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Ecografia colecisti - Ferrariradiologia.it

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Colecisti<br />

L’esame ecografico cost<strong>it</strong>uisce la più immediata<br />

opportun<strong>it</strong>à di diagnosi nello studio della <strong>colecisti</strong><br />

normale o patologica. Infatti esso permette di esaminare<br />

in maniera accurata e semplice sia il contenuto<br />

della <strong>colecisti</strong> che la struttura delle sue pareti.<br />

Inoltre, nello stesso esame, è possibile studiare<br />

con precisione le altre componenti del sistema<br />

epato-biliare e, nell’insieme, tutte le strutture addominali<br />

del paziente. La presenza ormai capillare<br />

degli apparecchi nelle strutture san<strong>it</strong>arie, i costi<br />

relativamente contenuti dell’esame, la sua rapid<strong>it</strong>à<br />

di esecuzione, la possibil<strong>it</strong>à di ripetizione dell’esame,<br />

l’assenza dimostrata di danno procurato dall’esame<br />

ecografico, hanno di fatto sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o sia la<br />

colecistografia che la colangiografia con l’esame<br />

ecografico.<br />

Tecnica e metodologia<br />

T. Abbattista<br />

C. Spallacci<br />

M. Durastanti<br />

F.S. Ferrari<br />

P. Busilacchi<br />

Lo studio ecografico della <strong>colecisti</strong> e delle vie biliari<br />

richiede una preparazione del paziente che<br />

deve essere digiuno da almeno 6-8 ore. Questo<br />

consente la massima distensione della <strong>colecisti</strong> e di<br />

conseguenza la corretta valutazione delle sue pareti<br />

e permette di ridurre il contenuto dello stomaco<br />

e del duodeno, che potrebbe rendere difficoltosa la<br />

visualizzazione corretta della <strong>colecisti</strong> e delle vie<br />

biliari nonché del pancreas.<br />

La <strong>colecisti</strong> si può studiare con sonde convex,<br />

microconvex o lineari in casi diversi a seconda dell’hab<strong>it</strong>us<br />

del paziente o della proiezione.<br />

Le sonde più adatte per valutare le pareti della<br />

<strong>colecisti</strong> sono le sonde lineari da 5 MHz perché la<br />

<strong>colecisti</strong> è s<strong>it</strong>uata vicino ai piani superficiali.<br />

In caso di obes<strong>it</strong>à o di meteorismo intestinale si<br />

possono sfruttare le scansioni intercostali per le<br />

quali sono preferibili le sonde microconvex che<br />

hanno una piccola superficie di appoggio; la frequenza<br />

di 5 MHz, in questi casi, non è adeguata<br />

perché la penetrazione del fascio ultrasonoro non<br />

è sufficiente. Si rende necessaria quindi la frequenza<br />

di 3,5 MHz. A ciò consegue l’allargamento<br />

del fascio ultrasonoro con conseguente riduzione<br />

della risoluzione spaziale. È possibile tuttavia in<br />

questi casi che non vengano riconosciute alcune<br />

formazioni l<strong>it</strong>iasiche perché possono non presentare<br />

il caratteristico cono d’ombra. Il cono d’ombra<br />

può, allo stesso modo, non essere dimostrabile se<br />

si trova al di fuori della zona focale del fascio ultrasonoro<br />

o se si trova ad una eccessiva distanza dal<br />

fascio medesimo [6, 7, 14, 15, 20] .<br />

47<br />

787


ECOGRAFIA CLINICA<br />

788<br />

Questi tipi di problematiche possono essere aggirate<br />

in modo dinamico modificando la direzione<br />

del fascio ultrasonografico durante l’esecuzione<br />

dell’esame.<br />

Al contrario nel caso in cui la <strong>colecisti</strong> si trova<br />

molto in superficie e con parete addominale sottile<br />

è consigliabile utilizzare sonde con frequenza<br />

più elevata o utilizzare distanziatori a base di gel siliconato<br />

per poter studiare le sue pareti in modo<br />

ottimale ed ev<strong>it</strong>are gli artefatti da riverberazione e<br />

quelli da campo vicino.<br />

Per una visione ottimale della parete della <strong>colecisti</strong><br />

si possono utilizzare nuovi software come<br />

l’imaging di II armonica o il “cross beam” che consentono<br />

una raffinata visualizzazione delle pareti<br />

della <strong>colecisti</strong>. L’introduzione dell’imaging tessutale<br />

di II armonica ad esempio può risolvere<br />

molti problemi relativi all’esame della <strong>colecisti</strong><br />

esegu<strong>it</strong>a in pazienti “difficili” perché migliora notevolmente<br />

l’immagine. L’imaging di II armonica<br />

è prodotto dalle vibrazioni dei tessuti mentre l’impulso<br />

li attraversa ed è formato da frequenze multiple<br />

di quella fondamentale. Separando queste<br />

frequenze da quella fondamentale si ottiene l’imaging<br />

di seconda armonica. In questo modo viene<br />

migliorata la visualizzazione delle strutture profonde<br />

e si riducono gli artefatti. Nel caso della <strong>colecisti</strong>,<br />

quindi, migliora la rappresentazione delle<br />

sue pareti e si visualizzano in modo ottimale le<br />

formazioni polipoidi, la l<strong>it</strong>iasi e tutte le masse intra<strong>colecisti</strong>che.<br />

Ci sono diverse scansioni da poter effettuare<br />

per lo studio della <strong>colecisti</strong> con il paziente in vari<br />

decub<strong>it</strong>i. In ogni scansione il paziente deve essere<br />

in apnea inspiratoria tranne in quella intercostale.<br />

Il paziente inizialmente viene posizionato supino<br />

con approccio sottocostale; deve essere in apnea<br />

inspiratoria profonda, affinché il fegato venga<br />

spinto verso il basso dal diaframma per ottenere<br />

con il lobo destro del fegato l’opportuna finestra<br />

acustica al fascio ultrasonoro. Si individua la <strong>colecisti</strong><br />

facendo riferimento al legamento falciforme<br />

del fegato in ipocondrio destro e si possono effettuare<br />

scansioni sul piano assiale che consentono la<br />

visualizzazione dell’organo dal fondo all’infundibulo<br />

(fig. 47.1), poi ruotando il trasduttore lungo<br />

l’asse maggiore della <strong>colecisti</strong> si effettuano le scansioni<br />

long<strong>it</strong>udinali.<br />

Il paziente viene poi esaminato in decub<strong>it</strong>o laterale<br />

sinistro con scansioni assiali e long<strong>it</strong>udinali.<br />

È preferibile sfruttare tutte le scansioni di tutti<br />

i decub<strong>it</strong>i per uno studio completo dell’organo.<br />

Fig. 47.1. Colecisti normale dal fondo all’infundibulo.<br />

Il paziente può essere esaminato anche in decub<strong>it</strong>o<br />

prono con scansioni intercostali per visualizzare<br />

formazioni l<strong>it</strong>iasiche infundibulari: in questa<br />

posizione la parte più declive della <strong>colecisti</strong><br />

diventa il fondo e le formazioni l<strong>it</strong>iasiche mobili<br />

tendono a spostarsi, inoltre tale scansione consente<br />

di ev<strong>it</strong>are i fastidiosi artefatti del colon e del<br />

duodeno. Questo ultimo contrae un intimo rapporto<br />

con la <strong>colecisti</strong>: i coni d’ombra dell’aria<br />

infatti possono essere scambiati per formazioni<br />

l<strong>it</strong>iasiche.<br />

In caso di obes<strong>it</strong>à, o in caso di posizioni sottocostali<br />

della <strong>colecisti</strong>, come già accennato, si utilizzano<br />

le scansioni intercostali a paziente prono<br />

e fortemente obliquato a sinistra. Questo approccio<br />

consente una valutazione idonea della <strong>colecisti</strong><br />

visualizzata attraverso il lobo epatico destro<br />

mentre il paziente respira tranquillamente al riparo<br />

dagli artefatti dovuti alle anse intestinali<br />

adiacenti (fig. 47.2). In alcuni pazienti la parete<br />

posteriore della <strong>colecisti</strong> è strettamente adiacente<br />

al duodeno, il cui contenuto può dar luogo a coni<br />

d’ombra che si possono confondere con patologie<br />

della <strong>colecisti</strong>. In questi casi può essere utile<br />

Fig. 47.2. Colecisti visualizzata attraverso il lobo epatico<br />

destro, con rene destro sottostante.


Fig. 47.3. La <strong>colecisti</strong> normalmente,<br />

nei pazienti non a digiuno, è<br />

contratta e presenta ispessimento<br />

delle pareti.<br />

far bere al paziente dell’acqua con lo scopo di distendere<br />

le pareti del duodeno per poter meglio<br />

visualizzare la <strong>colecisti</strong>. Addir<strong>it</strong>tura in alcuni casi,<br />

quando il duodeno è pieno di liquido, sovrapponendosi<br />

alla <strong>colecisti</strong> la può mimare. La <strong>colecisti</strong><br />

si presenta in diverse morfologie a seconda dello<br />

stato funzionale dell’apparato digerente. La <strong>colecisti</strong><br />

normalmente, nei pazienti non a digiuno, è<br />

contratta e presenta ispessimento delle pareti (fig.<br />

47.3). Tale stato funzionale tuttavia è fisiologico<br />

e praticamente indistinguibile dalla <strong>colecisti</strong> contratta<br />

per cause patologiche e con pareti ispess<strong>it</strong>e,<br />

quindi, in caso di tale riscontro ecografico è necessario<br />

assicurarsi che il paziente abbia esegu<strong>it</strong>o<br />

la corretta preparazione.<br />

Infine una scansione meno utilizzata ma ugualmente<br />

importante per la visualizzazione completa<br />

del dotto cistico è quella del Trendelemburg con<br />

un cuscino sotto il bacino del paziente: in alcuni<br />

casi è l’unico modo per individuare il maggior asse<br />

del dotto cistico.<br />

Anatomia normale<br />

La <strong>colecisti</strong> è parzialmente contenuta in una<br />

fossa della superficie inferiore del lobo destro del<br />

fegato e si estende quasi dall’estrem<strong>it</strong>à destra dell’ilo<br />

sino al margine inferiore. La sua superficie<br />

superiore è attaccata al fegato da connettivo; la<br />

superficie inferiore e i lati sono coperti dal per<strong>it</strong>oneo<br />

che ha rivest<strong>it</strong>o la superficie adiacente del<br />

fegato. Qualche volta la <strong>colecisti</strong> è completamente<br />

rivest<strong>it</strong>a da per<strong>it</strong>oneo e può essere connessa al<br />

fegato da un breve mesenterio (mesociste). La<br />

<strong>colecisti</strong> è lunga circa 7-10 centimetri, larga 3 centimetri<br />

nella sua porzione più ampia ed ha una<br />

capac<strong>it</strong>à di circa 30-50 millil<strong>it</strong>ri. La <strong>colecisti</strong> è<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da un fondo, da un corpo e da un collo.<br />

Il fondo, o estrem<strong>it</strong>à slargata, è diretto in basso, in<br />

avanti e a destra. Sporge dal margine inferiore del<br />

fegato ed ha rapporti con la superficie interna<br />

della parete addominale anteriore, all’altezza della<br />

nona cartilagine costale destra, dietro al punto in<br />

cui il margine laterale del muscolo retto dell’addome<br />

destro incrocia il margine costale; nella<br />

parte posteriore il fondo ha rapporti con il colon<br />

trasverso, in prossim<strong>it</strong>à del suo inizio. Questi rapporti<br />

cambiano in modo considerevole quando la<br />

<strong>colecisti</strong> scende più in basso nell’addome e questo<br />

avviene spesso nelle donne molto magre. Il fondo<br />

della <strong>colecisti</strong> è completamente ricoperto da per<strong>it</strong>oneo.<br />

