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2009 /1 - SHANTHI – FRONTIERE

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Spediz. In abbonamento postale art. 2 comma 20/c<br />

Legge 662/96 Filiale di Milano Aut. del Tribunale<br />

di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000<br />

EDITORIALE<br />

La crisi delle<br />

informazioni<br />

1<br />

<strong>2009</strong><br />

IN PRIMO PIANO<br />

Senegal<br />

ADOTTARE<br />

Il più bel pezzetto<br />

d’Africa<br />

Un ritorno davvero<br />

speciale<br />

CONVIVENZE<br />

L’intervento militare<br />

a Gerusalemme Est<br />

COOPERAZIONE<br />

INTERNAZIONALE<br />

Viaggio in Etiopia<br />

Tanti AMIci<br />

<strong>SHANTHI</strong> frontiere<br />

viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini<br />

Lasciamo le porte completamente aperte<br />

Così potranno parlare<br />

del loro dolore e della loro gioia<br />

viaggi e passaggi segreti nelle terre degli uomini Anno XXIV n. 1 - Periodico semestrale dell’A.M.I.


Chi siamo<br />

L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è un’associazione di volontariato nata nel 1982.<br />

È stata riconosciuta ufficialmente Ente Morale con Decreto del Ministero dell’Interno<br />

http://www.amiweb.it/decrem97.htm (Gazzetta Ufficiale del 21/7/97 rif. n. 97A5684).<br />

Ente autorizzato all’Attività nelle Procedure di Adozione Internazionale con<br />

Provvedimento Nr. 34/2000/AE/AUT CC/DEL 06/09/2000 della Commissione per le A.I.<br />

L’AMI è stata fondata nel 1982 per iniziativa di un<br />

piccolo numero di famiglie adottive, allo scopo di<br />

inviare beni di prima necessità nelle Missioni Indiane<br />

gestite dalle Suore di Carità delle Sante B. Capitanio<br />

e V. Gerosa.<br />

Dopo i primi anni di attività, che hanno visto incrementare<br />

sensibilmente il numero dei soci, AMI ha<br />

riorganizzato la propria attività focalizzando le iniziative<br />

principalmente in tre settori:<br />

ADOZIONE INTERNAZIONALE<br />

AMI è un ente autorizzato a svolgere tutte le attività nelle<br />

procedure di Adozione Internazionale, dall’accoglienza della<br />

coppia avente già il decreto di idoneità fino al completamento<br />

di tutto l’iter adottivo.<br />

ami@amiweb.org<br />

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />

AMI sviluppa progetti di cooperazione internazionale, da<br />

sola o con altre organizzazioni, attraverso l’invio di materiali<br />

(vestiario, medicinali ecc.) e di contributi finanziari per la costruzione<br />

e il mantenimento di asili, scuole, dispensari, case<br />

per la popolazione locale, implementazione di piccole attività<br />

produttive e sviluppo. Collabora in progetti co-finanziati<br />

dalla Commissione Adozioni Internazionali.<br />

aiutami@amiweb.org<br />

SPONSORIZZAZIONE<br />

AMI promuove e realizza la sponsorizzazione (comunemente<br />

chiamata adozione a distanza) di minori in stato<br />

di bisogno. L’obiettivo è di avvicinare famiglie, gruppi e singoli<br />

a bambini e bambine che necessitano di sostegno economico<br />

per proseguire gli studi nel proprio Paese; mediante interventi<br />

individuali di istruzione si pongono anche le basi per<br />

la crescita delle comunità locali.<br />

sponsorizzami@amiweb.org<br />

Sede Legale: via A. Moro 7 - <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />

Sede Operativa: via A. Manzoni 10/7<br />

<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI) tel/fax 02-45701705<br />

Codice Fiscale: 97018760153<br />

Sito internet: http://www.amiweb.org<br />

La sede è aperta: mercoledì e venerdì sera<br />

Le nostre zone<br />

Bergamo: 035-713916<br />

Castel San Giorgio (SA): 081-951504<br />

Limena (PD): 049-8848183<br />

La Spezia: 0187-701114<br />

Mantova: 0376-245259<br />

Piacenza: 0523-896247<br />

Roma: 06-70453637<br />

Stiava (LU): 0584-970071<br />

Quote associative annuali:<br />

Socio ordinario: € 60,00<br />

Socio sostenitore: € 5,00 (senza alcun limite)<br />

Sponsorizzazioni (adozioni a distanza): € 180,00<br />

C/C bancario intestato:<br />

Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Banca Intesa San Paolo <strong>–</strong> Ag. 2140 via Pirelli Milano<br />

n.Conto 000008724189<br />

ABI 03069 CAB 09548 CIN N<br />

IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189<br />

oppure<br />

C/C postale intestato:<br />

Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Via A.Moro 3 <strong>–</strong> <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />

n. Conto 20216206<br />

ABI 07601 CAB 01600 CIN P<br />

IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206


La crisi delle informazioni<br />

Lo scorso numero scrivevo che “Shanthi non è<br />

una rivista che può parlare di problemi di stretta<br />

attualità, la sua periodicità semestrale non glielo<br />

consente. Ma inevitabilmente ci capita comunque<br />

di leggere questo numero nel preciso momento<br />

in cui eventi nazionali ed internazionali si susseguono<br />

e intrecciano. Che fare? Cosa sta accadendo?<br />

È un momento di confusione… oppure è<br />

una delle solite esagerazioni mediatiche che alla<br />

fine toglie solo la nostra attenzione dai tre quarti<br />

della popolazione mondiale che di questa crisi<br />

economica non hanno la più pallida idea? Chi<br />

vive con meno di 2 dollari al giorno, la crisi (altro<br />

che economica!) ce l’ha per tutta la vita, da<br />

quando viene al mondo fino alla morte per malattie<br />

da noi spesso curabili con poche centinaia<br />

di euro.”<br />

Senza saperlo affrontavamo un problema che invece<br />

è ancora di strettissima attualità.<br />

Ancora “crisi”.<br />

A settembre del 2008, quando scrivevo l’editoriale,<br />

poteva forse sembrare un momento mediatico<br />

particolare ma alla fine ci siamo dovuti arrendere.<br />

La crisi, piaccia o no, c’è. Sono tornato da<br />

poco dagli Emirati Arabi e persino lì ci sono i primi<br />

segni di cedimento (ma era più che prevedibile).<br />

E oggi non si parla d’altro. Ma la domanda<br />

a cui non c’è una risposta sta facendo cadere<br />

purtroppo nel dimenticatoio problemi molto più<br />

seri. Vorrei accennare a uno solo, dato che ormai<br />

da tempo in AMI si parla di Africa. Ciò che sta<br />

accadendo in Congo nessuno, nella normale popolazione,<br />

lo sa. Si tratta dei “campi di stupro”,<br />

una “nuova” strategia di guerra messa in atto<br />

da esseri che ovviamente non possiamo definire<br />

umani. Non pubblico le foto, ma vi garantisco,<br />

lasciano senza parole.<br />

Riporto solo questa testimonianza di un medico<br />

senza frontiere che scriveva di quanto visto in<br />

Congo: “di recente mi sono imbattuto, e ho imparato<br />

a essere insensibile per poterle curare, in<br />

pazienti che perdono urina e materia fecale dopo<br />

che lo stupro di gruppo le ha lacerate. Donne<br />

torturate con bastoni, coltelli, baionette, esplose<br />

dentro i loro corpi rimasti senza vagina, vescica,<br />

retto. Ragazze alle quali devo dire: lei non<br />

ha più un apparato genitale, non diventerà mai<br />

una donna”.<br />

In 10 anni di guerra nel suo ospedale Panzi a<br />

Bukavu, solo per fare un esempio, il ginecologo<br />

Denis Mukwege ha operato 25 mila vittime di<br />

stupri efferati e ne ha medicato altrettante nei<br />

villaggi, condannato a leggere nei loro corpi gli<br />

scempi di questo cruciale lembo d’Africa, l’est<br />

della Repubblica Democratica del Congo.<br />

Non vado oltre, ne parleremo in un numero speciale<br />

in preparazione e lasceremo la parola direttamente<br />

ai medici esperti. Purtroppo queste<br />

notizie sono oltremodo vere ma per trovarle bisogna<br />

faticare. Per approfondire bisogna essere<br />

più che volenterosi, i giornali ne parlano poco,<br />

la TV per nulla.<br />

Certo la crisi c’è ma che crisi è questa se non mette<br />

anche in discussione il modo con cui le informazioni<br />

ci arrivano?<br />

Tuttavia un esempio lodevole è da poco arrivato<br />

in redazione. Si tratta dell’avvio della televisione<br />

via web realizzata dai ragazzi e dagli educatori<br />

del servizio educativo del Campo Profughi<br />

di Kalandia. Si tratta di una iniziativa legata a<br />

“Impronte di Pace” e finanziata dalla rete dei comuni<br />

sardi di Segariu, Villanovafranca, Lunamatrona<br />

(VS) e dal Consorzio Sa Corona Arrubia.<br />

Si può vedere direttamente su web a questo<br />

indirizzo http://www.kalandiachildren.com è<br />

stata interamente realizzata all’interno del Campo<br />

Profughi di Kalandia per piccoli e adulti ed è<br />

on line dal 28 marzo. Potrete seguire la vita quotidiana<br />

di un gruppo di 10 bambini che vivono<br />

in un paese occupato dall’esercito israeliano.<br />

Voi che ne pensate?<br />

EDITORIALE<br />

di Paolo Tortiglione<br />

shanthi@amiweb.org<br />

<strong>SHANTHI</strong> 1


www.amiweb.it<br />

Viaggi di solidarietà<br />

nelle terre degli uomini<br />

Shanthi Frontiere<br />

Anno XXIV- n. 1<br />

Periodico semestrale dell’A.M.I.<br />

Spedizione in abbonamento<br />

postale art. 2 comma 20/c<br />

Legge 662/96 Filiale di Milano<br />

Autorizzazione del Tribunale<br />

di Milano n. 730 del Registro<br />

Periodici 10.11.2000<br />

Direttore responsabile:<br />

Paolo Tortiglione<br />

Redazione:<br />

Fabiana Polese,<br />

Giovanni Quarticelli<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero:<br />

AMI Gruppo Veneto, AMI Gruppo<br />

Versilia, Giuseppe Banderali, Paola<br />

Beleffi, Enzo Bernasconi, Suor<br />

Maria Bertilla, Flavio Brognoli,<br />

Silvano Caldana, Alessandra Cova,<br />

Cecilia Cremonesi, Antonella Deliso,<br />

Giacomo Freyrie, Habineza, Sarah<br />

Iacono, Igor e Dinknesh Misuri, E.<br />

Papa, Vincenzo Pappalardo, Isabella<br />

Ronchieri, Massimo Annibale Rossi,<br />

Anselmo Roveda, Elisabetta Salvatici,<br />

M. Salvioni, Luca Santini, Laura<br />

Simonini, Rita Villella, Stefano Zoia<br />

foto di copertina di F. Reus<br />

I versi sono tratti da “7 seconds” di<br />

Youssou ‘N Dour<br />

Le vignette sono di Flavio Maracchia<br />

Il disegno di pagina 43 è di Anna<br />

Luraschi<br />

Grafica e impaginazione:<br />

Imagidea.it - 02.36551314<br />

Stampa:<br />

T.R.E.G srl - Guardamiglio (LO)<br />

tel. 0377.452057 - info@tregsrl.com<br />

Sede A.M.I. e redazione Shanthi<br />

Cascina Robbiolo Via A. Moro, 7<br />

<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />

tel./fax 02.4501705<br />

In generale Shanthi fa uso di foto<br />

originali scattate direttamente dai<br />

membri della associazione durante<br />

i loro viaggi o permanenze<br />

all’estero. In questo numero alcune<br />

foto sono state tratte da fonti<br />

web avvisando i relativi autori<br />

o in rispetto delle norme DRM.<br />

Dove non è stato possibile risalire<br />

all’autore Shanthi è a disposizione<br />

degli eventuali aventi diritto.<br />

In questo numero...<br />

A M I V E R S I L I A<br />

pag. 1 EDITORIALE<br />

La crisi delle informazioni<br />

di Paolo Tortiglione<br />

pag. 3 LETTERE<br />

Gacaca: l’ingiustizia continua in Ruanda di Habineza<br />

Gita a Vinca di Laura Simonini<br />

pag. 7 IN PRIMO PIANO SENEGAL<br />

Il Senegal e le sue esigenze: donne e bambini in primo piano<br />

di Paolo Tortiglione<br />

Per inviare lettere, commenti,<br />

osservazioni… potete scrivere a<br />

shanthi@amiweb.org o all’indirizzo:<br />

A.M.I. Redazione Shanthi,<br />

Cascina Robbiolo, Via A.Moro, 7<br />

20040 Buccinasco (MI)<br />

pag. 10 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... SALUTE<br />

Quale salute per i bambini del Senegal?<br />

di Salvatici, Papa, Salvioni, Banderali: medici della Clinica Pediatrica Ospedale S. Paolo-<br />

Università di Milano<br />

pag. 18 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... MUSICA<br />

Dai griot al rap<br />

di Sarah Iacono, Giovane musicologa leccese<br />

pag. 20 IN PRIMO PIANO SENEGAL IN... CUCINA<br />

La cucina senegalese<br />

di Flavio Brognoli, padre adottivo, cuoco per passione, collabora con AMI dal ‘94<br />

pag. 22 EVENTI<br />

Feste, incontri e… Regalami<br />

gli appuntamenti di AMI, AMI - Veneto e AMI - Versilia<br />

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />

pag. 24 Viaggio in Etiopia<br />

di Silvano Caldana e Giacomo Freyrie, presidente e vicepresidente di AMI e genitori adottivi<br />

pag. 27 Tanti AMIci<br />

di Flavio Brognoli e di Enzo Bernasconi<br />

ADOTTARE<br />

pag. 32 Il più bel pezzetto d’Africa<br />

di Paola Beleffi, Igor e Dinknesh Misuri, famiglia felice di recente formazione<br />

pag. 34 Un ritorno davvero speciale<br />

di Fabiana Polese, madre adottiva e redattrice per l’infanzia<br />

pag. 37 CONVIVENZE<br />

L’intervento militare a Gerusalemme Est<br />

di Massimo Annibale Rossi, pedagogista e ricercatore, impegnato in diversi progetti di cooperazione<br />

pag. 40 A PROPOSITO DI SCUOLA<br />

Fai un salto... fanne un altro...<br />

di Antonella Deliso, madre adottiva e insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado<br />

pag. 42 TI RACCONTO...<br />

La sposa uccello<br />

di Anselmo Roveda<br />

pag. 44 RACCONTO SURREALE<br />

Racconto surreale: un soldino!<br />

di Isabella Ronchieri<br />

pag. 46 RECENSIONI<br />

Abbiamo scelto per voi…<br />

pag. 48 SEGNI E DISEGNI<br />

Pallavolo, amore e fantasia!<br />

di Rita Villella e Alessandra Cova, grafologhe<br />

SPONSORIZZAZIONI (ADOZIONI A DISTANZA)<br />

pag. 50 Orissa: una “missione” difficile<br />

di Suor Maria Bertilla, suora delle Figlie del Preziosissimo Sangue, missionaria ad Orissa<br />

pag. 51 Poker di… sponsorizzazioni!<br />

di Vincenzo Pappalardo, Vincenzo e la moglie Maria sono genitori adottivi e soci AMI<br />

pag. 52<br />

di Cecilia Cremonesi, madre di due figli indiani, si occupa sin dal 1985 delle sponsorizzazioni<br />

AMI in India e successivamente in Bangladesh e Nigeria<br />

pag. 55 BILANCIO<br />

Relazione sulle entrate e uscite dell’associazione


Dedichiamo questo spazio alle lettere inviate alla redazione. Accoglieremo segnalazioni<br />

di esperienze interessanti e in linea con gli obiettivi di AMI, ma anche<br />

argomenti che voi riterrete importante segnalarci e brevi comunicazioni.<br />

ULTIM’ORA: Purtroppo proprio mentre andiamo in stampa ci giunge la notizia del<br />

drammatico terremoto in Abruzzo. Non abbiamo più tempo per rimandare la stampa<br />

del numero... ma non mancheremo di far arrivare la nostra solidarietà a tutti coloro che<br />

in Associazione sono stati in qualche modo colpiti dai tristi eventi di queste ultime ore.<br />

Gacaca:<br />

l’ingiustizia continua in Ruanda<br />

Istituzione tradizionale ruandese<br />

con l’obiettivo della riconciliazione,<br />

il Gacaca 1 , è stato presentato come<br />

un mezzo per accelerare l’esame dei<br />

dossier di decine di migliaia di persone<br />

che, accusate di genocidio, si<br />

trovavano in prigione dal 1994.<br />

Grazie al sostegno economico della<br />

Comunità internazionale, la giurisdizione<br />

Gacaca è entrata in vigore<br />

il 15 gennaio 2005, ma, contrariamente<br />

alle aspettative, ha seminato nel Paese tanta<br />

paura e ingiustizia. Riportiamo a tale proposito una<br />

testimonianza diretta ed attuale.<br />

Il Gacaca prolungato<br />

In principio, il Gacaca avrebbe dovuto concludersi<br />

nel 2007, ma la lista delle persone da giudicare è<br />

ancora lunga, ecco perché le autorità hanno prolungato<br />

la sua attività fino a quest’anno 2008, in quelle<br />

province in cui i processi non sono ancora finiti.<br />

Ora è peggio di prima: si ha fretta e non si ha tempo<br />

per ascoltare i testimoni a favore. Il giorno in cui<br />

si tiene il Gacaca, tutto è chiuso, salvo gli ospedali<br />

e le scuole, e la popolazione è obbligata ad assistere.<br />

Durante il processo è vietato ridere (talvolta se ne ha<br />

voglia, un sorriso di delusione), applaudire, manifestare<br />

un qualsiasi sentimento: i local defense che sorvegliano<br />

la seduta intervengono e respingono le persone,<br />

fino a colpirle.<br />

Ci sono attualmente due realtà che stanno prendendo<br />

sempre più importanza e ci fanno paura: lo stupro<br />

e l’ideologia genocidaria. Una donna può venire<br />

a dichiarare al Gacaca: “Durante il genocidio, il tale<br />

mi ha violato”. Si tratta di donne spesso manipolate<br />

da Ibuka 2 . La loro accusa provoca l’immediato arresto<br />

dell’imputato. In seguito, Ibuka cerca delle testi-<br />

monianze a carico che porteranno<br />

a una condanna di venticinque<br />

anni di prigione. Nel caso di uno<br />

stupro recente, è l’ospedale che dà il<br />

suo parere. È vero, ci sono stati degli<br />

stupri, ma adesso qualsiasi accusa<br />

è diventata una scusa facile<br />

per disfarsi di certe persone.<br />

I genitori sono accusati di insegnare<br />

l’ideologia genocidaria ai loro figli.<br />

In realtà, è il sistema scolastico<br />

di aiuto ai figli dei superstiti che falsa tutto: paga<br />

loro le tasse scolastiche, l’uniforme, il materiale scolastico;<br />

dà loro la priorità nell’accoglienza negli internati.<br />

Mio figlio mi ha detto di non acquistargli l’uniforme,<br />

l’acquisterà a basso prezzo a scuola dai compagni<br />

che la ricevono gratuitamente da parte del FARG<br />

(Fondo per i superstiti del genocidio). A scuola, Ibuka<br />

fa delle riunioni per i soli figli dei superstiti. Fra<br />

di loro, alcuni mancano di serietà a scuola, perché<br />

dicono che loro non pagano nulla.<br />

E guai al professore che osa correggerli. Molto recentemente,<br />

un professore è stato condannato a cinque<br />

anni di prigione e al risarcimento di 500.000 franchi<br />

ruandesi 3 , perché ha osato esortare un figlio indisciplinato<br />

di un superstite a impegnarsi di più e a<br />

pensare al suo avvenire.<br />

Una bambina superstite andava molto d’accordo con<br />

le altre ragazze dell’internato, in particolare con due<br />

sorelle. Quando la mamma di queste ultime due faceva<br />

loro visita, esse condividevano con la loro amica<br />

la crema cosmetica e tutto ciò che la mamma portava<br />

loro. Il padre di queste due ragazze era in prigione,<br />

e un giorno la primogenita andò a rendergli visita.<br />

Ritornando, disse alla secondogenita che suo<br />

padre la salutava e che non prevedeva che gli uomini<br />

potessero liberarlo, solo Dio avrebbe potuto farlo.<br />

1 Gacaca (pronuncia: gaciacià), sono assemblee pubbliche che sono state introdotte nel 2001 con l’obiettivo di alleggerire il lavoro dei<br />

tribunali del governo ruandese chiamati a giudicare le migliaia di sospettati per crimini connessi al genocidio del 1994.(n.d.r.).<br />

2 Associazione dei sopravvissuti. Sono chiamati “sopravvissuti” i superstiti Tutsi del genocidio.<br />

3 Circa 1.000 dollari americani.<br />

L E T T E R E<br />

shanthi@amiweb.org<br />

<strong>SHANTHI</strong> 3


<strong>SHANTHI</strong><br />

4<br />

La bambina si mise a piangere. Vedendo ciò, la bambina<br />

superstite, la loro amica, corse a dire che la si<br />

stava insultando. La bambina è stata cacciata dalla<br />

scuola.<br />

I deputati si recano nelle scuole secondarie per predicare,<br />

così dicono, la riconciliazione, ma spiegano<br />

la storia del Paese in un modo deformato, tanto che<br />

i genitori temono che predichino l’odio. A scuola, a<br />

mio figlio ancora piccolo si dice di evitare l’ideologia<br />

genocida. “Ho l’ideologia genocida?”, mi ha chiesto.<br />

Si sta intossicando la nuova generazione.<br />

All’università, è ancora più grave: nei campus, sono<br />

i superstiti che hanno la precedenza. Una ragazza<br />

della mia famiglia non è stata accettata al campus,<br />

dicendole che non c’era posto, ma il suo posto è stato<br />

occupato da una studentessa superstite. Sono delle<br />

cose che lasciano delle ferite nei giovani.<br />

Il Gacaca del rimborso<br />

di danni e saccheggi<br />

Si dice che ci sono delle province dove i Gacaca hanno<br />

già finito i processi ripresi dalle loro liste: allora<br />

si incomincia a indagare sui danni alle cose o proprietà.<br />

Si cerca di impossessarsi dei beni che le persone<br />

hanno: se un hutu ha una mucca, gli si dice che<br />

l’aveva rubata durante il genocidio. Se un superstite<br />

dice che prima dei massacri aveva dieci mucche e<br />

una casa, si parte alla ricerca di quelli che hanno<br />

rubato le sue mucche e occupato la sua casa. Certo,<br />

ci sono stati dei saccheggi e delle ruberie, ma quelli<br />

che li hanno commessi hanno risarcito subito dopo la<br />

guerra. In quel periodo, era una cosa terribile: si colpivano<br />

le persone, anche se non avevano rubato nulla:<br />

si doveva pagare e basta.<br />

Adesso, basta che il superstite accusi una persona di<br />

avergli rubato qualcosa durante il genocidio e questa<br />

è messa sotto processo. Spesso si cercano<br />

dei falsi testimoni, affinché la<br />

persona accusata ceda quella cosa;<br />

per paura, nessuno osa contraddire<br />

l’accusatore e l’imputato prova a difendersi<br />

da solo.<br />

Una persona di mia conoscenza aveva<br />

acquistato regolarmente un campo<br />

negli anni ‘80. Il proprietario precedente,<br />

purtroppo, fu ucciso durante il<br />

genocidio. La commissione di inchiesta<br />

sui beni, istituita dopo i massacri,<br />

ha stabilito che il campo apparteneva<br />

a quello che l’aveva acquistato prima.<br />

Adesso, delle persone sono andate a<br />

suggerire a un membro della famiglia<br />

del primo proprietario di pretendere il<br />

campo. È così che il proprietario del<br />

campo è stato chiamato in giudizio.<br />

Ibuka sempre alla ricerca<br />

Ibuka è un’organizzazione a differenti livelli: ha<br />

dei rappresentanti a livello nazionale, provinciale…<br />

fino alla più piccola entità, la cellula. Il livello<br />

più basso è incaricato di identificare gli intellettuali<br />

hutu del posto che si possono accusare. Ne trasmette<br />

la lista al livello seguente, finché giunge al livello<br />

superiore: là si decide come procedere e si dà l’ordine<br />

ai comitati dei giudici che dirigono i Gacaca di condannare<br />

certe persone 4 .<br />

In un quartiere si possono trovare due giovani hutu<br />

che hanno finito l’università e che non hanno problemi<br />

con nessuno, ma le persone di Ibuka li prendono<br />

di mira: “Perché quei due vivono in buone condizioni?”.<br />

Possono venire a porre delle domande, provocare, per<br />

dire infine: “Finora non siete stati messi sulla lista<br />

degli imputati, ma adesso è arrivato il vostro turno”.<br />

Prima che il processo Gacaca abbia luogo, Ibuka prepara<br />

le persone, affinché accusino l’imputato. Quando<br />

quest’ultimo comincia a parlare per difendersi, i<br />

giudici e le persone presenti alla seduta l’interrompono<br />

per porgli molte domande spesso senza senso. Addirittura<br />

prima che cominci a rispondere, o quando<br />

ha appena cominciato a parlare, qualcun altro interviene<br />

per fargli un’altra domanda. Scoraggiato e<br />

innervosito, l’imputato comincia a tacere e i giudici<br />

si ritirano per deliberare.<br />

Il primo processo si effettua a livello di settore, dove<br />

c’è anche una camera d’appello. Se dopo questo primo<br />

ricorso non si è soddisfatti, si può ricorrere al supremo<br />

responsabile del Gacaca che può dare l’autorizzazione<br />

di ripresentare un ulteriore ricorso - l’ultimo<br />

- in un altro settore.<br />

4 Ibuka l’ha fatto all’inizio dei Gacaca: faceva raccogliere informazioni, componeva liste di persone da accusare e ordinava ai giu-<br />

dici di liberare il tale o di incarcerare il tal altro.


