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01.06.2013 Views

omane di Vespasiano e Tito. Gesù Maestro, lungo la Via del Calvario, continua a formare la nostra umanità. Incontrando queste donne raccoglie nel Suo sguardo di verità e misericordia le lacrime di compassione riversate su di lui. Il Dio, che ha pianto un lamento su Gerusalemme,(27) educa ora il pianto di quelle donne a non restare sterile commiserazione esterna. Le invita a riconoscere in lui la sorte dell’Innocente ingiustamente condannato e arso, come legno verde, dal «castigo che dà salvezza».(28) Le aiuta a interrogare il legno secco del proprio cuore per sperimentare il dolore benefico della compunzione. Il pianto autentico sgorga qui, quando gli occhi confessano con le lacrime non solo il peccato, ma anche il dolore del cuore. Sono lacrime benedette, come quelle di Pietro, segno di pentimento e pegno di conversione, che rinnovano in noi la grazia del Battesimo. Per la nostra generazione, che si lascia un millennio alle spalle, più che di piangere su Cristo martoriato, è ora di "riconoscere il tempo in cui è visitata". Già risplende l'aurora della risurrezione. "Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza" (2 Cor 6, 2). A ciascuno di noi Cristo rivolge queste parole dell'Apocalisse: "Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono" (3, 20-21). Gesù, dunque, è lui ad avere compassione delle donne di Gerusalemme, e di tutti noi. Anche mentre porta la croce Gesù rimane l’uomo che ha compassione delle folle (Mc 8, 2), che scoppia in pianto davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11, 35), che proclama beati coloro che piangono, perché saranno consolati (Mt 5, 4). Proprio così Gesù si mostra l’unico che conosce davvero il cuore di Dio Padre e che può farlo conoscere anche a noi: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27). Fin dai tempi più remoti l’umanità si è domandata, spesso con angoscia, quale sia veramente l’atteggiamento di Dio verso di noi: un atteggiamento di sollecitudine provvidenziale, o invece di sovrana indifferenza, o perfino di sdegno e di odio? A una domanda di questo genere non possiamo dare una risposta certa con le sole risorse della nostra intelligenza, della nostra esperienza e nemmeno del nostro cuore. Per questo Gesù – la sua vita e la sua parola, la sua croce e la sua risurrezione – è la realtà di gran lunga più importante di tutta la vicenda umana, la luce che brilla sul nostro destino. Umile Gesù, nel tuo Corpo sofferente e maltrattato, screditato e irriso, 40 chiama. Dodicesima Stazione Gesù muore in croce Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo. Tutti Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Tutti Gioisca il nostro cuore per il mondo nuovo a cui la morte di Cristo ci Lettura Dal vangelo di Marco (15, 29-39) E quando fu l’ora sesta, fu tenebra su tutta la terra fino all’ora nona e all’ora nona gridò Gesù con voce grande: «Eloì, Eloì, lamà sabactani»? che si traduce : Dio mio, Di mio, perché mi hai abbandonato? E alcuni dei presenti udendo dicevano: Ecco, chiama Elia. Ora correndo uno, imbevuta d’aceto una spugna, postala su una canna, gli dava da bere dicendo: Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù. Ma Gesù, emessa una voce grande, spirò. E il velo del tempio si squarciò in due dall’alto in basso. Ora vedendo il centurione che stava lì davanti a Lui che così era spirato, disse : Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! Riflessione Proprio attraverso questo abbandono, attraverso il fatto della Croce si compie l’opera del Signore che salva il mondo. Tutto il Vangelo di Marco è un’introduzione a questa scena. Il titolo del Vangelo è: Gesù Cristo Figlio di Dio. Finalmente questa sera per la prima volta un uomo dice “Veramente quest’uomo è Figlio di Dio!”. Cosa vuol fare Marco? Vuole mostrarci quel volto di Dio che l’uomo non ha mai visto. L’uomo ha abbandonato Dio perché pensava che fosse un Dio tremendo, vendicativo, che puniva; l’ha abbandonato e trova un Dio, invece, che si perde per l’uomo che l’ha abbandonato e Lui stesso sperimenta l’abbandono. Un Dio che invece di condannare, si lascia condannare, invece che giudicare si lascia giudicare, invece di uccidere si lascia uccidere, invece di rubare la vita, dà la vita. La Croce è una cosa che non si finisce mai di contemplare. L’ultimo miracolo è 57