Il corpo è diretto in alto, indietro e a sinistra.<br />

Vicino all’estrem<strong>it</strong>à destra dell’ilo si continua<br />

con il collo. La superficie superiore del collo è in<br />

rapporto con il fegato, quella inferiore con la<br />

parte destra del colon trasverso e, più indietro,<br />

con la parte superiore e con la porzione più alta<br />

della parte discendente del duodeno. Il collo è<br />

stretto, si incurva in alto e in avanti e poi, girando<br />

bruscamente indietro e in basso, si continua nel<br />

dotto cistico; in questo punto di passaggio fra<br />

collo e dotto cistico si trova un restringimento. Il<br />

collo è un<strong>it</strong>o al fegato da connettivo lasso in cui<br />

COLECISTI<br />

789


ECOGRAFIA CLINICA<br />

790<br />

decorre l’arteria cistica. Dalla parete destra del<br />

collo della <strong>colecisti</strong> può sporgere in basso e indietro<br />

verso il duodeno una piccola tasca, chiamata<br />

tasca di Hartmann (originariamente descr<strong>it</strong>ta da<br />

Broca) e per molto tempo considerata come un<br />

aspetto costante e normale della <strong>colecisti</strong>. Tuttavia<br />

alcune ricerche di Davies e Harding hanno dimostrato<br />

che questa formazione è sempre associata a<br />

condizioni patologiche, specialmente a dilatazione.<br />

Quando la tasca è molto evidente, il dotto<br />

cistico origina dalla sua parete superiore e sinistra<br />

e non dalla parte che corrisponde all’apice della<br />

<strong>colecisti</strong>. Il dotto cistico lungo da 3 a 4 centimetri<br />

si porta indietro in basso e a sinistra a partire dal<br />

collo della <strong>colecisti</strong> e si unisce al dotto epatico comune<br />

per formare il coledoco; per un breve tratto<br />

è parallelo al dotto epatico comune cui aderisce<br />

prima di unirsi. Il punto di unione si trova di sol<strong>it</strong>o<br />

sotto l’ilo epatico ma qualche volta può trovarsi<br />

ad un livello assai più basso. In quest’ultimo caso,<br />

il dotto cistico decorre nel margine libero destro<br />

del piccolo omento. La vascolarizzazione della<br />

<strong>colecisti</strong> è formata dall’arteria cistica che deriva<br />

dal ramo destro dell’arteria epatica e passa dietro<br />

ai condotti epatico e cistico per raggiungere la superficie<br />

superiore del collo della <strong>colecisti</strong>, dove si<br />

dirige in basso e in avanti prima di dividersi in rami<br />

superficiali e profondi. I primi si dividono sulla<br />

superficie inferiore della <strong>colecisti</strong> e i profondi in<br />

quella superiore. Le vene cistiche raccolgono il<br />

sangue dalla <strong>colecisti</strong> e variano notevolmente. La<br />

<strong>colecisti</strong> mostra spesso varianti anatomiche normali<br />

di forma e dimensioni; in rari casi può essere<br />

duplice, con due dotti distinti o con un dotto cistico<br />

unico. Il punto di giunzione del dotto epatico<br />

comune e del dotto cistico può essere s<strong>it</strong>uato in<br />

posizioni diverse: nell’ilo oppure dietro oppure<br />

sotto il tratto superiore del duodeno. Il fondo, il<br />

corpo ed il collo della <strong>colecisti</strong>, pur presentando la<br />

stessa cost<strong>it</strong>uzione, differiscono per la configurazione<br />

interna. La parete della <strong>colecisti</strong> è formata<br />

da una tonaca mucosa, da una tonaca fibro-muscolare<br />

e da una tonaca sierosa. La tonaca sierosa<br />

ricopre incompletamente il viscere. La tonaca<br />

mucosa si solleva in numerose pieghe permanenti<br />

che variano in altezza secondo lo stato di distensione<br />

del viscere. Le pieghe maggiori si suddividono<br />

ripetutamente assumendo un aspetto ramificato.<br />

Le pieghe in cui si solleva la mucosa <strong>colecisti</strong>ca<br />

si anastomizzano a rete delim<strong>it</strong>ando cripte<br />

simili a quelle del condotto epatico, ma molto più<br />

grandi di queste. Questo tipo di configurazione<br />

interna si nota nel fondo e nel corpo della coleci-<br />

sti ma manca del tutto nel collo, dove la tonaca<br />

mucosa si solleva in pieghe rare e long<strong>it</strong>udinali e<br />

presenta in superficie piccole depressioni puntiformi.<br />

Il dotto cistico è lungo da 3 a 4 centimetri.<br />

La parete del dotto cistico è formata da una tonaca<br />

mucosa e da una tonaca fibro-muscolare. La<br />

tonaca mucosa presenta un assetto abbastanza caratteristico<br />

perché si solleva in pieghe permanenti,<br />

che variano per numero e spessore e che sono<br />

orientate obliquamente in un dispos<strong>it</strong>ivo spiraliforme<br />

che nell’insieme cost<strong>it</strong>uisce la cosiddetta<br />

valvola di Heister. Alla formazione delle pieghe<br />

che cost<strong>it</strong>uiscono la valvola spirale di Heister<br />

prendono parte, oltre alla tonaca mucosa, anche<br />

fascetti muscolari lisci, provenienti dalla tonaca fibro-muscolare.<br />

Bisogna osservare che la valvola<br />

spirale può generare artefatti da ombra acustica il<br />

che potrebbe trarre in inganno nella diagnosi di<br />

calcolo incuneato nel dotto cistico. Le varianti<br />

anatomiche del dotto cistico e del resto dei dotti<br />

epatici principali, dei dotti epatico comune e coledoco<br />

sono frequenti nella popolazione. Il punto di<br />

confluenza del dotto cistico nel dotto epatico comune<br />

è soggetto ad una grande variabil<strong>it</strong>à di posizione.<br />

Di sol<strong>it</strong>o il punto di giunzione si trova immediatamente<br />

dopo l’ilo epatico. Tuttavia si possono<br />

avere delle giunzioni tra il dotto cistico e il<br />

coledoco nel tratto intrapancreatico del coledoco,<br />

a livello del coledoco prepancreatico e nel dotto<br />

epatico destro. Il dotto cistico infine può attraversare<br />

in senso latero-mediale il dotto epatico comune<br />

sia posteriormente che anteriormente effettuando<br />

poi una curva diretta lateralmente e<br />

congiungendosi ad esso presso il suo margine mediale.<br />

Di sol<strong>it</strong>o all’esame ecografico non si riesce<br />

ad individuare l’esatto punto della confluenza del<br />

dotto cistico nel dotto epatico comune perciò generalmente<br />

si usa il termine di via biliare principale<br />

per intendere il sistema escretore biliare extraepatico.<br />

Anatomia ecografica normale<br />

La <strong>colecisti</strong> è s<strong>it</strong>uata nella fossetta cistica sulla<br />

faccia inferiore del fegato ed è in rapporto con il<br />

lobo epatico destro a destra, con il lobo quadrato<br />

a sinistra, l’ilo epatico posteriormente e il margine<br />

anteriore del fegato anteriormente. È ricoperta<br />

da per<strong>it</strong>oneo e, come già visto, presenta spesso<br />

varianti anatomiche di forma e di unione del<br />

dotto cistico al coledoco.


Possono essere necessari aggiustamenti della<br />

sonda per una corretta visualizzazione; l’asse principale<br />

della <strong>colecisti</strong> è obliquo; la porzione ventrale<br />

della <strong>colecisti</strong> è posizionata superficialmente in<br />

contatto con la parete addominale.<br />

La <strong>colecisti</strong> misura in media 10 cm di lunghezza<br />

e 3 cm di larghezza (il corpo da solo misura<br />

circa 8 cm). Si considera distesa una <strong>colecisti</strong> con<br />

un diametro trasverso di 4 cm tenendo sempre<br />

presente che in un long<strong>it</strong>ipo si deve considerare<br />

un diametro trasverso di 5 cm.<br />

La <strong>colecisti</strong> è dilatata nel digiuno e spesso nei<br />

diabetici, in gravidanza nei pancreat<strong>it</strong>ici e nelle<br />

terapie con anticolinergici.<br />

La parete anteriore della <strong>colecisti</strong> è ben visualizzabile<br />

a patto che il fascio di ultrasuoni sia perfettamente<br />

perpendicolare alla parete stessa ed ha<br />

un aspetto sottile ed ecogeno; non deve superare<br />

i 3 mm di spessore. La parete posteriore è invece<br />

più difficile da valutare a causa dei numerosi<br />

artefatti che produce la parete stessa.<br />

In casi dubbi è particolarmente importante<br />

modificare i decub<strong>it</strong>i del paziente: l’accentuazione<br />

del decub<strong>it</strong>o laterale sinistro può infatti spostare<br />

la <strong>colecisti</strong> in basso in modo da ev<strong>it</strong>are l’aria<br />

del duodeno che può produrre numerosi artefatti.<br />

La <strong>colecisti</strong> contrae rapporti anche con il rene<br />

destro; questo rapporto è più evidente nel long<strong>it</strong>ipo<br />

in cui l’organo essendo di forma particolarmente<br />

allungata può adagiarsi su di esso. La <strong>colecisti</strong><br />

in questi casi ha diametro scarso nelle scansioni<br />

assiali.<br />

Innanz<strong>it</strong>utto bisogna ricordare che il tipo morfologico<br />

del paziente condiziona la forma della <strong>colecisti</strong><br />

che nel paziente normotipo è allungata nelle<br />

scansioni long<strong>it</strong>udinali e ovalare nelle scansioni<br />

assiali. Nel brach<strong>it</strong>ipo la <strong>colecisti</strong> è tendenzialmente<br />

rotondeggiante in tutte le scansioni.<br />

Esistono numerose varianti di forma della <strong>colecisti</strong><br />

(fig. 47.4) non patologiche di per sé, a meno di<br />

non creare delle zone escluse dal circolo biliare con<br />

conseguenti manifestazioni sintomatiche [11] .<br />

La ottimale visualizzazione delle pareti della <strong>colecisti</strong>,<br />

consent<strong>it</strong>a dalle nuove apparecchiature ecografiche,<br />

permette di vedere a <strong>colecisti</strong> contratta<br />

tre strati parietali: due iperecogeni esterno ed interno<br />

che si riferiscono rispettivamente alla mucosa<br />

e alla avventizia e uno ipoecogeno centrale che<br />

rappresenta lo strato muscolare. Anche gli esami<br />

complementari color e power Doppler, sempre<br />

più sensibili, consentono la valutazione della vascolarizzazione<br />

delle pareti della <strong>colecisti</strong>, anche in<br />

questo caso maggiormente evidenti se la <strong>colecisti</strong><br />

Fig. 47.4. Esistono numerose varianti non patologiche di<br />

forma della <strong>colecisti</strong>, una delle più frequenti è quella con il<br />

fondo ripiegato sul corpo.<br />

è contratta. Lo studio della vascolarizzazione parietale<br />

è importante anche in caso di <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta soprattutto se in paziente non a digiuno.<br />

