01.06.2013 Views

33 colloqui per capire di voler volare.

33 colloqui per capire di voler volare.

33 colloqui per capire di voler volare.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Formazione<br />

Liceo <strong>di</strong>ploma<br />

Andavo in alta quota pensando che le vette devono essere prima<br />

scalate fisicamente e poi mentalmente. Ciò <strong>di</strong> cui ricordo bene è<br />

che NIETZSCHE lo prendevo in parola. Lui <strong>di</strong>ceva - quanto<br />

manca alla vetta, tu sali e non ci pensare - così io non ci pensavo e<br />

salivo, pazzo lui e sincero io, <strong>per</strong>ò io credevo in qualcosa. La<br />

filosofia, prima <strong>di</strong> Schopenhauer e poi <strong>di</strong> NIETZSCHE non è che<br />

mi era proprio <strong>di</strong> aiuto ma io adolescente cocciuto mi affidavo a<br />

dei morti immortali <strong>per</strong> poter saggiamente vivere e <strong>di</strong>ffidavo dalle<br />

imitazioni <strong>di</strong> altri. Mi assorbivo quoti<strong>di</strong>anamente le loro congetture<br />

variegate, <strong>di</strong>s<strong>per</strong>ate.<br />

Intanto mi programmavo il dopo <strong>di</strong>ploma, cosa scegliere, quale<br />

facoltà potrebbe esprimere al meglio le mie attitu<strong>di</strong>ni… mi gustavo<br />

il ponte temporaneo che c’è tra il fine cazzeggio delle su<strong>per</strong>iori e<br />

l’iniziale agonia universitaria. Mi <strong>di</strong>plomai con un modesto<br />

83/100, la consolazione era paragonare il mio voto alla data <strong>di</strong><br />

nascita, classe ’83.Un punteggio ottimo, visto che ero considerato<br />

uno degli ultimi, non tanto come voti, ma come riflesso alle loro<br />

aspettative, si stupirono che presi ingegneria. Il futuro <strong>di</strong>mostrerà<br />

che io sono un me<strong>di</strong>ano, uno <strong>di</strong> quelli che gioca fino alla fine, fino<br />

a quando i polmoni non esplodono, questo era una tecnica <strong>per</strong><br />

autostimarmi. Una della magre mie consolazioni sarà proprio il<br />

fatto che nessuno avrebbe scommesso su <strong>di</strong> me. Ero un cavallo da<br />

macello, vredranno la mia golloppata, in seguito.


Ricordando quel giorno dell’esame.<br />

Quel giorno, passai mezza giornata, in apnea; non ero felice, né<br />

contento, né sereno. Schopenhauer con Leopar<strong>di</strong> erano riusciti nel<br />

loro intento, farmi vedere nella vita ciò che c’è <strong>di</strong> peggio, il<br />

burrone senza fiume. Potevo risparmiarmi <strong>di</strong> leggerli almeno avrei<br />

riso un pò con Renoir ed Epicuro o sorriso con Cervantes.<br />

Masticavo le loro idee e nel frattempo pensavo a <strong>di</strong>ventare,<br />

<strong>di</strong>venire, un uomo che cammina a testa alta e non si abbassa a<br />

chiedere favori, a cambiare status quo.<br />

Settembre<br />

Settembre non è lontano, come al solito. Infatti arriva senza<br />

pioggia e spruzza un po’ <strong>di</strong> moscato su <strong>per</strong> le viuzze del paese. Io<br />

ovviamente non resto fermo, vado a fare vino come lo facevano gli<br />

etruschi, raccolgo uva sugli alberi.<br />

Ma Arriva anche il test d’ammissione <strong>per</strong> l’università.<br />

Inizio a tremare, ad assorbire la muffa delle stanze chiuse degli<br />

e<strong>di</strong>fici scolastici. Inizio ad infornarmi dentro carceri, così è<br />

l’impressione <strong>di</strong> ingegneria… povera vita mia. Diventerò un<br />

cavallo da soma, imparai a galoppare ma senza humor. Correvo<br />

<strong>per</strong> inerzia. Strisciavo <strong>per</strong> terra, mi piaceva portare i pantaloni<br />

lunghi al fine <strong>di</strong> sporcarli, metafora della mia decadenza.<br />

Il motivo che mi fece scegliere ingegneria.


Mi faccio due conti – visto che devo andare all’università allora<br />

tanto vale soffrire, <strong>per</strong>ché la vita è sofferenza come hanno ben<br />

spiegato i padri del pessimismo cosmico.<br />

E allora ingegneria sia, se l’obbiettivo e soffrire <strong>per</strong> arrivare in<br />

vetta. Quasi un masochista fui, fare l’ingegnere senza sa<strong>per</strong>e se è<br />

effettivamente la mia aspirazione. Avevo una certe <strong>di</strong><strong>di</strong>zione <strong>per</strong> le<br />

materie scentifiche, ma anche <strong>per</strong> le materie uministiche!! Il<br />

<strong>di</strong>sastro della mia scelta forse si vedo proprio ora che stai<br />

leggendo. Scrivo un libro sui <strong>colloqui</strong> che ho fatto. Un Racconto<br />

sulla precarietà del mondo lavorativo in Italia. Un drammacomme<strong>di</strong>a<br />

su cosa voglio fare nella vita!! Qui la risposta volgare ci<br />

sarebbe, un po’ volgare; la lascio intendere.<br />

Cosa voglio fare!! Bho!!<br />

Tuttavia conoscendo la mia testardaggine, sapevo sin da subito che<br />

un obiettivo posto e un obiettivo da raggiungere senza svincolarsi.<br />

Ecco <strong>per</strong>ché non mi pongo molti obiettivi!!<br />

Arriviamo ai giorni nostri<br />

Trascorrono mesi, anni e arriviamo ai giorni nostri.<br />

Arrivo alla mia su<strong>per</strong> su<strong>per</strong> ma proprio stupida laurea specialistica<br />

in ingegneria civile. Ah <strong>per</strong>ché questo lo <strong>di</strong>ve <strong>di</strong>re. Dicono che gli<br />

ingegneri italiani <strong>di</strong> una volta erano i migliori. Si, può essere. Ma<br />

io non voglio entrare nei guinnes dei primati. Voglio trovare un<br />

lavoro appena laureato, trovare un lavoro decente e che mi


sod<strong>di</strong>sfa almeno un poco. Voglio lavorare non voglio stu<strong>di</strong>are.<br />

Voglio lavorare <strong>per</strong> vivere e non il contrario!!<br />

Spariamo i fuochi d’artificio. Questo tutti lo vogliono, si ma<br />

nessuno è sod<strong>di</strong>sfatto e pochi lo <strong>di</strong>cono e lo fanno.<br />

Ma ritorniamo a noi.<br />

Sono arrivato anch’io a <strong>di</strong>re quella stupida frase<br />

- io mi sono fatto da solo –<br />

ed è così che <strong>di</strong>struggo i millenni <strong>di</strong> processo genetico.<br />

Antonio Bova si è a laureato (a me <strong>per</strong>sonalmente non me ne<br />

fotteva proprio niente), solo che i miei genitori erano contenti.<br />

Contento nel vedere le mani <strong>di</strong> mio padre muratore che toccavano<br />

la mia tesi. Sembrava che in mano avesse un mattone <strong>di</strong> forati. Bè<br />

la mia tesi era un mattone nel senso che pesava tanto, solo pesava.<br />

Un mattone sarebbe stato più proficuo, lo <strong>di</strong>co senza sarcasmo che<br />

è peggio!!!<br />

Credevo nell’urbanistica, in fondo poi mi appossionai a quella tesi<br />

<strong>di</strong> laurea che sapevo non valesse quanto il costo dell’inchiostro <strong>per</strong><br />

farla, <strong>per</strong>ò avevo trovato un qualcosa che in qualche modo mi<br />

piaceva. Mi piaceva assai, proprio assai toccare le tovole<br />

cartografiche, vedere le mappe.Mi è sempre piaciuta la geografia e<br />

forse l’urbanistica sod<strong>di</strong>sfava questo mia curiosità <strong>di</strong> conoscere il<br />

mondo guardandolo dall’alto. Mi piaceva <strong>capire</strong> come si evolve la<br />

società. Perché Tutti vogliono una seconda casa (questo una


volta). Ora non hanno nemmeno la prima casa!! Mi piaceva sa<strong>per</strong>e<br />

<strong>per</strong>ché su un alcune isole mangiano più carne che pesce. Mi<br />

piaceva viaggiare, ma non come tutti che <strong>di</strong>cono, si pure a me<br />

piace tanto viaggiare, fanculo io intendo un’altra cosa <strong>per</strong><br />

viaggiare!! A me piace <strong>per</strong>correre kilometri e kilometri a pie<strong>di</strong> da<br />

un capo all’altro <strong>di</strong> un fenomeno urbano, <strong>di</strong> una città. Non entro<br />

nelle chiese e nei musei <strong>per</strong> stu<strong>di</strong>are il dettaglio. Io stu<strong>di</strong>o il tutto.<br />

Io stu<strong>di</strong>o la complessità <strong>di</strong> ciò che appare semplice. Semplice<br />

vedere una città, <strong>di</strong>fficile <strong>capire</strong> come <strong>di</strong>venterà tra 10 anni, o<br />

come la faremo <strong>di</strong>ventare, la faranno <strong>di</strong>ventare!<br />

Mi passa <strong>per</strong> la testa il pensiero <strong>di</strong> Calvino.<br />

Marco Polo descrive un ponte, pietra <strong>per</strong> pietra.<br />

- Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan.<br />

- Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, - risponde<br />

Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano.<br />

Kublai Kan rimase silenzioso, riflettendo. Poi soggiunse: - Perché<br />

mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa.<br />

Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco<br />

Io sarei come Kublai Kan, mi interessa la linea dell’arco, solo<br />

conoscendo la linea dell’arco posso lanciare una freccia nel cuore<br />

della città nascosta, bucare la su<strong>per</strong>ficie del visibile quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Posso fare una foto che nessuno potrebbe fare, solo <strong>per</strong>correndo le


strade che nessuno, <strong>di</strong> buon occhio, <strong>per</strong>corre. Io non sono un<br />

turista, sono un viaggiatore, viaggio dentro e fuori le città.<br />

Mi sono <strong>di</strong>lungato troppo, questo lo dovevo scrivere dopo. Il fatto<br />

è che mi è sempre piaciuto parlare ma soprattutto ascoltare<br />

l’urbanistica. Avrei scritto un libro sui viaggi fatti dentro e fuori le<br />

città ma non posso. Io non sono un urbanista. Il prof. Della mia<br />

tesi mi ha declassato <strong>per</strong>ché io non seguivo le sue impronte, io non<br />

ero seguito. Potrei essere anche un cazzone sognatore urbanista.<br />

Qual è il problema anche gran<strong>di</strong> luminari hanno fatto porcherie, se<br />

pensiamo allo zen <strong>di</strong> Palermo <strong>di</strong> Gregotti ecc.<br />

Come spesso accade in italia, ora più che mai. Una <strong>per</strong>sona che è<br />

portata a fare quel tipo <strong>di</strong> mestire è costretto a lasciarlo. I motivi, a<br />

fine mese non è pagato o deve pagare i pannolini o non ha<br />

sufficiente autostima <strong>per</strong> mandare tutti a quel paese. Così troviamo<br />

un architetto che cerca <strong>di</strong> fare l’ingegnere e viceversa. Un<br />

leccalecca che fa l’urbanista. Una bella ragazza che fa la politica.<br />

La lista è lunga. Insomma siamo in bel posto dove ognuno fa il suo<br />

contrario. Una <strong>per</strong>icolosa comme<strong>di</strong>a.<br />

Ritorniamo a noi.<br />

Ma ripeto un po’ <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione me la dava la laurea <strong>per</strong> vedere<br />

contento mia madre e mio padre. Io ero contento <strong>per</strong> loro, ma chi<br />

era contento <strong>per</strong> me. Per i miei anni passati davanti un libro sopra<br />

un libro, addormentato su un libro, rincoglinito da un libro,<br />

arrabbiato <strong>per</strong> un libro, pseudo felice <strong>per</strong> un libro, raffreddato <strong>per</strong><br />

un libro, imbianchito <strong>per</strong> un libro, riflessivo <strong>per</strong> un libro,<br />

imprigionato da un libro, svogliato e svegliato da un libro,


incuorato da un libro. Chi mi ridava i miei anni <strong>di</strong> prigionia<br />

intorno ad una idea illussoria e costosa. L’idea fa male, fa sangue.<br />

L’idea sbagliata che tanti miei coetani si sono fatti oggi. La laurea<br />

è un gran bel pezzo <strong>di</strong> carta, ma se tutti lo vogliono <strong>per</strong>ché la<br />

società ti porta a consumare, anche laurearsi è consumare. Anzi<br />

<strong>di</strong>cono che i filosofi sono i maggiori consumatori!! Perché<br />

consumano parecchio e poi in cambio solo un su mille da qualche<br />

idea proficua <strong>per</strong> la società. Almeno un ingegnere si imbatte <strong>di</strong><br />

qualcosa <strong>di</strong> produttivo.<br />

Non pensiamoci continuamo. Tralasciamo i svolazzanti pensieri<br />

da filosofo<br />

Io sono un ingegnere, ora posso esercitare la libera professione,<br />

seppure non so nemmeno quale significato abbia farla. Ora tutti si<br />

inchineranno ai miei pie<strong>di</strong>. Ora io sono uno che non chiede favori,<br />

semmai è pronto ad elargire consigli e a sfidare le leggi fisiche.<br />

Sono pronto a trasformare idee in soli<strong>di</strong> pareti dove possono<br />

abitare i sogni delle famiglie e dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> questo fottuto<br />

mondo.<br />

Non avevo valutato un piccolo particolare, io sono un italiano che<br />

vive in Italia. Sì proprio nel paese dei maccheroni e della pizza,<br />

dove tutto si inventa al momento. Notai che all’estero<br />

paragonavano l’Italia alla mafia, ora la collegano a Berlusconi.<br />

Before<br />

straniero: Where are you from? Io: I from Italy.


Straniero: Italy Mafia.<br />

Now<br />

straniero: where are you from? I from Italy.<br />

Straniero: Italy Berlusconi.<br />

Ora. Torniamo a noi.<br />

Non avevo considerato che la mia laurea vale meno della<br />

considerazione che si ha <strong>per</strong> una bella busta <strong>di</strong> scarpe appena<br />

comprate. Non avevo messo in conto il prezzo da pagare <strong>per</strong><br />

sentirsi <strong>di</strong>re solo ingegnere. Solo ingegnere mi chiamano ed il<br />

resto dov’è!! Un ingegnere dovrebbe progettare, rendere<br />

sostenibile la vita in città e <strong>per</strong>corribile fino in campagna.<br />

Ingegnare qualcosa <strong>di</strong> utile <strong>per</strong> la comunità.<br />

Forse avevo fatto male i conti e questa volta la colpa non è dei<br />

lusinghieri filosofi ma è solo mia. Ho forse la colpa <strong>di</strong> essere nato<br />

nel momento sbagliato e nel posto sbagliato! In Italia! Ma non<br />

penso dai!! Però ora siamo messi male. Non sappiamo fare i<br />

mestieri <strong>di</strong> una volta e non siamo concorrenziali con i mestieri <strong>di</strong><br />

oggi. Io <strong>per</strong>sonalmente ho imparato un po’ <strong>di</strong> francese ed ora sto<br />

cercando <strong>di</strong> imparare l’inglese!! Ma dove devo andare se a 28 anni<br />

inizio ad imparare una lingua. Il bello è che ho fatto 8 anni <strong>di</strong><br />

francese e 5 anni <strong>di</strong> inglese!! Io sarò pure stupido <strong>per</strong>ò i professori<br />

invece <strong>di</strong> impararmi ops si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> insegnarmi, <strong>di</strong> insegnarmi<br />

l’inglese parlato che si ascolta in televisione, alla ra<strong>di</strong>o mi<br />

insegnavano le gran<strong>di</strong> parabole <strong>di</strong> scrittori morti e defunti!! Bella


cosa questa <strong>di</strong> insegnare la letteratura straniera, si bella cosa ma se<br />

sai parlare e scrivere in inglese!!<br />

Rimbocchiamoci le maniche e an<strong>di</strong>amo avanti. Ormai ciò che è<br />

successo è non è colpa <strong>di</strong> noi elettori italiani.<br />

Altra considerazione<br />

Basta con questa pedanteria, sempre ad incolpare gli altri.<br />

Guar<strong>di</strong>amo le cose positive che si fanno!!! Non tutto va a<br />

scatafascio, sempre gli italiani si sono lamentati. Fa parte del loro<br />

DNA. Però quando vado in giro sto un po’ meglio. Sono stato pure<br />

a Cipro che è una citta calda (fu una colonia brittanica oltre che<br />

veneziana). Ogni viaggio mi insegna qualcosa, imparo sempre nel<br />

vedere e nell’ascoltare. A cipro ho constatato che le con<strong>di</strong>zioni<br />

climatiche non influenzano completamente una modus o<strong>per</strong>an<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

una società. Qui a Nicosia, la capitale <strong>di</strong> Cipro, sembra <strong>di</strong> stare a<br />

Londra (certo è una esagerazione) ma rende bene l’idea!! Londra<br />

con il Sole. Lavorano come gli inglesi, more or less, vivono come<br />

si vive in qualsiasi posto lungo le sponde del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Primo Colloquio<br />

-------------


24 09 2007 - Laurea specialistica<br />

Non ancora laureato s<strong>per</strong>imentai cosa significa inviare e-mail a<br />

tutt’Italia. Bell’es<strong>per</strong>ienza. Non pensavo che questo sarebbe stato<br />

il mio più bello modo <strong>per</strong> convivere con la s<strong>per</strong>anza <strong>di</strong> fare un<br />

lavoro che mi gratificasse. Non riuscì a trovare un bel lavoro ma in<br />

compenso inviai più <strong>di</strong> 3000 e-mail (questo il mio numero <strong>di</strong> email<br />

complessive fino ad ora!!). 3000 e-mail, si proprio tante.<br />

Gli uffici risorse umane estere mi rispondevano in numerosi ed<br />

anzi sembravano pure addolorati <strong>di</strong> darmi parere negativo. Credo<br />

che non riuscirò mai a <strong>capire</strong> cosa pensa uno che scrive dall’altra<br />

parte, ma chi se ne frega, l’importante è ciò che uno mi trasmette.<br />

Questo modo <strong>di</strong> ricevere o meno l’email mi fa venire in mente un<br />

episo<strong>di</strong>o. Una volta un marocchino mi <strong>di</strong>sse:<br />

– se qualcuno mi prende il cibo dal mio stipetto mi da fasti<strong>di</strong>o, ma<br />

se quel <strong>di</strong>avolo che mi fotte la roba, mi lascia un foglietto<br />

<strong>di</strong>cendomi “io ti ho preso la tua roba <strong>per</strong>ché avevo fame o sete”,<br />

allora in quel caso lo <strong>per</strong>dono anzi lo ringrazio-.<br />

Penso che il senso sia paragonabile all’e-mail che ti lascia<br />

qualcuno, non <strong>di</strong>ce niente ma almeno ti risponde.<br />

Alcuni peccavano <strong>di</strong> sarcasmo, ma accettiamo anche l’ironia<br />

pungente ed amara!! Soprattutto i francesi.<br />

Comunque, appena laureato ricevettì una telefonata mentre andavo<br />

all’università <strong>per</strong> consegnare la tesi e mentre guidavo con la


macchina famigliare, una signora molto garbata e dalla voce<br />

seducente mi <strong>di</strong>ce telefonicamente che sono stato selezionato <strong>per</strong><br />

fare un <strong>colloqui</strong>o con openjobs. Le <strong>di</strong>co grazie innanzitutto e che<br />

sono appena neolaureato anzi no, fra una settimana mi laureo, il 24<br />

settembre. Grazie verrò <strong>per</strong> quella data in capitale.<br />

Tutto ora torna, la laurea serve a qualcosa nemmeno mi laureo che<br />

già mi chiamano <strong>per</strong> lavorare con una grande impresa <strong>di</strong><br />

costruzioni metalliche. Tutti i no<strong>di</strong> vengono al pettine tutte le<br />

penne sprecate vengono restituite in retribuzioni enumerative.<br />

Grazie Laurea in ingegneria civile.<br />

Si vede che sono un tipo molto lunatico. Prima ho o<strong>di</strong>ato<br />

ingegneria ora sono felice <strong>di</strong> avere questo titolo.<br />

Il mio primo <strong>colloqui</strong>o, sarà forse l’unico… non conoscevo il<br />

destino che mi attendeva. Conoscerò ben presto come si viaggia <strong>di</strong><br />

notte in treno. Freccia del sud sarà il mio mezzo.<br />

Allora an<strong>di</strong>amo a Roma vicino la stazione termini dove è ubicato<br />

l’ufficio <strong>di</strong> risorse umane. Entro mi siedo ed aspetto, normale no.<br />

Una soave signorina mi accompagna alla “cattedra”. Quanta<br />

austerità volevo <strong>di</strong>re ma è giusto avere timore reverenziale verso<br />

queste <strong>per</strong>sone che scrutano i tuoi pensieri. Un ragazzo che poteva<br />

avere l’età <strong>di</strong> padre <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong> una volta mi chiede info sulla<br />

mie credenziali: Cosa faccio, cosa penso del futuro da qui a tre<br />

anni!! Io volevo <strong>di</strong>rgli che vivo alla giornata, che non mi piace<br />

pensare al futuro.


Avrei voluto <strong>di</strong>rgli io sono qui <strong>per</strong>ché ho bisogno <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> <strong>per</strong><br />

viaggiare, questo avrei voluto <strong>di</strong>rgli. Ma portiamo tutti una<br />

maschera ed è cosi che io <strong>di</strong>ssi quello che voleva sentirsi detto e<br />

lui mi chiese ciò che sapeva o gli avevano insegnato a chiedere.<br />

Terminò con una stretta <strong>di</strong> mano, ricor<strong>di</strong>amoci che le <strong>per</strong>sone si<br />

testano dalla stretta <strong>di</strong> mano. Stringere la mano con forza e<br />

guardare negli occhi è simbolo <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona onesta e decisa che non<br />

ha peli sulla lingua. Altrimenti se tu accarezzi o sfiori la mano non<br />

dai granché, saluti. Lui non mi guardo negli occhi. Io mi ero<br />

preparato solo a questo evento, lo famosa utopica stretta <strong>di</strong> mano<br />

tra due professionisti. Cercai <strong>di</strong> guardare negli occhi <strong>per</strong>ché<br />

l’avevo letto in un libro che si deve guardare fisso negli occhi. Un<br />

instante, mi sfioro la mano, volevo mandarlo a quel paese… ne<br />

strinse la mano e ne guardò negli occhi. Brutto presentimento.<br />

------------------<br />

Provai, poi, a lavorare con mio zio che ha una piccola impresa <strong>di</strong><br />

nel settore della depurazione delle acque reflue urbane… e lì fu<br />

una delle prime prove che testarono la mia tenacità nel sa<strong>per</strong><br />

rifiutare. Sa<strong>per</strong> andare oltre.<br />

Tutto sommato, avevo un decente lavoro con una piccola impresa<br />

… ma non facevo l’ingegnere. Magari un altro si accontentava. Ma<br />

non è questione <strong>di</strong> accontentarsi. Ora che sto scrivendo mica sono


uno che vive <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta, niente affatto, ma sono libeoro. È<br />

questione <strong>di</strong> stare sereni quando si fa un lavoro. Accontentarsi non<br />

è sinonimo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Non ero contento, ero insod<strong>di</strong>sfatto.<br />

Mi accontento <strong>di</strong> scrivere un libro o <strong>di</strong> viaggiare senza un soldo in<br />

giro <strong>per</strong> il mondo. Ma non mi accontento <strong>di</strong> accettare l’idea che<br />

devo fare un lavoro che non mi piace ed in più è un lavoro che<br />

potevo fare benissimo senza una straccio <strong>di</strong> pezzo <strong>di</strong> laurea in<br />

ingegneria. Non ho accettato l’idea <strong>di</strong> lavorare in un ambiente<br />

dove tutto è costituito, dove la tua laurea serve solo <strong>per</strong> <strong>di</strong>re mi<br />

sono laureato in ingegneria civile. Punto e basta. Così dopo la<br />

breve es<strong>per</strong>ienza con mio zio e dopo aver ricevuto nessuna risposta<br />

dalla Cimolai, la quale mi dava un contratto a tempo indeterminato<br />

solo se volevo andare in Venezuela… ed io ovviamente declinai<br />

<strong>per</strong> qull’offerta!! Perché devo andare in un posto s<strong>per</strong>duto del<br />

mondo quando ci sono tanti lavori qui in Italia!!<br />

Ed è cosi che iniziai ad rinviare e-mail. Tante tante e infiocchettate<br />

con gli allegati più <strong>di</strong>s<strong>per</strong>ati. Mando invio, seleziono poi ctrl + c,<br />

copio, e incollo, ctrl + v, preparo la lettera <strong>di</strong> presentazione<br />

preparo il curriculum vitae e mando mando convinto <strong>di</strong> ottenere<br />

risposta. Infatti non passa molto tempo e ricevo risposta.<br />

------------------------------------------------------------------<br />

……..<br />

Esso


Ecco, appena laureato non passa poco che un mio amico-collega<br />

mi <strong>di</strong>ce se voglio andare presso l’esso S.p.A. … devono prendere<br />

un ragazzo che faccia un numero da circo... Mi spiego meglio in<br />

modo più formale, vogliono una <strong>per</strong>sona che ottem<strong>per</strong>i alla<br />

vigilanza, in termini <strong>di</strong> sicurezza del cantiere. Così, io gaio <strong>di</strong><br />

aprire qualsiasi porta che mi si presenta, vado con lo scopo <strong>di</strong> fare<br />

curriculum. Vado, prendo il treno Lamezia Terme-Milano-Lecco.<br />

Arrivo a Malgrate. Lì svolgo la mia mansione <strong>di</strong> vigilante. Mi sono<br />

laureato <strong>per</strong> fare il vigilante!! Per fortuna che ho con me un paio <strong>di</strong><br />

libri. Infatti <strong>per</strong> tre settimane che ho trascorso in quel luogo mi<br />

hanno dato la bellezza <strong>di</strong> 800 euro, ben guadagnati visto che mi<br />

pagavano <strong>per</strong> leggere. Lì la sicurezza si faceva solo come<br />

comparsa!!! La esso si doveva fare una bella immagine, questo<br />

almeno ho intuito, quin<strong>di</strong> i tanti sol<strong>di</strong> che aveva li dove “spendere”<br />

in quella maniera. Pagare mensilmente un minchione, come me,<br />

<strong>per</strong> andare con il casco aprire il cantiere e chiudere il cantiere. Mi<br />

sentivo inutile, ecco il riassunto <strong>di</strong> questa breve es<strong>per</strong>ienza.<br />

C’era alloggio compresa colazione. Per il vitto dovevo provvedere<br />

da me. Di giorno andavo al su<strong>per</strong>mercato e mi compravo le<br />

mandorle e qualche pizzetta, a me piace la frutta secca in particolar<br />

modo quella che sboccia <strong>per</strong> prima a primavera. Mi piace<br />

mangiarle, le mandorle, <strong>per</strong>ché la bocca mi si riempie <strong>di</strong> quel gusto<br />

<strong>di</strong> legno fragile ed in più appena la ingoi ti sembra che non è mai<br />

abbastanza, mandorle ed anche pistacchi. Sarei felice ovunque.<br />

Ad esempio. Adesso che sto scrivendo sulla destra ho una bottiglia<br />

<strong>di</strong> vino rosso (3 euro, su<strong>per</strong>mercato) a sinistra un pacco <strong>di</strong><br />

mandorle sgusciate e un pacco <strong>di</strong> bistacchi, (costo complessivo


della frutta secca 4,50 euro). Fino a quando durano sono<br />

pesantemente felice.<br />

Lì a Malgrate mentre mangiavo seduto in <strong>di</strong>sparte su una panchina,<br />

ahi come sono belle le panchine, pensavo ai mezzi <strong>di</strong> trasporto,<br />

Cosi senza nessun senso pensavo alla bellezza <strong>di</strong> una panca in<br />

mezzo al verde e ringraziavo le macchine, le quali possono<br />

trasportare pistacchi israeliani e mandorle Californiane. Certo<br />

anche in Sicilia ci sono questi frutti, forse più buoni, ma la<br />

concorrenza <strong>per</strong>fetta è anche questo.Se ci sono i pistacchi <strong>di</strong><br />

Bronte <strong>per</strong>ché devo mangiare quelle provenienti dal libano!! Non<br />

penso che sia giusto trasportare un prodotto identico da un capo<br />

all’altro solo <strong>per</strong>ché teoricamente costa <strong>di</strong> più o <strong>di</strong> meno. Magari<br />

in quelo posto sfruttano i bambini, vengono sottopagati gli o<strong>per</strong>ai.<br />

Magari... Non pensiamoci, l’importante è mangiare!!<br />

Tutte le mattine mi alzavo presto, aprivo la finestra e cosa madre<br />

natura mi dava in serbo <strong>per</strong> i miei occhi… il lago <strong>di</strong> Como… si<br />

proprio lui, potevo vedere un ramo del lago <strong>di</strong> Como, non il ramo<br />

famoso <strong>di</strong> Renzo e Lucia ma pur sempre un bel panorama. Cosi<br />

facevo colazione e andavo ad aprire le danze nel cantiere Esso. Le<br />

ora trascorrevano parlando con gli o<strong>per</strong>ai, i due terzi erano tutti<br />

albanesi, alcuni avevano pure la mia età. Mi raccontavano le loro<br />

storie ed io ascoltavo. Mi piace ascoltare la gente che è <strong>di</strong>versa da<br />

me, che viene da lontano. Questo è sempre stato il mio cruccio:<br />

ascoltare le <strong>per</strong>sone che vengono da lontano, anche quelle stupide<br />

che poi alla fine sono la maggior parte. Da piccolo mi piaceva<br />

sentire come parlava il mio cugino che veniva dall’ Argentina, i<br />

miei zii che sono stati in svizzera, mio nonno che è vissuto 27 anni


in un cantone tedesco, insomma mi piace aprire le orecchie. Fino<br />

ad un certo limite, oltre il quale devo parlare io <strong>per</strong> <strong>di</strong>re che siamo<br />

tutti citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> questo mondo che trottola stanco. A proposito <strong>di</strong><br />