La paura continua<br />

Continua la paura fra la popolazione hutu, maggioritaria<br />

nel Paese: abbiamo paura dell’autorità, perché<br />

essa non ha pietà.<br />

Quando le persone si incontrano, si dicono discretamente:<br />

“Fate attenzione, non dite…, non fate…”<br />

La popolazione continua a sperare che un giorno la<br />

pace ritornerà, ma ogni volta che le potenze del mondo<br />

si congratulano col potere ruandese, sente che questa<br />

pace si fa ancor più lontana. Speriamo che un<br />

giorno la Comunità internazionale riconosca il vero<br />

problema del Ruanda. Forse occorrerebbe un’autorità<br />

neutra che dia la libertà alle due etnie. Speriamo che<br />

si superi l’idea che ogni hutu è cattivo: non tutti gli<br />

hutu hanno ucciso e ci sono anche dei tutsi che hanno<br />

ucciso! Durante la guerra cominciata nel 1990 e<br />

il genocidio del 1994, ci sono stati dei morti da un<br />

lato e dall’altro; FPR e MRND si combattevano per<br />

il potere.<br />

Se le autorità non incitassero all’odio, la popolazione<br />

sarebbe tornata già alla situazione di prima, quando<br />

ci si sposava senza problema tra membri di differenti<br />

etnie. Adesso le autorità dicono ai tutsi: “Gli hutu<br />

A M I V E R S I L I A<br />

Gita a Vinca<br />

Per le feste di Ognissanti, con un gruppo di famiglie<br />

adottive di AMI Versilia, ci siamo concessi un fine<br />

settimana in montagna.<br />

Eravamo una trentina, alloggiati in un ostello: sacchi<br />

a pelo, letti a castello in camerata, bagni in comune,<br />

una grande sala da pranzo. Un paesino dal sapore<br />

antico, Vinca, nel parco delle Alpi Apuane, con<br />

gli orti, le galline, i gatti, circondato dai boschi di castagni<br />

e ripide pareti rocciose, pochissimi abitanti, il<br />

forno che fa un pane rinomato.<br />

Che bello, sembrava di essere ritornati ai tempi del<br />

campeggio col prete, solo che adesso non ho più dodici<br />

anni e, anzi, ho due figli, Glauco e Addishiwot,<br />

panna e cioccolato. Nati in luoghi così lontani fra<br />

loro, non ho mai visto due fratelli più fratelli, così diversi<br />

e così uguali!<br />

A Vinca ho avuto l’opportunità, fra le altre cose, di<br />

offrire ai miei figli, per due giorni, quella lentezza da<br />

Terzo Mondo che qui oramai abbiamo perduto: alzarsi<br />

quando non si ha più sonno, giocare con nulla,<br />

godersi semplicemente lo stare insieme, mangiare in<br />

compagnia, in tanti, con calma. Dormire insieme e<br />

sentire i sogni degli altri.<br />

Io credo che ci sia un legame speciale fra di noi famiglie<br />

AMI, un senso di fratellanza, di appartenenza<br />

che è diverso dalla semplice amicizia e va al di là dei<br />

legami di sangue, che per noi non contano poi tanto.<br />

È la grande famiglia che l’esperienza dell’adozione ci<br />

sono i vostri nemici, non dovete sposarli.”<br />

Lo Stato si era augurato che ogni bambino orfano<br />

potesse lasciare l’internato e avesse una famiglia: è<br />

così che molte famiglie, tutsi e hutu, hanno accolto<br />

degli orfani, provenienti dall’orfanotrofio o da famiglie<br />

vittime della guerra.<br />

È vero che, grazie agli aiuti ricevuti, adesso si hanno<br />

molte più scuole. Quando ci sono delle calamità,<br />

il governo interviene velocemente; per esempio, in occasione<br />

del recente terremoto, lo Stato ha mobilitato<br />

il personale medico, ha trasportato per elicottero i feriti<br />

più gravi a Kigali, ha fornito delle cure gratuite<br />

ai sinistrati.<br />

In generale, tuttavia, gli aiuti servono più per arricchire<br />

le autorità che per soccorrere i poveri.<br />

Le Chiese tacciono per paura: perché se si osa dire che<br />

qualcosa non va bene, si sarà accusati di diffondere<br />

l’ideologia genocidar e di lottare contro il programma<br />

del governo.<br />

Habineza<br />

Regione dei Grandi Laghi, il 25 marzo 2008<br />

ha procurato e che AMI ci consente di mantenere.<br />

I bambini giocano, si vogliono bene. Sono belli da vedere,<br />

italiani di tutti i colori. Ogni madre ha qualche<br />

piccolo segreto da svelare, qualche gioia, qualche<br />

paura da condividere. Spesso preziosi, incomparabili<br />

consigli. Perchè c’è sempre quella che “c’è passata<br />

prima di te”, che ha intuito quello che tu non comprendi,<br />

o che al contrario ha bisogno di una dritta, di<br />

un piccolo trucco che per te ha funzionato.<br />

Concediamocelo, noi in fondo siamo genitori un po’<br />

speciali, perché i nostri figli si portano un dolore dentro<br />

che sta a noi trasformare in una marcia in più.<br />

E non è neanche così difficile, e condividere aiuta.<br />

(Tornando dalla Scuola Materna , mia figlia mi ha<br />

svelato una sua verità: se siamo in tanti, siamo<br />

più forti!)<br />

Laura Simonini<br />

<strong>SHANTHI</strong> 5


A.M.I. - Amici Missioni Indiane - ONLUS<br />

<br />

è inserita tra le organizzazioni di volontariato alle quali potrà<br />

<br />

essere destinato il cinque per mille dell’IRPEF.<br />

<br />

Il tuo sostegno consentirà di finanziare progetti di aiuto.<br />

<br />

Ricordati che per destinare il 5 per mille all’A.M.I.<br />

<br />

basta apporre la propria firma sulla scheda e indicare<br />

<br />

il nostro Codice Fiscale<br />

<br />

97018760153<br />

<br />

come riportato nell’esempio seguente.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ATTENZIONE<br />

<br />

La scelta di destinare il 5 per mille non modifica<br />

<br />

l’importo dell’IRPEF dovuta.<br />

<br />

5‰ 5‰<br />

‰<br />

5‰<br />

Ringraziamo i 1.545 contribuenti che nel 2006 hanno devoluto il cinque<br />

per mille ad AMI. Informiamo che è stato pubblicato sul sito Internet<br />

dell’agenzia delle entrate che AMI ha ricevuto, in seguito a ciò, 54.914,49<br />

euro, che sono stati impegnati nei progetti di aiuto, alcuni dei quali troverete<br />

descritti in queste pagine.


Il Senegal e le sue esigenze:<br />

donne e bambini<br />

in primo piano<br />

Senegal: il nome di un Paese che ci torna familiare,<br />

numerosi sono gli immigrati in Italia. Un Paese che ci<br />

sembra quasi di conoscere. Ma solo superficialmente. I<br />

suoi problemi sono forse comuni a quelli di tanti altri Stati<br />

africani, ma le persone, soprattutto bambini e donne, che<br />

ne soffrono sono, una a una, esseri umani, unici.<br />

Ogni volta che cerco di presentare un Paese<br />

africano mi sembra sempre di copiare<br />

l’articolo precedente. Ci sono alcuni fattori<br />

comuni che non cambiano, sia negli anni<br />

che passano, sia nell’area geografica presa<br />

in considerazione. Sulla situazione sanitaria<br />

rimando al pregevole e dettagliatissimo<br />

articolo inviatoci dalla straordinaria equipe<br />

medica del San Paolo che trovate in questo<br />

numero.<br />

Mi limito a qualche considerazione un po’<br />

più generale, per dare un’idea di questo paese<br />

dove speriamo, quando le condizioni saranno<br />

favorevoli, di poter aprire un canale<br />

adottivo<br />

Le statistiche dell’ONU che ho visionato<br />

dicono che il Senegal non ha indicatori di<br />

sviluppo molto positivi, anche se decisamente<br />

migliori rispetto ad altri Paesi africani. Se<br />

il problema della mortalità, in particolare<br />

infantile, non è per fortuna il più evidente<br />

(l’accesso al cibo è a un buon livello, rispetto<br />

allo standard di tanti Paesi del Sud del mondo),<br />

ci sembra di poter osservare che i settori<br />

in cui potrebbe essere più utile una riflessione<br />

siano quelli dell’accesso all’acqua potabile,<br />

dei rifiuti, della formazione e dell’educazione<br />

di base. Ma, purtroppo, ancora una<br />

volta devo prendere<br />

in considerazione<br />

prima di ogni cosa la<br />

figura della donna:<br />

secondo me è quella<br />

che merita maggior<br />

attenzione.<br />

Le donne<br />

Alcune brevi ricerche e dialoghi con amici<br />

senegalesi confermano quanto si legge in generale,<br />

ovvero che nella cultura tradizionale<br />

senegalese il ruolo della donna consiste nello<br />

sposarsi, nell’assicurare la funzione ripro-<br />

IN PRIMO PIANO...<br />

SENEGAL<br />

GAMBIA<br />

GUINEA-<br />

BISSAU<br />

... il ruolo della donna consiste<br />

nello sposarsi, nell’assicurare<br />

la funzione riproduttiva,<br />

nell’occuparsi del benessere<br />

della famiglia...<br />

duttiva, nell’occuparsi del benessere della famiglia<br />

(il marito, i figli, i genitori). L’attività<br />

quotidiana della donna si manifesta perciò<br />

nel lavoro domestico e, in ambito rurale, nel<br />

lavoro agricolo, oltre che, saltuariamente, in<br />

attività di piccolo commercio. In ogni caso,<br />

tutte le attività, anche quelle svolte all’interno<br />

dell’ambito<br />

domestico, vengono<br />

realizzate nell’interesse<br />

della famiglia.<br />

Oggi, per fortuna,<br />

non è difficile trovare<br />

donne occupate<br />

in settori dove prima<br />

c’erano solo degli uomini (anche se per<br />

poco tempo, una donna ha perfino svolto il<br />

ruolo di Primo Ministro!). Tuttavia la grande<br />

maggioranza delle donne vive una situazione<br />

di marginalità caratterizzata dal difficile<br />

accesso alle risorse sia finanziarie che mate-<br />

S E N E G A L<br />

di Paolo Tortiglione<br />

shanthi@amiweb.org<br />

MAURITANIA<br />

GUINEA<br />

MALI<br />

<strong>SHANTHI</strong> 7


<strong>SHANTHI</strong><br />

8<br />

riali e dal limitato accesso<br />

all’educazione e alla formazione.<br />

Le donne, in generale,<br />

hanno sì maggiori spazi<br />

lavorativi, ma comunque<br />

continuano a essere impiegate<br />

in settori economici<br />

meno lucrativi e ad<br />

avere un minore accesso<br />

alle risorse economiche,<br />

come la terra, le sementi<br />

e il credito.<br />

Un documentario della<br />

BBC, che ho visto recentemente,<br />

mostrava come<br />

nelle aree rurali la donna,<br />

oltre a doversi occupare<br />

della famiglia e dei figli,<br />

è relegata al lavoro domestico (trasporto<br />

dell’acqua, ricerca della legna, preparazione<br />

del cibo) e al lavoro dei campi dove completa<br />

la coltivazione che gli uomini svolgono nel<br />

periodo delle piogge.<br />

La donna difficilmente ha accesso alla terra.<br />

Nel documentario si vedeva che praticamente<br />

doveva conquistarsela!<br />

L’uomo si occupa dei lavori di “fatica di grande<br />

dimensione” (prepara i campi, li semina,<br />

li lavora), la donna si occupa della rifinitura<br />

e il mantenimento (prepara i semi, trebbia,<br />

decortica, fa la molitura, raccoglie le spezie e<br />

gli altri sapori). Alla fine è poi è l’uomo, in<br />

genere, che si occupa della commercializzazione<br />

e gestisce le finanze.<br />

In ambiente urbano questa situazione è accentuata<br />

dal fatto che gli spazi fisici e le fonti<br />

di approvvigionamento naturale di beni sono<br />

ovviamente limitati. Per<br />

questo gran parte delle<br />

donne svolgono lavori<br />

saltuari, piccolo commercio,<br />

lavori domestici<br />

presso le famiglie e sulla<br />

costa la trasformazione<br />

del pesce.<br />

L’accesso alla scuola<br />

e all’educazione delle<br />

bambine e delle ragazze<br />

nelle scuole pubbliche è<br />

frenato dal fatto che le<br />

scuole, spesso, sono molto<br />

lontane dai villaggi e<br />

vanno raggiunte a piedi;<br />

a ciò si aggiungono poi<br />

altri fattori economici e<br />

culturali.<br />

Ma i bambini non hanno<br />

denaro per pagarsi gli studi,<br />

e dunque si rimettono<br />

al servizio dei maestri...<br />

... se la famiglia ha qualche risorsa<br />

preferisce far studiare il<br />

maschio piuttosto che la femmina...<br />

In alcune etnie le bambine non vengono<br />

mandate a scuola per antichi pregiudizi e in<br />

generale se la famiglia ha qualche risorsa,<br />

preferisce far studiare il maschio piuttosto<br />

che la femmina. Questo comporta il generale<br />

basso livello di istruzione delle donne in<br />

Senegal.<br />

Eppure diverse realtà mostrano come le donne,<br />

seppur analfabete, siano sempre più consapevoli<br />

della marginalizzazione sofferta un<br />

po’ in tutti i campi e si organizzino in forme<br />

associative. Così facendo, anno dopo anno,<br />

sono riuscite a organizzarsi in reti che si fanno<br />

carico dei bisogni essenziali, sia a livello<br />

socio-culturale (nascite, matrimoni, funerali<br />

ecc.) che a livello economico, attraverso l’accumulo<br />

di capitali e lo svolgimento di attività<br />

di produzione e distribuzione di beni.<br />

I bambini<br />

Nello stesso documentario si vedevano immagini<br />

incredibili: sono decine e decine di<br />

bambini, appostati ai semafori, alle stazioni,<br />

nei mercati, davanti alle moschee, nei pressi<br />

degli alberghi. Mediamente non hanno più<br />

di dieci, dodici anni e le malattie e la denutrizione<br />

ne divorano le età, invecchiandoli<br />

precocemente. Vestono stracci e calzano sandali<br />

di plastica logorata, ricavati dai pneumatici<br />

delle auto. A Dakar, in Senegal, li chiamano<br />

“taalibé”. A Bamako, nel confinante Mali,<br />

“garibus”. Sono i piccoli studenti delle scuole<br />

coraniche, che i marabout - veneratissime<br />

guide spirituali - mandano a mendicare. Il<br />

loro numero è in costante<br />

aumento (in Senegal<br />

sono stimati circa 100<br />

mila giovani mendicanti),<br />

parallelamente alla<br />

crescita dell’urbanizzazione,<br />

alla monetarizzazione<br />

dei rapporti sociali<br />

e all’acuirsi della crisi<br />

socio-economica delle<br />

strutture tradizionali.<br />

La povertà e la siccità<br />

spingono infatti sempre<br />

più spesso, in ambienti<br />

rurali, le famiglie indigenti<br />

ad affidare i figli<br />

maschi ai marabout: per<br />

loro è come se li affidassero<br />

a Dio, quindi riten-


gono di proteggerli dal<br />

male. Nelle scuole islamiche<br />

i giovani apprendono,<br />

oltre al Corano,<br />

le tecniche di coltivazione<br />

e vengono abituati al<br />

senso di umiltà necessario<br />

per intraprendere<br />

eventualmente la via<br />

dell’ascetismo. Ma i bambini<br />

non hanno denaro<br />

per pagarsi gli studi, e<br />

dunque si rimettono al<br />

servizio dei maestri che,<br />

dal canto loro, possono<br />

decidere di farli lavorare<br />

come meglio credono:<br />

nei campi, nelle mansioni<br />

domestiche, e così via.<br />

Fin qui la tradizione, poi<br />

le cose sono andate modificandosi.<br />

Negli ultimi decenni, con<br />

l’avanzare del deserto e<br />

l’accentuarsi della crisi<br />

agricola, anche alcuni<br />

marabout hanno preso<br />

l’abitudine di abbandonare<br />

stagionalmente le<br />

campagne e trasferirsi in città con i piccoli<br />

discepoli. Quest’inedito esodo delle “scuole<br />

islamiche” ha modificato radicalmente la loro<br />

organizzazione.<br />

Nel nuovo contesto urbano<br />

i marabout (ovviamente<br />

non tutti) hanno cessato<br />

di fare dell’educazione coranica<br />

un dovere religioso<br />

e l’hanno invece ridotta a<br />

un espediente di sopravvivenza,<br />

di cui i taalibé e<br />

i garibus sono le vittime e<br />

gli strumenti.<br />

Lontano dagli occhi dei familiari<br />

è stato quindi facile<br />

per i marabout senza scrupoli<br />

(e purtroppo ce ne<br />

sono moltissimi) puntare<br />

all’arricchimento personale,<br />

creando una vera e propria<br />

rete di sfruttamento<br />

di minori.<br />

Oggi quest’esercito di bambini-mendicanti<br />

alla deriva costituisce uno dei problemi sociali<br />

più aperti e difficili del Senegal. Distribuiti<br />

sapientemente nei punti strategici dei<br />

vari quartieri, i giovani mendicanti operano<br />

in piccoli gruppi. Per chi alla fine della gior-<br />

... quest’esercito di bambini-mendicanti costituisce uno<br />

dei problemi sociali più aperti e difficili del Senegal.<br />

nata non riesce a raccogliere la somma fissata,<br />

sono previste punizioni fisiche e castighi.<br />

Senza contare che questo sistema oppressivo<br />

spinge i bambini alla delinquenza<br />

e ad altre inevitabili<br />

deviazioni.<br />

Si stima che circa il 45 per<br />

cento dei ragazzi fra i sette<br />

e i dodici anni non frequenti<br />

la scuola primaria.<br />

Si valuta ufficialmente che<br />

almeno uno su cinque di<br />

questi finisca per strada a<br />

mendicare.<br />

Le dimensioni del fenomeno<br />

hanno spinto sia i<br />

governi che gli organismi<br />

di assistenza internazionale<br />

a interrogarsi<br />

sul rapporto tra mendicità<br />

e scuola coranica,<br />

e sulle strategie per impedire<br />

che quest’ultima<br />

diventi un serbatoio di disadattamento e<br />

marginalità.<br />

AMI ha qualche progetto in cassetto per il<br />

Senegal. Vedremo cosa è possibile fare: ce<br />

n’è bisogno.<br />

<strong>SHANTHI</strong> 9


<strong>SHANTHI</strong><br />

S E N E G A L<br />

IN...SALUTE<br />

di E. Salvatici, E. Papa,<br />

M. Salvioni, G. Banderali<br />

Direttore U.O. Day Hospital Pediatrico<br />

giuseppe.banderali@unimi.it<br />

Responsabile progetto “Check-up bambini nel mondo”<br />

elisabetta.salvatici@unimi.it<br />

!<br />

10<br />

IN PRIMO PIANO...<br />

Quale salute<br />

per i bambini del Senegal?<br />

Un rinomato staff di medici ci propone in questo numero<br />

il progetto “Check-up bambini del mondo” della Clinica<br />

Pediatrica Ospedale S. Paolo - Università di Milano. Un<br />

drammatico excursus tra le principali cause di malattia<br />

diffuse in Senegal.<br />

La Repubblica del Senegal è uno Stato<br />

dell’Africa Occidentale, a sud del fiume Senegal.<br />

Il territorio occupa una vasta pianura<br />

coperta da steppe e savane. Il clima è tropicale,<br />

con temperature che oscillano tra i 18 e i<br />

31 gradi. La stagione delle piogge è concentrata<br />

tra luglio e settembre; la stagione secca<br />

è caratterizzata dall’harmattan, il vento caldo<br />

proveniente dal Sahara che spazza il Paese<br />

tra dicembre e aprile.<br />

Il Senegal è uno dei Paesi più poveri del<br />

mondo. Nella valutazione dell’indice di sviluppo<br />

umano dell’UNDP (United Nations Development<br />

Programme) del 2004 il Paese figurava<br />

al 157° posto, posizionandosi quindi tra i<br />

20 Paesi peggiori del mondo. Più della metà<br />

dei Senegalesi vive sotto la soglia di povertà<br />

e il tenore di vita della popolazione è sempre<br />

più precario, specie in ambiente urbano,<br />

dove a causa di un circolo vizioso di crescita<br />

incontrollata i quartieri sono molto degradati.<br />

L’epidemia di colera del 2004 mostra<br />

come anche a livello sanitario la situazione<br />

sia estremamente precaria.<br />

In questo contesto, l’acqua potabile e la sanità<br />

restano i principali obiettivi dei progetti di<br />

cooperazione internazionale. L’erogazione<br />

di acqua si sta diffondendo lentamente e la<br />

maggior parte della popolazione utilizza ancora<br />

i rubinetti pubblici a pagamento. Una<br />

bacinella d’acqua in media da 5 litri costa<br />

circa 35 cfa, ovvero 5 centesimi.<br />

Si è calcolato che per ogni individuo si spendono<br />

in Senegal circa 25.000 e i 30.000 cfa al<br />

mese, ben il 32% al di sotto del minimo vitale.<br />

L’alimento principale è il riso accompagnato<br />

da verdure, pesce e carne, per chi può<br />

permetterseli. Si registrano numerosi casi di<br />

malnutrizione; comunemente nell’Africa rurale<br />

sub-sahariana i bambini vengono nutriti<br />

con infusi di erbe, acqua e glucosio, latte<br />

vaccino non trattato e alimenti tradizionali a<br />

base di cereali, preparati in condizioni scarsamente<br />

igieniche.<br />

L’accesso alle strutture sanitarie<br />

è reso difficile dal pagamento<br />

diretto a carico dell’utente di farmaci,<br />

visite, esami, ricoveri…<br />

Da diversi anni il governo investe nella prevenzione<br />

e nel Servizio di Sanità Primaria<br />

come strategie più razionali per l’utilizzo<br />

delle scarse risorse disponibili e durante gli<br />

anni ‘70 e ‘80 si è registrata una riduzione<br />

del tasso di mortalità. Le politiche finanziarie<br />

imposte negli anni ‘80 dal IMF (International<br />

Monetary Fund) hanno tuttavia


idotto drasticamente gli interventi statali<br />

in campo sociale, interrompendo in questo<br />

modo i progressi degli anni precedenti.<br />

L’accesso alle strutture sanitarie è reso<br />

difficile dal pagamento diretto a carico<br />

dell’utente di farmaci, visite, esami, ricoveri,<br />

il che esclude la maggior parte della popolazione<br />

dall’utilizzo dei servizi esistenti.<br />

Le strutture sanitarie pubbliche sono estremamente<br />

carenti per condizioni igieniche,<br />

attrezzature diagnostiche e terapeutiche,<br />

nonché per la qualità dell’assistenza. Non<br />

sono presenti in Senegal strutture adeguate<br />

per situazioni d’urgenza o per patologie<br />

gravi.<br />

I medicinali reperibili sul posto, di provenienza<br />

occidentale, vengono venduti a<br />

prezzi inaccessibili. Le donazioni dei farmaci<br />

al governo senegalese sono continue,<br />

ma il governo stesso li immette sul mercato<br />

invece di diffonderli gratuitamente.<br />

Inoltre l’alto tasso di analfabetismo, soprattutto<br />

fra le donne, aumenta la tendenza a<br />

ricorrere a medicine alternative: la cultura<br />

tradizionale dei guaritori e dei Marabut<br />

svolge un ruolo rilevante influenzando le<br />

scelte mediche al di fuori di ogni controllo<br />

e di tentativo di sintesi con la medicina occidentale.<br />

Spesso i malati si rivolgono alle<br />

donne più anziane che prescrivono ogni<br />

sorta di farmaco; basti pensare ad esempio<br />

che vengono prescritte alle gestanti intere<br />

liste di antibiotici da assumere con regolarità<br />

nel corso della gravidanza, con conseguenze<br />

disastrose per il nascituro.<br />

L’esempio di Pikine<br />

Pikine, immensa e incontrollata città alle<br />

porte di Dakar, ha una popolazione che supera<br />

il milione e seicento mila abitanti. Dagli<br />

anni cinquanta, quando nacque come<br />

città dormitorio, è cresciuta estendendosi<br />

per oltre 10 chilometri dalla capitale; lo<br />

sviluppo è avvenuto in modo irregolare e<br />

abusivo non rispettando alcuna norma edilizia<br />

e sanitaria.<br />

Sono presenti in città: 1 centro ospedaliero,<br />

19 dispensari, 7 maternità e 3 centri sanitari.<br />

Nonostante la presenza di tali strutture,<br />

il servizio sanitario rimane inesistente su<br />

gran parte del territorio. Il 56% della popolazione<br />

di Pikine proviene dalle campagne<br />

circostanti: gli emigranti hanno trasferito<br />

le abitudini igienico-sanitarie dal villaggio<br />

al “quartiere urbano” dove gli spazi limitatissimi,<br />

il terreno sabbioso e la convivenza<br />

stretta favoriscono ogni sorta di malattia.<br />

Le abitazioni non rispondono alle necessità<br />

primarie di una famiglia. Ogni stanza<br />

!<br />

• Tasso di mortalità infantile:<br />

5,8% contro lo 0,6% dell’Italia<br />

• Tasso di mortalità entro i cinque anni:<br />

12,4% contro lo 0,6% dell’Italia<br />

• Speranza di vita:<br />

58,3 anni contro il 78,6 dell’Italia<br />

• Abitanti per medico:<br />

13016 contro i 588 dell’Italia<br />

• Abitanti per infermiere:<br />

4169 contro i 333 dell’Italia<br />

• Abitanti per posto letto:<br />

1371 contro i 156 dell’Italia<br />

• Popolazione con disponibilità<br />

quotidiana inferiore a 1$:<br />

54% (dato UNICEF)<br />

Inoltre:<br />

• Meno di 3 donne su 10 sanno leggere e scrivere<br />

e poco più di 4 uomini su 10 sono alfabetizzati<br />

• Quasi 2 bambini su 100 soffrono di malnutrizione<br />

• L’accesso all’acqua potabile è difficoltoso e solo un<br />

villaggio su 10 dispone di acqua pulita.<br />

* Dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del 2002.<br />

I dati riportati si riferiscono a tutto il territorio del Senegal. Il tasso sale<br />