Comunque sia la posizione che le dimensioni<br />

della <strong>colecisti</strong> sono molto variabili. Alcune volte la<br />

loggia <strong>colecisti</strong>ca si approfonda nel parenchima<br />

epatico e la <strong>colecisti</strong> appare circondata dal parenchima<br />

stesso. Questo quadro anatomico viene<br />

chiamato <strong>colecisti</strong> intraepatica ed è da porre in diagnosi<br />

differenziale con la vera e propria cisti epatica.<br />

La <strong>colecisti</strong> può anche essere un<strong>it</strong>a all’ilo epatico<br />

soltanto attraverso il collo: in questo caso il suo<br />

corpo e fondo, che sono mobili, si possono trovare<br />

a livello della fossa iliaca destra o perfino dello<br />

scavo pelvico, questo dipende dalla posizione del<br />

paziente. In altri casi possiamo avere la presenza<br />

del fondo della <strong>colecisti</strong> ripiegato su sé stesso che<br />

assume quindi l’aspetto a “berretto frigio”. Questo<br />

comporta la difficoltà di valutare il lume del viscere.<br />

In molti casi è efficace il semplice cambiamento<br />

di decub<strong>it</strong>o del paziente per estendere il fondo<br />

della <strong>colecisti</strong>. Di frequente si riscontra la presenza<br />

di plicature endoluminali della parete <strong>colecisti</strong>ca<br />

che possono simulare la presenza di veri e propri<br />

setti. Inoltre la porzione di mucosa all’apice di<br />

una plica può simulare un calcolo. Altra possibil<strong>it</strong>à<br />

di errore diagnostico è quella di non riuscire ad<br />

individuare formazioni l<strong>it</strong>iasiche indovate nella<br />

plica parietale. Per una corretta diagnosi è sufficiente,<br />

come già ricordato, esaminare sempre la<br />

<strong>colecisti</strong> in tutti i decub<strong>it</strong>i e in tutte le scansioni. È<br />

bene infine ricordare che la presenza di setti completi<br />

è piuttosto rara ed è irrilevante dal punto di<br />

vista clinico. Sono anche rarissime le anomalie di<br />

numero della <strong>colecisti</strong>; essa infatti raramente è totalmente<br />

assente o duplice.<br />

COLECISTI<br />

791


ECOGRAFIA CLINICA<br />

792<br />

Lo studio ecotomografico della <strong>colecisti</strong> può essere<br />

effettuato anche in combinazione con alcune<br />

sostanze farmacologiche per uno studio funzionale.<br />

Infatti l’ecografia consente di mettere in evidenza<br />

non solo le caratteristiche anatomiche della <strong>colecisti</strong>,<br />

ma anche quelle funzionali. Si può studiare<br />

anche l’attiv<strong>it</strong>à funzionale di riempimento e svuotamento<br />

della <strong>colecisti</strong> in condizioni sia fisiologiche<br />

che patologiche. L’esame funzionale può essere<br />

condotto effettuando le misurazioni del volume<br />

della <strong>colecisti</strong> segu<strong>it</strong>e da una successiva serie di misurazioni<br />

nei periodi successivi. Il calcolo del volume<br />

della <strong>colecisti</strong> può essere agevolmente ottenuto<br />

effettuando la misurazione dei tre diametri long<strong>it</strong>udinale,<br />

assiale e sag<strong>it</strong>tale. La valutazione della<br />

<strong>colecisti</strong>, dopo svuotamento, può essere effettuata<br />

dopo aver somministrato al paziente un pasto grasso<br />

oppure dopo aver effettuato una iniezione endovenosa<br />

di colecistochinina. Con tali misurazioni<br />

seriate è possibile la valutazione della quant<strong>it</strong>à di<br />

bile presente nella <strong>colecisti</strong> nel digiuno, il volume<br />

residuo dopo massima stimolazione contrattile e la<br />

veloc<strong>it</strong>à dello svuotamento. Tali valutazioni sono<br />

utili ad esempio prima di iniziare una terapia farmacologica<br />

o una seduta di l<strong>it</strong>otrissia extracorporea<br />

per lo studio della pervietà del dotto cistico che è<br />

necessaria in questi casi. Questo esame prima e dopo<br />

la somministrazione di pasto grasso sost<strong>it</strong>uisce<br />

perfettamente la colecistografia.<br />

L<strong>it</strong>iasi<br />

La patogenesi della l<strong>it</strong>iasi biliare è da attribuire<br />

ad un insieme di cause.<br />

Innanz<strong>it</strong>utto il fattore meccanico: la stasi biliare<br />

determinata da eccessivo assorbimento di acqua in<br />

casi di difficoltà allo svuotamento ad esempio in<br />

gravidanza o nelle malformazioni <strong>colecisti</strong>che. Si<br />

potrebbe causare così la precip<strong>it</strong>azione degli elementi<br />

disciolti in particolare il colesterolo.<br />

Il fattore infettivo poi ha un ruolo fondamentale:<br />

esso aumenta la produzione di colesterolo e di sali<br />

di calcio che non riescono a rimanere in soluzione<br />

perché gli agenti infettivi distruggono i sali biliari.<br />

I calcoli di bilirubina sono invece frequenti nelle<br />

iperbilirubinemie che si hanno ad esempio nelle<br />

anemie emol<strong>it</strong>iche.<br />

I calcoli presenti nella <strong>colecisti</strong> possono anche<br />

migrare nella via biliare con conseguente <strong>it</strong>tero colestatico.<br />

I calcoli, nel 90% dei casi nei paesi occidentali,<br />

sono di colesterolo, puri o misti [3] .<br />

Se i calcoli presentano una componente di calcio<br />

sono radio opachi.<br />

La maggior frequenza si trova tra i 40 e i 60 anni<br />

e soprattutto nel sesso femminile a causa delle<br />

gravidanze. Al di sotto dei 20 anni sono rari; si possono<br />

avere nei bambini più di frequente in caso di<br />

anemia emol<strong>it</strong>ica. La diagnosi di calcolosi attraverso<br />

l’esame ecografico ha una sensibil<strong>it</strong>à e una<br />

accuratezza diagnostica superiore al 95%.<br />

Le caratteristiche ecografiche della l<strong>it</strong>iasi dipendono<br />

sia dalla morfologia e composizione del calcolo<br />

sia dall’orientamento del fascio ultrasonoro: se<br />

esso incide sul calcolo con la porzione più periferica,<br />

infatti, non crea il classico cono d’ombra. In questo<br />

caso è utilissimo sfruttare i vari decub<strong>it</strong>i del paziente<br />

per dimostrare la loro mobil<strong>it</strong>à.<br />

Il calcolo è iperecogeno sol<strong>it</strong>amente e determina<br />

un forte assorbimento dei fasci ultrasonori tale<br />

da produrre il cono d’ombra (figg. 47.5-47.8). La<br />

presenza del cono d’ombra posteriore è suggestiva<br />

per l<strong>it</strong>iasi praticamente nel 100% dei casi invece,<br />

formazioni ecogene endo<strong>colecisti</strong>che, che non<br />

Fig. 47.5. Il calcolo, iperecogeno, sol<strong>it</strong>amente determina<br />

un forte assorbimento dei fasci ultrasonori tale da produrre<br />

il cono d’ombra posteriore.<br />

Fig. 47.6. Colecisti dismorfica con calcoli nell’infundibulo.


Fig. 47.7. Calcolo voluminoso sul fondo con “sbarramento”<br />

ed altri più piccoli iperecogeni infundibulari.<br />

Fig. 47.8. Calcolosi multipla in <strong>colecisti</strong>te cronica.<br />

Fig. 47.9. Formazioni ecogene endo<strong>colecisti</strong>che che non<br />

presentano cono d’ombra posteriore.<br />

presentano cono d’ombra, sono da mettere in relazione<br />

a calcoli in una percentuale di casi al di sotto<br />

del 50% (fig. 47.9). Modificando il decub<strong>it</strong>o o<br />

posizione del paziente, cioè esaminandolo in posizione<br />

eretta, è semplice documentare il rapido<br />

cambiamento di posizione dei calcoli. Nei casi in<br />

cui la <strong>colecisti</strong> è completamente occupata da calcoli,<br />

il quadro ecografico è rappresentato da mancanza<br />

della sua visualizzazione con presenza in<br />

loggia <strong>colecisti</strong>ca di linea marcatamente iperecogena<br />

segu<strong>it</strong>a da ampio cono d’ombra (fig. 47.10).<br />

Il cono d’ombra è determinato dallo strato di calcoli<br />

più superficiale. In alcuni casi il quadro ecografico<br />

è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due linee iperecogene separate<br />

da una linea ipoecogena e segu<strong>it</strong>e da cono<br />

d’ombra. La linea ecogena prossimale rappresenta<br />

la parete <strong>colecisti</strong>ca mentre la più profonda rappresenta<br />

i calcoli segu<strong>it</strong>i da cono d’ombra. Anche<br />

nei casi di <strong>colecisti</strong> a porcellana si determina<br />

un’immagine simile (fig. 47.11).<br />

Fig. 47.10. Colecisti scleroatrofica l<strong>it</strong>iasica: il quadro ecografico<br />

è rappresentato da mancanza di visualizzazione della<br />

<strong>colecisti</strong> con presenza nella loggia <strong>colecisti</strong>ca di linea marcatamente<br />

iperecogena, formata dai numerosi calcoli, segu<strong>it</strong>a<br />

da ampio cono d’ombra posteriore.<br />

Fig. 47.11. Colecisti a porcellana: la linea ecogena prossimale<br />

rappresenta la parete <strong>colecisti</strong>ca calcificata.<br />

COLECISTI<br />

793


ECOGRAFIA CLINICA<br />

794<br />

La l<strong>it</strong>iasi può essere unica o multipla e di varie<br />

dimensioni: da quelle infin<strong>it</strong>esime che formano la<br />

Fig. 47.12. La sabbia biliare di sol<strong>it</strong>o nell’esame ecografico è<br />

vista come un basso livello iperecogeno che si stratifica nella<br />

porzione declive della <strong>colecisti</strong> senza cono d’ombra acustico.<br />

Fig. 47.13. Sabbia biliare con parete <strong>colecisti</strong>ca ispess<strong>it</strong>a.<br />

Fig. 47.14. In molti pazienti la sabbia biliare è composta da<br />

bilirubinato di calcio e cristalli di colesterolo monoidrato,<br />

con aspetto “puntiforme” iperecogeno.<br />

cosiddetta sabbia biliare, alle dimensioni di vari<br />

centimetri [1] . La sabbia biliare di sol<strong>it</strong>o nell’esame<br />

ecografico è vista come un basso livello iperecogeno<br />

che si stratifica nella porzione declive della <strong>colecisti</strong><br />

senza cono d’ombra acustico (figg. 47.12,<br />

47.13). La sabbia biliare ha molti sinonimi: microl<strong>it</strong>iasi,<br />

sedimento biliare, pseudol<strong>it</strong>iasi e patologia<br />

da microcristalli. In molti pazienti la sabbia biliare<br />

è composta da bilirubinato di calcio e cristalli di colesterolo<br />

monoidrato (fig. 47.14). C’è una grande<br />

varietà di fattori predisponenti associati con la formazione<br />

della sabbia biliare. Nella maggior parte<br />

di questi pazienti è sufficiente rimuovere la causa<br />

di formazione della sabbia biliare per risolvere il<br />

problema. È fondamentale la diagnosi ecografica<br />

di sabbia biliare per poter effettuare tempestivamente<br />

un trattamento. Nei pazienti asintomatici<br />

questa patologia può essere risolta. Nei pazienti<br />

che presentano coliche biliari, <strong>colecisti</strong>ti (fig.<br />

47.15), colang<strong>it</strong>i o pancreat<strong>it</strong>i (fig. 47.16), il trattamento<br />

di scelta è la colecistectomia per i pazienti<br />

Fig. 47.15. Voluminoso calcolo infundibulare che ostruisce<br />

il deflusso della bile e presenza di sabbia biliare che interessa<br />

tutto il lume <strong>colecisti</strong>co.<br />

Fig. 47.16. Versamento addominale con sabbia biliare intra<strong>colecisti</strong>ca<br />

in pancreat<strong>it</strong>e e cirrosi.


