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Gli spazi di Dio nella dottrina della creazione di Jürgen Moltmann

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<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong><br />

<strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong><br />

<strong>di</strong> Fausto Gianfreda<br />

Introduzione<br />

Il concetto <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o <strong>nella</strong> teologia <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong><br />

è connesso alla riflessione sul mistero dell’intima compenetrazione<br />

reciproca <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e mondo, in cui si danno incontro i misteri<br />

fondamentali <strong>della</strong> fede cristiana. In tale teologia <strong>Moltmann</strong><br />

vive in <strong>di</strong>alogo costante con la scienza e con le tra<strong>di</strong>zioni culturali<br />

e religiose non cristiane, esplorando zone concettuali promiscue,<br />

euristicamente feconde, in senso <strong>di</strong>acronico e sincronico. Il cammino<br />

tracciato dalla ricerca moltmanniana non è breve. Espressione<br />

composita ed organica <strong>di</strong> tale ricerca è l’opera Gott in der<br />

Schöpfung. Ökologische Schöpfungslehre (1985) 1 : preceduta dalla<br />

raccolta Zukunft der Schöpfung. Gesammelte Aufsätze (1977) 2 e<br />

seguita dalla raccolta Wissenschaft und Weisheit. Zum Gespräch<br />

zwischen Naturwissenschaft und Theologie (2002) 3 .<br />

<strong>Gli</strong> stu<strong>di</strong> in questione appartengono alla produzione dogmatica<br />

successiva alle due gran<strong>di</strong> opere moltmanniane, rappresentata<br />

dai volumi dei Systematische Beiträge zur Theologie 4 . Si contrad<strong>di</strong>stinguono,<br />

pertanto, per il loro carattere aperto, parziale e<br />

prospettico. Ciò pare consentire un’analisi trasversale del materiale<br />

speculativo moltmanniano ed una sua organizzazione attorno<br />

ad un focus tematico <strong>di</strong> personale interesse.<br />

Nostro proposito è in<strong>di</strong>care la centralità del concetto <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o<br />

<strong>nella</strong> teologia <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> moltmanniana, attraverso l’evi-


372 Fausto Gianfreda<br />

denziazione <strong>di</strong> alcuni momenti <strong>della</strong> ricerca. Nell’esplorare i <strong>di</strong>versi<br />

domini <strong>della</strong> riflessione moltmanniana riguardante la <strong>dottrina</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, compiremo un viaggio a ritroso. Partiremo dal<br />

saggio Gott und Raum 5 , contenuto <strong>nella</strong> raccolta Wissenschaft<br />

und Weisheit; quin<strong>di</strong>, guidati dalla relativa articolazione <strong>di</strong> pensiero,<br />

rimonteremo all’opera Gott in der Schöpfung e, ancora oltre,<br />

al saggio Schöpfung als offenes System 6 contenuto <strong>nella</strong> raccolta<br />

Zukunft der Schöpfung. Sottesa a questo modo <strong>di</strong> procedere è l’impressione<br />

che il saggio Gott und Raum sia la sintesi <strong>di</strong> un percorso,<br />

per comprendere la quale è necessario indagare il corpo testuale<br />

aprendone, per così <strong>di</strong>re, le pieghe tematiche. Il <strong>di</strong>spiegamento<br />

del contenuto teologico ci sembra possibile solo, appunto,<br />

con uno sguardo che risalga ad una sorta <strong>di</strong> intuizione originaria.<br />

Questo, del resto, è stato, <strong>di</strong> fatto, il nostro personale percorso <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o. L’esito essendo per noi positivo, ne ripresentiamo l’ordo:<br />

invitando pertanto il lettore a seguirne le orme.<br />

«GOTT UND RAUM»<br />

1. Compenetrazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e mondo<br />

Nel saggio Gott und Raum <strong>Moltmann</strong> si propone <strong>di</strong> rispondere ad<br />

un «problema teologico», la cui formulazione attinge da M. Jammer:<br />

«Noi non sappiamo se <strong>Dio</strong> sia lo <strong>spazi</strong>o del suo mondo o se il suo<br />

mondo sia il suo <strong>spazi</strong>o» 7 . Al termine del saggio, <strong>Moltmann</strong> dà risposta<br />

al quesito che si è posto, prendendo partito per l’“et-et” <strong>nella</strong><br />

<strong>di</strong>stinzione: «Il mondo abita in <strong>Dio</strong> in modo mondano e <strong>Dio</strong> abita<br />

nel mondo in modo <strong>di</strong>vino. Le due realtà si compenetrano a vicenda,<br />

senza <strong>di</strong>sturbarsi» 8 . Tale risposta mira, da una parte, a custo<strong>di</strong>re<br />

il deposito <strong>della</strong> teologia <strong>della</strong> shekinah, secondo cui il mondo è lo<br />

<strong>spazi</strong>o abitato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; dall’altra, a far valere le esigenze <strong>di</strong> una cristologia<br />

incarnatoria che, a detta <strong>di</strong> <strong>Moltmann</strong>, sarebbe minacciata dalle<br />

posizioni teologiche <strong>di</strong> Hans Urs von Balthasar e Karl Barth, «per<br />

i quali la <strong>creazione</strong> è in <strong>Dio</strong>, non però <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>creazione</strong>» 9 . Illustrando<br />

sinteticamente la sua argomentazione, <strong>Moltmann</strong> in<strong>di</strong>ca<br />

fonti e contenuti <strong>della</strong> sua teologia <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>:<br />

«Se si tiene invece conto <strong>di</strong> entrambi – zimzum e shekinah – si dovrà<br />

poi anche ammettere che <strong>Dio</strong> rende se stesso <strong>spazi</strong>o abitato dalle sue


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> Creazione <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 373<br />

creature, ma al tempo stesso entra <strong>nella</strong> sua <strong>creazione</strong> per renderla<br />

propria <strong>di</strong>mora. Nessun paradosso, perché ciò riflette la realtà <strong>della</strong><br />

pericoresi, riformulata in chiave cristologica: vicendevole inabitazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>seguali, non <strong>di</strong> uguali» 10 .<br />

Da questa pericope si evince che fonti principali <strong>della</strong> teologia<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong> moltmanniana sono le tra<strong>di</strong>zioni ebraiche rabbinica<br />

e cabalistica, all’incontro con la teologia cristiana vertente sui<br />

misteri fondamentali trinitario e cristologico.<br />

2. Spazialità trinitaria<br />

Il luogo <strong>di</strong> incontro delle <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni è il concetto <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o,<br />

<strong>di</strong> tale rilevanza da essere in<strong>di</strong>cato in principio del saggio quale «nome<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 11 . In particolare, <strong>Moltmann</strong> si riferisce alla tra<strong>di</strong>zione<br />

del giudaismo palestinese del primo millennio, in cui <strong>Dio</strong> è nominato<br />

«makom = <strong>spazi</strong>o»: «[...] makom kadosh è lo <strong>spazi</strong>o sacro occupato<br />

dalla shekinah. Non accompagnato da alcuna delimitazione,<br />

makom esprime l’onnipresenza <strong>di</strong>vina, nel senso descritto nel Salmo<br />

139. Inteso invece come presenza circoscritta alla <strong>creazione</strong>,<br />

<strong>Dio</strong> è makom del mondo» 12 . In<strong>di</strong>cato lo <strong>spazi</strong>o quale nome <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

<strong>Moltmann</strong> si chiede in che termini ciò possa <strong>di</strong>rsi riguardo alla Trinità<br />

13 . Si rivolge allora al concetto teologico <strong>di</strong> «pericoresi», citando<br />

anzitutto la lezione <strong>di</strong> Giovanni Damasceno, il quale usa tale<br />

concetto in riferimento alla compenetrazione tra le due nature <strong>di</strong><br />

Cristo così come alle inabitazioni reciproche delle persone <strong>della</strong><br />

Trinità. Citando, quin<strong>di</strong>, la bolla «Cantate Domino» del Concilio <strong>di</strong><br />

Firenze (1438-’45), analizza i concetti – provenienti dalla traduzione<br />

latina del termine «pericoresi» – <strong>di</strong> circumincessio e circuminsessio:<br />

il primo esprimendo la compenetrazione <strong>di</strong>namica (incedere); il<br />

secondo l’inabitazione (insedere). Moto e quiete segnano l’ex-sistenza<br />

<strong>di</strong> ciascuna persona nelle altre due, ritmo amoroso <strong>di</strong> unificazione<br />

e <strong>di</strong>fferenziazione. Qui si mostra, secondo <strong>Moltmann</strong>, il<br />

senso cristiano dello <strong>spazi</strong>o quale nome <strong>di</strong>vino:<br />