notevolmente se si fa riferimento alla città di Pikine.<br />

ospita un nucleo di almeno otto persone,<br />

in una casa arrivano a convivere sei-sette<br />

famiglie.<br />

La città sorge in un territorio interdunare<br />

che risente della stagione delle piogge. Ogni<br />

anno, ciclicamente, alcune delle case costruite<br />

tra una duna e l’altra si allagano diventando<br />

inagibili. I più fortunati riusciranno a<br />

ritornare in casa terminate le piogge, gli altri<br />

dovranno cercare un’altra abitazione; infatti<br />

la maggior parte dei terreni, ormai troppo<br />

… nella sabbia si gioca, si seppelliscono<br />

gli animali morti, si<br />

gettano i rifiuti organici, si cammina<br />

a piedi nudi.<br />

S<br />

C<br />

H<br />

E<br />

D<br />

A<br />

11<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

12<br />

umidi per viverci, non asciugheranno mai. È<br />

da considerare, inoltre, come gli acquitrini<br />

contribuiscano alla diffusione di numerose<br />

malattie, in primis la malaria.<br />

Le fognature sono inesistenti su gran parte<br />

del territorio: fosse di smaltimento di fortuna<br />

create nella sabbia rimangono aperte lungo<br />

le strade. In molti casi si aspetta che il loro<br />

contenuto essichi al sole. Uno dei veicoli di<br />

trasmissione delle malattie è proprio la sabbia:<br />

nella sabbia si gioca, si seppelliscono gli<br />

animali morti, si gettano i rifiuti organici, si<br />

cammina a piedi nudi.<br />

Sono numerosissime le malattie endemiche<br />

in Senegal: malaria, colera, febbre gialla,<br />

diarrea del viaggiatore, dissenteria amebica,<br />

giardiasi, febbre tifoide, filariosi linfatiche,<br />

HIV, leptospirosi, oncocercosi, poliomielite,<br />

rabbia, schistosomiasi, tripanosomiasi.<br />

Nel Paese esiste un’alta prevalenza (5-20%)<br />

di portatori del virus HBV, responsabile<br />

dell’epatite B, e del virus HAV, responsabile<br />

dell’epatite A. Endemicità elevata per la tubercolosi<br />

e la difterite. Sono diffusi in Senegal<br />

il tracoma, il dengue e la dracunculosi.<br />

Un serbatoio del virus della febbre di Lassa<br />

esiste in un ratto molto comune del gruppo<br />

Mastomys natalensis.<br />

Nelle zone della savana, durante la stagione<br />

secca, possono verificarsi epidemie di me-<br />

ningite meningococcica. Attenzione<br />

agli animali rabidi e ai<br />

serpenti. Si sono verificati negli<br />

ultimi mesi anche alcuni casi di<br />

lebbra.<br />

Malattie trasmesse<br />

con alimenti e bevande<br />

Le malattie a trasmissione orofecale,<br />

fortemente endemiche<br />

in Senegal, sono legate all’ingestione<br />

di alimenti o bevande<br />

inquinati e si manifestano generalmente<br />

con diarrea. La prevenzione<br />

si realizza attraverso il<br />

corretto smaltimento dei rifiuti<br />

solidi e liquidi e la disponibilità<br />

di acqua per uso umano sicura<br />

e controllata. L’utilizzo di acqua<br />

corrente e di verdure fresche<br />

in Senegal è consigliato soltanto<br />

se trattate con disinfettanti<br />

chimici o sterilizzate mediante<br />

ebollizione. È inoltre consigliabile<br />

l’astensione dal bagno negli<br />

stagni e nei fiumi.<br />

Colera - Il colera è una malattia infettiva acuta<br />

causata da batteri del genere Vibrio Cholerae.<br />

La trasmissione si verifica poichè il vibrione,<br />

eliminato con le feci, non viene distrutto per<br />

carenze del sistema di depurazione dei liquami.<br />

Gli alimenti a maggior rischio sono il pesce,<br />

la verdura, la frutta e l’acqua. È più rara,<br />

ma possibile in condizioni di scadente igiene<br />

personale, la trasmissione da malato a sano.<br />

La malattia, dopo un periodo di incubazione<br />

di 1-5 giorni, si manifesta con diarrea improvvisa<br />

e intensa con scariche sempre più<br />

liquide e incolori che comportano ingenti<br />

perdite di liquidi, calcio e potassio. Segue il<br />

vomito, che aggrava lo stato di disidratazione.<br />

Il paziente è ipoteso, tachicardico e con<br />

diuresi ridotta o assente. Se non interviene<br />

la terapia reidratante, l’infezione porta a<br />

shock irreversibile e morte. La malattia presenta<br />

un decorso particolarmente aggressivo<br />

quando colpisce i bambini, in quanto in età<br />

pediatrica l’equilibrio idrico ed elettrolitico<br />

è molto delicato.<br />

L’infezione può essere prevenuta con un’adeguata<br />

igiene, lavandosi le mani prima di maneggiare<br />

cibo ed evitando di bere acqua non<br />

potabile.<br />

Giardiasi <strong>–</strong> Patologia parassitaria provocata<br />

dal protozoo Giardia intestinalis (Lamblia intestinalis).<br />

Il protozoo può incistarsi, ovvero


trasformarsi in una particolare forma (cisti)<br />

dotata di parete protettiva e capace di resistere<br />

al di fuori del corpo umano. Le cisti<br />

vengono espulse dall’individuo con le feci e<br />

immesse nell’ambiente. L’infezione da Giardia<br />

viene contratta per assunzione di alimenti<br />

contaminati, in cui siano presenti le cisti<br />

del parassita. Il protozoo si localizza nell’intestino<br />

tenue e nelle vie biliari determinando<br />

sintomi di non grave intensità che comprendono<br />

diarrea, malassorbimento, febbre<br />

e dolori addominali. Talvolta la giardiasi può<br />

restare silente per anni. La diagnosi viene<br />

confermata mediante analisi delle feci, nelle<br />

quali si riscontrano le cisti del parassita. La<br />

terapia si avvale di farmaci quali clorochina e<br />

metronidazolo.<br />

Febbre tifoide - La febbre tifoide è una malattia<br />

acuta trasmessa dal batterio Salmonella<br />

typhi. Specialmente nelle aree endemiche, la<br />

malattia può presentarsi in forma asintomatica<br />

o clinicamente lieve con malessere generale,<br />

febbricola, lieve dolenzia addominale e<br />

alvo diarroico. Talvolta esordisce invece con<br />

febbre elevata, che permane per circa una<br />

settimana, seguita da febbre intermittente,<br />

alterazioni dell’alvo e sintomi addominali<br />

importanti e ingravescenti. Sono frequenti<br />

cefalea, spesso violenta, mialgie, epistassi,<br />

un notevole grado di ottundimento psichico,<br />

che può portare fino al coma profondo,<br />

ed esantemi cutanei roseoliformi localizzati<br />

al tronco e al dorso. Il tasso di letalità del<br />

10% può essere ridotto a meno dell’1% con<br />

una tempestiva terapia antibiotica. Le Salmonelle<br />

sono dotate di una notevole resistenza<br />

nell’ambiente esterno, soprattutto se contenute<br />

in materiali organici e possono persistere<br />

per mesi nei liquami e nel fango. Si<br />

instaura frequentemente uno stato di portatore<br />

sano cronico, che può essere anche molto<br />

prolungato nel tempo. L’uomo, malato o<br />

portatore, è l’unica sorgente di infezione.<br />

Malattie trasmesse da artropodi<br />

Sono la principale causa di morbilità. Oltre<br />

alla febbre gialla e alla malaria, sono diffuse<br />

diverse forme di filariosi e vi sono focolai endemici<br />

di oncocercosi (cecità dei fiumi). Si<br />

riscontrano la leishmaniosi cutanea e viscerale<br />

ed è segnalata in piccoli focolai la tripanosomiasi<br />

africana (malattia del sonno). Si verificano<br />

casi di febbre ricorrente e di tifo da<br />

pidocchi, pulci e zecche. Diffusa è la tungosi<br />

e molte malattie virali, trasmesse da zanzare,<br />

flebotomi e zecche si possono presentare sotto<br />

forma di febbri emorragiche gravi.<br />

La prevenzione di tali malattie è basata sulla<br />

12 Aprile 2005, Agenzia Fides - Vaticano.<br />

AFRICA-SENEGAL.<br />

Una forte epidemia di colera ha già causato<br />

61 morti e colpito 5.700 persone.<br />

Nelle ultime due settimane il colera ha contagiato in Senegal<br />

5.700 persone, uccidendone 61. Secondo le autorità<br />

sanitarie del Paese si tratta della più grave epidemia dalla<br />

metà degli anni ‘90. L’epidemia ha coinciso con il “Grand<br />

Magal”, pellegrinaggio musulmano che fa affluire ogni anno<br />

centinaia di migliaia di persone nella città di Touba, mettendo<br />

a dura prova le strutture sanitarie e a repentaglio le condizioni<br />

igieniche, favorendo così la diffusione delle malattie.<br />

[...] L’epidemia si sta diffondendo a ritmi preoccupanti nonostante<br />

i metodi preventivi imposti dalle autorità sanitarie.<br />

Dall’inizio dell’epidemia, il 28 marzo, molti casi sono stati<br />

curati in istituti ospedalieri e dimessi nel giro di 48 ore [...]<br />

L’anno scorso in Senegal erano stati registrati 1.371 casi di<br />

colera, di cui 11 letali. In tutta l’Africa, secondo statistiche<br />

dell’Oms, le vittime erano state oltre 1.600 [...] Molte delle<br />

vittime avrebbero potuto salvarsi semplicemente con una<br />

mistura di acqua e sali minerali.<br />

27 Agosto 2005, Il Giornale.<br />

Epidemia di colera in Africa.<br />

Undici i Paesi colpiti: mille morti.<br />

Mille morti e oltre 31mila casi di contagio. Questi i numeri<br />

dell’epidemia di colera, che nelle ultime settimane sta<br />

letteralmente flagellando undici Paesi dell’Africa occidentale<br />

e centrale [...] La causa che ha provocato la trasmissione<br />

della malattia è l’ondata di precipitazioni, particolarmente<br />

abbondante quest’anno, che ha dato luogo a inondazioni,<br />

alluvioni e smottamenti. Ambienti dove il vibrione del colera<br />

prolifera con grande facilità.<br />

La «mappa della morte» parte dal Senegal e arriva al Ciad.<br />

Territori dove ogni giorno la maggior parte della popolazione<br />

lotta per la sopravvivenza [...] In Senegal le persone<br />

uccise dal colera sono 231, con quasi 20mila contagi.<br />

lotta alle punture degli insetti vettori mediante<br />

repellenti sulla pelle, zanzariere e insetticidi<br />

negli ambienti in cui si soggiorna.<br />

Febbre gialla - Epidemie di febbre gialla si<br />

verificano periodicamente in Senegal tra<br />

la popolazione non vaccinata. È una malattia<br />

infettiva acuta causata da un virus della<br />

famiglia dei Flavivirus, che viene trasmesso<br />

all’uomo dalla puntura di zanzare della specie<br />

Aedes aegypti. Il periodo di incubazione è<br />

di 3-6 giorni. I sintomi sono: brividi, febbre,<br />

mal di testa, dolori ossei e muscolari, stato<br />

di prostrazione, nausea e vomito; in seguito<br />

appaiono leucopenia ed emorragie. L’ittero,<br />

inizialmente modesto, si intensifica gradualmente.<br />

La malattia può evolvere con sintomi<br />

di albuminuria e, in casi gravi, anuria.<br />

Nell’ottobre 2005, il Ministero della sanità<br />

13<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

14<br />

senegalese ha riportato<br />

2 casi di febbre gialla fatali.<br />

Il Ministero della sanità,<br />

l’OMS e l’UNICEF<br />

hanno organizzato una<br />

campagna di vaccinazione<br />

di massa nel territorio<br />

senegalese, avente come<br />

target una popolazione<br />

di 150.000 persone. A tale<br />

scopo nel 2004 sono state<br />

donate al Senegal 3 milioni<br />

di dosi di vaccino dalla<br />

Global Alliance for Vaccines<br />

and Immunization per effettuare<br />

vaccinazioni di<br />

routine.<br />

Le Filariosi - Sono malattie<br />

causate da vermi della<br />

famiglia delle filarie, trasmessi<br />

all’uomo mediante<br />

la puntura di insetti (zanzare,<br />

tafani, simulidi).<br />

Le principali forme di Filariosi<br />

sono:<br />

1) filiariosi linfatiche, caratterizzate da infiammazione<br />

ed ostruzione delle vie linfatiche<br />

degli arti inferiori, con ristagno della linfa,<br />

edemi e, nel maschio, idrocele.<br />

2) filiariosi cutanea, caratterizzata da edemi<br />

superficiali al livello del volto o delle articolazioni<br />

con modica febbre. A volte il verme è<br />

visibile, in movimento, sotto la pelle. Il fenomeno<br />

può interessare anche la congiuntiva.<br />

3) oncocercosi (Filariosi oculo-cutanea, o cecità<br />

dei fiumi), causata dalla filaria Onchocerca<br />

volvulus, trasmessa all’uomo da un simulide<br />

(simile a un moscerino). La filaria femmina<br />

adulta ha grandi dimensioni (fino a 50 cm).<br />

Le manifestazioni più comuni sono lesioni<br />

cutanee ed elefantiasi dei genitali esterni<br />

femminili, ma il quadro più grave è la cecità<br />

che si può verificare quando il verme si localizza<br />

al collo o al capo. È possibile una prevenzione<br />

farmacologica, applicata su vasta<br />

scala già da alcuni anni dall’OMS nei Paesi<br />

a rischio per la protezione delle popolazioni<br />

indigene.<br />

Le Leishmaniosi - Sono malattie causate da<br />

piccoli parassiti (protozoi) del genere Leishmania.<br />

Si distingue una Leishmaniosi cutanea,<br />

caratterizzata da lesioni ulcerose sulla<br />

pelle; una Leishmaniosi cutaneo-mucosa, più<br />

grave, in cui le ulcere tendono a interessare<br />

anche le mucose (bocca, fosse nasali) e una<br />

Leishmaniosi viscerale, conosciuta anche con<br />

il nome di Kala azar, caratterizzata da accessi<br />

!<br />

Zone endemiche per la febbre gialla in Africa 2007,CDC (immagine tratta dal sito www.cesmet.it)<br />

febbrili irregolari, perdita di peso, anemia,<br />

ingrandimento del fegato e della milza e altissima<br />

mortalità se non trattata. Non esiste<br />

un vaccino. Sono disponibili terapie farmacologiche,<br />

che devono essere iniziate il più<br />

precocemente possibile.<br />

Tripanosomiasi Africana o malattia del sonno<br />

- I protozoi (tripanosomi) responsabili<br />

della malattia, vengono trasmessi all’uomo<br />

mediante la puntura della mosca tse-tse, un<br />

grosso insetto grigio-marrone che punge di<br />

giorno. Nella forma cronica (sostenuta dal<br />

tripanosoma brucei gambiense), i sintomi di<br />

malattia possono essere assenti per mesi o<br />

anni dopo l’avvenuta infezione. In generale<br />

comprendono: febbre, linfoadenopatie,<br />

edemi cutanei, tachicardia, ipotensione,<br />

ingrandimento del fegato e della milza,<br />

meningo-encefalite con letargia. La forma<br />

acuta (sostenuta dal tripanosoma brucei rhodesiense)<br />

si presenta con i sintomi della meningo-encefalite<br />

letargica ed insorge dopo<br />

6-28 giorni dall’infezione.<br />

Benché i rischi per il viaggiatore siano relativamente<br />

bassi, è comunque bene prendere<br />

tutte le precauzioni contro le punture<br />

della mosca tse-tse, ricordando che tale insetto<br />

è attratto da oggetti in movimento e<br />

da colori scuri e che è in grado di pungere<br />

anche attraverso vestiario leggero; è pertanto<br />

consigliato l’uso di vestiario realizzato<br />

con materiali resistenti, di un colore che si


mimetizzi con l’ambiente e che copra il più<br />

possibile gli arti.<br />

La Tungosi - È una malattia dovuta alla puntura<br />

di una pulce, la Tunga penetrans. La femmina<br />

di detta pulce, presente soprattutto su<br />

suoli secchi e sabbiosi (spiagge), punge il<br />

soggetto sulla pelle scoperta, generalmente<br />

agli arti inferiori. La malattia è caratterizzata<br />

da una lesione nodulare tondeggiante del<br />

diametro di 5-10 mm, con un puntino nero al<br />

centro, che corrisponde alla pulce stessa, nel<br />

punto in cui questa penetra nella pelle per<br />

nutrirsi del sangue e produrre le uova. L’insetto<br />

può raggiungere il diametro di 1 cm.<br />

Le uova vengono eliminate e diffuse nell’ambiente<br />

esterno, ove si trasformano nell’insetto<br />

adulto nel giro di 2-3 settimane. La puntura<br />

talvolta è dolorosa, talvolta determina solo<br />

prurito. In assenza di complicazioni, quali<br />

gangrena, linfangite o infezione da tetano,<br />

la malattia si risolve in un paio di settimane.<br />

La diagnosi può essere posta con la biopsia<br />

della lesione. Non esiste una vaccinazione.<br />

La cura si avvale della rimozione della pulce<br />

con un ago o una pinzetta sterili o dell’escissione<br />

chirurgica del nodulo. I trattamenti<br />

farmacologici devono essere riservati ai casi<br />

di infestazioni multiple,<br />

poiché gravati da importanti<br />

effetti collaterali.<br />

Schistosomiasi (bilharziosi)<br />

- Lo Schistosoma è un<br />

verme le cui larve infestano<br />

i molluschi presenti<br />

nelle acque. Quando<br />

l’uomo viene a contatto<br />

con l’acqua inquinata dai<br />

parassiti, questi penetrano<br />

nella cute e si moltiplicano<br />

nei vasi sanguigni fino<br />

a produrre le uova. Alcune<br />

uova passano nelle feci<br />

e nelle urine, vengono<br />

eliminate nelle acque e il<br />

ciclo si ripete. I sintomi<br />

della malattia, legati alla<br />

reazione allergica verso le<br />

uova, sono prurito, arrossamento<br />

cutaneo, talvolta<br />

febbre, dolori muscolari,<br />

paralisi, mieliti. Nel caso<br />

di reinfezioni si possono<br />

avere danni epatici,<br />

intestinali, polmonari o<br />

vescicali. Non esiste una<br />

vaccinazione, ma esistono<br />

terapie farmacologiche ef-<br />

!<br />

ficaci per la cura della malattia.<br />

Echinococcosi - L’Echinococcosi è una malattia<br />

parassitaria provocata dall’Echinococcus<br />

granulosus, piccolo verme piatto appartenente<br />

alla famiglia delle Tenidae. L’Echinococco,<br />

dotato di uncini, si ancora alle pareti intestinali<br />

e si moltiplica molto rapidamente.<br />

La parte terminale del corpo del parassita,<br />

piena di uova, viene espulsa attraverso la defecazione.<br />

Le uova presentano una notevole<br />

resistenza nell’ambiente. Una volta ingerite<br />

si schiudono e liberano nello stomaco una<br />

larva che si immette nel circolo sanguigno,<br />

da dove può potenzialmente raggiungere<br />

ogni organo. Gli organi più frequentemente<br />

colpiti sono il fegato e i polmoni. La larva,<br />

raggiunto l’organo, vi si deposita e forma<br />

una cisti, al cui interno si moltiplicheranno<br />

altre larve, e le cui dimensioni aumentano<br />

gradualmente nel corso del tempo (possono<br />

raggiungere le dimensioni di un feto).<br />

L’Echinococcosi può rimanere asintomatica<br />

per anni; solo quando le cisti aumentano di<br />

dimensioni possono comparire dolore addominale,<br />

tosse e/o dolore toracico. Qualora<br />

la cisti dovesse rompersi, il versamento del<br />

liquido in essa contenuto potrebbe causare<br />

15<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

16<br />

Distribuzione geografica della schistosomiasi CDC 2007 (immagine tratta dal sito www.cesmet.it).<br />

una reazione anafilattica. È possibile un trattamento<br />

percutaneo, che comporta tuttavia<br />

alcuni rischi, legati all’eventuale rottura della<br />

cisti. La prevenzione primaria è quindi la<br />

terapia più efficace.<br />

Altre malattie<br />

AIDS - Secondo un’indagine del WHO in<br />

Africa vi sono più di 30 milioni di bambini<br />

e adulti infetti dal virus dell’HIV/AIDS ma<br />

solo 400.000 malati hanno accesso alle cure<br />

mediche e meno di 100.000 di queste vivono<br />

in Africa subsahariana. I prezzi per le cure<br />

e le medicine continuano a essere elevati.<br />

L’Aids è a livello nazionale abbastanza controllato:<br />

con una percentuale di contagiati<br />

inferiore al 2%, il Senegal è un’eccezione<br />

in Africa subsahariana. Riportiamo i dati<br />

dell’OMS (Organizzazione Mondiale della<br />

Sanità, 2002) sulla prevalenza dell’HIV nella<br />

popolazione generale in Senegal:<br />

• nel dicembre 1999: 1,8%<br />

• nel dicembre 2001: 0,5%<br />

Una delle ragioni principali di questi dati<br />

positivamente bassi per un Paese dell’Africa<br />

subsahariana è la presenza di un’alta percentuale<br />

(92%) di musulmani sunniti. Le<br />

confraternite e i leader religiosi, membri importanti<br />

e influenti nella società senegalese,<br />

hanno positivamente influenzato la risposta<br />

nazionale ai programmi di prevenzione.<br />

Il Paese ha dimostrato un forte impegno politico<br />

che ha contribuito al mantenimento<br />

di tassi epidemiologici bassi. È anche stato<br />

istituito un buon programma di prevenzione<br />

nei confronti delle malattie sessualmente<br />

trasmissibili.<br />

Rispetto al problema HIV è importante sottolineare<br />

che in Senegal più della metà dei soggetti<br />

HIV positivi sono donne, a differenza di<br />

quanto accade nel mondo occidentale dove<br />

sono il 20-30%. Questo elemento contribuisce<br />

al conseguente grave rischio di trasmissione<br />

materno-infantile (circa 3000 bambini<br />

risultano HIV positivi in Senegal).<br />

Meningite Meningococcica - La Neisseria<br />

meningitidis (meningococco) costituisce la<br />

causa principale di meningite e setticemia<br />

fulminante. La malattia è diffusa in tutto il<br />

mondo ed è più frequente durante l’inverno<br />

e la primavera. Colpisce prevalentemente i<br />

bambini e i giovani adulti, specie se vivono<br />

in condizioni di sovraffollamento. Nell’Africa<br />

subsahariana epidemie da meningococco<br />

di gruppo A e C si verificano durante la stagione<br />

secca (dicembre-giugno) e terminano<br />

improvvisamente con l’inizio della stagione<br />

delle piogge, soprattutto nella cosiddetta<br />

“cintura della meningite”, una regione con<br />

circa 300 milioni di abitanti che si estende<br />

dal Senegal a ovest fino all’Etiopia a est, in<br />

cui si verifica il 60% di tutti i casi del mondo.<br />

Tra il 1995 e il 1997, sono scoppiate delle<br />

gravi epidemie lungo tutta la “cintura di<br />

meningite” che hanno causato più di 25.000<br />

!