Svizzera in quei giorni andai anche un fine settimana a Basilea<br />

dove abitano i miei zii. Felici più <strong>di</strong> me della mia inaspettata visita.<br />

Felice è <strong>di</strong>re poco, mi hanno offerto <strong>di</strong> tutto e <strong>di</strong> più e <strong>per</strong> finire in<br />

bellezza mi hanno portato pure in un ristorante italiano a mangiare<br />

tutto a base <strong>di</strong> pesce. Mi sa che solo in questo hanno peccato,<br />

volevo <strong>di</strong>rgli io vengo dall’Italia, non voglio un ristorante italiano,<br />

preferisco mangiare male ma gustare i formaggi e i cioccolati<br />

svizzeri. Ma accettiamo il loro impegno, Grazie paese dei balocchi.<br />

Bolzano. Convegno su casa clima<br />

Mi chiamò anche un fisico che faceva es<strong>per</strong>imenti s<strong>per</strong>imentali<br />

sulle case, sul loro cappotto, anche le case hanno un giubbino <strong>per</strong><br />

proteggersi dal freddo d’inverno e dal caldo d’estate (giubbotto <strong>di</strong><br />

lana). Vado anche lì, pago la giornata <strong>di</strong> CasaClima. Nei vari c’è<br />

convegni, quello più interessante è stato ascoltare Reinhold<br />

Messner che racconta <strong>di</strong> aver scalato l’Everest ma è caduto dalle<br />

scale <strong>di</strong> casa sua. Divertente Lui, interessante la sua vita. In un<br />

certo senso ho pensato.<br />

– Lui sì che ha fatto quello che voleva fare, ha fatto sacrifici <strong>per</strong><br />

scalare, ma ha raggiunto la vetta, non si è fermato, continua a<br />

scalare, sereno nel parlare delle sue scalate, <strong>per</strong>sona <strong>di</strong> un


equilibrio stabile, grand’uomo, ispiratore, sembra un pre<strong>di</strong>catore<br />

sopra l’altare, forse le altitu<strong>di</strong>ni l’hanno portato a vedere il mondo<br />

cosi piccolo e bello. Forse il mondo <strong>di</strong>viene bello se lo osservi<br />

nella sua totalità, <strong>per</strong>ché come lo descrive lui il nostro pianeta è<br />

davvero bello. Non penso che abbia una grande immaginazione ma<br />

vedere la terra dall’alto <strong>di</strong> una montagna è tutta un’altra cosa. La<br />

mente poi sviluppa ciò che vede, vedendo lontano <strong>per</strong> conseguenza<br />

<strong>di</strong>vieni sereno e pacato, rilassato nel vivere la quoti<strong>di</strong>anità –<br />

E poi assisto ad una lezione <strong>di</strong> tale fisico, su come fare il cappotto<br />

termico dell’e<strong>di</strong>ficio. Per lui mi trovavo a Bolzano. L’unico<br />

problema è quanto mi darà <strong>per</strong> lo stipen<strong>di</strong>o, se mi assume. Finito il<br />

suo show <strong>di</strong>dattico mi presento al suo cospetto, attendo che tutti gli<br />

spettatori siano andati via. Lui sorridente come una uovo <strong>di</strong> pasqua<br />

al cioccolato nero, mi <strong>di</strong>ce che è contento <strong>di</strong> vedermi, verificata la<br />

mia <strong>per</strong>sonalità mi <strong>di</strong>ce che <strong>per</strong> lui vado bene, deve solo parlarne<br />

con il suo team. Ok le <strong>di</strong>co, come Lei desidera attenderò la sua<br />

risposta, ritorno in Calabria.<br />

C’è un treno che fa Bozen - Reggio Calabria, anzi a <strong>di</strong>re il vero è,<br />

od era Munchen - Reggio <strong>di</strong> Calabria. Treno <strong>di</strong> lungo tragitto, eh sì<br />

dopo l’unità d’Italia i calabresi che prima non conoscevano<br />

l’emigrazione, la conosceranno fino a risultare tra le prime regioni<br />

della bell’Italia, grazie Unità d’Italia (inteso in questo senso). Mi<br />

piaceva fare questi lunghi tragitti, mi piaceva davvero, senza<br />

scherzi lo <strong>di</strong>co. Tramortito dal lungo viaggio arrivavo all’alba<br />

asleep. Poveri miei genitori che mi aspettavano alla stazione più<br />

grande della Calabria, Lamezia Terme, stazione che ha ben 6<br />

binari, se non ero riconglionito quando li ho contati.


Quella mattina presto, io ero addormentato, loro zitti a rispettare le<br />

mie idee <strong>di</strong> viaggiatore incallito, che non demorde <strong>per</strong> costruirsi un<br />

futuro che sod<strong>di</strong>sfi la sua mente. Comunque se arrivavo <strong>di</strong> mattina<br />

presto alla stazione, poi a casa mi facevo una doccia e mi mettevo<br />

nel letto stanco morto, e dormivo bene. Ahi come si dorme bene<br />

quando si è stanchi morti, sembravo profumato <strong>di</strong> gelsomino e<br />

rivestito <strong>di</strong> lenzuola <strong>di</strong> petali <strong>di</strong> rosa, nel letto <strong>di</strong> casa. Invece se<br />

tornavo <strong>di</strong> notte, i miei cari sempre pronti ad aspettarmi alla<br />

stazione. In quel caso rientrato a casa mangiavo un bel piattone <strong>di</strong><br />

cosa era avanzato <strong>per</strong> cena e dopo la immancabile doccia, dentro le<br />

co<strong>per</strong>te <strong>di</strong> seta, questa era l’impressione che riceveva il mio tatto.<br />

Quando dormo mi tolgo sempre la calzette <strong>per</strong>ché la pianta dei mie<br />

pie<strong>di</strong> deve sa<strong>per</strong>e cosa toccano, non certo strofinano seta ma<br />

questa era la mia impressione. L’importante è che la mente stia<br />

bene, e questo i miei neuroni trasmettevano, palpare seta. Grazie<br />

neuroni.<br />

Passata una settimana mi <strong>di</strong>ce che il team è propenso <strong>per</strong> un’altra<br />

figura, va bene, an<strong>di</strong>amo avanti. Non so se il non <strong>voler</strong>mi nel loro<br />

gruppo è dovuto semplicemente al fatto che sono terrone e loro<br />

tedeschi, non voglio pensare sempre al negativo dei risultati ma<br />

alla fine non mi vollero, certo un trasportista (ingegnere dei<br />

trasporti) che fa ricerca sulle rinnovabili non è proprio attinente,<br />

non facciamo sempre i criticoni, non mi vollero <strong>per</strong>ché ero un<br />

pivello che si lancia sulle rinnovabili, non c’entra niente che io ero<br />

del Sud e loro dell’ Austria, si proprio della Austria <strong>per</strong>ché lì non<br />

è la Padania, lì siamo quasi a Vienna. Scambiarli <strong>per</strong> austriaci o<br />

tedeschi è lo stesso, <strong>per</strong> me, non <strong>per</strong> loro. Come scambiare un<br />

siciliano con un calabrese, entrambi terroni sono!! Anche se ci


sono parecchie <strong>di</strong>fferenze tra queste due regioni ex colonie greche.<br />

Ma ciò vale <strong>per</strong> chi guarda da dentro, da fuori siamo tutti un razza,<br />

un pakistano o un in<strong>di</strong>ano sono chiamati sempre pakistani da noi<br />

italiani. Come una mia amica della ex repubblica cecaslovacchia.<br />

Ci teneva a non confonderla se proveniva da repubblica ceca o<br />

repubblica Slovacchia. Un'altra confusione che facevo era<br />

Bucarest con Budapest. Ad una mia amica ungherese <strong>di</strong> Budapest<br />

gli <strong>di</strong>cevo Bucarest, voleva mangiarmi!!<br />

Ed cosi che <strong>per</strong> quel <strong>per</strong>iodo la mia volontà <strong>di</strong> lanciarmi<br />

professionalmente nel settore delle energie rinnovabili e nel<br />

costruire sulla certificazione energetica svanisce, così su due pie<strong>di</strong>,<br />

senza rammarico. Per l’occasione avevo pure comprato un bel<br />

libro su come fare la certificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici, ma<br />

dove vivo io, in Calabria non c’è spazio <strong>per</strong> queste pseudo<br />

sensibilità. Non essendo un figlio <strong>di</strong> banchiere non potevo mica<br />

aprirmi uno stu<strong>di</strong>o così su due pie<strong>di</strong> e fare l’ambientalista del<br />

cavolo. Dove si vive <strong>per</strong> tirare la cinghia <strong>per</strong> arrivare a fine mese,<br />

non c’è spazio a mascherarsi ecologisti. Invece in Lombar<strong>di</strong>a sono<br />

molto sensibili verso queste tematiche, peccato <strong>per</strong>ò che Milano<br />

detiene il primato <strong>di</strong> città con il cielo più grigio della penisola.<br />

Comunque avevo visto giusto, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi anni, il sistema<br />

legislativo italiano emanerà ulteriori <strong>di</strong>rettive “sensibili” che<br />

obbligano ad essere ver<strong>di</strong>, sempre più ver<strong>di</strong> in tutti i sensi anche<br />

quando il partafoglio è al verde.<br />

Grazie energie pulite <strong>per</strong> avermi dato un’opportunità. È vero che<br />

lasciare la strada vecchia <strong>per</strong> la nuova… e bla e bla. Ritorno sulla<br />

mia strada a fare lo “stra<strong>di</strong>no”, a fare quello <strong>per</strong> cui mi sono


laureato. Ancora avevo 24 anni, potevo rimettermi sulla<br />

carreggiata. Potevo ancora cazzeggiare. Potevo ancora ribellarmi a<br />

cosa mi proponevano, mica ero un padre <strong>di</strong> famiglia con tre o<br />

quatto bocche da sfamare.<br />

-------------------------------------<br />

Impresa palazzinara.<br />

Ricevetti una e-mail. Anzi no fui chiamato da un impren<strong>di</strong>tore che<br />

originario della Calabria lavora in Bozen. Cosi io ovviamente <strong>di</strong>ssi<br />

si!! Tra me pensai - voglio fare tutto quello che serve <strong>per</strong> non <strong>di</strong>re<br />

– mi sono laureato <strong>per</strong> fare il vigilante!! Io ho sudato una laurea in<br />

ingegneria e ora <strong>per</strong> forza <strong>di</strong> cose, devo fare quello <strong>per</strong> cui ho<br />

lavorato. Comunque dall’altro capo del telefono, il capo<br />

impren<strong>di</strong>tore mi <strong>di</strong>ce – vieni e proviamo ti do vitto e alloggio e poi<br />

parliamo dello stipen<strong>di</strong>o - …<br />

Giunto nella sede Srl che mi dava l’in<strong>di</strong>spensabile, mi porta in<br />

ufficio il grande capo dopo che mi ha preso alla stazione con il suo<br />

su<strong>per</strong> macchinone. Sono allibito <strong>di</strong> avere tale accoglienza, poco<br />

formale e molto lussuosa. Era la prima volta che salivo in una<br />

macchina così lunga e grossa. Ora che ci penso non sono mai salito<br />

su una autovettura cosi grande. Il grande capo mi racconta la sua<br />

storia impren<strong>di</strong>toriale, in parte, e poi mi <strong>di</strong>ce che serve un tecnico<br />

nello stu<strong>di</strong>o. Stavano preparandosi <strong>per</strong> il trasloco nel nuovo


ufficio. A breve avrei avuto una stanza tutta <strong>per</strong> me, gran<strong>di</strong>oso!!<br />

Non avevo pronosticato tale fortuna… ed ora rimbocchiamoci le<br />

mani, si lavora. Il giorno devo stare sull’attenti, sono tutti<br />

geometri, io l’unico ingegnere, si parla l’italiano, si accenna<br />

qualche parola in tedesco e qualcuna in più nel mio delitto, nel<br />

nostro <strong>di</strong>aletto. Passano pochi giorni e già la voglia <strong>di</strong> partire era<br />

pronta. Sabato e domenica li passai solo, solo come un cane a<br />

girare <strong>per</strong> Bolzano, fredda e grigia. Ormai conosciuta. Mai amata,<br />

il suo miscuglio <strong>di</strong> due popoli lontani culturalmente ma vicini<br />

geograficamente non mi ispirò. Non mi piacque mangiare il loro<br />

pane, anche dal cibo valuto la grandezza o la fantasia, l’allegria <strong>di</strong><br />

un popolo. La sera guardavo la televisione in una sorta <strong>di</strong><br />

scantinato a<strong>di</strong>bito <strong>per</strong> gli ospiti, non c’erano le finestre, tutto era<br />

sconvolgente, deprimente. Piangevo prima <strong>di</strong> dormire, senza un<br />

<strong>per</strong>ché.<br />

Ricordo che una sera al telegiornale parlavano <strong>di</strong> un maestro <strong>di</strong><br />

schi che è stato arrestato <strong>per</strong>ché aveva la licenza falsa. In calabria<br />

queste sono fesserie. Si parla <strong>di</strong> cose più concrete, morti omici<strong>di</strong>,<br />

spaccio cocaina ecc. Tra me e me ridevo ma contemporaneamente<br />

sapevo che era un riso beffardo. In parte invi<strong>di</strong>avo la loro cultura,<br />

in parte. Dall’altra parte guardavo su in alto a vedere un po’ <strong>di</strong><br />

cielo azzurro.<br />

Lacrime lievi ma pur sempre gocce d’acqua umana.<br />

Passo una settimana giusta. Aspettavo una scusante, e la scusante<br />

arrivò. Dovevo fare l’esame <strong>per</strong> l’abilitazione <strong>di</strong> ingegnere quin<strong>di</strong><br />

dovevo imme<strong>di</strong>atamente rientrare, Questo avverbio lo evidenziai


<strong>per</strong> meglio recitare. Il principale ovviamente non si rammaricò ma<br />

intuì che non sarei tornato, io <strong>di</strong>ssi che sarei tornato dopo l’esame<br />

<strong>di</strong> stato, ma lui da vecchio volpone lesse i miei occhi anziché il<br />

mio labiale. Nemmeno il biglietto <strong>di</strong> ritorno mi pagò, pagai aller et<br />

retour, ir e vuelta. Di questa breve es<strong>per</strong>ienza ebbi solo una<br />

sod<strong>di</strong>sfazione golosa: si mangiava bene in un ristorantino gestito<br />

da un baffone meri<strong>di</strong>onale, andavo lì <strong>per</strong> pausa pranzo, veramente<br />

delizioso. Per il resto imparai che è dura la vita post laurea più<br />

della laurea stessa. Mentre tornavo in my town, dovetti fare<br />

cambio a Roma. Il famoso treno Bolzano – Reggio Calabria non<br />

c’era tutti i giorni o tutte le notti. Lì fui fulminato da una idea bella<br />

e lucente che poche volte nella vita mi si scagliò. Tornare in<br />

Calabria <strong>per</strong> crescere nella mia terra con in miei conterranei,<br />

mostrare al mondo intero che la Calabria non è solo pe<strong>per</strong>oncino<br />

rosso <strong>di</strong> sangue mischiato con farina bianchissima colombiana!!!<br />

Avevo bei propositi.<br />

Comunque lì a Bolzano, ripeto, una settimana durai. Bel record <strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare fiducia ad una impresa. Posso portare ban<strong>di</strong>era. IL<br />

concetto è che io voglio navigare con i pensieri, non voglio essere<br />

comandato, voglio che il datore <strong>di</strong> lavoro mi <strong>di</strong>ca che vuole il<br />

risultato, poi il metodo che utilizzo non me lo devo imporre, sono<br />

io che devo applicare il mio metodo, ognuno ha il suo metodo e<br />

quando non l’applica, si soffre, si entra nell’insod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Es<strong>per</strong>ienza con impresa srl


Mi trovo a Firenze, bella la città del rinascimento. Sembra <strong>di</strong> stare<br />

in una corte a porte spalancate. Mi trovo in questo posto <strong>per</strong>ché<br />

mio zio devo visionare un’ impianto <strong>di</strong> potabilizzazione<br />

dell’acqua. Allora ve<strong>di</strong>amo tale posto, interessante tecnicamente<br />

parlando, dopo an<strong>di</strong>amo a vedere un impianto <strong>di</strong> depurazione delle<br />

acque reflue urbane, questo sito a San Giovanni Valdarno.<br />

Bell’impianto, profumata puzza <strong>di</strong> merda che proviene dalla<br />

cittadella. Tutto sembra filare liscio ma a pranzo nel parlare con<br />

l’impresa appaltatrice mi <strong>di</strong>ce cosi su due pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorare con la<br />

sua impresa. Cosi in due punti sono assunto, vado nel loro ufficio e<br />

sono assunto. Assunto a tempo indeterminato, capite bene. Ora<br />

arriverò alla pensione, avrò tutti i contributi pagati, capite bene,<br />

siamo nell’Italia <strong>di</strong> inizio secolo, siamo nel 2008, crisi mon<strong>di</strong>ale<br />

ma non <strong>per</strong> me. Tutti si lamentano <strong>di</strong> non avere un contratto a<br />

tempo indeterminato, io l’ho firmato!!! Certo se non fosse <strong>per</strong> mio<br />

zio che era l’impresa subappaltatrice, non mi davano tale impiego,<br />

in un certo senso sono stato raccomandato, o forse è meglio <strong>di</strong>re<br />

sono stato assunto <strong>per</strong>ché cosi l’impresa appaltatrice dormiva su<br />

sette cuscini avendo il nipote del subappaltatore nella propria<br />

impresa. Mio zio si sarebbe ado<strong>per</strong>ato doppiamente <strong>per</strong> finire<br />

l’o<strong>per</strong>a a regola d’arte. Cosi gira l’Italia, raccomandazione <strong>di</strong>retta<br />

o assunzioni <strong>per</strong> un doppio fine, alla mia impresa non interessava<br />

se ero un ragazzo che ha viaggiato, che fece l’Erasmus a Lisbona,<br />

che parla un po’ <strong>di</strong> francese o che non sa l’inglese. Non interessava<br />

se ero laureato in ingegneria civile specializzato in trasporti,<br />

seppur il loro portafoglio lavori è costruire infrastrutture. A loro<br />

interessava che occorreva un preposto <strong>per</strong> quel cantiere ed io sono<br />

il più qualificato <strong>per</strong>ché hanno fatto un favore all’impresa<br />

subappaltatrice. Di conseguenza essa deve restituire il favore


facendo non solo la sua o<strong>per</strong>a ma anche qualcosa in più, dare<br />

suggerimenti tecnici all’appaltatore… In quel <strong>per</strong>iodo non durai<br />

tanto, come è il mio solito. Fare il preposto, <strong>per</strong>sona che vigila gli<br />

o<strong>per</strong>ai <strong>per</strong> non farsi male, a rispettare i dettami del d.lgs. 81/08.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> due mesi dò le <strong>di</strong>missioni, sono stanco <strong>di</strong> fare lavori<br />

ripetitivi. Finché posso viaggiare voglio viaggiare. Sono un malato<br />

<strong>di</strong> evasione, ovunque vado mi sembra <strong>di</strong> stare in prigione. Per<br />

questo mi piace il film “Le ali della libertà”. Voglio andare a<br />

Zihuatanejo!!! Ci andrò prima o poi, non immaginavo che sarei<br />

capitato lì vicino. La vita riserva eccezionalità solo se noi<br />

vogliamo che avvengano, prepariamo le basi <strong>per</strong> l’irregolarità<br />

degli eventi. Non me ne fotte che ho un contratto a tempo<br />

indeterminato se devo fare l’ingegnere che ubbi<strong>di</strong>sce e non pensa,<br />

che deve <strong>di</strong>re quello che vogliono sentire <strong>di</strong>re e fare quello che<br />

vogliono fare loro, dò le <strong>di</strong>missioni, non sono licenziato, sono io<br />

che me ne vado. Non mi piace riverire e ringraziare a prescindere,<br />

sono un po’ anarchico, sì lo ammetto. Ad<strong>di</strong>o.<br />

Vado a Italferr<br />

Vado a Milano sempre con infojobs e mi fanno un <strong>colloqui</strong>o<br />

preventivo, bel nome “<strong>colloqui</strong>o preventivo”. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> una<br />

settimana mi <strong>di</strong>cono che mi vogliono vedere a Italferr, senza


passare dall’agenzia del lavoro. Mentre aspettavo sotto al<br />

grattacielo mi compro pure un libro <strong>di</strong> T.S.Eliot, sai un modo<br />

in<strong>di</strong>retto <strong>per</strong> imparare la lingua. Tuttavia capisco che non è cosi<br />

che imparo la lingua. Passeranno mesi e non apprenderò tale<br />

lingua. Ora sto scrivendo da Cipro…<br />

Mi programmo cosa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> bello, <strong>di</strong> convincente. Un bel <strong>colloqui</strong>o<br />

mi <strong>di</strong>cono se sono parente del Bova che lavora in Italferr, io avevo<br />

notato l’insegna <strong>di</strong> un Giuseppe Bova a fianco della stanza dove<br />

ebbi l’intervista <strong>di</strong> belle facciate. Ma <strong>di</strong>ssi no, non è mio parente,<br />

purtroppo; lo <strong>di</strong>ssi con un sorriso a 360° dove mostravo anche le<br />

gengive. Ed è cosi che <strong>di</strong>ssero - Ing. Bova la ringrazio e le faremo<br />

sa<strong>per</strong>e-<br />

La faremo sa<strong>per</strong>e. Già sentita, volevo <strong>di</strong>rgli ma andare a fare in<br />

culo. Stetti zitto.<br />

Grazie. Grazie Italferr che non cre<strong>di</strong> in me. Hai fatto bene. Io<br />

venivo a Milano <strong>per</strong>ché avevo da fare a Milano… non certo <strong>per</strong>ché<br />

mi piaceva venire <strong>per</strong> lavoro. Il lavoro era il secondo fine!! Mi<br />

piaceva poco questa città uggiosa e più plastificata <strong>di</strong> tutte quelle<br />

che vi<strong>di</strong> e vedrò in giro <strong>per</strong> il mondo.<br />

Incontro con Atm<br />

Volevo andare a Milano <strong>per</strong>ché mi dovevo vedere con una ragazza<br />

ma visto che non avevo un lavoro mandavo cv soprattutto in<br />

questo posto dove tutto ha un costo anche il respirare pm10. Allora


andai da un <strong>di</strong>rettore tecnico, il quale era pure siciliano, ma anche<br />

Lui non si convinse della mia volontà <strong>di</strong> restare a Milano <strong>per</strong><br />

lavoro. Fece bene. Io andavo <strong>per</strong> una milanese lì, forse dopo un<br />

po’ mi sarei stufato, ma non so. Non ho provato. Comunque sta <strong>di</strong><br />

fatto che non mi presero all’Atm. La parte bella <strong>di</strong> questo<br />

<strong>colloqui</strong>o e che mi chiamarono un anno dopo che mi Laureai. Così<br />

capii che seppur non rispondono all’e-mail tengono sempre in<br />

serbo i curriculum vitae. Non era contento, <strong>per</strong>ché in quel <strong>per</strong>iodo<br />

io volevo restare in quella nebulosa città, ma con il senno <strong>di</strong> poi è<br />

stato meglio così, ho imparato a soffrire. A tirare avanti, a <strong>capire</strong><br />

che nessuno da niente senza pretendere qualcosa in cambio. Do ut<br />

des. Compresi che tutti vogliono qualcosa e che anche nel lavoro<br />

c’è una concorrenza spietata peggio <strong>di</strong> quella scolaresca<br />

dell’università. Colleghi concorrenti ecco cosa sono gli ingegneri<br />

che scorazzano negli stu<strong>di</strong>. Atm facesti bene a non prendermi,<br />

forse con te sarei rimasto ma in tal caso non sarei qui a raccontare<br />

le mie <strong>per</strong>ipezie. Le mie avventure in giro <strong>per</strong> l’Italia prima e <strong>per</strong> il<br />

mondo poi.<br />

Punto lavoro<br />

Invio e-mail, quante non lo so cinquanta al giorno minimo… e poi<br />

qualcuno mi risponde, mi <strong>di</strong>ce se parlo inglese ed io <strong>di</strong>co certo che<br />

non lo parlo bene… sono in Italia, ma parlo un po’ <strong>di</strong> francese.


Non interessa. Va bene <strong>di</strong>co e continuo ad inviare. Così mi<br />

chiamano i più <strong>di</strong>s<strong>per</strong>ati. Tutti, mi chiama anche un rumeno che ha<br />

una impresa e<strong>di</strong>le a Vicenza, nemmeno sapevo che gli avevo<br />

inviato l’e-mail. Va bene an<strong>di</strong>amo avanti e mi chiama anche una<br />

ragazza <strong>per</strong> fare un <strong>colloqui</strong>o a Milano <strong>per</strong> fare il cad<strong>di</strong>sta <strong>per</strong> una<br />

industria. Così su due pie<strong>di</strong> fissiamo la data del <strong>colloqui</strong>o. Io bello<br />

come un fiore <strong>di</strong> marzo giungo a destinazione, dopo 14 ore <strong>di</strong><br />

treno, stanco morto, mi presento con già la scazzatura <strong>di</strong> fare il<br />

sorrisino del cavolo e <strong>di</strong> rispondere al copione già scritto in fretta.<br />

Appena vedo la ragazza <strong>di</strong> risorse umane che poteva avere i miei<br />

anni se non più giovane, mi tranquillizzo, quasi a <strong>di</strong>rgli an<strong>di</strong>amo a<br />

prenderci un caffè al bar, ti offro anche lo zucchero. Ma non <strong>di</strong>ssi<br />

ciò risposi garbatamente alle sue stupide domande e ad ogni sua<br />

frase finale accennavo un sorriso composto… conclusi <strong>di</strong>cendo -<br />

s<strong>per</strong>o <strong>di</strong> essere assunto- Lei sorrise. Nella mente volevo <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong><br />

andare a farsi fottere lei ed il suo lavoro del cavolo. Sono andato<br />

all’università <strong>per</strong> fare il cad<strong>di</strong>sta <strong>di</strong> tappi <strong>per</strong> bottiglie. Certo la<br />

colpa è solo mia, ma in quel <strong>per</strong>iodo dove la crisi economica si<br />

scorgeva pure dalle tasche bucate dei miei jeans non potevo non<br />

andare. Il ritorno in treno lo feci in uno scompartimento, ero solo,<br />

sei posti tutti <strong>per</strong> me, allora lessi come sempre qualcosa e poi mi<br />

venne il sonno. Dormì come un ghiro <strong>per</strong>ché ero stanco, una<br />

mummia trasportata da una locomotiva che viaggia <strong>per</strong><br />

raggiungere l’alba del meri<strong>di</strong>one. Altro giro altro girone, a mani<br />

vuote.<br />

Ogni viaggio l’ho dovuto pagare <strong>di</strong> tasca mia. Non offrivano<br />

nemmeno un caffè.