«Viste dai <strong>di</strong>fferenti lati, le persone trinitarie non sono dunque mai soltanto<br />

“persone”, ma anche “<strong>spazi</strong>” l’una per le altre. Ciascuna persona<br />

è al medesimo tempo <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> movimento, <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> abitazione per<br />

le altre due. Ciascuna persona <strong>di</strong>venta, in forza <strong>della</strong> pericoresi, <strong>spazi</strong>o<br />

abitabile per le altre. Risiede qui il senso <strong>della</strong> loro circuminsessio. Non


374 Fausto Gianfreda<br />

si dovrà parlare soltanto <strong>di</strong> tre persone trinitarie, ma anche <strong>di</strong> tre <strong>spazi</strong><br />

trinitari. Ciascuna persona è, per le altre, persona che si lascia abitare e<br />

che al tempo stesso si concede» 14 .<br />

3. Spazialità <strong>di</strong> <strong>creazione</strong><br />

Dopo aver spiegato in che senso, <strong>nella</strong> teologia trinitaria, possa<br />

<strong>di</strong>rsi che <strong>Dio</strong> sia in se stesso <strong>spazi</strong>o, <strong>Moltmann</strong> trascorre alla teologia<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, ove la <strong>spazi</strong>alità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si mostra in rapporto<br />

alla realtà non <strong>di</strong>vina. È qui che viene in campo l’idea cabalistica<br />

dello Zimzum, sviluppata da Isaak Luria 15 . Tale immagine –<br />

probabilmente ispirata dalle contrazioni uterine durante il parto –<br />

<strong>nella</strong> teologia moltmanniana veicola il pensiero dell’autolimitazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> a favore <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> 16 :<br />

«Stando alla cabala, l’Infinito, la cui luce originariamente inondava<br />

ogni cosa, ha ritratto la sua eterna luce e quin<strong>di</strong> ha creato uno <strong>spazi</strong>o<br />

vuoto, vuoto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. [...] Se l’Eterno si autolimita, si determina pure<br />

uno <strong>spazi</strong>o vuoto, quel nihil in cui il Creatore può chiamare all’esistenza<br />

ciò che non esiste. “Deus creaturus mundos contraxit praesentiam<br />

suam”. [...] Ritraendosi in se stesso, <strong>Dio</strong> può creare qualcosa che non è<br />

<strong>di</strong>vino, cui concede <strong>di</strong> coesistere, cui dà <strong>spazi</strong>o e redenzione» 17 .<br />

Attraverso l’idea dello <strong>spazi</strong>o vuoto ottenuto dalla ritrazione <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, al fine <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, <strong>Moltmann</strong> si propone <strong>di</strong> esprimere altrimenti<br />

il mistero dell’autodeterminazione <strong>di</strong>vina secondo la possibilità<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong>. Quest’autodeterminazione è onnipotente<br />

autolimitazione <strong>di</strong> potenza, con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibilità <strong>della</strong> libertà<br />

creaturale, che nel gergo <strong>della</strong> filosofia orientale <strong>di</strong> Nishida Kitaro<br />

18 è <strong>di</strong>cibile quale autonegazione dell’Assoluto:<br />

«Il fatto che <strong>Dio</strong> si autolimiti per dare <strong>spazi</strong>o alla <strong>creazione</strong> non sta ad<br />

esprimere impotenza, bensì onnipotenza: solo <strong>Dio</strong> può limitare se<br />

stesso, un <strong>Dio</strong> che sarebbe astrattamente onnipotente solo dove nulla<br />

esistesse. Il creatore del cielo e <strong>della</strong> terra è l’“Onnipotente” proprio<br />

perché rispetta, in ciò che egli ha creato, la specificità e la libertà<br />

<strong>di</strong> cui la creatura gode davanti a lui. Se così non fosse, <strong>Dio</strong> si contrad<strong>di</strong>rebbe.<br />

La libertà del relativo è possibile unicamente per la relativa<br />

autonegazione dell’Assoluto» 19 .


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 375<br />

4. Spazialità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mora<br />

<strong>Moltmann</strong> avanza <strong>nella</strong> sua interrogazione, cercando la ragione<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong> per ritrazione. Qui, ricorrendo alla tra<strong>di</strong>zione giudaica<br />

<strong>della</strong> shekinah, suggerisce l’orientamento <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> a <strong>di</strong>morare<br />

<strong>nella</strong> sua <strong>creazione</strong>. <strong>Dio</strong> è orientato a <strong>di</strong>morare nel <strong>di</strong>morare creaturale.<br />

Si ritrae consentendo <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>mora per la creatura;<br />

quin<strong>di</strong> prende a <strong>di</strong>morare con la creatura e <strong>nella</strong> creatura. La storia<br />

<strong>della</strong> salvezza testimonia questa inclinazione <strong>di</strong>vina nei termini<br />

<strong>di</strong> una promessa intima all’alleanza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> con Israele:<br />

«Proprio in forza <strong>della</strong> sua shekinah, l’Eterno, Colui che i cieli dei cieli<br />

non possono contenere, <strong>di</strong>venta dunque il compagno <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong><br />

sofferenze del popolo impotente, perché la promessa <strong>di</strong> <strong>di</strong>morare in<br />

mezzo al popolo precede quella <strong>di</strong> abitare sul monte Sion. <strong>Dio</strong> “abita”<br />

tra i figli d’Israele che pur non <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mora, non hanno<br />

una patria, vivono da senzatetto e tra il <strong>di</strong>sprezzo degli stranieri.<br />

Tutto quel che accade al popolo accade anche alla shekinah <strong>di</strong>vina in<br />

mezzo ad esso (Is 63, 9)» 20 .<br />

Questa inclinazione <strong>di</strong>vina mostra tutta la sua potente misericor<strong>di</strong>a<br />

nell’incarnazione del Verbo, ove <strong>Dio</strong> si perde a ritrovare chi è perduto.<br />

Misura estrema, ulteriore alla shekinah, l’incarnazione esprime<br />

la pienezza <strong>della</strong> <strong>di</strong>vinità nel suo <strong>di</strong>morare corporeo; nei termini<br />

<strong>di</strong> una solidarietà in cui <strong>Dio</strong> occupa lo <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> coloro che non<br />

hanno luogo e che, perciò, paradossalmente, lo accolgono:<br />

«Nella sorte <strong>di</strong> Cristo la shekinah assume i lineamenti <strong>della</strong> de<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, capace lui stesso <strong>di</strong> soffrire e <strong>di</strong> morire. Il che significa che il<br />

Creatore non solo consente alla sua <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> esistere, ma si concede<br />

ad essa, entra in essa ed in essa abita, trova in essa riposo e prende<br />

in essa stabile <strong>di</strong>mora» 21 .<br />

Il <strong>di</strong>morare <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> conosce altresì la declinazione pneumatologica,<br />

nei termini <strong>della</strong> inhabitatio dello Spirito Santo per la comunione<br />

con il Primogenito. Lo sguardo pneumatologico in<strong>di</strong>ca, infine,<br />

la promessa cosmica <strong>di</strong> cui si parla in 1 Cor 15, 28 e Ap 21,<br />

ove l’intero creato, nel sabato eterno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong>venta abitazione,<br />

«Tempio cosmico <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 22 .<br />

Tale promessa, nell’attesa, determina la comunità cristiana a<br />

farsi <strong>spazi</strong>o aperto d’accoglienza al <strong>Dio</strong> che, nel Figlio dell’uomo,


376 Fausto Gianfreda<br />

si è fatto <strong>spazi</strong>o vuoto perché chi è senza-luogo trovi l’abbraccio<br />

dell’onnipotente misericor<strong>di</strong>a:<br />

«Non è stato <strong>Dio</strong> stesso a farsi u-topico, letteralmente senza-luogo?<br />

La comunità cristiana è quella che si fa “<strong>di</strong>mora <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” per mezzo<br />

dello Spirito (Ef 2, 22), e che invece <strong>di</strong> rinchiudersi negli <strong>spazi</strong> esclusivi<br />

<strong>della</strong> società repressiva si apre ad accogliere il Figlio dell’uomo<br />

presente tra gli “affamati, assetati, forestieri, ignu<strong>di</strong>, ammalati e prigionieri”<br />

