importante e deve essere<br />
presente per poter guidare il figlio nelle<br />
proprie scelte. Carlo ha, inoltre, la necessità<br />
di essere accettato, approvato e apprezzato<br />
e ha bisogno di sentire il coinvolgimento<br />
del padre nei suoi interessi. Se ciò dovesse<br />
venire a mancargli, potrebbe soffrire di malinconia<br />
e tristezza.<br />
Carlo si accorge che sta crescendo e vive<br />
questo momento con un po’ di disagio. Va<br />
sostenuto perché è un ragazzino molto sensibile<br />
e sta cercando di staccarsi emotivamente<br />
dalla madre, ma deve trovare sostegno<br />
nel padre con cui identificarsi<br />
Anche in questo caso, come altri che abbiamo<br />
preso in considerazione, vediamo come<br />
la grafia e il disegno esprimano le caratteristiche<br />
della personalità.<br />
Poiché la mia è una ricerca e una sperimentazione<br />
sui figli adottivi, vi prego di mandarmi<br />
quanti più disegni e grafie possibili.<br />
Potrete inviare i disegni e un foglio<br />
bianco scritto con biro nera indicando<br />
sempre: il nome, l’età esatta, la classe che<br />
frequentano, da quanto tempo sono stati<br />
adottati e il Paese d’origine e una breve<br />
storia (molto importante per una corretta<br />
interpretazione). Naturalmente, le informazioni<br />
fornite resteranno anonime.<br />
Grazie!<br />
49<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
SPONSORIZZAZIONI<br />
(ADOZIONI A DISTANZA)<br />
di Suor Maria Bertilla<br />
sponsorizzami@amiweb.org<br />
50<br />
Orissa:<br />
una “missione” difficile<br />
Dall’articolo di Suor Maria Bertilla pubblicato su “Nuovi<br />
Spazi alla Carità” 1/<strong>2009</strong> delle Figlie del Preziosissimo<br />
Sangue, abbiamo tratto alcuni brani che descrivono la<br />
turbolenza creata da una frangia integralista Hindù<br />
e la paura vissuta dai religiosi cattolici in Orissa nel<br />
periodo tra agosto e novembre dello scorso anno.<br />
In missione si sperimenta tutto e in Orissa<br />
specialmente chi è chiamato a vivere la sua<br />
consacrazione prova tutti i disagi, paure e<br />
minacce di morte da parte degli Hindù da<br />
far rabbrividire.<br />
I briganti entrano facilmente nelle case cristiane,<br />
nelle Chiese, nei villaggi e comunità<br />
religiose per distruggere e fare del male.<br />
La vita religiosa è provata duramente, infatti<br />
le nostre suore e i sacerdoti della parrocchia<br />
hanno trascorso giorni e notti all’aperto sotto<br />
le piante per paura delle bombe, pistole<br />
e cose simili. Per grazie di Dio, non tutti gli<br />
Hindù sono integralisti e i nostri vicini di<br />
casa hanno molta stima di noi e ci liberano<br />
da tanti pericoli, badano al nostro bestiame,<br />
in nostra assenza.<br />
… ci troviamo persone in motocicletta con<br />
bastoni che gridano : “FERMATEVI!<br />
Il 23 agosto Suor Maria ed io siamo andate<br />
da Berhampur a Jubaguda e a Kottagorth per<br />
un incontro comunitario e abbiamo appreso<br />
la notizia della morte di un Gurù Hinduista.<br />
Viste le esperienze del passato, abbiamo pensato<br />
di cominciare il nostro viaggio di buon<br />
mattino per superare i luoghi pericolosi<br />
prima dell’alba. Eravamo due suore, due ragazze<br />
e il bravo autista. La pioggia a dirotto<br />
ci faceva compagnia. Alle sette avevamo già<br />
percorso circa 180 km, ma improvvisamente<br />
ci troviamo persone in motocicletta con bastoni<br />
che gridano : “FERMATEVI! Dove andate?<br />
Dovete tornare indietro!” Hanno lanciato<br />
diverse bastonate alla nostra jeep, hanno rotto<br />
i vetri e noi dentro eravamo terrorizzate<br />
e pregavamo. Le ragazze piangevano per la<br />
paura, io ho avuto il coraggio di scendere e<br />