decessi e 250.000 casi. Il tutto è aggravato da<br />

una ridotta disponibilità di farmaci e vaccini.<br />

A oggi ci sono solo 25 milioni di dosi di vaccino<br />

bivalente A/C - il ceppo A è la causa più<br />

comune di epidemie - al mondo, di cui solamente<br />

11 milioni sono destinati alla risposta<br />

alle epidemie.<br />

Noma - Il Noma, o cancro orale, dal greco<br />

«nomein» che significa “erodere”, “divorare”,<br />

é una necrosi fulminante che si sviluppa a<br />

livello della bocca e devasta atrocemente il<br />

volto, distruggendo al tempo stesso i tessuti<br />

molli e ossei del viso. Presenta un picco tra il<br />

primo e il quarto anno di vita e si stima un’incidenza<br />

annuale di 25 mila casi nei Paesi in<br />

via di sviluppo lungo il confine col Sahara. Il<br />

Noma è diffuso nelle comunità caratterizzate<br />

da povertà estrema, malnutrizione, acqua<br />

potabile contaminata, limitata accessibilità<br />

ai servizi sanitari. È la ragione per la quale si<br />

chiama «il volto della povertà». Attualmente<br />

non c’è consenso sui microrganismi responsabili<br />

del noma: tra i possibili candidati<br />

ci sono Fusobacterium necrophorum e Prevotella<br />

intermedia, che potrebbero entrare in contatto<br />

con la bocca dei bambini attraverso<br />

acqua e cibo contaminati da feci animali.<br />

Il Noma insorge generalmente come un’ulcera<br />

gengivale; i sintomi più comuni sono<br />

alito maleodorante, febbre, marcata anemia,<br />

arresto della crescita. In questo stadio<br />

sarebbero sufficienti risciacqui disinfettanti<br />

della bocca, un’integrazione vitaminica ed<br />

una terapia antibiotica per bloccare la malattia.<br />

Al contrario, se non trattata, l’ulcera<br />

si estende velocemente alla guancia o al labbro.<br />

La necrosi in pochi giorni distrugge la<br />

carne e con il distacco dei tessuti morti si ha<br />

la rapida frammentazione delle ossa e dei<br />

denti esposti.<br />

In !<br />

blu, la “cintura di meningite”.<br />

Le conseguenze fisiche, psichiche e sociali<br />

sono tutte drammatiche:<br />

• morte nell’80% dei casi non trattati;<br />

• funzioni vitali danneggiate: nutrirsi, respirare<br />

e vedere diventa difficile con l’avanzare<br />

dell’infezione, che blocca le mascelle, attacca<br />

il naso e talvolta anche gli occhi;<br />

• sfiguramento per i sopravvissuti: la malattia<br />

porta con sé uno sfiguramento progressivo,<br />

spesso atroce, del volto, a causa delle contrazioni<br />

cicatriziali;<br />

• rigetto da parte della famiglia: nelle comunità<br />

africane la malattia è nota come ciwoniska,<br />

un morbo improvviso e inspiegabile<br />

che ha a che fare con gli spiriti; la famiglia<br />

e la comunità, lungi dal comprendere che il<br />

Noma può essere guarito, considerano la malattia<br />

come una maledizione per la famiglia<br />

e il villaggio. Come per la lebbra, le vittime<br />

sono spesso rifiutate dalle proprie comunità<br />

e abbandonate alla sorte in piena boscaglia.<br />

La salute in Senegal<br />

rimane una sfida!<br />

La realtà del Senegal dimostra come il fattore<br />

povertà sia determinante e influenzi molti<br />

settori, tra cui la sanità. Le malattie infettive<br />

e parassitarie, in primo luogo la malaria,<br />

mietono ogni anno in Senegal un numero<br />

enorme di vittime. Nel 2000, in base ai dati<br />

ufficiali dell’OMS, in Senegal si sono verificati<br />

1.200 mila casi di malaria, di cui quasi<br />

300 mila in età infantile (al di sotto dei 5<br />

anni) e 30 mila casi in donne in gravidanza.<br />

Il sistema sanitario, e in particolare la sanità<br />

di base, la lotta alle malattie infettive e alle<br />

malattie sessualmente trasmissibili, la salute<br />

materna e dei piccoli rimangono dunque<br />

obiettivi di primaria importanza.<br />

17<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

S E N E G A L<br />

IN...MUSICA<br />

di Sarah Iacono<br />

sarahmarianna@yahoo.it<br />

18<br />

IN PRIMO PIANO...<br />

Dai griot al rap<br />

Un viaggio nel tempo, come antichi esploratori, alla ricerca<br />

delle fonti della musica che riecheggia nelle nostre radio<br />

e che ora come allora fa muovere i piedi e risuonare di<br />

misteriosa magia i nostri visceri.<br />

Nel 1799, l’esploratore e medico scozzese<br />

Mungo Park (1771-1806) affidava le memorie<br />

dei suoi recenti viaggi nell’Africa Occidentale<br />

al libro “Travels in the Interior of<br />

Africa”: la sua prima impresa, prima di addentrarsi<br />

nel Mali, prendeva le mosse proprio<br />

dal Senegal.<br />

Accanto alla narrazione degli episodi salienti<br />

della sua avventurosa spedizione, l’autore<br />

forniva una descrizione abbastanza precisa<br />

degli usi, dei costumi e dei manufatti d’arte<br />

tipici delle popolazioni con le quali era venuto<br />

a contatto: «Of their music and dances,<br />

some account has incidently been given in different<br />

parts of my journal. On the first of these<br />

heads, I have now to add a list of their musical<br />

Il celebre musicista senegalese Youssou N’Dour.<br />

… continuando a coltivare l’antica<br />

pratica del narrare cantando…<br />

instruments, the principal of which the koonting,<br />

a sort of guitar with three strings and the<br />

korro, a large harp with eighteen strings… * ».<br />

I nomi indicati da Park sono la deformazione<br />

anglicizzata di kontingo e di kora: l’uno<br />

è una sorta di liuto a tre corde; nel secondo<br />

caso invece si tratta di un’arpa-chitarra a 21<br />

corde ricavata da una mezza zucca svuotata<br />

e rivestita di pelle di animale.<br />

Entrambi sono gli strumenti tipici dei griot<br />

<strong>–</strong> incontrati e citati anche da Park - i poeti<br />

cantori itineranti depositari della tradizione<br />

orale, presenti, con diverse denominazioni,<br />

in tutte le culture dell’Africa<br />

occidentale e subsahariana. In<br />

epoca precoloniale questi cantastorie<br />

erano spesso al servizio<br />

delle corti: rievocavano le<br />

gesta eroiche di re e principi.<br />

In tempi più recenti invece,<br />

questo tipo di funzione affabulatoria<br />

e di testimonianza è<br />

andata perdendosi: i moderni<br />

griot - un tempo appartenenti<br />

a una sorta di “casta”, quasi<br />

temuta per la sua profonda conoscenza<br />

della storia e perché<br />

considerata in contatto con le<br />

forze della natura - hanno puntato<br />

maggiormente sull’ aspetto<br />

musicale della loro attività.<br />

È accaduto anche in Senegal:<br />

a Dakar, il Teatro Nazionale<br />

intitolato all’attore francese<br />

Daniel Sorano è diventato un<br />

luogo di riferimento per lo sviluppo<br />

di questo tipo di musica:<br />

Soundioulou Cissoko, Yandé<br />

* “Riguardo alla loro musica e danza, alcune notizie sono state riportate in diverse parti del mio diario. Riguardo al primo argomento, ho<br />

ora aggiunto una lista dei loro strumenti musicali, di cui il principale è il kooting, una specie di chitarra a tre corde, e il korro, una grande<br />

arpa con 18 corde…”


Il balaphon.<br />

Tre modelli di kora.<br />

Codou Sène, Ndiaga Mbaye, sono solo alcuni<br />

dei talenti che hanno trovato terreno<br />

fertile in questo luogo, continuando a coltivare<br />

l’antica pratica del narrare cantando.<br />

Il dato sorprendente relativo agli artisti appena<br />

indicati è che appartengono tutti a etnie<br />

diverse a riprova della diffusione della<br />

tradizione griot in tutto il Paese.<br />

Altra caratteristica è la forte componente<br />

percussiva...<br />

Allo stesso modo i linguaggi musicali delle<br />

diverse culture presenti in Senegal si intersecano<br />

e si sovrappongono, anche se mantengono<br />

comunque connotati abbastanza<br />

riconoscibili.<br />

La musica dei Wolof ad esempio, che costituiscono<br />

il gruppo etnico più consistente,<br />

nonostante abbia molto in comune con<br />

quella Mandinka (originaria del Mali) se ne<br />

distanzia, oltre che per la lingua, anche per<br />

la presenza di stilemi legati al canto liturgico<br />

musulmano e alla prassi polifonica molto<br />

utilizzata dai Serer, altro popolo autoctono.<br />

Altra caratteristica è la forte componente<br />

percussiva, che si ricollega all’uso di strumenti<br />

come il balaphon (altro nome della<br />

marimba), un idiofono realizzato con una<br />

serie di assi di legno diversamente intonate<br />

sovrapposte a dei risuonatori e dei tamburi<br />

a calice di diverse dimensioni, i cosiddetti<br />

sabar - che si suonano con una mano e<br />

un’asticella.<br />

Un tamburo sabar.<br />

Questi ultimi scandiscono il ritmo del genere<br />

musicale senegalese più conosciuto<br />

nel mondo, lo m’balax, nato come danza<br />

tradizionale, ma recentemente rimodulata<br />

con l’aggiunta di strumenti moderni come<br />

la chitarra, il basso elettrico e le tastiere<br />

che hanno generato una commistione di<br />

rock, pop, reggae e musica africana.<br />

Il principale artefice di questa contaminazione<br />

e della diffusione dello m’balax in<br />

Occidente è stato Youssou N’Dour, celeberrimo<br />

artista senegalese, fautore, insieme<br />

a tutta la generazione di musicisti suoi<br />

contemporanei, di un rinnovato interesse<br />

per le sonorità del proprio Paese, arricchite<br />

dal colore di timbri e accenti di differente<br />

provenienza.<br />

Un processo di riscoperta dunque, dopo<br />

che, per buona parte del Novecento, la<br />

Francia, che aveva assoggettato il Senegal,<br />

ne aveva anche distorto e coperto le radici<br />

culturali, attraverso l’immissione di musiche<br />

di matrice occidentale che dovevano<br />

servire da intrattenimento per i colonizzatori.<br />

Il percorso sopra descritto è passato attraverso<br />

l’imitazione dei balli latini (mambo,<br />

cha cha) e poi attraverso l’innamoramento<br />

nei confronti della musica afrocubana, per<br />

poi approdare molto recentemente al rap,<br />

che costituisce l’ultima frontiera del gusto<br />

dei giovani senegalesi.<br />

19<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

S E N E G A L<br />

IN...CUCINA<br />

di Flavio Brognoli<br />

ami.bflavio@tiscali.it<br />

20<br />

IN PRIMO PIANO...<br />

La cucina senegalese<br />

Nomi esotici, spezie sconosciute… la complessità della<br />

cucina senegalese potrebbe farci abbandonare i fornelli<br />

e propendere per un ristorante senegalese, che nelle<br />

grandi città italiane non è difficile trovare. Ma in nessun<br />

caso possiamo esimerci dal servire ai nostri ospiti una<br />

buona… teranga!<br />

La cucina senegalese è considerata una delle<br />

“punte di diamante” di tutta l’Africa. Gli ingredienti<br />

base di ogni piatto sono il pollo o il<br />

pesce, accompagnati da riso e verdure. Ogni<br />

regione utilizza spezie particolari e spesso<br />

uniche.<br />

Nella realtà del Senegal, però, spesso non è<br />

possibile servire due pasti al giorno e quindi<br />

ci si concentra su quello di mezzogiorno,<br />

magari preparando il pregiato coff del ceebu<br />

jén (riso con pesce) con pesci poco costosi<br />

come gli yaboy (pesce azzurro) e limitando<br />

moltissimo l’uso delle verdure oppure, lontano<br />

dal mare, preparando piatti semplici a<br />

base di miglio e tapioca (fecola di manioca).<br />

La sera ci si arrangia come si può.<br />

… alcuni bambini aggiungono al<br />

latte il Sénécao<br />

Per le famiglie più fortunate, invece, la giornata<br />

è scandita da tre pasti: al mattino la colazione<br />

solitamente è composta dall’infuso<br />

di duté, il latte in polvere e il caffè solubile;<br />

alcuni bambini aggiungono al latte il Sénécao<br />

(cacao in polvere di produzione senegalese).<br />

Qualcuno beve caffè Touba, insaporito con<br />

jarr (una spezia aromatica e leggermente pe-<br />

pata) e accompagnati soprattutto dal pane<br />

(la tipica baguette francese ormai diffusa in<br />

quasi tutto il Senegal) con tonno, formaggio,<br />

maionese (nella versione tradizionale o in<br />

quella, bianchissima, fatta dai Peul con latte<br />

e senza uova) e cioccolato.<br />

In molte case, comunque, a colazione si riscaldano<br />

generalmente i resti della cena del<br />

giorno precedente.<br />

Il pranzo è il pasto più sostanzioso e per molti<br />

Senegalesi, soprattutto quelli che abitano<br />

lungo le coste, è composto dal ceebu jén con<br />

l’unica variante del colore (bianco o rosso).<br />

All’interno è diffusa la yassa, carne di pollo o<br />

montone accompagnata da riso, della quale<br />

vi propongo la ricetta in questa rubrica.<br />

Il riso utilizzato dai senegalesi è spesso importato<br />

dall’Asia, anche perché quello di<br />

produzione locale non copre il fabbisogno<br />

nazionale. Il riso brisé, quello i cui grani appaiono<br />

molto piccoli perché non interi, è<br />

quello più apprezzato perché più adatto alla<br />

preparazione del ceebu jén.<br />

A cena, per coloro coloro che la consumano,<br />

vengono serviti piatti più leggeri e più vari:<br />

insalate accostate a carne, pollo o pesce, firir,<br />

bulett (polpettine di pesce) da mangiare<br />

con il pane, risi detti “bagnati”(ceebu toy, ad<br />

esempio, il daxinn, lo mbaxall o il<br />

cosiddetto ceebu tatu naar), cucinati<br />

in modo simile al risotto italiano,<br />

cuscus o pasta (spaghetti o piccoli<br />

maccheroni) accompagnati da<br />

carne e sugo di cipolle, la supp.<br />

Infine, il tradizionale cérè, cuscus<br />

senegalese a base di miglio che può<br />

essere consumato con una salsa a<br />

base di carne e verdure o servire da<br />

base per la preparazione di dolci.<br />

Nel caso ci siano degli ospiti, vengono<br />

servite delle portate molto abbondanti.<br />

Il cibo viene presentato<br />

su un largo vassoio, con il riso sotto


e le verdure in alto, dando molta importanza<br />

alla sua presentazione.<br />

Il vassoio viene posato su una stuoia sul pavimento<br />

e la famiglia si siede tutt’intorno.<br />

Di solito si mangia con la mano destra, per<br />

questo viene passata una bacinella d’acqua<br />

prima e dopo il pasto per lavarsi le mani.<br />

Con le dita si raccoglie un po’ di riso, lo si<br />

appallottola e lo si porta in bocca.<br />

L’ospitalità del popolo senegalese<br />

viene chiamata teranga.<br />

I pasti vengono accompagnati, solitamente,<br />

da tè alla menta, ma esiste anche il vino di<br />

palma che, essendo una bevanda fermentata,<br />

va bevuto con una certa moderazione.<br />

Il toufam è una bevanda a base di yogurt e<br />

acqua tiepida. Il caffè è simile a quello turco<br />

con l’aggiunta di pepe o cardamomo.<br />

L’ospitalità del popolo senegalese è proverbiale<br />

e viene chiamata teranga.<br />

Teranga è una parola che si può sommariamente<br />

tradurre come ospitalità ma che in<br />

realtà esprime molto di più: accoglienza, attenzione,<br />

rispetto, gentilezza, allegria e il piacere<br />

di ricevere un ospite nella propria casa.<br />

I pasti sono momenti molto importanti di<br />

condivisione, rafforzano la coesione del<br />

gruppo e la solidarietà. Agli ospiti, soprattutto<br />

se stranieri, sono riservati i piatti<br />

migliori, ben guarniti con verdure<br />

colorate e insaporiti<br />

con i pesci e la carne più<br />

pregiati.<br />

Yassa di pollo<br />

Ingredienti per 6 persone:<br />

1 grosso pollo in parti, nokoss (per marinare<br />

sia le cipolle sia il pollo), 250 ml di olio di<br />

arachide, 1 kg di cipolle, olive verdi, 2 cucchiai<br />

da tavola di senape di Digione, 1 limone<br />

La ricetta:<br />

• Fiammeggiate il pollo, lavatelo<br />

con acqua, aceto e sale grosso e<br />

risciacquatelo.<br />

• Fatelo marinare con il nokoss,<br />

la senape e un pizzico d’aceto<br />

per almeno mezz’ora.<br />

• Sbucciate le cipolle e tagliatele<br />

a quadrotti, fate marinare anche<br />

queste con nokoss, senape e aceto.<br />

• Cuocete il pollo al forno con pochissimo olio, oppure grigliatelo.<br />

Il pollo deve essere ben cotto, decisamente dorato.<br />

• Soffriggete la cipolla nell’olio caldo, aggiungere un po’<br />

d’acqua e lasciate cuocere per una decina di minuti.<br />

• Spremete nel sugo il succo di un limone, verificate l’acidità<br />

del sugo (che deve essere acre ma non troppo) ed eventualmente<br />

salate.<br />

• Aggiungete il pollo cotto al forno e riscaldate ancora per<br />

10 minuti; a fine cottura incorporare le olive. Disponete il riso<br />

su un piatto di portata e copritelo con il sugo caldo.<br />

Per preparare il riso:<br />

• Fate bollire un litro abbondante d’acqua in una grande<br />

pentola, salatela, versate 500 gr di riso dopo averlo mondato<br />

e lavato due volte.<br />

• Togliete l’eccesso d’acqua, che dovrà superare il volume<br />

del riso di soli 2 o 3 millimetri, coprite e lasciate cuocere a<br />

fuoco basso per pochi minuti.<br />

• Quando il riso avrà assorbito tutta l’acqua versatevi un filo<br />

d’olio di arachidi, mescolate, livellate la superficie del riso e<br />

lasciate cuocere ancora per una decina di minuti.<br />

Assaggiate il riso per verificarne la cottura e se necessario,<br />

mescolatelo un’altra volta.<br />

Nokoss: Si tratta di una miscela di aromi che serve per<br />

insaporire praticamente tutti i piatti, almeno quelli salati.<br />

Per preparalo, procuratevi 5 peperoncini rossi secchi,<br />

1 grosso spicchio d’aglio, 1 cucchiaino da caffè di pepe<br />

nero (in grani o in polvere), 5 dadi di carne del tipo secco,<br />

non morbido. Mescolate gli ingredienti e macinateli in un<br />

mixer o pestateli in un mortaio.<br />

L<br />

A<br />

R<br />

I<br />

C<br />

E<br />

T<br />

T<br />

A<br />

21<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

E V E N T I<br />

manifestami@amiweb.org<br />

22<br />

Feste, incontri e...<br />

Come e dove “incontrare” AMI<br />

È primavera, l’estate è in arrivo… Tempo di feste all’aperto, di sere<br />

in cui il sole non tramonta, di voglia di stare in compagnia a chiacchierare<br />

fino a tardi.<br />

Festa Shanthi<br />

16-17 maggio <strong>2009</strong><br />

Anche quest’anno la festa<br />

dell’associazione si svolgerà<br />

all’interno delle iniziative per<br />

la “14 a festa dei giovani e delle<br />

associazioni” organizzata dal<br />

Comune di Buccinasco. Noi<br />

saremo presenti con il mercatino<br />

(sabato pomeriggio e domenica),<br />

la pesca (domenica) e naturalmente<br />

con l’estrazione della sottoscrizione a premi<br />

(domenica pomeriggio).<br />

Per il pranzo di domenica i nostri cuochi<br />

stanno preparando un menù etnico, uno<br />

tradizionale e uno speciale per bambini! Il<br />

costo è indicativamente di 15 € per gli adulti<br />

e 7 per i bambini.<br />

Per informazioni e iscrizioni scrivete alla<br />

mail del gruppo manifestazioni:<br />

manifestami@amiweb.org.<br />

I MENU<br />

Menù Italiano<br />

Gnocchetti sardi<br />

con salsiccia e asparagi<br />

Petto di pollo al forno<br />

con mozzarella,<br />

pomodoro fresco e origano<br />

Plum cake con mele, uvetta e cannella<br />

con crema alla vaniglia<br />

Menù etnico<br />

Byriani di riso (INDIA)<br />

Zighinì con Injera (ETIOPIA)<br />

Verdure miste al berberè (ETIOPIA)<br />

Bavarese fragole e cannella<br />

Menù bambini<br />

Pennette al pomodoro e basilico<br />

Milanese di tacchino<br />

con patate al forno<br />

Budino al cioccolato<br />

1° premio<br />

della sottoscrizione a premi<br />

un buono spesa mooolto<br />

interessante!<br />

Sottoscrizione a premi<br />

Il ricavato della sottoscrizione sarà devoluto<br />

per la realizzazione della scuola primaria a<br />

Notsè (Togo).<br />

AVVISO A TUTTI!<br />

Abbiamo bisogno di aiuto per la buona riuscita<br />

della manifestazione: scriveteci per<br />

darci una mano al mercatino, per servire il<br />

pranzo e pulire in cucina…<br />

Festa d’Autunno<br />

ottobre <strong>2009</strong><br />

Caldarroste e tante sorprese per scaldarci il<br />

cuore mentre le foglie cominciano a cadere.


A M I V E N E T O<br />

EVENTI E ATTIVITÁ<br />

<strong>2009</strong> “PROGETTabile” progettare<br />

le abilità dei disabili <strong>–</strong> 2 a edizione<br />

28 Maggio <strong>2009</strong><br />

presso Bastione Alicorno - Padova,<br />

Raccolta di fondi per i Progetti AMI durante<br />

l’evento organizzato da Project Management<br />

Institute - Northern Italy Chapter<br />

(PMI-NIC)<br />

Festa AMI - Veneto<br />

6 Settembre <strong>2009</strong><br />

“… una famiglia di famiglie …” Dalle 10 alle<br />

17 la bella festa AMI, occasione di ritrovo di<br />

tante famiglie, presso Prà del Donatore -<br />

Limena (PD), via F.lli Cervi.<br />

Vi aspettiamo numerosi!<br />

Serata a Teatro<br />

Novembre <strong>2009</strong><br />

Raccolta fondi per progetti AMI in occasione<br />

della rassegna teatrale del Comune di Limena<br />

presso Sala Barchessina.<br />

Ciclo Incontri Plenari <strong>2009</strong><br />

a sostegno coppie in attesa - AMI Veneto<br />

c/o Sala Barchessina - Comune di Limena (PD)<br />

dalle 10.00 alle 12.00<br />

Sabato 21 Marzo<br />

Incontro con il pediatra: prima della partenza…<br />

e rientro in Italia.<br />

Rel. Prof. G. Zavarise (pediatra) <strong>–</strong><br />

Ospedale Negrar (VR)<br />

Sabato 18 Aprile<br />

L’inserimento scolastico del bambino adottivo.<br />

Rel. Dott.ssa C. De Pasquale (psicologa)<br />

Sabato 16 Maggio<br />

Paure, rabbie, gestione delle emozioni del bambino<br />

adottivo.<br />

Rel. Dott.ssa Sophie Perichon (psicologa)<br />

Sabato 26 Settembre<br />

Incontro con i nonni adottivi.<br />

Rel. Dott.ssa Rossella Forese (psicologa)<br />

amiversilia@amiweb.org<br />

Al momento la sezione di AMI Versilia non ha ancora definito le attività di<br />

primavera-estate… ma non temete! Le occasioni per incontrarci non mancheranno.<br />

Tenetevi informati.<br />

Per informazioni: Daniela 0583.835287. daniela@studioungaretti.it<br />

FESTA<br />

<strong>SHANTHI</strong><br />

<strong>2009</strong><br />

A M I V E R S I L I A<br />

23<br />

<strong>SHANTHI</strong>


di Silvano Caldana<br />

Giacomo Freyrie<br />

presidenza@amiweb.org<br />

vicepresidenza@amiweb.org<br />

<strong>SHANTHI</strong><br />

COOPERAZIONE<br />

INTERNAZIONALE<br />

24<br />

Viaggio in Etiopia<br />

Un dettagliato rapporto sugli aiuti AMI in Etiopia, patria<br />

di origine di tante delle nostre figlie e figli. Per conoscere<br />

meglio le loro origini. Per capire meglio dove “vanno a<br />

finire” l’impegno e la fatica di chi tra noi opera per la<br />

raccolta fondi, feste e altre manifestazioni!<br />

Intensificandosi le attività di AMI in Etiopia<br />

il Consiglio Direttivo, negli ultimi due anni,<br />

ha ritenuto che fosse indispensabile valutare<br />

l’opportunità di effettuare visite periodiche<br />

nel Paese finalizzate alla verifica dello stato<br />

di avanzamento dei diversi Progetti nei quali<br />

è impegnata.<br />

Bambini al lavoro.<br />

A tale scopo negli anni 2007 e 2008 delegati<br />

AMI si sono più volte recati nel Paese potendo<br />

riscontrare che gli interventi a oggi realizzati<br />

(una scuola primaria nella città di Debre<br />

Beran, due scuole primarie nei paesi di Fonko<br />

e Lereba, interventi di potenziamento dei<br />

servizi ostetrici territoriali e ospedalieri nella<br />

zona di Bale nella Regione Oromia, ristrutturazione<br />

dell’Istituto Almaz, dal quale provengono<br />

anche i bambini adottati dalle famiglie<br />

dell’AMI, invio di computers ecc.) hanno<br />

avuto l’impatto auspicato.<br />

Ultimo viaggio in ordine cronologico è stato<br />

quello dei sigg. Giangiacomo Freyrie e Silvano<br />

Caldana, rispettivamente Vice Presidente<br />

e Presidente, che dal 22 al 30 giugno del 2008<br />

hanno potuto incontrare il referente sig. Tefede<br />

Fekera e i responsabili degli Istituti Almaz<br />

e Gelgela, con i quali AMI si relaziona sia<br />

per quanto attiene alle Adozioni Internazionali<br />

sia per alcuni interventi di<br />

Cooperazione e Sponsorizzazione<br />

che vengono effettuati.<br />

In particolare lo scopo del viaggio<br />

era quello di:<br />

A. fare un “punto della situazione”<br />

con il ns. rappresentante<br />

Fekede Tefera, relativamente<br />

alle attività di Adozioni internazionali<br />

e di Sponsorizzazione<br />

(quelle richiesteci dal Governo<br />

etiope) analizzando gli eventuali<br />

aspetti critici.<br />

B. verificare lo stato del Progetto<br />

Computer. Abbiamo e stiamo<br />

raccogliendo computer da inviare<br />

nella città di Bishoftu al fine<br />

di aiutare il Kebele (comune) a<br />

costituire un Centro Computer a<br />

uso dei ragazzi del Kebele.<br />

C. incontrare le Istituzioni sia etiopi che italiane<br />

(ambasciata).<br />

D. visitare gli Istituti con i quali collaboriamo<br />

(Almaz e Gelgela).<br />

E. verificare le metodologie applicate relativamente<br />

alla definizione di stato di abbandono<br />

dei minori. Tale necessità è emersa in considerazione<br />

del fatto che i bambini adottati<br />

tramite l’Istituto Gergela provengono da città<br />

a sud del Paese delle quali poco sappiamo.<br />

F. avere un aggiornamento relativamente<br />

alle voci emerse riguardo l’emanazione di<br />

una nuova Legge che, di fatto, potrebbe generare<br />

difficoltà riguardo alle nostre attività<br />

nel Paese.


