Veronica Franco, rime - Cristina Campo
Veronica Franco, rime - Cristina Campo Veronica Franco, rime - Cristina Campo
Ma s'ogni mortal ben falso si stima, vi consoli che 'l ciel lo spirto accoglie, in guisa che i suoi merti al mondo esprima. Traslata l'alma al suo natío terreno, che di virtú tra noi fu sí feconda, perché vena di lagrime profonda sorge in voi da l'effetto egro terreno? Or nel giardin del paradiso ameno, senza seccarsi in lei né cader fronda d'altri piú dolci pomi in copia abbonda pregna d'altr'aura, il sol via piú sereno. Soave di celeste ambrosia umore pasce l'avventurosa sua radice, non piú caduca in suo frutto, né in fiore; ma se in sua sorte in ciel vera beatrice l'acerbo di qua giú pervien dolore, nel vostro amaro pianto è men felice. Deh, la pietà soverchia non v'offenda, in vece del fratel pianger estinto, dando in preda al martír voi stesso vinto sí che dagli occhi un largo fiume scenda! Non lasciate, signor, che 'l mondo intenda che 'l vostro cor, di tal costanzia cinto dal proprio danno suo sforzato e spinto, per alcun caso al duol già mai si renda. Benché se qui perdeste un fratel tale che 'n terra di virtú somma e perfetta o solo o nessun altro aveste eguale, il racquistaste in ciel: quivi egli aspetta, sazio che siate de la vita frale, di sua man colocarvi in sedia eletta. Al nostro stato misero e dolente lagrimar ad ognor ben si conviene del mal sempre piú grave e piú presente nel mondo, ch'è un varcar di pene in pene. Ma s'allegrar già mai si dè' la mente, V VI VII 8 2
cui de la vita l'aspro carcer tiene, ciò guardando si faccia solamente ch'a posar dai travagli un dí si viene. D'ogni travaglio il termine è la morte; e se non vien da l'uom morto sofferto cosa ch'affanno o gioia al senso apporte, giunti i suoi cari al fin del sentier erto membri spesso, vivendo, e si conforte, quando che sia di giungervi anch'ei certo. VIII Poiché dal mondo al ciel, suo proprio albergo, qual lampo a l'apparir tosto sparito, è il saggio e valoroso Estor salito, quasi l'ali impennando al lieve tergo, a te 'l ciglio devoto e la mente ergo, Re celeste, invisibile, infinito, e del suo gran valor, da noi partito, le guance smorte lagrimando aspergo. Deh! ripara, Signor, ai nostri danni, la vita, a lui da morte acerba tolta, del gran Francesco concedendo agli anni; che con l'altro fratel la doglia accolta mostra nel volto e nei lugubri panni, e gli occhi a sé d'ogni uom pietosi volta. Del gran Francesco a la vita onorata gli anni del suo fratello Estore morto rendi, signor, per grazia e per conforto de la famiglia sua mesta e turbata: anzi in questo da te pur sia servata del ciel la gloria in terra, ove mai scorto non fu gran pregio da l'occaso a l'orto, di quanto è di costui l'anima ornata. Questi, che vive e spira, e vivrà ognora per valor d'armi e somma cortesia dopo la morte eternamente ancora, lungo secol tra noi felice stia, dove la sua virtute il mondo onora, e te difende, alma Vinezia mia. IX X 8 3
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Ma s'ogni mortal ben falso si stima,<br />
vi consoli che 'l ciel lo spirto accoglie,<br />
in guisa che i suoi merti al mondo esprima.<br />
Traslata l'alma al suo natío terreno,<br />
che di virtú tra noi fu sí feconda,<br />
perché vena di lag<strong>rime</strong> profonda<br />
sorge in voi da l'effetto egro terreno?<br />
Or nel giardin del paradiso ameno,<br />
senza seccarsi in lei né cader fronda<br />
d'altri piú dolci pomi in copia abbonda<br />
pregna d'altr'aura, il sol via piú sereno.<br />
Soave di celeste ambrosia umore<br />
pasce l'avventurosa sua radice,<br />
non piú caduca in suo frutto, né in fiore;<br />
ma se in sua sorte in ciel vera beatrice<br />
l'acerbo di qua giú pervien dolore,<br />
nel vostro amaro pianto è men felice.<br />
Deh, la pietà soverchia non v'offenda,<br />
in vece del fratel pianger estinto,<br />
dando in preda al martír voi stesso vinto<br />
sí che dagli occhi un largo fiume scenda!<br />
Non lasciate, signor, che 'l mondo intenda<br />
che 'l vostro cor, di tal costanzia cinto<br />
dal proprio danno suo sforzato e spinto,<br />
per alcun caso al duol già mai si renda.<br />
Benché se qui perdeste un fratel tale<br />
che 'n terra di virtú somma e perfetta<br />
o solo o nessun altro aveste eguale,<br />
il racquistaste in ciel: quivi egli aspetta,<br />
sazio che siate de la vita frale,<br />
di sua man colocarvi in sedia eletta.<br />
Al nostro stato misero e dolente<br />
lagrimar ad ognor ben si conviene<br />
del mal sempre piú grave e piú presente<br />
nel mondo, ch'è un varcar di pene in pene.<br />
Ma s'allegrar già mai si dè' la mente,<br />
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