dire loro che avevo la febbre, causata dalla<br />
malaria e dovevo andare in ospedale, ma non<br />
sono stata ascoltata. Per fortuna uno di loro<br />
ci è venuto in aiuto e ci ha accompagnato in<br />
una stazione della polizia. I nostri corpi erano<br />
coperti di polvere di vetro, ma non abbiamo<br />
riportato alcuna ferita. I poliziotti prima<br />
di farci descrivere l’accaduto, hanno usato<br />
molta cortesia nei nostri riguardi, offrendoci<br />
il the e successivamente accompagnandoci<br />
presso la casa religiosa delle Suore di Maria<br />
Bambina, dove abbiamo gustato la fraternità<br />
e l’accoglienza calorosa delle consorelle.<br />
Con loro, abbiamo condiviso per circa una<br />
settimana le nostre esperienze missionarie.<br />
La sera tutti scappano da casa per paura delle<br />
bombe e dei gruppi dei briganti che dove<br />
entrano distruggono tutto. Noi, insieme alle<br />
Suore di Maria Bambina, prendevamo i bambini<br />
disabili, circa una trentina, e andavamo<br />
a dormire, se così si può dire, all’aperto.<br />
Trascorsa la settimana, protette dalla polizia,<br />
siamo tornate nella nostra casa Berhampur.<br />
La comunità tutta era in grande angoscia,<br />
perché temeva la nostra fine, ma nel riabbracciarci<br />
sane e salve, hanno lodato il buon<br />
Dio per averci risparmiato dalle torture e così<br />
tutte insieme abbiamo ripreso forza e coraggio<br />
e abbiamo, insieme alla polizia, provveduto<br />
a sbloccare le suore che erano chiuse<br />
nelle comunità di Jubaguda e Kottogarth e<br />
che per molti giorni si erano rifugiate nella<br />
foresta.<br />
La notte del 27 ottobre abbiamo appreso la<br />
notizia che il segretario dell’Arcivescovo di<br />
Bhubaneswar della nostra diocesi di Jubaguda<br />
e Kottogarth è stato ucciso a colpi di<br />
bastoni dai briganti. Siamo provate, ma non<br />
distrutte, e comunque decise, con l’aiuto del<br />
Signore a proseguire la nostra missione.<br />
Verso la fine dell’anno la situazione è andata<br />
lentamente normalizzandosi e ora si respira<br />
un’aria di relativa tranquillità, anche se in<br />
molte parti dell’India gli animi si possono<br />
infiammare per un nonnulla.
Il giorno 28 dicembre 2008, presso il “Centro<br />
Comunitario Aiello Campomanfoli” di<br />
Castel San Giorgio, si è svolto un Torneo di<br />
Poker Texas Hold’em finalizzato alle adozioni<br />
a distanza.<br />
L’organizzazione, ASD Full River, presieduta<br />
da Enzo Pappalardo, già socio AMI,<br />
avrebbe voluto, con questo torneo, raggiungere<br />
l’obiettivo di sponsorizzare tre<br />
ragazzi indiani.<br />
Ma il risultato è stato addirittura superato!<br />
Grazie alle iscrizioni e alle offerte dei<br />
partecipanti alla serata, l’ASD Full River, è<br />
riuscita a… fare poker: infatti sosterrà ben<br />
quattro adozioni a distanza.<br />
Inoltre due giocatori, dopo essere entrati<br />
in contatto con l’associazione AMI onlus, i<br />
cui scopi e organizzazione erano stati spiegati<br />
e divulgati da Enzo e Maria Pappalardo<br />
durante la serata, hanno voluto accendere<br />
personalmente altre due adozioni.<br />
E infine, grazie alla raccolta di fondi tramite<br />
una comunity di poker, sono stati devoluti<br />
altri 500 $ per sostenere altre 2 adozioni<br />
a distanza.<br />
Poker di…<br />
sponsorizzazioni!<br />
Spesso leghiamo il gioco del poker a locali fumosi,<br />
sparatorie da saloon, bari dal sorriso affascinante<br />
o addirittura a persone che distruggono la propria<br />
vita travolte dalla mania del gioco. Ma avete mai<br />
pensato che fosse possibile collegare il poker a una<br />
sponsorizzazione? Il bello, in questo caso, è che si vince<br />
sempre: si vince un futuro più felice per un bambino o<br />
