Veronica Franco, rime - Cristina Campo

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01.06.2013 Views

Or, dopo cosí lieta primavera, forma d'autunno, assai piú che d'estate, varia vestite assai da la primiera. E se ben in viril robusta etate, l'oro de la lanugine in argento rivolto, quasi vecchio vi mostrate; benché punto nel viso non s'è spento quel lume di beltà chiara e serena, ch'abbaglia chi mirarvi ardisce intento. Questa con la memoria mi rimena del vostro aspetto a la prima figura, ond'ebbi già per voi sí crudel pena; e mentre 'l pensier mio stima e misura, e pareggia l'effigie di quegli anni con questa de l'età d'or piú matura, di fuor sento scaldarmi il petto e i panni, senza che però 'l cor dentro si mova, per la memoria de' passati affanni. In questo l'alma un certo affetto prova, ch'io non so qual ei sia; se non che vosco l'esser e 'l ragionar mi piace e giova; e se 'l giudicio non ho sordo e losco, quest'è de l'amicizia la presenza, ch'al volto ed a la voce io la conosco. Del mio passato amor da la potenza queste faville in me sono rimaste. piú temperate e di minor fervenza: da queste accesa, le mie voglie caste in quella guisa propria di voi formo, che 'l santo amor a circonscriver baste. In amicizia il folle amor trasformo, e pensando a le vostre immense doti, per imitarvi l'animo riformo; e se 'n ciò i miei pensier vi fosser noti, i moderati onesti miei desiri non lascereste andar d'effetto vuoti. Per cui convien ch'ognor brami e desiri de le vostre virtú gustar il frutto, e quando far nol posso, ne sospiri. Ma se convien a voi cangiar ridutto, e peregrin da noi gir in disparte, non mi negate il favor vostro in tutto. Basta che se ne porti una gran parte seco la mia fortuna: in quel che resta supplite con gli inchiostri e con le carte. Non vi sia la fatica in ciò molesta, poi che l'alma affannata, piú ch'altronde, quinci gloriosa si può far di mesta. Quando siate di là da le salse onde, vi prego con scritture visitarmi piene d'amor che grato corrisponde: 4 8

e volendo piú a pieno sodisfarmi, questo potrete agevolmente farlo con alcuna vostr'opera mandarmi. E quand'io non sia degna d'impetrarlo, per alcun vanto espresso che 'n me sia, da la vostra bontà voglio sperarlo; da la vostra infinita cortesia, benché convien a l'amor ch'io vi porto che da voi ricompensa mi si dia. E facendo altrimenti, avreste il torto: ond'io, per non far debil mia ragione, del dever v'ammonisco, e non v'essorto Si voglion certo amar quelle persone, da le quai noi amati si sentimo: cosí la buona civiltà dispone; e tanto importa ad amar esser primo, che se l'amato a ridamar non vola, macchia ogni sua virtú d'oscuro limo. Questo è che mi confida e mi consola: che cader non vorrete in cotal fallo, ch'ogni ornamento a la virtute invola. Come bel fiore in lucido cristallo, traspar ne le vestigie vostre esterne lo spirto ch'altrui rado il ciel tal dàllo: l'alma in voi nel sembiante si discerne, che di vaghezza esterior contende con le virtuti de la mente interne. Ben chi è tal, se lo specchio inanzi prende, dilettato dal ben che 'n lui fuor vede a far simile al volto il senno attende; e mentre move per tai scale il piede, nel proporzionar tal di se stesso, ogni condizion mortale eccede. Beato voi, cui far questo è concesso e cotanto alto già sète salito, che nullo avete sopra, e pochi presso! Ben quindi fate ognor cortese invito, la man porgendo altrui, perché su monti, di zelo pien di carità infinito; ma tutti non han piè veloci e pronti, sí come voi, in cosí ardua strada, e voi 'l sapete, senza ch'io 'l racconti. Ma però nulla in suo valor digrada la vostra dignità, se in ciò s'abbassa per sostener chi v'ama, che non cada. Io, sol nel primo entrar già vinta e lassa, il vostro aiuto di lontan sospiro con occhi lagrimosi e fronte bassa: volgete il guardo a me con dolce giro, ed a la mia devozione atteso, degnatemi d'alcun vostro sospiro. 4 9

e volendo piú a pieno sodisfarmi,<br />

questo potrete agevolmente farlo<br />

con alcuna vostr'opera mandarmi.<br />

E quand'io non sia degna d'impetrarlo,<br />

per alcun vanto espresso che 'n me sia,<br />

da la vostra bontà voglio sperarlo;<br />

da la vostra infinita cortesia,<br />

benché convien a l'amor ch'io vi porto<br />

che da voi ricompensa mi si dia.<br />

E facendo alt<strong>rime</strong>nti, avreste il torto:<br />

ond'io, per non far debil mia ragione,<br />

del dever v'ammonisco, e non v'essorto<br />

Si voglion certo amar quelle persone,<br />

da le quai noi amati si sentimo:<br />

cosí la buona civiltà dispone;<br />

e tanto importa ad amar esser primo,<br />

che se l'amato a ridamar non vola,<br />

macchia ogni sua virtú d'oscuro limo.<br />

Questo è che mi confida e mi consola:<br />

che cader non vorrete in cotal fallo,<br />

ch'ogni ornamento a la virtute invola.<br />

Come bel fiore in lucido cristallo,<br />

traspar ne le vestigie vostre esterne<br />

lo spirto ch'altrui rado il ciel tal dàllo:<br />

l'alma in voi nel sembiante si discerne,<br />

che di vaghezza esterior contende<br />

con le virtuti de la mente interne.<br />

Ben chi è tal, se lo specchio inanzi prende,<br />

dilettato dal ben che 'n lui fuor vede<br />

a far simile al volto il senno attende;<br />

e mentre move per tai scale il piede,<br />

nel proporzionar tal di se stesso,<br />

ogni condizion mortale eccede.<br />

Beato voi, cui far questo è concesso<br />

e cotanto alto già sète salito,<br />

che nullo avete sopra, e pochi presso!<br />

Ben quindi fate ognor cortese invito,<br />

la man porgendo altrui, perché su monti,<br />

di zelo pien di carità infinito;<br />

ma tutti non han piè veloci e pronti,<br />

sí come voi, in cosí ardua strada,<br />

e voi 'l sapete, senza ch'io 'l racconti.<br />

Ma però nulla in suo valor digrada<br />

la vostra dignità, se in ciò s'abbassa<br />

per sostener chi v'ama, che non cada.<br />

Io, sol nel primo entrar già vinta e lassa,<br />

il vostro aiuto di lontan sospiro<br />

con occhi lagrimosi e fronte bassa:<br />

volgete il guardo a me con dolce giro,<br />

ed a la mia devozione atteso,<br />

degnatemi d'alcun vostro sospiro.<br />

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