Fig. 47.17. Colecist<strong>it</strong>e acuta l<strong>it</strong>iasica.<br />

che non hanno controindicazioni all’intervento<br />

chirurgico [9] . Nei pazienti che non possono essere<br />

sottoposti ad intervento chirurgico si può effettuare<br />

una sfinterotomia per ev<strong>it</strong>are eventuali episodi<br />

di colang<strong>it</strong>e o pancreat<strong>it</strong>e mentre il trattamento<br />

con acido ursodesossicolico può prevenire l’ulteriore<br />

formazione di sabbia biliare ed ev<strong>it</strong>are pancreat<strong>it</strong>i<br />

ricorrenti [4] .<br />

Per quanto riguarda i calcoli di maggiori dimensioni<br />

essi possono, come già detto, scivolare<br />

fuori dalla <strong>colecisti</strong>: se viene ostru<strong>it</strong>o il dotto cistico<br />

si ha l’idrope della <strong>colecisti</strong>. In questo caso la <strong>colecisti</strong><br />

è distesa a pareti assottigliate. Se i calcoli si<br />

trovano nella via biliare di sol<strong>it</strong>o hanno forma più<br />

appiatt<strong>it</strong>a.<br />

L’ecografia non è importante solo per la diagnosi<br />

ma anche per il trattamento della l<strong>it</strong>iasi: se i calcoli<br />

sono inferiori a 3 cm infatti (senza calcio visibile<br />

con l’Rx) è possibile la somministrazione di<br />

farmaci solventi o la l<strong>it</strong>otrissia extracorporea.<br />

Colecist<strong>it</strong>e acuta<br />

La <strong>colecisti</strong>te può essere acuta, cronica o cronica<br />

riacutizzata. La <strong>colecisti</strong>te cronica è molto più<br />

frequente di quella acuta, ma quella acuta è più<br />

importante perché spesso rappresenta una emergenza<br />

chirurgica. La valutazione ecografica per la<br />

diagnosi di <strong>colecisti</strong>te acuta è di importanza tale<br />

da raggiungere una percentuale del 95% circa di<br />

accuratezza. La <strong>colecisti</strong>te acuta, nel 90% dei casi,<br />

è provocata dall’incunearsi di un calcolo nel collo<br />

della <strong>colecisti</strong> o nel dotto cistico e perciò è anche<br />

indicata dal punto di vista clinico come <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta l<strong>it</strong>iasica (fig. 47.17). Nei rimanenti rari casi i<br />

calcoli non sono presenti e da ciò nasce la definizione<br />

di “<strong>colecisti</strong>te acuta al<strong>it</strong>iasica”. La <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta l<strong>it</strong>iasica è una delle più importanti complicanze<br />

della colel<strong>it</strong>iasi. Poiché la <strong>colecisti</strong>te acuta<br />

di frequente è in rapporto con i calcoli, la sua diffusione<br />

nella popolazione segue quella della l<strong>it</strong>iasi<br />

e cioè colpisce le donne obese e anziane. Normalmente<br />

si presenta con notevole acutezza e<br />

rappresenta una emergenza chirurgica perché<br />

comporta un rischio di perforazione del viscere.<br />

Le circostanze precise che portano alla flogosi<br />

acuta non sono ben conosciute. Certo è solo<br />

quanto segue: il processo comincia con l’ostruzione<br />

calcolosa del collo della <strong>colecisti</strong> o del dotto<br />

cistico; batteri quali l’E. Coli, altri germi aerobi<br />

Gram-negativi Enterococchi e numerosi anaerobi<br />

(soprattutto i Clostridi) possono essere individuati<br />

nella bile in circa l’80% dei casi già nella fase<br />

precoce del processo. Molto raramente si osservano<br />

le Salmonelle. Si suppone che questa invasione<br />

batterica sia un avvenimento secondario<br />

perché non si presenta nel restante 20% dei casi.<br />

Quindi i fattori che iniziano la reazione acuta<br />

debbono essere altri e siccome non si hanno<br />

prove sostanziali si suppone che la patogenesi<br />

della <strong>colecisti</strong>te acuta comporti l’intervento di<br />

mediatori chimici come la lisolec<strong>it</strong>ina e le prostaglandine<br />

oltre a un aumento della pressione intraluminale<br />

che compromette i vasi delle pareti<br />

per unirsi all’azione irr<strong>it</strong>ante chimica propria de-<br />

COLECISTI<br />

795


ECOGRAFIA CLINICA<br />

796<br />

gli acidi biliari [5, 10] . Soltanto in pochi casi, enzimi<br />

a genesi pancreatica, come una fosfolipasi, sono<br />

stati individuati nella bile durante la fase acuta<br />

del processo, ma la loro influenza patologica è<br />

stata messa in dubbio perché possono trovarsi<br />

spesso anche in <strong>colecisti</strong> normali esaminate post<br />

mortem. Molti dubbi restano ancora su questo<br />

argomento ma tutti concordano nel r<strong>it</strong>enere che<br />

l’infiammazione batterica non sia un evento scatenante.<br />

La <strong>colecisti</strong>te acuta al<strong>it</strong>iasica è molto<br />

meno frequente, circa il 10% rispetto alla forma<br />

associata con i calcoli [19] . A differenza della <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta l<strong>it</strong>iasica, quella al<strong>it</strong>iasica acuta è una<br />

<strong>colecisti</strong>te che si presenta più spesso nei maschi<br />

specialmente sotto i 65 anni. Una notevole associazione<br />

esiste con una pregressa terapia chirurgica,<br />

con il travaglio prolungato, con i gravi traumi,<br />

comprese le ustioni, con le arter<strong>it</strong>i sistemiche,<br />

con la batteriemia, il diabete mell<strong>it</strong>o e la iperalimentazione<br />

intravenosa. La cause predisponenti<br />

non molto frequenti sono la salmonellosi, il colera<br />

e le infestazioni parass<strong>it</strong>arie della <strong>colecisti</strong>.<br />

Comune a quasi tutti questi fattori predisponenti<br />

è la capac<strong>it</strong>à di indurre una trans<strong>it</strong>oria invasione<br />

della corrente ematica da parte di organismi che<br />

possono impiantarsi nella <strong>colecisti</strong>. La constatazione<br />

che, nonostante l’assenza dei calcoli, si<br />

ha spesso l’ostruzione del dotto cistico, favorisce<br />

l’ipotesi dell’impianto di organismi. L’ostruzione<br />

funzionale e la distensione della <strong>colecisti</strong> possono<br />

certamente compromettere l’apporto vascolare alla<br />

mucosa e formare un terreno favorevole all’impianto<br />

di batteri. Per concludere la <strong>colecisti</strong>te<br />

al<strong>it</strong>iasica ha la medesima morfologia della l<strong>it</strong>iasica<br />

a parte l’assenza di calcoli.<br />

L’ostruzione completa o parziale del dotto cistico,<br />

causata nell’80% dei casi da l<strong>it</strong>iasi (fig. 47.18),<br />

ma anche da dismorfie o tumori, produce una<br />

iperconcentrazione della bile che produce irr<strong>it</strong>azione<br />

chimica delle pareti della <strong>colecisti</strong>.<br />

Su questa base si instaurano facilmente le infezioni<br />

batteriche secondarie. I batteri possono raggiungere<br />

la <strong>colecisti</strong> per via ematica, linfatica o<br />

per diffusione da organi vicini.<br />

La pertinenza medica o chirurgica delle <strong>colecisti</strong>ti<br />

acute dipende dalla grav<strong>it</strong>à delle complicanze.<br />

Possiamo avere la <strong>colecisti</strong>te semplice in caso di<br />

ostruzione del dotto cistico, in cui le pareti della<br />

<strong>colecisti</strong> sono assottigliate per la forte pressione<br />

endoluminale; in questo caso si può ancora avere<br />

una risoluzione spontanea. Se si dovesse verificare<br />

una sovrainfezione batterica, cioè un empiema<br />

(<strong>colecisti</strong> distesa dal pus) (fig. 47.19) o addir<strong>it</strong>tura<br />

Fig. 47.18. Ostruzione parziale del dotto cistico da calcolo<br />

incuneato con sabbia biliare intra<strong>colecisti</strong>ca ed ispessimento<br />

parietale flogistico della <strong>colecisti</strong>.<br />

Fig. 47.19. S<strong>it</strong>uazione simile alla figura precedente con una<br />

sovrainfezione batterica, cioè un empiema (<strong>colecisti</strong> distesa<br />

dal pus).<br />

un flemmone (estensione dell’infezione agli strati<br />

più profondi della parete), i batteri coinvolti potrebbero<br />

essere anche Gram-negativi anaerobi<br />

(<strong>colecisti</strong>te enfisematosa). In questi casi il gas prodotto<br />

può essere intramurale o intraluminale. Nel<br />

primo caso si evidenzia una banda ecogena semicircolare<br />

o ad arco, nel secondo caso l’aspetto ecografico<br />

è quello di un’area ecogena che occupa, in<br />

misura variabile, il lume della <strong>colecisti</strong> segu<strong>it</strong>a da<br />

artefatti di tipo a coda di cometa. Il dubbio ecografico<br />

di presenza di gas endo<strong>colecisti</strong>co deve essere<br />

confermato all’esame RX diretto dell’addome<br />

o all’esame TC. La complicanza più grave è la <strong>colecisti</strong>te<br />

gangrenosa: occlusione delle arteriole parietali<br />

da processo infettivo con conseguente ischemia.<br />

All’esame ecografico si presenta un ispessimento<br />

della parete della <strong>colecisti</strong> molto rilevante


Fig. 47.20. Ascesso del letto della <strong>colecisti</strong> che si diffonde<br />

al parenchima epatico circostante.<br />

ed irregolare. Possono essere presenti membrane<br />

ecogene endoluminali dovute a depos<strong>it</strong>i di fibrina<br />

o a necrosi e distacco della mucosa della <strong>colecisti</strong>.<br />

In questi casi si può arrivare anche all’ascesso peri<strong>colecisti</strong>co<br />

che si può verificare in percentuali variabili<br />

dal 5 al 10%. L’esame ecografico evidenzia<br />

raccolte ipo-anecogene con margini sfumati, spesso<br />

con materiale corpuscolato nel contesto. In base<br />

alla sede si possono presentare diversi tipi di<br />

ascessi. L’ascesso del letto della <strong>colecisti</strong> (fig.<br />

47.20) in alcuni casi si diffonde al parenchima epatico<br />

e può essere trattato con drenaggio trans-parietale<br />

guidato con esame ecografico o TC. Ascesso<br />

intramurale e ascesso intraper<strong>it</strong>oneale invece<br />

sono soggetti a trattamento chirurgico. La <strong>colecisti</strong>te<br />

ischemica rappresenta una forma particolare<br />

di <strong>colecisti</strong>te al<strong>it</strong>iasica e si può verificare come<br />

complicanza di metodiche terapeutiche come la<br />

chemioembolizzazione angiografica di lesioni epatiche.<br />

Ecograficamente si presenta un ispessimento<br />

parietale con slaminamento che in alcuni casi<br />

occlude completamente il lume <strong>colecisti</strong>co e che<br />

persiste nel tempo anche dopo la risoluzione del<br />

quadro clinico.<br />

La manifestazione clinica della <strong>colecisti</strong>te è tipica:<br />

dolore all’ipocondrio destro irradiato alla spalla,<br />

nausea, vom<strong>it</strong>o e febbre. Caratteristico è anche<br />

il segno di Murphy pos<strong>it</strong>ivo all’esame obiettivo e<br />

all’esame ecografico.<br />

Le caratteristiche ecografiche della <strong>colecisti</strong>te<br />

sono:<br />

1. ispessimento della parete <strong>colecisti</strong>ca nel cui<br />

contesto è presente uno strato ipoecogeno (fig.<br />

47.21);<br />

2. aumento delle sue dimensioni ed ipervascolarizzazione<br />

della parete (fig. 47.22);<br />

3. presenza di falda liquida peri<strong>colecisti</strong>ca (fig.<br />

47.23).<br />

Fig. 47.21. Ispessimento della parete <strong>colecisti</strong>ca nel cui<br />

contesto è presente uno strato ipoecogeno da edema.<br />

Fig. 47.22. Aumento delle dimensioni della <strong>colecisti</strong>, ispessimento<br />

parietale ed ipervascolarizzazione della parete <strong>colecisti</strong>ca.<br />

Fig. 47.23. Presenza di falda liquida peri<strong>colecisti</strong>ca, ispessimento<br />

disomogeneo della parete, l<strong>it</strong>iasi e sabbia biliare nel<br />

lume della <strong>colecisti</strong>.<br />

È stato già descr<strong>it</strong>to come normale uno spessore<br />

di 3 mm della parete della <strong>colecisti</strong>.<br />

Le sue pareti esterne appaiono sfumate ed iperecogene<br />

ed il margine interno a pareti irregolari.<br />

COLECISTI<br />

797


ECOGRAFIA CLINICA<br />

798<br />

Questo quadro è in relazione all’edema che caratterizza<br />

la <strong>colecisti</strong>te acuta. L’ispessimento parietale<br />

della <strong>colecisti</strong>te acuta non è da confondere<br />

con altri casi in cui le pareti sono ispess<strong>it</strong>e ma non<br />

in relazione alla distensione della <strong>colecisti</strong>.<br />

La <strong>colecisti</strong>te al<strong>it</strong>iasica è caratterizzata da infiammazione<br />

acuta della <strong>colecisti</strong> in assenza di l<strong>it</strong>iasi.<br />

