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HEARTLINE HSM Genoa Cardiology Meeting - Aristea

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Gli effetti beneci riportati in numerosi studi sono associati prevalentemente a trattamenti<br />

con citochine combinate (G-CSF + SCF e G-CSF + FL) piuttosto che terapia con solo G-<br />

CSF. Nello studio condotto da Asaki et al. il trapianto nelle zone perinfartuali di broblasti<br />

cardiaci singenici trasfettati con SDF-1, in combinazione a G-CSF, ha indotto la mobilizzazione<br />

di cellule CD117 + dal midollo al miocardio e ha portato ad un miglioramento globale<br />

della funzione cardiaca. Nello studio di Kawada et al., la somministrazione del fattore<br />

G-CSF dopo IMA ha favorito il reclutamento e differenziamento cardiomiocitario di cellule<br />

cardiomiogeniche mobilizzate. Allo stesso modo è stato riportato, in seguito a terapia con<br />

G-CSF, un aumento dell’inltrazione nella zona infartuata di BMCs. Tuttavia è ancora oggetto<br />

di indagine la capacità dei progenitori midollari mobilizzati di differenziare in senso<br />

cardiomiogenico. L’importanza del reclutamento di BMCs nelle zone infartuate è stata dimostrata<br />

ulteriormente da uno studio nel quale la somministrazione di AMD 100, un inibitore<br />

di CXCR , ha portato ad una riduzione del reclutamento miocardico di cellule CXCR<br />

derivate da midollo, abolendo così l’efcacia della terapia con G-CSF. Complessivamente,<br />

questi risultati hanno messo in luce l’importanza che riveste l’asse SDF-1/CXCR nel mediare<br />

gli effetti della terapia con G-CSF per il reclutamento miocardico di cellule del midollo<br />

osseo.<br />

Numerosi studi confermano la presenza del recettore G-CSFR sulla supercie di varie popolazioni<br />

residenti cardiache tra cui cardiomiociti, cellule endoteliali e cellule interstiziali.<br />

È possibile che G-CSF eserciti un’azione citoprotettiva e proliferativa diretta sul tessuto<br />

miocardico grazie all’attivazione, ad opera del G-CSFR, del fattore di trascrizione JAK/STAT<br />

(vedi Fig. 1). Harada et al. hanno dimostrato in vitro la possibilità di inibire l’apoptosi di<br />

miociti e la riduzione indotta da H 2 O 2 di protine anti-apoptotiche come Bcl-2 grazie a trattamento<br />

con G-CSF. In topi transgenici che overesprimevano una mutazione dominante<br />

negativa per STAT , la terapia con G-CSF, pur incrementando i livelli di c-kit + /Sca-1 + midollari<br />

nel sangue periferico, risultava inefcace nel migliorare la funzione cardiaca. In aggiunta,<br />

l’azione positiva di G-CSF dopo danno ischemico è stata dimostrata anche in<br />

modello di cuore di Langendorff. I risultati ottenuti suggeriscono un’azione, almeno in parte,<br />

anti-apoptotica di G-CSF attraverso la trasduzione del segnale JAK/STAT. Ulteriori evidenze<br />

attribuiscono a G-CSF un ruolo nella modulazione delle molecole coinvolte nel ciclo cellulare<br />

(incluso p27, inibitore delle chinasi ciclino-dipendente) riducendo la fase G 0 /G 1 e promuovendo<br />

la proliferazione e la sopravvivenza cellulare. G-CSF ha dimostrato, in modello<br />

di ischemia miocardica, di indurre la proliferazione di cardiomiociti di topo e di incrementare<br />

i livelli di cellule cardiache residenti Sca-1 + , suggerendo un coinvolgimento della citochina<br />

nell’attivazione di progenitori cardiaci. Un effetto cardioprotettivo diretto di G-CSF<br />

è stato riportato anche in un modello di cardiomiopatia dilatativa nel criceto. Benché non<br />

sia stato osservato un effetto protettivo anti-apoptotico, è stato dimostrato un effetto cardioprotettivo<br />

contro la degradazione cellulare attraverso la via di trascrizione JAK/STAT, limitando<br />

la progressione dell’insufcienza cardiaca. In cuori di ratto isolati perfusi, la<br />

somministrazione di G-CSF in fase precoce ha indotto l’attivazione del segnale Akt/eNOS,<br />

portando ad un aumento della produzione di ossido nitrico (NO) e riduzione dell’area infartuata.<br />

Gli studi sopracitati suggeriscono come attraverso l’attivazione di numerosi segnali<br />

di sopravvivenza cellulare, G-CSF sia in grado di esercitare molteplici effetti beneci<br />

a livello miocardico anche in assenza di mobilizzazione cellulare.

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