(Mt 25, 35-36): patria per un <strong>Dio</strong> che in questo mondo è<br />

senza patria» 23 .<br />

1. Immanenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo<br />

«GOTT IN DER SCHÖPFUNG»<br />

Il <strong>di</strong>morare <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel creato è l’oggetto precipuo dell’investigazione<br />

contenuta nell’opera Gott in der Schöpfung. Ökologische Schöpfungslehre<br />

del 1985. Il tentativo <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> <strong>Moltmann</strong> è quello <strong>di</strong><br />

elaborare una <strong>dottrina</strong> pneumatologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, entrando in<br />

<strong>di</strong>alogo con antiche e nuove filosofie <strong>della</strong> natura. Proprio l’attenzione<br />

alla <strong>di</strong>mensione dell’abitare-<strong>di</strong>morare qualifica l’opera, nel<br />

sottotitolo, come «<strong>dottrina</strong> ecologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>»:<br />

«[...] se il Creatore, la sua creatura e il fine verso cui questa tende sono<br />

considerati in chiave trinitaria, allora si dovrà ammettere che me<strong>di</strong>ante<br />

il suo Spirito il Creatore abita in tutto il creato e in ciascuna<br />

creatura, e sempre in forza del suo Spirito li tiene insieme e li mantiene<br />

in vita. L’intimo mistero <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> è appunto questa inabitazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, come l’intimo mistero del sabato <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> è il riposo<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Se ci si chiede quale fine e futuro abbia la <strong>creazione</strong>, ci<br />

s’imbatte, in ultima analisi, nel <strong>Dio</strong> Uno e Trino che abita, trasfigurandola,<br />

una <strong>creazione</strong> che si rende così cielo nuovo e nuova terra<br />

(Ap 21), ma anche nel sabato eterno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, quando tutta la <strong>creazione</strong><br />

avrà raggiunto la sua beatitu<strong>di</strong>ne. Il mistero <strong>di</strong>vino <strong>della</strong> <strong>creazione</strong><br />

è la shekinah (in abitazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>) e il fine <strong>della</strong> shekinah è trasformare<br />

l’intero creato in casa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 24 .<br />

Sotteso alla <strong>dottrina</strong> ecologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> è, nell’intenzione <strong>di</strong><br />

<strong>Moltmann</strong>, un «nuovo modo <strong>di</strong> pensare <strong>Dio</strong>» 25 . Oltre la tra<strong>di</strong>zionale<br />

<strong>di</strong>stinzione tra <strong>Dio</strong> e mondo, occorre guadagnare la consapevolezza<br />

<strong>della</strong> loro reciproca compenetrazione, con un’acuta per-


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 377<br />

cezione dell’immanenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo, quale verità originaria<br />

delle tra<strong>di</strong>zioni bibliche:<br />

«Se il Creatore, in forza dello Spirito, è presente <strong>nella</strong> stessa <strong>creazione</strong>,<br />

il Suo rapporto con il creato si avvicinerà a quello <strong>di</strong> una rete intessuta<br />

<strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> rapporti: unilaterali, reciproci e multilaterali.<br />

In questa fitta rete <strong>di</strong> relazioni, termini quali “creare”, “preservare”,<br />

“sostenere” e “portare a compimento” designano, senz’altro,<br />

le gran<strong>di</strong> relazioni <strong>di</strong> tipo unilaterale, dove però quelli <strong>di</strong> “inabitare”,<br />

“compatire”, “partecipare”, “accompagnare”, “sopportare”, “allietare”<br />

e “glorificare” sono delle relazioni reciproche, che designano una<br />

comunione vitale e cosmica fra <strong>Dio</strong> Spirito e tutte le sue creature. La<br />

<strong>dottrina</strong> trinitaria <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> non parte quin<strong>di</strong> da una contrapposizione<br />

tra <strong>Dio</strong> e mondo, per definire poi <strong>Dio</strong> e mondo, <strong>Dio</strong> come non<br />

mondano e il mondo come non <strong>di</strong>vino. Parte invece da una tensione<br />

immanente in <strong>Dio</strong> stesso: <strong>Dio</strong> crea il mondo e al tempo stesso lo compenetra»<br />

26 .<br />

2. Kenosi creatrice<br />

L’immanenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo è possibile solo in virtù <strong>di</strong> un’originaria<br />

autocontrazione <strong>di</strong>vina che anzitutto dona <strong>spazi</strong>o d’essere<br />

alla creatura. <strong>Dio</strong> si sottrae per poi comunicarsi a ciò che solo a<br />

mezzo del suo sottrarsi può essere (esterno a lui). Questa è l’interpretazione<br />

che <strong>Moltmann</strong> dà <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> creatio ex nihilo,<br />

in ciò avvalendosi <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> cabalistica dello Zimzum, recepita<br />

dalla tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> teologia cristiana:<br />

«Quest’automovimento <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> precede la <strong>creazione</strong> e le conferisce lo<br />

<strong>spazi</strong>o necessario all’esistenza. <strong>Dio</strong> entra in sé per uscire da sé. Egli<br />

“crea” i presupposti per l’esistenza <strong>della</strong> sua <strong>creazione</strong>, ritraendo la propria<br />

presenza e potenza. [...] sorge così un nihil che non contiene la negazione<br />

dell’essere creaturale, dato che la <strong>creazione</strong> non esiste ancora,<br />

ma che esprime la negazione parziale dell’essere <strong>di</strong>vino, in quanto <strong>Dio</strong><br />

non è ancora Creatore. Lo <strong>spazi</strong>o che si determina per l’autocontrazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è in senso letterale uno <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> abbandono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 27 .<br />

Questa autolimitazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, anteriore e possibilitante la <strong>creazione</strong>,<br />

è, per <strong>Moltmann</strong> – in linea con la lezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi teologi<br />

cristiani (Niccolò Cusano, J.G. Hamann, Fr. Oetinger, F.W.J.<br />

Schelling, A. von Oettingen, E. Brunner) –, l’inizio <strong>della</strong> kenosi


378 Fausto Gianfreda<br />

<strong>di</strong>vina, la cui acme è la croce <strong>di</strong> Cristo; la kenosi essendo l’espressione<br />

dell’amore <strong>di</strong>vino:<br />

«<strong>Dio</strong> “si ritrae da se stesso in sé” per rendere possibile la <strong>creazione</strong>.<br />

Quest’autoumiliazione <strong>di</strong>vina antecede il suo agire creatore ad extra. Ma<br />

allora l’autoumiliazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non ha inizio con la <strong>creazione</strong>, quando<br />

<strong>Dio</strong> si concede a questo mondo, ma ancor prima <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> stessa,<br />

<strong>di</strong> cui rappresenta un presupposto. L’amore creatore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è fondato sul<br />

suo amore che si umilia, si abbassa. È appunto l’inizio <strong>di</strong> quell’autoalienazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che Fil. 2 considera come il mistero <strong>di</strong>vino del Messia.<br />

Già per creare il cielo e la terra <strong>Dio</strong> si è estrinsecato dalla sua onnipotenza<br />

ed ha assunto, da Creatore, l’immagine <strong>di</strong> servo» 28 .<br />

3. Tre tipi <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o<br />

La ritrazione o autocontrazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> determina uno <strong>spazi</strong>o vuoto,<br />

«luogo» <strong>della</strong> <strong>di</strong>fferenza tra lo <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e lo <strong>spazi</strong>o del<br />

mondo. <strong>Moltmann</strong> usa il riferimento al makom <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

giudaica per liberare il campo <strong>della</strong> teologia <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> dalla<br />

visione panteistica: nel confronto con tale tra<strong>di</strong>zione, <strong>Moltmann</strong><br />

matura la concezione <strong>di</strong> uno «<strong>spazi</strong>o assoluto» quale <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>spazi</strong>ale dell’essere <strong>di</strong>vino:<br />

«La tra<strong>di</strong>zione giudaica, analizzata da Max Jammer, ha riferito l’espressione<br />

MAKOM KADOSH, <strong>spazi</strong>o sacro, alla shekinah <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, alla presenza<br />

abitante <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel tempio ed in Israele. Ancora un passo e, insieme<br />

al salmo 139, possiamo descrivere l’onnipresenza <strong>di</strong>vina come la presenza<br />

<strong>spazi</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, come lo <strong>spazi</strong>o in cui esistono e si muovono tutte<br />

le cose create, lo “<strong>spazi</strong>o assoluto”, cioè la <strong>di</strong>mensione <strong>spazi</strong>ale dell’essere<br />

<strong>di</strong>vino. Se lo <strong>spazi</strong>o viene inteso come <strong>di</strong>mensione dell’onnipresenza<br />