Di sol<strong>it</strong>o i pazienti più colp<strong>it</strong>i sono anziani o defedati<br />

con aterosclerosi, con es<strong>it</strong>i chirurgici recenti o<br />

trauma o instabil<strong>it</strong>à emodinamica. I pazienti possono<br />

presentare solo una febbre inspiegabile, leucoc<strong>it</strong>osi<br />

e iperamilasemia senza dolorabil<strong>it</strong>à all’ipocondrio<br />

destro. Questi tipi di <strong>colecisti</strong>te devono<br />

essere diagnosticati rapidamente pena il rischio di<br />

rapida progressione in perforazione.<br />

La presenza di microrganismi anaerobi (Clostridium<br />

ed Escherichia Coli) può dar luogo alla<br />

presenza di aria nel lume della <strong>colecisti</strong>. La iperecogenic<strong>it</strong>à<br />

delle piccole bolle della sua parete<br />

può essere confusa con le calcificazioni di parete<br />

della <strong>colecisti</strong> a porcellana. Un RX in questo caso<br />

è dirimente.<br />

Colecist<strong>it</strong>e cronica<br />

La <strong>colecisti</strong>te cronica in alcuni casi fa segu<strong>it</strong>o ad<br />

una forma acuta, ma generalmente si sviluppa<br />

senza precedenti episodi di <strong>colecisti</strong>te acuta.<br />

Potenzialmente la <strong>colecisti</strong>te è sempre associata<br />

con la l<strong>it</strong>iasi ed infatti la si osserva molto più di<br />

frequente in donne di media età o più anziane,<br />

obese (rapporto femmine/maschi 3/1). L’evoluzione<br />

della <strong>colecisti</strong>te cronica è molto più oscura<br />

di quella della <strong>colecisti</strong>te acuta. La <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta infatti è quasi sempre associata con la presenza<br />

di calcoli, è ancora dubbio se i calcoli svolgono<br />

un ruolo diretto nel provocare il processo<br />

infiammatorio delle pareti della <strong>colecisti</strong>. In realtà<br />

l’infiammazione e la formazione di calcoli sono<br />

predisposte dalla supersaturazione della bile. Per<br />

tale motivo possono essere gli acidi biliari e la lisolec<strong>it</strong>ina<br />

a provocare un’aggressione chimica anche<br />

se mancano prove certe che lo dimostrino.<br />

Per concludere possono essere coltivati dalla bile<br />

microrganismi, in genere E. Coli, Enterococchi e<br />

Salmonella in circa un terzo dei casi. È evidente<br />

perciò che le cause della <strong>colecisti</strong>te cronica sono<br />

ancora oggi poco conosciute. La <strong>colecisti</strong>te cronica<br />

è una patologia più morfologica che clinica:<br />

infatti se la pirosi gastrica, l’aerofagia, l’intolleranza<br />

per i cibi grassi e un vago senso di sofferenza<br />

epigastrica sono spesso da attribuire a <strong>colecisti</strong>te<br />

cronica, queste manifestazioni si hanno con la<br />

stessa frequenza anche in pazienti che non mostrano<br />

calcoli, perciò in questi casi non sempre si<br />

ha un coinvolgimento infiammatorio della <strong>colecisti</strong>.<br />

La <strong>colecisti</strong>te però è scoperta spesso proprio<br />

nel corso di ricerche condotte per i sintomi di cui<br />

sopra. Pertanto, la diagnosi di <strong>colecisti</strong>te cronica<br />

viene posta in sostanza solo dopo che la <strong>colecisti</strong> è<br />

stata rimossa o all’autopsia: si può dire che il suo<br />

significato clinico dipende dai calcoli che l’accompagnano.<br />

Le alterazioni morfologiche della <strong>colecisti</strong>te<br />

cronica sono molto variabili. In genere la<br />

sola presenza dei calcoli in assenza di una flogosi<br />

acuta è considerata sufficiente per porre una diagnosi<br />

di <strong>colecisti</strong>te cronica e in tali circostanze si<br />

possono osservare solo minimi segni di flogosi<br />

cronica a carico delle pareti [2] . La <strong>colecisti</strong> può<br />

apparire contratta oppure di dimensioni normali<br />

o ingrand<strong>it</strong>a, infatti il volume dipende dal rapporto<br />

che si crea tra lo sviluppo di una fibrosi metaflogistica<br />

a carico della parete da un lato e la dilatazione<br />

da ostruzione dall’altro. La sierosa è normalmente<br />

liscia e lucente, ma spesso è infossata<br />

dalla fibrosi sottostante. In alcuni casi si notano<br />

placche di densa fibrosi come conseguenza di<br />

preesistenti processi flogistici acuti. Nei casi non<br />

complicati, il lume usualmente contiene una bile<br />

mucoide e i calcoli sono praticamente sempre<br />

presenti. La mucosa di per sé è generalmente preservata<br />

e non si ha alcuna perd<strong>it</strong>a delle normali<br />

pliche che determinano l’usuale aspetto “a nido<br />

d’ape”. In altri casi quando il lume è totalmente o<br />

parzialmente ostru<strong>it</strong>o, si può verificare una pressione<br />

endocav<strong>it</strong>aria sufficiente a provocare l’appiattimento<br />

delle pliche, l’assottigliamento e l’atrofia<br />

della mucosa. Istologicamente il grado della<br />

reazione flogistica è del tutto variabile, infatti si<br />

presenta, nei casi più lievi, solo con isolati focolai<br />

di infiltrazione da parte di linfoc<strong>it</strong>i, plasmacellule<br />

e macrofagi che si r<strong>it</strong>rovano sotto l’ep<strong>it</strong>elio cilindrico<br />

di rivestimento e nel tessuto fibroso sottosieroso.<br />

Nei casi meglio sviluppati si nota una<br />

certa cresc<strong>it</strong>a del tessuto connettivo sottoep<strong>it</strong>eliale<br />

e sottosieroso, insieme con un infiltrato monocellulato,<br />

o la parete può essere attraversata da bande<br />

cicatriziali fibrose con estesa sost<strong>it</strong>uzione della<br />

tonaca muscolare liscia. La proliferazione metaflogistica<br />

della mucosa e la fusione delle pliche,<br />

che ne consegue, possono formare cripte di ep<strong>it</strong>elio<br />

compreso nel contesto della parete in modo<br />

da realizzare il quadro indicato con il termine di<br />

<strong>colecisti</strong>te ghiandolare. La calcificazione a genesi<br />

distrofica delle pareti può portare addir<strong>it</strong>tura alla


Fig. 47.24. Colecist<strong>it</strong>e cronica con presenza di una <strong>colecisti</strong><br />

contratta, a pareti ispess<strong>it</strong>e e scarsamente distendibili.<br />

formazione di una <strong>colecisti</strong> “a porcellana” uguale<br />

a quella che consegue alla <strong>colecisti</strong>te acuta.<br />

Qualche volta le condizioni proprie della <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta si sovrappongono a quelle croniche il<br />

che significa che c’è una riacutizzazione insorta su<br />

una precedente lesione cronica. Questo quadro<br />

viene indicato con il termine di <strong>colecisti</strong>te cronica<br />

riacutizzata.<br />

Nella maggior parte dei casi la <strong>colecisti</strong>te cronica,<br />

come già anticipato, non nasce da una <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta. Quando è al<strong>it</strong>iasica può essere atrofica<br />

o ipertrofica come in caso di iperestrogenismo.<br />

Quando è l<strong>it</strong>iasica, invece, più spesso si presenta<br />

sclero-atrofica con pareti ispess<strong>it</strong>e e di dimensioni<br />

ridotte.<br />

La sintomatologia è aspecifica talora con disturbi<br />

dispeptici o in altri casi con un alternarsi di<br />

coliche epatiche rem<strong>it</strong>tenti recidivanti.<br />

I segni ecografici sono la presenza di una <strong>colecisti</strong><br />

contratta, ridotta di dimensioni con pareti<br />

scarsamente distendibili (fig. 47.24). In alcuni<br />

casi la parete della <strong>colecisti</strong> può essere completamente<br />

calcifica (<strong>colecisti</strong> a “porcellana”).<br />

Colecistosi<br />

La colecistosi, comunemente defin<strong>it</strong>a colecistopatia<br />

cronica non infiammatoria, cost<strong>it</strong>uisce il<br />

5% delle affezioni biliari.<br />

L’iperplasia è la caratteristica comune delle<br />

varie forme di colecistosi e può essere congen<strong>it</strong>a<br />

o acquis<strong>it</strong>a.<br />

I meccanismi patogenetici coinvolti sono:<br />

1. alterazione funzionale dello sfintere di Oddi<br />

(reflussi pancreatico-biliari e/o ipertensione<br />

endovescicolare);<br />

2. alterazioni endocrino-metaboliche (iperestrogenismo,<br />

obes<strong>it</strong>à);<br />

3. stasi biliare;<br />

4. azione irr<strong>it</strong>ativa da corpo estraneo (l<strong>it</strong>iasi).<br />

Le colecistosi possono essere asintomatiche o<br />

sintomatiche. Quando sono sintomatiche si manifestano<br />

di sol<strong>it</strong>o con un dolore gravativo all’ipocondrio<br />

destro associato a disturbi dispeptici o<br />

più raramente con delle vere e proprie coliche<br />

biliari ricorrenti; solo in questo ultimo caso il<br />

trattamento è la colecistectomia, di sol<strong>it</strong>o infatti il<br />

trattamento è conservativo.<br />

Tra le colecistosi le forme più frequenti sono<br />

la colesterolosi e l’adenomiosi.<br />

Colesterolosi<br />

La colesterolosi della <strong>colecisti</strong> è una patologia<br />

praticamente priva di qualsiasi significato<br />

clinico.<br />

È una colecistosi dismetabolica provocata dall’accumulo<br />

di precursori del colesterolo nella<br />

lamina propria della mucosa della <strong>colecisti</strong>. La<br />

colesterolosi è caratterizzata da una iperplasia<br />

villosa della mucosa con eccessivo accumulo<br />

di esteri del colesterolo dentro macrofagi ep<strong>it</strong>eliali.<br />

Non è in relazione ad obes<strong>it</strong>à o iperlipidemia,<br />

ma sembra provocata da un alterato metabolismo<br />

locale di questi precursori. Quando viene osservata<br />

in superficie, la mucosa risulta stipata da<br />

minute striature giallastre. Questi depos<strong>it</strong>i creano<br />

escrescenze sulla parete <strong>colecisti</strong>ca visibili microscopicamente<br />