… ogni tre mesi, organizza un incontro<br />

tra i Funzionari e le famiglie<br />

dei minori al fine di verificare<br />

e aggiornare la situazione…<br />

Nel complesso il viaggio è stato estremamente<br />

proficuo perché sono stati raggiunti tutti<br />

gli scopi prefissati. Li affronteremo ora, punto<br />

per punto.<br />

A. Il sig. Fekede Tefera rappresenta AMI<br />

come e forse meglio di quanto qualunque<br />

Socio potrebbe fare. Il suo interessamento<br />

nei confronti dei bambini è sincero e, abbiamo<br />

potuto constatarlo in diverse occasioni,<br />

supera quelli che sono i suoi interessi economici.<br />

Soprattutto nell’ambito dell’attività riguardante<br />

le Sponsorizzazioni (rammento che<br />

per riconfermare l’Accreditamento di AMI<br />

a operare in Etiopia ci era stato imposto di<br />

effettuare 100 Sponsorizzazioni di minori<br />

entro un Programma Governativo) ha dimostrato<br />

grande capacità organizzativa dando<br />

un considerevole “lustro” all’AMI.<br />

Fekede, ogni tre mesi, organizza un incontro<br />

tra i Funzionari e le famiglie dei minori<br />

al fine di verificare e aggiornare la situazione<br />

riguardante i minori (le Sponsorizzazioni<br />

sono soprattutto indirizzate a garantire<br />

la frequentazione della scuola e con questi<br />

incontri/controlli si verifica la partecipazione<br />

delle famiglie che, per rimanere nel programma,<br />

debbono garantire i buoni risultati<br />

dei loro figli).<br />

Ha addirittura istituito una festa per conferire<br />

diplomi di benemerenza ai migliori alunni,<br />

al fine di interessare il più possibile anche<br />

le famiglie che, dobbiamo dire, partecipano<br />

con grande interesse.<br />

Al riguardo delle Adozioni Internazionali al<br />

momento non si presenta alcuna difficoltà,<br />

tranne quella riguardante la necessità di individuare<br />

nella maniera migliore possibile<br />

l’età dei bambini propostici.<br />

Altro aspetto rilevante sul quale siamo riusciti<br />

a concordare metodologie e tempistiche<br />

(chiarendo che le famiglie adottive hanno<br />

necessità di qualche mese di “acclimatamento”)<br />

è quello relativo alle problematiche<br />

emerse rispetto a fratelli con problemi di<br />

salute (HIV) o di altra natura (età/ non destituiti)<br />

che rimangono in Etiopia e hanno<br />

problemi di sussistenza.<br />

Abbiamo definitivamente concordato che se<br />

le famiglie adottive non contribuiranno sarà<br />

AMI a prendersene carico.<br />

B. Abbiamo incontrato il Sindaco del Comu-<br />

La casa Gargela di Hossanna.<br />

ne (Kebele) di Bishoftu nel quale stiamo sviluppando<br />

il Progetto Computer e, dopo aver<br />

ricevuto enormi ringraziamenti, siamo stati<br />

aggiornati riguardo a due loro Progetti:<br />

1. Ampliamento del Progetto Computer<br />

che prevede l’invio di almeno altri 10 computer<br />

entro la fine dell’anno (ce ne siamo<br />

presi carico) e la ristrutturazione dei locali<br />

dove faranno una sala per accogliere i “naviganti”<br />

(abbiamo portato a casa il Progetto<br />

- Fekede si è impegnato di rivederlo bene<br />

dal punto di vista economico <strong>–</strong> dicendo che<br />

lo avremmo preso inconsiderazione)<br />

Nel Consiglio del 4 ottobre abbiamo deciso di finanziarlo<br />

totalmente per 12.000,00 €.<br />

2. Ristrutturazione di 5 aule più i bagni da<br />

ampliare (ce ne sono soltanto 4 per tutti i<br />

frequentatori della scuola, compresi gli insegnanti)<br />

di una scuola per c.a 1.200 alunni.<br />

Nel Consiglio del 4 ottobre abbiamo deciso di finanziarlo<br />

totalmente per 25.000,00 €.<br />

C. Abbiamo fatto il giro degli Uffici etiopi (Affari<br />

Sociali), sia ad Addis Abeba sia nelle città<br />

di Hossana, Shashamane e Durame (dalle<br />

quali arrivano i bambini dell’Istituto Gergela<br />

e dove ci sono alcune delle Sedi periferiche-<br />

Centri di prima accoglienza dell’Istituto) avendo<br />

un’accoglienza calorosa e un effettivo riconoscimento<br />

per le nostre attività. Purtroppo<br />

non siamo riusciti a incontrare il funzionario<br />

del Ministero della Donna (si occupano dei<br />

minori in stato di abbandono e ci conoscono<br />

bene: dopo il Centro Aiuti per l’Etiopia siamo<br />

i secondi italiani a fare il maggior numero di<br />

A.I.) perché all’ultimo momento è stato trattenuto<br />

da una riunione con il Ministro.<br />

25<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

È inutile dire che tutte queste<br />

strutture avrebbero necessità di<br />

aiuti economici!<br />

Siamo in contatto con CIAI e<br />

NOVA per valutare la possibilità<br />

di co-finanziare il progetto in<br />

quanto il costo previsto, per tre<br />

anni, è di circa 170.000,00 €.<br />

AMI si impegnerebbe per circa<br />

20.000 € all’anno per i prossimi<br />

tre anni.<br />

Oggi siamo all’ultimo stadio degli<br />

accordi tra noi CIAI e NOVA<br />

relativamente al finanziamento<br />

che, in seguito a un più favorevole<br />

cambio, è stato rivisto economicamente:<br />

l’impegno dei 3 enti<br />

sarebbe di 15.000 € all’anno<br />

per tre anni.<br />

26<br />

D. Almaz è visibilmente migliorato<br />

e gli interventi fatti<br />

e in corso con il Progetto<br />

condiviso con CIAI e NOVA<br />

ha dato un enorme contributo.<br />

L’accoglienza è stata<br />

molto calorosa e Fekede è<br />

tenuto in alta considerazione.<br />

Gelgela di Addis Abeba è<br />

certamente migliorato dopo<br />

il Progetto annuale finanziato<br />

dalla Regione Veneto,<br />

fatto in collaborazione con<br />

NOVA, ma non raggiunge<br />

gli standard di Almaz: pensiamo<br />

che ci voglia ancora<br />

un pò di tempo.<br />

Con Giacomo ci siamo impegnati (e lo abbiamo<br />

già fatto mandando 10.000,00 €) per<br />

finanziare il risanamento delle stanze dove<br />

sono accolti i minori (ca 80) l’approvvigionamento<br />

di letti, materassi e lenzuola e l’acquisto<br />

di bagni in container che saranno<br />

collocati nel cortile. La scelta del container è<br />

determinata dal fatto che i locali che li ospitano<br />

sono in affitto e potrebbe essere che<br />

l’anno prossimo siano costretti ad andarsene,<br />

in quanto il canone è piuttosto caro: in<br />

Interno della casa di Shashamene.<br />

tal caso potranno “portarsi via” i bagni.<br />

In cambio della promessa di ben gestire<br />

questi lavori (Fekede sarà il nostro garante)<br />

abbiamo assicurato che saremmo stati i promotori<br />

dello sviluppo di un Progetto presentatoci<br />

(è alla revisione economica da parte<br />

di Fekede in quanto avevano un po’ “calcato<br />

la mano”) riguardante il finanziamento delle<br />

spese di ristrutturazione e gestione di una<br />

Casa di Accoglienza per minori affetti da HIV<br />

in Addis Abeba, comprensivo degli stipendi<br />

degli addetti, delle spese mediche ecc.<br />

A oggi ci sono buone prospettive che possa<br />

essere condiviso, a partire dal <strong>2009</strong> e per 3<br />

anni, con CIAI e NOVA.<br />

L’Istituto ha 7 Sedi periferiche<strong>–</strong>Centri di<br />

prima accoglienza nelle città di Hossana,<br />

Durame, Shashamane, Terecka, Mezane e<br />

Gojam-Funet Selam (abbiamo visto quelle<br />

di Hossana, Durame e Shashamane) dove<br />

raccolgono minori in stato di abbandono,<br />

affidati dalla polizia, dai Tribunali locali, dal<br />

Kebele, dagli Affari Sociali e li ospitano per<br />

un periodo di ca 10 giorni, prima di trasferirli<br />

ad Addis Abeba per iniziare le pratiche<br />

burocratiche per le A.I.<br />

Una volta arrivati ad Addis Abeba, se non risulta<br />

indispensabile farlo prima, accertano lo<br />

stato di salute.<br />

Nella ipotesi siano affetti da HIV/Epatite i<br />

bambini vengono ospitati nella struttura separata<br />

di cui sopra e curati (i farmaci indispensabili<br />

vengono assicurati dal Governo).<br />

In linea generale l’organizzazione ci è parsa<br />

volonterosa, ma con grande necessità di affinamento;<br />

va specificato che l’attività generale<br />

è ben più impegnativa di Almaz, dal punto<br />

di vista sia organizzativo sia economico.<br />

E. In compagnia di Fekede e dei funzionari<br />

del Gergela abbiamo potuto incontrare<br />

alcune delle autorità locali degli Affari Sociali<br />

nelle diverse città già menzionate, che<br />

ci hanno edotto su tutto il percorso burocratico<br />

necessario per destituire un minore che<br />

poi verrà affidato in A.I.<br />

Il suo stato viene definito da un Tribunale<br />

Sociale all’interno del Kebele (Comune) di<br />

appartenenza dopo che sono state effettuate<br />

le indagini di polizia, sia nel caso che venga<br />

trovato abbandonato sia nel caso che un<br />

membro della famiglia lo affidi a una Istituzione<br />

di quelle citate.<br />

Una volta definito lo stato sociale di abbandono<br />

il bambino viene affidato al Gelgela<br />

che procede nelle altre pratiche burocratiche<br />

indispensabili per ottenere il permesso<br />

di farlo adottare.<br />

F. Relativamente alle nuove Leggi che dovrebbero<br />

essere emanate abbiamo raccolto<br />

informazioni molto frammentarie: pare che<br />

potrebbero essere penalizzanti per le ONG<br />

restringendone il campo di azione e potrebbero<br />

anche intervenire sulle attività di AMI.<br />

Considerando però che tali Leggi sono ancora<br />

in discussione riteniamo saggio affrontare<br />

il problema quando si presenterà.


8 Dicembre 2008… un altro viaggio in India<br />

e, come lo scorso anno, mio compagno (prezioso)<br />

di viaggio Enzo, il quale nella sua veste<br />

di fotografo è riuscito a catturare un’infinità<br />

di volti, luoghi, situazioni.<br />

In 9 giorni di viaggio abbiamo cambiato ben<br />

10 aerei, ma la carica adrenalinica era talmente<br />

alta che nemmeno ce ne siamo accorti.<br />

Le nostre tappe sono state Vythiri, dove abbiamo<br />

potuto vedere la realizzazione della struttura<br />

che ospiterà circa 75 ragazze e per il cui<br />

completamento mancano ormai solo alcuni<br />

particolari, poca cosa rispetto a ciò che già è<br />

stato fatto.<br />

In seguito, ci siamo spostati a Pondicherry e<br />

qui abbiamo ammirato il completamento di<br />

alcune strutture realizzate dagli amici di AS-<br />

SEFA con il nostro finanziamento.<br />

La Dr.ssa Pandiarajan, come sempre, è stata<br />

di una gentilezza unica e ci ha mostrato tutte<br />

le strutture realizzate con i fondi AMI.<br />

E dal Marakanam ci siamo spostati a Cuddalo-<br />

Tanti AMIci<br />

Un viaggio sulle tracce degli aiuti di AMI in India. Un<br />

“safari fotografico” per fare tutti noi partecipi della magia<br />

di un mondo che è al contempo lontano (spazialmente e<br />

culturalmente) e vicino (al nostro cuore). Un nuovo modo<br />

(almeno per Shanthi) di proporvi un’esperienza, che<br />

speriamo apprezzerete!<br />

Considero Loganathan il mio maestro!<br />

È il responsabile di ASSEFA, associazione d’ispirazione Gandhiana;<br />

con loro, AMI ha concordato il piano di ricostruzione delle strutture<br />

spazzate via dallo tsunami.<br />

Che altro dire di un’associazione che, con i suoi progetti, sta coinvolgendo<br />

circa un milione di famiglie…<br />

re a vedere la struttura<br />

finita dello “Stress Management<br />

and Health<br />

Center” costruito soprattutto<br />

per le donne<br />

che, dopo la tragedia<br />

dello tsunami, avevano<br />

bisogno di riprendere<br />

fiducia in sé stesse.<br />

INDIA<br />

Ci ha accompagnato<br />

in questa visita un<br />

amico, Paolo Palmerini<br />

del CIAI, che rin-<br />

KAKINADA<br />

graziamo per il suo<br />

prezioso supporto.<br />

Abbiamo visitato anche<br />

la città di Auroville,<br />

nata circa 40 anni<br />

fa: un esperimento di<br />

VYTHIRI PONDYCHERRY<br />

CUDDALORE<br />

“unità umana” (convivenza di popoli e religioni<br />

diverse nel segno della pace).<br />

A Chennai abbiamo incontrato il grande maestro<br />

Loganathan, director di ASSEFA, e a lui<br />

ho espresso la soddisfazione di averli come<br />

partner nella realizzazione dei progetti.<br />

Ultima tappa del viaggio: Kakinada, dove ad<br />

attenderci c’era Padre Paparao, che ci ha<br />

accompagnato nelle realtà che AMI aiuta e<br />

che la “Mission to the Nations” (Paparao e<br />

i suoi collaboratori) segue con degli ottimi<br />

risultati.<br />

Siamo stati nei villaggi della Costal area, ci<br />

siamo immersi nel villaggio dei lebbrosi, nel<br />

New Life Orphanage, nella Public school<br />

di Kakinada e per finire abbiamo avuto la<br />

grande emozione di poter “entrare” in uno<br />

dei progetti che AMI segue da più tempo: il<br />

“Safe Mother and Child”.<br />

A presto e per ulteriori approfondimenti<br />

contattatemi al sito aiutami@amiweb.org.<br />

COOPERAZIONE<br />

INTERNAZIONALE<br />

di Flavio Brognoli<br />

aiutami@amiweb.org<br />

27<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

28<br />

svsvsdv<br />

Quale onore entrare nello “Stress Management<br />

and Health Center” di Cuddalore,<br />

accompagnato dalla Dr.ssa Pandiarajan<br />

che è la persona di ASSEFA<br />

che ha curato i rapporti con AMI<br />

per la realizzazione dei progetti posttsunami!<br />

La vitalità, la gioia e la “voglia di esserci”<br />

di questi ragazzi è stata contagiosa e<br />

questa energia ci ha accompagnato per<br />

tutto il viaggio.<br />

Cuddalore<br />

Qui siamo accolti, assieme all’amico Paolo<br />

Palmerini, dagli operatori dello “Stress management<br />

Center”.<br />

Il sorriso di un contadino mentre fa un “trasporto<br />

manuale” con tecnica da equilibrista…


svsvsdv<br />

svsvsdv In uno dei villaggi della Costal area di Kakinada<br />

colpiti, oltre che dallo tsunami di 4 anni<br />

fa, anche dai continui e violenti nubifragi che<br />

distruggono periodicamente le deboli infrastrutture<br />

esistenti. Insieme a Padre Paparao<br />

cerchiamo di portare un po’ di sollievo a questi<br />

abitanti offrendo loro cibo e visite mediche<br />

settimanali.<br />

Kakinada<br />

svsvsdv<br />

svsvsdv<br />

Io e Enzo abbiamo voluto “rubare” questo<br />

momento intimo durante il pranzo dei ragazzi<br />

del “New Life Orphanage” di Kakinada: spero ci<br />

perdonino…<br />

Che felicità poter visitare una delle classi<br />

della Public School di Kakinada! I ragazzi<br />

erano curiosi di conoscere lo scopo<br />

della nostra visita e nello stesso tempo<br />

mostrarci ciò che avevano imparato…<br />

Qui siamo in uno dei villaggi in cui vivono<br />

molte persone colpite dalla lebbra<br />

(evidenti le menomazioni agli arti dovuti<br />

alla malattia): è stato uno dei momenti<br />

più significativi del viaggio.<br />

29<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

30<br />

Pondicherry<br />

svsvsdv<br />

È stato bellissimo tornare nella struttura<br />

inaugurata, nel febbraio di 2 anni fa, da me, da<br />

Augusta, mia moglie, e da Cicilia, mia figlia, in<br />

occasione del completamento del primo progetto<br />

post tsunami. Gli alunni presenti ci hanno<br />

accolto in una maniera simpatica e originale:<br />

cinque di loro hanno impersonato le personalità<br />

più importanti dell’India tra i quali Gandhi.<br />

Ci troviamo in una delle scuole<br />

ASSEFA, in compagnia degli alunni e<br />

delle loro insegnanti. La Dr.ssa Pandiarajan<br />

sorride, mentre una delle<br />

insegnanti coinvolge i bimbi in una<br />

lezione di matematica.<br />

Neppure se fossimo delle autorità!<br />

Ecco l’accoglienza che io ed Enzo abbiamo<br />

avuto al nostro arrivo a Marakanam:<br />

una bellissima bimba che indossava il<br />

sari ci ha porto la bandiera indiana come<br />

segno di amicizia tra i nostri due Paesi<br />

e di fratellanza tra culture diverse.<br />

Nelle uniche tre ore libere del nostro viaggio<br />

siamo andati a visitare Auroville. Auroville fu<br />

fondata il 28 febbraio 1968: manciate di terra da<br />

150 Paesi del mondo vennero depositate da giovani<br />

rappresentanti queste Nazioni in un’urna di<br />

marmo bianco, a forma di bocciolo di loto, al<br />

centro del futuro anfiteatro della futura città,<br />

mentre gli altoparlanti diffondevano la voce di<br />

Mère che leggeva la “Carta di Auroville”: il Matrimandir,<br />

che rappresenta la Madre universale<br />

o la Consapevolezza Divina è il globe, situato<br />

nel parco, al centro della città internazionale di<br />

Auroville.


Vythiri: è come tornare a casa (mia figlia Cicilia<br />

proviene da qui…) e l’accoglienza delle suore,<br />

delle insegnati e dei bambini è stata commovente.<br />

La foto ci ritrae all’interno di un’aula di una<br />

classe prima: qui abbiamo “sorpreso” la classe<br />

mentre faceva lezione: alcuni visi (soprattutto<br />

quelli delle insegnanti) erano da me già conosciuti;<br />

con loro abbiamo parlato delle attività<br />

scolastiche.<br />

Vythiri<br />

Namastè!<br />

Flavio & Enzo<br />

Capita di vedere per le strade ancora dei<br />

“mezzi di trasporto” non meccanici.<br />

Anche se l’utilizzo degli elefanti per i<br />

lavori agricoli all’interno della foresta<br />

non è più frequente come una volta,<br />

accade talora di imbattersi in questi<br />

stupendi animali…<br />

… e quest’ultima foto mostra la nuova<br />

dimora per circa 75 ragazze che non<br />

hanno genitori e che frequentano i corsi<br />

all’interno dell’“Holy Infant Mary’s<br />

Girls Home”. Quando siamo arrivati<br />

Suor Gianangela ci ha accolto organizzando<br />

con le sue ospiti uno spettacolo<br />

di danze e di canti indiani: che<br />

privilegio!<br />

Grazie al sostanziale aiuto della società Novartis Farma e dei suoi collaboratori è stato, inoltre, possibile avviare<br />

una scuola nella favela Brotas di San Salvador.<br />

In qualità di responsabile del Gruppo Aiuti e Progetti di AMI onlus, e a nome di tutta l’associazione, desidero ringraziare<br />

tutti coloro che ci stanno aiutando a realizzare questo progetto.<br />

Flavio Brognoli<br />

31<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

A D O T T A R E<br />

di Paola, Igor e<br />

Dinknesh Misuri<br />

pbeleffi2001@yahoo.it<br />

32<br />

Il più bel pezzetto d’Africa<br />

I nostri figli, che spesso arrivano a noi con poco più degli<br />

abiti che hanno addosso, portano in sé, in realtà, dei<br />

bagagli molto ingombranti e pesanti: ricordi dei genitori<br />

naturali, dei fratelli, degli odori e dei sapori dei luoghi in<br />

cui hanno vissuto… Per questo la “casa” dei nostri cuori<br />

deve essere sgombra: per poter trovare un posticino dove<br />

custodire tutto ciò.<br />

Il nostro “pezzetto d’Africa” è con noi da<br />

novembre scorso (nei nostri cuori, ovviamente,<br />

lo è da molto prima).<br />

Da quel 6 novembre la nostra vita è cambiata,<br />

non solo perché la nostra bambina<br />

ci allieta le giornate e le rende più movimentate,<br />

ma ci sentiamo cambiati noi perché<br />

l’Africa è diventata la nostra seconda<br />

patria.<br />

Non mi soffermerei sull’incontro, visto che<br />

più volte è stato trattato questo argomento;<br />

che tra l’altro è stato un turbine di emozioni<br />

e paure, subito sciolte nel momento in<br />

cui lei ci è saltata addosso abbracciandoci<br />

sorridente; ma cercherei di raccontare,<br />

insieme a mio marito, un<br />

aspetto a cui, nella nostra<br />

attesa, non avevamo pensato:<br />

il suo passato che diventa<br />

anche il nostro da<br />

quanto lo viviamo in prima<br />

persona attraverso i suoi<br />

racconti e le sue emozioni.<br />

I primi giorni, venendo a<br />

mancare la lingua comune,<br />

si instaura un gioco di<br />

sguardi, di gesti e anche di<br />

fraintendimenti ovviamente;<br />

spesso anche di silenzi<br />

dove il reciproco guardarsi<br />

negli occhi dice di più di<br />

una parola…<br />

Già il secondo giorno ci<br />

viene in mente che, quando<br />

eravamo in camera ad<br />

Addis Abeba, lei iniziò a<br />

pronunciare delle parole<br />

in amarico, all’inizio a noi<br />

sconosciute; poi Igor andò<br />

a prendere il foglio che ci<br />

aveva consegnato l’AMI il<br />

giorno dell’abbinamento<br />

… lei ci stava dicendo tutti i nomi<br />

dei suoi fratelli…<br />

e ci accorgemmo che lei ci stava dicendo<br />

tutti i nomi dei suoi fratelli. Fin dall’inizio,<br />

quindi, lei si è sentita di parlare del<br />

suo passato e fin dall’inizio (per adesso, aggiungerei<br />

io) lo ha fatto con una serenità<br />

impressionante.<br />

In principio in lei emergeva una gran voglia<br />

di raccontare, di farci sapere tutto su di lei,<br />

sulla sua famiglia. Nel contempo ometteva<br />

di parlarci dei mesi vissuti in istituto essendo<br />

stati tristi e molto duri; solo in un secondo<br />

momento, dietro nostre specifiche


domande, è emerso il “buio” di quei mesi.<br />

Questo gran chiaccherare era chiaramente<br />

uno sfogo… non riuscivamo a intervenire<br />

nei suoi discorsi, tanta era la foga con la<br />

quale ci spiegava come lei viveva nel suo<br />

villaggio; guai a interromperla!<br />

Differentemente da altre storie sentite, lei<br />

ha un ricordo positivo delle sue origini, ripete<br />

spessissimo come stava sempre fuori<br />

sui grandi prati a piedi nudi con le sue amichette,<br />

come amava correre e saltare e solo<br />

tardi la sera rincasava per aiutare la mamma<br />

nelle varie faccende domestiche.<br />

Quasi quasi non ci vuoi credere<br />

che la mamma di pancia potesse<br />

essere così buona…<br />

Spesso i primi mesi (ora i racconti si sono<br />

molto diradati) ci ripeteva che sua mamma<br />

era buona con lei; raccontava di questa figura<br />

materna sempre in positivo anche se<br />

spesso era assente perché lavorava molto<br />

essendo rimasta vedova.<br />

E tu che ti eri preparata a guarire le eventuali<br />

ferite del passato di tua figlia, rimani<br />

spiazzata da così tanta positività.<br />

Quasi quasi non ci vuoi credere che la<br />

mamma di pancia potesse essere così buona,<br />

sembra assurdo, ma speravi che ci fosse<br />

del “marcio” per giustificare la tua presenza<br />

adesso nella sua vita.<br />

Inizi a capire, allora, che devi fare i conti<br />

con il suo passato e soprattutto con la mamma<br />

che l’ha messa al mondo… ci sono giorni<br />

che provi a immaginartela, che la senti<br />

come una presenza positiva nel passato di<br />

tua figlia, e giorni che sei profondamente<br />

gelosa di lei, che sei quasi contenta quando<br />

ti dice che tutti questi tuoi abbracci e<br />

baci non li aveva mai ricevuti prima d’ora,<br />

gelosa anche di quella bella Africa di cui<br />

ha nostalgia e dove tu non eri lì con lei!<br />

Capisci solo con il tempo che il passato di<br />

tua figlia è un passato di vera povertà, di<br />

assenza per giorni di cibo, mancanza di<br />

tante cose materiali, ma per fortuna non<br />

le sono mancati gli insegnamenti da parte<br />

di una madre che molto probabilmente è<br />

stata costretta ad abbandonarla perché povera<br />

e basta (questo “basta” prendetelo con<br />

le pinze).<br />

… la nostra bambina ci avrebbe<br />

offerto l’opportunità di “migliorare”<br />

la nostra esistenza…<br />

Nei mesi che hanno preceduto il nostro incontro<br />

pensavamo che ci stavamo adottan-<br />

do, che non è un’accoglienza solo a senso<br />

unico; però non avevamo pensato che la<br />

nostra splendida bambina ci avrebbe offerto<br />

l’opportunità anche di “migliorare” la<br />

nostra esistenza, aprendoci sempre di più<br />

al mondo; pensando ai “poveri del mondo”<br />

riequilibrando anche la nostra vita quotidiana<br />

finora fatta anche di alcuni eccessi .<br />

Ti rendi conto che il suo passato sta diventando<br />

anche il tuo, forse proprio perché<br />

c’è forte in te il desiderio di sapere tutto<br />

del suo “prima” per capire oggi com’è:<br />

ascolti, quindi, incantata i racconti dettagliati<br />

del suo villaggio, la posizione delle<br />

case dei suoi amici vicini; del fiume che<br />

doveva attraversare ogni volta che andava<br />

a trovare sua nonna lontana (giorni di<br />

cammino) e della paura di incontrare coccodrilli<br />

e iene; le lunghe camminate per<br />

andare ad attingere l’acqua; le giornate<br />

passate in chiesa a pregare Dio cantando;<br />

la nascita della sua sorellina in casa, con<br />

la descrizione minuziosa del parto e della<br />

placenta, o come dice lei “di quella cosa<br />

viscida e trasparente che è uscita dalla pancia<br />

di mamma ***”.<br />

Tutto questo ti sembra di averlo vissuto con<br />

lei da come te lo racconta, con quell’“Africa<br />

dentro” che lei ha e che speriamo tanto<br />

possa continuare ad avere per sempre: “il<br />

nostro più bel pezzetto d’Africa”.<br />

33<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

A D O T T A R E<br />

di Fabiana Polese<br />

fabiana.polese@alice.it<br />

34<br />

Un ritorno davvero speciale<br />

Ci sono fortune che capitano inaspettatamente, senza alcun<br />

merito, quasi come vincere la lotteria senza aver comprato<br />

il biglietto. Si vorrebbe, allora, far fruttare al massimo<br />

questa occasione e al contempo renderne partecipi tutti<br />

coloro a cui vogliamo bene. Forse per questo vi racconto<br />

questa “avventura”.<br />

Quest’aereo non ci sta solo portando a Bogotà,<br />

ma ci trasporta indietro nel tempo, a<br />

quando, quattro anni e mezzo fa, stavamo<br />

andando a incontrare nostro figlio Cristian.<br />

Ora lui è qui accanto a noi, entusiasta di viaggiare,<br />

emozionato per la meta.<br />

Quando circa un mese prima Ornella ci aveva<br />

avvisati che forse l’ICBF ci avrebbe invitati<br />

a Bogotà per un congresso sull’adozione non<br />

riuscivamo a crederci.<br />

Un congresso? E perché noi? E quando?<br />

Non a tutte le nostre domande c’è stata una<br />

risposta, non subito almeno. Molte cose dovevano<br />

ancora essere definite. Noi riuscivamo<br />

solo a capire che si tornava in Colombia,<br />

una terra che abbiamo imparato ad amare<br />

come se fosse la nostra e della quale avevamo<br />

molta nostalgia.<br />

Giorni difficili da gestire: la scuola<br />

non occupava certo i suoi pensieri…<br />

Nell’attesa di saperne di più, comunque,<br />

abbiamo preparato i documenti necessari<br />

e soprattutto abbiamo cominciato a parlare<br />

con Cristian del suo Paese, dei ricordi, della<br />

nostalgia. Nostro figlio, infatti, già da tempo<br />

chiedeva di tornare a Bogotà ed è sempre<br />

stato curioso e interessato a tutto ciò che riguarda<br />

la Colombia. Così eravamo abbastanza<br />

tranquilli sulla sua reazione quando, finalmente,<br />

gli abbiamo annunciato la possibilità<br />

di tornare a visitare il suo Paese.<br />

Tutto sbagliato (come al solito!): Cristian ha<br />

gentilmente rifiutato, ostentando indifferenza,<br />

e suggerendo di spendere i soldi in maniera<br />

più opportuna…<br />

Panico dentro e self control (o quasi) fuori<br />

- D’accordo, se non ti va, non andremo.<br />

E nel frattempo pensavamo con terrore:<br />

e ora che si fa?<br />

Ma, per fortuna, già il giorno dopo Cristian<br />

ci aveva ripensato e l’idea di tornare lo rendeva<br />

felice, emozionato e impaziente.<br />

Giorni difficili da gestire: la scuola non occupava<br />

certo i suoi pensieri, ma far capire agli<br />

insegnanti che non stavamo partendo per<br />

una gita “fuori tempo” non è stato facile.<br />

Abbiamo parlato a lungo di questo viaggio<br />

con Cristian: quali erano le sue speranze,<br />

quali le sue paure? Che cosa ricordava? E se<br />

qualcosa fosse cambiato?<br />

Cristian è arrivato in Italia a 7 anni e mezzo: i<br />

ricordi erano perciò numerosi e chiari. Inoltre<br />

durante questi quattro anni erano stati<br />

più e più volte raccontati, disegnati, a volte<br />

addirittura recitati. Più difficile immaginare<br />

che quel mondo potesse essere cambiato,<br />

che qualcosa potesse sembrargli meno bello<br />

nel suo idealizzato Paese.<br />

Ma la cosa per lui più dura da affrontare era<br />

la paura che laggiù non ci fosse nessuno a<br />

ricordarsi di lui.