<strong>di</strong>vina, si esclude qualsiasi conseguenza <strong>di</strong> natura panteistica. Lo<br />

“<strong>spazi</strong>o assoluto” significa la presenza imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nell’intero<br />

mondo materiale ed in ogni singola cosa che in esso esiste» 29 .<br />

Lo «<strong>spazi</strong>o assoluto» <strong>di</strong>ce «l’onnipresenza <strong>di</strong>vina, increata ed<br />

eterna» 30 , che è altra cosa dallo <strong>spazi</strong>o <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>; quest’ultimo,<br />

infine, è altra cosa dalla <strong>creazione</strong> e dagli <strong>spazi</strong> in essa creati.<br />

<strong>Moltmann</strong> giunge a <strong>di</strong>stinguere, così, tre tipi <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o:<br />

«Il mondo creato non esiste nello “<strong>spazi</strong>o assoluto” dell’essere <strong>di</strong>vino,<br />

bensì nello “<strong>spazi</strong>o consentito” dal proposito creativo. Il mondo


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 379<br />

non esiste in se stesso, bensì “nello <strong>spazi</strong>o consentito” <strong>della</strong> presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo. [...] Nella <strong>dottrina</strong> del mondo come <strong>creazione</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> <strong>di</strong>stinguiamo allora: 1. L’onnipotenza essenziale <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, o lo <strong>spazi</strong>o<br />

assoluto, 2. Lo <strong>spazi</strong>o <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>nella</strong> presenza che <strong>Dio</strong> ha voluto<br />

avere nel mondo e 3. I luoghi relativi, le relazioni e i movimenti<br />

nel mondo creato» 31 .<br />

4. Spazialità <strong>di</strong> cielo e terra<br />

La <strong>spazi</strong>alità viene <strong>di</strong>segnata da <strong>Moltmann</strong> anche secondo la tra<strong>di</strong>zionale<br />

dualità <strong>di</strong> cielo e terra, ad esprimere in altro modo e nuovo<br />

senso il rapporto tra <strong>Dio</strong> e mondo. Il rapporto simbolico tra gli <strong>spazi</strong><br />

<strong>di</strong> cielo e terra in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>fferenza <strong>nella</strong> comunicazione. Specificamente,<br />

i due <strong>spazi</strong> nominano il rapporto tra possibilità e realtà:<br />

«Con il termine “cielo” si qualifica il lato <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> aperto a <strong>Dio</strong>.<br />

Per questo possono anche darsi cieli al plurale, mentre la terra rimane<br />

sempre al singolare. “I cieli” significano, per la terra, il regno delle<br />

possibilità creative <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 32 .<br />

La <strong>di</strong>stanza ideale tra cielo e terra è percorso simbolico del movimento<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> attraverso la <strong>creazione</strong> 33 . La <strong>di</strong>namicità del rapporto<br />

<strong>di</strong>ce la connessione <strong>della</strong> dualità ontologico-simbolica con il<br />

procedere creativo-salvifico <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>:<br />

«Per “cielo” qui s’intende il regno delle energie, <strong>della</strong> possibilità (possibilitas)<br />

e <strong>della</strong> potenza (potentia) <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Attingendo alle proprie possibilità<br />

creatrici, <strong>Dio</strong> crea la realtà del mondo, del cielo (stellare) e <strong>della</strong><br />

terra. Qui “mondo” sta a significare il lato <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> simboleggiato<br />

nel termine “terra”. [...] <strong>Dio</strong> si crea in primo luogo la possibilità <strong>di</strong><br />

realtà del mondo. Egli esce, creando, configurando ed operando, dal regno<br />

<strong>della</strong> sua possibilità positiva, per entrare nel regno <strong>della</strong> realtà» 34 .<br />

<strong>Moltmann</strong> incrocia l’articolazione dei tre <strong>spazi</strong> del processo creativo<br />

con la dualità <strong>di</strong> cielo e terra, costruendo un complesso “gioco”<br />

storico-salvifico. La complessità esprime la serietà del tentativo<br />

<strong>di</strong> dar ragione <strong>di</strong> tutti gli elementi teologici in ballo <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong>. Inevitabilmente la <strong>spazi</strong>alità, tesa a descrivere<br />

l’interezza dell’azione <strong>di</strong>vina, necessita la complementarità <strong>della</strong><br />

temporalità:


380 Fausto Gianfreda<br />

«Le possibilità e forze <strong>di</strong>vine, racchiuse nel simbolo “cielo”, non sono<br />

le possibilità e forze dell’essere eterno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, bensì le possibilità e forze<br />

<strong>di</strong> quel <strong>Dio</strong> che si è determinato come Creatore <strong>di</strong> un mondo che da<br />

Lui si <strong>di</strong>fferenzia, ma che con Lui comunica. Come il “tempo <strong>della</strong><br />

<strong>creazione</strong>” scaturisce dal proposito creatore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e come lo “<strong>spazi</strong>o<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong>” deriva dalla contrazione <strong>di</strong> un’onnipresenza <strong>di</strong>vina che<br />

riempie l’universo, così anche le possibilità e le forze <strong>di</strong>vine, il “cielo”,<br />

vengono qualificate dall’autodeterminazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Creatore e sviluppate<br />

dal Creatore nel tempo e nello <strong>spazi</strong>o <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>. In tal senso<br />

il cielo è il primo mondo che <strong>Dio</strong> abbia creato e del quale si sia servito<br />

per organizzare la terra, per avvolgerla e, infine, re<strong>di</strong>merla» 35 .<br />

5. Spazio del sabato<br />

L’intersezione <strong>di</strong> <strong>spazi</strong> narra l’azione creatrice <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, sì che la salvezza<br />

s’esprime in termini <strong>di</strong> pericoresi tra <strong>Dio</strong> e mondo 36 . <strong>Dio</strong>,<br />

creando, crea le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> possibilità del suo <strong>di</strong>morare nell’altro<br />

da sé che è la creatura: penetra così la sua stessa <strong>creazione</strong>. Ma<br />

il gioco comunicativo tra <strong>Dio</strong> e mondo non è uni<strong>di</strong>rezionale: <strong>Dio</strong><br />

si fa visitare dalla creatura. Il sabato <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione giudaica rappresenta,<br />

per <strong>Moltmann</strong>, lo <strong>spazi</strong>o <strong>della</strong> passività ricettiva <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>:<br />

«“Riposando” dalle sue attività creatrici e plasmatrici, <strong>Dio</strong> consente a<br />

che le creature, ciascuna a modo suo, influiscano su <strong>di</strong> Lui: recepisce<br />

il loro modo <strong>di</strong> configurare la propria vita e percepisce gli effetti vitali<br />

che da esse derivano. Prendendo le <strong>di</strong>stanze dall’influsso creatore,<br />

Egli si rende perfettamente recettivo rispetto alla felicità, alla sofferenza<br />

e alla lode che salgono dalle creature» 37 .<br />

Nel riposo del sabato, la comunione esistente tra le opere delle<br />

mani <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è avvertita dalla sua “sensibilità” come proprio «ambiente»<br />

38 : riposando dalle sue opere, <strong>Dio</strong> in esse riposa. Di fatto,<br />

le creature, per così <strong>di</strong>re, poggiano, a loro volta, sul riposo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

come su fondamento: qui si esprime la verità <strong>della</strong> loro libertà:<br />

«Nella presenza riposante ed imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> tutte le creature hanno<br />

la loro <strong>di</strong>mora. Nella presenza riposante <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ogni creatura trova il<br />

fondamento su cui poggiare. Il sabato preserva le creature dall’annientamento<br />

e riempie la loro esistenza inquieta <strong>della</strong> gioia <strong>della</strong> presenza<br />

del <strong>Dio</strong> eterno. Nel sabato tutte le creature trovano il loro “luogo” nel<br />

<strong>Dio</strong> presente. La <strong>creazione</strong> è stata fatta “dal nulla”, creata “per il sabato”,<br />

quin<strong>di</strong> nel sabato essa esiste “<strong>nella</strong>” presenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» 39 .