una bambina in difficoltà!<br />
Gli organizzatori sono stati naturalmente<br />
molto felici della riuscita della manifestazione,<br />
che è stata accolta con grande entusiasmo<br />
e partecipazione dai praticanti questo<br />
nuovo gioco, che sta imperversando in<br />
Italia.<br />
D’altronde sono stati coinvolti nell’iniziativa<br />
anche nomi importanti, sia di giocatori<br />
(Luca Pagano e Max Pescatori), sia di operatori<br />
del settore dei giochi on-line e non,<br />
sia i commercianti di Castel San Giorgio che<br />
hanno donato gadgets e premi.<br />
Un ringraziamento a tutti costoro da<br />
parte di Enzo Pappalardo, nella doppia<br />
veste di presidente di Full River<br />
e di socio AMI, e dei tanti volontari<br />
che non mancano mai di dare il loro<br />
contributo ogni volta che a Castel San<br />
Giorgio si organizzano manifestazioni<br />
a favore di AMI.<br />
Ora l’appuntamento è per l’ultima<br />
domenica del <strong>2009</strong>, con il “II Torneo<br />
di Poker Texas”, per la raccolta dei<br />
fondi che permetteranno di sostentare<br />
i giovani sponsorizzati e dare loro<br />
un futuro migliore e sicuro.<br />
SPONSORIZZAZIONI<br />
(ADOZIONI A DISTANZA)<br />
di Enzo Pappalardo<br />
sponsorizzami@amiweb.org<br />
51<br />
<strong>SHANTHI</strong>
Sin dai primi anni, l’AMI ha pensato<br />
che la sponsorizzazione (adozione<br />
a distanza) di bambini e<br />
di Cecilia Cremonesi<br />
ragazzi per sostenerli negli studi<br />
sponsorizzami@amiweb.org<br />
potesse costituire un valido strumento<br />
per favorire un loro progresso<br />
autonomo.<br />
Nelle realtà in cui operiamo cerchiamo di<br />
realizzare un progetto individuale, di studio<br />
o di formazione professionale, che favorisca,<br />
nel medio termine, l’inserimento nella realtà<br />
sociale e professionale locale e contemporaneamente<br />
diventino risorse per la stessa collettività.<br />
L’AMI segue attualmente circa 3.700 giovani.<br />
<strong>SHANTHI</strong><br />
SPONSORIZZAZIONI<br />
(ADOZIONI A DISTANZA)<br />
52<br />
Come effettuare<br />
un’adozione a distanza?<br />
Come primo passo, la persona o famiglia che<br />
desidera fare una sponsorizzazione (sponsor)<br />
contatta l’Associazione e dà comunicazione<br />
della propria disponibilità. Il passo successivo<br />
è l’invio da parte nostra di una scheda informativa<br />
del ragazzo/a individuata anche tenendo<br />
conto delle eventuali indicazioni dello<br />
sponsor circa il Paese (India, Brasile, Etiopia,<br />
ecc), l’età e il sesso.<br />
Solo dopo aver ricevuto la scheda lo sponsor<br />
invierà il contributo di 180 € annui, in una o<br />
più rate, con le modalità contenute nei documenti<br />
spediti assieme alla scheda.<br />
Eventuali eccedenze rispetto alla quota saranno<br />
comunque inviate al ragazzo/a.<br />
Da parte AMI vengono trattenuti 15 €: circa la<br />
metà serve a coprire le spese di gestione delle<br />
adozioni a distanza, l’altra metà per finanziare<br />
progetti e interventi di aiuto in loco.<br />
La cifra è sufficiente in generale per gli studi<br />
primari, mentre gli studi<br />
secondari assorbono interamente<br />
la cifra, in quanto comportano<br />
il soggiorno in college o<br />
l’iscrizione a scuole private.<br />
Grazie al tuo contributo<br />
un mondo diverso sarà possibile!<br />
Una o due volte all’anno riceviamo notizie<br />
sulla salute e sull’andamento scolastico dei<br />
ragazzi, che vengono distribuite agli sponsor.<br />
A seconda dell’età del ragazzo/a sarà possibile<br />
una corrispondenza diretta più frequente.<br />
Non è esclusa la possibilità di visitare sul luogo<br />
i giovani sostenuti e le realtà in cui vivono.<br />