La vedo ancora quella paura dentro<br />

ai suoi occhi mentre l’aereo<br />

atterra a Bogotà. Il fiato trattenuto<br />

mentre usciamo dall’aeroporto.<br />

C’è Luz Estrella ad aspettarci, la<br />

mamma di Carmenza, l’avvocata<br />

referente di AMI in Colombia. Ci<br />

riconosce subito: anche la volta<br />

precedente era stata lei ad accoglierci.<br />

Però oggi non viene incontro<br />

a noi, ma a Cristian:<br />

- Mi niño, mi querido, - gli dice<br />

e se lo bacia e abbraccia tutto…<br />

non l’ha dimenticato (e come<br />

sarebbe possibile, penso io, un<br />

bambino così meraviglioso… ma<br />

questo è un pensiero da mamma!).<br />

Lei e Carmenza ci seguiranno<br />

in tutta questa nostra avventura come<br />

due angeli custodi, discreti ma rassicuranti!<br />

Da quel momento in poi tutto è stato come<br />

cadere lungo uno scivolo, emozionante ma<br />

piacevole! Il congresso è stato molto bello e<br />

interessante (ma lascio a chi sa farlo meglio<br />

di me di relazionare in merito, prossimamente<br />

su queste pagine): le parole e i progetti<br />

che ho ascoltato mi hanno fatto sentire<br />

orgogliosa di aver adottato in Colombia. Forse<br />

non concordavo su tutto, forse non tutto<br />

verrà realizzato, ma ho avuto la fortissima<br />

sensazione che la gente che lavora all’ICBF<br />

desideri mettere davvero sopra tutto il bene<br />

dei loro bambini e delle loro bambine.<br />

La mia paura più grande rispetto l’adozione<br />

è da sempre stata quella di “portar via” il figlio<br />

a qualcuno, ma vedere come operano in<br />

quel Paese mi ha molto rassicurata.<br />

Non sono capace, però, di trasmettervi<br />

l’emozione di salire sul palco per raccontare<br />

la nostra storia e ascoltare Carmenza<br />

leggere il saluto di Cristian.<br />

Cristian ha visto un’autorevole folla ascoltare<br />

attenta e commossa il racconto della<br />

sua vita e alla fine applaudire a lungo: credo<br />

che in quel momento abbia capito che<br />

per quelle persone la sua storia era “bella”<br />

e degna di essere raccontata e che anche<br />

lui era importante.<br />

Moltissime sono state le persone dell’ICBF<br />

che lo hanno riconosciuto e gli hanno raccontato<br />

un aneddoto, un momento della<br />

sua vita precedente in Colombia. Nessuno<br />

lo aveva dimenticato! Tutte quelle fantastiche<br />

donne colombiane (chi ha conosciuto<br />

le donne colombiane sa di che parlo!) lo<br />

Cristian ha scritto da solo il suo discorso, di getto,<br />

senza un momento di esitazione!<br />

hanno baciato, coccolato,<br />

vezzeggiato, adulato.<br />

Anche noi eravamo molto felici:<br />

Cristian era stato amato<br />

quando era piccolo! Non da<br />

una madre vera, ma comunque<br />

aveva ricevuto affetto, e<br />

questo per noi era molto importante.<br />

Nei giorni seguenti al congresso abbiamo<br />

fatto un po’ di “pellegrinaggi”: abbiamo<br />

rivisitato i luoghi dove eravamo stati con<br />

Cristian la prima volta e soprattutto siamo<br />

andati a visitare gli istituti dove il nostro<br />

bambino aveva vissuto da piccolo, accompagnati<br />

da Carolina, una dolcissima dipendente<br />

dell’ICBF.<br />

Cristian inizialmente aveva proposto di vedere<br />

i luoghi solo “da fuori”. Ma quando ci<br />

siamo trovati davanti al cancello ha riconosciuto<br />

gli edifici e con entusiasmo ha chiesto<br />

di entrare. Anche qui l’accoglienza è stata<br />

calorosa e, fortunatamente, i suoi vecchi<br />

amici non c’erano più, alcuni rientrati in<br />

famiglia, gli altri adottati. Cristian era contento<br />

di saperli “accasati”.<br />

Con una timida gioia accoglieva le carezze<br />

e le risa dei bambini dell’istituto (e magari<br />

qualcuno dei bambini più grandi avrà pensato:<br />

presto toccherà anche a me di trovare<br />

una famiglia…)<br />

A ogni luogo visitato, mio figlio prendeva<br />

una chiave immaginaria e la usava per chiudere<br />

una cassettina nel suo cuore: ora i suoi<br />

ricordi possono restare lì, pronti a essere<br />

tirati fuori e rispolverati tutte le volte che<br />

lui vuole, non più liberi di sorprenderlo a<br />

tradimento in qualsiasi momento.<br />

35<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

tutti i nostri figli dovrebbero avere l’opportunità<br />

di sapere che qualcuno li ricorda con<br />

affetto…<br />

36<br />

Un altro momento importantissimo del nostro<br />

viaggio è stata la visita alla casa di accoglienza<br />

per ragazze madri aiutata da AMI.<br />

Il luogo trasmette una grande serenità nonostante<br />

molte delle situazioni accolte siano<br />

drammatiche: bambine (perché come altro<br />

si potrebbero definire?) di 12, o persino 9<br />

anni, diventate madri. Madri bellissime di<br />

bambini bellissimi!<br />

Cristian ha osservato con attenzione e interesse<br />

tutto, a lungo abbiamo parlato insieme<br />

di quanto era accaduto a quelle ragazze<br />

e di ciò che sarebbe successo ai loro figli.<br />

Abbiamo anche parlato della sua mamma<br />

“vecchia” (come la chiamiamo fra di noi),<br />

che anche se non potremo saperlo mai,<br />

potrebbe aver avuto una storia simile: una<br />

ragazza madre, ma senza nessuno ad accoglierla,<br />

che lascia il suo bambino appena<br />

nato.<br />

Cristian è rimasto sicuramente turbato dalla<br />

visita, ma ho sentito che ha anche trovato<br />

un motivo per fare pace con la sua “vecchia”<br />

mamma. Con il tempo.<br />

Non senza un po’ di tristezza, è così giunto<br />

il momento di tornare a casa (Casina “mia”-<br />

ha detto Cristian entrando - quanto ti voglio<br />

bene). Rimettere tutte le “cose” a posto al ritorno<br />

ha richiesto un po’ di tempo e di fatica,<br />

da parte di tutti, ma certo ora ne sentiamo i<br />

benefici.<br />

Siamo andati e siamo tornati (e forse in Cristian<br />

qualche dubbio in merito c’era), i nostri<br />

ricordi sono stati condivisi e ora sappiamo che<br />

laggiù c’è qualcuno che li custodisce.<br />

Perché proprio a noi sia capitata una tale<br />

fortuna, non lo so. Sicuramente le privazioni<br />

che Cristian ha subito in sette anni di istituto<br />

lo hanno reso “degno”. Ma non posso fare a<br />

meno di pensare che tutti i nostri figli dovrebbero<br />

avere la stessa opportunità, di ascoltare<br />

qualcuno che applaude e si commuove ad<br />

ascoltare la loro storia, di sapere che qualcuno<br />

li ricorda con affetto…<br />

Ora una nuova serenità, un nuovo nodo,<br />

fortissimo, ci lega a Cristian e speriamo che<br />

anche grazie a ciò la nostra barchetta possa<br />

reggere le prossime bufere; insomma, come<br />

abbiamo detto in conclusione del nostro intervento<br />

al congresso...<br />

... ora nosotros somos una familia!


L’intervento militare a<br />

Gerusalemme Est<br />

Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto questo rapporto sulla<br />

situazione a Gerusalemme Est a fronte dell’intervento<br />

militare a Gaza, nel gennaio <strong>2009</strong>. Oggi, prossimi<br />

all’uscita di questo numero di Shanthi, la testimonianza<br />

è forse “vecchia”, ma rimane importante il punto di<br />

vista di una persona che si trova laggiù per aiutare i<br />

bambini colpiti dalla tragedia della guerra.<br />

Da ieri tacciono le armi a Gaza, e il mondo palestinese<br />

conta i propri morti. Nei campi profughi<br />

della West Bank sono in molti ad avere<br />

parenti nella striscia. Durante la guerra del<br />

1948 le famiglie scacciate dall’esercito israeliano<br />

lasciarono i villaggi e si affidarono alla<br />

fortuna: alcune verso l’altipiano, altre verso il<br />

mare.<br />

I 21 giorni dell’operazione “piombo fuso” sono<br />

stati scanditi nel mondo arabo dalle immagini<br />

in presa diretta del network di Al Jazeera.<br />

A differenza dei media europei e americani,<br />

Al Jazeera non ha censurato le immagini e le<br />

testimonianze più scabrose e i reporter si sono<br />

spesso trovati sotto il fuoco.<br />

La società palestinese si sente lasciata sola di<br />

fronte al massacro, le cui proporzioni e spietatezza<br />

giungono in Europa tramite le statistiche,<br />

più che grazie alle fonti di informazione.<br />

Statistiche che, a fronte di due vittime civili<br />

israeliane, hanno visto il bilancio palestinese<br />

ampliarsi con progressione geometrica fino a<br />

raggiungere 1.300 vittime.<br />

… il senso di frustrazione e la disperazione<br />

della gente comune<br />

diviene ingestibile.<br />

Colpisce la determinazione dei tank israeliani<br />

a non risparmiare obiettivi neutrali, quali<br />

scuole ONU, ospedali, ambulanze. Di fronte<br />

alla frequenza di questi proclamati “errori”, il<br />

senso di frustrazione e la disperazione della<br />

gente comune diviene ingestibile.<br />

Il secondo grande assente sulla scena di Gaza<br />

è l’Autorità Nazionale Palestinese. A Ramallah<br />

si sono tenute deboli iniziative ufficiali;<br />

per le strade non sono stati affissi manifesti né<br />

installati monitor per seguire gli avvenimenti.<br />

Il governo di Abu Mazen è apparso incerto e<br />

incapace di prendere decisioni efficaci.<br />

Di contro la sensazione<br />

comune è che questa<br />

carneficina abbia<br />

consolidato e amplificato<br />

il consenso di<br />

Hamas in entrambi i<br />

tronconi dello Stato<br />

palestinese. La gente<br />

appare molto colpita<br />

inoltre dalle manifestazioni<br />

di solidarietà<br />

del mondo arabo,<br />

che tuttavia esprimono<br />

un forte afflato religioso<br />

e sentimenti di<br />

rivalsa militare.<br />

In Paesi come l’Egitto si osserva un processo<br />

simile a quello palestinese su scala più ampia,<br />

con una progressiva frattura tra governi “moderati”<br />

e masse indignate.<br />

Causa la frammentazione del quadro politico<br />

e la frattura tra le due principali compagini,<br />

in West Bank non si è assistito ad alcun<br />

movimento organizzato. Colpisce la mancanza<br />

di un pensiero, di una strategia a fronte<br />

dell’enormità delle sofferenze inflitte ai civili<br />

di Gaza.<br />

La West Bank conosce per esperienza diretta<br />

gli effetti sulla popolazione civile del blocco<br />

territoriale. Le distruzioni, conseguenza delle<br />

azioni militari, portano alle estreme conseguenze<br />

l’azione di progressivo sgretolamento<br />

del tessuto economico e istituzionale che ha<br />

coinvolto la striscia negli ultimi anni.<br />

La chiusura ermetica delle frontiere attuata<br />

dal 2007 ha spinto buona parte della popolazione<br />

locale nell’indigenza.<br />

La reazione della gente comune in Cisgiordania<br />

è un afflato di solidarietà, che supera le<br />

lacerazioni politiche dell’ultimo periodo. In<br />

CONVIVENZE<br />

di Massimo<br />

Annibale Rossi<br />

ventoditerra@ventoditerra.org<br />

37<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

38<br />

particolare nei campi profughi si moltiplicano<br />

le iniziative: raccolte fondi, veglie, raccolte<br />

di generi di prima necessità.<br />

Le manifestazioni spontanee in West Bank ricordano<br />

da vicino il movimento della Prima<br />

intifada. Protagonisti sono i ragazzi. Si muovono<br />

in piccoli gruppi e attaccano i militari ai<br />

check point a sassate. È un copione che si ripete<br />

da tre settimane il venerdì, dopo la preghiera.<br />

I militari preparano truppe e armi dietro le<br />

linee di confine dalle prime ore del mattino.<br />

Ai sassi rispondono con irruzioni di blindati<br />

e camionette e con un fuoco che si fa più<br />

serrato con il passare delle ore. Per rallentare<br />

le incursioni in mezzo alle vie, si dà fuoco<br />

a pneumatici da camion. Raramente sono<br />

stati utilizzati in queste settimane dai militari<br />

proiettili di metallo, tuttavia venerdì scorso<br />

a Hebron un ragazzo di 16 anni è stato colpito<br />

a morte. Le cariche sono precedute dal<br />

lancio di lacrimogeni e sound bomb (bombe<br />

stordenti), quindi dallo sparo di “proiettili di<br />

gomma”. Si tratta di strumenti che possono<br />

rivelarsi devastanti, specialmente se esplosi a<br />

distanza ravvicinata. L’anima del proiettile è<br />

infatti di metallo, rivestito da materiale plastico.<br />

Se dunque l’arma non è progettata per<br />

perforare i tessuti, l’impatto può produrre<br />

gravi emorragie interne e fratture ossee.<br />

È quanto è accaduto in queste settimane anche<br />

nei campi profughi di Shu’fat e Kalandia,<br />

ove si segnalano 60 minori coinvolti, tra feriti<br />

e arrestati, tra i quali 2 femmine.<br />

Si tratta di ragazzi tra i 12 e i 18 anni, molti<br />

dei quali seguiti dal servizio educativo supportato<br />

da Vento di Terra Onlus e dalla Rete<br />

degli Enti locali lombardi. La situazione più<br />

grave si registra a Shu’fat, ove 30 minori hanno<br />

riportato ferite e contusioni durante gli<br />

scontri.<br />

L’esercito ha fatto massiccio ricorso agli arresti,<br />

sia durante gli incidenti, sia nei giorni successivi.<br />

I ragazzi sono stati portati nel centro di<br />

detenzione israeliano di Maskobeh a Gerusalemme<br />

Est e posti nelle celle con gli adulti.<br />

Alcuni testimoni affermano di aver constatato<br />

una situazione di sovraffollamento e la presenza<br />

di minori e giovani trattenuti in condizioni<br />

gravi senza assistenza medica. Frequenti<br />

risultano i pestaggi ai danni dei prigionieri,<br />

compiuti in particolare durante l’arresto e il<br />

trasferimento al carcere. Si ha testimonianza<br />

di un minore colpito al volto, cui sono stati<br />

spezzati gli incisivi, le cui condizioni si sono<br />

aggravate durante la detenzione. Le autorità<br />

militari sono state costrette a provvedere al ricovero<br />

al vicino Makasset Hospital.<br />

Gli arrestati, sia adulti, sia minori, subiscono<br />

nelle prime ore di detenzione pesanti interrogatori,<br />

senza la presenza di avvocati o testimoni,<br />

volti a ottenere una piena confessione e i<br />

nomi di altri partecipanti agli scontri.<br />

I militari usano, inoltre, riprendere gli avvenimenti<br />

allo scopo di individuare le identità dei<br />

partecipanti. Gli arresti avvengono durante<br />

incursioni, specialmente di notte. Alcuni minori<br />

rimangono in cella per 7-10 giorni, per<br />

essere deferiti in seguito a un tribunale civile.<br />

Durante le sessioni gli accusati hanno diritto a<br />

una difesa, tuttavia il ruolo e le testimonianze<br />

dei militari risultano preponderanti. Solo alcuni<br />

minori vengono rilasciati entro 48 ore.<br />

L’esperienza dell’arresto e della detenzione<br />

appare devastante, soprattutto nei soggetti<br />

più giovani e fragili. La sindrome traumatica<br />

si manifesta nella difficoltà a socializzare, nella<br />

paura di uscire di casa, nelle resistenze a ri-


prendere la vita consuetudinaria.<br />

I ragazzi rivelano inoltre notevoli difficoltà a<br />

parlare, e a volte a ricordare gli avvenimenti.<br />

Il caso delle ragazze arrestate<br />

appare il più critico.<br />

I famigliari da parte loro tendono a non divulgare<br />

le informazioni sulle violenze per timore<br />

di nuove azioni dei militari.<br />

I genitori di Shu’fat citano il caso di alcuni<br />

ragazzi arrestati dopo la degenza a causa<br />

delle denunce di maltrattamenti pubblicate<br />

dai giornali.<br />

Il caso delle ragazze arrestate appare il più<br />

critico. Nella società palestinese la figura<br />

femminile, soprattutto nella fase adolescenziale,<br />

è totalmente dominata dal ruolo paterno.<br />

Molte ragazze non si allontanano dalla<br />

casa natia sino al matrimonio. A loro è<br />

concesso un approccio con il mondo esterno<br />

defilato e mediato dalla famiglia. La detenzione<br />

ha su queste minori un effetto devastante,<br />

cui si sommano i pregiudizi di una<br />

società ossessionata dal tema della perdizione<br />

e dell’onore.<br />

Colpisce in questa fase di scoramento e di<br />

angoscia, la sostanziale assenza sulla scena<br />

del mondo adulto.<br />

In West Bank la responsabilità di una reazione,<br />

qualsiasi essa sia, appare in gran parte lasciata<br />

ai ragazzi, che incarnano nel lancio dei<br />

sassi il proprio ideale di eroismo. Si evidenzia<br />

all’origine una forte spinta sociale, centrata<br />

sul culto del martire e sulla sublimazione<br />

dell’ideale patriottico. L’idealizzazione<br />

s’infrange di fronte all’esperienza della detenzione<br />

e del crollo psicofisico che la maggior<br />

parte delle volte ne consegue. Esperienza<br />

attorno alla quale si consolida una sorta<br />

di silenzio omertoso, che rende più complessa<br />

l’elaborazione del trauma.<br />

D’altro lato si ha notizia di manifestazioni<br />

pubbliche, tra cui quelle di Ramallah e Hebron,<br />

svoltesi lo scorso venerdì. Una manifestazione<br />

si è inoltre svolta a Gerusalemme<br />

Est, protagonista in particolare un gruppo<br />

di donne che, di fronte alla Porta di Damasco,<br />

ha esposto cartelli e inscenato una protesta<br />

non violenta. Da sottolineare che, visto<br />

il divieto d’ingresso nella città vecchia il venerdì<br />

a palestinesi minori di 45 anni, si trattava<br />

di persone anziane.<br />

Sabato 11 gennaio a Ramallah si è inoltre<br />

svolta una manifestazione di solidarietà ai<br />

bimbi di Gaza, cui ha aderito il servizio educativo<br />

di Kalandia.<br />

… proposta di avviare un micro<br />

progetto di emergenza rivolto ai<br />

minori…<br />

Le condizioni riscontrate, in particolare nel<br />

campo profughi di Shu’fat, confermano in<br />

sintesi la validità della proposta di avviare un<br />

micro progetto di emergenza rivolto ai minori<br />

vittime di violenze. Si tratta di ampliare<br />

lo Sportello psicologico, portando la presenza<br />

dello specialista da 4 a 10 ore la settimana<br />

e di affiancarlo con la figura di un’assistente<br />

sociale.<br />

Lo staff dovrebbe intervenire sia a livello di<br />

nucleo tramite visite domiciliari, sia a livello<br />

clinico, con incontri mirati. Questi incontri<br />

implicano solitamente il coinvolgimento<br />

delle famiglie.<br />

La durata prevista del progetto è di 6 mesi,<br />

replicabili a seguito di una valutazione dei<br />

risultati e delle necessità presenti.<br />

39<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

A P R O P O S I T O<br />

DI SCUOLA...<br />

di Antonella Deliso<br />

shanthi@amiweb.org<br />

40<br />

Fai un salto...<br />

fanne un altro...<br />

Un’insegnante della scuola secondaria di primo grado (le<br />

medie!), particolarmente sensibile e attenta ai suoi, e ai nostri,<br />

ragazzi, ci regala qualche importante riflessione sul delicato<br />

passaggio dalla scuola elementare alla scuola media.<br />

Il passaggio dalle scuole elementari alle<br />

scuole medie è uno dei tanti “salti”<br />

che dobbiamo affrontare insieme<br />

ai nostri figli durante il loro viaggio<br />

esistenziale. Ognuno di noi ha qualche<br />

ricordo forte legato a questo momento<br />

di transizione, anche perché in<br />

ogni fase di cambiamento si amplificano<br />

sensazioni ed emozioni: il mio corpo<br />

è teso a ricevere segnali dal nuovo<br />

mondo che mi circonda, la mia mente<br />

è tesa a decifrarli, per orientare le mie<br />

scelte di comportamento e consentirmi<br />

di adattarmi al nuovo ambiente.<br />

… per Alessandro fu vissuto<br />

come un vero e proprio attentato<br />

alla sua identità…<br />

Ho chiesto a mio figlio, che ora ha 18<br />

anni, di raccontarmi un ricordo legato a quei<br />

giorni... Folla stipata in palestra, forse una<br />

folla più immaginaria che reale e la preside<br />

che chiamava uno per uno al microfono gli<br />

alunni per assegnarli alle varie classi.<br />

In questo frastuono di nomi e di piedi che<br />

si muovevano repentini verso il punto indicato,<br />

la macchina dei ricordi rallenta in un<br />

punto preciso: la voce della preside inceppa<br />

più volte sul suo cognome, non riuscendo<br />

a pronunciarlo correttamente e lui si sente<br />

morire di vergogna.<br />

Anch’io ero presente e ancor oggi non riesco<br />

a non ridere di fronte a quelle storpiature<br />

clamorose e assolutamente creative. Probabilmente<br />

lei cominciava a essere stanca<br />

o forse il cognome era scritto davvero male.<br />

Sta di fatto che per Alessandro quello fu<br />

vissuto come un vero e proprio attentato alla<br />

sua identità, aggravato dalla presenza del<br />

pubblico, che immagino totalmente indifferente<br />

rispetto al suo dramma; per di più si accorse<br />

che, nella fila verso cui era stato indirizzato,<br />

mancavano i suoi migliori amici.<br />

Altro colpo mancino del destino. Questo si-<br />

gnificò l’inizio di nuove amicizie, ma ciò fu<br />

compreso molto tempo dopo.<br />

“Verrà un giorno...” diceva Fra<br />

Cristoforo a Don Rodrigo…<br />

Stessa domanda ai miei allievi di terza media,<br />

che ora stanno vivendo con trepidazione<br />

il passaggio alle scuole superiori. E ritorna<br />

la palestra. Questa volta nei loro ricordi<br />

entro in causa io. Pare che tra tutte le insegnanti<br />

in fila in attesa dei loro futuri allievi,<br />

io fossi reputata la più “cattiva” a giudicare<br />

dall’aspetto.<br />

“È impossibile, vi sbagliate, sono sempre sorridente!”<br />

Pare che il mio sorriso avesse qualcosa<br />

di satanico e poco augurale...<br />

Ero tesa quel giorno e davvero il mio sorriso<br />

celava delle rigidità? O erano tesi loro e nella<br />

loro ansia interpretavano nel mio sorriso<br />

le future previsioni catastrofiche delle maestre<br />

rispetto a quanto sarebbe successo alle<br />

scuole medie?<br />

“Vedrai alle scuole medie...” dicono le maestre<br />

agli allievi di quinta.