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 381<br />

L’intersezione degli <strong>spazi</strong> propria dell’agire creativo-redentivo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, pericoresi riflessa <strong>di</strong> quella intratrinitaria, parla, per <strong>Moltmann</strong>,<br />

<strong>di</strong> libertà: <strong>Dio</strong> crea in libertà; il mondo vive <strong>di</strong> questa libertà.<br />

Simbolo <strong>di</strong> questa reciproca e libera rispondenza tra <strong>Dio</strong> e<br />

mondo, partorita dalla gratuità dell’amore <strong>di</strong>vino, è il gioco del<br />

bimbo 40 . Quest’antica immagine, propria del pensiero aurorale<br />

greco come <strong>di</strong> quello sapienziale biblico, serve il coronamento<br />

<strong>della</strong> me<strong>di</strong>tazione moltmanniana sulla <strong>creazione</strong>: «Il <strong>Dio</strong> creatore<br />

gioca con le proprie possibilità e crea dal nulla quel che a lui piace,<br />

perché gli è conforme» 41 . Il gioco <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> riguarda, insieme,<br />

<strong>creazione</strong> e redenzione del mondo. In linea con un’antica tra<strong>di</strong>zione<br />

mistica, <strong>Moltmann</strong> qualifica in termini <strong>di</strong> gioco l’immanenza<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nell’anima umana: «Il Redentore gioca con l’anima che<br />

Egli ama un meraviglioso gioco d’amore, per portarla a libertà» 42 .<br />

«SCHÖPFUNG ALS OFFENES SYSTEM»<br />

1. Processo escatologico <strong>della</strong> <strong>creazione</strong><br />

Il saggio Schöpfung als offenes System, e<strong>di</strong>to nel 1977 (originariamente<br />

oggetto <strong>di</strong> conferenza nel 1975), prende avvio con la stigmatizzazione<br />

<strong>della</strong> crisi moderna del rapporto tra teologia e scienze<br />

naturali. Proposito <strong>di</strong> <strong>Moltmann</strong> è contribuire alla ripresa <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>alogo fruttuoso 43 , a mezzo <strong>di</strong> una rivisitazione, ad un tempo, dei<br />

concetti <strong>di</strong> «<strong>creazione</strong>» e <strong>di</strong> «natura»:<br />

«Nell’intenzione <strong>di</strong> coesistere con le scienze naturali, la teologia stessa<br />

approfondì la <strong>di</strong>astasi che voleva superare. Se noi oggi perseguiamo una<br />

convergenza tra fede <strong>nella</strong> <strong>creazione</strong> e scienze naturali, ciò presuppone<br />

che vengano rivisti tanto il tra<strong>di</strong>zionale concetto <strong>di</strong> <strong>creazione</strong> <strong>della</strong> teologia,<br />

che il concetto <strong>di</strong> natura delle scienze naturali classiche» 44 .<br />

In riferimento al concetto teologico <strong>di</strong> <strong>creazione</strong>, <strong>Moltmann</strong> ad<strong>di</strong>ta<br />

anzitutto la necessità <strong>di</strong> passare da una «comprensione protologica<br />

dell’escatologia» ad una «comprensione escatologica <strong>della</strong><br />

<strong>creazione</strong>»:<br />

«La revisione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> – che a mio avviso oggi è<br />

necessaria: a) per motivi esegetici; b) a motivo <strong>della</strong> nostra esperienza<br />

e del nostro rapporto con la natura – consiste nel capovolgimento in


382 Fausto Gianfreda<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una comprensione escatologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> in modo<br />

che non si comprenda più solo l’escatologia alla luce <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>,<br />

ma anche la <strong>creazione</strong> alla luce dell’escatologia» 45 .<br />

Contestando il pensiero <strong>di</strong> una <strong>creazione</strong> senza tempo né storia –<br />

la storia iniziando, in tale concezione, con il peccato originale –, sistema<br />

chiuso ed autosufficiente, <strong>Moltmann</strong> fa valere gli esiti <strong>della</strong><br />

recente esegesi biblica, ove «la fede storica <strong>nella</strong> salvezza determina<br />

la fede <strong>nella</strong> <strong>creazione</strong>» 46 . Ne ricava che la <strong>creazione</strong> è un concetto<br />

escatologico. Qui il tempo inizia con la <strong>creazione</strong> e, lungi dall’avere<br />

una struttura circolare – come vorrebbe la concezione <strong>della</strong><br />

redenzione quale ripristino <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> buona e originaria –,<br />

«ha una struttura asimmetrica ed è aperto per un futuro che non<br />

può essere ritorno dell’inizio come restitutio in integrum» 47 .<br />

Ne proviene un «processo creativo orientato escatologicamente»<br />

48 , in cui sono <strong>di</strong>stinguibili tre momenti: a) creare iniziale; b) creare<br />

storico; c) compimento escatologico. Questa concezione processual-escatologica<br />

<strong>della</strong> <strong>creazione</strong> consente, secondo <strong>Moltmann</strong>, il superamento<br />

<strong>di</strong> certo dualismo presente <strong>nella</strong> teologia cristiana:<br />

«La riduzione del concetto <strong>di</strong> <strong>creazione</strong> a <strong>creazione</strong> in principio ha<br />

condotto <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione alla <strong>di</strong>astasi <strong>di</strong> “<strong>creazione</strong> e redenzione”, <strong>di</strong><br />

“natura e soprannatura”, o <strong>di</strong> “prima e seconda <strong>creazione</strong>”. In tal<br />

modo però la continuità e l’unità dello stesso creare <strong>di</strong>vino <strong>di</strong>vennero<br />

dubbie. Il concetto <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nell’unità del senso del suo creare<br />

può a mio avviso essere stabilito solo attraverso il concetto del connesso<br />

processo creativo, orientato escatologicamente» 49 .<br />

Nella visione moltmanniana, i concetti tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> regnum naturae,<br />

regnum gratiae e regnum gloriae sono connessi in unità organica,<br />

sì che «la <strong>creazione</strong> iniziale rimanda alla storia <strong>della</strong> salvezza<br />

ed entrambe rimandano al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> se stesse al regno <strong>della</strong><br />

gloria» 50 . Il processo creativo sarebbe, pertanto, intrinsecamente<br />

mosso dal regnum gloriae.<br />

2. Creazione come sistema aperto<br />

Il concetto moltmanniano <strong>di</strong> <strong>creazione</strong> è visibilmente <strong>di</strong>namico,<br />

nel movimento <strong>di</strong> una perfettibilità che guarda alla pienezza del<br />

compimento. Questa creatio mutabilis è descrivibile attraverso il


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 383<br />

concetto <strong>di</strong> «sistema aperto» che <strong>Moltmann</strong> prende in prestito<br />

dalla riflessione scientifica 51 :<br />

«La <strong>creazione</strong> in principio è simultaneamente <strong>creazione</strong> del tempo.<br />

Essa deve essere perciò compresa come creatio mutabilis. Essa non è<br />

perfetta, ma perfettibile, poiché è aperta alla storia <strong>della</strong> <strong>di</strong>sgrazia e<br />

<strong>della</strong> salvezza e aperta all’annientamento e al compimento. Se noi<br />

compren<strong>di</strong>amo la <strong>creazione</strong> nei suoi particolari e <strong>nella</strong> sua totalità come<br />

sistema aperto, col suo inizio è posta contemporaneamente la con<strong>di</strong>zione<br />

per la sua storia e per il suo compimento» 52 .<br />

La visione <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> in termini <strong>di</strong> sistema aperto consente a<br />

<strong>Moltmann</strong> <strong>di</strong> definire il concetto <strong>di</strong> peccato in termini <strong>di</strong> chiusura<br />

dei sistemi umani interni al sistema <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>. L’immagine<br />

<strong>della</strong> chiusura si ad<strong>di</strong>ce a descrivere le situazioni esistenziali in<strong>di</strong>viduali<br />

e collettive ove l’esercizio del possibile è scongiurato come<br />

minaccia al sistema:<br />

«Se l’uomo si chiude nei confronti delle proprie possibilità, egli si fissa<br />

sulla propria realtà e cerca <strong>di</strong> confermare il proprio presente e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderlo<br />

da possibili cambiamenti. Egli assume in tal modo la figura dell’homo<br />

incurvatus in se. Se una società umana si istituisce come sistema<br />

chiuso che vuole bastare a se stesso, accade qualcosa <strong>di</strong> simile: una tale<br />

società estenderà il proprio presente nel futuro e si limiterà a ripetere la<br />

sua forma acquisita. Per essa il futuro perde lo <strong>spazi</strong>o d’azione dei cambiamenti<br />

possibili. Con ciò essa rinuncia anche alla propria libertà» 53 .<br />

La chiusura in generale va letta come esiziale interruzione <strong>di</strong> comunicazione,<br />

«autosegregazione mortale» <strong>di</strong> un micro-sistema. Se<br />

il creato è definito in termini <strong>di</strong> interrelazione organica e vitale,<br />

evidentemente la chiusura conduce alla morte del micro-sistema.<br />

<strong>Moltmann</strong> descrive in tal modo ciò che in gergo teologico tra<strong>di</strong>zionale<br />

