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Foto di Claudio Porcarelli - Miss Italia

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«Semplicità, eleganza e il desiderio <strong>di</strong> tante ragazze <strong>di</strong><br />

‘fare il Cinema’: sono i primi aspetti che nella mia mente<br />

emergono quando ripenso agli anni ’40 e, in particolare,<br />

al periodo post bellico. Quando nel 1946 ho vinto il titolo<br />

<strong>di</strong> ‘<strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong> a furor <strong>di</strong> popolo’, lo stile, la classe dominavano<br />

la Sala delle Feste dell’Hotel ‘Isole Borromeo’ <strong>di</strong><br />

Stresa: dominavano lo smoking degli uomini e gli abiti alla<br />

moda delle donne. Una ‘cerimonia’ specchio dei tempi.<br />

L’elezione avvenne in un clima come se si stesse scegliendo<br />

il presidente della repubblica. D’incanto successe<br />

il finimondo e volarono le se<strong>di</strong>e poiché ai miei sostenitori<br />

non piacque il cambio <strong>di</strong> rotta della giuria. Che bellezza!<br />

Gli organizzatori furono costretti a chiamare la Polizia <strong>di</strong><br />

rinforzo ai due carabinieri presenti per il gala dell’elezione.<br />

Insomma, sobrietà e gran<strong>di</strong> passioni.<br />

Sono stati anni meravigliosi, non solo quelli del periodo <strong>di</strong><br />

cui parliamo, ma anche quelli successivi, fino a metà degli<br />

’80: ho nostalgia soltanto dell’eleganza che abbiamo perduto.<br />

Oggi la gente va all’Opera vestita come vuole. Naturalmente<br />

ognuno è libero, ma il rispetto degli ambienti<br />

che ci accolgono deve sempre essere al primo posto.<br />

Eravamo attratte dalla ricerca <strong>di</strong> notorietà. Tutte le donne<br />

volevano fare le attrici, <strong>di</strong> certo per il guadagno, ma<br />

essenzialmente per farsi vedere, conoscere, uscire finalmente<br />

alla ribalta dopo la paura e l’isolamento della guerra.<br />

Tutte volevano fare qualcosa nel Cinema, pur <strong>di</strong> fare.<br />

I nostri abiti erano semplici, ma chic, <strong>di</strong> grande qualità.<br />

La moda era favolosa. Il nudo? C’era eccome, ma era un<br />

fatto <strong>di</strong> seduzione, non <strong>di</strong> pelle scoperta: una sottoveste<br />

nera, una bretellina che scende … poi risale … tutto vero.<br />

Quando abbiamo girato ‘Bellezze in bicicletta’, uno dei<br />

miei tanti film <strong>di</strong> quell’epoca, le scene erano <strong>di</strong> un’innocenza<br />

esemplare, ma in grado ugualmente <strong>di</strong> attrarre e <strong>di</strong><br />

turbare.<br />

Questi, in poche parole, i miei anni. Ma non vivo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>,<br />

se pur straor<strong>di</strong>nari. Avrei ancora tanto da <strong>di</strong>re.<br />

Succedeva a <strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong>…<br />

Silvana Pampanini<br />

‘<strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong> ad honorem’ nel 1946<br />

Nel clima della guerra, gli italiani sono confortati da un<br />

concorso, tutto foto e sorrisi, un’idea geniale <strong>di</strong> Dino Villani:<br />

‘Cinquemila per un sorriso’. Prima dell’interruzione<br />

causata dalla guerra si svolgono tre e<strong>di</strong>zioni: è un fenomeno<br />

straor<strong>di</strong>nario. La prima vincitrice è Isabella Verney.<br />

Dopo la guerra, il cinema si accorge subito del Concorso,<br />

che intanto è <strong>di</strong>ventato ‘<strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong>’. Il primo nome famoso<br />

è quello <strong>di</strong> Silvana Pampanini, ‘<strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong> ad Honorem’<br />

nel ’46. Poi, Gina Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago,<br />

Gianna Maria Canale, Lucia Bosè, Fulvia Franco.

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