La durata della sponsorizzazione è legata<br />
caso per caso alle esigenze del ragazzo/a, alla<br />
sua età e al tipo di studi; di regola essa è pluriennale<br />
anche se lo sponsor può decidere<br />
di interromperla, così come le Missioni possono<br />
trovarsi nella condizione di terminarla<br />
quando non sono più in grado di seguire il<br />
ragazzo/a.<br />
Nel caso di interruzione da parte dello sponsor<br />
chiediamo di essere informati tempestivamente<br />
in modo da consentire l’abbinamento<br />
del ragazzo/a ad un nuovo sponsor.<br />
Dove operiamo?<br />
INDIA<br />
La presenza maggiore è negli Stati del Kerala<br />
e Tamil Nadu, dove, in collaborazione con<br />
le Suore di Maria Bambina, seguiamo circa<br />
2.200 bambini in una trentina di località. Alcuni<br />
sono orfani e vivono presso le Suore,<br />
molti appartengono a famiglie povere e frequentano<br />
la scuola della Missione o hanno<br />
contatti coi piccoli dispensari che le Suore<br />
gestiscono in zone rurali o negli slum delle<br />
città.<br />
Ancora nel Tamil Nadu, a Pondicherry un<br />
centinaio di bambine/ragazze è seguito per<br />
l’asilo, il doposcuola e l’apprendimento<br />
dell’inglese.<br />
La nostra presenza nel continente indiano si<br />
estende anche ad altri Stati:<br />
Karnataka (India Sud-Occidentale): sostegno<br />
di una missione di suore nel distretto del<br />
Dharward che accoglie soprattutto ragazze<br />
povere.
I nostri punti di contatto<br />
Sede AMI e REDAzIONE <strong>SHANTHI</strong>:<br />
Cascina Robbiolo - via Aldo Moro, 7<br />
<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />
Tel/Fax <strong>–</strong> Segreteria 02-45701705<br />
(apertura: mercoledì e venerdì sera)<br />
Bergamo:<br />
LE NOSTRE zONE<br />
035-713916<br />
Castel San Giorgio (SA): 081-951504<br />
Limena (PD): 049-8848183<br />
La Spezia: 0187-701114<br />
Mantova: 0376-245259<br />
Piacenza: 0523-896247<br />
Roma: 06-70453637<br />
Stiava (LU): 0584-970071<br />
SITO INTERNET:<br />
http://www.amiweb.org<br />
Bihar (India Nord-Orientale): sostegno di ragazze<br />
della comunità tribale dei Santals, una<br />
comunità antica ed emarginata; si consente<br />
loro di studiare, cercando al contempo di valorizzarne<br />
la tradizione culturale.<br />
West Bengala (India Orientale): sponsorizziamo<br />
ragazzi in età scolare, orfani o appartenenti<br />
a famiglie povere degli slum di Calcutta.<br />
Orissa (India Nord-Orientale): nel villaggio<br />
di Jubaguda, in una zona sperduta circondata<br />
da alte montagne, sorge il Jeevan Yyoti Hostel<br />
che accoglie un centinaio di bambine che<br />
studiano dalla prima alla settima classe. Un<br />
piccolo dispensario fornisce le prime cure<br />
mediche alla popolazione, malnutrita e affetta<br />
da molte malattie.<br />
BANGLADESH<br />
In questo stato, tra i più poveri al mondo, le<br />
Suore del Cuore Immacolato di Maria Regina<br />
gestiscono piccoli dispensari e centri dove le<br />
donne possono imparare taglio e cucito, per<br />
sostentare le loro famiglie. In tre villaggi abbiamo<br />
in corso circa 340 adozioni a distanza.<br />
BRASILE<br />
Rio de Janeiro: la baixada fluminense è una<br />
zona periferica tra le più violente del mondo;<br />
qui la sponsorizzazione assume il significato<br />
di una prevenzione, togliendo molti ragazzi<br />
dalla strada.<br />
Aiutiamo quattro gruppi di ragazzi: il primo<br />
frequenta la “Escola Nossa Senhora Aparecida”,<br />
una piccola scuola per i più poveri; il secondo<br />
è alla casa-asilo Sao Judas Tadeu di Heliopolis,<br />
dove i bambini passano la giornata; il<br />
terzo è quello dell’asilo di Xavantes, uno dei<br />
barios più miserabili e degradati della zona;<br />