A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> una settimana la signorina mi invio una e-mail <strong>di</strong><br />

esito negativo. Ringraziai il cielo che non mi vollero <strong>per</strong>ché forse<br />

avrei avuto anche il coraggio <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> tappi <strong>per</strong> bottiglie.<br />

Con tutto il rispetto <strong>per</strong> chi lo fa, ma io scalmanato e movimentato<br />

come sono, stare in quattro mura, con orari fissi a fare l’impiegato,<br />

a modellare tappi!! Non fa <strong>per</strong> la mia indole <strong>di</strong> vagabondo<br />

viaggiatore. Grazie signorina <strong>per</strong> esserti rammaricata. Devo <strong>di</strong>re<br />

che mi ha inviato una e-mail alquanto tenera tuttavia poteva darmi<br />

almeno un bacio. Giusto <strong>per</strong> premiare la mia testardaggine nel<br />

cercare <strong>di</strong> fare il <strong>di</strong>segnatore <strong>di</strong> tappi.<br />

Lugano<br />

Siccome sono un tipo che guarda lontano, vedevo che l’unico<br />

modo <strong>per</strong> fare qualche soldo era andare all’estero. Naturalmente<br />

<strong>per</strong> un italiano che non parla bene l’inglese l’unico modo <strong>per</strong><br />

emergere in un paese <strong>di</strong>verso e <strong>di</strong>fferente dall’Italia è niente poco<br />

<strong>di</strong> meno che la Svizzera, eh si proprio il paese dei cioccolati e degli<br />

orologi. Bella sod<strong>di</strong>sfazione andare in Svizzera. Mi piace proprio<br />

questo paese, da vedere e imparare. Certo sono fred<strong>di</strong>, altro che i<br />

milanesi. Pensate al gelato ghiacciato, ecco 10 volte tanto. Ma<br />

devo dare un <strong>per</strong>ò, è vero che sono fred<strong>di</strong> ma è anche vero che<br />

sono su<strong>per</strong> efficienti, forse <strong>per</strong> questo che sono dei ghiaccioli, in<br />

fondo non devi chiedere <strong>per</strong> avere, tutto ti aspetta <strong>per</strong> tuo <strong>di</strong>ritto;<br />

non si confonde il <strong>di</strong>ritto con il favore. Magari un giorno morirai <strong>di</strong><br />

depressione <strong>per</strong>ché tutto è calcolato e servito ma certo non puoi


<strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere stato sfruttato. Nello stivale succede <strong>di</strong> essere<br />

sfruttato anche quando pensi <strong>di</strong> sfruttare lo stato. Comunque<br />

appena arrivai lì mi vennero pure a prendermi alla stazione, mi<br />

aspettava un tizio con il macchinone, anche questo su<strong>per</strong> elegante<br />

ma tacito nell’ attendere. Mi fece uno squillo è capì che ero io il<br />

suo probabile nuovo collaboratore. MI interrogarono, sembravo <strong>di</strong><br />

stare in caserma, io un ban<strong>di</strong>to loro <strong>di</strong>ffidenti poliziotti elvetici.<br />

Penso che al massimo fecero un sorriso <strong>per</strong> il resto mi chiesero le<br />

cose più banali, pochi <strong>colloqui</strong> feci cosi poco stimolanti dal punto<br />

<strong>di</strong> vista umano. Ancora erano i primi <strong>colloqui</strong> quin<strong>di</strong> non avevo<br />

quella <strong>di</strong>mestichezza data da chi ha una certa es<strong>per</strong>ienza nel settore<br />

risorse umane. Penso che potrei avere un Guinness dei primati <strong>per</strong><br />

il numero dei <strong>colloqui</strong> fatti.<br />

Quel mese freddo d’inverno ebbi due es<strong>per</strong>ienze. La prima che mi<br />

piacque Lugano, seppure ero lì da poche ore, la seconda è che gli<br />

ingegneri a Lugano fanno gli ingegneri. Non si adattano a fare<br />

altro.<br />

A presto montagne ver<strong>di</strong>.<br />

Lugano<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> una settimana mi chiamano sul cellulare spento, vi<strong>di</strong><br />

il numero con prefisso non italiano, chiamo in men che non si <strong>di</strong>ca<br />

e dall’altro capo della montagna alpina risponde un ingegnere.<br />

Dice <strong>di</strong> essere l’ing. Capo. Mi chiama il capo Minchia!! Si minchia<br />

mi chiama <strong>per</strong> darmi la cattiva notizia che hanno preferito un altro<br />

al posto mio, con più credenziali. Volevo <strong>di</strong>rgli ma non volevate


un neolaureato!! Con questa ardua sentenza potevate risparmiarvi<br />

<strong>di</strong> chiamare. Non mi lamento vado avanti, ingoio il rospo e vado<br />

avanti, a presto gran<strong>di</strong> capoccioni. Ipocriti. Opportunisti. Egoisti.<br />

Sfruttate l’Africa. Rubate i <strong>di</strong>amanti dell’africa nera. Mi sfogo un<br />

poco, è giusto. Il destino volle che non passa nemmeno una<br />

settimana e mi chiamano sempre dalla Svizzera, sempre dal canton<br />

Ticino, sempre da Lugano, Bingo. Pino Associati. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

associato che poi vado a vedere su google maps che è ubicato a<br />

100 metri dallo stu<strong>di</strong>o in cui feci il <strong>colloqui</strong>o. Ok rispondo certo<br />

che vengo lì da voi. Ora sono a Milano, <strong>di</strong>co, invece stavo sempre<br />

in Calabria. Avevo preso <strong>di</strong>mestichezza nell’inviare cv,<br />

nell’inventare storie professionali. Quando erano posti del nord<br />

Italia inviavo cv con Domicilio a Milano (appartamento <strong>di</strong> un<br />

cugino <strong>di</strong> mio padre) <strong>per</strong> il centro e sud Italia mettevo come<br />

domicilio Roma (appartamento dove abita mia zia). Soprattutto al<br />

Nord valutavano il mio domicilio. Sebbene quelli del nord hanno<br />

depredato il mio Sud, ogni volta dovevo giustificare<br />

implicitamente le mie sventure geografiche, se sono nato in<br />

Calabria non ci posso fare niente, <strong>di</strong>cevo io il tra<strong>di</strong>tore. A Roma<br />

constaterò che sono sì più provinciali ma <strong>per</strong> niente razzisti, al<br />

nord ho già constato il contrario. Professionali ma stupi<strong>di</strong>, quasi<br />

logorroici nel mostrare le loro plasticità effimere.<br />

Comunque anche qui il <strong>colloqui</strong>o si svolge dall’alto in basso. Io<br />

terrone basso lui europeo che non vuole stare in Europa, alto.<br />

Parliamo <strong>di</strong> tutto, anche <strong>di</strong> politica, <strong>di</strong> Craxi, alla fine visto che non<br />

ho peli sulla lingua parlo pure delle mazzette che ci sono al Sud e<br />

Lui faccia da angelo fa pure facciate <strong>di</strong> meraviglia come se <strong>di</strong>cesse


a qualcuno – u<strong>di</strong>te u<strong>di</strong>te- Ma vai a fare in culo (pensavo nella mia<br />

mente). Tutta questa onesta facciata è dovuta al tuo sporco tenore<br />

<strong>di</strong> vita o al tuo modo puritano <strong>di</strong> fare progettazione. Immacolato.<br />

Poi venni a sa<strong>per</strong>e che la svizzera deteneva in banca i sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> ex<br />

<strong>di</strong>ttatori africani ed argentini. Ma va là, blasfemi! Ipocriti!!<br />

Anche questo sfumo. Peggio del precedente. Faccia <strong>di</strong> santo mi<br />

<strong>di</strong>sse - chiamami mercoledì prossimo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rò se potrai anche tu<br />

giovare del para<strong>di</strong>so chiamato Svizzera-. Chiamai e mi <strong>di</strong>ssero<br />

resta nell’inferno caldo della Calabria, dove spira il vento scirocco<br />

e dove si vede lo Stromboli sullo sfondo.<br />

Altro <strong>colloqui</strong>o, ovviamente. Altrimenti non scrivevo questo libro<br />

se non si trattava <strong>di</strong> <strong>colloqui</strong>. Ma interno ad essi <strong>per</strong> due tre anni <strong>di</strong><br />

è <strong>di</strong>ssipata una po’ <strong>di</strong> mia giovinezza. Visto che negli anni<br />

dell’università ho coglioneggiato parecchio <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettermi ora <strong>di</strong><br />

andare su è giù <strong>per</strong> l’Italia a trovare un mezzo lavoro. Un lavoro<br />

mezzo gratificante!! Brescia fv Appena ero a Lugano e stavo<br />

tornando in treno mi chiamano dall’Italia. Precisamente mi<br />

chiamarono da Brescia, un paesino dove era pieno <strong>di</strong> russe. Ora<br />

non ricordo proprio il nome. Succede spesso, quando una cosa non<br />

ti interessa. Ritorniamo a noi. Mentre ero in treno mi chiama<br />

questo qui che non so nemmeno come si chiama e mi <strong>di</strong>ce se<br />

voglio fare un <strong>colloqui</strong>o nel loro stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong>ché hanno in palio varie<br />

commesse da fare. Ok <strong>di</strong>co, sempre ok <strong>di</strong>co. Poi come va va. Dico


subito <strong>per</strong>ché sto ora tornando dalla svizzera, ero andato a salutare<br />

una mia zia. – ok ingegnere Bova come Lei vuole ci ve<strong>di</strong>amo nel<br />

nostro stu<strong>di</strong>o, anzi vengo a prenderti alla stazione visto che <strong>per</strong><br />

l’ora che arriva non ci sono mezzi <strong>per</strong> portarle qui da noi – Ok<br />

signor … ed è cosi che vado pure nel loro posto. Mi aspetta alla<br />

stazione un ragazzetto viziato che mi raggiunge con il macchinone<br />

e lungo il tragitto mi parla delle sue avventure amorose – fra me<br />

penso – è a me che me ne può fottere <strong>di</strong> con chi vai a scopare!! -<br />

Voglio fare velocemente sto cavolo <strong>di</strong> <strong>colloqui</strong>o altrimenti <strong>per</strong>do il<br />

treno <strong>per</strong> il rientro nella mia terra. Cosi non passa molto che<br />

aspetto sto benedetto <strong>di</strong> proprietario, il quale molto garbatamente<br />

mi espone la sua ricerca e mi racconta vari aneddoti sulla<br />

Germania, evidenziando che lì sanno lavorare bene, in gruppo ecc<br />

ecc e bla e bla. Qui in Italia siamo in<strong>di</strong>vidualisti ed egoisti, e tra<br />

colleghi ci facciamo le marachelle e bla bla. Comunque era un tipo<br />

gentilissimo. Mi chiede anche come ritorno a casa, ed io menziono<br />

il concetto che non ho macchina e torno come sono venuto. Oh<br />

esclama, non volevo farti venire in tali con<strong>di</strong>zioni – Non si<br />

preoccupi sono abituato a viaggiare in treno, è la mia passione<br />

futuristica!!! MI racconta della sua infanzia <strong>di</strong> emigrante che<br />

facendo la gavetta e spola tra la puglia e francoforte ora è riuscito<br />

ad avere piccole importanti sod<strong>di</strong>sfazioni professionali e <strong>per</strong>sonali.<br />

Bravo le <strong>di</strong>co, ormai non so come si comporterà, se mi prendera<br />

nel suo organico. Visto che vogliono stabilirsi anche a Roma le<br />

parlo <strong>di</strong> mio cugino che è ing. Meccanico - ah ok si mi faccia<br />

avere le sue credenziali, le faremo anche a lui un <strong>colloqui</strong>o… non<br />

si fece sentire ne <strong>per</strong> me ne <strong>per</strong> mio cugino.


os<br />

Colombo costruzioni Un bel giorno mentre mangiavo da mia zia a<br />

Roma, mi squilla il cell.- Parlo con l’ing. Bova Antonio-. Si. -Ho<br />

ricevuto il curriculum vitae tempo fa. Ci piacerebbe fare un<br />

<strong>colloqui</strong>o. È <strong>di</strong>sponibile, non sta lavorando-. Siiii <strong>di</strong>co. Certo che<br />

sono <strong>di</strong>sponibile. Mi può inviare una e-mail <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e data e<br />

luogo dove effettuare il <strong>colloqui</strong>o. Grazie. Certamente ingegnere le<br />

faremo avere il necessario. Buona giornata. Buona giornata anche<br />

a Lei. Così scendo in Calabria e a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi giorni posso<br />

avere un altro biglietto gratis da Trenitalia. Siccome sono uno che<br />

viaggia troppo in seconda classe, freccia Sud, faccia da schiaffi<br />

questi mi possono solo regalare biglietti notturni <strong>per</strong> Roma o<br />

Milano, espressi. Giustamente allora parto, <strong>per</strong> ritornare dopo.<br />

Arrivo alla stazione centrale. Sono come sempre… Stanchissimo e<br />

rincoglionito. Questa volta <strong>di</strong> parecchio rincoglionito. Grazie<br />

Trenitalia <strong>per</strong> regalarmi i treni lunga <strong>per</strong>correnza. Mi <strong>di</strong>reziono <strong>per</strong><br />

la stazione Garibal<strong>di</strong>, il nome non mi piace. Cerco il cantiere, in<br />

sostanza è proprio <strong>di</strong> fronte la stazione, devono fare un grattacielo,<br />

invece <strong>di</strong> fare parchi fanno palazzi sempre più ombrosi. Do la mia<br />

carta d’identità al tipo che sta all’entrata, il vigilante. Ancora lo<br />

ricordo. Che mente strana ricordo <strong>per</strong>sone che non hanno fatto<br />

niente <strong>per</strong> me e <strong>di</strong>mentico magari <strong>per</strong>sone importanti <strong>per</strong> il mio<br />

vissuto. Comunque, mi fanno entrare ed entro nel box dove c’è un<br />

ingegnere con i baffoni. Un nor<strong>di</strong>co del cavolo che mi guarda dai<br />

pie<strong>di</strong> alla testa, come se avessi la lebbre. Fanculo penso. Avrei<br />

tanto voluto <strong>di</strong>rglielo a questo qui. Testa <strong>di</strong> cazzo. Ma lasciamo


<strong>per</strong>dere dai Antonio facciamo ciò che sappiamo fare <strong>di</strong> meglio.<br />

Recitare. Recitare le credenziali che non hai. Parliamo un po’,<br />

insiste <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e se vivo a Milano se vivo qui dove vivo. Mi fa<br />

trabocchetti del cacchio, <strong>per</strong> <strong>capire</strong> se conosco sta fottuta città.<br />

Alla fine <strong>di</strong>co che ho messo il domicilio del cugino <strong>di</strong> mio padre<br />

anzi no invento che è un fratello <strong>di</strong> mia madre. Dopo un po’ lascia<br />

passare il fatto della residenza e mi fa <strong>capire</strong> cosa cercano. Mi fa<br />

un paio <strong>di</strong> domande tecniche. Mi mostro un progetto dove c’è una<br />

<strong>di</strong>stinta <strong>di</strong> ferri. Ci penso un po’, sono rincoglionito gli volevo <strong>di</strong>re<br />

ho appena fatto 14 ore <strong>di</strong> volo in treno freccia del sud. Ma<br />

indovino, se è giusto il termine indovinare. Esatto mi <strong>di</strong>ce e<br />

sorride. Sorri<strong>di</strong>ti sta beata minchia pensavo tra me e me, stupido<br />

buffone. Impara a vestirti. Le faremo sa<strong>per</strong>e. Pochè volte ho o<strong>di</strong>ato<br />

ma quella volta volevo buttargli un bel ceffone e avrei voluto<br />

essere Einstein che gli spiega la relatività, ma non potevo ero<br />

troppo alle strette <strong>per</strong> poter svanire una possibilità lavorativa anche<br />

se era un lavoro del cavolo. “Sorvegliare” che i ferri prima dei<br />

getti <strong>di</strong> calcestruzzo fossero secondo progetto. Mi sono laureato<br />

<strong>per</strong> controllare la <strong>di</strong>stinta dei ferri <strong>di</strong> 15 piani!!! Non <strong>di</strong> certo ho<br />

preso la laurea <strong>per</strong> avere più tempo libero. Una volta un mio prof.<br />

Mi <strong>di</strong>sse proprio questo: la più grande ricchezza è il tempo libero.<br />

Aveva, ha ragione. Per questo ho fatto la tesi con questo prof.<br />

Vallo a spiegare a questo ing. Con i baffetti alla Hitler che non c’è<br />

solo la sfera dentro la quale non esce più!!<br />

Bologna urbanistica Ritornando al professore <strong>di</strong> urbanistica con il<br />

quale feci la tesi, sia <strong>per</strong> la triennale che <strong>per</strong> la specialistica. Grazie<br />

ai suoi stimoli ebbi il coraggio <strong>di</strong> fare l’erasmus pur non avendo un


euro bucato. Ma feci l’erasmus e non me ne pentì. Grazie <strong>per</strong><br />

avermi raccontato C’era una volta in America in una lezione <strong>di</strong><br />

novembre. Grazie <strong>per</strong>ché in quel giorno capì che la vita non è<br />

ingegneria, la vita è un posto dove facciamo tutti i giorni delle<br />

scelte e tutti i giorni rischiamo qualcosa. Ma quello che si mette in<br />

gioco serve <strong>per</strong> s<strong>per</strong>are <strong>di</strong> vedere l’indomani più splen<strong>di</strong>do <strong>di</strong><br />

come si è visto il giorno prima. Ebbi questa folgorazione, ogni<br />

tanto mi prende, mi ricordo che <strong>di</strong>sse – “Chi <strong>di</strong> voi, in aula si<br />

intende, si è visto C’era una volta in America”. Su 100 studenti<br />

solo tre alzarono la mano. Noi ingegneri facciamo pena. Siete delle<br />

chiaviche <strong>di</strong>sse. Aveva ragione anche se pure lui si <strong>di</strong>mostrerà un<br />

vecchio volpone, ma quel dannatissimo giorno aveva ragione. Da<br />

quel giorno io cambiai stile <strong>di</strong> vita, piano piano ma cambiai. Come<br />

cambia il tempo <strong>di</strong> marzo, io feci lo stesso. Evirai verso una luce<br />

più lieve ma più interessante da scrutare. Imparai ad apprezzare la<br />

gente comune, cercai <strong>di</strong> gustare il cibo, <strong>di</strong> non scottarmi. Vomitai<br />

le mie abitu<strong>di</strong>ni e mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> completamente al caso, nei limiti. Die<strong>di</strong><br />

tutti gli esami ma ogni sera prima <strong>di</strong> addormentarmi, se il corpo lo<br />

consentiva, leggevo letteratura o vedevo film non <strong>di</strong> ingegneri.<br />

Tutto sommato sono stato ben educato. Ho imparato a viaggiare,<br />

grazie a Lui. O meglio, lui è stato colui che ha spinto un carro su<br />

una cima. Quel carro era il mio istinto che aspettava da tanto<br />

tempo una spinta, troppo. Poi andai nel burrone ma seppi trovare<br />

sempre una strada <strong>di</strong> uscita, <strong>di</strong> salvezza. Allora <strong>per</strong> farla breve, a<br />

me l’urbanistica è sempre piaciuta ecco <strong>per</strong>ché scelsi questo prof.<br />

Per fare la tesi, non solo <strong>per</strong> il fatto che lui andò in Irlanda quando<br />

ancora non ci andava nessuno e ci <strong>di</strong>sse che in una fattoria gustò la<br />

più buona colazione della sua vita. E raccontò anche della


macchina noleggiata dove i tergicristalli si rup<strong>per</strong>o <strong>per</strong> via della<br />

troppa pioggia. Belle cose descrisse dei viaggi, ma poi <strong>di</strong>venne<br />

ripetitivo. Capì che il viaggio non va raccontato ma va fatto, è<br />

bisogna stare sempre in viaggio anche da fermi, non scherzo lo<br />

<strong>di</strong>co veramente. Anche andare a fare due passi è un viaggio.<br />

Vedere una bambino che tira due calci ad un pallone consumato o<br />

ascoltare le lamentele <strong>di</strong> una vecchia è un trasporto. Per essere<br />

trasportati basta tenere da parte la logica e le preoccupazioni<br />

quoti<strong>di</strong>ane. Ci furono anche lati negativi <strong>di</strong> tale incontro visionario<br />

con il prof. <strong>per</strong> colpa sua credetti che potevo cambiare la Calabria.<br />

Posso cambiare me stesso, cosi cambio la Calabria ed il mondo<br />

intero. Questo lo capirò dopo. Ridarle il suo splendore prima<br />

dell’Unità d’Italia. Certo <strong>per</strong> quello che mi competeva e <strong>per</strong> le mie<br />

capacità. Infatti stu<strong>di</strong>ai programmazione comunitaria, come<br />

recepire i fon<strong>di</strong> strutturali stanziati dalla comunità Europea <strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>minuire il <strong>di</strong>vario socio-economico tra le regione del Sud e<br />

quelle del Nord. Poi venni a intuire che è tutto un magna magna.<br />

Tutti pensano all’uovo oggi anziché avere un bel pollo ruspante e<br />

biologico <strong>per</strong> tutti!!! Ed infatti stanno ancora a mangiare uova<br />

marce ma pensano che stanno bene, non sanno che un bel tumore<br />

non ha confini amministrativi.<br />

Torniamo al <strong>colloqui</strong>o svoltosi a Bologna. Andai ad un annuncio<br />

che cercava <strong>per</strong>sonale da formare proprio <strong>per</strong> re<strong>di</strong>gere questi fon<strong>di</strong><br />

comunitari. Andai Convinto. Portai con me anche la mia Tesi.<br />

Pesante. Nemmeno la guardano. Prima fecero un <strong>colloqui</strong>o<br />

generale a noi tutti, poi singolarmente. Seppi tutte le domande <strong>di</strong><br />

urbanistica. Ah <strong>di</strong>menticavo mi piaceva tale materia <strong>per</strong>ché in<br />

fondo è un riflesso della mia più amata materia… la geografia.


Questo l’avevo già detto. Ma quando una cosa mi piace, la ripeto.<br />

Alla scuola me<strong>di</strong>a ero il più bravo. La maestra <strong>di</strong>ceva che vivevo<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta… mi piaceva tanto conoscere il nome dei laghi e delle<br />

città e questa voglia <strong>di</strong> conoscere le coor<strong>di</strong>nate è sempre rimasta.<br />

Anche quando andai a Dublino, i miei amici sapevano l’inglese io<br />

sapevo riportali a casa dopo un giro <strong>di</strong> birre in un pub dublinese,<br />

seppur sbronzi tutti, io ero l’unico a ricordare la via maestra.<br />

Comunque anche qui la responsabile risorse umane mi tenne più <strong>di</strong><br />

un’ora. Parlammo <strong>di</strong> tutto, le piaceva parlare con me. Ed a me<br />

piaceva la sua capigliatura. La sua capigliatura… nemmeno fosse<br />

una cavalla!! …non ne volle sa<strong>per</strong>e il suo capo ad assumermi.<br />

Quel giorno conobbi un ragazzo che come come aveva fatto<br />

l’erasmus a Lisbona, bei racconti erasmussiani. Il rientro è stato<br />

forte. Chi trovo alla stazione niente poco <strong>di</strong> meno che un mio<br />

compaesano. Che coincidenza!! Il caso non esiste <strong>di</strong>ce Borges. Era<br />

a Bologna <strong>per</strong>ché ha la fidanzata che lavora lì. Avemmo uno<br />

scompartimento tutto nostro, <strong>di</strong> mercoledì non scende nessuno al<br />

Sud. Tutti lavorano, Parlammo solo <strong>per</strong> circa 10 minuti. La mattina<br />

seguete arrivati a Lamezia Terme mi <strong>di</strong>sse – Antonio io parlavo<br />

ma vi<strong>di</strong> che non mi rispondevi, crollasti dal sonno- eh si sono<br />

crollato. Ero andato convinto <strong>di</strong> fare un qualcosa <strong>di</strong> bello, nel quale<br />

credevo fermamente ed invece non interessava niente delle mie<br />

capacità deduttive e della mia cultura urbanistica <strong>per</strong> recepire e<br />

re<strong>di</strong>rne i documenti finanziabili. Ad<strong>di</strong>o comunità Europea. Ad<strong>di</strong>o<br />

Bologna. Ad<strong>di</strong>o mie peculiarità innate nel fare urbanistica.<br />

Vito Bova cugino


Essendo italiano ricorro alla forma più classica <strong>per</strong> poter fare<br />

carriera o quanto meno trovare un lavoro. Mi spiego meglio. Un<br />

cugino <strong>di</strong> mio padre lavora in un’impresa <strong>di</strong> costruzioni a Roma.<br />

Mi offre un lavoro consono alla mia laurea proprio <strong>per</strong>ché sa che<br />

stanno cercando nuovi tecnici. Allora come sempre colgo la palla<br />

al balzo, mi precipito a Roma, nella capitale d’Italia che <strong>per</strong> me è<br />

del mondo. Si proprio Roma. Se consideriamo solo il centro<br />

storico posso <strong>di</strong>re con fermezza che questa non è una città. Lei è la<br />

metropoli del passato che si <strong>per</strong>mette il lusso <strong>di</strong> poter avere due<br />

linee metropolitane (prossimamente tre). Non <strong>di</strong>vaghiamo, lo so<br />

che no interessa Roma descritta da un <strong>di</strong>soccupato che passa il<br />

temp facendo interviste. Va bene, all right. Okay spiego meglio<br />

un’altra mia <strong>di</strong>savventura. Vado senza nemmeno avvertire Vito il<br />

cugino <strong>di</strong> mio padre. Vado <strong>di</strong>rettamente dal suo datore d lavoro.<br />

Convinto <strong>di</strong> fare un semplice <strong>colloqui</strong>o formale poiché alla riuscita<br />

dell’assunzione ci aveva già pensato Vito il cugino <strong>di</strong> mio padre.<br />

Così io vado. Sicuro, audace e fermo. Convinto <strong>di</strong> portare a casa<br />

un contratto, magari a tempo indeterminato. Allora mi presento, un<br />

po’ vergognato della situazione <strong>di</strong> raccomandato, <strong>per</strong> me era la<br />

prima <strong>di</strong> portare tale fatturato. Eh si non mi hanno mai<br />

raccomandato, da adolescente non tolleravo tale escamotage<br />

mentre all’università l’avrei tanto desiderato. Ma ora che dovevo<br />

pagare a fine mese l’assicurazione della macchina appena<br />

comprata. Ho comprato pochi mesi prima <strong>di</strong> questi <strong>colloqui</strong><br />

descritti una new mazda 2, bella macchina ma è stata la mia più<br />

grande cazzata economica che ho fatto nella mia vita. Io<br />

instancabile viaggiatore che si è fatto il tour de le France in 12<br />

giorni con l’inter-rail… amante dei treni e degli autobus,


sostenitore del trasporto collettivo a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> quello<br />

in<strong>di</strong>viduale… mi comprai una macchina. Fesso fui, e al verde<br />

restai in poco tempo. Quin<strong>di</strong> fatta la cazzata dovevo rime<strong>di</strong>are, non<br />

potevo chiedere money alla mia famiglia anche <strong>per</strong>ché nemmeno<br />

aveva sol<strong>di</strong> <strong>per</strong> pagare la sua <strong>di</strong> macchina. Allora, ritorniamo a noi,<br />

mi trovo in questo cavolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, la storia mi sembra un déjà vu,<br />

ho visto questo scena da qualche parte. Boh non mi ricordo dove!!<br />

Entro, mi danno del lei! Non c’è ne bisogno gli <strong>di</strong>co!! Nel<br />

frattempo iniziano a <strong>di</strong>scutere mentre aspettiamo il principale. Mi<br />

prendono alla sprovvista. Mi chiedono cose che non so. Mi<br />

meraviglio, pensavo che fosse un <strong>colloqui</strong>o formale, invece<br />

capisco, troppo tar<strong>di</strong>, che è un tranello. Prenderanno si un<br />

raccomandato, ma non me!! Evidentemente l’altro raccomandato<br />

era portato da una <strong>per</strong>sona che sta più in altro nella struttura<br />

gerarchica. Oh cavolo! Non me ne va nessuna bene! Non è<br />

possibile nemmeno da raccomandato riesco a trovare lavoro!!<br />

Penso <strong>di</strong> essere l’unico Italiano che no trova il lavoro nemmeno<br />

con la raccomdanzione. Pensa ora hai concorrenti anche da<br />

raccomandato!! Mi <strong>di</strong>s<strong>per</strong>o e si questa volta mi <strong>di</strong>s<strong>per</strong>o.<br />

Soprattutto quando torno a casa mia, in Calabria, nel raccontarlo a<br />

mio padre, noto con <strong>di</strong>spiacere che si commuove, si rattristisce.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace ma che colpa io ne ho se questa cavolo <strong>di</strong> Italia non è<br />

capace <strong>di</strong> dare un lavoro modesto ad un tipo modesto come me.<br />

Senza modestia. Mi <strong>di</strong>spiace madre ma io non voglio lavorare al<br />

Sud. Io voglio tornare al sud una volta che ho imparato dal mondo.<br />

Qui mi viene in mente la frase <strong>di</strong> Renzo Piano…<br />

Frase <strong>di</strong> Renzo Piano


Ancora è troppo presto non capisco niente <strong>di</strong> niente. Ne <strong>di</strong><br />

amministrativo, tecnico, commerciale. Ok. Data la mia<br />

cocciutaggine, tipica <strong>di</strong> quelli della mia regione, proseguo avanti<br />

<strong>per</strong> la mia strada. Ok ho detto okay. Io non mi anniento, non faccio<br />

quello che non mi piace fare anche <strong>per</strong> una questione <strong>di</strong> principio.<br />

Non ho <strong>per</strong>so 5 anni della mia vita <strong>per</strong> prendere un cazzo <strong>di</strong> pezzo<br />

<strong>di</strong> carta e poi andare a fare il manovale con mio padre. Io mi sono<br />

sudato la laurea in ingegneria e quin<strong>di</strong> seppur prende meno <strong>di</strong> un<br />

appren<strong>di</strong>sta muratore voglio fare il tecnico, se poi si tratta <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> imprese <strong>di</strong> costruzioni, ancora meglio. Va bene io fino a<br />

quando non sarò in rosso con il conto in banca sarò testardo,<br />

convinto deciso <strong>di</strong> fare il giusto. Infatti iniziavo a scrutare l’idea <strong>di</strong><br />

poter lavorare in una grande impresa <strong>per</strong>ò pensavo ma se non mi<br />

prendono in quelle piccole figuriamoci in quella grande. Certo che<br />

c’è la crisi mon<strong>di</strong>ale ma non poter lavorare è un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutti i<br />

citta<strong>di</strong>ni italiani se no sbaglio lo <strong>di</strong>ce la costituzione!!! Allora è<br />

vero che va rivista. Ai posteri ardua sentenza nel frattempo io mi<br />

fermo a pensare come trovare soluzione <strong>per</strong> ottenere un contratto a<br />

tempo indeterminato.<br />

Master selezione Eureka ho travato. Nessuno investe <strong>per</strong> formare<br />

dobbiamo noi investire <strong>per</strong> formare, cioè pagare <strong>per</strong> fare un master<br />

ad esempio. Infatti su questa strada sono giunto. Devo informarmi<br />

e formami. MI devo riempire la bocca <strong>di</strong> belle parole conscio <strong>di</strong><br />

quello che <strong>di</strong>co, anche delle cazzate che vogliono sentire quelle<br />

delle risorse umane. Ad esempio, poi compresi che bastava che<br />

<strong>di</strong>cessi crono programmi, inserimento <strong>di</strong> voci <strong>di</strong> costo. Redazione<br />