“È impossibile, vi sbagliate, sono sempre sorridente!”<br />

Pare che il mio sorriso avesse qualcosa di satanico e poco augurale...<br />

“Verrà un giorno...” diceva Fra Cristoforo a<br />

Don Rodrigo nei Promessi Sposi. Ed effettivamente<br />

non prometteva nulla di buono.<br />

Insomma, bambini e mamme: state per vivere<br />

un momento speciale, preparatevi a trattenere<br />

il vostro ricordo e magari ci faremo una<br />

risata insieme tra qualche anno.<br />

Raccontare il proprio passato non<br />

è mai un’operazione neutra…<br />

Ma a parte l’aspetto simpatico della faccenda,<br />

non si può negare che ci siano delle difficoltà<br />

da superare. Alcune sono di carattere<br />

tecnico: riorganizzare il proprio tempo,<br />

acquisire nuovi metodi legati alle singole e<br />

numerose discipline, apprendere nuove regole<br />

e nuovi linguaggi.<br />

Altre implicano uno sforzo emotivo: conoscere<br />

nuove persone, e nello stesso tempo,<br />

farsi conoscere.<br />

Ri-raccontarsi. Ecco il nodo da sciogliere.<br />

Non è facile comunicare la propria esperienza<br />

di vita, raccontare con leggerezza agli<br />

altri la propria storia, senza toccare le proprie<br />

ferite e sentire che fanno ancora male.<br />

Raccontare il proprio passato non è mai<br />

un’operazione neutra, ti costringe a misurare<br />

te stesso e a misurare i tuoi rapporti con<br />

gli altri. E poi cambia sempre qualche particolare:<br />

qualcosa dimentichi, qualcosa emerge<br />

in primo piano, qualcosa ti cambia ancora.<br />

Lo avete mai notato? Il passato non è qualcosa<br />

di fisso e immobile, ma cambia con<br />

te, cambia con le persone che hai intorno,<br />

cambia il suo peso e la sua entità.<br />

E questo vale soprattutto per chi ha vissuto<br />

la doppia nascita dell’adozione. Mentre<br />

racconti chi sei, rimetti tutto in discussione<br />

e cerchi di dare un nuovo ordine e chiarezza<br />

agli eventi, riappropriandoti della tua<br />

storia.<br />

Non è facile per un ragazzino di 11 anni<br />

affermare la propria identità, proprio nel<br />

mezzo... dei lavori in corso. Per i ragazzi<br />

adottati queste fasi di passaggio sono particolarmente<br />

delicate; a loro è richiesta una<br />

grande maturità, un grande equilibrio. Noi<br />

che siamo vicini ai nostri ragazzi possiamo<br />

fargli sentire la nostra serenità, la nostra stima,<br />

la nostra fiducia, lasciando che facciano<br />

il “salto” con le loro gambe.<br />

Solo così, a piccoli passi, anzi, a piccoli salti,<br />

cresceranno, nella consapevolezza di essere<br />

riusciti a riconoscere e conquistare la bellezza<br />

e l’unicità della propria vita.<br />

41<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

TI RACCONTO<br />

di Anselmo Roveda<br />

davidemusso@terre.it<br />

42<br />

La sposa uccello<br />

Gli amici di Terre di Mezzo ci hanno gentilmente permesso<br />

di pubblicare questa bella fiaba senegalese che ci insegna<br />

a gioire per ciò che di bello ci circonda, senza giudicare o<br />

pretendere che sia ”simile” a noi.<br />

C’era un tempo in cui... un re sposò<br />

la più bella tra le ragazze da marito.<br />

Il re aveva scelto per sé la più bella<br />

ragazza del villaggio.<br />

Quando fu il tempo del primo raccolto,<br />

tutte le nuove spose del villaggio<br />

partirono per andare a vedere il<br />

lavoro nei campi.<br />

Le donne invitarono anche la moglie<br />

del re, ma lei disse: “Grazie,<br />

care sorelle, ma qui ho tanto da<br />

fare, devo ancora andare al pozzo a<br />

prendere l’acqua”.<br />

Le altre la salutarono e si incamminarono.<br />

Quando la moglie del re fu sola prese<br />

la brocca, la pulì bene e la riempì<br />

d’acqua, poi s’incamminò verso i<br />

campi di miglio.<br />

Arrivata ai campi di miglio si sincerò<br />

d’essere sola, si levò tutti i vestiti<br />

e iniziò a cantare:<br />

Il miglio è alto e maturo<br />

maccuuta mbelangal!<br />

e se l’avessi saputo<br />

maccuuta mbelangal!<br />

non avrei preso marito<br />

maccuuta mbelangal!<br />

Il canto della giovane sposa svegliò<br />

un viaggiatore steso lì a riposare.<br />

L’uomo rimase nascosto tra i cespugli<br />

e guardò lo spettacolo. Perché<br />

si trattava di uno spettacolo vero e<br />

proprio.<br />

Il viaggiatore in vita sua ne aveva<br />

viste di cose strane, ma questa le<br />

superava tutte: alla sposa del re stavano<br />

crescendo ali colorate, piume<br />

sgargianti e un becco robusto.<br />

Quando la giovane sposa finì di trasformarsi<br />

in un uccello meraviglioso<br />

iniziò a beccare il miglio e s’ingozzò<br />

fin quasi a far scomparire il campo.<br />

Poi l’uccello colorato tornò donna,<br />

si rimise la brocca in testa e, come<br />

se nulla fosse accaduto, tornò verso<br />

casa.<br />

Il viaggiatore corse dal re: “O re di<br />

questo villaggio, che tu ci voglia credere<br />

o no, hai sposato un uccello!”.<br />

“Sei forse impazzito? Vuoi forse essere<br />

fustigato per la tua impudenza?<br />

Vattene, prima che ti faccia punire<br />

per le sciocchezze che racconti,” disse<br />

il re. Ma il viaggiatore insistette<br />

e insistette ancora: “O re di questo<br />

villaggio, che tu ci voglia credere o<br />

no, hai sposato un uccello! L’ho visto<br />

con questi miei occhi, domani ti<br />

condurrò con me e potrai vedere tu<br />

stesso”.<br />

Il re si lasciò convincere e il giorno<br />

dopo andò con il viaggiatore.<br />

Seguirono di nascosto la sposa del<br />

re mentre si recava al pozzo.<br />

La sposa del re prese la brocca, la<br />

pulì bene e la riempì d’acqua, poi<br />

s’incamminò verso i campi di miglio.<br />

Arrivata ai campi di miglio si<br />

sincerò d’essere sola, si levò tutti i<br />

vestiti e iniziò a cantare:<br />

Il miglio è alto e maturo<br />

maccuuta mbelangal!<br />

e se l’avessi saputo<br />

maccuuta mbelangal!<br />

non avrei preso marito<br />

maccuuta mbelangal!<br />

E divenne un uccello meraviglioso.


Quindi iniziò a beccare il miglio.<br />

Il re non sapeva che fare, il viaggiatore<br />

allora disse: “So io cosa fare<br />

ascolta...” e parlarono piano al riparo<br />

dei cespugli.<br />

Nel frattempo l’uccello colorato<br />

tornò donna, si rimise la brocca in<br />

testa e come se nulla fosse accaduto<br />

tornò verso casa.<br />

A casa la sposa iniziò a impastare,<br />

ma dietro di lei arrivò il re e iniziò<br />

a cantare: “Maccuuta mbelangal! maccuuta<br />

mbelangal!”<br />

La sposa supplicò: “Non cantare questa<br />

canzone, non cantare, smettila!<br />

Ti farò dono di tutti i miei gioielli,<br />

ma ti prego non cantare più...”.<br />

Ma il re continuava: “Maccuuta mbelangal!<br />

maccuuta mbelangal!”<br />

La giovane sposa iniziò a trasformarsi:<br />

le spuntarono ali colorate, piume<br />

sgargianti e un becco robusto.<br />

Il re prese il bastone e cercò di uccidere<br />

l’uccello meraviglioso dalle<br />

piume sgargianti, ma la sposa uccello<br />

si scansò e si scansò ancora.<br />

Il re prese la lancia per trafiggere<br />

l’uccello meraviglioso dalle piume<br />

sgargianti, ma la sposa uccello volò<br />

via. Volò in alto, sempre più in alto,<br />

nel cielo profondo tra mille altri<br />

uccelli, dove nessuno l’avrebbe mai<br />

più trovata.<br />

Il re rimase solo. Non smise mai più<br />

di guardare il cielo turbinare di uccelli,<br />

cercando di riconoscere il meraviglioso<br />

uccello dalle piume sgargianti<br />

che aveva avuto per sposa.<br />

Degli stessi autori<br />

Il giorno in cui il leone<br />

regalò la coda<br />

agli animali<br />

Favole dell’Africa Nera<br />

Testi di Anselmo Roveda<br />

Illustrazioni di<br />

Allegra Agliardi<br />

Terre di mezzo Editore<br />

www.terre.it<br />

… Terre di Mezzo ci propone, inoltre,<br />

tanti, tanti altri libri per scoprire il nostro<br />

mondo e i suoi abitanti!<br />

43<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

R A C C O N T I<br />

S U R R E A L I<br />

44<br />

A M I V E R S I L I A<br />

di Isabella Ronchieri<br />

isaami@gmail.com<br />

… un soldino!<br />

Racconti surreali<br />

Siamo onesti: qualcuno, ancora oggi, non si<br />

scandalizza più di tanto al pensiero di poter avere un<br />

figlio pagandolo…<br />

Ma se fossero i figli a comprarsi i genitori? E se<br />

qualcuno volesse comprarsi un nonno o una sorella,<br />

quanto potrebbe costare? Lunghi anni trascorsi a<br />

costruire un rapporto, a gioire, combattere e soffrire<br />

oppure solamente… un soldino?!<br />

Voglio dedicare questo secondo raccontino surreale a un bambino che un giorno mi ha detto:<br />

- Sai, quando sarò grande e ricco farò una legge (l’affermazione mi ha colpito, per lui essere ricchi vuol<br />

dire essere potenti e farsi le leggi…) che leva tutte le parentele. Chi vorrà se le potrà comprare.<br />

Lì per lì la parola comprare non mi è piaciuta, ma la curiosità mi ha fatto domandare:<br />

- E come si potranno comprare?.<br />

- Semplice si va in un ufficio e si comprano…<br />

Ecco che, subito, l’ufficio per l’acquisto delle parentele si è materializzato davanti ai miei occhi. Vi racconto<br />

gli acquisti di qualche personaggio.<br />

AGENZIA COMPRA-VENDITA<br />

PARENTELE<br />

Un ufficio moderno, pulito, con un paio<br />

di impiegati eleganti e indaffarati davanti<br />

a monitor piatti.<br />

Un bambino entra e, sicuro di sé, si avvicina<br />

a un desk: - Buongiorno vorrei tanto un<br />

nonno. L’impiegato, con un sorriso: - Capisco!<br />

Genitori troppo impegnati, troppo rigidi,<br />

troppo seri.<br />

Il bambino, con un sospiro: - Eh sì!<br />

L’impiegato: - Dove abiti?<br />

- Via dei Girasoli.<br />

- Benissimo lì abbiamo in vendita una nonnità,<br />

68 anni, sportivo, amante degli animali,<br />

ha un cane. Vorrebbe un nipote per<br />

fare grandi passeggiate nel parco, giocare<br />

a carte e comprargli gelati di nascosto.<br />

Il bambino, con un urletto : - OK compro<br />

questa nonnità!<br />

- … un soldino!<br />

Una ragazza sui vent’anni: - Buongiorno,<br />

vorrei comprare uno zio d’America.<br />

- Spiacente, signorina, gli zii d’America sono<br />

rarissimi, se vuole la mettiamo nella lista<br />

d’attesa?”<br />

No, non è esattamente quello che<br />

cercavo, ripasserò.<br />

Un signore distinto, vestito in modo un po’<br />

appariscente. Entra deciso e...:<br />

- Vorrei acquistare una parentela importante,<br />

andrebbe bene anche un cuginità.<br />

Vorrei diventare parente di una di quelle<br />

persone che conoscono tutti, un attore, un<br />

presentatore, un cantante, un calciatore…<br />

L’impiegata scrive sulla tastiera, guarda il<br />

monitor con aria professionale: - Guardi,<br />

attualmente non c’è in vendita nessuna parentela<br />

importante, se escludiamo un nobel,<br />

un poeta e uno scienziato.<br />

- No, non è esattamente quello che cercavo,<br />

ripasserò.<br />

Una signora molto anziana, entra lenta e si<br />

siede: - Signorina vorrei comprare una sorellità,<br />

sa sono rimasta sola e una sorella è<br />

una sorella!<br />

L’impiegata: - Abita in città?<br />

- Sì, in Via dei Ricordi.<br />

Una veloce ricerca sul computer e: - Abbiamo<br />

in vendita una sorellità in una via poco<br />

lontana, Via dalla Solitudine, una signora<br />

di 78 anni, ottima cuoca, amante della musica<br />

rock, del mare e dei film d’amore.


- Andrebbe bene ma io vorrei<br />

una sorella non troppo tranquilla,<br />

sa mi piace litigare per<br />

delle sciocchezze e poi fare pace.<br />

- Ottimo! La sorellità che le ho<br />

proposto ha un caratterino pepato<br />

ma non rancoroso… un<br />

soldino!<br />

Avete in vendita una<br />

mammità…?<br />

Entra una bambina tutta rosa<br />

come un confetto, in braccio<br />

ha un gattino delizioso: - Voglio<br />

che il mio gatto diventi mio fratello.<br />

- Vediamo cosa si può fare! Intanto<br />

riempiamo i moduli dei<br />

casi speciali… un soldino!<br />

Dodici anni, capelli sparati in testa con<br />

una tonnellata di gel: - Ciao ché Naruto<br />

vende una fratellità?<br />

- Mi spiace, ma il signor Naruto non si è dichiarato<br />

disponibile. È molto richiesto, ma<br />

si fa negare al telefono.<br />

Un ragazzo di circa 25 anni: - Buongiorno<br />

- Buongiorno.<br />

- Avete in vendita una mammità…?<br />

- Ah! Mammità ce ne sono quante ne vuole!<br />

... un soldino!<br />

- Ma io in verità vorrei una mammità ben<br />

precisa… si chiama Isotta Roncoggi.<br />

- Vediamo…<br />

L’impiegato digita sulla tastiera, guarda le<br />

scritte sul monitor: - Ecco, questa mammità<br />

l’abbiamo in vendita da 12 anni, ma è<br />

un caso un po’ particolare perché la signora<br />

ha voluto una clausola speciale: la sua<br />

mammità può essere acquistata solo da due<br />

persone, un maschio e una femmina. Il maschio<br />

si chiama Andrea Vestiti.<br />

Il ragazzo: - Sono io!<br />

- … un soldino!<br />

In tutti<br />

i mercatini<br />

AMI!<br />

Per alcune occasioni vale la pena di spendere “un soldino”: per<br />

esempio per festeggiare e ricordare un momento importante<br />

della nostra vita: una comunione, un matrimonio ecc.<br />

Ma vorremmo anche che il nostro “soldino” non venisse sprecato... Allora,<br />

se state cercando delle bomboniere davvero speciali, AMI vi propone bellissime<br />

scatolette in pelle e passaporti africani, nonchè la gioia di offrire un aiuto<br />

tangibile per le comunità da noi supportate!<br />

45<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

RECENSIONI<br />

shanthi@amiweb.org<br />

46<br />

EQUATORIA 12 o PARALLELO SUD SUDAN TRA PASSATO E PRESENTE<br />

SilvanaEditoriale<br />

LETTORI<br />

JUNIOR<br />

Abbiamo scelto per voi<br />

Libri e film per viaggiare, nello spazio e nei ricordi, alla ricerca delle origini, dell’uomo o<br />

anche “solo” di sé stessi, storie di adozione e di culture diverse… Insomma, queste pagine<br />

sembrano fatte proprio per noi!<br />

EQUATORIA 12 o PARALLELO<br />

SUD SUDAN TRA PASSATO E PRESENTE<br />

Il giorno prima della felicità<br />

di Erri de Luca<br />

Edizioni Feltrinelli<br />

Equatoria 12° parallelo<br />

Sud Sudan tra passato e presente<br />

Edizioni SilvanaEditoriale<br />

Tutti noi conosciamo i nostri “vicini di casa” di<br />

Frontiere (capovolgete la rivista!). Non serve<br />

quindi il nostro parere per credere che questo<br />

libro sia un vero e proprio “gioiello”, sicuramente da esporre sulle<br />

nostre librerie, da sfogliare per ammirarne le splendide foto, ma<br />

anche e soprattutto per leggere i testi e immergerci in culture di-<br />

verse dalle nostre, farci rapire dalla magia di altri mondi e aiutarci così a superare pregiudizi<br />

e sentimenti razzisti (magari nascosti) grazie alla conoscenza e al rispetto che questo bellissimo<br />

libro riesce a trasmetterci.<br />

Una città (Napoli), un ragazzino (lo Smilzo), il portiere del suo palazzo<br />

(Don Gaetano).<br />

Sono i protagonisti di questa poetica storia d’iniziazione ambientata<br />

negli anni cinquanta, in cui il vecchio racconta della rivolta dei<br />

“Quartieri” durante il settembre del 1944, insegna al giovane il senso<br />

di appartenenza a un popolo, gli spiega come cavarsela nel mondo.<br />

Entrambi sono senza famiglia, quindi si ritrovano come padre e figlio<br />

ad affrontare i casi della vita, e come un padre e un figlio si affezionano l’uno all’altro.<br />

E poi c’è un libraio gentile che aiuta la passione per i libri del ragazzo.<br />

E c’è l’Argentina. Un orfanotrofio. Una fuga.<br />

E poi una ragazzina che diventa donna. Un amore difficile.<br />

Erri De Luca torna su temi già trattati in tanti suoi racconti, ma ne trae una magia, dai mille<br />

colori. Commovente, ma divertente e ottimista. Come lo può essere Napoli. Come lo è la<br />

crescita di un uomo.<br />

La vita è una bomba<br />

di Luigi Garlando<br />

Edizioni Piemme<br />

IL CONSIGLIO<br />

DEL LIBRAIO<br />

In tutti<br />

i mercatini<br />

AMI!<br />

Un libro per ragazzine e ragazzini, che parla di adozione più che di calcio,<br />

di sfide che ci pone la vita più che un campo sportivo, di solitudine<br />

e di amicizia più che di pallone…<br />

Uno stile non banale (e non consueto!), per questo forse da proporre a<br />

lettrici e lettori abili a driblare fra le righe, o meglio ancora da leggere<br />

insieme, sul divano, dopo aver spento il televisore sull’ennesimo dibatto<br />

post-partita. Consigliato da una vecchia “nemica” del calcio e da un giovane<br />

lettore!


Sopra il tavolo della cucina<br />

Donne che intrecciano storie<br />

a cura di Rossella Khöler e Vilma Gervasoni<br />

Edizioni Interlinea<br />

Una raccolta di memorie di donne da tutto il mondo (anche italiane)<br />

che raccontano e confrontano i momenti salienti della loro vita: la maternità,<br />

prima di tutto. Ma anche il fidanzamento o il matrimonio.<br />

Racconti di tradizioni, ma anche di esperienze, spesso terribili e devastanti,<br />

a tratti divertenti, in ogni caso vissute intensamente.<br />

Leggendo questo libro ci sembra di essere davvero intorno a un tavolo,<br />

magari sgranado fagioli, in compagnia di tante madri, per raccontarci<br />

vicendevolmente una vita così simile nelle sue mille sfaccettature<br />

Comprandolo, inoltre, aiuterete le associazioni “Terre di confine” e “Insieme si può” a portare<br />

avanti i loro progetti di solidarietà e aiuto a favore di donne e migranti.<br />

The Italian<br />

Regia di Andrei Kravchuk<br />

Cast Kolya Spiridonov, Maria Kuznetsova, Yuri Itskov,<br />

Nikolai Reutov<br />

Genere Drammatico<br />

Il film narra la storia di Vanja, un bambino russo che dovrebbe<br />

andare in adozione presso una famiglia italiana. Un inizio a<br />

mio parere strepitoso, una conclusione a sorpresa. In mezzo<br />

il viaggio, soprattutto dell’animo, di un figlio alla ricerca della<br />

propria madre, in mezzo a un mondo di miserie e di povera<br />

gente, a volte “cattiva” per necessità. Il film affronta il tema<br />

dell’accesso alle informazioni delle proprie origini, ma anche<br />

mostra come, quando si decide di adottare un bambino, non<br />

ci si possa permettere di essere “ingenui” rispetto al modo con<br />

cui questo avviene.<br />

Il Gattopardo<br />

Regia di Luchino Visconti<br />

Cast Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain<br />

Delon, Terence Hill, Paolo Stoppa, Rina Morelli,<br />

Romolo Valli, Giuliano Gemma, Ida Galli, Ottavia<br />

Piccolo...<br />

Genere Drammatico<br />

Tratto dall’omonimo romanzo di Tommasi di Lampedusa, il<br />

film, lentissimo se paragonato a quelli attuali, racconta la vita<br />

di un nobile siciliano e della sua famiglia (e un po’ di tutta<br />

la Sicilia) nel passaggio da Regno delle due Sicilie a Regno<br />

d’Italia: l’arrivo di Garibaldi, il referendum per l’annessione,<br />

plebiscitario nel paese di Donnafugata (anche se qualcuno<br />

confesserà di aver votato NO), la formazione del nuovo parlamento.<br />

Tra scene studiate e ricche di silenzi si innestano dialoghi, spesso veri monologhi, con<br />

parole che oggi ci fanno rabbrividire per la lungimiranza.<br />

Merita concedergli una serata sul divano, ma vi consiglio di accompagnarlo con una fetta di<br />