il quarto è legato alla comunità di base di<br />
Sao Francisco de Assis. Due maestre seguono<br />
bambini e famiglie. Sempre nell’area di Rio,<br />
il Centro Arminda Marques segue i ragazzi<br />
nelle attività di dopo scuola, con le stesse finalità.<br />
San Paolo: nella Parrocchia periferica di Sao<br />
Filipe Neri, dei missionari italiani ci segnalano<br />
casi di bambini e ragazzi da sostenere negli<br />
studi. Per lo più hanno famiglie povere o<br />
disgregate.<br />
53<br />
<strong>SHANTHI</strong>
<strong>SHANTHI</strong><br />
54<br />
Abaetetuba (Stato del Parà): tramite un centro<br />
della “Pastorale dell’Infanzia”, organismo<br />
della Conferenza Episcopale Brasiliana<br />
(Cnbb), AMI ha iniziato l’adozione a distanza<br />
di 40 bambini con l’aiuto di un volontario<br />
italiano.<br />
ETIOPIA<br />
Nei dintorni di Addis Abeba, in collaborazione<br />
con le Suore della Divina Provvidenza di<br />
Piacenza, abbiamo in corso duecento sponsorizzazioni<br />
presso un asilo e una scuola che<br />
assistono i bambini ma anche la popolazione<br />
dei quartieri più poveri, che risente ancora<br />
gli effetti devastanti della guerra e della siccità.<br />
Recentemente abbiamo avviato altre 60<br />
sponsorizzazioni in Addis Abeba collaborando<br />
con l’Istituto Almaz. Con il Comune di<br />
Modalità di versamento dei contributi<br />
Addis Abeba è stato avviato, nel 2006, un programma<br />
di sostegno di oltre 120 bambini e<br />
ragazzi che frequentano le scuole pubbliche.<br />
NIGERIA<br />
A Ngugo, nello Stato di Imo, dal 1988 le “Figlie<br />
della Carità del Preziosissimo Sangue”<br />
gestiscono, con una ventina di suore, una<br />
scuola materna e una elementare. Di recente<br />
è stato costruito un orfanotrofio, la “Hope<br />
House”, che ospita tra gli altri bambini orfani<br />
di genitori vittime dell’AIDS.<br />
GUATEMALA<br />
A Chacaltè, a 40 km dalla costa del Pacifico,<br />
è sorta una struttura polivalente che ospita<br />
400 ragazzi che sono assistiti nello studio. La<br />
struttura, nata grazie all’impegno di Padre<br />
De Leon, di volontari locali e di un gruppo<br />
di universitari di La Spezia, si fa carico anche<br />
dell’assistenza sanitaria alla popolazione.<br />
COSTA D’AVORIO<br />
Tanda <strong>–</strong> Bandoukou: tramite l’Istituto Ravasco<br />
Suore della Congregazione figlie dei<br />
Sacri Cuori di Gesù e Maria, abbiamo finanziato<br />
corsi di alfabetizzazione in 12 villaggi in<br />
queste due aree.<br />
Tabagne: tramite l’Istituto Ravasco Suore<br />
della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di<br />
Gesù e Maria sosteniamo gli studi superiori<br />
di 30 ragazze.<br />
ALBANIA<br />
A Scutari, tramite l’Istituto Ravasco Suore<br />
della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di<br />
Gesù e Maria sosteniamo gli studi di 20 adolescenti.<br />
... e a breve: TOGO!<br />
Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la<br />
realizzazione di progetti, ricavi mercatini e/o feste<br />
C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Deutsche Bank <strong>–</strong> Ag. D via Pirelli, Milano<br />
n° Conto 000000012663 • ABI 03104 • CAB 01604 • CIN G<br />
IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663<br />
C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Banca Intesa San Paolo <strong>–</strong> Ag. 2140 via Pirelli, Milano<br />
n° Conto 000008724189 • ABI 03069 • CAB 09548 • CIN N<br />
IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189<br />
oppure<br />
C/C postale intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Via A.Moro 3 <strong>–</strong> <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />
n° Conto 20216206 • ABI 07601 • CAB 01600 • CIN P<br />
IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206<br />
Per bonifici relativi a: conferimento del mandato,<br />
quote referente estero, spese di traduzione<br />
e/o documenti, partecipazione a corsi pre<br />
o post adozione, e altro inerente l’adozione<br />
internazionale<br />
C/C bancario intestato:<br />
Amici Missioni Indiane ONLUS<br />
Banca Popolare Commercio e Industria<br />
Ag. 41 Milanofiori<br />
n° Conto 000000093651<br />
ABI 05048 • CAB 32460 • CIN T<br />
IBAN IT49 Z054 2832 4600 0000 0093 651
Relazione sulle entrate e<br />
uscite dell’associazione<br />
Nel 2008 l’Associazione Amici Missioni Indiane ONLUS ha conseguito<br />
Entrate per un totale di 2.299.003,05 euro (2.520.405,55 nel 2007) e<br />
ha sostenuto Uscite per un totale di 1.570.631,24 euro (1.822.266,26 nel<br />
2007); la Giacenza complessiva al 31.12.2008 è pari a 728.371,81 euro<br />
(69.8139,29 nel 2007); al netto del Fondo di Garanzia e dei Contributi futuri e<br />
sospesi, essa risulta pari a 592.728,78 euro (579.357,56 nel 2007)<br />
PROSPETTO CONSOLIDATO delle ENTRATE e delle USCITE (in Euro) al 31-dic-2008<br />
Descrizione Entrate Uscite Giacenze<br />
Fondo Garanzia Ente Morale 73.109,79<br />
Rimanenze nette anno precedente 579.357,56<br />
Interessi attivi 1.786,03<br />
Rendimento Fondo Garanzia 984,37<br />
Quote Sociali 33.945,00<br />
Contributi sponsorizzazioni 547.274,99<br />
Contributi Adozioni 173.000,00<br />
Contributi corsi pre e post adozione 48.559,48<br />
Contributi per traduzioni adozioni 366.667,00<br />
Donazioni e finanziamenti per aiuti 174.802,39<br />
Sottoscrizioni per progetti/aiuti 168.402,67<br />
Contributi volontari manifestazioni 63.439,05<br />
Associati e Sostenitori Conto Anticipi 59.533,24<br />
Proventi vari da destinare 3.000,00<br />
Offerte per pubblicazioni AMI 1.000,00<br />
Entrate varie 4.141,48<br />
Totale Entrate 2.299.003,05<br />
Progetti ed aiuti 335.181,98<br />
Sponsorizzazioni inviate 589.783,75<br />
Finanziamento progetti con 5 per mille IRPEF 54.914,49<br />
Reso contributi adozioni 7.900,00<br />
Spese organizzazione corsi adozioni 56.833,71<br />
Spese traduzioni/pratiche adozioni 73.108,54<br />
Rimborso spese pratiche A.I. a referenti esteri 281.599,92<br />
Manifestazioni 28.882,63<br />
Pubblicazioni AMI 49.498,87<br />
Sedi 23.819,59<br />
Spese postali - telef. - etc. 36.459,52<br />
Spese viaggi e rappresentanza 28.133,42<br />
Spese tenuta Conti Correnti 4.151,42<br />
Uscite varie 363,40<br />
Totale Uscite 1.570.631,24<br />
Titoli/Obbligazioni e Fondi Bilanciati 73.109,79<br />
Cassa (Contanti e assegni) 3.945,94<br />
C/C Bancari 536.373,73<br />
C/C Banco Posta 90.789,19<br />
Partite viaggianti 24.153,16<br />
Totale Giacenze 728.371,81<br />
TOTALI GENERALI 2.299.003,05 1.570.631,24 728.371,81<br />
Giacenza lorda al 31-dic-2008 728.371,81<br />
al netto di Conti anticipi 59.533,24<br />
Proventi vari da destinare 3.000,00<br />
Fondo Garanzia 73.109,79<br />
Giacenza netta al 31-dic-2008 592.728,78<br />
Nel corso del <strong>2009</strong> la Giacenza è interamente destinata a coprire voci di spesa già previste, in particolare: l’invio dei contributi delle sponsorizzazioni<br />
alle comunità in India, Bangladesh, Brasile, Etiopia, Guatemala e Nigeria, il rimborso spese a referenti esteri per pratiche di adozione in corso, il<br />
finanziamento di progetti già avviati nel corso del 2008 e di quelli identificati ma in corso di definizione nel <strong>2009</strong>. È inoltre in corso la valutazione di<br />
un allargamento dell’attuale sede amministrativa. La stima dei fondi da inviare a tali scopi è pari a circa 687.000,00 euro.<br />
B I L A N C I O<br />
55<br />
<strong>SHANTHI</strong>