Veronica Franco, rime - Cristina Campo

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Tutto quel che ristoro e gioia apporte, per questi campi e per le piagge amene, reca a me affanno e duol gravoso e forte. L'apriche valli, d'aura e d'odor piene, l'erbe, i rami, gli augei, le fresche fonti, ch'escon da cristalline e pure vene, l'ombrose selve, e i coltivati monti, che da salir son dilettosi e piani, e piú facili quant'uom piú su monti, e tutto quel che con industri mani qui l'arte e la natura e 'l ciel opraro, sono per me deserti alpestri e strani. Non può temprar alcun dolce l'amaro ch'io sento de l'acerba dipartita, ch'io fei dal natío suolo amato e caro: quivi lasciai nel mio partir la vita, ch'ai piè negletta del mio crudo amante da me giace divisa e disunita. E pur tra questi fiori e queste piante la vo cercando, e di quell'empio l'orme. ch'ovunque io vada ognor mi sta davante. E par ch'io 'l vegga, e poi ch'ei si trasforme or d'un abete, or d'un faggio, or d'un pino, or d'un lauro, or d'un mirto in varie forme; parmelo aver negli occhi da vicino, e le mani a pigliarlo avide stendo, e la bocca a basciarlo gli avicino: in questo lo mio error veggio e comprendo, ché, da l'imaginar e da la speme delusa, un tronco o un sasso abbraccio e prendo. Se cantando posar gioiosi insieme duo augelletti sopra un ramo veggo, con quel desio ch'Amor dolce al cor preme, del mio misero stato, e piú m'aveggo che col rimedio de la lontananza, dov'altri non m'aita, invan proveggo. Stan pur duo uccelli in lieta dilettanza, godendo di quel bene unitamente, ch'al lor desire agguaglia la speranza; ne le selve e nei boschi Amor si sente, dal consorzio degli uomini sbandito, tra i bruti, i quai pur s'aman parimente; un concorde voler al dolce invito de la gioia d'amor le fiere tragge, con affetto in duo cori egual partito; per monti e valli e selve e lidi e piagge, quinci e quindi congiunta in modo stretto coppia sen va di due bestie selvagge: e l'uom, dal cielo a dominar eletto tutti gli altri animali de la terra, dotato di ragione e d'intelletto; 5 8

l'uom che, se non vuol, rado o mai non erra, fa, nei desir d'amor dolci, a se stesso cosí continua abominosa guerra, sí ch'a lui poi d'amar non è concesso, senza trovar di repugnanti voglie de la persona amata il core impresso. In ciò contrario a le donne si voglie piú ch'agli uomini 'l ciel; ch'amano senza sentir quasi in amor altro che doglie. Far non può de le donne resistenza la natura sí molle ed imbecilla, di Venere del figlio a la potenza; picciol'aura conturba la tranquilla feminil mente, e di tepido foco l'alma semplice nostra arde e sfavilla. E quanto avem di libertà piú poco, tanto 'l cieco desir, che ne desvía, di penetrarne al cor ritrova loco: sí che ne muor la donna, o fuor di via esce de la comun nostra strettezza, e per picciolo error forte travía. Quanto a la libertate è manco avezza, tanto in furia maggior l'avien che saglia, s'Amor quei nodi violento spezza; né per poco vien mai che donna assaglia per tirar il suo amante al suo desio, ma ciascun mezzo prova quant'ei vaglia. Cosí sforzata son di far anch'io d'amor ne la difficile mia impresa, per ottener il ben ch'amo e desío; e se ben fatt'a me vien grande offesa, nullo argomento usato in espugnarti, amante ingrato, mi rincresce o pesa. Per darti luogo, venni in queste parti, ed al tuo arbitrio di te cassa vivo, sperando in tal maniera d'acquistarti. Qui, dov'è 'l prato verde e chiaro il rivo. venni, e de le dolci onde al roco suono, e degli uccelli al canto, e parlo e scrivo. In luogo ameno e dilettevol sono, ma non è quivi l'allegrezza mia, se non quanto di te penso e ragiono; anzi 'l pensar di te dagli occhi invia lagrime amare, e de l'altrui piacere sento piú farsi la mia sorte ria. L'altrui gioie d'amor tante vedere a le fiere, agli augelli, ai pesci darsi mi fa nel mio dolor piú doglia avere: non può l'invidia mia dentro celarsi, ma con sospiri e pianto, e con lamenti, vien per la bocca e gli occhi a disfogarsi. 5 9

Tutto quel che ristoro e gioia apporte,<br />

per questi campi e per le piagge amene,<br />

reca a me affanno e duol gravoso e forte.<br />

L'apriche valli, d'aura e d'odor piene,<br />

l'erbe, i rami, gli augei, le fresche fonti,<br />

ch'escon da cristalline e pure vene,<br />

l'ombrose selve, e i coltivati monti,<br />

che da salir son dilettosi e piani,<br />

e piú facili quant'uom piú su monti,<br />

e tutto quel che con industri mani<br />

qui l'arte e la natura e 'l ciel opraro,<br />

sono per me deserti alpestri e strani.<br />

Non può temprar alcun dolce l'amaro<br />

ch'io sento de l'acerba dipartita,<br />

ch'io fei dal natío suolo amato e caro:<br />

quivi lasciai nel mio partir la vita,<br />

ch'ai piè negletta del mio crudo amante<br />

da me giace divisa e disunita.<br />

E pur tra questi fiori e queste piante<br />

la vo cercando, e di quell'empio l'orme.<br />

ch'ovunque io vada ognor mi sta davante.<br />

E par ch'io 'l vegga, e poi ch'ei si trasforme<br />

or d'un abete, or d'un faggio, or d'un pino,<br />

or d'un lauro, or d'un mirto in varie forme;<br />

parmelo aver negli occhi da vicino,<br />

e le mani a pigliarlo avide stendo,<br />

e la bocca a basciarlo gli avicino:<br />

in questo lo mio error veggio e comprendo,<br />

ché, da l'imaginar e da la speme<br />

delusa, un tronco o un sasso abbraccio e prendo.<br />

Se cantando posar gioiosi insieme<br />

duo augelletti sopra un ramo veggo,<br />

con quel desio ch'Amor dolce al cor preme,<br />

del mio misero stato, e piú m'aveggo<br />

che col <strong>rime</strong>dio de la lontananza,<br />

dov'altri non m'aita, invan proveggo.<br />

Stan pur duo uccelli in lieta dilettanza,<br />

godendo di quel bene unitamente,<br />

ch'al lor desire agguaglia la speranza;<br />

ne le selve e nei boschi Amor si sente,<br />

dal consorzio degli uomini sbandito,<br />

tra i bruti, i quai pur s'aman pa<strong>rime</strong>nte;<br />

un concorde voler al dolce invito<br />

de la gioia d'amor le fiere tragge,<br />

con affetto in duo cori egual partito;<br />

per monti e valli e selve e lidi e piagge,<br />

quinci e quindi congiunta in modo stretto<br />

coppia sen va di due bestie selvagge:<br />

e l'uom, dal cielo a dominar eletto<br />

tutti gli altri animali de la terra,<br />

dotato di ragione e d'intelletto;<br />

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