<strong>di</strong> computi metrici estimativi, o sa<strong>per</strong>e la <strong>di</strong>fferenza tra un <strong>di</strong>rettore


dei lavori ed un <strong>di</strong>rettore tecnico <strong>di</strong> cantiere, o sa<strong>per</strong>e la <strong>di</strong>fferenza<br />

che c’è tra ricavo e profitto. Insomma piccoli accorgimenti che in<br />

quei 20 minuti <strong>di</strong> <strong>colloqui</strong>o sarei passato, accettato. Allora riceve<br />

tante informazioni su i master da attivare ma solo uno mi ispira<br />

realmente. È il master ingegneri d’impresa. Tale master costava la<br />

bellezza <strong>di</strong> 7000 euro circa. Troppi <strong>per</strong> uno che non ha un lavoro<br />

ed è figlio <strong>di</strong> un muratore ed <strong>di</strong> una casalinga. Ora in più devo<br />

pagare l’assicurazione a vita, 80 euro al mese. Io che non me ne<br />

frega delle garanzia economiche mi son fatto l’assicurazione…<br />

volete sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong>ché? Ve lo <strong>di</strong>co io <strong>per</strong>ché!! Mio cugino è un<br />

assicuratore e no <strong>di</strong>co <strong>di</strong> quale <strong>per</strong>ché non faccio pubblicità a<br />

nessuna banca e a nessuna compagnia d’assicurazione, non le<br />

tollero sono i primi ladri… <strong>per</strong> giunta legalizzati. Al <strong>di</strong>avolo loro e<br />

il sistema che hanno creato e le leggi che vogliono fare <strong>per</strong><br />

intascarsi i sol<strong>di</strong>. Ad esempio, il boom che c’è ora sulle energie<br />

rinnovabili è un modo <strong>per</strong> incentivare i clienti senza sol<strong>di</strong> a farsi<br />

l’impiantino ma <strong>per</strong> farlo occorrono finanziamenti ed allora che mi<br />

incazzo con il sistema… ma an<strong>di</strong>amo avanti. Stavo <strong>per</strong> <strong>di</strong>re,<br />

<strong>di</strong>cevo proprio questo master interessante <strong>per</strong>ché io sono figlio <strong>di</strong><br />

muratore, sono nato nelle imprese, ho impalato il cemento che poi<br />

non si chiama cosi ma calcestruzzo. Io sono uno <strong>di</strong> cantiere quin<strong>di</strong><br />

questo master fa <strong>per</strong> me. Per fortuna c’è la regione Calabria che<br />

finanzia tutti i master, cosi mi <strong>di</strong>cevano. Io uno sventurato come<br />

me può fare il master solo con l’aiuto della regione. Grazie regione<br />

che poi te ne sei fottuta egregiamente <strong>di</strong> me. Fanculo tu e tutti i<br />

burocrati che tieni dentro. Io che volevo in qualche modo produrre<br />

in Calabria. Il fatto è che non mi hanno finanziato il master, capite<br />

bene ragazzi. Ho dovuto decidere <strong>di</strong> andare all’estero <strong>per</strong> poter


finanziarmi il master… non sto qui a raccontare l’anno <strong>di</strong><br />

tribolazioni che ho dovuto penare <strong>per</strong> potermi pagare quei 7000<br />

mila euro che mi hanno fatto girare <strong>per</strong> il mondo. Cosi è stato, ed<br />

io no ne ho colpa se sono un tipo che vuole viaggiare e non accetta<br />

compromessi ora racconterò più nel dettaglio cosa effettivamente<br />

mi avvenne. Sappiate che il bello della vita è quando si piange e si<br />

soffre <strong>per</strong>ché no ce ne ren<strong>di</strong>amo conto ma in quei momenti no<br />

viviamo lottiamo, non pensiamo ai problemi quoti<strong>di</strong>ani. E la notte<br />

an<strong>di</strong>amo a dormire stanchi morti. Non <strong>di</strong>co che si deve soffrire,<br />

non fraintendete, <strong>di</strong>co semplicemente che io non sono su<strong>per</strong>man<br />

ma no sono nemmeno uno stupido. Sicuramte <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone<br />

normali sono ritenuto anormale. Sono un pazzo, un pazzo <strong>per</strong><br />

essere andato all’estero o un pazzo <strong>per</strong> aver lasciato l’estero. Non<br />

<strong>di</strong>co agli altri <strong>di</strong> fare come me. Dico che conviene sempre<br />

rischiare, certo con i pie<strong>di</strong> <strong>per</strong> terra, commisurare tutto ma alla fine<br />

buttarsi. Giocare la partita. Ed allora mi metto in moto. Anzi in<br />

treno. Vado a Catania. Tra una e<strong>di</strong>zione a roma e quella sicula,<br />

preferisco andare dove costa <strong>di</strong> meno la vita e dove inizia prima il<br />

Master… Partimmo un lunedì in <strong>di</strong>rezione sud… Certo io che<br />

dalla Calabria parto verso Sud si può pensare che vado in africa…<br />

non ci sbaglieremo il fine poi risulterà quello. Ahi come è bello il<br />

destino quando non lo conosci, una serie <strong>di</strong> eventi mi porteranno<br />

proprio dove non immaginavo. Ora che ci penso seriamente io in<br />

quei giorni <strong>di</strong> decisione ero in estasi <strong>per</strong> un viaggio destinazione<br />

sconosciuta, misteriosa. Fare viaggi è un conto ma prendere una<br />

decisione cosi importante, non è da fare con su<strong>per</strong>ficialità. Allora<br />

partì <strong>per</strong> attraversare lo stretto <strong>di</strong> Messina. Andai a Catania. Felice<br />

ma povero. Non avevo un soldo in tasca ed andavo a pagare un


master che non sapevo con certezza che la regione Calabria mi<br />

avrebbe finanziato!!! Infatti non la me la pagò poiché il mio master<br />

non era un Master universitario… Sono cocciuto, lo sapevo ma<br />

tonto al tal punto <strong>di</strong> accollarmi tale spesa non lo pensavo. Feci un<br />

mese convinto che la regione Calabria finanziasse ma quando<br />

seppi con certezza che non mi manteneva in questo master non<br />

universitario. Fui Costretto a <strong>di</strong>rlo alla tipa che con tante charme<br />

francese mi <strong>di</strong>sse – Bova ed ora me lo <strong>di</strong>ci che non puoi pagare il<br />

master – dottoressa (volevo <strong>di</strong>rgli … <strong>di</strong> questa beata minchia!!) io<br />

ve l’avevo detto che c’era questo problema da risolvere e non<br />

aggiunsi altro. Volevo mandarla a fanculo, anche Lei. Per fortuna<br />

che insieme a Lei c’era una mia compaesana calabrese che era<br />

verso <strong>di</strong> me non contro <strong>di</strong> me. La ringrazio, convinse la capo <strong>di</strong><br />

farmi continuare il corso. Feci altri due mesi e prima <strong>di</strong> partire <strong>per</strong><br />

fare lo stage dovetti firmare un contratto che non appena<br />

terminassi il <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> prova con l’impresa avrei dovuto pagare<br />

quei sette bigliettoni in 6 rate mensili. Grazie compaesana. Ah<br />

<strong>di</strong>menticavo dove volevo andare. Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>re dove andai <strong>di</strong>co<br />

come feci il <strong>colloqui</strong>o. Lo feci a Catania con uno che è un tutto<br />

fare <strong>di</strong> questa impresa che sta tra roma e milano è <strong>per</strong> quel <strong>per</strong>iodo<br />

aveva solo un lavoro all’estero. Il tipo che in quel <strong>colloqui</strong>o lo<br />

convinsi a prendermi nella sua rosa…. Si ammaliò delle mie<br />

potenzialità visto che gli <strong>di</strong>ssi che facevo il me<strong>di</strong>ano. Prima <strong>di</strong> fare<br />

il <strong>colloqui</strong>o avevo seguito le sue lezioni molto interessanti. Era un<br />

classista maschilista, quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> me era facile recitare la parte che<br />

voleva ascoltare. Gli <strong>di</strong>ssi che volevo andare ovunque pur <strong>di</strong><br />

imparare velocemente quel mestire. Gli <strong>di</strong>ssi anche che sono uno<br />

<strong>di</strong> cantiere, umile essendo figlio <strong>di</strong> muratore e guardo


spietatamente gli obiettivi. Ripeti più volte l’importanza del senso<br />

<strong>di</strong> squadra e sacrificare tutto pur <strong>di</strong> vincere. Tante belle cose <strong>di</strong>ssi<br />

<strong>per</strong> riempirgli le orecchie <strong>di</strong> musica <strong>per</strong> il suo senso u<strong>di</strong>tivo. Si<br />

convinse e mi <strong>di</strong>sse – Bova lei può andare in Marocco, si troverà<br />

bene. ALLA FINE GLI DISSI QUELLO CHE VOLEVA<br />

SENTIRE MA QUELLO CHE IN REALTà ERO. UN MEDIANO<br />

CHE GIOCA PER LA SQUADRA. NIENTE DI Più. CHISSA<br />

QUALE IDEA SI SARà FATTO SUL MIO CONTO. AH<br />

DIMENTICAVO APPENA MI DIEDE L’OK SALUTAI TUTTI<br />

E APPENA CHIUSO IL PORTONE DELL’UFFICIO CORSI<br />

PER LE STRADE DI CATANIA COME UN MATTO, UN<br />

VERO FOLLE PAZZO CHE ERA FELICE DI CORRERE E DI<br />

NON DOVERE CHIEDERE Più LAVORo A NESSUNO.<br />

ORMAI ERO DECISO DI CAMBIARE STRADA, VITA.<br />

TROPPE DELUSIONI DI LAVORO, DI TUTTO. IL MAROCCO<br />

MI ASPETTAVA. INTANTO LA MIA TESTA<br />

FANTASTICHIVA, DOVEVO IMPARARE BENE IL<br />

FRANCESE, IMPARARE COME STARE IN UN POSTO<br />

DESERTICO COME IL MAROCO. IMPARARE TANTE COSE,<br />

TROPPE. VEDREMO.<br />

Clau<strong>di</strong>o salini Biglietto <strong>di</strong> sola andata <strong>per</strong> il marocco. Grande<br />

evento. Chiamo la tipa da casa mia. Ancora ricordo i raggi che<br />

entrano dentro casa mia. Sono le cinque del pomeriggio. La<br />

signorina che dalla bella voce mi <strong>di</strong>ce – non si preoccupi<br />

provvederemo tutto noi - si troverà come a casa sua.- Beh penso<br />

tra a me e me la faccia me la sono lavata stamattina. Certo che non


vado in afganistahan. Ma nemmeno a Roma. Comunque senza<br />

pensarci su mi ripasso il mio francese pressoché scadente,<br />

<strong>di</strong>lettante. Lamezia terme- Roma- Casablanca- Oujda. Bel viaggio.<br />

Sono ansioso, sono timoroso. Lamezia terme- Roma è un viaggio<br />

<strong>di</strong> suspense mentre nel tragitto Roma-Casablanca inizio a<br />

comprendere la grande cazzata fatta. Inizio a <strong>capire</strong> che ora non è<br />

più uno scherzo. Ahi quanti ricor<strong>di</strong> passano <strong>per</strong> la testa,<br />

innumerevoli. Sconcertanti flash back della mia vita passata tra i<br />

quattro muri del mio paese. Sono pauroso ma<br />

contemporaneamente questa paura <strong>di</strong> valicare la frontiera mi attira<br />

come il miele <strong>per</strong> l’orso. Ho voglia <strong>di</strong> rischiare. Ed ora sono nel<br />

pieno della scelta. Lo capisco non quando arrivo a Casablanca che<br />

grosso modo è occidentale con tutte le sue sfumature. Lo<br />

comprendo quando atterrai a Oujada. Unico europeo in terra <strong>di</strong><br />

mori. Unico biondo in territorio si saraceni. Giungo in<br />

quell’aeroporto sul calar del sole. Appena prendo le valige capisco<br />

che c’è qualcuno che mi aspetta. Anzi a <strong>di</strong>re il vero ero avvertito a<br />

Casablanca dal premuroso Piergiorgio, tecnico mio tutor. Il quale<br />

da quasi padre <strong>di</strong> famiglia mi contatta anticipatamente <strong>per</strong> trovarmi<br />

a mio agio nel territorio straniero. MI <strong>di</strong>sse a Oujda avrai un<br />

autista che ti aspetta. Io a tale informazione capii che forse sono un<br />

tipo importante. Forse all’estero un ingegnere appena laureato e<br />

ben considerato. Non come in Italia che devo impastare<br />

calcestruzzo <strong>per</strong> avere 50 euro a fine giornata… altrimenti fare la<br />

gavetta negli stu<strong>di</strong> serve solo <strong>per</strong> <strong>di</strong>re – Ho preso la laurea ed ora<br />

voglio fare il laureato anche se non mi pagano, semplicemente<br />

accettar passivamente il non dover NO A questo sistema<br />

accomodante <strong>per</strong> chi sta al potere!! Attenzione qui non si tratta <strong>di</strong><br />

s<strong>per</strong><strong>per</strong>are la propia immagine culturale conquistata con sudore,


passando esami sopra esami. Qui si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>re ho passato<br />

svariati anni all’università ed ora pretendo quello <strong>per</strong> cui ho<br />

sofferto con il sudore alla fronte. Gocce amare interne. Invisibili<br />

ma concrete. Vi ringrazio cari lettori ma se giungo a scrivere tale<br />

lettera allungata, è solo <strong>per</strong> il semplice motivo che devo tirare<br />

avanti quin<strong>di</strong> devo pur mangiare qualcosa. Se fare qualche<br />

o<strong>per</strong>azione matematica plasmata alla fisica reale non da un cent<br />

allora scrivo le mie avventure in giro <strong>per</strong> il mondo. Grazie lettori<br />

<strong>per</strong> aver comprato un po’ <strong>di</strong> realtà. Torniamo a noi. Apparte che da<br />

voi non prendo niente visto che tutto gratuito… <strong>per</strong>ò almeno mi<br />

sono preso un po’ <strong>di</strong> libertà nel denunciare, nel raccontare le mie<br />

vicessitu<strong>di</strong>ni. Allora arrivo all’aeroporto <strong>di</strong> Oujda. Appena esco<br />

c’è un baffone stecchito che ha in mano un cartone dove ha scritto<br />

il mio cognome. Bova. Allora intuisco che sono io. Solo io posso<br />

portare tale cognome in tale posto. Bounsoir. Vous etes le<br />

monsieur que attende- oui – Ok. Merci beaucoup. Allora salgo in<br />

auto. Bell’auto pulita. Salgo, monto le valige e parto. Senzazione<br />

fenomenale. Non posso descriverla e strabiliante. Io solo in mezzo<br />

al deserto che poi deserto non è ma è simile!! Allora si parte<br />

destinazione villaggio del cantiere. Lungo il tragitto assaporo il<br />

tramonto. Il calar del sole, le proiezioni dei raggi solari<br />

sull’asfalto. Portentosi, effetto luce da cinema. Inizio a<br />

s<strong>per</strong>imentare il mio francese appena imparato e ripreso in due mesi<br />

<strong>di</strong> corso. Il coiffeur mi <strong>di</strong>ce che parlo modestamente bene. Grazie<br />

rispondo. Merci. Merci. Mi tranquillizzai appena vi<strong>di</strong> la strada<br />

dolce nelle curve e piena <strong>di</strong> camion merci “normali”. Non vi<strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sone sui camion, concetto tramandatomi dalle sviste che facevo<br />

su internet. I mezzi dei trasporti erano sovra<strong>di</strong>mensionati alle<br />

infrastrutture. Infatti vedere ormaie <strong>per</strong> strada era la normalità.


Passano tir <strong>di</strong> 30 tonnellate!!! Arrivai al villaggio, era appena<br />

calata la notte. Salutai Piergiorgio e Antonello. Furono le prime<br />

<strong>per</strong>sone che vi<strong>di</strong> al campo. Furono i miei primi italiani che <strong>di</strong>edero<br />

il benvenuto. Appena giunsi alla base e scaricai le valigie mi<br />

portano alla mensa, avevano appena finito <strong>di</strong> mangiare. Ero giunto<br />

nella sala pranzo, anzi sala cena. Il cuoco era un po’ rotto della mia<br />

presenza. Alla cena avevano finito. C’erano due signori anziani<br />

più <strong>di</strong> là che <strong>di</strong> qua. Entrambi alla mia entrata, non mossero nessun<br />

muscolo facciale. Impassibili. Come se fossero in via condotti a<br />

roma nel vedere un migliao <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone al giorno. Im<strong>per</strong>turbabili.<br />

Come educazione non peccai, mi inchinai al loro cospetto.<br />

Ricambiarono con uno stanco saluto. Mangiai la minestra, <strong>di</strong>ssi<br />

qualche parola e andai in camera mia. Avevo un appartamentino<br />

tutto mio. VI rendete conto. Io ingegnere civile non considerato in<br />

Italia ebbi un appartamentino tutto mio. Nemmeno conoscevano le<br />

mie potenzialità tecniche e mi riservarono un monolocale. Quella<br />

notte piansi. Anche in mattinata piansi. Non <strong>di</strong> paura, non <strong>di</strong><br />

rammarico, piansi solo <strong>per</strong>ché mi piaceva piangere. Mi veniva <strong>di</strong><br />

sgorgare gocce da tempo bloccate. Era veramente da tanto che non<br />

piangevo. Una sorgente sembrò il mio viso. Il volto <strong>di</strong> un<br />

mercenario, quale ero io, sembrò <strong>di</strong>pinto da un pittore depresso.<br />

Piansi ma asciugai bene gli occhi e andai in ufficio, prima feci<br />

colazione, abbondante. Il Primo giorno fu un durò colpo, mostravo<br />

esteriormente una contentezza da mercante. Dentro ero privo <strong>di</strong><br />

vita, ero depresso. Come si poteva essere tristi con tutto quel Sole<br />

ed io invece ero drammatico. Come sempre accade, nei momenti <strong>di</strong><br />

smarrimento si trova la forza <strong>di</strong> emergere, altrimenti si muore. Non<br />

sono morto non <strong>per</strong>ché ero forte ma <strong>per</strong>ché pensavo, mi creavo una<br />

giusta maschera. Sempre maschere portai, e cosi facile indossarle


ma è cosi <strong>di</strong>fficile portarne <strong>di</strong>verse. Io <strong>di</strong> giorno mettevo la faccia<br />

dell’ilarità e della voglia <strong>di</strong> imparare. DI notte li mandavo a<br />

fanculo. Tutti bravi ed invi<strong>di</strong>osi e iniziavo a scrivere. Scrissi<br />

parecchie storielle. Quando sono lontanto dalla mia famiglia scrivo<br />

meglio. Scrivere svela il mio pensiero, la mia vena artistica e ciò<br />

<strong>di</strong>sturba la mia maschera da ingegnere. Dai non facciamo i<br />

meravigliati. Un ingegnere che vuole scrivere una novella o un<br />

romanzo non può!! Non ha le basi… anche se poi penso a de<br />

crescenzo, a deledda e tanti altri. Forse qualche cazzata la posso<br />

scrivere anch’io. Certo le parole degli altri sono auliche le mie<br />

sono <strong>per</strong> i <strong>di</strong>soccupati. Infatti sto scrivendo ora mentre tu stai<br />

leggendo questa quattro parole che cercano <strong>di</strong> dare un senso, <strong>di</strong><br />

raccontare una storia almeno vera. Cre<strong>di</strong>bile. È cre<strong>di</strong>bile, fidati.<br />

Mandami una e-mail sulle imprese citate e ti <strong>di</strong>co vita morte e<br />

miracoli (<strong>per</strong> quel che posso!!). Infatti molti miei colleghi hanno<br />

svarieti in<strong>di</strong>rizzi ed hanno fatto parecchi <strong>colloqui</strong>… grazie ai miei<br />

suggerimenti. Serve altro! Torniamo a noi. Io ero un tipo in crisi<br />

esistenziale, e si anche a 26 anni si può essere in crisi esistenziale.<br />

Piano piano in quel luogo <strong>di</strong>menticato volutamente da Allah iniziai<br />

a impadronirmi del francese, i miei primi passi li feci lì. Imparai a<br />

chiedere e domandare. C’era un mio amico, le chef Noured<strong>di</strong>ne.<br />

Un bravo musulmano. Un giorno mi confidò un segreto. Mi <strong>di</strong>sse<br />

<strong>di</strong> lasciare <strong>per</strong>dere la donna che non ti segue. Lui <strong>di</strong>vorzio dalla<br />

prima donna e sposo un'altra che accettava il suo mestiere. MI<br />

<strong>di</strong>sse se una donna non tollera il tuo lavoro, non accetta la tua<br />

felicità quando lavori, lasciala. Se non è <strong>di</strong>sposta a sacrificare un<br />

po’ <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> lontananza <strong>per</strong>ché ti vuole vicino, non merita il tuo<br />

affetto. Non merita te. Era serio Noured<strong>di</strong>ne. Parlando con lui<br />

avevo introdotto una tematica a lui cara. La tematica


dell’abbandono <strong>per</strong> incomprensione. Era triste noured<strong>di</strong>ne nel<br />

parlare in quegli attimi. Era scioccato nel far emergere i suoi<br />

ricor<strong>di</strong> bui. Mi <strong>di</strong>sse che soffri parecchio <strong>per</strong> l’abbandono, ma fece<br />

bene <strong>per</strong>ché poi allah lo aiutò, gli <strong>di</strong>ede un figlio maschio con<br />

un’altra donna. Io in cuor mio ero confuso. Non sapevo che in una<br />

cultura musulmana si potesse <strong>di</strong>vorziare. Ma non <strong>di</strong>ssi niente in<br />

proposito. Poi mi <strong>di</strong>sse, a breve ti presenterò qualche ragazza<br />

musulmana e con Antonello (l’altro pseudo schizofrenico italiano,<br />

collega <strong>di</strong> lavoro) riuscirete a stare bene qui in Marocco!!! Peccato<br />

che non conoscevo il futuro che mi aspettava. Lo ringraziai<br />

comunque sia ed ebbi un sussulto <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne <strong>per</strong> aver ascoltato<br />

nel suo punto debole, <strong>per</strong> aver sfiorato la sua ferita ma anche<br />

fasciarla con il semplice ascolto e silenzio. Le sue parole francese<br />

suonavano cadenti e belle, era premuroso nel raccontare la sua<br />

storia. Era fiducioso nella mia comprensione che si manifestò con<br />

il mio dolce silenzio e dal mio annuire continuamente. In quei<br />

brevi tratti <strong>di</strong> strada, tra la fine del cantiere e l’inizio, io mi sentivo<br />

bene a parlare in francese, cercare <strong>di</strong> parlare e u<strong>di</strong>re ogni tanto<br />

qualche motto <strong>di</strong> arabo religioso.Inshalla… più o meno suonava<br />

così… Se Dio vuole. Non mi <strong>di</strong>sse nient’altro quel giorno, era<br />

sereno ma serio. Quel giorno il mio fare domande in francese lo<br />

interruppe nel lavoro quoti<strong>di</strong>ano, quel giorno capì quanto deve<br />

essere importante la storia, quanto sia importante fare non la giusta<br />

scelta ma quando sia <strong>di</strong>fficile credere nelle proprie potenzialità e<br />

andare avanti. In fondo aveva ragione Noured<strong>di</strong>ne, pensai la notte<br />

stessa, lo sapevo che aveva ragione ma non voleva che me lo<br />

confermasse un musulmano. Se uno crede in te crede anche nella<br />

tua volontà <strong>di</strong> esistere non come vegetale ma come <strong>per</strong>sona. Oggi<br />

tanti sono egoisti, vogliono tutto e subito. Vogliono la sicurezza


materiale spirituale. Non voglino credere in un progetto. Non<br />

vogliono costruire una vita fondata sul sacrificio ma solo sulla<br />

sicurezza del quoti<strong>di</strong>ano. Forse mi sbaglierò, probabilmente,<br />

sicuramente, ma a me quello è servito <strong>per</strong> andare avanti. Quel<br />

giorno <strong>di</strong> agosto io sotto il sole africano ho capito che nella vita<br />

tutto è importante ma al primo posto occorre mettere la propria<br />

<strong>per</strong>sonalità, se veniamo oppressi, mo<strong>di</strong>ficati, tutto il resto sarà<br />

artificioso e <strong>per</strong> questo danneggiato. Tutta la società starà male se<br />

nessuno fa il suo modesto lavoro con convinzione. Se manca la<br />

convizione occorre cambiare mestiere altrimenti veniamo cambiati<br />

noi e conseguentemente vivremo come vegetali. La conseguenza!<br />

Vuoi sa<strong>per</strong>e la conseguenze!! Chi ti gravita intorno sarà contagiato<br />

dalla nostra malattia materialistica. Il concetto è spiegato in<br />

maniera poco chiara ma a me preme far emergere la gravità del<br />

problema. Stiamo vivendo male! Arriviamo ad 80 anni ma quanti<br />

sono gli anni che effettivamente viviamo bene. Che conta vivere se<br />

la vita viene schivata, accettata <strong>per</strong> quello che è!! Io mi ribello a<br />

questo sistema, se un qualcosa non è consono alle mie aspirazioni<br />

io faccio rivoluzione, mi <strong>di</strong>metto. O me ne vado. Cosi feci, cosi ho<br />

fatto e cosi forse farò. Posso tranquillamente cancellare i ricor<strong>di</strong><br />

ma non posso <strong>di</strong>menticare che in un giorno qualsiasi rinaqui una<br />

seconda volta. Come sempre sono un ragazzo che cerca <strong>di</strong><br />

offrontare la giornata qualunque essa sia. Il giorno si deve vivere<br />

comunque sia. Infatti andavo in cantiere con la mia Dacia. Eh si<br />

all’estero avevo una macchina, necessaria <strong>per</strong> il mio lavoro. Ora<br />

che non lavoro più con quella impresa posso <strong>di</strong>re che facevo un bel<br />

giro <strong>per</strong> il cantiere, tutto il giorno… e le ora <strong>di</strong>urne sono tante lì in<br />

Marocco!!! Un bel giorno facendo il mio tour, inizio ad accelerare<br />

alla grande. Ero preso dall’ebbrezza della velocità e dal vedere il


polverone che lasciava il mio macchinone con un motore renault!!<br />

Mi sentivo un poeta <strong>di</strong> formula uno. Mi sentivo invincibile ed<br />

infatti avvenne una cosa alquanto strana. Accadde che la mia<br />

testolina volle sorpassare sulla destra, un camion che andava lento,<br />

troppo lento. Allora la mia scia improvvisamente cambia<br />

traiettoria, anziche rallentare e poi sorpassare a sinistra, fa il<br />

contrario. Accellera e si accinge a sorpassare a destra.<br />

Evidenziamo che stavo <strong>per</strong>correndo una strada <strong>di</strong> cantiere,<br />

esclu<strong>di</strong>vamente <strong>di</strong> cantiere. Transitavano solo camion dell’impresa<br />

e basta. E macchine dei tecnici tra i quali c’ero. SI proprio io lo<br />

squattrinato tecnico che aveva la sua voiture!!! Insomma stavo<br />

sorpassando e sorpreso, meglio <strong>di</strong>re impaurito all’istante, il cavolo<br />

<strong>di</strong> camion da sorpassare, che stavo sorpassando, decide <strong>di</strong> svoltare<br />

a destra, vuole salire la rampa <strong>per</strong> scaricare il materiale sulla futura<br />

autostrada. Ed ora che faccio !! cosa faccio porca… in una frazione<br />

<strong>di</strong> secondo sono <strong>di</strong>s<strong>per</strong>ato, quasi bagnato addosso dalla paura… o<br />

la va o la spacca. Accellero non potevo frenare, se frenavo non so<br />

quale comportamento faceva sta cazza <strong>di</strong> macchina cinese con il<br />

motore renault!! Accellero e sorpasso in men che non si <strong>di</strong>ca…<br />

faccio un vaffanculo marocchino… e suono il clacson <strong>per</strong> più <strong>di</strong> un<br />

minuto. Non avevo mai visto in vita mia un camion che mi vuole<br />

abbracciare cosi ingenuamente. Non potevo immaginare, poi con il<br />

senno <strong>di</strong> poi, capisco quando penso a quell’episo<strong>di</strong>o che la vita è<br />

una gran ficata ma nello stesso tempo si necessità essere umili e<br />

orgogliosi <strong>di</strong> recriminare quel pezzo <strong>di</strong> aria e acqua. Grazie<br />

Marocco <strong>per</strong> non avermi annientato con il tuo camion Iveco<br />

Italiano. Grazie mamma marocco. Per cronoca dovuta devo<br />

concludere la scena. Sorpassai come un pilota che sa il fatto suo.<br />

Sorpassai, suonai, mandai a fanculo e dopo, dopo un paio <strong>di</strong> km


Salì su una monticello lì vicino e ringraziai allah <strong>di</strong>o incroce e<br />

Buddha, ringraziai tutte el <strong>di</strong>vinità che mi passavano e pisciai a<br />

terra su suolo africano. Questo gesto non era volgare e nemeno<br />

banale. Era un modo inconscio, poi lo capì, <strong>di</strong> ringraziare la terra<br />

grazie terra <strong>di</strong> <strong>per</strong>mettermi ancora <strong>di</strong> pisciare Pisciare in quel caso<br />

era sinonimo <strong>di</strong> baciare <strong>di</strong> soffrire <strong>di</strong> sorridere <strong>di</strong> sputare <strong>di</strong> correre<br />

<strong>di</strong> vedere e <strong>di</strong> s<strong>per</strong>are <strong>di</strong> morire <strong>di</strong> morte naturale. Da adolescente<br />

ero un tipo fuori le righe che non dava importanza alle ore del<br />

giorno, riflettevo parecchio sul tempo ma non mi preoccupavo<br />

della morte. Ora che sto invecchiando ed ho 28 anni, ci penso alla<br />

vita ahi come ci penso e quando sono triste, cerco <strong>di</strong> non esserlo.<br />