e quindi ecograficamente. È la<br />

classica “<strong>colecisti</strong> a fragola” per l’aspetto iperemico<br />

della parete che diventa diffusamente congesta.<br />

L’origine di questa strana alterazione è incerta<br />

ma è comunque stata attribu<strong>it</strong>a, senza prove,<br />

all’imbibizione di colesterolo da bile supersatura.<br />

Per quanto se ne sa, essa non dà luogo ad alcun<br />

sintomo e non predispone alla <strong>colecisti</strong>te o a disturbi<br />

funzionali.<br />

Ecograficamente è caratterizzata da un ispessimento<br />

della parete <strong>colecisti</strong>ca diffuso o focale. Si<br />

hanno quindi due varietà di colesterolosi: quella<br />

planare e quella polipoide.<br />

La varietà più frequente è quella diffusa.<br />

Si possono rilevare piccole irregolar<strong>it</strong>à di parete<br />

aggettanti nel lume visibili come piccoli foci<br />

iperecogeni spesso a “coda di cometa” (fig.<br />

47.25) fissi nei vari decub<strong>it</strong>i e si possono distin-<br />

COLECISTI<br />

799


ECOGRAFIA CLINICA<br />

800<br />

guere dalla adenomiomatosi perché queste irregolar<strong>it</strong>à<br />

sono a livello della superficie mucosa e<br />

non nel contesto della parete della <strong>colecisti</strong>. La<br />

presenza di lesioni mucose di dimensioni superiori<br />

a 3 mm caratterizza la forma polipoide. I<br />

Fig. 47.25. Colesterolosi: piccole irregolar<strong>it</strong>à di parete<br />

aggettanti nel lume visibili come piccoli foci iperecogeni a<br />

“coda di cometa”.<br />

Fig. 47.26. Colesterolosi polipoide: polipo singolo della<br />

parete <strong>colecisti</strong>ca.<br />

Fig. 47.27. Colesterolosi polipoide: polipi multipli.<br />

polipi possono essere singoli (fig. 47.26) o multipli<br />

(fig. 47.27), di sol<strong>it</strong>o sono di dimensioni<br />

inferiori a 10 millimetri. Le lesioni polipoidi<br />

della <strong>colecisti</strong> possono essere divise in benigne e<br />

maligne. Le lesioni polipoidi maligne includono<br />

i carcinomi della <strong>colecisti</strong> che sono al quinto<br />

posto tra le lesioni maligne del tratto gastrointestinale<br />

e le più comuni lesioni maligne tra le vie<br />

biliari.<br />

Le lesioni polipoidi benigne sono divise in<br />

pseudotumori e tumori veri. Gli pseudotumori<br />

comprendono la maggior parte delle lesioni polipoidi<br />

inclusi iperplasie e polipi colesterinici che<br />

sono la maggior parte degli pseudotumori colesterinici.<br />

Non c’è predilezione per una zona particolare<br />

della <strong>colecisti</strong> in cui più di frequente<br />

vengono evidenziati e di sol<strong>it</strong>o sono attaccati alla<br />

parete con un delicato e stretto peduncolo.<br />

L’esame ecografico si è dimostrato il miglior<br />

esame nella diagnosi dei polipi in confronto all’esame<br />

TC o alla colecistografia. Non è stato<br />

dimostrato potenziale di malign<strong>it</strong>à per gli pseudotumori.<br />

I polipi infiammatori, invece, sono dati da<br />

proiezioni mucose sessili con rivestimento di cellule<br />

cilindriche che coprono uno stroma fibroso<br />

infiltrato da elementi flogistici cronici (fig. 47.28).<br />

Lo stroma è composto da macrofagi contenenti<br />

lipidi in modo analogo a quello che si osserva<br />

nella colesterolosi. La rottura di questi macrofagi<br />

adiposi può dare luogo a xantogranulomi. Gli<br />

xantogranulomi sono lesioni che hanno un significato<br />

clinico in quanto devono essere differenziati<br />

da processi neoplastici. Qualche volta l’ep<strong>it</strong>elio<br />

sovrastante può apparire iperplastico ma<br />

non è stato dimostrato che esso sia un precursore<br />

di neoplasia.<br />

Fig. 47.28. Polipi infiammatori mucosi sessili in <strong>colecisti</strong>te,<br />

con pareti irregolarmente ispess<strong>it</strong>e.


Fig. 47.29. Adenomiomatosi con diverticoli intramurali<br />

della parete <strong>colecisti</strong>ca dove sono presenti piccoli calcoli<br />

iperecogeni con “comet tail”.<br />

Adenomiomatosi<br />

È la tipica colecistosi la cui patogenesi è riconducibile<br />

prevalentemente a iperestrogenismo o a<br />

fattori meccanici (ostacolo al deflusso da displasia<br />

della <strong>colecisti</strong>). È caratterizzata da ispessimento<br />

della tonaca muscolare fino a 3-5 volte e dell’ep<strong>it</strong>elio<br />

mucoso. Questo ultimo forma dei diverticoli<br />

intramurali nei quali si insinuano spesso piccoli<br />

calcoli. Anche l’adenomatosi può essere diffusa<br />

o focale.<br />

Ecograficamente si visualizza come ispessimento<br />

parietale con focolai iperecogeni non aggettanti<br />

come la colesterolosi bensì erniati nello<br />

spessore parietale (fig. 47.29).<br />

Tumori della <strong>colecisti</strong><br />

Le neoplasie che hanno una frequenza e una<br />

importanza clinica tale da mer<strong>it</strong>are una descrizione<br />

sono: il papilloma, l’adenoma e l’adenomioma<br />

della <strong>colecisti</strong> nonché il carcinoma. Anche<br />

i fibromi, i miomi, gli emangiomi e le loro<br />

controparti maligne oltre ai carcinoidi sono stati<br />

descr<strong>it</strong>ti a carico della <strong>colecisti</strong> ma non sono frequenti.<br />

Gli adenomi sono i più comuni tumori<br />

benigni della <strong>colecisti</strong> [8] .<br />

Tumori benigni<br />

I papillomi e gli adenomi della <strong>colecisti</strong> sono<br />

tumori ep<strong>it</strong>eliali benigni e rappresentano proliferazioni<br />

localizzate del rivestimento ep<strong>it</strong>eliale.<br />

Anche se queste lesioni sono piccole e sfuggono<br />

Fig. 47.30. Papilloma unico sessile della parete posteriore<br />

della <strong>colecisti</strong>.<br />

Fig. 47.31. Papillomi multipli “a grappolo”.<br />

con molta facil<strong>it</strong>à all’esame clinico e strumentale<br />

vi è, al contrario, la possibil<strong>it</strong>à di diagnosticarle<br />

in eccesso perché l’iperplasia flogistica o l’edema<br />

della parete della <strong>colecisti</strong> possono provocare<br />

s<strong>it</strong>uazioni locali che sono spesso interpretate come<br />

neoplasie benigne [12, 16, 18] . I papillomi si presentano<br />

come masse uniche (fig. 47.30) o multiple<br />

(fig. 47.31) e ramificate, piccole, inferiori di<br />

sol<strong>it</strong>o ad un centimetro di diametro che si proiettano<br />

nel lume della <strong>colecisti</strong> e sono connesse<br />

alla parete di sol<strong>it</strong>o mediante un sottile peduncolo.<br />

Gli adenomi, invece, sono rappresentati da<br />

una massa emisferica a larga base di impianto,<br />

anch’essa di sol<strong>it</strong>o inferiore ad un centimetro di<br />

diametro, che è attaccata fermamente alla parete<br />

COLECISTI<br />

801


ECOGRAFIA CLINICA<br />

802<br />

sottostante. Sia i papillomi che gli adenomi sono<br />

composti istologicamente da uno stroma connettivale<br />

vascolarizzato, coperto da un unico strato<br />

di cellule ep<strong>it</strong>eliali cilindriche, ben orientate e<br />

ben differenziate.<br />

Il papilloma è formato da ipertrofia dei villi con<br />

depos<strong>it</strong>i di colesterolo nel loro stroma. È molto<br />

frequente e si aggira intorno all’80% nelle casistiche<br />

anatomo-patologiche. Molto più raro è l’adenoma<br />

e di sol<strong>it</strong>o si localizza a livello del fondo della<br />

<strong>colecisti</strong>. Esso si presenta come una massa solida<br />

polipoide.<br />

L’adenoma contiene anche ghiandole nello<br />

stroma. Raramente c’è una concom<strong>it</strong>ante proliferazione<br />

delle cellule muscolari lisce che dà luogo<br />

ad un tumore leiomiomatoso, che include ampi<br />

spazi ghiandolari cistici, rivest<strong>it</strong>i da cellule ep<strong>it</strong>eliali<br />

cilindriche, il cosiddetto adenomioma. L’adenomioma<br />

deve essere differenziato dalle proliferazioni<br />

a carattere maligno. Recenti studi hanno<br />

dimostrato che esiste una stretta correlazione tra<br />

gli adenomiomi e i carcinomi. I papillomi infine<br />

per frammentazione possono fornire il nucleo<br />

iniziale per la formazione di un calcolo.<br />

Gli adenomiomi sono formazioni iperecogene<br />

senza cono d’ombra posteriore all’ecografia. Dal<br />

punto di vista anatomo-patologico sono iperplasie<br />

focali adenomatose dell’ep<strong>it</strong>elio con fenomeni<br />

di iperplasia muscolare sottostante.<br />

I papillomi generalmente peduncolati sono<br />

localizzati di frequente al fondo della <strong>colecisti</strong> ed<br />

hanno un aspetto simile a quello del polipo di<br />

colesterina. La diagnosi differenziale con il carcinoma<br />

prim<strong>it</strong>ivo di tipo polipoide è praticamente<br />

impossibile senza dimostrare chiari segni di invasiv<strong>it</strong>à.<br />

L’adenoma invece più di frequente è sessile e<br />

localizzato a livello dell’infundibolo (fig. 47.32)<br />

ed è difficilmente distinguibile dall’adenomiomatosi<br />

focale anche se questa ultima si localizza più<br />

spesso al fondo della <strong>colecisti</strong>. Spesso sia i papillomi<br />

che gli adenomi sono associati a l<strong>it</strong>iasi e a<br />

<strong>colecisti</strong>te. Il loro potenziale di malign<strong>it</strong>à è controverso.<br />

Entrambi sono asintomatici spesso quindi sono<br />

reperto occasionale; si distinguono ecograficamente<br />

dalla l<strong>it</strong>iasi dimostrando la loro immobil<strong>it</strong>à durante<br />

i cambiamenti di decub<strong>it</strong>o del paziente. Ecograficamente<br />

la diagnosi differenziale tra l<strong>it</strong>iasi e<br />

tumori benigni è agevole, mentre la diagnosi differenziale<br />

tra papilloma ed adenoma non è possibile<br />

specie se è unico o di grandi dimensioni. Oltretutto<br />

non esistono sicure caratteristiche ecografiche<br />

Fig. 47.32a-b. a) L’adenoma sessile (a) con peduncolo vascolarizzato<br />

al Power Doppler (b).<br />

che possono individuare la degenerazione maligna<br />

di un polipo adenomatoso. La presenza di aree<br />

ipoecogene nel contesto della lesione può essere<br />

suggestiva per lesione degenerativa. L’ecografia<br />

endoscopica è dirimente rispetto all’esame ecografico<br />

per la diagnosi differenziale fra polipo di colesterolo<br />

e adenomatoso.<br />

È stato anche verificato l’uso del color e del<br />

power Doppler per differenziare le lesioni benigne<br />

da quelle maligne; le formazioni maligne presenterebbero<br />

abbondante vascolarizzazione arteriosa<br />

ad elevata veloc<strong>it</strong>à.<br />

Neoplasie della <strong>colecisti</strong><br />

Tra i tumori del tratto biliare extraepatico il<br />

carcinoma della <strong>colecisti</strong> è molto più frequente<br />

di quello che insorge a livello dei dotti biliari. Si<br />

tratta di una neoplasia poco comune, che cost<strong>it</strong>uisce<br />

comunque un grave problema medico in<br />

quanto, solo raramente, è scoperta ad uno stadio<br />

in cui può essere resecata e pertanto la sopravvi-<br />

a<br />

b


venza media di cinque anni, indipendentemente<br />

dal fatto che si sia proceduto ad intervento chirurgico,<br />

è rimasta per molti anni al deludente<br />

livello di circa l’1%. Questo carcinoma è frequente<br />

circa il doppio nelle donne rispetto agli<br />

uomini con un massimo di incidenza nella settima<br />

decade fra i 70 e gli 80 anni. Si r<strong>it</strong>iene che i<br />

fattori predisponenti a questo tipo di carcinoma<br />

siano numerosi, il più importante dei quali,<br />

anche se poco compreso, è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dai calcoli<br />

e dall’infiammazione cronica che a questi si associa.<br />

La <strong>colecisti</strong>te e la colel<strong>it</strong>iasi sono infatti<br />

presenti nel 75-90% dei casi; parallelamente<br />

nelle <strong>colecisti</strong> l<strong>it</strong>iasiche i carcinomi si r<strong>it</strong>rovano<br />

nello 0,5% dei pazienti. Non è chiaro tuttavia se<br />

i calcoli e l’infiammazione predispongano direttamente<br />

alla modificazione carcinomatosa o non<br />

siano invece conseguenza essi stessi dei fattori<br />

che favoriscono lo sviluppo del cancro. Può essere<br />

considerato molto rilevante, ad esempio, il<br />

fatto che i derivati dell’acido colico si siano rivelati<br />

sperimentalmente dei potenti carcinogeni.<br />

Come già sottolineato, questi carcinomi sono<br />

assai insidiosi e molto di frequente asintomatici<br />

fino a quando l’attenzione non viene richiamata<br />

dalla diffusione ai dotti biliari. Perciò accade che<br />

la neoplasia in stadi precoci può essere trovata<br />

anche per caso, nel corso di laparotomie esegu<strong>it</strong>e<br />

per altre malattie o in <strong>colecisti</strong> rimosse per<br />

l<strong>it</strong>iasi. In alcuni casi l’ingrandimento epatico da<br />

metastasi è il primo indizio della presenza di<br />

tumori. Il sintomo comunque più frequente e<br />

più caratteristico resta il dolore addominale segu<strong>it</strong>o<br />

da <strong>it</strong>tero, anoressia, perd<strong>it</strong>a di peso e per<br />

