Canto siculo per Ducezio-3 - Catania per te
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C.: «Dovrò uccidere fra<strong>te</strong>lli che rifiutan di sentirsi tali?».<br />
D.: «No, Cirneco, no! Non farlo mai<br />
quest’orribile sbaglio ch’io commisi da vivo<br />
e che tagliò in due il mio cuore<br />
come la lama più affilata,<br />
uccidendo la gioia di veder sorgere il sole nel cielo,<br />
quella gioia di cui tutti posson godere,<br />
gli storpi, i malati, i mutilati,<br />
chi ha <strong>per</strong>so i suoi cari, chi non ha nulla.<br />
Nessuno, Cirneco, soffrì come <strong>Ducezio</strong>».<br />
C.: «Non dirlo questo, che le parole…».<br />
D.: «Tu, poeta, tu pensi alle parole!<br />
Io penso al sangue dei fra<strong>te</strong>lli<br />
che feci scorrere allora<br />
e che ancora mi annebbia la men<strong>te</strong>!».<br />
C.: «Ti ho evocato presso il dio-fiume<br />
<strong>per</strong> esserti d’aiuto in questa sofferenza<br />
e tu a me, ai Siculi, a noi tutti».<br />
D.: «Che dici? Come puoi aiutarmi in questa condizione?».<br />
C.: «Sai bene, <strong>Ducezio</strong>, che la Madre Terra<br />
ha donato al nostro popolo la magia e la veggenza<br />
più che ad ogni altro, do<strong>te</strong> che coltiviamo<br />
praticando i riti antichissimi che la onorano.<br />
Dopo aver dato mol<strong>te</strong> prove dei miei po<strong>te</strong>ri,<br />
fui onorato veggen<strong>te</strong> nel <strong>te</strong>mpio dei Palici,<br />
che fondasti presso Paliké ora distrutta.<br />
Tutti ci siam chiesti sempre<br />
quando sarebbe nato il nuovo <strong>Ducezio</strong>.<br />
Sono un poeta veggen<strong>te</strong> e con i molti altri<br />
dotati di questi po<strong>te</strong>ri ho più vol<strong>te</strong> in<strong>te</strong>rrogato<br />
coloro ch’eran giovani quando tu eri in vita<br />
e unendo la loro memoria e i nostri po<strong>te</strong>ri<br />
sappiam tutto di <strong>te</strong> e lo tramandiamo.<br />
Nulla ci è ignoto d’ogni tuo attimo,<br />
d’ogni tua azione, dei tuoi pensieri, di ciò a cui aspiravi.<br />
Se dovessi scrivere di <strong>te</strong> su lapidi tutto ciò che conosco<br />
non bas<strong>te</strong>rebbero le rocce dell’in<strong>te</strong>ra Sicilia».<br />
D.: «Io non voglio ricordare me s<strong>te</strong>sso,<br />
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