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Priapo: il dio dei bordelli -versione p. T - santoro rupert

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Madre e figlio parlarono assai. Lei col Sosia in mano e lui col suo capitale tra le<br />

mani. Pensieri lussuriosi circolavano in quelle menti sessualizzate al massimo.<br />

><br />

><br />

><br />

E si accarezzava con sempre più ardore . Afrodite invece stava in s<strong>il</strong>enzio e si<br />

strofinava <strong>il</strong> Sosia contro la f<strong>il</strong>azza. <strong>Priapo</strong>, per spezzare quella strana tensione, cercò<br />

nella sua memoria un motivetto adatto. Lo trovò.<br />

><br />

E continuava a maneggiare l’aggeggio. Con una smania manuale da manuale del<br />

perfetto minatore. Afrodite rise e ci resi una mano.<br />

> disse ridendo di bocca e di pacchio.<br />

Poi ci desi l’altra. Lui non parlò. Ma cantò ancora piano piano:<br />

><br />

La mamma capì e disse:<br />

><br />

Senza dir niente si distese sull’erba . E sempre senza dire niente allargò le gambe. Lui<br />

taliò quel pacchio sp<strong>il</strong>ato e cantò ancora.<br />

><br />

E così fece. L’incesto, uno <strong>dei</strong> tanti dell’Olimpazzo, fu consumato quella notte. Fu la<br />

prima volta tra madre e figlio. Tra la madre dal pacchio sp<strong>il</strong>ato e <strong>il</strong> figlio dalla<br />

minchia spropositata. Tra la mamma bella e <strong>il</strong> figlio laitu e bruttu tranne che di

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