è detto «schiavitù»: in riferimento all’intero creato, in corrispondenza<br />

con il «peccato» quale mancanza umana 54 .<br />

3. <strong>Dio</strong> l’aprente<br />

L’intera storia <strong>della</strong> salvezza, allora, è leggibile come serie continua<br />

<strong>di</strong> aperture <strong>di</strong>vine incidente i sistemi chiusi in<strong>di</strong>viduali e collettivi.<br />

<strong>Dio</strong> interviene ad aprire i micro-sistemi, garantendone la


384 Fausto Gianfreda<br />

riapertura comunicativa e, dunque, rivitalizzandoli: «crea lo <strong>spazi</strong>o<br />

in cui gli uomini chiusi possano aprirsi e trasformarsi» 55 . <strong>Dio</strong><br />

patisce in questa sua azione redentiva: soffre la chiusura umana,<br />

facendosene carico. In questo suo atteggiamento è illustrato il segreto<br />

<strong>della</strong> vitalità: l’apertura va sostenuta a prezzo <strong>della</strong> sofferenza,<br />

inevitabile <strong>nella</strong> lotta contro la tendenza alla chiusura. Questa<br />

insistenza nell’apertura <strong>di</strong>ce la lotta per la libertà:<br />

«Così l’apertura a <strong>Dio</strong> dell’uomo viene suscitata dalla grazia, e la grazia<br />

nasce dalla sofferenza <strong>della</strong> fedeltà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> all’uomo chiuso. Analogamente<br />

ci si può rappresentare l’apertura <strong>della</strong> società chiusa dell’uomo<br />

verso l’apertura al prossimo e verso l’apertura al mondo. I sistemi<br />

chiusi si oppongono alla sofferenza e alla proria trasformazione.<br />

Essi si irrigi<strong>di</strong>scono e conducono se stessi alla morte. L’apertura<br />

dei sistemi chiusi e il superamento dei loro sbarramenti e delle loro<br />

immunizzazioni dovrà avvenire attraverso l’assunzione <strong>della</strong> sofferenza.<br />

Ma questo è possibile solo a esseri viventi che <strong>di</strong>spongano <strong>di</strong> un alto<br />

grado <strong>di</strong> vulnerabilità e <strong>di</strong> mutabilità, cioè <strong>di</strong> libertà. Essi non sono<br />

solo viventi, ma possono anche vivificare» 56 .<br />

Qui il mistero pasquale <strong>di</strong> morte e risurrezione mostra tutta la sua<br />

efficacia: la chiusura <strong>della</strong> morte essendo, a mezzo <strong>della</strong> sofferenza<br />

estrema, vinta e superata <strong>nella</strong> pienezza <strong>di</strong> una vita eterna. Cristo<br />

è la «porta» attraverso cui ogni chiusura umana viene vinta e<br />

superata; la comunità che, nello Spirito, da lui riceve vita sempre<br />

nuova, esercita il ministero dell’apertura e del superamento dei<br />

confini mortali:<br />

«L’apertura <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> al mondo si manifesta <strong>nella</strong> sofferenza e <strong>nella</strong> morte<br />

<strong>di</strong> Cristo. Perciò la resurrezione <strong>di</strong> Cristo produce <strong>nella</strong> fede la limitata<br />

apertura dell’uomo a <strong>Dio</strong>. La “rivelazione dello Spirito” nei<br />

carismi <strong>della</strong> comunità <strong>di</strong> Cristo rende concreta questa apertura reciproca<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e uomo nell’apertura dei limiti che <strong>di</strong>vidono gli uomini<br />

da altri uomini: giudei e pagani, greci e barbari, signori e servi, uomini<br />

e donne (Gal 3, 28). La liberazione, creata dalla passione e dalla<br />

glorificazione <strong>di</strong> Cristo, si esplica in modo liberante con l’animazione<br />

carismatica del mondo. L’apertura a <strong>Dio</strong>, l’apertura al prossimo e l’apertura<br />

al mondo vengono stabilite <strong>nella</strong> misura del possibile. La comunione<br />

viene fondata in libertà» 57 .<br />

Il compimento del processo creativo è costituito dal <strong>di</strong>morare <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> con duplice effetto: l’annientamento <strong>di</strong> tutte le chiusure e la


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 385<br />

ri-<strong>creazione</strong>. Oltre le aperture temporali costituite dai continui interventi<br />

<strong>di</strong>vini <strong>nella</strong> storia umana, nel regnum gloriae l’intera <strong>creazione</strong><br />

partecipa <strong>della</strong> gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; l’uomo, glorificato, prende<br />

parte al <strong>di</strong>namismo <strong>della</strong> libertà illimitata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Qui, come riverbero<br />

e ridondanza dell’esuberanza <strong>della</strong> vita <strong>di</strong>vina, tutti i sistemi<br />

interni alla <strong>creazione</strong> vedono aprirsi la ricchezza incontenibile<br />

delle possibilità:<br />

«Se il processo creativo deve essere portato a termine attraverso il<br />

prender <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, l’illimitata pienezza <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> inserisce<br />

alla nuova <strong>creazione</strong>, e l’uomo glorificato è libero <strong>nella</strong> sua partecipazione<br />

alla illimitata libertà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. L’inse<strong>di</strong>amento <strong>della</strong> pienezza<br />

infinita delle possibilità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> significa dunque l’apertura <strong>di</strong> tutti<br />

i sistemi vitali par excellence, e perciò anche la loro eterna vitalità, non<br />

il loro irrigi<strong>di</strong>mento» 58 .<br />

In questa apertura <strong>di</strong> tutti i sistemi vitali finiti all’infinitu<strong>di</strong>ne, <strong>Dio</strong><br />

si manifesta come l’aprente, il possibilitante: la sua trascendenza<br />

essendo proprio l’attivazione delle realtà possibili, ossia la possibilizzazione<br />

<strong>di</strong> ogni realtà creata. Siamo <strong>di</strong>nanzi ad un mutamento<br />

eterno: ad una vitalità quale crescente ricchezza <strong>di</strong> possibilità 59 .<br />

4. Scienza ed etica <strong>della</strong> comunicazione<br />

A partire da questa visione teologica, secondo <strong>Moltmann</strong>, occorre<br />

promuovere un vero e proprio rivolgimento <strong>della</strong> concezione<br />

scientifica moderna e dell’etica sociale. Oltre il cartesiano dualismo<br />

epistemologico <strong>di</strong> “soggetto-oggetto” ed il modello <strong>di</strong> dominio<br />

qualificante l’indagine scientifica, occorre mettere in risalto<br />

l’interrelazionalità simbiotica intima alla <strong>creazione</strong> e la necessità<br />

<strong>di</strong> un modello teoretico <strong>di</strong> comunicazione:<br />

«La fase cartesiana <strong>di</strong> oggettivazione <strong>della</strong> natura dal punto <strong>di</strong> vista<br />

scientifico è fondamentalmente esaurita e non porta alcuna nuova conoscenza.<br />

La conoscenza dei complessi sistemi aperti nell’ambiente richiede<br />

un modello teoretico <strong>di</strong> comunicazione. Due soggetti dalle soggettività<br />

certamente <strong>di</strong>verse entrano in reciproco rapporto <strong>di</strong> scambio» 60 .<br />

Cristo, «vero uomo» e imago Dei, venuto per servire e liberare alla<br />

comunione con <strong>Dio</strong> e con il prossimo, in<strong>di</strong>ca e rende possibile un’e-


386 Fausto Gianfreda<br />

tica fondata sulla solidarietà, sulla pace e sulla comunione 61 . <strong>Moltmann</strong><br />

sottolinea l’opportunità – in linea con la <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong><br />

innanzi esposta – e la necessità <strong>di</strong> una civiltà orientata dalla<br />

giustizia sociale in luogo dell’attenzione usuale alla crescita <strong>della</strong><br />

potenza economica:<br />

«La giustizia è la forma dell’autentica inter<strong>di</strong>pendenza tra gli uomini<br />

e tra società e ambiente. Essa nasce nelle simbiosi tra <strong>di</strong>versi sistemi<br />

vitali ed è la base per la sopravvivenza comune. Il suo presupposto è<br />

il riconoscimento dell’in<strong>di</strong>pendenza e <strong>della</strong> soggettività dell’altro sistema<br />

vitale. [...] Il progetto <strong>di</strong> una <strong>dottrina</strong> escatologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong><br />

con l’aiuto <strong>della</strong> teoria dei sistemi aperti e <strong>della</strong> loro comunicazione<br />

deve essere d’aiuto a questo compito, senza il cui adempimento<br />

uomo e natura non hanno alcuna chance <strong>di</strong> sopravvivenza» 62 .<br />