ultimo dalla presenza di una massa palpabile,<br />

nausea e vom<strong>it</strong>o; nessuno di questi sintomi si<br />

presenta tuttavia in un numero significativo di<br />

casi. I fortunati pazienti sintomatici lo diventano<br />

perché sviluppano una <strong>colecisti</strong>te acuta secondaria<br />

all’estensione del tumore nel dotto cistico,<br />

prima della diffusione ad altre sedi. La diagnosi<br />

si avvale largamente dell’ecografia che documenta<br />

la presenza di calcoli accompagnati da<br />

anomalie del profilo delle pareti <strong>colecisti</strong>che.<br />

L’ecografia inoltre è utile per identificare eventuali<br />

dotti biliari dilatati [13, 17] . Poiché gli attuali<br />

metodi di trattamento, cioè la resezione chirurgica<br />

segu<strong>it</strong>a o meno da radioterapia e chemioterapia,<br />

solo raramente portano a guarigione, si è<br />

proposto di procedere a colecistectomia precoce<br />

nei casi di l<strong>it</strong>iasi (0,5% di carcinomi nelle <strong>colecisti</strong><br />

l<strong>it</strong>iasiche) in quanto questa procedura potrebbe<br />

prevenire lo sviluppo del carcinoma in un<br />

Fig. 47.33. Neoplasia vegetante della <strong>colecisti</strong> sotto forma<br />

di massa irregolare “a placca”.<br />

paziente su 200. Ma in quali pazienti? Le neoplasie<br />

della <strong>colecisti</strong> morfologicamente vengono<br />

distinte in due forme macroscopiche: la forma<br />

circoscr<strong>it</strong>ta vegetante o polipoide e la forma diffusa<br />

infiltrante o scirrosa. Questa ultima è frequente,<br />

la sintomatologia agli esordi è trascurabile<br />

e molti di questi pazienti già soffrono di<br />

<strong>colecisti</strong>te cronica. Solo successivamente il dolore<br />

diventa sordo e gravativo. La presenza di <strong>it</strong>tero<br />

dipende dalla invasione delle vie biliari: le<br />

neoplasie della <strong>colecisti</strong> sono infatti precocemente<br />

invasive data la sottigliezza della parete<br />

della <strong>colecisti</strong>.<br />

Le zone colp<strong>it</strong>e più spesso sono il fondo e il<br />

collo, mentre le pareti laterali sono interessate<br />

nel 20% circa dei casi. Il tipo infiltrante è il più<br />

comune e di sol<strong>it</strong>o si presenta come un’area mal<br />

defin<strong>it</strong>a di ispessimento e indurimento diffuso o<br />

più spesso asimmetrico della parete <strong>colecisti</strong>ca<br />

(12-47%) e, quando viene scoperto, può avere<br />

una superficie di vari centimetri quadrati e interessare<br />

ampie porzioni dell’intera <strong>colecisti</strong>. In<br />

presenza di un’ulcera profonda al centro di queste<br />

masse si può determinare una diretta perforazione<br />

della parete <strong>colecisti</strong>ca o formare una fistola<br />

nei tessuti adiacenti che sono stati infiltrati<br />

dalla neoplasia. Il tipo vegetante (10-28%) invece<br />

cresce nel lume della <strong>colecisti</strong> sotto forma di<br />

massa irregolare (fig. 47.33) a cavolfiore e, contemporaneamente,<br />

invade la parete sottostante.<br />

La superficie luminale può essere necrotica,<br />

emorragica e ulcerata. Quando vengono visualizzate<br />

queste neoplasie, la maggior parte di esse ha<br />

già invaso il fegato dalla parete in senso centrifugo<br />

e può essersi estesa al dotto cistico, ai dotti<br />

biliari adiacenti e ai linfonodi dell’ilo epatico. Se<br />

il dotto cistico è escluso, la bile presente nel<br />

COLECISTI<br />

803


ECOGRAFIA CLINICA<br />

804<br />

Fig. 47.34. Adenocarcinoma della <strong>colecisti</strong> con calcolo nel<br />

contesto della neoplasia.<br />

lume della <strong>colecisti</strong> è sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da una soluzione<br />

mucinosa detta “bile bianca” dando luogo ad<br />

un’idrope della <strong>colecisti</strong>. La grande maggioranza<br />

di questi tumori è rappresentata da adenocarcinomi<br />

e spesso è associata a calcolosi (fig. 47.34).<br />

Alcuni di questi adenocarcinomi sono papilliferi<br />

mentre altri hanno carattere infiltrativo e sono o<br />

poco differenziati o totalmente indifferenziati.<br />

Circa il 5% degli adenocarcinomi è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da<br />

carcinomi a cellule squamose, che nascono da<br />

ep<strong>it</strong>elio metaplasico, o presentano una differenziazione<br />

adenosquamosa. È abbastanza frequente<br />

che i carcinomi poco differenziati tendano ad<br />

associarsi con una più estesa metastatizzazione e<br />

che, al contrario, quelli con differenziazione<br />

squamosa producano poche metastasi. Di sol<strong>it</strong>o il<br />

fegato, i linfonodi peri ilari e quelli più distanti, il<br />

Fig. 47.35. Adenocarcinoma della <strong>colecisti</strong> infiltrante la via<br />

biliare che appare dilatata.<br />

Fig. 47.36. Massa in sede <strong>colecisti</strong>ca di piccole dimensioni,<br />

irregolare.<br />

per<strong>it</strong>oneo, il tratto gastrointestinale e i polmoni<br />

sono la sede più frequente di impianto delle metastasi.<br />

Gli adenocarcinomi presentano oltre all’invasiv<strong>it</strong>à<br />

locale (fig. 47.35) anche metastasi linfonodali<br />

molto precoci specie ai linfonodi dell’ilo epatico.<br />

Le caratteristiche geografiche sono diverse in<br />

rapporto alla cresc<strong>it</strong>a e allo stadio di malattia: l’adenocarcinoma<br />

si può presentare come una massa<br />

in sede <strong>colecisti</strong>ca; se di piccole dimensioni<br />

(fig. 47.36) essa si presenta adesa alla parete della<br />

<strong>colecisti</strong> a profili irregolari immobile nei vari<br />

decub<strong>it</strong>i. Se il carcinoma è in fase avanzata di<br />

malattia si presenta ecograficamente come una<br />

massa solida e disomogenea in sede <strong>colecisti</strong>ca<br />

(fig. 47.37), in cui può non essere più visibile il<br />

lume del viscere perché completamente ostru<strong>it</strong>o<br />

dal tumore. Se esistono calcoli inglobati, essi sono<br />

presenti nell’amb<strong>it</strong>o della disomogene<strong>it</strong>à della<br />

massa come formazioni iperecogene con cono<br />

d’ombra posteriore. Anche alcune condizioni di<br />

<strong>colecisti</strong>te acuta e cronica entrano in diagnosi differenziale<br />

con la neoplasia. In alcuni casi per la<br />

diagnosi defin<strong>it</strong>iva occorre la biopsia ecoguidata<br />

(fig. 47.38).<br />

Esistono anche tumori secondari della <strong>colecisti</strong>:<br />

essi sono frequentemente metastasi da melanoma,<br />

neoplasie gastro-intestinali e mammarie. Si presentano<br />

similmente a quelli prim<strong>it</strong>ivi. Solo l’esame<br />

clinico può indirizzare verso la presenza di metastasi:<br />

la presenza di tumore prim<strong>it</strong>ivo e l’assenza di<br />

calcoli.


a<br />

b<br />

Fig. 47.37a-b. Carcinoma in fase avanzata ecograficamente<br />

come una massa solida e disomogenea in sede <strong>colecisti</strong>ca<br />

(a), in cui non è più visibile il lume del viscere perché completamente<br />

ostru<strong>it</strong>o dal tumore (b).<br />

Patologia traumatica della <strong>colecisti</strong><br />

I traumi toraco-addominali raramente coinvolgono<br />

la <strong>colecisti</strong> a causa della sua posizione protetta<br />

dall’arcata costale.<br />

Nella maggior parte dei casi i segni e i sintomi<br />

dei traumi sono tardivi, mentre in fase acuta sono<br />

aspecifici.<br />

Per una diagnosi tempestiva che migliora la<br />

prognosi in fase acuta è utile esaminare la coleci-<br />

Fig. 47.38. Biopsia ecoguidata di una neoplasia <strong>colecisti</strong>ca<br />

(stesso caso della fig. 47.35).<br />

sti: si può dimostrare la presenza di materiale<br />

iperecogeno nel lume senza cono d’ombra che è<br />

un’immagine caratteristica di coaguli ematici<br />

(fig. 47.39) o si può dimostrare la presenza di<br />

versamento liquido peri<strong>colecisti</strong>co. Più raramente<br />

si può visualizzare direttamente la rottura della<br />

parete. L’emobilia è provocata anche da stravaso<br />

ematico all’interno dell’albero biliare il più<br />

delle volte come complicanza di manovre interventistiche<br />

sulle vie biliari o di biopsie epatiche.<br />

La <strong>colecisti</strong> si presenta, anche in questo caso, ripiena<br />

di materiale lievemente iperecogeno, espres-<br />

Fig. 47.39. Trauma <strong>colecisti</strong>co: presenza di materiale iperecogeno<br />

nel lume, senza cono d’ombra, caratteristico per<br />

coaguli ematici.<br />

COLECISTI<br />

805


ECOGRAFIA CLINICA<br />

806<br />

sione della presenza di coaguli ematici intraluminali,<br />

che sono da porre in diagnosi differenziale<br />

con processi produttivi. In questo caso è la storia<br />

clinica ad essere dirimente e nel follow-up<br />

ecografico si assisterà alla completa risoluzione<br />

del quadro ecografico.<br />

Il paziente colecistectomizzato<br />

In fase acuta post-operatoria è opportuno controllare<br />

ecograficamente l’eventuale presenza di<br />

raccolte liquide addominali che si localizzano frequentemente<br />

a destra del legamento falciforme in<br />

loggia <strong>colecisti</strong>ca, ma anche in sede periepatica<br />

nello spazio del Morison, in sede sub-epatica e sub<br />

frenica. Tali raccolte possono essere formate da<br />

sangue, bile o liquido per<strong>it</strong>oneale.<br />

È necessario poi controllare il calibro delle vie<br />

biliari e l’aria ivi presente come verrà evidenziato<br />

nel cap<strong>it</strong>olo che tratterà delle vie biliari.<br />

Lo studio della <strong>colecisti</strong> in età pediatrica<br />

L’ecografia in età pediatrica come in quella adulta<br />

è l’esame di prima scelta per lo studio della <strong>colecisti</strong><br />

perché non è invasiva e fornisce un’ottima visualizzazione<br />

delle dimensioni e della morfologia<br />

della <strong>colecisti</strong> e delle aree lim<strong>it</strong>rofe. Nel neonato e<br />

