01.06.2013 Views

Foto di Claudio Porcarelli - Miss Italia

Foto di Claudio Porcarelli - Miss Italia

Foto di Claudio Porcarelli - Miss Italia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

«Lo stile non si inventa e non si compra. Con lo stile si<br />

nasce. Incontriamo tanti personaggi con abiti favolosi,<br />

però senza stile, ce ne accorgiamo subito. Lo stile fa la<br />

<strong>di</strong>fferenza tra le donne eleganti e quelle che non lo sono.<br />

E’ come lo charme, la personalità, il modo <strong>di</strong> porsi».<br />

Elsa Martinelli, lo può <strong>di</strong>re: 70 film, fotomodella, prima<br />

donna italiana apparsa sulle copertine delle riviste <strong>di</strong> tutto<br />

il mondo proprio per il suo stile, lo stesso <strong>di</strong> Audrey<br />

Hepburn. Elsa, “l’irresistibile leggerezza dell’essere”, “il<br />

simbolo dell’anticonformismo formato cinemascope”, prima<br />

donna italiana a portare la minigonna. Senza scandali.<br />

«Il grande riconoscimento nel mondo della moda italiana<br />

– spiega - si deve ad un signore amante e conoscitore<br />

del ‘bello’ in tutte le sue espressioni, dall’architettura alla<br />

decorazione, fino a gettarsi a capofitto nel valorizzare i<br />

talenti della moda italiana, Emilio Pucci. Insieme alle sorelle<br />

Fontana, a Krizia e ad altri, dopo aver convinto gli<br />

americani dei gran<strong>di</strong> store a venire in <strong>Italia</strong>, nel ‘55 organizzò<br />

nella sala Bianca <strong>di</strong> Palazzo Pitti, a Firenze, la prima<br />

sfilata della nostra alta moda che entrò <strong>di</strong> forza in competizione<br />

con quella francese, fino ad allora senza rivali. Fu<br />

nel ‘60 che emersero due gran<strong>di</strong> talenti che ancora oggi,<br />

seppur con stili <strong>di</strong>fferenti, hanno raggiunto un successo<br />

mon<strong>di</strong>ale: Valentino e Roberto Capucci, artigiani e creatori<br />

<strong>di</strong>versi con un uguale obiettivo, quello <strong>di</strong> rendere la<br />

donna unica, bella, elegante. Capucci, il mio primo grande<br />

coutier, Saint Laurent, che mi ha vestita per 15 anni,<br />

Chanel: ecco com’era rappresentato lo stile delle donne.<br />

C’era un’altra <strong>Italia</strong> dove in tutti i ceti sociali venivano rispettate<br />

le regole dell’educazione e del reciproco rispetto.<br />

Trovavi l’alta società accanto al rispettabilissimo ceto<br />

me<strong>di</strong>o, me<strong>di</strong>ci ingegneri, avvocati, artisti. Le donne, <strong>di</strong><br />

qualsiasi età, erano vestite in modo giusto nel luogo giusto<br />

e da sempre, a Venezia, lo smoking e l’abito da sera<br />

erano obbligatori senza che nessuno soffrisse per aver<br />

un cravattino intorno al collo.<br />

A teatro si andava in abito scuro e le donne avevano<br />

piccoli abiti da sera. Dominavano i sempre famosi tubini,<br />

anche per le giovani ragazze, e nei ristoranti o nelle<br />

trattorie caratteristiche ci si presentava con una certa eleganza,<br />

con piccoli tailleur e tacchi alti. Era impensabile<br />

che, come oggi, qualcuno si presentasse in bermuda e<br />

scarpe da tennis, sia che fossimo a Trastevere o in Via<br />

Veneto. I capelli erano sempre a posto e, se si andava nei<br />

ristoranti con l’orchestra, o nei Piano bar, come Oliviero<br />

in Via Emilia, dove al caffè si poteva ballare con la famosa<br />

orchestra dell’Equipe 84, o all’Osteria dell’Orso, ex Cabala,<br />

si trovava la crème de la crème della società italiana.<br />

Fu certo l’influenza e il successo dell’alta moda e il<br />

pret-à- porter degli anni ’60, che ormai appariva su tutte<br />

le riviste <strong>di</strong> moda, ad aiutare un’intera generazione,<br />

con cifre poco <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose, a inventarsi il proprio stile.<br />

Oggi la globalizzazione ha portato all’appiattimento della<br />

personalità. Nella mia prima esperienza <strong>di</strong> fotomodella,<br />

anche se una ragazza faceva il boom con i capelli rossi,<br />

noi ci imponevamo ugualmente con i nostri capelli bion<strong>di</strong>,<br />

o bruni; nessuna <strong>di</strong> noi ha mai copiato un’altra nel trucco<br />

o cercando <strong>di</strong> imitarne la personalità.<br />

Oggi le strade sono incolori, ricoperte <strong>di</strong> un manto uniforme,<br />

quasi sempre scuro. Ragazzi e ragazze sono vestiti<br />

e pettinati tutti allo stesso modo, figli <strong>di</strong> una sola famiglia,<br />

quella che trova inutile guardarsi allo specchio prima <strong>di</strong><br />

uscire. Che orrore!».<br />

Succedeva a <strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong>…<br />

Elsa Martinelli<br />

Attrice e modella<br />

Vincono in questi anni due sorelle, Layla e Alba Rigazzi,<br />

la prima nel 1960, la seconda a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cinque e<strong>di</strong>zioni,<br />

mentre Marisa Jossa accompagnerà 27 anni dopo<br />

la figlia Roberta Capua a vincere lo stesso titolo. Il 1960<br />

è l’anno <strong>di</strong> Stefania Sandrelli, Ombretta Colli, Maria Grazia<br />

Buccella, <strong>di</strong>ventate poi famose. Nel 1968, in piena<br />

contestazione giovanile, che non toccherà comunque il<br />

concorso, anche se si farà sentire qualche anno dopo per<br />

mano delle femministe, si afferma una ragazza calabrese,<br />

Graziella Chiappalone, che <strong>di</strong>ce no a Visconti e a Fellini<br />

e sceglie la strada dello stu<strong>di</strong>o, dell’insegnamento e della<br />

famiglia. Anche questo è “<strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong>”. Tra la fine degli anni<br />

Cinquanta e in questi tempi sono <strong>di</strong> casa a <strong>Miss</strong> <strong>Italia</strong> le<br />

stiliste, anzi le sarte Biki, Germana Marucelli, Clara Centinaro<br />

e, in futuro, Renato Balestra e Sarli.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!