cassata… per addolcire l’amarezza del film.<br />

“… se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi..”<br />

“... E dopo sarà diverso, ma peggiore.”<br />

IL<br />

CLASSICO<br />

47<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

S E G N I E<br />

D I S E G N I<br />

di Rita Villella e<br />

Alessandra Cova<br />

associazionescuolacrotti@yahoo.it<br />

48<br />

Pallavolo, amore e fantasia!<br />

Rita ci propone questo bel ritratto di ragazzo che<br />

si affaccia alla vita adulta: ci fa intravvedere le sue<br />

speranze e i suoi timori. Con il consueto garbo e<br />

sensibilità ci invita a “visitarne” la personalità.<br />

Perché allora non approfittare anche noi di questa<br />

gradevole e ”utile” ospite?<br />

In questo numero pubblichiamo la lettura<br />

della grafia e di un disegno di un ragazzino<br />

di 14 anni che chiameremo Carlo (nome di<br />

fantasia) per rispettarne la privacy.<br />

Cominciamo ad analizzare<br />

la sua grafia.<br />

Purtroppo la biro con cui è stato scritto il testo<br />

non scriveva, infatti si può notare che in<br />

alcune parti è stato ritoccato, ma questo dipende<br />

solo dalla penna e non inficia l’analisi<br />

della grafia.<br />

Carlo è un ragazzino con un temperamento<br />

estroverso, aperto, capace di instaurare dei<br />

buoni rapporti con i coetanei, perché ha innata<br />

la capacità di accoglienza. È generoso,<br />

per ciò piace molto agli amici, che sicuramente<br />

apprezzano la sua amicizia sincera e<br />

spontanea.<br />

Il suo bisogno di circondarsi di tanti amici,<br />

la sua generosità e la sua capacità spontanea<br />

di socializzare nascondono, in realtà,<br />

la sua paura della solitudine, tipica dei soggetti<br />

esuberanti.<br />

Ha solo 14 anni, ma ha già raggiunto una<br />

certa individualità, infatti la sua scrittura si<br />

è distaccata dal modello scolastico e ha già<br />

delle connotazioni personalizzate con delle<br />

note di estrosità e dinamismo (abbastanza<br />

raro alla sua età).<br />

È un ragazzo molto recettivo, con delle grandi<br />

potenzialità, sia intellettive che affettive;<br />

capace di legare i pensieri a cui sa far seguire<br />

l’azione. Queste doti potrebbero aiutarlo<br />

molto nello studio, ma la sua esuberanza lo<br />

porta facilmente a distrazioni continue a discapito<br />

della concentrazione.<br />

Piuttosto vivace, ha bisogno di investire la<br />

sua forte energia in qualcosa di movimentato<br />

e concreto, ama stare all’aria aperta e<br />

poco sopporta gli spazi chiusi e lo stare fermo.<br />

In questo momento soffre di un po’ d’ansia,<br />

ma direi che alla sua età è assolutamente<br />

normale; del resto è il momento di grandi<br />

cambiamenti anche fisici. Non sempre<br />

riesce ad affrontare la realtà che lo circonda,<br />

per cui spesso si rifugia in un mondo<br />

fantastico, dove può sognare una realtà più<br />

rosea che gli faccia dimenticare la fatica di<br />

crescere.<br />

Possiede fantasia e una fervida immaginazione,<br />

per cui potrebbe, specialmente in periodi<br />

di stress, essere vittima di distrazioni o<br />

dimenticanze!<br />

Se caricato di troppe responsabilità reagisce<br />

rifugiandosi nella fantasia.<br />

Potremmo definirlo un “sognatore”...<br />

Passiamo ora al disegno<br />

Si può senz’altro affermare che viene confermata<br />

la sua fantasia, la sua estrosità e la<br />

sua vena artistica, infatti vediamo come il disegno<br />

sia ricco di particolari e di colori.<br />

Fra i particolari notiamo la presenza di fiori,<br />

di cespugli e la presenza di due uccellini<br />

intenti a mangiare dei semi. Bellissimi particolari<br />

che ci indicano quanto Carlo sia sensibile<br />

e bisognoso di tenerezze! Quelle te-


nerezze che, sicuramente, gli sono mancate<br />

nei primi anni della sua vita (non dimentichiamoci<br />

che Carlo è stato adottato a 6 anni,<br />

come si legge nel testo, per cui gli saranno<br />

mancate le “coccole” indispensabili<br />

in quegli anni) e che gli hanno lasciato un<br />

vuoto che vorrebbe colmare...<br />

Anche dal disegno è evidente la sua generosità<br />

e la sua lealtà nei confronti degli amici<br />

e il suo bisogno di circondarsi di persone<br />

con cui giocare e divertirsi. (il cane è il simbolo<br />

di lealtà).<br />

Per quanto riguarda lo schema corporeo è<br />

adeguato alla sua età e ciò comporta che il<br />

ragazzo ha sviluppato una corretta percezione<br />

di sé rispetto al mondo circostante.<br />

Questo è il periodo in cui il padre ha<br />

un ruolo molto importante e deve<br />

essere presente per poter guidare<br />

il figlio nelle proprie scelte…<br />

Ma arriviamo al tema della famiglia.<br />

Carlo si disegna in mezzo ai genitori, cosa<br />

che fa pensare a un bisogno di protezione<br />

da parte loro; è più vicino alla mamma con<br />

la quale si identifica (il colore dei suoi pantaloni<br />

e quello della maglia della mamma sono<br />

uguali) e che sente molto presente e vigile.<br />

Carlo si è messo leggermente arretrato rispetto<br />

ai genitori, cosa che fa presupporre<br />

che ha ben presente quali sono i ruoli in famiglia<br />

(stesso colore dei pantaloni dei genitori)<br />

ma dà maggior importanza alla madre.<br />

In questo momento, evidentemente, non<br />

sente la stabilità da parte dei genitori, non<br />

si sente affrancato, probabilmente avrebbe<br />

bisogno di maggior sostegno.<br />

Carlo sente il papà meno presente e con lui<br />

ha una minor comunicazione (bocca quasi<br />

assente). Questo è il periodo in cui il padre<br />

ha un ruolo molto importante e deve essere<br />

presente per poter guidare il figlio nelle<br />

proprie scelte. Carlo ha, inoltre, la necessità<br />

di essere accettato, approvato e apprezzato<br />

e ha bisogno di sentire il coinvolgimento<br />

del padre nei suoi interessi. Se ciò dovesse<br />

venire a mancargli, potrebbe soffrire di malinconia<br />

e tristezza.<br />

Carlo si accorge che sta crescendo e vive<br />

questo momento con un po’ di disagio. Va<br />

sostenuto perché è un ragazzino molto sensibile<br />

e sta cercando di staccarsi emotivamente<br />

dalla madre, ma deve trovare sostegno<br />

nel padre con cui identificarsi<br />

Anche in questo caso, come altri che abbiamo<br />

preso in considerazione, vediamo come<br />

la grafia e il disegno esprimano le caratteristiche<br />

della personalità.<br />

Poiché la mia è una ricerca e una sperimentazione<br />

sui figli adottivi, vi prego di mandarmi<br />

quanti più disegni e grafie possibili.<br />

Potrete inviare i disegni e un foglio<br />

bianco scritto con biro nera indicando<br />

sempre: il nome, l’età esatta, la classe che<br />

frequentano, da quanto tempo sono stati<br />

adottati e il Paese d’origine e una breve<br />

storia (molto importante per una corretta<br />

interpretazione). Naturalmente, le informazioni<br />

fornite resteranno anonime.<br />

Grazie!<br />

49<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

SPONSORIZZAZIONI<br />

(ADOZIONI A DISTANZA)<br />

di Suor Maria Bertilla<br />

sponsorizzami@amiweb.org<br />

50<br />

Orissa:<br />

una “missione” difficile<br />

Dall’articolo di Suor Maria Bertilla pubblicato su “Nuovi<br />

Spazi alla Carità” 1/<strong>2009</strong> delle Figlie del Preziosissimo<br />

Sangue, abbiamo tratto alcuni brani che descrivono la<br />

turbolenza creata da una frangia integralista Hindù<br />

e la paura vissuta dai religiosi cattolici in Orissa nel<br />

periodo tra agosto e novembre dello scorso anno.<br />

In missione si sperimenta tutto e in Orissa<br />

specialmente chi è chiamato a vivere la sua<br />

consacrazione prova tutti i disagi, paure e<br />

minacce di morte da parte degli Hindù da<br />

far rabbrividire.<br />

I briganti entrano facilmente nelle case cristiane,<br />

nelle Chiese, nei villaggi e comunità<br />

religiose per distruggere e fare del male.<br />

La vita religiosa è provata duramente, infatti<br />

le nostre suore e i sacerdoti della parrocchia<br />

hanno trascorso giorni e notti all’aperto sotto<br />

le piante per paura delle bombe, pistole<br />

e cose simili. Per grazie di Dio, non tutti gli<br />

Hindù sono integralisti e i nostri vicini di<br />

casa hanno molta stima di noi e ci liberano<br />

da tanti pericoli, badano al nostro bestiame,<br />

in nostra assenza.<br />

… ci troviamo persone in motocicletta con<br />

bastoni che gridano : “FERMATEVI!<br />

Il 23 agosto Suor Maria ed io siamo andate<br />

da Berhampur a Jubaguda e a Kottagorth per<br />

un incontro comunitario e abbiamo appreso<br />

la notizia della morte di un Gurù Hinduista.<br />

Viste le esperienze del passato, abbiamo pensato<br />

di cominciare il nostro viaggio di buon<br />

mattino per superare i luoghi pericolosi<br />

prima dell’alba. Eravamo due suore, due ragazze<br />

e il bravo autista. La pioggia a dirotto<br />

ci faceva compagnia. Alle sette avevamo già<br />

percorso circa 180 km, ma improvvisamente<br />

ci troviamo persone in motocicletta con bastoni<br />

che gridano : “FERMATEVI! Dove andate?<br />

Dovete tornare indietro!” Hanno lanciato<br />

diverse bastonate alla nostra jeep, hanno rotto<br />

i vetri e noi dentro eravamo terrorizzate<br />

e pregavamo. Le ragazze piangevano per la<br />

paura, io ho avuto il coraggio di scendere e<br />

dire loro che avevo la febbre, causata dalla<br />

malaria e dovevo andare in ospedale, ma non<br />

sono stata ascoltata. Per fortuna uno di loro<br />

ci è venuto in aiuto e ci ha accompagnato in<br />

una stazione della polizia. I nostri corpi erano<br />

coperti di polvere di vetro, ma non abbiamo<br />

riportato alcuna ferita. I poliziotti prima<br />

di farci descrivere l’accaduto, hanno usato<br />

molta cortesia nei nostri riguardi, offrendoci<br />

il the e successivamente accompagnandoci<br />

presso la casa religiosa delle Suore di Maria<br />

Bambina, dove abbiamo gustato la fraternità<br />

e l’accoglienza calorosa delle consorelle.<br />

Con loro, abbiamo condiviso per circa una<br />

settimana le nostre esperienze missionarie.<br />

La sera tutti scappano da casa per paura delle<br />

bombe e dei gruppi dei briganti che dove<br />

entrano distruggono tutto. Noi, insieme alle<br />

Suore di Maria Bambina, prendevamo i bambini<br />

disabili, circa una trentina, e andavamo<br />

a dormire, se così si può dire, all’aperto.<br />

Trascorsa la settimana, protette dalla polizia,<br />

siamo tornate nella nostra casa Berhampur.<br />

La comunità tutta era in grande angoscia,<br />

perché temeva la nostra fine, ma nel riabbracciarci<br />

sane e salve, hanno lodato il buon<br />

Dio per averci risparmiato dalle torture e così<br />

tutte insieme abbiamo ripreso forza e coraggio<br />

e abbiamo, insieme alla polizia, provveduto<br />

a sbloccare le suore che erano chiuse<br />

nelle comunità di Jubaguda e Kottogarth e<br />

che per molti giorni si erano rifugiate nella<br />

foresta.<br />

La notte del 27 ottobre abbiamo appreso la<br />

notizia che il segretario dell’Arcivescovo di<br />

Bhubaneswar della nostra diocesi di Jubaguda<br />

e Kottogarth è stato ucciso a colpi di<br />

bastoni dai briganti. Siamo provate, ma non<br />

distrutte, e comunque decise, con l’aiuto del<br />

Signore a proseguire la nostra missione.<br />

Verso la fine dell’anno la situazione è andata<br />

lentamente normalizzandosi e ora si respira<br />

un’aria di relativa tranquillità, anche se in<br />

molte parti dell’India gli animi si possono<br />

infiammare per un nonnulla.


Il giorno 28 dicembre 2008, presso il “Centro<br />

Comunitario Aiello Campomanfoli” di<br />

Castel San Giorgio, si è svolto un Torneo di<br />

Poker Texas Hold’em finalizzato alle adozioni<br />

a distanza.<br />

L’organizzazione, ASD Full River, presieduta<br />

da Enzo Pappalardo, già socio AMI,<br />

avrebbe voluto, con questo torneo, raggiungere<br />

l’obiettivo di sponsorizzare tre<br />

ragazzi indiani.<br />

Ma il risultato è stato addirittura superato!<br />

Grazie alle iscrizioni e alle offerte dei<br />

partecipanti alla serata, l’ASD Full River, è<br />

riuscita a… fare poker: infatti sosterrà ben<br />

quattro adozioni a distanza.<br />

Inoltre due giocatori, dopo essere entrati<br />

in contatto con l’associazione AMI onlus, i<br />

cui scopi e organizzazione erano stati spiegati<br />

e divulgati da Enzo e Maria Pappalardo<br />

durante la serata, hanno voluto accendere<br />

personalmente altre due adozioni.<br />

E infine, grazie alla raccolta di fondi tramite<br />

una comunity di poker, sono stati devoluti<br />

altri 500 $ per sostenere altre 2 adozioni<br />

a distanza.<br />

Poker di…<br />

sponsorizzazioni!<br />

Spesso leghiamo il gioco del poker a locali fumosi,<br />

sparatorie da saloon, bari dal sorriso affascinante<br />

o addirittura a persone che distruggono la propria<br />

vita travolte dalla mania del gioco. Ma avete mai<br />

pensato che fosse possibile collegare il poker a una<br />

sponsorizzazione? Il bello, in questo caso, è che si vince<br />

sempre: si vince un futuro più felice per un bambino o<br />

una bambina in difficoltà!<br />

Gli organizzatori sono stati naturalmente<br />

molto felici della riuscita della manifestazione,<br />

che è stata accolta con grande entusiasmo<br />

e partecipazione dai praticanti questo<br />

nuovo gioco, che sta imperversando in<br />

Italia.<br />

D’altronde sono stati coinvolti nell’iniziativa<br />

anche nomi importanti, sia di giocatori<br />

(Luca Pagano e Max Pescatori), sia di operatori<br />

del settore dei giochi on-line e non,<br />

sia i commercianti di Castel San Giorgio che<br />

hanno donato gadgets e premi.<br />

Un ringraziamento a tutti costoro da<br />

parte di Enzo Pappalardo, nella doppia<br />

veste di presidente di Full River<br />

e di socio AMI, e dei tanti volontari<br />

che non mancano mai di dare il loro<br />

contributo ogni volta che a Castel San<br />

Giorgio si organizzano manifestazioni<br />

a favore di AMI.<br />

Ora l’appuntamento è per l’ultima<br />

domenica del <strong>2009</strong>, con il “II Torneo<br />

di Poker Texas”, per la raccolta dei<br />

fondi che permetteranno di sostentare<br />

i giovani sponsorizzati e dare loro<br />

un futuro migliore e sicuro.<br />

SPONSORIZZAZIONI<br />

(ADOZIONI A DISTANZA)<br />

di Enzo Pappalardo<br />

sponsorizzami@amiweb.org<br />

51<br />

<strong>SHANTHI</strong>


Sin dai primi anni, l’AMI ha pensato<br />

che la sponsorizzazione (adozione<br />

a distanza) di bambini e<br />

di Cecilia Cremonesi<br />

ragazzi per sostenerli negli studi<br />

sponsorizzami@amiweb.org<br />

potesse costituire un valido strumento<br />

per favorire un loro progresso<br />

autonomo.<br />

Nelle realtà in cui operiamo cerchiamo di<br />

realizzare un progetto individuale, di studio<br />

o di formazione professionale, che favorisca,<br />

nel medio termine, l’inserimento nella realtà<br />

sociale e professionale locale e contemporaneamente<br />

diventino risorse per la stessa collettività.<br />

L’AMI segue attualmente circa 3.700 giovani.<br />

<strong>SHANTHI</strong><br />

SPONSORIZZAZIONI<br />

(ADOZIONI A DISTANZA)<br />

52<br />

Come effettuare<br />

un’adozione a distanza?<br />

Come primo passo, la persona o famiglia che<br />

desidera fare una sponsorizzazione (sponsor)<br />

contatta l’Associazione e dà comunicazione<br />

della propria disponibilità. Il passo successivo<br />

è l’invio da parte nostra di una scheda informativa<br />

del ragazzo/a individuata anche tenendo<br />

conto delle eventuali indicazioni dello<br />

sponsor circa il Paese (India, Brasile, Etiopia,<br />

ecc), l’età e il sesso.<br />

Solo dopo aver ricevuto la scheda lo sponsor<br />

invierà il contributo di 180 € annui, in una o<br />

più rate, con le modalità contenute nei documenti<br />

spediti assieme alla scheda.<br />

Eventuali eccedenze rispetto alla quota saranno<br />

comunque inviate al ragazzo/a.<br />

Da parte AMI vengono trattenuti 15 €: circa la<br />

metà serve a coprire le spese di gestione delle<br />

adozioni a distanza, l’altra metà per finanziare<br />

progetti e interventi di aiuto in loco.<br />

La cifra è sufficiente in generale per gli studi<br />

primari, mentre gli studi<br />

secondari assorbono interamente<br />

la cifra, in quanto comportano<br />

il soggiorno in college o<br />

l’iscrizione a scuole private.<br />

Grazie al tuo contributo<br />

un mondo diverso sarà possibile!<br />

Una o due volte all’anno riceviamo notizie<br />

sulla salute e sull’andamento scolastico dei<br />

ragazzi, che vengono distribuite agli sponsor.<br />

A seconda dell’età del ragazzo/a sarà possibile<br />

una corrispondenza diretta più frequente.<br />

Non è esclusa la possibilità di visitare sul luogo<br />

i giovani sostenuti e le realtà in cui vivono.<br />

La durata della sponsorizzazione è legata<br />

caso per caso alle esigenze del ragazzo/a, alla<br />

sua età e al tipo di studi; di regola essa è pluriennale<br />

anche se lo sponsor può decidere<br />

di interromperla, così come le Missioni possono<br />

trovarsi nella condizione di terminarla<br />

quando non sono più in grado di seguire il<br />

ragazzo/a.<br />

Nel caso di interruzione da parte dello sponsor<br />

chiediamo di essere informati tempestivamente<br />

in modo da consentire l’abbinamento<br />

del ragazzo/a ad un nuovo sponsor.<br />

Dove operiamo?<br />

INDIA<br />

La presenza maggiore è negli Stati del Kerala<br />

e Tamil Nadu, dove, in collaborazione con<br />

le Suore di Maria Bambina, seguiamo circa<br />

2.200 bambini in una trentina di località. Alcuni<br />

sono orfani e vivono presso le Suore,<br />

molti appartengono a famiglie povere e frequentano<br />

la scuola della Missione o hanno<br />

contatti coi piccoli dispensari che le Suore<br />

gestiscono in zone rurali o negli slum delle<br />

città.<br />

Ancora nel Tamil Nadu, a Pondicherry un<br />

centinaio di bambine/ragazze è seguito per<br />

l’asilo, il doposcuola e l’apprendimento<br />

dell’inglese.<br />

La nostra presenza nel continente indiano si<br />

estende anche ad altri Stati:<br />

Karnataka (India Sud-Occidentale): sostegno<br />

di una missione di suore nel distretto del<br />

Dharward che accoglie soprattutto ragazze<br />

povere.


I nostri punti di contatto<br />

Sede AMI e REDAzIONE <strong>SHANTHI</strong>:<br />

Cascina Robbiolo - via Aldo Moro, 7<br />

<strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />

Tel/Fax <strong>–</strong> Segreteria 02-45701705<br />

(apertura: mercoledì e venerdì sera)<br />

Bergamo:<br />

LE NOSTRE zONE<br />

035-713916<br />

Castel San Giorgio (SA): 081-951504<br />

Limena (PD): 049-8848183<br />

La Spezia: 0187-701114<br />

Mantova: 0376-245259<br />

Piacenza: 0523-896247<br />

Roma: 06-70453637<br />

Stiava (LU): 0584-970071<br />

SITO INTERNET:<br />

http://www.amiweb.org<br />

Bihar (India Nord-Orientale): sostegno di ragazze<br />

della comunità tribale dei Santals, una<br />

comunità antica ed emarginata; si consente<br />

loro di studiare, cercando al contempo di valorizzarne<br />

la tradizione culturale.<br />

West Bengala (India Orientale): sponsorizziamo<br />

ragazzi in età scolare, orfani o appartenenti<br />

a famiglie povere degli slum di Calcutta.<br />

Orissa (India Nord-Orientale): nel villaggio<br />

di Jubaguda, in una zona sperduta circondata<br />

da alte montagne, sorge il Jeevan Yyoti Hostel<br />

che accoglie un centinaio di bambine che<br />

studiano dalla prima alla settima classe. Un<br />

piccolo dispensario fornisce le prime cure<br />

mediche alla popolazione, malnutrita e affetta<br />

da molte malattie.<br />

BANGLADESH<br />

In questo stato, tra i più poveri al mondo, le<br />

Suore del Cuore Immacolato di Maria Regina<br />

gestiscono piccoli dispensari e centri dove le<br />

donne possono imparare taglio e cucito, per<br />

sostentare le loro famiglie. In tre villaggi abbiamo<br />

in corso circa 340 adozioni a distanza.<br />

BRASILE<br />

Rio de Janeiro: la baixada fluminense è una<br />

zona periferica tra le più violente del mondo;<br />

qui la sponsorizzazione assume il significato<br />

di una prevenzione, togliendo molti ragazzi<br />

dalla strada.<br />

Aiutiamo quattro gruppi di ragazzi: il primo<br />

frequenta la “Escola Nossa Senhora Aparecida”,<br />

una piccola scuola per i più poveri; il secondo<br />

è alla casa-asilo Sao Judas Tadeu di Heliopolis,<br />

dove i bambini passano la giornata; il<br />

terzo è quello dell’asilo di Xavantes, uno dei<br />

barios più miserabili e degradati della zona;<br />

il quarto è legato alla comunità di base di<br />

Sao Francisco de Assis. Due maestre seguono<br />

bambini e famiglie. Sempre nell’area di Rio,<br />

il Centro Arminda Marques segue i ragazzi<br />

nelle attività di dopo scuola, con le stesse finalità.<br />

San Paolo: nella Parrocchia periferica di Sao<br />

Filipe Neri, dei missionari italiani ci segnalano<br />

casi di bambini e ragazzi da sostenere negli<br />

studi. Per lo più hanno famiglie povere o<br />

disgregate.<br />

53<br />

<strong>SHANTHI</strong>


<strong>SHANTHI</strong><br />

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Abaetetuba (Stato del Parà): tramite un centro<br />

della “Pastorale dell’Infanzia”, organismo<br />

della Conferenza Episcopale Brasiliana<br />

(Cnbb), AMI ha iniziato l’adozione a distanza<br />

di 40 bambini con l’aiuto di un volontario<br />

italiano.<br />

ETIOPIA<br />

Nei dintorni di Addis Abeba, in collaborazione<br />

con le Suore della Divina Provvidenza di<br />

Piacenza, abbiamo in corso duecento sponsorizzazioni<br />

presso un asilo e una scuola che<br />

assistono i bambini ma anche la popolazione<br />

dei quartieri più poveri, che risente ancora<br />

gli effetti devastanti della guerra e della siccità.<br />

Recentemente abbiamo avviato altre 60<br />

sponsorizzazioni in Addis Abeba collaborando<br />

con l’Istituto Almaz. Con il Comune di<br />

Modalità di versamento dei contributi<br />

Addis Abeba è stato avviato, nel 2006, un programma<br />

di sostegno di oltre 120 bambini e<br />

ragazzi che frequentano le scuole pubbliche.<br />

NIGERIA<br />

A Ngugo, nello Stato di Imo, dal 1988 le “Figlie<br />

della Carità del Preziosissimo Sangue”<br />

gestiscono, con una ventina di suore, una<br />

scuola materna e una elementare. Di recente<br />

è stato costruito un orfanotrofio, la “Hope<br />

House”, che ospita tra gli altri bambini orfani<br />

di genitori vittime dell’AIDS.<br />

GUATEMALA<br />

A Chacaltè, a 40 km dalla costa del Pacifico,<br />

è sorta una struttura polivalente che ospita<br />

400 ragazzi che sono assistiti nello studio. La<br />

struttura, nata grazie all’impegno di Padre<br />

De Leon, di volontari locali e di un gruppo<br />

di universitari di La Spezia, si fa carico anche<br />

dell’assistenza sanitaria alla popolazione.<br />

COSTA D’AVORIO<br />

Tanda <strong>–</strong> Bandoukou: tramite l’Istituto Ravasco<br />

Suore della Congregazione figlie dei<br />

Sacri Cuori di Gesù e Maria, abbiamo finanziato<br />

corsi di alfabetizzazione in 12 villaggi in<br />

queste due aree.<br />

Tabagne: tramite l’Istituto Ravasco Suore<br />

della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di<br />

Gesù e Maria sosteniamo gli studi superiori<br />

di 30 ragazze.<br />

ALBANIA<br />

A Scutari, tramite l’Istituto Ravasco Suore<br />

della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di<br />

Gesù e Maria sosteniamo gli studi di 20 adolescenti.<br />

... e a breve: TOGO!<br />

Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la<br />

realizzazione di progetti, ricavi mercatini e/o feste<br />

C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Deutsche Bank <strong>–</strong> Ag. D via Pirelli, Milano<br />

n° Conto 000000012663 • ABI 03104 • CAB 01604 • CIN G<br />

IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663<br />

C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Banca Intesa San Paolo <strong>–</strong> Ag. 2140 via Pirelli, Milano<br />

n° Conto 000008724189 • ABI 03069 • CAB 09548 • CIN N<br />

IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189<br />

oppure<br />

C/C postale intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Via A.Moro 3 <strong>–</strong> <strong>2009</strong>0 Buccinasco (MI)<br />

n° Conto 20216206 • ABI 07601 • CAB 01600 • CIN P<br />

IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206<br />

Per bonifici relativi a: conferimento del mandato,<br />

quote referente estero, spese di traduzione<br />

e/o documenti, partecipazione a corsi pre<br />

o post adozione, e altro inerente l’adozione<br />

internazionale<br />

C/C bancario intestato:<br />

Amici Missioni Indiane ONLUS<br />

Banca Popolare Commercio e Industria<br />

Ag. 41 Milanofiori<br />

n° Conto 000000093651<br />

ABI 05048 • CAB 32460 • CIN T<br />

IBAN IT49 Z054 2832 4600 0000 0093 651


Relazione sulle entrate e<br />

uscite dell’associazione<br />

Nel 2008 l’Associazione Amici Missioni Indiane ONLUS ha conseguito<br />

Entrate per un totale di 2.299.003,05 euro (2.520.405,55 nel 2007) e<br />

ha sostenuto Uscite per un totale di 1.570.631,24 euro (1.822.266,26 nel<br />

2007); la Giacenza complessiva al 31.12.2008 è pari a 728.371,81 euro<br />

(69.8139,29 nel 2007); al netto del Fondo di Garanzia e dei Contributi futuri e<br />

sospesi, essa risulta pari a 592.728,78 euro (579.357,56 nel 2007)<br />

PROSPETTO CONSOLIDATO delle ENTRATE e delle USCITE (in Euro) al 31-dic-2008<br />

Descrizione Entrate Uscite Giacenze<br />

Fondo Garanzia Ente Morale 73.109,79<br />

Rimanenze nette anno precedente 579.357,56<br />

Interessi attivi 1.786,03<br />

Rendimento Fondo Garanzia 984,37<br />

Quote Sociali 33.945,00<br />

Contributi sponsorizzazioni 547.274,99<br />

Contributi Adozioni 173.000,00<br />

Contributi corsi pre e post adozione 48.559,48<br />

Contributi per traduzioni adozioni 366.667,00<br />

Donazioni e finanziamenti per aiuti 174.802,39<br />

Sottoscrizioni per progetti/aiuti 168.402,67<br />

Contributi volontari manifestazioni 63.439,05<br />

Associati e Sostenitori Conto Anticipi 59.533,24<br />

Proventi vari da destinare 3.000,00<br />

Offerte per pubblicazioni AMI 1.000,00<br />

Entrate varie 4.141,48<br />

Totale Entrate 2.299.003,05<br />

Progetti ed aiuti 335.181,98<br />

Sponsorizzazioni inviate 589.783,75<br />

Finanziamento progetti con 5 per mille IRPEF 54.914,49<br />

Reso contributi adozioni 7.900,00<br />

Spese organizzazione corsi adozioni 56.833,71<br />

Spese traduzioni/pratiche adozioni 73.108,54<br />

Rimborso spese pratiche A.I. a referenti esteri 281.599,92<br />

Manifestazioni 28.882,63<br />

Pubblicazioni AMI 49.498,87<br />

Sedi 23.819,59<br />

Spese postali - telef. - etc. 36.459,52<br />

Spese viaggi e rappresentanza 28.133,42<br />

Spese tenuta Conti Correnti 4.151,42<br />

Uscite varie 363,40<br />

Totale Uscite 1.570.631,24<br />

Titoli/Obbligazioni e Fondi Bilanciati 73.109,79<br />

Cassa (Contanti e assegni) 3.945,94<br />

C/C Bancari 536.373,73<br />

C/C Banco Posta 90.789,19<br />

Partite viaggianti 24.153,16<br />

Totale Giacenze 728.371,81<br />

TOTALI GENERALI 2.299.003,05 1.570.631,24 728.371,81<br />

Giacenza lorda al 31-dic-2008 728.371,81<br />

al netto di Conti anticipi 59.533,24<br />

Proventi vari da destinare 3.000,00<br />

Fondo Garanzia 73.109,79<br />

Giacenza netta al 31-dic-2008 592.728,78<br />

Nel corso del <strong>2009</strong> la Giacenza è interamente destinata a coprire voci di spesa già previste, in particolare: l’invio dei contributi delle sponsorizzazioni<br />

alle comunità in India, Bangladesh, Brasile, Etiopia, Guatemala e Nigeria, il rimborso spese a referenti esteri per pratiche di adozione in corso, il<br />

finanziamento di progetti già avviati nel corso del 2008 e di quelli identificati ma in corso di definizione nel <strong>2009</strong>. È inoltre in corso la valutazione di<br />

un allargamento dell’attuale sede amministrativa. La stima dei fondi da inviare a tali scopi è pari a circa 687.000,00 euro.<br />

B I L A N C I O<br />

55<br />

<strong>SHANTHI</strong>

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