nel lattante si può eseguire l’esame ecografico dopo<br />

circa 4 ore dal pasto. Nel bambino come nell’adulto<br />

l’esame consta di scansioni long<strong>it</strong>udinali, assiali<br />

e intercostali a paziente supino o in decub<strong>it</strong>o<br />

laterale sinistro. Nel neonato e nel lattante la sonda<br />

deve necessariamente essere di frequenza elevata,<br />

5-7 MHz e bisogna tener presenti le difficoltà di<br />

esecuzione dell’esame che conseguono al respiro<br />

frequente del bambino, ai movimenti e al possibile<br />

pianto. Di sol<strong>it</strong>o non è necessaria la sedazione del<br />

paziente.<br />

Anche nel bambino la <strong>colecisti</strong> è variabile di dimensioni<br />

e morfologia da individuo a individuo e<br />

anche a seconda della distanza dall’ultimo pasto. La<br />

lunghezza normale nel neonato va da un minimo<br />

di 1,7 ad un massimo di 3,4 centimetri e lo spessore<br />

normale della sua parete è di 3 millimetri. Nel<br />

neonato pretermine talvolta può essere di grandi<br />

dimensioni, ma spesso è un reperto momentaneo<br />

che scompare con la cresc<strong>it</strong>a.<br />

L’assenza della <strong>colecisti</strong> può far parte della sindrome<br />

polisplenica e può essere associata ad atresia<br />

delle vie biliari o ad altre sindromi colestati-<br />

che. Normalmente la <strong>colecisti</strong> è anecogena, ma<br />

in caso di stasi biliare anche semplicemente da<br />

digiuno prolungato la <strong>colecisti</strong> può contenere un<br />

sedimento che si stratifica sulle parti declivi.<br />

Anche in questo caso la sabbia biliare contiene<br />

granuli di pigmento e cristalli di colesterina. In<br />

alcuni casi la <strong>colecisti</strong> contiene materiale denso<br />

ecogeno che è formato dalla bilirubina non<br />

coniugata nella bile: questo è legato alla emolisi<br />

fisiologica che si verifica nei primi giorni di v<strong>it</strong>a<br />

ed è legato ad un defic<strong>it</strong> della glucurono-coniugazione.<br />

Il r<strong>it</strong>orno alla normal<strong>it</strong>à di sol<strong>it</strong>o è rapido;<br />

solo in caso di nutrizione parenterale dei<br />

neonati si possono formare dei veri e propri agglomerati<br />

di sabbia biliare che tendono comunque<br />

a scomparire. La l<strong>it</strong>iasi nel bambino è piuttosto<br />

rara: nel 20% dei casi può far segu<strong>it</strong>o a malattia<br />

emol<strong>it</strong>ica, in 2/3 dei casi è idiopatica o fa<br />

segu<strong>it</strong>o a fibrosi cistica, malattie ileali, resezione<br />

intestinale o alla prolungata nutrizione parenterale.<br />

La maggior parte dei calcoli sono misti cioè<br />

composti da colesterolo, pigmenti biliari, calcio e<br />

materiale proteico. Alcuni tipi di calcoli sono formati<br />

esclusivamente da colesterolo o pigmenti<br />

biliari. Nella maggior parte dei casi sono reperti<br />

occasionali. In età precoce non c’è differenza di<br />

incidenza tra maschi e femmine; dopo la pubertà<br />

diventa più frequente nel sesso femminile; l’età<br />

più interessata è dopo la seconda decade. Nel<br />

bambino piccolo la sintomatologia è aspecifica:<br />

dolore in regione periombelicale e più difficilmente<br />

in ipocondrio destro con vom<strong>it</strong>o. Il quadro<br />

ecografico caratteristico della l<strong>it</strong>iasi della<br />

<strong>colecisti</strong> è rappresentato da immagini iperecogene<br />

nel lume della <strong>colecisti</strong> con cono d’ombra distale,<br />

mobili al variare dei decub<strong>it</strong>i del paziente.<br />

La formazione del cono d’ombra è in relazione<br />

alla dimensione del calcolo e all’incidenza del<br />

fascio ultrasonografico, ma è relativamente indipendente<br />

dalla composizione. Per poter dimostrare<br />

la mobil<strong>it</strong>à dei calcoli bisogna modificare i<br />

decub<strong>it</strong>i del paziente; in alcuni casi, infatti,<br />

numerosi calcoli delle stesse dimensioni possono<br />

stratificarsi sulle pareti della <strong>colecisti</strong> e apparire<br />

come ispessimento della parete <strong>colecisti</strong>ca stessa.<br />

Se non sono in atto complicazioni della l<strong>it</strong>iasi la<br />

parete della <strong>colecisti</strong> appare di normali dimensioni.<br />

Se il calcolo è incuneato nel dotto cistico, la<br />

formazione iperecogena deve essere distinta dalla<br />

valvola di Heister o dagli es<strong>it</strong>i di interventi chirurgici<br />

precedenti.<br />

La <strong>colecisti</strong>te cronica si osserva in pazienti con<br />

fibrosi cistica (micro<strong>colecisti</strong>) così come nei pa-


zienti con anemia emol<strong>it</strong>ica si osservano <strong>colecisti</strong>ti<br />

croniche. All’inizio la <strong>colecisti</strong> presenta un ispessimento<br />

parietale e in un secondo tempo essa<br />

appare atrofica e contratta. In alcuni casi si nota<br />

un ispessimento del contenuto biliare. Se la <strong>colecisti</strong><br />

non è facilmente identificabile si può esaminare<br />

accuratamente la fossa <strong>colecisti</strong>ca in varie<br />

posizioni per mettere in evidenza i calcoli nella<br />

<strong>colecisti</strong> completamente contratta e per differenziarli,<br />

attraverso l’individuazione del cono d’ombra,<br />

dalle immagini del gas intestinale. La <strong>colecisti</strong>te<br />

acuta si associa nel bambino raramente rispetto<br />

all’adulto alla l<strong>it</strong>iasi delle vie biliari. Almeno<br />

il 50% di questi pazienti in periodo pre-adolescenziale<br />

non è affetto da calcolosi. Con il passare<br />

degli anni l’incidenza della l<strong>it</strong>iasi aumenta. La<br />

<strong>colecisti</strong>te acuta al<strong>it</strong>iasica nell’infanzia, nella maggior<br />

parte dei casi, è la complicanza di infezioni:<br />

in alcuni casi fa segu<strong>it</strong>o a scarlattina o patologie<br />

streptococciche; la <strong>colecisti</strong>te acuta, inoltre, può<br />

essere la conseguenza di patologie infiammatorie<br />

da salmonella, shigella e da gastroenter<strong>it</strong>i virali.<br />

La patogenesi della <strong>colecisti</strong>te viene associata alla<br />

presenza di febbre elevata, di disidratazione, di<br />

stasi biliare e di ostruzione temporanea del dotto<br />

cistico; è stata anche sospettata un’azione ostruttiva<br />

da parte di linfonodi mesenterici ingrand<strong>it</strong>i in<br />

caso di patologia infettiva.<br />

In caso di <strong>colecisti</strong>te acuta la <strong>colecisti</strong> appare<br />

ingrand<strong>it</strong>a, a morfologia ovalare nelle scansioni<br />

long<strong>it</strong>udinali e tondeggiante in quelle trasversali,<br />

dolente alla palpazione. In alcuni casi si può riscontrare<br />

un ispessimento della parete, che come<br />

già specificato, viene considerata normale sino a<br />

3 millimetri. Tuttavia tale fattore si considera<br />

poco attendibile. Si può evidenziare uno strato<br />

ipoecogeno nel contesto della parete <strong>colecisti</strong>ca<br />

ma solo in rare occasioni rispetto a quanto si riscontra<br />

nella <strong>colecisti</strong>te acuta dell’adulto, verosimilmente<br />

da attribuirsi ad edema e necrosi<br />

dello strato sottosieroso. Si può riscontrare spesso<br />

un’accentuazione dell’ecogenic<strong>it</strong>à del contenuto<br />

della <strong>colecisti</strong> parziale o totale da riferirsi a componente<br />

corpuscolata. Essa tende a depos<strong>it</strong>arsi<br />

nelle porzioni declivi della <strong>colecisti</strong> stessa. L’ispessimento<br />

della bile si può riferire talvolta alla<br />

comparsa di pus, sangue, coaguli o fango biliare<br />

semplicemente. In caso di formazione di pus si<br />

ha l’empiema della <strong>colecisti</strong>. La l<strong>it</strong>iasi, quando è<br />

presente, può essere nascosta dal contenuto biliare<br />

quando esso è ecogeno. La <strong>colecisti</strong>te acuta<br />

talvolta si complica con ascessi peri<strong>colecisti</strong>ci ai<br />

quali può conseguire perforazione della parete e<br />

si può determinare la comparsa d’immagini ipoanecogene<br />

adiacenti alla <strong>colecisti</strong>. Un ispessimento<br />

irregolare della parete con echi endoluminali<br />

è prodotta da necrosi o gangrena. L’idrope<br />

acuta è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da una dilatazione improvvisa<br />

della <strong>colecisti</strong> causata da ostruzione del dotto<br />

cistico ma non associata ad infezione biliare, a<br />

l<strong>it</strong>iasi o a malformazioni congen<strong>it</strong>e. L’età di insorgenza<br />

della malattia è compresa tra il primo<br />

mese di v<strong>it</strong>a e i 15 anni. In caso di idrope acuta il<br />

paziente si presenta molto sofferente con febbre,<br />

nausea, vom<strong>it</strong>o e dolori addominali; spesso nell’indagine<br />

anamnestica si riscontrano infezioni<br />

precedenti delle vie aeree, ot<strong>it</strong>i o gastroenter<strong>it</strong>e.<br />

È possibile che la causa sia una ostruzione trans<strong>it</strong>oria<br />

del dotto cistico determinata o da un<br />

processo infiammatorio o da una ostruzione<br />

meccanica causata da linfonodi ingrand<strong>it</strong>i, non<br />

essendo stata individuata con certezza la causa<br />

predisponente. L’idrope acuta può verificarsi in<br />

associazione alla sindrome muco-cutanea di<br />

Kawasaki.<br />

L’aspetto ecografico è quello di una <strong>colecisti</strong><br />

molto distesa, dolente, non contrattile e priva di alterazioni<br />

della parete, qualche volta è presente fango<br />

biliare. La dilatazione <strong>colecisti</strong>ca trans<strong>it</strong>oria si<br />

può riscontrare in alcuni neonati e nella maggior<br />

parte dei casi è legata al digiuno o alla nutrizione<br />

parenterale. La causa, molto probabilmente, potrebbe<br />

essere rifer<strong>it</strong>a ad un ispessimento della bile<br />

in grado di provocare un ostacolo trans<strong>it</strong>orio al deflusso<br />

a livello del dotto cistico.<br />

Anche una infezione sistemica può essere alla<br />

base di un’abnorme distensione della <strong>colecisti</strong>; la<br />

patogenesi attraverso cui l’infezione può determinare<br />

la distensione della <strong>colecisti</strong> potrebbe essere<br />

la atonia, nello stesso modo in cui si instaura un<br />

ileo adinamico in uno stato settico. L’indagine<br />

ecografica assume una grande util<strong>it</strong>à per confermare<br />

la diagnosi, si può escludere infatti la presenza<br />

di calcoli e si possono documentare le modificazioni<br />

delle dimensioni e della morfologia<br />

della <strong>colecisti</strong>.<br />

Studio endoscopico della <strong>colecisti</strong><br />

In caso di ostruzione biliare solo l’eco-endoscopia<br />

può accertare la causa dell’ostruzione e può individuare<br />

la diffusione endoluminale neoplastica e<br />

distinguere le lesioni benigne. In questi casi l’endoscopia<br />

è migliore dell’ecografia tradizionale, dell’esame<br />

TC e anche della colangio-RM.<br />

COLECISTI<br />

807


ECOGRAFIA CLINICA<br />

808<br />

L’eco-endoscopia bilio-pancreatica è effettuata<br />

utilizzando eco-endoscopi di tipo settoriale o radiale.<br />

Nella maggior parte degli studi pubblicati<br />

vengono utilizzati eco-endoscopi radiali che producono<br />

scansioni ecografiche a 360° con frequenze<br />

da 7,5 e 12 MHz. L’indagine della regione bilio-pancreatica<br />

viene effettuata facendo avanzare<br />

l’eco-endoscopio fino al duodeno discendente; si<br />

possono studiare così il pancreas, il coledoco, il<br />

Wirsung e infine il dotto cistico.<br />

Radiologia interventistica<br />

Esistono delle metodiche interventistiche molto<br />

raffinate per la diagnosi e il trattamento delle<br />

affezioni <strong>colecisti</strong>che. Tali procedure, che sono<br />

una importante alternativa diagnostico-terapeutica<br />

ai trattamenti delle malattie della <strong>colecisti</strong>, possono<br />

essere esegu<strong>it</strong>e sotto guida ecografica o sotto<br />

guida ecografica e fluoroscopica associate o sotto<br />

guida TC. La maggior parte delle punture della<br />

<strong>colecisti</strong> sono effettuate sotto guida ecografica.<br />

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