Cerco <strong>di</strong> essere attivo e considerando i viaggi che ho fatto e che<br />

farò, i <strong>colloqui</strong> fatti e che non smetterò <strong>di</strong> fare, posso <strong>di</strong>re che io<br />

Antonio Bova sono un tipo giovane. Non accetto la vecchiaia<br />

come abbandono a ciò che la società mi serve giornalmente. Non<br />

soffro tanto <strong>per</strong> le rughe che non tarderanno ad arrivare, mi<br />

rammarico solo che un giorno non potrò essere autonomo ma ora<br />

basta pensiamo a vivere. Come <strong>di</strong>ce Pirandello vive chi non pensa<br />

al vivere. Più o meno questo era il giustissimo concetto. Infatti ora<br />

che sto scrivendo questo libricino non sto vivendo. Ma non sono<br />

nessuno <strong>per</strong> dare delle arringhe filosofiche. Posso solo sfornare<br />

qualche frase decente ma poi non <strong>di</strong>gerisco bene e non faccio<br />

assaporare bene il senso supremo della letteratura. Ad esempio ho<br />

appena finito <strong>di</strong> leggere Kafka sulla spiaggia. È un libro che mi<br />

piace parecchio, non tutto ma alcune parti, alcune pagine.<br />

Medesimo effetto ebbi con Delitto e castigo del supremo<br />

DOstoiejky, era molto palloso come libro ma alcune scene erano<br />

memorabili e obbligavano alla lettura completa del libro. Cosi fu.<br />

Lessi e leggo e leggerò. Anche <strong>di</strong>strattamente ma l’importante è


leggere. Ho notato che è bello leggere in alcuni posti particolari, ad<br />

esempio in treno o sulla metro. Mentre si è appena tornati da una<br />

partita <strong>di</strong> calcio ho da un lavoro stancante fisicamente. In questi<br />

casi leggo bene seppur <strong>per</strong> poco tempo, poi crollo stanco morto.<br />

Ma in tali situazioni a gran voce emerge dentro mi qualcosa <strong>di</strong><br />

assopito che mi suggerisce che occorre vivere ed immaginare.<br />

Fantasticare con i pensieri è stupendo se essi vengono immesi<br />

dentro il nostro cervello da autori fantasiosi. Non parlo solo <strong>di</strong><br />

scrittori immortali, chiunque può innescare nella testa <strong>di</strong> un altro<br />

un innesto come il film inception. E se l’innesto è fatto a regola<br />

d’arte, noi possiamo credere <strong>di</strong> essere nel giusto. Poi germoglierà<br />

qualcosa che non <strong>per</strong>irà <strong>di</strong>strattamente. Credo che dal mio primo<br />

libro che lessi a nove anni. I ragazzi della via Pal, dove piansi e mi<br />

promisi che il protagonista non doveva morire. Avevo nove anni e<br />

piansi <strong>per</strong> il protagonista che mi rappresentava con gli occhi<br />

azzurri ed i capelli bion<strong>di</strong>. Poi lessi verga, pirandello, antoine de<br />

saint- exu<strong>per</strong>y. E tanti altri. Tanti. Non abbastanza, non è mai<br />

assai. Ma continuai a leggere ovunque andai. Mi interessai anche<br />

<strong>di</strong> cultura orientale, prima attraverso Tiziano Terzani poi<br />

<strong>di</strong>rettamente da santoni tibetani. Tutti mi servirono. Scrittori santi,<br />

scrittori drogati, scrittori morti preamaturamente. Scrittori uccisi e<br />

suicidati. Prima <strong>di</strong> leggere un libro avevo il vizio <strong>di</strong> visionare la<br />

vita dell’autore, il suo vissuto. Quasi sempre anzianotti furono i<br />

miei preferiti maestri <strong>di</strong> letteratura. Ma no demordo <strong>di</strong> cercare<br />

nuovi e nemmeno li leggo una seconda volta seppur mi fanno<br />

l’occhiolino appena entro in libreria. Ma vado avanti non mi devo<br />

soffermare alla loro bellezza. È vero la bellezza salverà il mondo.<br />

È anche vero che la letteratura mi ha fatto crescere, insieme alla<br />

musica. Ora che stai leggendo ed io sto scrivendo, sto tremando


nell’ascoltare Micah P. cantante americano mai sentito prima.<br />

Interessante. Buon sound. Ecco questa è l’arte una si accoppia con<br />

l’altra. Tutte sono belle. Tutte utili ed a volte necessarie. Proprio<br />

quando meno dovrebbero servire, l’arte e lì pronta a porgere la sua<br />

mano <strong>per</strong> salvarti ma anche <strong>per</strong> ucciderti. Alda merini dopo un<br />

bombardamento a Milano si mette a scrivere sui muri, sulle pietre.<br />

Ecco questo è il senso, il concetto. Avere qualcosa da <strong>di</strong>re non<br />

necessariamente in parole normali. È bello trasmettere un concetto<br />

con una metafora, con un aforisma. Con un fischio. Con una forte<br />

stretta <strong>di</strong> mano. Prima <strong>di</strong> lasciare il Marocco pensai che dovevo<br />

lasciare qualcosa in questo posto che suda parecchio. Andai in<br />

Italia feci il <strong>colloqui</strong>o con un’altra impresa. Si tra<strong>di</strong>i l’impresa che<br />

stava investendo su <strong>di</strong> me. Feci questo passo che poi scopri, dopo,<br />

la soluzione migliore. Stavo male in Marocco. Stavo <strong>di</strong> pessimo<br />

umore. Non era colpa mia, almeno no questa volta. A tavola, non<br />

sembrava <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> colleghi italiani, il contrario. MI trattavano<br />

da terrene, mi chiamavano terreno, calafrica. Ed io non potevo<br />

reagire, dove andavo poi. Dovevo stare umiliato, offeso, <strong>di</strong>s<strong>per</strong>ato,<br />

annientato. Solo la sera poteva aiutarmi, mi scaricavo producendo<br />

testi mai riletti. Volevo scappare, <strong>per</strong> dove no si sa. Desideravo<br />

scomparire, apparire in altro posto. Ero stuffo che qualche collega<br />

facesse a gara con me. Colleghi invi<strong>di</strong>osi. Direttore non vedenti.<br />

Non vedevano che io avrei avuto potenziali sod<strong>di</strong>sfacenti. Se solo<br />

mi davano la miabuona dose <strong>di</strong> volontà. Non durai assai. Perché<br />

nontollerav le ingiustizie <strong>per</strong>petrate e poi in Italia feci quel<br />

<strong>colloqui</strong>o con la GHella S.p.A. Rispose alla mia e-mail. Cercava<br />

proprio una figura come la mia da inserire nel suo organico.<br />

Ancora ricordo la lettera <strong>di</strong> invito. Andai a vedere quel posto dal<br />

nome esotico, stupendo. Andai su google earth. Dal mio paesello il


mappapondo virtuale si allontano e in un batter d’occhio mi portò<br />

nel centro dell’america. Gran<strong>di</strong>oso effetto. Stupende immagini<br />

esplodevano ora nella mia testa alla visione <strong>di</strong> quelle foto. Prima <strong>di</strong><br />

andare l’ in quel posto esotico, ritornai in Marocco. Perché feci<br />

così, <strong>per</strong>ché non credevo che mi richiamassero. Ritornai in<br />

marocco carico <strong>di</strong> doni calabri. Li gustarano tutti italiani e<br />

musulmani. Mi ringraziarono ed intanto io preparavo la mia lettera<br />

<strong>di</strong> abbandono. La seguente.<br />

Cari signori<br />

Ho me<strong>di</strong>tato a lungo sulla scelta <strong>di</strong> partire, ieri nell’arco <strong>di</strong> 10<br />

minuti, con sicura convinzione <strong>di</strong> fare la giusta scelta, ho<br />

prenotato con i miei sol<strong>di</strong> il volo <strong>per</strong> l’Italia, solo andata giorno<br />

17/09/2009. I motivi sono numerosi ecco <strong>per</strong>ché ho voluto<br />

scriverli visto che verba volant scriptam manent anche <strong>per</strong>ché so<br />

meglio scrivere che parlare. Di seguito sono elencati in funzione<br />

<strong>di</strong> come mi arrivano al cervello, penso quin<strong>di</strong> in base<br />

all’importanza che rivestono <strong>per</strong> me.<br />

1. La situazione attuale del cantiere non é delle migliori,<br />

tutti i giorni si sentono le parole : fondo, zero, poco,<br />

ritardo, negativo ecc. insomma come si sa le parole sono<br />

il riflesso <strong>di</strong> uno stato d’animo ed in questo caso<br />

l’ambiente in cui o<strong>per</strong>iamo non é dei più fertili. Inoltre<br />

ora I licenziamenti sono il pane quoti<strong>di</strong>ano ne consegue<br />

che le fasce più deboli sono le più a rischio. Nei gra<strong>di</strong>ni<br />

più bassi rientro io, essendo un semplice stagista, no non<br />

sottopagato, nemmeno pagato.


2. Poi qui mi sento <strong>di</strong> troppo, lavoro c’é ne parecchio da fare<br />

ma ho l’impressione <strong>di</strong> come stare sulle spalle, <strong>di</strong> essere<br />

mantenuto. Per mia abitu<strong>di</strong>ne sto dove effettivamente<br />

servo. É vero che nessuno é in<strong>di</strong>spensabile ma é anche<br />

vero che non tutti servono <strong>per</strong> fare determinate mansioni<br />

quando ci sono più <strong>per</strong>sone a fare la stessa cosa. Per<br />

evitare un possibile futuro licenziamento causato non da<br />

mia negligenza sul lavoro ma giustamente <strong>per</strong> ridurre i<br />

costi aziendali che sono elevati. Il pensiero <strong>di</strong> prima si<br />

può formulare anche come <strong>per</strong> evitare il rischio <strong>di</strong> non<br />

essere assunto fra 3 mesi beh me ne vado io, con pace dei<br />

sensi vostra nonché mia, senza rammarico, sicuro <strong>di</strong> fare<br />

la scelta più logica.<br />

3. Chiedo scusa <strong>per</strong> l’ironia pungente o amara (definizione<br />

<strong>di</strong> sarcasmo). Altro punto riguarda i numerosi litigi che<br />

sento da quando ho messo piede qui. Urla, sbraiti, pugni<br />

sul tavolo, telefoni che volano. Con tutti il rispetto, non<br />

sono a conoscenza <strong>di</strong> altri cantieri all’estero, ma sembra<br />

<strong>di</strong> stare in una scuola d’infanzia. Dispetti invi<strong>di</strong>e gelosie<br />

mutismi e via <strong>di</strong>cendo e poi <strong>per</strong> magia quando siamo<br />

davanti la maestra <strong>di</strong>ventiamo tutti buoni, angioletti.<br />

4. Sono venuto a conoscenza certa che la regione Calabria<br />

non mi paga il master che sto facendo (causa: questo non<br />

rientra tra i master universitari, non é conforme al<br />

bando, la s<strong>per</strong>anza che venga preso in esame è da<br />

escludere). Ne consegue che io, non avendo gran<strong>di</strong> risorse<br />

economiche, sono costretto a pagarmelo da me dalla busta<br />

paga che in un domani incerto potrei prendere qui o<br />

ritirarmi dal master, non continuare lo stage. Ovviamente


<strong>per</strong> adesso opto con risolutezza <strong>per</strong> la seconda scelta data<br />

la situazione <strong>di</strong> precarietà elencata precedentemente, la<br />

colpa non è mia se il cantiere non da garanzie al fine <strong>di</strong><br />

ospitare un altro giovane ingegnere (ho solo 26 anni).<br />

Con tutto il rispetto non vado ad elemosinare 800 euro<br />

mensili visto che in Calabria ne prendevo 1000, certo<br />

facevo il tecnico commerciale ma in compenso stavo<br />

nella mia bella terra non a El Ayoun!! Inoltre qui tutto e<br />

“fragile”, anche i muri ne risentono. Ironia della sorte.<br />

Il mio é un arrivederci, non <strong>di</strong>co mai ad<strong>di</strong>o, é stato un piacere fare<br />

la vostra conoscenza e acquisire preziosi insegnamenti <strong>di</strong> vita oltre<br />

che professionali, da alcuni <strong>di</strong>rettamente da altri <strong>per</strong> via traverse<br />

ma sono contento lo stesso dell’es<strong>per</strong>ienza lavorativa ed umana. Se<br />

in futuro le vicende economiche dovessero essere più rassicuranti<br />

in Marocco ritornerò volentieri.<br />

Comunque sia porgo<br />

Sinceri Saluti.<br />

Antonio Bova<br />

Cosi feci. Cosi andai via con un po’ <strong>di</strong> crescita professionale<br />

abbinata ad una dorata abbronzatura. Ne fui contento e prima <strong>di</strong><br />

partire, <strong>di</strong> <strong>volare</strong>, all’aeroporto <strong>di</strong> Oujda ebbi un bel ricordo. Mi<br />

<strong>di</strong>menticai due libri che avevo <strong>per</strong>altro letto, li scordai sul carrello<br />

dei bagagli. Prima <strong>di</strong> <strong>volare</strong> venne l’assistente <strong>per</strong>sonale <strong>di</strong> terra la<br />

quale fermò il piccolo aereo <strong>per</strong> me. Fermarono l’aereo <strong>per</strong> uno<br />

sconosciuto poco importante , con l’aggravante <strong>di</strong> essere<br />

occidentale, <strong>di</strong> essere cristiano. Non avrei mai immaginato che a


<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni una simile sensazione l’avrei avuta. Dopo due anni<br />

la stessa gentilezza mi verrà data da un coinquilino marocchino<br />

che mi regalerà una pizza pe<strong>per</strong>oni e zucchine. Tale dono mi<br />

donerà <strong>per</strong> <strong>per</strong>donarsi dalla sua alzata <strong>di</strong> voce. Non farò le pulizie<br />

<strong>di</strong> casa <strong>per</strong> un sabato <strong>di</strong> fine febbraio, tornerò stanco dal lavoro.<br />

Allora lui si renderà conto che avrà sbagliato ad urlarmi, a<br />

rimproverare la mia errata negligenza, mi busserà alla porta e mi<br />

darà una mega pizza con pe<strong>per</strong>oni e zucchine e on seguito a quel<br />

gesto simbolico, gli darò l’unica birra che avevo nella credenza.<br />

Mi toglierà la fame <strong>per</strong> quella sera ma non la sete visto che la birra<br />

anziché mettersi a stapparla la deporrà in frigo, lui non beve, solo<br />

fuma. Ok grazie Marocco prima e dopo. IL futuro riserva sempre<br />

belle gestualità certo a cadenza biennale o quasi. Potesse essere più<br />

fruttifero in tal senso. Di una cosa sicura sono. Se non fossi andato<br />

ne in Marocco ne a Roma, <strong>di</strong>fficilmente sarei stato ricevitore <strong>di</strong> tali<br />

doni simbolici. Ecco <strong>per</strong>ché non <strong>di</strong>sdegno le altre religioni. Anche<br />

dagli altri <strong>di</strong>versi posso apprendere, soprattutto. In tali casi dono<br />

un grazie, merci beaucoup, al coinquilino magrebino che mi regala<br />

una pizza pe<strong>per</strong>oni e zucchine senza che io gli <strong>di</strong>cessi niente!!!<br />

All’assistente <strong>di</strong> volo <strong>di</strong> terra che ferma l’aero affinché non partissi<br />

senza i miei libri. A volte preferisco essere straniero in terra<br />

straniera che italiano in Italia.<br />

Ghella haiti Torno in Italia. Finalmente. Un po’ cotardo della<br />

scelta fatta ma non potevo stare <strong>di</strong> più, non in quelle con<strong>di</strong>zioni,


mai mi sono sentito trattato cosi da terrone. In marocco mi<br />

chiamavano terrone. Ma an<strong>di</strong>amo avanti anche questo è crescere.<br />

Se ricordo che una sera <strong>di</strong> quelle volevo rovesciare il tavolo, come<br />

se tutti i problemi dell’Italia li avessi portati solo io, con il mio<br />

accento rude. Non è cosi che si trattano le <strong>per</strong>sone. Non potevano<br />

declassarmi così, non tutti certo, ma la mia calabresità era trattata<br />

da straniero con loro italiani <strong>di</strong> tutta le parti della penisola. Il<br />

<strong>di</strong>rettore amministrativo era <strong>di</strong> La spezia, il <strong>di</strong>rettore tecnico <strong>di</strong><br />

cantiere era <strong>di</strong> Ravenna, il topografo <strong>di</strong> Ovindoli e quello che mi<br />

stava più <strong>di</strong> tutti sui coglioni cioè quello che male<strong>di</strong>ceva i calabresi<br />

forse <strong>per</strong>ché la sua ex moglie era calabra, era del veneto l’ho<br />

<strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> quale posto. Non mi piace parlare male degli altri<br />

ma in questo caso, è necessario. Per fortuna che dopo ebbi<br />

l’incontro con un bel libro, Terroni. Questo libro documentario del<br />

risorgimento della lotta tra il Piemonte e il regno delle due Sicilie,<br />

<strong>per</strong> me è stato una rivelazione. A scuola elementare la maestra mi<br />

<strong>di</strong>ceva che noi, inclusa lei, eravamo figli <strong>di</strong> briganti <strong>per</strong>ché lo <strong>di</strong>ce<br />

la storia; povera maestra si è <strong>di</strong>menticata la storia la scrivono<br />

sempre i vincitori. Si è scordata che dal 1861 siamo in<strong>di</strong>etreggiati<br />

fino ad essere chiamati calafrica. SI è <strong>di</strong>menticata che noi eravamo<br />

coloro che avevamo la migliore acciaieria d’Italia. Acciaieria <strong>di</strong><br />

Mongiana nelle serre calabre. Grazie Calabria. Allora cosi tornai<br />

nella mia piccante regione e in due giorni feci l’ulteriore <strong>colloqui</strong>o<br />

e la visita me<strong>di</strong>ca. Un biglietto <strong>di</strong> sola andata, no andata e ritorno<br />

ma <strong>per</strong> me simbolicamente era aller sans retour… Partì <strong>per</strong><br />

Madrid- Santo domingo. Pernottai stanco morto in un hotel esotico<br />

ed la mattina seguente vennero a prendermi i colleghi. Un<br />

avvocato spagnolo ed un geologo italiano (il su<strong>per</strong>visore con il


quale feci precedentemente il <strong>colloqui</strong>o in Italia). Partimmo<br />

destinazione Haiti. MIrabalais. Un viaggio lungo. Difficilmente ho<br />

mal <strong>di</strong> testa ma quel giorno afoso, quella calura mi entrava dentro<br />

la testa attraverso i capelli. Arrivati stanchi esausti mangiammo<br />

quello che c’era in Tavola. Il camiere Papito il grande camerire che<br />

portava due colori: il bianco del vestito con i denti ed il nero della<br />

sua pelle. Mi <strong>di</strong>edero le chiavi 1B ma io stanco morto andavo a<br />

cerca la stanza 18 <strong>di</strong>cevo non è questa!!! Io devo avere la<br />

<strong>di</strong>ciottoo!! Questa è la prima B. Il su<strong>per</strong>visore vedendomi<br />

imbranato a tal punto stava iniziando a dubitare delle mie qualità<br />

ben raccontate. MA alla fine mi convinsi che quella era giusta ed<br />

aprii. Non un minuto in più e tutto andò <strong>per</strong> il verso giusto. Feci i<br />

vari saluti. Salutai il grande Panito (responsabile contabilità<br />

tecnica) poi Jakson (contabilità in generis) e Luca l’unico italiano,<br />

Luca Paioletti una <strong>per</strong>sone furba tecnicamente ma brava,<br />

veramente brava. Grazie anche a lui <strong>per</strong> essermi integrato in pochi<br />

giorni nella loro squadra. Con luca non si parlava solo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Discutevamo <strong>di</strong> cinema, <strong>di</strong> mangiare, <strong>di</strong> bere, <strong>di</strong> donne, della<br />

politica italiana della mia regione della sua regione. Conobbi anche<br />

il <strong>di</strong>rettore tecnico <strong>di</strong> cantiere. Con tale ligure non andai d’accordo,<br />

sin dall’inizio. Non accettò il fatto che il giorno seguente, venerdì,<br />

partì con la truppa <strong>per</strong> ritornare a santo Domingo. Non accettava<br />

questa mia libertà nel <strong>voler</strong>e. Me la fece poi pagare facendomi<br />

restare un mese nel villaggio-campo. Ogni due settimane l’impresa<br />

ci dava tre giorni <strong>di</strong> riposo <strong>per</strong> andare nella repubblica<br />

domenicana. Io restai un mese, sembrava <strong>di</strong> stare in galera. Non<br />

demorsi ma piansi. Parecchio. Quanto il cielo <strong>di</strong> Haiti in marzo.<br />

Credevo <strong>di</strong> non farcela. Mi mancava la mia terra, proprio le


particelle <strong>di</strong> argilla e sabbia tipica delle mia zona, <strong>per</strong> come sono<br />

messe, <strong>per</strong> il colore che emanano e <strong>per</strong> il profumo che emettono<br />

quando sono mosse. Iniziavo ad o<strong>di</strong>are il ligure che mi<br />

<strong>di</strong>sprezzava. Mi insultava <strong>di</strong>cendomi che io posso conoscere solo il<br />

bergamotto non certo l’avocado. Volevo <strong>di</strong>rgli che nella mia<br />

regione fanno il più bel bergamotto del mondo, il più grande cedro<br />

del mondo, arrivano anche i rabbini da Gerusalemme <strong>per</strong><br />

comprarselo. Forse servì anche questo, come <strong>di</strong>ce Tiziano<br />

Terzaghi, e tanti prima <strong>di</strong> Lui – la sofferenza fa parte della vita –<br />

non esiste un mondo senza sofferenza. Conobbi molte <strong>per</strong>sone<br />

oltre a quelli sopracitati. E le prime sere furono stupende. Sotto il<br />

cielo sereno caraibico bevevamo la famosa birra domenicana, la<br />

birra presidente. Stupenda. In quei primi giorni restai sod<strong>di</strong>sfato,<br />

convinto che finalmente le acque si fossero calmate. Iniziavo una<br />

vera carriera professionale, ora si che avrei dato il massimo. Saluti.<br />

Iniziavo a svegliarmi alle 5 <strong>di</strong> mattina <strong>per</strong> poter lavorare alle 6.<br />

Entravo in ufficio, stupendo una stanza tutta mia. Certo fatta <strong>di</strong><br />

legno lamellare e compensato. Fatta <strong>per</strong> cantiere provvisorio ma<br />

<strong>per</strong> me significa tanta. Voleva <strong>di</strong>re che io contavo qualcosa.<br />

Significa esprimersi <strong>per</strong> una impresa che investiva in te. Volevo<br />

<strong>di</strong>mostrare sin da subito la mia caparbietà. Volevo <strong>di</strong>mostrare che<br />

c’è la posso fare. Le belle parole dette ora le so rendere fruttifere.<br />

Le prime mattine ero rimasto scioccato, in senso positivo. Una<br />

bella ragazza color cioccolato veniva puntualmente a darmi il caffè<br />

americano. Sempre contenta. Sempre con ilsorriso in bocca e la<br />

voglia <strong>di</strong> leccare i miei occhi azzurri e le mie labbra fragile.<br />

Desiderava me. Io desideravo la sua gioia, i suoi colori. Seppi che<br />

aveva due figli e teneva 4 anni più <strong>di</strong> me. Era sposata. Era felice


tutto sommato. Credeva nei miei mo<strong>di</strong> garbati <strong>di</strong> parlare.<br />

Apprezzava il mio scarso francese. Gli piaceva la mia ostinato e<br />

ri<strong>di</strong>colo francesismo. Ahi come amava la mia voglia <strong>di</strong> parlare<br />

dell’italia. Mi ascoltava e leggeva le mie labbra, le assaporava,<br />

come si ingoiano chicchi <strong>di</strong> melograno, con attenzione a no<br />

sporcarsi. Avrebbe voluto fare l’amore con me, io penso. Forse mi<br />

sbaglierò ma desiderava artendemente la mia italianità. Lì io ero il<br />

più giovane il più interessante virilmente parlando. Non ebbi il<br />

coraggio e non volli instaurare un rapporto con nessuna del luogo.<br />

Avevo paura <strong>di</strong> qualche malattia. È vero che gli opposti si<br />

attraggono, io biondo bianco occhi come il mare lei mora nera con<br />

gli occhi color oliva. Opposti ma troppo. Troppo <strong>di</strong>fferenze <strong>per</strong><br />

me. Senza razzismo e senza rammarico. Apprezzai molto la loro<br />

cultura. Amai la loro volontà <strong>di</strong> vivere la giornata a prescindere se<br />

viene un alluvione o un terremoto. Vabbè che lì i terremoti non<br />

avvengono. Un giorno andando a fare ricognizione, a visionare<br />

l’andamento dei lavori monsieur isidor ci racconto <strong>di</strong> tutte le<br />

sventure haitienne, ci racconto che lui solo una volta ci fu un<br />

leggero terremoto a nord, a capo haitienne. Non vi <strong>di</strong>co come era<br />

l’ambiente in cui stavo. Ero una piroetta <strong>di</strong> colori ver<strong>di</strong> lungo<br />

quella strada sterrata. Lungo tale via in costruzione gremita <strong>di</strong><br />

suoni, urla e bambini che andavano a scuola sempre contenti noi<br />

parlava mo<strong>di</strong> tutto, dell’Italia, <strong>di</strong> Berlusconi, della storia romana,<br />

<strong>di</strong> come rovesciavano i romani, <strong>di</strong> come vomitavano i romani<br />

nell’antichità. Parlavamo ovviamente anche <strong>di</strong> HAITI E DEI SUOI<br />

TERREMOTI, IN TUTTI I SENSI. E poi venne il terremoto ahi<br />

come venne. Difficile e precari situazione ma io quel fottutto 12<br />

gennaio 2010 io ero li. Potevo morire ma sono qui ora <strong>per</strong> questo


scrivo, <strong>per</strong> non uccidere il mio ricordo. Non sono mascochista ma<br />

io quel giorno amai la vita. Senti il rumore del terremoto, ero in<br />

ufficio, sentii <strong>per</strong> circa 10 s un rumore simile ad un compattatore,<br />

non era esso poi capii. Non era un rumore <strong>di</strong> mezzo meccanico, era<br />

la meccanicità della terra che aveva scelto un bersaglio troppo<br />

facile questa volta, non un paese con gli anticorpi che conoscesse<br />

le leggi della fisica applicata alla materia acciao calcestruzzo ma<br />

una popolazione che viveva <strong>per</strong> strada e dormiva in lamiera<br />

contorte. Erano le cinque del pomeriggio c’era la luce, ricordo.<br />

Uscimmo tutti fuori. Luca josuè, jakson, gino, tutti uscimmo.<br />

Increduli <strong>di</strong> quello che stavo succedendo. Increduli del vortice <strong>di</strong><br />

rumori e vibrazioni che invadevano il nostro corpo. Avemmo un<br />

sorta <strong>di</strong> felicità nell’u<strong>di</strong>re, <strong>per</strong>cepire tale ondata <strong>di</strong> scosse nitide e<br />

secche, impensabili. Fui felice <strong>di</strong> sentirmi toccato da tale forza.<br />

Certo non sono un uccisore, <strong>di</strong>co la verità fui felice ma anche<br />

timoroso ma in quei attimi credetti <strong>di</strong> amare la vita in qualsiasi<br />

forma. Mi senti rigenerato in quei 30 secon<strong>di</strong>. Non potevo<br />

immaginare il seguito. Il dopo fu preoccupante. Stavo al computer.<br />

Davanti face book a <strong>di</strong>re ai miei amici che la scossa era stata forte.<br />

A tranquillizzare mia madre. A <strong>di</strong>re che qui tutto sommato si sta<br />

bene. Che in Italia ormai rientro <strong>per</strong> pasqua. Fra tre mesi. Non<br />

poteva immaginare non potevo pensare che 100 mila <strong>per</strong>sone<br />

sarebbero state sepolte mentre io provavo l’ebbrezza sismica. Si ho<br />

detto giusto una ebrezza. Ora a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno ho maturato un<br />

concetto. Lì non avevo la serenità <strong>per</strong> farlo. Mi adotterò un<br />

bambino a <strong>di</strong>stanza. Di haiti. Appena metterò qualche soldo da<br />

parte, sai qui in Italia non è cosi facile <strong>per</strong> uno come me tirare a<br />

fine mese. Non sono Einstein ma ho preso la laurea a 24 anni con


105. Ho preso la laurea e ho lavoricchiato, come raccontavo prima.<br />

Poi stuffo della situazione precaria italiana ho fatto un master che<br />

l’ho pagato ben 6600 euro. Bella cosa no. Un master ingegneri<br />

d’impresa (l’ho finito <strong>di</strong> pagare proprio grazie all’es<strong>per</strong>ienza<br />

estera). Se no fosse <strong>per</strong> Haiti io ancora avrei da pagare… ed invece<br />

grazie ad haiti ho pagato il master. In haiti ho bevuto un po’ <strong>di</strong> vita<br />

ogni giorno come un avocado. Ho imparato tante cose che non so<br />

spiegare e nemmeno si possono spiegare. Ho imparato che la gente<br />

è malvagia è ovunque. Ho capito che molte ONG stanno lì come<br />

altrove solo <strong>per</strong> pura speculazione. Ho imparato che tanti <strong>per</strong>ò ci<br />

credono, non lo <strong>di</strong>cono, no lo fanno a vedere ma sono convinti che<br />

un giorno ci sarà la conquista del bene, la fine della sofferenza <strong>per</strong><br />

non avere un bicchiere <strong>di</strong> latte. Lì la sofferenza è solo quella <strong>per</strong><br />

altro tutti ridono soprattutto chi deve ridere in principio, i bambini.<br />

Haiti sempre stata sconfitta ma sempre rinascesti come se il tuo<br />

obiettivo è la tua sopravvivenza non del singolo haitiano. Reagisci<br />

sempre. Innumerevoli ricor<strong>di</strong> riaffiorano. Isidor che il giorno mi<br />