Conclusione<br />

Il viaggio a ritroso, a partire dal saggio Gott und Raum, ci ha portati<br />

alla concezione del <strong>Dio</strong> aprente: un <strong>Dio</strong> trinitario, intimamente<br />

relazionale, teso alla comunicazione con il mondo, in un gioco<br />

creativo eterno. Un <strong>Dio</strong> che si apre varchi in una storia creaturale<br />

resa possibile dal suo stesso ritrarsi. La <strong>di</strong>namica <strong>spazi</strong>ale caratterizza<br />

una storia <strong>della</strong> salvezza che misura l’intera <strong>creazione</strong> e la<br />

precede. Potrebbe <strong>di</strong>rsi “gioco <strong>di</strong> <strong>spazi</strong>” il <strong>di</strong>alogo d’amore intratrinitario<br />

e creativo. L’intera dogmatica – dalla trinitaria alla cristologia,<br />

dalla pneumatologia all’ecclesiologia – è tessuta attraverso<br />

la metafora <strong>spazi</strong>ale.<br />

L’inizio <strong>della</strong> ricerca moltmanniana mostra l’attenzione virata<br />

ad un’escatologia che dà senso alla <strong>creazione</strong>, la anima dal <strong>di</strong> dentro.<br />

Un <strong>Dio</strong> intimo ed ad-veniens è, insieme, storico destino <strong>della</strong><br />

<strong>creazione</strong>. Il varco <strong>della</strong> possibilità, per definizione salvifico, è<br />

l’incedere trinitario <strong>nella</strong> storia creaturale, la cui costitutiva<br />

espressione è la Croce del Verbo fatto carne, porta <strong>di</strong> comunicazione<br />

tra <strong>Dio</strong> e mondo, <strong>di</strong>mora unica <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo. Lo Spirito<br />

anima la Chiesa ad esercitare l’accoglienza, ripetendo l’apertura<br />

originaria dell’amore del <strong>Dio</strong> creatore ed in<strong>di</strong>ca il sabato eterno<br />

<strong>della</strong> promessa cosmica.<br />

Questa visita costante <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> alla sua <strong>creazione</strong> <strong>di</strong>ce una danza<br />

che è il ritmo stesso <strong>della</strong> vita. Vitalità che tocca pienezza <strong>nella</strong><br />

vulnerabilità <strong>di</strong> un accesso spesso non voluto per peccato o schia-


<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 387<br />

vitù. La <strong>di</strong>mensione staurologica abita l’ontologia creaturale e ne<br />

<strong>di</strong>ce il respiro penumatologico originario.<br />

Proprio questa contemplazione produce la versione così netta<br />

e decisa del <strong>Moltmann</strong> trinitario nell’apertura <strong>di</strong> Gott und<br />

Raum: sicché <strong>Dio</strong> stesso è relazioni <strong>di</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong>vini, d’incisive reciproche<br />

accoglienze. L’avvistamento iniziale <strong>della</strong> redenzione operata<br />

dall’incedere vulnerabile <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> storia del creato spiega<br />

la forza espressa nel proclamare l’onnipotenza <strong>di</strong>vina <strong>nella</strong> ritrazione<br />

creativa: il mistero <strong>della</strong> libertà del relativo a mezzo dell’autonegazione<br />

dell’Assoluto. Così come la lezione dell’u-topia ecclesiale<br />

è condensato <strong>di</strong> una scuola teologica interrogata dalla giustizia<br />

sociale, garanzia <strong>di</strong> sistemi vitali.<br />

La Croce <strong>di</strong> Cristo unisce Cielo e Terra in un abbraccio <strong>di</strong> totale<br />

apertura: donando possibilità <strong>di</strong> vita ad una realtà minacciata<br />

dall’assenza <strong>di</strong> speranza. Riapre il creato incurvato su <strong>di</strong> sé alla comunicazione<br />

con chi dà vita e compie il <strong>di</strong>morare <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel mondo<br />

e del mondo in <strong>Dio</strong>. Il sabato paziente è lo <strong>spazi</strong>o <strong>di</strong> una vita<br />

che, <strong>nella</strong> sofferenza, giunge alla pienezza <strong>di</strong> un incontro.<br />

* * *<br />

Quali riserve su questo affresco potente e affascinante? Diverse.<br />

Alcune generali.<br />

Anzitutto, l’uso promiscuo <strong>di</strong> concetti e immagini, attinti ad<br />

ambiti culturali <strong>di</strong>stanti tra loro ed avvicinabili a prezzo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

ar<strong>di</strong>tezze. <strong>Moltmann</strong> manovra materiali molteplici, estraendoli da<br />

contesti peculiari ed adattandoli ad esigenze nuove. L’eclettismo<br />

colto e quasi sempre elegante rischia tuttavia, per così <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> annebbiare<br />

la vista <strong>di</strong> un’analisi poco avvezza alle comparazioni<br />

ponderate. I concetti – si sa –, astratti dai contesti originari, finiscono<br />

col portarsi via tracce <strong>di</strong> percorso, creando scie <strong>di</strong> confusione.<br />

L’eterogeneità dei materiali si sposa con un linguaggio ibrido<br />

per elezione: voluto in <strong>di</strong>alogo con le scienze e con le religioni.<br />

Proprio la sua capacità estensiva rischia <strong>di</strong> rendere assai problematico<br />

un confronto specifico nei <strong>di</strong>versi ambiti epistemologici.<br />

Quanto al metodo teologico, l’uso delle fonti non sembra, almeno<br />

<strong>nella</strong> presentazione del pensiero, sufficientemente or<strong>di</strong>nato e<br />

calibrato. Si nota preponderanza <strong>di</strong> una o altra fonte a seconda del<br />

bisogno argomentativo. Anche i cenni storici sono alla bisogna.


388 Fausto Gianfreda<br />

Quanto a riserve specifiche, in ambito trinitario, pensiamo, in<br />

riferimento alla <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> moltmanniana, la <strong>di</strong>fficoltà<br />

nell’amministrare con chiarezza la relazione tra Trinità economica<br />

e Trinità immanente. La storia <strong>della</strong> salvezza sembra, in<br />

certo senso, compromettere assolutamente l’essere stesso <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

La stessa concezione kenotica applicata alla <strong>creazione</strong>, pur suggestiva,<br />

non è priva <strong>di</strong> ambiguità.<br />

A fronte delle riserve suesposte, rimane la positività <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso<br />

teologico pienamente contestualizzato in un tempo <strong>di</strong> crisi<br />

culturale e morale. <strong>Moltmann</strong> risponde, inoltre, alla necessità dell’esercizio<br />

faticoso del <strong>di</strong>alogo con altre culture e religioni, ribadendo<br />

con fiducia la ricchezza del messaggio evangelico al cospetto<br />

dell’evoluzione scientifica e tecnologica. La chiave <strong>di</strong> volta<br />

<strong>della</strong> sua <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, da noi identificata nell’apertura<br />

<strong>di</strong> <strong>spazi</strong>o, quale salvezza apportatrice <strong>di</strong> vita vera e piena, consente<br />

campate teologiche <strong>di</strong> grande portata, colleganti i momenti<br />

principali <strong>della</strong> dogmatica.<br />

Opere <strong>di</strong> J. <strong>Moltmann</strong><br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Fausto Gianfreda<br />

<strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>creazione</strong>. Dottrina ecologica <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, Queriniana, Brescia<br />

1992.<br />

Futuro <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, Queriniana, Brescia 1993.<br />

Scienza e sapienza. Scienza e teologia in <strong>di</strong>alogo, Queriniana, Brescia<br />

2003.<br />

Sul gioco. Saggi sulla gioia <strong>della</strong> libertà e sul piacere del gioco, Queriniana,<br />

Brescia 1988.<br />

Trinità e Regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, Queriniana, Brescia 1991.<br />

Altre opere consultate<br />

Busato S., Il cammino <strong>della</strong> speranza. Uno sguardo prospettico sull’itinerario<br />

teologico-antropologico <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong>, Il Segno dei Gabrielli<br />

e<strong>di</strong>tori, S. Pietro in Cariano (VR) 2000.<br />

Gibellini R., La teologia <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong>, Queriniana, Brescia 1975.<br />

Greshake G., Il <strong>Dio</strong> unitrino. Teologia trinitaria, Queriniana, Brescia<br />

2000.<br />

Ladaria L.F., La Trinità, mistero <strong>di</strong> comunione, Paoline, Milano 2004.