<strong>di</strong>sse che no è successo niente <strong>di</strong> grave. Come niente <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>ssi<br />

io. Un uomo dal triplo coraggio. Uno che ha visto l’umanità in<br />

tutta la sue forme. Ricordo le <strong>per</strong>sone deluse nel vedermi salire in<br />

macchina con le valigie fatte. Questa è stata una delle mie<br />

maggiori delusioni, li ho delusi, certo chi restava li lo faceva<br />

<strong>per</strong>ché credeva nella conclusione dell’o<strong>per</strong>a, della strada, non certo<br />

<strong>per</strong> pura grazia verso questo <strong>di</strong>gnitoso popolo. Molte volte<br />

paragonai gli haitiani ai calabresi e i domencani ai siciliani. Non è<br />

molto azzeccato come confronto. In fondo <strong>per</strong>ò il mio popolo è<br />

taciturno, cocciuto e fottutamente orgoglioso come gli haitiani. I<br />

domenicani sanno vendersi, sanno comprarsi e sanno costruire un


mito, giusto o sbagliato ma un mito ven<strong>di</strong>bile lo creano come i<br />

siciliani. A prescindere delle enormi <strong>di</strong>fferenze culturali. Gli<br />

haitiani guardano negli occhi se gli si viene detto no. Il ricordo che<br />

più porto impresso <strong>di</strong> tale popolo è stato la marea <strong>di</strong> bambini alle 8<br />

<strong>di</strong> mattina che felicemente andava ben vestita in quelle baracche<br />

chiamate scuole. Lì ho creduto in loro. Lì ho capito che tutto è<br />

niente è niente può essere tutto, basta <strong>voler</strong>lo, basta credere nei<br />

colori. Ringrazio tutti quanti, parlavo con loro in francese e mi<br />

<strong>di</strong>cevano che parlo un buon francese, non mi mentivano, ne sono<br />

sicuro. Apprezzavano il mio cercare <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre le loro<br />

abitu<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> <strong>capire</strong> i loro mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare. Ammiravano che uno<br />

bianco, biondo occhi azzurri stesse nella loro terra. Io ammiravo<br />

loro, joseline e papito. Cosi i miei giorni caraibici trascorsero,<br />

velocemente senza che mi rendessi conto che a breve sarei stato al<br />

centro dell’attenzione del mio paesello. Infatti quando venne il<br />

terremoto tutto il mio paese si allarmò o si incuriosì sulla mia<br />

<strong>per</strong>manenza nel caldo posto. Era da giorni che dopo il ritorno da<br />

New York (natale e capodanno li passai nella mela). Siccome<br />

l’impresa Ghella dava due rimpatri l’anno gli altri avrei dovuto<br />

pagarmeli io. Visto che sol<strong>di</strong> <strong>per</strong> viaggiare iniziavo ad averne,<br />

lavorando all’estero, preferii passare le feste natalizie solo soletto<br />

nella grande metropoli. Che impressione ebbi quando atterrai nella<br />

capitale economica degli stati Uniti. Passando dalle baracche ai<br />

grattacieli i primi giorni non credevo ai miei occhi. Lentamente<br />

iniziai ad acquisire <strong>di</strong>mestichezza e poi quante amicizie feci negli<br />

ostelli, tante. Tutto il mondo conobbi. Dalle ragazze giapponesine<br />

con i ragazzi messicani. Con loro andai a mangiare in un ristorante<br />

giapponese e ogni volta che <strong>di</strong>cevo chinese food mi sentivo


ispondere- No Antonio Japanese food – oppure la volta che bevvi<br />

un bicchiere <strong>di</strong> tequila messicano e poi andammo in giro, mi<br />

girava la testa, gran<strong>di</strong>oso <strong>per</strong>ò. Quel giorno non ero ubriaco ero<br />

brillo. Ogni volta che mi fermavo a contemplare qualche<br />

grattacielo la giapponesina mi <strong>di</strong>ceva come on Antonio!!!<br />

Fantastica, ancora ricordo la voce. Ebbi grande entusiamo. Un'altra<br />

volta passai una serata a parlae <strong>di</strong> politica italiana, colombiana,<br />

spagnola con un ingegnere elettronico colombiano <strong>di</strong> Bogotà ed un<br />

ingegnere informatico spagnolo che lavorava a san Francisco. Con<br />

loro parlavo spagnolo, mi facevo <strong>capire</strong> e mas o menos intendevo.<br />

Ma l’es<strong>per</strong>ienza più bella fu quando passai capodanno a times<br />

square con due francesine Geral<strong>di</strong>ne e Cynthia, mi piaceva un<br />

sacco, assai, la piccola geral<strong>di</strong>na. Mi piacevano i suoi pie<strong>di</strong> la sua<br />

aurea, ma an<strong>di</strong>amo avanti. Io con loro. Solo ad ascoltare la loro<br />

voce, mi innamoravo, <strong>di</strong> tutte e due. Il potere delle parole, della<br />

musica. Ahi quanti bei ricor<strong>di</strong>. Bisogna pure <strong>di</strong>re che quasi ogni<br />

giorno mi mettevo a piangere cosi senza sa<strong>per</strong>e, senza <strong>voler</strong>lo. Era<br />

un misto <strong>di</strong> tristezza e felicità malinconia. Era il mio primo natale<br />

lontano dai miei, lontano dalla mia terra, <strong>di</strong> parecchio <strong>di</strong>stante.<br />

Piangevo quando passeggiavo <strong>per</strong> le strade <strong>di</strong> nueva york. Quando<br />

la mattina sul tar<strong>di</strong> andavo a fare due passi a central park.<br />

Piangevo tra la neve e le mie lacrime scioglievano quella neve,<br />

quelle goccie salate riscaldavano il mio cuore nostalgico. Felice <strong>di</strong><br />

vivere la vacanza newyorchese ma timoroso del domani. Mai<br />

potevo immaginare che dal rientro della stupenda vacanza<br />

incontravo la forza della natura. È vero i destini sono sconosciuti e<br />

invisibili ai molti. Ed io ero uno fra i tanti che gironzano senza una<br />

meta precisa senza sa<strong>per</strong>e l’esito del domani. Cosi ritornai nella


calda povera Haiti il 3 gennaio. Triste <strong>di</strong> lasciare il progresso<br />

tecnologico che in fin dei conti mi appartiene ormai. Seppur sono<br />

italiano sono sempre figlio della cultura americana, come in Italia<br />

un ateo italiano e pur sempre un cattolico nella forma mentis, nel<br />

suo modus o<strong>per</strong>an<strong>di</strong> emerge sempre una cattolicità intrinseca. Cosi<br />

sbarcai in Haiti. Un po’ scontento, ma home sweet home. I giorni<br />

li passavo masticando qualche parola in inglese, mi ero promesso<br />

<strong>di</strong> imparare velocemente questa lingua <strong>di</strong>fficile al mio cervelletto.<br />

Ma il giorno nove gennaio il <strong>di</strong>rettore amministrativo mi <strong>di</strong>ce –<br />

antonio che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> andare a Miami <strong>per</strong>ché uno nostro<br />

rappresentante commerciale non vuole venire in questo posto<br />

<strong>di</strong>menticato da Dio.- Ok <strong>di</strong>co come no certo che voglio andare a<br />

Miami <strong>per</strong> fare un servizio all’impresa. Biglietto pagato,<br />

<strong>per</strong>nottamento pagato. Tutto pagato. Devo solo andare un giorno<br />

prendere una valigia che contiene un pezzo meccanico che serve<br />

<strong>per</strong> aggiustare una ruspa e tornare il giorno seguente. Detto fatto.<br />

Sono a Miami tutta la serata e tutto la mattina seguente ho una<br />

guida molto spiritosa, l’agente commerciale che è felice <strong>di</strong> avergli<br />

risparmiato il viaggio nel posto <strong>di</strong>menticato da Dio. Ed io più<br />

felice <strong>di</strong> Lui, grazie al fatto che ritorno nella consumistica Stati<br />

uniti. Il viaggio ovviamente dura poco. Il 10 gennaio sono <strong>di</strong><br />

nuovo in Haiti. Il 12 gennaio, in quell’aeroporto che due giorni<br />

prima io conobbi una haitiana figlia <strong>di</strong> padre francese madre<br />

haitiana, avvenne la <strong>di</strong>struzione. QUell’aeroporto carino Porta au<br />

Prince venne <strong>di</strong>strutto dall’ira del fato. Io non misi più piede lì il<br />

16 gennaio andai in repubblica domenica e presi un aereo Santo<br />

domingo- madrid- roma- Lamezia terme. Tornai a casa. Die<strong>di</strong> le<br />

<strong>di</strong>missioni.


Nizza <strong>colloqui</strong>o Calabria, mia Calabria. Mi ritrovo in posto natio<br />

orami <strong>di</strong>menticato, obliato. Non mi ritrovo più. Duri giorni,<br />

scontento ed infelice. Mi succede spesso dopo una settimana che<br />

ritorno in un posto, mi annoio <strong>di</strong> quel posto non <strong>di</strong> passare la<br />

quoti<strong>di</strong>anità. Non so <strong>per</strong>ché sono cosi cinico o spietato. Ritrovo la<br />

mia pace quando mantengo le giuste <strong>di</strong>stanze con gli altri. Solo<br />

quando sono fuori mantengo la giusta velocità fuori dall’orbita<br />

chiamata casa. Mi <strong>di</strong>spiace delle <strong>per</strong>sone <strong>di</strong>menticate ma <strong>di</strong>spiace<br />

soprattutto sa<strong>per</strong>e che non posso fare niente e non riesco a<br />

apprezzare nemmeno il fatto che sono vivo, illeso. Incurante che il<br />

terremoto poteva annientarmi, lo <strong>per</strong>cepii appena fui salvo dopo<br />

quei secon<strong>di</strong> apocalittici ma poi tutto torno in me uguale, almeno<br />

penso esteriormente cosi, la notte dormi poco. E pensai tanto.<br />

Notte consigliera fu. Il consiglio fu quello <strong>di</strong> lasciare tutto <strong>per</strong>ché<br />

il tutto è vivere. Vivere .vivere. vivere. Non sopravvivere. Non<br />

sopravvivere. Non sopravvivere. Appena lasciai Haiti stavo<br />

iniziando a parlare bene in francese e a <strong>capire</strong> in spagnolo. Appena<br />

fui in Italia no serviva sa<strong>per</strong>e francese e spagnolo, me ne resi<br />

subito conto. Non l’avevo preventivato che no serve a un cazzo<br />

sa<strong>per</strong>e due lingue <strong>per</strong> quello che faccio io. Serve solo l’inglese a<br />

mala pena. Serve solo imbacuccarsi <strong>di</strong> belle parole nei <strong>colloqui</strong> che<br />

tanto non ti prenderanno mai seppur hai affrontato un terremoto.<br />

Nel bene e nel male, ma cazzo solo <strong>per</strong> curiosità ad uno lo volete


conoscere. Perché è andato lì <strong>per</strong>ché e ritornato!!! Niente mandai<br />

parecchi curriculum ma a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi un mese no mi chiamò<br />

nessuno. Pazienza come sempre. Pazienza ok come no detto,<br />

dovrei rinnegare la mia carriera scolastica prima e professionale<br />

poi. NO il problema non sono io, sono loro che vogliono i<br />

raccomandati. Io non sono riuscito nemmeno ad accaparrarmi<br />

qualche simpatia, mica sono una donna con la gonna seducente o<br />

un ragazzo con la mania dei ringraziamenti e del cecchinaggio<br />

spudorato. NO mi vendo ed ora compro a caro prezzo la<br />

<strong>di</strong>soccupazione non preventivata. Invio cv anche in Francia Cosi<br />

un bel giorno mi chiama una italiana e mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> andare a Nizza.<br />

Avete capito bene. Nizza vicino Marsiglia, dove avevo conosciuto<br />

le francesine <strong>di</strong> Nueva York. Andai a Nizza in treno, 160 euro<br />

andata e ritorno. Solo un pazzo come me poteva farlo. Pochi mesi<br />

fa mi pagavano l’aereo ora mi devo pagare un espresso andata e<br />

ritorno. C’est la vie come si <strong>di</strong>ce in Francia. Volevo cambiare vita,<br />

ritornare a quello che facevo prima del 12 gennaio 2010, con tutti i<br />

contro. Ma costruivo la mia vita. Adesso in Italia un giovane<br />

volenteroso, ma anche uno che non gliene cala <strong>di</strong> fare niente… in<br />

Italia non puoi fare niente. Feci un <strong>colloqui</strong>o veloce con un italiano<br />

piemontese, molto sulle sue a conoscere le mie aspettative<br />

professionali. Molto stupido <strong>di</strong>rei. Non considerava la mia buona<br />

volontà <strong>di</strong> farmi 2000 km in treno. Coglione. La bella sensazione<br />

almeno fu che ricordai la nizza della gita alle su<strong>per</strong>iori. Ricordai i<br />

viali e il profumo dei cornetti. Rimembranze assopite ma ora<br />

pronte ad essere gustate. Comprai un bel cornetto appena arrivato e<br />

in seguito al chiacchierata presi una bella mazzata; non servi a<br />

niente andare in Francia. Anche lì c’è crisi prendo ingegnere si ma


francesi non certo italiani sprovveduti come me. È cosi <strong>per</strong><br />

l’ennesima volta tornai ad essere precario nel vero senso della<br />

parola, minchia mi ripetevo. Iniziavo a rimpiangere Haiti. Iniziamo<br />

a ingoiare amaramente la scelta. Ma io sono uno duro. Non torno<br />

mai in<strong>di</strong>etro. Mai. Mais. Eppure alcune volte non si può seguire il<br />

proprio sogno come <strong>di</strong>cono in tante belle poesie. Io leggo troppe<br />

cose belle. Mi faccio trasportare dalle scritte, mi affascino<br />

facilmente dai bei film. Dalla musica leggera che svolazza dentro<br />

il mio essere leggero. Eppure ancora ci credo, forse questo è il<br />

problema. Quando tempo fa tornavo da Bolzano, mi ero convinto<br />

che sarei riuscito a far emergere la calabria, Ad<strong>di</strong>rittura volevo<br />

cambiare una regione quando non sono in grado <strong>di</strong> cambiare me<br />

stesso, ri<strong>di</strong>colo e credulone come allora. Da adolescente vedevo<br />

tutto in modo pessimistico, dopo tutto ottimistico, troppo. Ora mi<br />

sono ri<strong>di</strong>mensionato. Cerco <strong>di</strong> vivere la vita <strong>per</strong> come viene, <strong>per</strong><br />

come si può. Cercando <strong>di</strong> trovare <strong>di</strong> bello dentro il brutto.<br />

Cercando <strong>di</strong> ascoltare la gente interessante anche quella che in<br />

primis può sembrare sfacciata. Quasi tutti hanno da raccontare un<br />

pezzo <strong>di</strong> storia u<strong>di</strong>bile. Cosi tornando da Bolzano capii subito che<br />

non potevo cambiare un bel niente. Tornando da Haiti finalmente<br />

capii che non è cavolo mio cambiare nessuno, nemmeno me<br />

stesso. Non sono io a decidere chi possa cambiare me. Sono gli<br />

eventi che mo<strong>di</strong>ficano, non certo noi a cambiargli. Noi siamo<br />

come una roccia. Ma la pietra dopo tanto tempo si erode, anche<br />

subito si rompe in caso <strong>di</strong> terremoto. Ecco <strong>per</strong>ché io cambiai<br />

subito, infatti la mia programmazione <strong>di</strong> tre anni esteri sicuri si<br />

evolse on pochi giorni. Ritornare in europa, in Italia, In Calabria.<br />

Cambia rapidamente opinione, come mio solito. Cambia e


finalmente ma <strong>di</strong>co FINALMENTE capii che non serve contrastare<br />

l’acqua <strong>di</strong> un fiume, si deve lasciare trasportare… farsi portare<br />

lontano e poi prima o poi ci si fermerà. Si può morire non<br />

importa… ma almeno lungo il viaggio, <strong>per</strong>ché <strong>di</strong> viaggio si parla,<br />

<strong>di</strong> sco<strong>per</strong>ta; il fiume ha varie mete da far vedere. La cascata è<br />

nascosta ma neppure troppo. I furbi e gli accorti su<strong>per</strong>eranno<br />

l’ostacolo. I saggi eviteranno il salto, passeranno <strong>di</strong> lato in<br />

anticipo. Gli schiocchi vorranno saltare senza niente. I paurosi<br />

moriranno non <strong>di</strong> schianto ma <strong>di</strong> attesa allo schianto. An<strong>di</strong>amo<br />

avanti sempre comunque. Sempre comunque. Come è bello<br />

scrivere a volte. Altre mi rompo. Altre posso <strong>di</strong>re che è<br />

interessante. Ad esempio con una bella musica <strong>di</strong> sottofondo e la<br />

pioggia che sbatte e batte fuori ed io scrivo, alla mia sinistra c’è<br />

una tazza arancione, mi piace l’arancione, mezza vuota <strong>di</strong> the nero<br />

fatto come si faceva in Marocco. Qualcosa si impara andando<br />

fuori. Come in Haiti ho imparato che l’avocado non è buono ma<br />

mangiato con l’aceto è su<strong>per</strong> buono, squisito. Per questo mi piace<br />

viaggiare non lo <strong>di</strong>co cosi tanto <strong>per</strong> <strong>di</strong>re… ma piace veramente.<br />

Sarò pure malato <strong>di</strong> viaggi ma io quando viaggio piango <strong>di</strong> felicità<br />

soprattutto sull’areo quando sono solo soletto mi sento padrone<br />

dell’universo. Sempre è come corre sul filo del rasoio. Mi sento<br />

icaro, non riesco a spiegare <strong>per</strong>ché ma mi piacciono sia i treni che<br />

gli aerei. I primi <strong>per</strong> parlare con gli altri <strong>per</strong> scoprire un mondo che<br />

non potrei conoscere nelle piazze comuni, i secon<strong>di</strong> mi piacciono<br />

<strong>per</strong>ché posso piangere <strong>di</strong> felicità, non viene ovunque, non si può<br />

fare dovunque. Sull’aereo nessuno ti vede tutti stanno a pensare<br />

alla loro quoti<strong>di</strong>anità precaria. Io invece sull’areo mi sento<br />

immortale. Come quando andai a Dublino, come quando ritornai


da Oujda, come quando andai a londra anzi no da li tornai in treno,<br />

si in treno… altra lunga storia. Come quando tornai da santo<br />

domingo.<br />

Forgest srl. Lavorai anche in Calabria. Si proprio nella terra<br />

d’Italia più. La terra dove prima del 1861 nemmeno si conosceva<br />

la parola emigrazione poi <strong>di</strong>verrà fino ai giorni nostri terra <strong>di</strong><br />

continua emigrazione. Purtroppo io non ho potuto fare niente con<br />

le mie belle parole e seducenti s<strong>per</strong>anze. La storia non guarda in<br />

faccia nessuno, nemmeno un rincoglionito come me che s<strong>per</strong>a nel<br />

domani calabrotto. Certo abbiamo il bergamotto unico al mondo,<br />

la ‘nduja, il mare stupendo, era, ed abbiamo tante altre cose… che<br />

nemmeno riusciamo a mettere insieme <strong>per</strong> fare un mezzo turismo,<br />

una mezza industria manifatturiera. Comunque non ci<br />

<strong>di</strong>lunghiamo, parliamo dell’attuale oggiu tutti i giovani appena<br />

<strong>di</strong>plomati emigrano e se prendono laurea in Calabria emigrano poi.<br />

IO no sono emigrato. Ho fatto come <strong>di</strong>ce Renzo Piano. Partire <strong>per</strong><br />

poi ritornare. Ed infatti partìì e ritornai. Ma sconquassato. Ma<br />

ritornai. Feci un <strong>colloqui</strong>o con una società che fa solo sicurezza la<br />

quale mi promise un posto sull’autostrada certo sempre in termini<br />

<strong>di</strong> sicurezza, una gran noia <strong>per</strong> me. Ma mi promisero un lavoro<br />

come consulente sicurezza. Per una grande impresa <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Ero me<strong>di</strong>amente contento <strong>di</strong> tale successo. Non valutai l’effetto<br />

sfiga. Dopo venti giorni mi chiamano e mi <strong>di</strong>cono telefonicamente<br />

che sono sfortunato, lo so gli volevo <strong>di</strong>re. Ma sod<strong>di</strong>sfatti del mio<br />

cv vogliono comunque prendermi in squadra come consulente<br />

interno da far crescere. Accetto. Non invio più cv. Adoro crescere


in una impresa <strong>di</strong> giovani, in Calabria. Come potevo immaginare,<br />

intuire dal mio stato d’animo che crede nei sogni non si lascia<br />

andare, <strong>per</strong>durare ed insiste al fine <strong>di</strong> trovare non un lavoro che<br />

sod<strong>di</strong>sfi quanto meno un lavoro che a fine giornata posso <strong>di</strong>re – ho<br />

fatto qualcosa <strong>di</strong> utile, non è stato inutile stare davanti ad un<br />

computer o andare in giro senza una risvolta pratica – la sera mi<br />

facevo 45 minuti <strong>di</strong> auto e poi tornato a casa mi facevo una doccia.<br />

Una lunga estenuante doccia, mi lavavo gli occhi volevo che<br />

l’acqua entrasse dentro me che pulisse la mia retina inondata da<br />

ore ed ore <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong> scritte <strong>di</strong>sgustose inzuppate <strong>di</strong> retorica<br />

altisonante e mischiate con commi articoli e tante tanta carta, carta<br />

straccia. Io lì facevo sicurezza, ma sapevo che quella sicurezza che<br />

io avevo la briga <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere non serviva a niente <strong>per</strong>ché tanto chi<br />

muore al lavoro non muore <strong>per</strong> mia negligenza ma <strong>per</strong> la sua<br />

negligenza. Tutti quelli che vogliono fatta la sicurezza è non <strong>per</strong><br />

far applicare la legge ma <strong>per</strong> evitare le multe. Ed io mi sentivo un<br />

<strong>per</strong>duto in quell’ambiente. Perso dentro la sicurezza senza nessuna<br />

sicurezza materiale nonché spirituale. Infatti mi annoio pure <strong>di</strong><br />

raccontare il dettaglio tanto che mi scuote la testa pensare a quelle<br />

ora <strong>per</strong>dute in quell’ufficio. Ad<strong>di</strong>o Lamezia terme, ad<strong>di</strong>o<br />

sicurezza. Avevo cercato <strong>di</strong> dare il mio contributo. Ma io sono uno<br />

spirito libero. Non posso stare cosi in giro. Avrei tanto adeguarmi<br />

al sistema, ma un sistema che mi impone <strong>di</strong> fare sicurezza solo<br />

<strong>per</strong>ché poi gli avvocati possono meglio riempirsi la bocca <strong>di</strong> belle<br />

parole a me non piace. Io voglio andare contro il sistema. È vero i<br />

morti sul lavoro ci sono sono circa 1100 l’anno. Una grace <strong>per</strong><strong>di</strong>ta<br />

più del mio paesello <strong>di</strong>roccato in Calabria. Ma se an<strong>di</strong>amo a<br />

considerare i morti sulle autostrade si aggirano intorno a 7000. Beh


possiamo <strong>di</strong>re che è una altra cosa… ma <strong>per</strong>ché <strong>di</strong>re ciò <strong>per</strong>ché<br />

non <strong>di</strong>ciamo che le case automobilistiche devono mangiare e noi<br />

poveri illusi corriamo a comprare macchine quando invece in paesi<br />

nor<strong>di</strong>ci la macchina <strong>di</strong>venta un lusso non la necessità. Perché non<br />

<strong>di</strong>ciamo che i trasporti pubblici li investono principalmente <strong>per</strong><br />

fare le autostrade non quelle del mare. In fondo noi siamo quasi<br />

un’isola <strong>per</strong> l’aggiunto allungata. Ma <strong>per</strong>ché cerchiamo sempre <strong>di</strong><br />

risolvere le cose che potrebbero essere risolte con calma, <strong>per</strong>ché<br />

non pensiamo ai problemi più gravi. Se un metro <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio sono<br />

le morti ammazzate allora consideriamo i morti del sabato sera.<br />

Facciamo una campagna pubblicitaria in tal senso. Ma io penso<br />

che il metro <strong>di</strong> misura sono i sol<strong>di</strong> e chi va a toccare!! Parlare <strong>di</strong><br />

stop alle autostrade penso che sia contro le gran<strong>di</strong> multinazionali<br />

della auto e dei tir. Parlare contro i morti sul lavoro che <strong>per</strong> carità<br />

ci sono e sono tanti ma pur sempre meno, <strong>di</strong> tanto meno, delle<br />

giovani morti. Se poi vogliamo fare i razzisti la maggior parte dei<br />

morti sul lavoro sono extracomunitari non in regola sfruttati che<br />

stanchi morti, stanchi ines<strong>per</strong>ti muoiono cadendo da una<br />

impalcatura, da un ponteggio. I morti sulle autostrade sono<br />

principalmente giovani, giovani del nord soprattutto. Questo<br />

dovrebbero sollevare molti politici ed invece un bel niente, si se ne<br />

parla ma mai abbastanza, mai quanto le morti bianche. Detto tutta<br />

questa arringa sul mio modo <strong>di</strong> penare. Inizio a spremermi le<br />

meningi a vivere la vita come un ragazzo appena laureato, sempre<br />

gran<strong>di</strong> preoccupazioni. Inizio a pensare <strong>di</strong> togliermi tutti i vizi che<br />

non ho potuto <strong>per</strong> paura, <strong>per</strong> mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>. Inizio a pensare <strong>di</strong><br />

andare nella patria dell’inglese. Nella patria dove le metro hanno le<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>per</strong> far suonare la gente. Penso a Londra. Con appena


800 euro in tasca, penso che è giusto <strong>per</strong>mettermi un viaggio <strong>di</strong><br />

lavoro. Prenoto il biglietto Ryanair. Ovviamente uno squattrinato<br />

come me non poteva <strong>per</strong>mettersi altro volo. Arrivo una mattina<br />

fredda <strong>di</strong> Luglio, la sensazione <strong>di</strong> tem<strong>per</strong>atura è parecchio<br />

soggettiva. Io meri<strong>di</strong>onale dell’estremo sud non potevo <strong>per</strong>cepire<br />

<strong>di</strong>versamente l freddo lon<strong>di</strong>nese. Prima sensazioni positive sul<br />

modo <strong>di</strong> essere accolto in aeroporto. Aspetto mini bus <strong>per</strong><br />

destinazione city centre. Arrivo in circa una ora. Mi piace veder le<br />

strade, vedere le case lungo la via. Tutti molto meno fred<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

quanto pensassi. Brutti i preconcetti, non sempre sono veritieri,<br />

non sempre. Imparo tanto cose sull’ospitalità fredda. Si può essere<br />

ospitali anche senza <strong>di</strong>re niente, anche senza parlare con lo<br />

straniero. Dal modo <strong>di</strong> dare le in<strong>di</strong>cazioni, <strong>di</strong> far <strong>capire</strong> una<br />

<strong>di</strong>strazione semplicemente dando i giusti segnali toponomastici.<br />

C’è sempre da imparare. Primo giorno in London vado a<br />

<strong>per</strong>nottare in un appartamento. Il mo inglese fa paura come<br />

sempre. Fa paura veramente. Ma sono abituato a prendere in giro,<br />

dagli italiani <strong>per</strong> il lavoro dagli inglesi <strong>per</strong> la lingua. Ho gli<br />

anticorpi sono immune dalle prese in giro, non sono <strong>per</strong>maloso.<br />

Non sono suscettibile. Sono volenteroso <strong>di</strong> migliorare i miei<br />

<strong>di</strong>fetti, una volta ci restavo alle prese in giro. Solo una volta, ora<br />

accetto la critica affinché sia costruttiva. Mi rammarico <strong>di</strong> avere<br />

toni alti e bassi del mio sistema immunitario. Mi spiego meglio:<br />

non sono <strong>per</strong>maloso ma nemmeno tanto immune alle critiche<br />

fortuite. Dipende chi critica le mie abilità professionali o<br />

linguistiche. Ma oggigiorno sto imparando. Sto migliorando. Ho<br />

acquisito un ottimo anticorpo. La pazienza. Non l’ho trovata in<br />

farmacia o al su<strong>per</strong>mercato, semplicemente leggendo libri e


iflettendo su ciò che mi si proietta nella quoti<strong>di</strong>anità del mio<br />

umile vivere.<br />

Renco. Continuamente mi devo ricordare quanto è importante<br />

semplicemente vivere. Quanto è duro tirare avanti. La vita: un<br />

susseguirsi <strong>di</strong> giorni imprevisti, nei quali si cerca continuamente la<br />

felicità. Felice è colui che è trasportato dalla corrente e non oppone<br />

resistenza. Chi vive <strong>di</strong> progetti assoluti è destinato a soccombere.<br />

È giusto programmare gli eventi ma nei limiti dell’umana<br />

con<strong>di</strong>zione che è sempre soggetta al fato. Se ci poniamo un finale è<br />

finita la bellezza della vita. Siccome mi pongo sempre quesiti sul<br />

valore del lavoro e della sua in<strong>di</strong>spensabilità <strong>per</strong> il vivere “felice”.<br />

Valutai una telefonata che ricevetti quando lavoravo a Lamezia<br />

Terme. Una impresa S.p.A. mi proponeva <strong>di</strong> fare un <strong>colloqui</strong>o a<br />

Pesaro <strong>per</strong> cantieri esteri. L’estero, la sua parola, il suo suono,<br />

nella mia testolina caotica, suscita sempre magia. Infatti solo <strong>per</strong><br />

sa<strong>per</strong>e cosa proponevano li chiamai e <strong>di</strong>ssi loro che gra<strong>di</strong>vo fare un<br />

<strong>colloqui</strong>o. Fissammo l’appuntamento. Io cliente che non manderà<br />

mai in fallimento le ferrovie dello stato, andai in treno. Stanco<br />

morto, come sempre dopo avere fatto la notte in treno, mi trovai ad<br />

essere ben ricevuto. Ormai sono un es<strong>per</strong>to del settore non ero teso<br />

<strong>per</strong> niente, proprio <strong>per</strong> niente. Mi chiesero informazioni sulla mia<br />

vita professionale e mi <strong>di</strong>ssero che ci sono delle posizioni a<strong>per</strong>te in<br />

Armenia e nel Congo,bei posti pensai fra me e me. In entrambi i<br />

casi come su<strong>per</strong>visore alla sicurezza in cantiere. Nella mente mia<br />

pensai – ma <strong>per</strong>ché mi chiedono sempre questo cavolo <strong>di</strong> lavoro –<br />

esteriormente la mia bocca espresse – interessante!! La sicurezza è<br />

il mio settore, sono un es<strong>per</strong>to!! – parlai anche in francese, il vice


capo delle risorse umane volle verificare le mie vere credenziali.<br />

Fui contento <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>gli rispondere in Français. Contento fui. Mi<br />

<strong>di</strong>ssero che offrivano un posto a 1500 euro netti al mese più le<br />

ferie pagate, vitto e alloggio. Ma stiamo scherzando volevo <strong>di</strong>rgli!!<br />

Non vado a Parigi o Londra vado nel Congo. L’africa è bellissima<br />

ma non è un gioco da ragazzi. O ci vado <strong>per</strong> fare volontariato o ci<br />

vado <strong>per</strong> fare sol<strong>di</strong>, come fanno tutti, come fanno quasi tutte le<br />

ONG (cosi gravità in questi ambienti lo scoprii proprio in Haiti). –<br />

ci pensi e ci facci sa<strong>per</strong>e!! Saluti. Saluti io <strong>di</strong>ssi e li ringraziai,<br />

volevo mandarli a fare in culo. IN congo <strong>per</strong> 1500 euro al mese.<br />

Certo pure in Haiti prendevo tanto ma ero tutto una altra cosa.<br />

Haiti è Haiti. Non mi lamentavo <strong>di</strong> prendere tanto anche <strong>per</strong>ché poi<br />

dopo aver dato le <strong>di</strong>missioni mi <strong>di</strong>edero molto <strong>di</strong> più. In quel<br />

<strong>per</strong>iodo che lavoravo a Lamezia chiamai anche un <strong>di</strong>rettore della<br />

Clau<strong>di</strong>o Salini, il quale mi rispose in malo modo. Mi <strong>di</strong>sse in tono<br />

altezzoso che si ricordava la lettera che avevo scritto al cantiere.<br />

Che ormai avevo <strong>per</strong>so la partita. Era infasti<strong>di</strong>ta della mia<br />

chiamata ma dal modo come rispondeva e dal tempo che mi tenne<br />

al telefono non pareva. Volevo <strong>di</strong>rgli – ma come Lei illustrissimo<br />

ingegnere si ricorda <strong>di</strong> un misero ingegnere sprovveduto, non altri<br />

mille impegni <strong>per</strong> <strong>di</strong>menticarsi dell’accaduto. L’alterigia è una<br />

brutta bestia. Fatto sta che lui era infasti<strong>di</strong>to del mio<br />

comportamento. La colpa non fu mia se in quel cantiere mi<br />

sbattevano la porta in faccia. Io poi riuscì a trovare lavori in altri<br />

posto con imprese anche più gran<strong>di</strong>. Con modestia posso <strong>di</strong>re che<br />

ero idoneo a quelle maestranze. Tutti lo siamo basta <strong>voler</strong>lo.


Es<strong>per</strong>ienza cameriere Londra. Allora arrivato a Londra il primo<br />

giorno faccio il turista. Il secondo mi presento al ristorante<br />

RIccardos. Un ristorante gestito da un italiano figlio <strong>di</strong> padre<br />

toscano e madre inglese. Non mastica bene l’italiano ma <strong>per</strong> il solo<br />

fatto che accetta me <strong>di</strong> vederlo io accetto lui. MI riceve la mattina<br />

una signora portoghese che parla anche l’italiano. Quel giorno si<br />

fanno dei <strong>colloqui</strong>. Anche ai ristoranti fanno i <strong>colloqui</strong>. Il cuoco è<br />

un napoletano un po’ cazzone. Questa è la mia sensazione. Tale<br />

immagine preventiva poi si svelerà quella giusta. Infatti si da delle<br />

arie <strong>di</strong> tipo che si è realizzato. Nemmeno fosse un professore<br />

dell’Oxford università. Comunque il tipo esamina le credenziali <strong>di</strong><br />

vari ragazzi e <strong>per</strong> me <strong>di</strong>ce che devo aspettare Riccardo. Nella mia<br />

mente penso ma chi me l’ha fatto fare. Io ingegnere, dopo una<br />

es<strong>per</strong>ienza estera devo iniziare a lavare piatti <strong>per</strong> imparare un po’<br />

<strong>di</strong> inglese. Allora a pranzo mangio con loro <strong>per</strong>ché ho indosso la<br />

loro uniforme. Prima pranzato mi riceve riccardo e mi mette subito<br />

a lavoro. Senza nemmeno vedere il mio inglese il mio savoi faire.<br />

Alla fine devo fare il food runner mica lo chef. Allora sono<br />

parzialmente contento della realizzazione dell’avventura lon<strong>di</strong>nese.<br />

Porta sopra i piatti scendo sotto il resto del cibo mangiato dagli<br />

snob lon<strong>di</strong>nesi <strong>di</strong> Chelsea. Inizio a correre, in questo ero bravo.<br />

Inizio ad entrare nel gruppo. Tutti meno il capo napoletano mi<br />

accettano nei loro meandri. Lo chef non <strong>per</strong>ché non accetta la mia<br />

presenza. Scoprirò che è stupito, intuirò che non vuole la mia<br />

presenza <strong>per</strong>ché io sono stato messo in team senza avere il suo<br />

giu<strong>di</strong>zio. Qui capirò tante cose. È vero che le <strong>per</strong>sone anche senza


scuola possono essere su<strong>per</strong> intelligenti. La filosofia non è<br />

importante <strong>per</strong> lavorare ma <strong>per</strong> <strong>capire</strong> i sentimenti degli uomini<br />

serve, parecchio. Il tizio napoletano non avendo fatto giustamente<br />

filosofia non poteva <strong>capire</strong> che io ero lì <strong>per</strong> fare qualche soldo e<br />

nel frattempo imparare inglese. Non capiva che tutti i food runner<br />

fanno i food runner solo <strong>per</strong> una questione economica. Non penso<br />

che sia tanto nello nel correre <strong>per</strong> portare cibo dentro una locale.<br />

Sopra sotto, sotto sopra. A meno che non hai altre aspirazioni tipo<br />

<strong>di</strong>ventare cuoco o chef. Nessuno aspira a <strong>di</strong>ventare food runner.<br />

Infatti gli altri erano food runner come me. Non erano delle cime<br />

<strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza culinaria. Ex Studenti, ex lavoratori <strong>di</strong> altro. Quin<strong>di</strong><br />

fa in modo che io non apprezzi minamente quello che faccio. Alla<br />

fine visto che ne ho passate tante nelle mia vita non cedo alle sue<br />

sgrida. Alla fine mi licenzia. Io aspettavo questo proprio <strong>per</strong>ché<br />

me ne fottevo <strong>di</strong> questo lavoro. Mi licenzia senza un contratto. Un<br />

pseudo contratto. Ho lavorato solo 10 giorni. Mi ha pagato. Ero<br />

felice lo stesso. Ora la mia es<strong>per</strong>ienza lavorativa era finita. Non mi<br />

piacque tanto londra. Le città grigie non mi piacciono. Sono troppo<br />

attaccato al sole e al mare. New york ad esempio e grigia ma vai a<br />

central park e tutto cambia. Tanti parlano dei parchi <strong>di</strong> londra. Ma<br />

andare ad un parco <strong>di</strong> Roma, il confronto nemmeno si fa. Vince <strong>di</strong><br />

gran lunga la millenaria Roma o la secolare New York. Insomma<br />

non sono mai stato licenziato mi licenziano <strong>per</strong> aver fatto il food<br />

runner. Forse era un modo <strong>per</strong> <strong>di</strong>sprezzare la loro categoria ma non<br />

penso quel suo gesto era <strong>per</strong> rappresentare che solo lui può contare<br />

nel suo locale. Nemmeno il padrone Riccardo. Seppure sia stato 18<br />

anni a londra le sue qualità italiane o napoletane restano tali. Non<br />

ho nulla contro Napoli. Io sono meri<strong>di</strong>onalista ma alcuni


napoletani mi stanno sui maroni. Uso un termine nor<strong>di</strong>co <strong>per</strong><br />

rendere meglio il senso. Napoli è stata la città della luce, il primo<br />

sistema <strong>di</strong> illuminazione pubblica fu fatto qui non a Roma o<br />

Milano. LA prima tratta ferroviaria fu fatta qui non a Torino o<br />

Genova. La prima pizza fu fatta qui non a Parma o Bologna. La<br />

prima legge sui rifiuti fu fatta qui non a Bolzano o Brescia. Ma la<br />

Napoli <strong>di</strong> oggi ha tanti <strong>di</strong>fetti, le con<strong>di</strong>zioni storiche hanno portato<br />

ad essere una delle ultime o delle prime rispetto a cosa si<br />

considera. Ma Napoli è una città del Sole anche con la puzza <strong>di</strong><br />

oggi. I napoletani sono su<strong>per</strong> inteligenti proprio <strong>per</strong>ché appena nati<br />

si devono adattare. Non hanno niente <strong>di</strong> garantito ma devo anche<br />

<strong>capire</strong> che in altri contesti quel loro modo <strong>di</strong> adattarsi deve essere<br />

vissuto <strong>di</strong>versamente, non sempre cercare <strong>di</strong> prevenirsi, <strong>di</strong><br />

preparare il terreno favorevole alle loro con<strong>di</strong>zioni. Fare i<br />

Napoletani a Napoli lo posso <strong>capire</strong>, serve <strong>per</strong> poter vivere. Ma<br />

fare i Napoletani a Londra, no. Un calabrese a Londra, fa il<br />

lon<strong>di</strong>nese. Un siciliano a New York fa il newyorchese. La mia<br />

es<strong>per</strong>ienza è soggettiva come tutte le es<strong>per</strong>ienze ma da questo<br />

episo<strong>di</strong>o lon<strong>di</strong>nese ho tratto le mie opinioni sui napoletani, giuste o<br />

sbagliate. Licenziato me ne torno in albergo felice <strong>di</strong> avere in tasca<br />

350 sterline. Sono felice, penso al ritorno in Calabria. Lì ora c’è il<br />

sole, quello vero caldo. Ora ci sono i turisti o meglio ci sono gli<br />

emigrati che ritornano al paese natio, ritornano con figli o parenti o<br />

amici. Insomma ora nel mese <strong>di</strong> agosto si sta da DIO in Calabria.<br />

A prescindere se il mare è un po’ sporco ma è pur sempre bello<br />

nonostante tutto. Preferisco il mare blu sporco calabrese e non il<br />

finto mare bianco pulito emiliano. Allora con Raynair dovevo<br />

tornare <strong>per</strong> san Rocco ma visto che ero stato licenziato e visto che


non potevo <strong>per</strong>mettermi una imme<strong>di</strong>ato prenotazione <strong>di</strong> volo aereo<br />

decido <strong>di</strong> fare una follia. LE pazzie mi piacciono soprattutto se<br />

riguardano il viaggio. Anticipo i tempi <strong>di</strong> <strong>di</strong>cei giorni, prenoto un<br />

biglietto con Eurolines. Faccio Londra – Parigi - Milano. Giunto a<br />

Milano prendo il treno e scendo. Stanchissimo ma felice <strong>di</strong> avere<br />

tanto tempo <strong>per</strong> poter leggere. Felice veramente. Giungo a<br />

Lamezia terme. Come sempre i miei sono sempre <strong>di</strong>sponibili a<br />

ricevere il loro figlio pro<strong>di</strong>go che ritorna dal lungo viaggio. Mi<br />

hanno portato all’aeroporto <strong>di</strong> Lamezia terme e mi prendono a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> venti giorni alla stazione ferroviaria <strong>di</strong> Lamezia terme,<br />

forte no!! Inizio a <strong>di</strong>vertirmi, quei giorni d’estate saranno<br />

entusiasmanti seppur in tasca non avevo un soldo. E da tanto che<br />

non mi <strong>di</strong>vertivo cosi. Forse apprezzai quell’estate <strong>per</strong>ché la<br />

precedente ero nel Marocco, lontano da tutti, vicino al deserto e<br />

bevevo solo thè. Penso che apprezzai l’estate in Calabria più delle<br />

altri estati della mia vita <strong>per</strong> un semplice fatto. Era la prima volta<br />

che analizzavo il vero valore della libertà. Io amo la libertà ma non<br />

ho mai capito il suo valore fino a quando mi è venuta a mancare.<br />

Cosi mi sono trovato ad avere un paio <strong>di</strong> jeans americani con la<br />

tasca sinistra bucata. Senza un soldo ma libero <strong>di</strong> decidere. È<br />

meglio essere liberi senza sol<strong>di</strong> o con i sol<strong>di</strong> prigionieri? Ma se<br />

non abbiamo sol<strong>di</strong> non siamo nemmeno liberi!! È vero in parte. Il<br />

denaro <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> alcuni beni ma se non abbiamo una<br />

conoscenza del mondo che gravita intorno a noi e se non<br />

conosciamo cosa c’è dentro <strong>di</strong> noi, non go<strong>di</strong>amo la dolce vita. La<br />

bella vita c’è l’ha chi è parsimonioso non dell’avere ma<br />

dell’essere. Per essere intendo gli stati d’animo, sa<strong>per</strong>e<br />

comprendere la bellezza <strong>di</strong> una giornata <strong>di</strong> sole mentre stiamo


correndo in un prato. Cogliere l’immagine <strong>di</strong> un qualcosa <strong>di</strong> bello.<br />

Sa<strong>per</strong> essere grati a prescindere. Scoprire una idea sconosciuta agli<br />

altri magari stupida <strong>per</strong> gli altri ma interessante <strong>per</strong> te. Per essere<br />

io intendo questo più o meno. Ringraziarci continuamente <strong>di</strong> avere<br />

la possibilità <strong>di</strong> salire le scale.<br />

Pavimental Mentre tornavo da Londra in treno mi suona il<br />

cellulare. L’avevo lasciato acceso, <strong>per</strong> caso. A Londra è meglio<br />

che non mi chiama nessuno dall’Italia <strong>per</strong>ché pago pure io. Ripeto,<br />

ad un certo punto mi suona il cellulare ed una ragazza, come<br />

sempre chiamano le ragazze, quasi sempre. MI <strong>di</strong>ce che l’impresa<br />

Pavimental ha delle posizioni a<strong>per</strong>te in Italia. Io volevo <strong>di</strong>rle fra<br />

due giorni arrivo in Italia, ma <strong>di</strong>co che sono felice <strong>di</strong> poter fare un<br />

<strong>colloqui</strong>o con la sua impresa. Lei dall’altro capo del telefono avrà<br />

pensato questo è proprio un paraculo. Tuttavia mi viene incontro<br />

con le date. MI <strong>di</strong>ce che <strong>per</strong> lune<strong>di</strong> x no si può ma si può spostare<br />

<strong>per</strong> giovedì y. Va bene, grazie. Saluti. Arrivato in Italiami preparo<br />

in pochi giorni <strong>per</strong> una nuova piccola avventura. Prenoto il mio<br />

solito biglietto <strong>di</strong> treno notturno. Per l’ennesima volta arrivo<br />

stanco, stanchissimo. Questa mi devo fare 3 km a pie<strong>di</strong>, andai<br />

proprio in cantiere. Ma è proprio vero che solo camminando si<br />

assaporano le bellezze del paesaggio. Ebbi modo <strong>di</strong> ammirare i<br />

colori dell’adriatico, pensavo <strong>di</strong> peggio invece mi piacciono seppur<br />

la contemplazione dura poco. Io sono un instancabile<br />

passeggiatore e quando passeggio, volo. Giungo nel cantiere<br />

chiedo <strong>di</strong> Tizio e Caio, mi in<strong>di</strong>cano Sempronio. Vado dal romano.<br />

Mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> attendere e nel frattempo inizio a vedere entrare ed<br />

uscire vari ragazzi e ragazze (quest’ultime molto avvenenti, non in


sintonia con il paesaggio detto volgarmente cantiere). Finito il<br />

<strong>colloqui</strong>o li ringrazio e dai loro occhi intuisco una fonte <strong>di</strong><br />

ammirazione nei miei confronti, forse pure troppo. Capirò in<br />

seguito che <strong>per</strong> quella posizione ero troppo bravo. Capirò che<br />

molto probabilmente avranno preso una <strong>di</strong> quelle avvenenti<br />

ragazze non in armonia con il panorama detto cantiere, capiro che<br />

la sua armonia <strong>di</strong> forme contribuirà a trovare un lavoro vicino casa.<br />

Capirò tante cose ma che in realtà avevo giù intuito. Tuttavia<br />

accade l’imprevisto mentre mi <strong>di</strong>rigo alla stazione mi squilla il<br />

benedetto telefonino. In Haiti avevo comprato un bel cellulare ma<br />

che cadde nel cesso. Da allora ho il mio piccolo Nokia. Mi<br />

sorprende sempre. Questa volta mi suona e mi <strong>di</strong>ce che un signore<br />

<strong>di</strong> Frosinone vuole che faccia il <strong>colloqui</strong>o da lui. Gli <strong>di</strong>co si come<br />

no vengo subito. Infatti in men che non si <strong>di</strong>ca avevo un biglietto<br />

euro star Riccione - Roma. An<strong>di</strong>amo in capitale.<br />

Vona arrivai nella bella stazione termini ma subito come una saetta<br />

presi il treno regionale <strong>per</strong> frosionone. Giutno in questo posto<br />

su<strong>per</strong> pieno <strong>di</strong> smog, non capisco come!! Ma ebbi una bella<br />

impressione <strong>di</strong> quelle che capitano solo a chi viaggia. Chiesi una<br />

informazione ad un ragazzo che stavo fermo alla stazione senza far<br />

niente, a contare i passanti. I viandanti. Gli <strong>di</strong>ssi se sa la via che<br />

conduce dall’impresa Vona. Non non so ma ti posso aiutare lo<br />

stesso. Mi accompagno a <strong>di</strong>verse autolinee ma tutte <strong>di</strong>ssero che da<br />

li non ci passa nessuno. Ero un po’ triste ed ora come faccio.


Prendere un taxi mi costa troppo, parecchio. Il ragazzo <strong>di</strong> buon<br />

cuore mi <strong>di</strong>ede il suo biglietto <strong>di</strong> sola andata, l’unico che aveva,<br />

ancora lo tengo, non lo utilizzai. Non andai ne con l’autobus ne<br />

con il taxi. Andai con la macchina che abbiamo sempre in serbo.<br />

Andai con i miei polpacci, con le mie caviglie. Andai alla rinfusa,<br />

sbagliai <strong>di</strong>verse vie ma alla fine giunsi nell’area industriale. Ero<br />

contento seppur stanco questa volta non <strong>per</strong> il viaggio (l’avevo<br />

fatto <strong>di</strong> giorno). Ero esausto <strong>per</strong> i 5 km a pie<strong>di</strong> fatti sviando tir e<br />

scavalcando cavalcavia. Mi <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> attendere e mi <strong>di</strong>edero delle<br />

pagine prestampate da compilare test attitu<strong>di</strong>nali. Feci il <strong>colloqui</strong>o,<br />

semplice semplice. Parlai con il presuntuoso ingegnere che<br />

sembrava so tutto io… lo rivi<strong>di</strong> in seguito in altro posto. Poi <strong>di</strong>rò.<br />

Mi chiesero <strong>per</strong>ché lascia Haiti, e beh volevo <strong>di</strong>rgli andate voi in<br />

Haiti con la vostra giacca e cravatta!!! Dopo ferragosto le faremo<br />

sa<strong>per</strong>e. Ritornai in stazione o meglio corsi come un treno veloce in<br />

stazione. Non potevo <strong>per</strong>dere l’ultimo treno <strong>per</strong> Roma. No l’ho<br />

<strong>per</strong>so arrivai pure in anticipo <strong>di</strong> 5 minuti. Ero felicemente esausto.<br />

Ebbi un’altra piacevole sensazione. Mentre venivo trasportato dal<br />

treno sentivo <strong>di</strong> essere un essenza dell’universo e qualche mio<br />

cakra era in armonia con il tutto, forse <strong>per</strong>ché dopo la corsa avevo<br />

attivato qualche cosa spenta da tanto tempo ma sentivo l’aria densa<br />

e briosa seppur mi trovai nel pieno centro <strong>di</strong> Roma a prenotare il<br />

ritorno <strong>per</strong> la Calabria.<br />

Astal<strong>di</strong>. Roma è Rome. Non so cosa mi venne in mente quando fui<br />

chiamato da un 06… <strong>di</strong> certo fui subito contento <strong>di</strong> ricevere una<br />

tale chiamata. – Pronto sono chiamo dall’Astal<strong>di</strong> SpA, le<br />

comunico che lei è uno dei pochi vincitori <strong>per</strong> andare in un’oasi


inesplorata ricca <strong>di</strong> felicità e fertilità. – no scherzo non mi <strong>di</strong>ssero<br />

ciò. Ma il senso che io <strong>per</strong>cepii fu più o meno quello. Di sorridere<br />

all’idea che la seconda impresa <strong>di</strong> costruzioni più grande d’Italia<br />

chiamasse me. La signorina fu molto cortese, mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> pensarci<br />

su, <strong>di</strong> considerare il prestigio che può nascere nel chiamare una<br />

impresa quale questa. Ci vorranno comunque un paio <strong>di</strong> mesi <strong>per</strong><br />

poter partire. Quin<strong>di</strong> ci pensi su e mi faccia sa<strong>per</strong>e. Saluti.- ed è<br />

cosi che ricevetti la telefonata il 6 agosto ed il 22 agosto ero a<br />

Roma <strong>per</strong> andare dall’astal<strong>di</strong>. Andai con un espresso seconda<br />

classe, quando invece con la ghella mi pagarono un bella cuccetta.<br />

Faceva caldo quel giorno. Aspettai nella sala immensa come loro.<br />

Avevano tanti simboli nelle loro pareti, non li comprendevo, forse<br />

no del tutto. Andai a bagno, riandai. Finalmente fui chiamato. Ciò<br />

che mi rimase impresso furono i callcenter, pensai alla loro vita<br />

alla loro volontà <strong>di</strong> lavorare. Io pensai che non sarei riuscito a fare<br />

il loro lavoro. Senza denigrare nessun lavoro ma ora senza un<br />

soldo in tasca sono contento lo stesso <strong>di</strong> andare alla ricerca <strong>di</strong> un<br />

lavoro, <strong>di</strong> un qualcosa che possa mantenermi in forma, mi obblighi<br />

ad andare incontro a qualche <strong>per</strong>icolo. Voglio un lavoro che non<br />

sia monotono. Ogni giorno voglio che mi porti un imprevisto e che<br />

lo sappia risolvere, cerchi <strong>di</strong> farlo. Non desidero che altro,<br />

mangiare e bere, vestirmi con i miei sol<strong>di</strong> guadagnati con sudore,<br />

spremendo le meningi. Non vorrei un giorno ringraziare qualcuno.<br />

Anche se che dovrò ringraziare qualcuno che non sia mio padre e<br />

mia madre. Troppe cose che combaciano non possono coesistere.<br />

Allora non resta che fare una scelta drastica o l’Italia con il suo<br />

buon vino e i suoi spaghetti sempre ben con<strong>di</strong>ti e al dente o<br />

l’estero il contrario della mia nazione. Scelsi quel giorno ma no lo


<strong>di</strong>ssi, alla fine del <strong>colloqui</strong>o la signorina mi ringrazio <strong>di</strong> essere<br />

venuto e <strong>di</strong> pensarci seriamente alla possibilità <strong>di</strong> avere una<br />

crescita professionale rampante in Algeria. Avrei preso poco sui<br />

1800 euro netti al mese, la compagnia faceva questo trattamento<br />

<strong>per</strong> iniziare una cernita <strong>di</strong> chi è veramente interessato all’estero. Si<br />

come no! Io vado in Algeria proprio <strong>per</strong> <strong>di</strong>menticarmi <strong>di</strong> esistere<br />

su questa vita. Non vado certo in Algeria, vado in mezzo al<br />

deserto. Ma io non lo so!! Vogliono succhiarti la vita. Se ne<br />

fottono della tua vita in quanto tale. Sono un numero è questo mi<br />

può stare bene ma non accetto <strong>di</strong> essere trattato come un numero<br />

che non vuole numeri. Non conta se non conto le stelle o giorni <strong>di</strong><br />

luna cadente. Non gli importa niente del mio pensiero sullo<br />

sviluppo ecosostenibile, sulla blue economy, non interessa se io<br />

sono bravo a giocare a calcio o sappia orientarmi in una città<br />

semplicemente vedendo le ombre dei palazzi. A loro non fotte<br />

niente <strong>di</strong> me e <strong>per</strong>ché io mi dovrei interessare <strong>di</strong> loro. Che vadano<br />

a farsi fottere loro, la loro quotazione in borsa, il loro trampolino<br />

<strong>di</strong> lancio. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 10 giorni la chiamai, anzi gli inviai una email.<br />

Mi ringraziò <strong>per</strong> il complimento che gli feci (lavai la faccia<br />

come imparai negli anni) e mi <strong>di</strong>sse che se altre posizioni<br />

sarebbero sorte in Italia o in Europa sarei stato avvisato. Ringraziai<br />

<strong>di</strong> nuovo <strong>per</strong> la possibilità che mi davano comunque <strong>di</strong> non essere<br />

escluso. Non fui mai più chiamato dalla Astal<strong>di</strong> SpA.<br />

Appena rifiutai lo stesso giorno mi chiamò un ragazzo un anno più<br />

piccolo <strong>di</strong> me. Era un project manager. Mi <strong>di</strong>sse che domani<br />

sarebbe stato a Lamezia terme all’aeroporto. Gli <strong>di</strong>ssi che ero lì


vicino. Andai li come concordato. Ci andai e vi<strong>di</strong> che era tutt’altro<br />

<strong>di</strong> ciò che mi aspettavo. Era un classico figlio astuto ma in fin dei<br />

conti stupido. Fesso <strong>per</strong> come io vedo il mondo. Molto<br />

probabilemente lui vedeva in me le medesime cose. Non da<br />

recriminare ma io vedo la terra come un luogo dove è importante<br />

avere alcune garanzie ma non avere le garanzie economiche come<br />

obiettivo unico. Non chie<strong>di</strong> mai <strong>per</strong>ché era cosi teso. Ma l’intuì da<br />

come rispondeva. Non invi<strong>di</strong>ai affatto la sua vita con la sua. Io<br />

povero precaro lui ricco sicuro affarista. La <strong>di</strong>fferenza è che io mi<br />

sveglio con la preoccupazione <strong>di</strong> trovare lavoro. Lui con la<br />

premura <strong>di</strong> raggiungere il target fissato <strong>per</strong> fine mese con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> rischiare <strong>di</strong> furti alla sua proprietà. Io ho dormo a<br />

porte a<strong>per</strong>te. Lui con i muri alti. Mi parlo delle sue gran<strong>di</strong><br />

aspettative delle belle cose che fa la sua azienda. Mi scrocco un<br />

passaggio da Lamezia terme a Castrovillari. Opportunista. Per<br />

fortuna che aveva tanto da fare che lo lascia lì in mezzo agli altri<br />

impren<strong>di</strong>tori e me ne andai. Sapendo che non mi avrebbe<br />

ricontattato. Ero troppo furbo <strong>per</strong> quello che cercava. Io chiedevo<br />

dei guadagni, <strong>di</strong> quanto prendevano <strong>di</strong> utile me<strong>di</strong>amente <strong>per</strong> ogni<br />

commessa. Non accettò la mia irriverenza. Da classico borghese<br />

ebbe paura della sua stessa matrice. I sol<strong>di</strong>, il profitto. Cosi non<br />

ebbi nemmeno lavoro nemmeno da uno più piccolo <strong>di</strong> me. Non era<br />

un arco <strong>di</strong> scienza. Ad esempio quando mi <strong>di</strong>sse io in puglia non<br />

ho mai lavorato. E <strong>per</strong> forza gli <strong>di</strong>co- in Puglia mica ci sono ponti.<br />

È tutta un tavoliere, un tavolo. E <strong>di</strong>sse.- non ci avevo pensato. Eh<br />

volevo <strong>di</strong>rgli tu puoi fare sol<strong>di</strong> ma non hai molto tempo <strong>per</strong><br />

pensare, ovviamente nemmeno te ne fotte. Ovviamente<br />

l’importante e fare profitto. Ma l’uomo non si misura da numeri


che rispecchiano i sol<strong>di</strong> dentro un portafoglio. L’uomo si misura<br />

anche <strong>di</strong> questo, ma un vero citta<strong>di</strong>no del mondo <strong>di</strong> misura dalla<br />

sua capacità <strong>di</strong> dare valore aggiunto al pianeta terra. E tale valore<br />

si da in svariati mo<strong>di</strong>. Mangiando una mela rossa, rinunciando ad<br />

un pezzo <strong>di</strong> carne al giorno. Andando a trovare ogni tanto tua<br />

nonna. Andare in giro <strong>per</strong> fare qualche foto <strong>di</strong> qualche barbone.<br />