NOTE<br />

<strong>Gli</strong> <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>della</strong> <strong>creazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong> 389<br />

1 J. <strong>Moltmann</strong>, Gott in der Schöpfung. Ökologische Schöpfungslehre, Chr. Kaiser<br />

Verlag, München 1985; tr. it. <strong>di</strong> D. Pezzetta, <strong>Dio</strong> <strong>nella</strong> <strong>creazione</strong>. Dottrina ecologica <strong>della</strong><br />

<strong>creazione</strong>, Queriniana, Brescia 1992.<br />

2 J. <strong>Moltmann</strong>, Zukunft der Schöpfung. Gesammelte Aufsätze, Chr. Kaiser Verlag,<br />

München 1977; tr. it. <strong>di</strong> F. Camera, Futuro <strong>della</strong> <strong>creazione</strong>, Queriniana, Brescia 1993?.<br />

3 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit. Zum Gespräch zwischen Naturwissenschaft<br />

und Theologie, Chr. Kaiser Verlag, Gütersloh 2002; tr. it. <strong>di</strong> D. Pezzetta, Scienza e<br />

sapienza. Scienza e teologia in <strong>di</strong>alogo, Queriniana, Brescia 2003.<br />

4 Tra gli stu<strong>di</strong> sul pensiero moltamanniano, in e<strong>di</strong>zione italiana, si segnalano R. Gibellini,<br />

La teologia <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong> <strong>Moltmann</strong>, Queriniana, Brescia 1975 e S. Busato, Il cammino<br />

<strong>della</strong> speranza. Uno sguardo prospettico sull’itinerario teologico-antropologico <strong>di</strong> <strong>Jürgen</strong><br />

<strong>Moltmann</strong>, Il Segno dei Gabrielli e<strong>di</strong>tori, S. Pietro in Cariano (VR) 2000. Il primo<br />

riguarda il ventennio 1954-1974 <strong>della</strong> produzione moltmanniana, includendo la Teologia<br />

<strong>della</strong> speranza e la Teologia <strong>della</strong> croce. Il secondo tiene conto, in certa misura, del periodo<br />

seguente: soprattutto nelle appen<strong>di</strong>ci, de<strong>di</strong>cate ad alcuni tra i temi da noi trattati<br />

nel presente elaborato.<br />

5 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., pp. 115-129.<br />

6 J. <strong>Moltmann</strong>, Zukunft der Schöpfung..., cit., tr. it., pp. 129-146.<br />

7 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., p. 120. L’opera cui <strong>Moltmann</strong><br />

attinge è: M. Jammer, Das Problem des Raumes. Die Entwicklung der Raumtheorien,<br />

Darmstadt 1960.<br />

8 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., p. 127.<br />

9 Ibid., tr. it., p. 126.<br />

10 Ibid., tr. it., pp. 126-127.<br />

11 Ibid., tr. it., p. 120.<br />

12 Ibid., tr. it., p. 120.<br />

13 Cfr. ibid., cit., tr. it., pp. 121-122. Sul pensiero trinitario, cfr. J. <strong>Moltmann</strong>, Trinität<br />

und Reich Gottes. Zur Gotteslehre, Chr. Kaiser Verlag, München 1980; tr. it. <strong>di</strong> D.<br />

Pezzetta, Trinità e Regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, Queriniana, Brescia 1991. Per una valutazione critica<br />

<strong>della</strong> teologia trinitaria moltmanniana, cfr. G. Greshake, Der dreieine Gott. Eine trinitarische<br />

Theologie, Verlag Herder, Freiburg im Breisgau 1997; tr. it. <strong>di</strong> P. Renner, Il <strong>Dio</strong><br />

unitrino. Teologia trinitaria, Queriniana, Brescia 2000, pp. 186-189; L.F. Ladaria, La Trinidad,<br />

misterio de comunión, Secretariado trinitario, Salamanca 2002; tr. it. <strong>di</strong> M. Zappella,<br />

La Trinità, mistero <strong>di</strong> comunione, Paoline, Milano 2004, pp. 143-148.<br />

14 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., p. 122.<br />

15 <strong>Moltmann</strong> segue l’illustrazione che <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>di</strong> Luria è data in G. Scholem,<br />

Die jü<strong>di</strong>sche Mystik in ihren Hauptströmungen, Frankfurt 1967, p. 285 ss. e Id., Schöpfung<br />

aus Nichts und Selbstverschränkung Gottes, Eranos-Jahrbuch 1956, pp. 87-119.<br />

16 Sull’autolimitazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, cfr. J. <strong>Moltmann</strong>, Trinität und Reich Gottes..., cit., tr.<br />

it., pp. 116-126.<br />

17 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., p. 123.<br />

18 L’opera cui <strong>Moltmann</strong> fa riferimento, in traduzione tedesca, è N. Kitaro, Logik<br />

des Ortes und <strong>di</strong>e religiöse Weltanschauung, Darmstadt 1999.<br />

19 J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit..., cit., tr. it., pp. 123-124.<br />

20 Ibid., tr. it., p. 125.<br />

21 Ibid., tr. it., pp. 125-126.<br />

22 Ibid., tr. it., p. 126.<br />

23 Ibid., tr. it., p. 129.<br />

24 J. <strong>Moltmann</strong>, Gott in der Schöpfung..., cit., tr. it., pp. 8-9.<br />

25 Ibid., tr. it., p. 26.<br />

26 Ibid., tr. it., p. 27.


390 Fausto Gianfreda<br />

27 Ibid., tr. it., p. 111.<br />

28 Ibid., tr. it., p. 112.<br />

29 Ibid., tr. it., pp. 184-185.<br />

30 Ibid., tr. it., p. 187.<br />

31 Ibid., tr. it., pp. 187-188.<br />

32 Ibid., tr. it., p. 194.<br />

33 Cfr. ibid., tr. it., p. 195.<br />

34 Ibid., tr. it., pp. 196-197.<br />

35 Ibid., tr. it., pp. 197-198.<br />

36 Cfr. ibid., tr. it., p. 299.<br />

37 Ibid., tr. it., p. 322.<br />

38 Ibid., tr. it., p. 322.<br />

39 Ibid., tr. it., p. 325.<br />

40 Sulla teologia del gioco, cfr. J. <strong>Moltmann</strong>, Die ersten Freigelassenen der Schöpfung.<br />

Versuche über <strong>di</strong>e Freude an der Freiheit und das Wohlgefallen am Spiel, Chr. Kaiser<br />

Verlag, München 1971; tr. it. <strong>di</strong> G. Moretto, Sul gioco. Saggi sulla gioia <strong>della</strong> libertà e<br />

sul piacere del gioco, Queriniana, Brescia 1988.<br />

41 J. <strong>Moltmann</strong>, Gott in der Schöpfung..., cit., tr. it., p. 358.<br />

42 Ibid.<br />

43 A tal proposito è de<strong>di</strong>cata l’intera raccolta: J. <strong>Moltmann</strong>, Wissenschaft und Weisheit...,<br />

cit.<br />

44 J. <strong>Moltmann</strong>, Zukunft der Schöpfung..., cit., tr. it., p. 129.<br />

45 Ibid., tr. it., p. 130.<br />

46 Ibid., tr. it., p. 132.<br />

47 Ibid., tr. it., p. 133.<br />

48 Ibid., tr. it., p. 133.<br />

49 Ibid., tr. it., p. 133.<br />

50 Ibid., tr. it., p. 134.<br />

51 <strong>Moltmann</strong> rimanda al seguente volume: E. von Weizsäcker (ed.), Offene Systeme<br />

I. Beiträge zur Zeitstruktur von Information, Entropie und Evolution, Stuttgart 1974.<br />

52 J. <strong>Moltmann</strong>, Zukunft der Schöpfung..., cit., tr. it., p. 135.<br />

53 Ibid., tr. it., p. 137.<br />

54 Cfr. ibid., tr. it., p. 137.<br />

55 Ibid., tr. it., p. 138.<br />

56 Ibid., tr. it., p. 138.<br />

57 Ibid., tr. it., p. 139.<br />

58 Ibid., tr. it., p. 141.<br />

59 Cfr. ibid., tr. it., p. 142.<br />

60 Ibid., tr. it., p. 144.<br />

61 Cfr. ibid., tr. it., pp. 144-145.

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