Dare qualche in<strong>di</strong>cazione in inglese a qualche cinese. Cercando <strong>di</strong><br />

non farsi troppe paranoie sui saluti non fatti. Ricordarsi <strong>di</strong> chi ha<br />

fatto male e chi riempie giornate con <strong>di</strong>scorsi proficui o con brivi<strong>di</strong><br />

alla schiena <strong>per</strong> una canzone che si sente in metro. Siamo fatti cosi,<br />

vogliamo drogarci <strong>di</strong> belli presupposti, ed è giusto così. Sbagliato<br />

e pensare che non possiamo fare in modo che ciò avvenga. Non è<br />

necessario <strong>di</strong> essere seduti con il proprio culo sul trono più ambito<br />

del trono. Basta avere buona dose <strong>di</strong> allegria e positività.<br />

Rimboccarsi le maniche e affrontare la giornata. Andare incontro<br />

al vento, essere <strong>di</strong> controvento. Cantiamo quando siamo tristi,<br />

ascoltiamo le canzoni che ci ricordano i tempi passati. Ecco le frasi<br />

retoriche che mi sospingevano <strong>per</strong> saltare il muro che faceva<br />

ombra.<br />

Cavalieri fu. Un bel giorno <strong>di</strong> agosto fui chiamato da un prefisso <strong>di</strong><br />

bergamo. Era un tizio <strong>di</strong> Catanzaro che lavorava da anni nel Nord<br />

Italia. Molto pacato nella conversazione telefonica. Ovviamente il<br />

mio accento nascondeva il suo, lieve e impacciato. È proprio vero<br />

che chi emigra poi impara a vendere tutto <strong>di</strong> se. Anche il suo<br />

timbro <strong>di</strong> voce. Più a nord vai e più <strong>di</strong>venti english. Anche questa<br />

volta andai all’aeroporto <strong>di</strong> Lamezia terme. Solito incontro. Perdeti<br />

più <strong>di</strong> mezzora poiché l’aereo che fece ritardo voleva dare il


envenuto al Sud. Queste imprese <strong>di</strong> costruzioni dovrebbero<br />

ringraziare il meri<strong>di</strong>one. Uno <strong>per</strong> le infrastrutture che mancano.<br />

Due <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> fare riserve su riserve, visto che le<br />

con<strong>di</strong>zioni contrattuali sono molto suscettibili al contenzioso.<br />

Ritornando all’attesa in aeroporto ebbi modo <strong>di</strong> parlare con loro.<br />

Dialoghi con il progect manager della commessa x e anche con il<br />

<strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> cantiere dello stesso cantiere x. Mi <strong>di</strong>sse le faremo<br />

sa<strong>per</strong>e a breve. Io intanto pensavo <strong>di</strong> aver fatto una bella figura.<br />

Oramai ero in grado <strong>di</strong> lavare la faccia e <strong>di</strong>re quello che vogliono<br />

sentire. Ora mai non sono uno senza cravatta. Nemmeno il caffè al<br />

bar ci prendemmo. Non so <strong>per</strong>ché forse non avevano tanti sol<strong>di</strong>.<br />

Era la seconda volta che facevo un <strong>colloqui</strong>o all’aeroporto. Mi<br />

dovrò abituare all’idea!!<br />

Puglia solare. Sto spendendo tempo Sotto il sole della mia<br />

Calabria. Forte gli inglesi che <strong>di</strong>cono trascorro le vacanze come I<br />

spend time… ora sto trascorrendo le mie vacanze in calabria.<br />

Questo mese <strong>di</strong> agosto voglio trascorrerlo nel pieno della serenità<br />

anche senza un soldo voglio bruciarmi dai raggi ultravioletti. Era<br />

da tanto troppo tempo che non vivevo alla giornata. Lontano dai<br />

pensieri lontano dal movimento incon<strong>di</strong>zionato delle palpebre. Eh<br />

si quando son nervoso e bevo troppo caffè mi tremano gli occhi o<br />

meglio mi tremano la palpebra sinistra. È poetico il suo<br />

movimento mi piace <strong>per</strong>ò a lungo andare mi preoccupa.<br />

Ultimamente si muoveva troppo e visto che le <strong>per</strong>sone con le quali<br />

instauro un <strong>di</strong>alogo si accorgono del mio nervosismo espressivo,<br />

giro il volto dalla parte non visibile al ticchettio spontaneo. Anche<br />

in lavoro si lavora, anche in agosto. Infatti chiama il solito tizio


che cerca le mie credenziali. Vado a cosenza <strong>per</strong> fare il <strong>colloqui</strong>o.<br />

Un Caio pugliese mi <strong>di</strong>ce se ho le credenziali <strong>per</strong> fare l’assistente<br />

safety manager ed anche site manager ad uno dei cinque impianti<br />

fotovoltaici da fare in Calabria. Certo che sono capace, rispondo.<br />

Naturalmente ho la preparazione necessaria <strong>per</strong> adempiere a ciò<br />

che Lei richiede… e bla e bla e bla. Volevo <strong>di</strong>re . Non lo <strong>di</strong>ssi, come sempre trattenni I miei<br />

pensieri <strong>per</strong>icolosi. Anzi gli <strong>di</strong>ssi sembravo una work sex. Nel lavoro, ai <strong>colloqui</strong> faccio<br />

sempre cosi… peccato che poi li mando tutti a quel paese. Mi tiene<br />

precisare che io Antonio sono un grande lavoratore ma quando la<br />

mia libertà è toccata non ne posso più, chiudo i rapporti. Cosi<br />

faccio con tutti anche con il gentil sesso. La mia libertà finisce<br />

dove inizia la tua, J.J. Rousseau, tale frase è il mio totem e non<br />

finirò mai <strong>di</strong> pensarla <strong>di</strong> <strong>per</strong>seguire questo idea. Questo concetto.<br />

Questo modo <strong>di</strong> riuscire a credere. Di sostenerlo. Di pre<strong>di</strong>carlo. Di<br />

convincere gli altri e prima <strong>di</strong> tutti me stesso che la libertà genera<br />

libertà, genera benessere e modesta felicità. Fredom liberte…<br />

credere in ciò che si vuole ma convincersi che senza libertà <strong>di</strong><br />

pensare non si danno i presupposti <strong>per</strong> conviver su questo precario<br />

mondo. Liberiamo il mondo. Ed allora che l’interlocutore pugliese<br />

capii il mio modo d’essere, la mia volontà. Forse capii che sono un<br />

facchino ma non accettò il mio istinto che chiedeva solo libertà.<br />

Non accettò <strong>di</strong> vedere in me la voglia <strong>di</strong> libertà, ormai era abituato<br />

alle sue regole imposte da altri, era troppo rischioso dare uno<br />

spiraglio <strong>di</strong> luce dal quale potesse anche lui vedere un po’ <strong>di</strong>


famigerata libertà. L’abitu<strong>di</strong>ne genera mostri, svegliamoci. Ed io<br />

mi sono reso conto <strong>di</strong> essermi svegliato da un lungo letargo<br />

quando mai me lo sarei aspettato. Ad esempio tornando tar<strong>di</strong> la<br />

notte dal ristorante dove lavoravo a Londra. In quei pochi minuti<br />

sulla metro, stanco morto, capivo quanto è bello correre, correre<br />

stanchi e felici <strong>di</strong> sentire con l’ipod london calling dei clash. Se<br />

non avessi rischiato. Se avessi seguito le con<strong>di</strong>zioni imposte dalla<br />

borghese società non avrei potuto gioire <strong>di</strong> ascoltare quella<br />

canzone dentro la metro lon<strong>di</strong>nese nel pieno della notte, in July.<br />

Non avrei goduto nel vedere quella ragazza che somigliava tanto<br />

alla elegante lady <strong>di</strong>ana ringiovanita, moderna. Poche sono le<br />

ragazze inglese, ma quelle poche sono veramente belle. Amo le<br />

francesine ma hanno qualcosa sotto il naso. Ovviamente le italiane<br />

sono le migliori ma a livello caratteriale lasciamo <strong>per</strong>dere. Non so<br />

se il gioco vale la candela!! Se non avessi ascoltato il mio istinto<br />

sarei rimasto in Italia a fare, come tanti, l’ingegnere <strong>per</strong> mille euro<br />

al mese o poco più, addormentato malpagato sfruttato in<strong>di</strong>gnato<br />

depravato denigrato. Invece sono qui senza una lira. Ho girato il<br />

mondo, mezzo. Ho goduto degli istanti. Senza una lira ma con<br />

grazia <strong>di</strong> non averne. Fiducioso <strong>di</strong> me stesso <strong>per</strong>ché ho visto il<br />

mondo come gira e credo <strong>di</strong> migliorarmi. Il pugliese non mi<br />

chiamò <strong>per</strong> lavorare all’impianto fotovoltaico da fare a Pizzo<br />

Calabro. Ero felice potevo godermi il sole il mare e la montagna<br />

anche senza un euro in tasca. Peso che quell’estate sia stata la più<br />

intensa della mie estati.


European engineering. Fui chiamato un bel lunedì <strong>di</strong> settembre.<br />

Periodo da me pre<strong>di</strong>letto <strong>per</strong>ché si fa la vendemmia. Questa volta,<br />

poche volte feci come feci. Cioè <strong>di</strong>ssi guar<strong>di</strong> parlo schiettamente<br />

quanto mi da al mese. Io non certo vengo <strong>per</strong> 500 euro al mese.<br />

Allora mi <strong>di</strong>sse che non potevo fare queste pretese anticipatamente<br />

e che telefonicamente non si può <strong>di</strong>re quanto devo essere<br />

<strong>per</strong>cepire. Allora <strong>di</strong>ssi mi <strong>di</strong>spiace sarà <strong>per</strong> un'altra volta o meglio<br />

<strong>di</strong>ssi che ebbi un imprevisto e <strong>per</strong> quella data fissata potei andare<br />

al <strong>colloqui</strong>o. La cosa forte fu che mi chiamò e mi <strong>di</strong>sse che<br />

conviene andare che ci sono buone probabilità <strong>di</strong> prestazione<br />

occasionale. Ed è cosi che andai a Roma <strong>per</strong> l’ennesima volta. In<br />

zona Garbatella feci il fati<strong>di</strong>co <strong>colloqui</strong>o, tranquillo come non mai.<br />

Ormai sono un vecchio del mestiere. Piazzai il mio concetto <strong>di</strong><br />

flessibilità e versatilità e l’architetto che mi esaminò fu sod<strong>di</strong>sfatto<br />

della mia <strong>per</strong>sona tanto al punto che volle lui mo<strong>di</strong>ficare il mio cv,<br />

farlo più bello. Ed è cosi che mo<strong>di</strong>ficammo le mie belle paginette<br />

che mi rappresentano professionalmente. Quel giorno fui contento.<br />

Era da tanto che non mi accettavano <strong>per</strong> lavorare. Era da quando<br />

<strong>di</strong>e<strong>di</strong> le <strong>di</strong>missioni a Lamezia terme. Ora potevo ritornare alla sola<br />

routine. Ora potevo essere il solito ingegnere piccolo, piccino, che<br />

fatica ad arrivare a fine mese, seppur lavora. Abbandonare ogni<br />

certezza è sempre stata la mia spada <strong>per</strong> poter lavorare<br />

serenamente. Come si può lavorare con serenità se non ci sono<br />

garanzie!!! Io riesco, non pensando alle conseguenze. Allora ebbi<br />

vitto e alloggio e andai a Montalto <strong>di</strong> Castro. Li si stava facendo<br />

l’impianto fotovoltaico più grande d’Europa. Già conoscevo<br />

questo paese, ero andato a trovare una ragazza che conobbi a<br />

Lisbona quando feci l’Erasmus, bei ricor<strong>di</strong>. E poi un giramondo


come me non ha problemi <strong>di</strong> spostamento, sono un corpo che può<br />

essere messo in qualsiasi buco <strong>di</strong> posto. Il primo giorno lavorativo<br />

fu impressionante. Mi <strong>di</strong>ssero Mizzica pensai tra me e me. Lascio<br />

il lavoro a Lamezia terme <strong>per</strong>ché non voglio più fare sicurezza,<br />

non voglio più toccare questo settore e qui mi tocca fare l’addetto<br />

alla sicurezza. Mi hanno ingannato, mi hanno promesso assistente<br />

project manager, assistente site manager, assistente construction<br />

manager ed invece devo fare quello che non mi piace fare e quello<br />

che no sono portato a fare. Povera Italia che investe in modo errato<br />

sui giovani. Povero io, doppiamente. Sfruttato e malpagato potevo<br />

accettarlo ma ora pure imbrogliato!!! E va bene che posso fare ora.<br />

Sono salito con la mia macchina. Son salito spendendo un bel po’<br />

ormai devo almeno farmi un mese. Poi vedremo. Per fortuna che<br />

mi portai un bel po’ <strong>di</strong> sicurezza, scarpe antinfortunistiche ed<br />

elmetto. Voglio precisare. Io non o<strong>di</strong>o chi fa sicurezza, non<br />

ri<strong>di</strong>colizzo questo settore. Ma voglio far notare che tanti parlano e<br />

sparlano dei 1200 circa <strong>di</strong> morti bianche all’anno. Ma<br />

<strong>di</strong>mentichiamo che in un anno muoiono circa 7000 <strong>per</strong>sone sulle<br />

autostrade, <strong>di</strong> tutte le fasce d’età, soprattutto giovani e<br />

giovanissimi. Quin<strong>di</strong> è giusto sensibilizzarci alla sicurezza ma<br />

mettere prima in conto le altri morti, maggiori in numero e qualità<br />

(parliamo <strong>di</strong> giovani). Non è essere cinico ma obiettivo nel<br />

giu<strong>di</strong>care. Il fatto è che quando tocchiamo le quattro ruote an<strong>di</strong>amo<br />

a toccare un ambiente molto scottante in Italia. Tocchiamo<br />

impren<strong>di</strong>tori che in un certo senso hanno rovinato l’Italia. L’hanno<br />

rovinata <strong>per</strong>ché una penisola-isola come la nostra poteva<br />

sviluppare enormemente il concetto delle autostrade sul mare


invece abbiamo delle strade che mangiano 7000 morti l’anno.<br />

Peccato parlarne, peccato non poter fare qualcosa. Avrei tanto<br />

voluto fare una tesi su questo argomento ma non ebbi fortuna <strong>di</strong><br />

trovare un professore che pensasse in tal senso. A Montalto non<br />

durai molto. Sono sballato, sono troppo irrequieto, tanti <strong>di</strong>cono.<br />

Ma non è cosi. Non accetto <strong>di</strong> rimanere sospeso tra il non fare<br />

niente e il fare quello che non mi piace. E dopo 40 giorni <strong>di</strong>e<strong>di</strong> le<br />

<strong>di</strong>missioni o meglio non rinnovai il contratto a progetto. L’evento<br />

straor<strong>di</strong>nario fu che ogni settimana mi chiamava un qualche stu<strong>di</strong>o<br />

o qualche impresa che hanno sede o o<strong>per</strong>ano a Roma. Ed infatti<br />

ogni fine settimana andava a fare un <strong>colloqui</strong>o. cogliendo<br />

l’occasione <strong>di</strong> ringraziare chi mi ospitava a Roma tra cugini e<br />

amici, altrimenti lì, nella città più bella del mondo avrei dovuto<br />

affittarmi stanza <strong>per</strong> viverla solo il fine settimana. Ah <strong>di</strong>menticavo<br />

<strong>di</strong> annotare che nella viterbese si mangia abbastanza bene. E poi<br />

come dormivo bene a Tarquinia, a pochi chilometri da Montalto <strong>di</strong><br />

Castro. Avevo una stanza su<strong>per</strong>, tutta mia. Ero nella città<br />

patrimonio dell’Unesco.<br />

Impresa spa siamo ad un venerdì <strong>di</strong> ottobre e come il solito <strong>di</strong> quel<br />

breve <strong>per</strong>iodo il fine settimana rientro a Roma. Dai miei parenti. A<br />

Roma è pieno <strong>di</strong> calabresi. Ed infatti rientro con grande gioia<br />

<strong>per</strong>ché vado a fare alle sette <strong>di</strong> sera un <strong>colloqui</strong>o niente poco <strong>di</strong><br />

meno con l’impresa Impresa SpA. Era da tanto che non mettevo<br />

piede con queste imprese immense. In fondo mi ero affezionato<br />

alla loro austerità nel trattare le <strong>per</strong>sone. Il signor dal cognome<br />

siciliano è sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> vedere la mia giovinezza e la mia beltà.


Appena entro noto che giocherella con una porta mine identico al<br />

mio portamine in haiti. Naturalmente non <strong>per</strong>do occasione <strong>di</strong><br />

evidenziare la coincidenza. Lui non ci fa caso. Ultimamente bado<br />

troppo alle coincidenze. Non le considero tali. Secondo me c’è<br />

qualcosa che a noi è sconosciuto ma nell’immensità delle casualità<br />

c’è una logicità che a noi comune mortali non è <strong>per</strong>messo vedere<br />

conoscere riconoscere. Parliamo del tutto, della <strong>di</strong>fficoltà che c’è<br />

nel lavorare all’estero. In quell’estero evidenzio io. Parliamo <strong>di</strong><br />

Kazakistan ahzerbajan. Mando i saluti ai miei ex colleghi del<br />

master che conobbi a catania ed ora lavorano con Impresa SpA.<br />

Mitica Catania <strong>per</strong> mangiare e bere la sera, il centro <strong>di</strong> CT sembra<br />

un quartiere <strong>di</strong> Roma, San Lorenzo. Non escludo <strong>di</strong> continuare<br />

all’estero ma faccio <strong>capire</strong> che mi sono rotto le scatole <strong>di</strong><br />

continuare con questo estero. Basta. Saluto e prometto che farò<br />

sa<strong>per</strong>e entro fine mese se sono veramente interessato. Non lo<br />

chiama più. O meglio lo chiamai <strong>per</strong> l’anno successivo.<br />

Open project. Sempre durante le ore lavorative mi chiama uno<br />

stu<strong>di</strong>o bolognese che deve fare una costruzione nel centro <strong>di</strong><br />

Roma. Mi <strong>di</strong>ce se sono impegnato. Ovviamente <strong>di</strong>co <strong>di</strong> no. Per<br />

fine mese sono libero. Sono libero, bella parola. Mi suggerisce <strong>di</strong><br />

tenermi pronto <strong>per</strong> qualche giorno della settimana successiva che<br />

forse verrà qualcuno a Roma e in quell’occasione si potrebbe<br />

effettuare un <strong>colloqui</strong>o conoscitivo. Non crepo dalla pelle <strong>di</strong> fare<br />

un <strong>colloqui</strong>o e anticipo il tutto. Parto io a Bologna. Pensavo che<br />

fosse più vicina. Ma ne approfittai <strong>per</strong> visitare Montalcino, Vinci e<br />

la bella e snob Siena. Sabato da montalto <strong>di</strong> castro partii <strong>per</strong><br />

destinazione Bologna. La notte dormii all’autogrill <strong>di</strong> san Giovanni


Valdarno. Per la prima volta feci come un camionista. Dormii in<br />

auto. Mezzo camionista. Anche questa volta feci una bella<br />

impressione, peccato che non sono <strong>di</strong> parola. Sono una prostituta<br />

del lavoro, vado dal miglior offerente, e non trovando il miglior<br />

offerente resto, <strong>per</strong> più della metà dell’anno, <strong>di</strong>soccupato ma<br />

occupato a leggere giocare e correre.<br />

Transtech. Altro venerdì nero. Vado in uno stu<strong>di</strong>o anzi siccome mi<br />

veniva <strong>di</strong>fficile andare da quel stu<strong>di</strong>o, vicino al raccordo nella zona<br />

<strong>di</strong> rebbibia ci incontriamo in zona Parioli. Anche questa volta<br />

faccio bella impressione. Ma questa volta è <strong>di</strong>verso, l’ingegnere<br />

mi fa bella impressione. Mi parla <strong>di</strong> donne, <strong>di</strong> Haiti, <strong>di</strong> In<strong>di</strong>a. È<br />

stato in Haiti, conosce un suo compagno <strong>di</strong> su<strong>per</strong>iori monsieur<br />

Panetta, il topografo che conobbi nel breve lavoro in Marocco.<br />

Che coincidenze se <strong>di</strong> coincidenza si vuole parlare. C’è solo un<br />

problema in quella stessa settimana firmai un contratto a tempo<br />

indeterminato con la Cavalieri SpA <strong>per</strong> una galleria a Squillace<br />

(CZ) in Calabria. Lui fu rammaricato <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e questa mia<br />

assunzione. Ma io lo rincuorai <strong>di</strong>cendo che brevemente, molto<br />

brevemente avrei avuto occasione <strong>di</strong> ritornare a Roma <strong>per</strong> lavoro.<br />

Avevo qualche presentimento. Infatti non durai più <strong>di</strong> otto giorni a<br />

Squillace. Otto giorni un contratto a tempo indedermintao!!! Sono<br />

pazzo, qualcuno mi vuole prendere a calci!!! Do le mie<br />

spiegazioni, aspettate. Va bene che mi avevano detto che il ruolo<br />

era <strong>di</strong> tecnino amministrativo ma fare tre ore al giorno solo <strong>di</strong><br />

fotocopie era veramente da pazzi. Li lasciai lì su due pie<strong>di</strong>. Senza<br />

rancore, felice <strong>di</strong> fare il giusto. E bhè questa volta avevo<br />

veramente ragione. Mi sono spaccato <strong>per</strong> prendere una laurea in


ingegneria ed ora mi trovo a fare 10 ore <strong>di</strong> lavoro al giorno <strong>di</strong> cui 3<br />

ore li passo solo a fare fotocopie <strong>di</strong> bolle, fatture ecc. insomma<br />

santa Italia, santa Calabria mi avete proprio deluso. Mai arrivai a<br />

questo punto. Ed è cosi che richiamo il signor Transtech. E felice<br />

<strong>di</strong> sentire la mia voce, <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> richiamarlo fra una settimana.<br />

Passeranno tre settimane e finalmente mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> salire a Roma e<br />

vedere quale sistemazione è più idonea alle mie credenziali. Io<br />

come al mio solito cogliendo la palla al balzo mi precipitai nel suo<br />

stu<strong>di</strong>o. Non lo convinsi tanto questa volta, mi <strong>di</strong>sse ormai <strong>di</strong><br />

aspettare il nuovo anno. Per la prima volta della mia vita lavorativa<br />

mi fidai, mi fidai del suo dettame verbale. E sbagli. Ai primi <strong>di</strong><br />

gennaio mi <strong>di</strong>sse che non c’era lavoro che erano in crisi. Balle.<br />

Avrei voluto mandarlo a quel paese. Fan culo.<br />

Montealto es. Ormai ero giù <strong>di</strong> morale, ma continuai lo stesso a<br />

mandare cv. Ne mandai più <strong>di</strong> mille. Mandavo senza vedere chi<br />

erano e chi cercavano. Bastava che fossero imprese <strong>di</strong> costruzioni<br />

o stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ingegneria. Ed infatti mi chiamò mentre ero al<br />

su<strong>per</strong>mercato <strong>di</strong> Lamezia terme una ragazza spagnola. Mi eccitai<br />

solo a sentirla. Mi piace ascoltare le voci delle ragazze straniere.<br />

Soprattutto delle ragazze francesi. Divento tenero quando le<br />

ascolto tanto da risultare rincoglionito. Mi <strong>di</strong>sse se potevo andare a<br />

Roma. Ovviamente non rifiutai l’invito. Il giorno seguente ero già<br />

a Roma. Bel <strong>colloqui</strong>o feci, in spagnolo. Mi sorpresi <strong>di</strong> me stesso.<br />

Tutto il <strong>colloqui</strong>o in una lingua che si è simile all’italiano ma non<br />

avevo fatto nessun corso. Imparata solo verbalmente in repubblica<br />

domenicana dove andavo due volte al mese ( sei giorni al mese).<br />

Da Haiti rientravamo nell’appartamento fornito dalla Ghella SpA,


data <strong>per</strong> l’alloggio dei i propri <strong>di</strong>pendenti. Il ragazzo spagnolo,<br />

responsabile risorse umane non mi chiamò anche se si<br />

complimentò con le mie credenziali professionali ed il mio<br />

spagnolo, forse mi prendeva in giro.<br />

Cipa. Nello stesso <strong>per</strong>iodo mi chiamò un’altra impresa che faceva<br />

un’altra galleria. Rimasi deluso <strong>di</strong> ritornare in quel posto. Gli uffici<br />

erano a 200 metri dal mare. Ma il mare questa volta non mi<br />

confortava. Ormai la Calabria mi aveva deluso. Non volevo più<br />

tornare nella mia amata regione <strong>per</strong> lavoro ma nello stesso tempo<br />

dovevo pur trovare lavoro. Quin<strong>di</strong> feci come sempre l’attore e<br />

recitai la mia parte. Ed infatti ammirarono le mie es<strong>per</strong>ienze ma<br />

non mi chiamarono lo stesso <strong>per</strong> lavorare. Videro, intuirono che in<br />

fondo ero svogliato <strong>di</strong> fare qualcosa in quel settore. In fondo mi<br />

sono laureato in ingegneria civile ind. Trasporti, le infrastrutture<br />

dovrebbero essere le mie mete. Dovrebbero.<br />

Moretti case. Risali a Roma <strong>per</strong> fare due <strong>colloqui</strong> uno martedì con<br />

L’on SpA. Il secondo mercoledì con La Moretti case. La birra la<br />

bevvi ma Moretti case non bevve il mio <strong>voler</strong> lavorare come un<br />

mulo che non pensa. Agisce e basta. Prima <strong>di</strong> fare il <strong>colloqui</strong>o<br />

aspettai alle rive del Tevere leggendo un libro, uno dei tanti che<br />

porto sempre in borsa. L’isola <strong>di</strong> Arturo. C’era una bella frase sul<br />

mare e sul pesce piragna. Bell’istante quello fu. Bello il tevere<br />

all’alba. Penso che il <strong>colloqui</strong>o con Moretti case fu il <strong>colloqui</strong>o più<br />

stupido che feci. Sembravo l’i<strong>di</strong>ota <strong>di</strong> Dostoevskij. La bellezza<br />

salverà il mondo, mancava solo che <strong>di</strong>cessi.


Il colloquo con il dott. Tramontano fu esilarante. Questo signore<br />

che poi è stato il mio ultimo capo, parlava come se in mano avesse<br />

una multinazionale. Parlavo in un italiano ben canzonato, forse<br />

<strong>per</strong>ché è campano, napolitano quasi. Notai che i napoletani<br />

utilizzano bene il passato remoto mentre la maggior parte degli<br />

italiani ora preferisce l’utilizzo del passato prossimo, sbagliando.<br />

Non Io sono stato dalla On spa ma io fui dalla On SpA; se ciò si<br />

verificò tre mesi fa. Attualmente, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tre mesi, vivo a<br />

Roma, lavoro a Roma. Roma è bella, il costo delle stanze no! Se<br />

penso che ho fatto tutto questo giro solo <strong>per</strong> poter lavorare a<br />

Roma, precario con mille euro al mese. Penso che non valeva la<br />

pena fare tanti giri, bastava restare seduto sotto un albero e prima o<br />

poi qualcuno mi avrebbe offerto, qualche miseria, questa<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> flessibilità; versatilità non versabile. Non mi lamento<br />

tanto <strong>di</strong> dover prendere un tre zeri al mese, ma lamento il fatto che<br />

spesi 7000 euro <strong>di</strong> master, feci una breve ma significativa<br />

es<strong>per</strong>ienza all’estero e tutto ciò non vale pressoché niente se ragion<br />

in termini prettamente economici, se ragiono da impren<strong>di</strong>toreingegnere.<br />

Lamento la mancanza <strong>di</strong> meritocrazia. Certo se non<br />

avessi avuto questo es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> vita ora non sarei qui a scrivere<br />

un racconto <strong>di</strong> vita. Di VITA. Solo cosi mi sento vivo conoscendo<br />

nuove cose, nuovi mon<strong>di</strong>, nuovi modus o<strong>per</strong>an<strong>di</strong>. Ma prima o poi<br />

mi dovrò fermare da qualche parte. Per questo nessuna donna mi<br />

piglia <strong>per</strong>ché non gli rappresento sicurezza. O meglio non voglio<br />

nemmeno essere io ammogliato se in palio c’è la mia prigionia che<br />

incatena la libertà <strong>di</strong> pensare, <strong>di</strong> agire. Intanto restiamo a Roma.<br />

Poi vedremo se qualche IDEA accecante entra nella mia testolina<br />

irrequieta. Costruirò una società, produrrò qualche cosa, forse


scriverò un libro. Uno dei miei tanti sogni è <strong>di</strong>venire produttore <strong>di</strong><br />

vino biologico. Vorrei acquisire una piantagione <strong>di</strong> vigneto in<br />

Argentina. In Italia l’uva ora è acerba, lo <strong>di</strong>ce una volpe che nel<br />

paese baciato dal sole sono rimasti solo lupi. Le volpi sono fuggite<br />

o rintanate. Vorrei vorrei…<br />

Siamo giunti alla svolta. Mi sono a<strong>per</strong>to partita iva. Ora sono un<br />

libero professionista. Sono felice <strong>di</strong> lavorare <strong>per</strong> me stesso. Sono<br />

i<strong>per</strong>contento <strong>di</strong> collaborare con altri in modo paritario!! Sono<br />

entusiasto <strong>di</strong> parlare con i miei clienti <strong>di</strong> espormi.<br />

Ora mi sento realizzato. Da libero professionista. Libero.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!