56 non sappiamo riconoscere le ferite delle nostre infedeltà e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni. Sono ferite che gemono e invocano il balsamo della nostra conversione, mentre noi oggi non sappiamo più piangere per i nostri peccati. INVOCAZIONI Presidente: A colui che morendo ci ha dato la vita e intercede per noi presso il Padre, salga la nostra fiduciosa preghiera. Tutti: Abbi pietàdi noi; Lettore: signore Gesù, vittima di espiazione per i peccati del mondo: Tutti Abbi pietà di noi; Lettore: signore Gesù, che hai dato la vita per noi: Tutti: Abbi pietà di noi; Lettore: signore Gesù, che ci purifichi da ogni peccato nel tuo sangue; Tutti: Abbi pietà di noi. Presidente: preghiamo. Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen Lettore: E vedesti il tuo figliuolo così afflitto, così solo, dare l’ultimo respiro. Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore. 41

omane di Vespasiano e Tito.<br />

Gesù Maestro, lungo la Via del Calvario, cont<strong>in</strong>ua a formare la nostra umanità.<br />

Incontrando queste donne raccoglie nel Suo sguardo di verità e misericordia le lacrime<br />

di compassione riversate su di lui. Il Dio, che ha pianto un lamento su Gerusalemme,(27)<br />

educa ora <strong>il</strong> pianto di quelle donne a non restare ster<strong>il</strong>e commiserazione esterna. Le<br />

<strong>in</strong>vita a riconoscere <strong>in</strong> lui la sorte dell’Innocente <strong>in</strong>giustamente condannato e arso, come<br />

legno verde, dal «castigo che dà salvezza».(28) Le aiuta a <strong>in</strong>terrogare <strong>il</strong> legno secco del<br />

proprio cuore per sperimentare <strong>il</strong> dolore benefico della compunzione.<br />

Il pianto autentico sgorga qui, quando gli occhi confessano con le lacrime non solo <strong>il</strong><br />

peccato, ma anche <strong>il</strong> dolore del cuore. Sono lacrime benedette, come quelle di Pietro,<br />

segno di pentimento e pegno di conversione, che r<strong>in</strong>novano <strong>in</strong> noi la grazia del<br />

Battesimo.<br />

Per la nostra generazione, che si lascia un m<strong>il</strong>lennio alle spalle, più che di piangere<br />

su Cristo martoriato, è ora di "riconoscere <strong>il</strong> tempo <strong>in</strong> cui è visitata".<br />

Già risplende l'aurora della risurrezione.<br />

"Ecco ora <strong>il</strong> momento favorevole, ecco ora <strong>il</strong> giorno della salvezza" (2 Cor 6, 2).<br />

A ciascuno di noi Cristo rivolge queste parole dell'Apocalisse: "Sto alla porta e<br />

busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui<br />

ed egli con me. Il v<strong>in</strong>citore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho v<strong>in</strong>to<br />

e mi sono assiso presso <strong>il</strong> Padre mio sul suo trono" (3, 20-21).<br />

Gesù, dunque, è lui ad avere compassione delle donne di Gerusalemme, e di tutti<br />

noi. Anche mentre porta la croce Gesù rimane l’uomo che ha compassione delle folle<br />

(Mc 8, 2), che scoppia <strong>in</strong> pianto davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11, 35), che proclama<br />

beati coloro che piangono, perché saranno consolati (Mt 5, 4).<br />

Proprio così Gesù si mostra l’unico che conosce davvero <strong>il</strong> cuore di Dio Padre e<br />

che può farlo conoscere anche a noi: “nessuno conosce <strong>il</strong> Padre se non <strong>il</strong> Figlio e colui<br />

al quale <strong>il</strong> Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27).<br />

F<strong>in</strong> dai tempi più remoti l’umanità si è domandata, spesso con angoscia, quale<br />

sia veramente l’atteggiamento di Dio verso di noi: un atteggiamento di sollecitud<strong>in</strong>e<br />

provvidenziale, o <strong>in</strong>vece di sovrana <strong>in</strong>differenza, o perf<strong>in</strong>o di sdegno e di odio? A una<br />

domanda di questo genere non possiamo dare una risposta certa con le sole risorse della<br />

nostra <strong>in</strong>telligenza, della nostra esperienza e nemmeno del nostro cuore.<br />

Per questo Gesù – la sua vita e la sua parola, la sua croce e la sua risurrezione –<br />

è la realtà di gran lunga più importante di tutta la vicenda umana, la luce che br<strong>il</strong>la sul<br />

nostro dest<strong>in</strong>o. Um<strong>il</strong>e Gesù, nel tuo Corpo sofferente e maltrattato, screditato e irriso,<br />

40<br />

chiama.<br />

Dodicesima Stazione<br />

Gesù muore <strong>in</strong> croce<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Gioisca <strong>il</strong> nostro cuore per <strong>il</strong> mondo nuovo a cui la morte di Cristo ci<br />

Lettura<br />

Dal vangelo di Marco (15, 29-39)<br />

E quando fu l’ora sesta, fu tenebra su tutta la terra f<strong>in</strong>o all’ora nona e all’ora nona<br />

gridò Gesù con voce grande: «Eloì, Eloì, lamà sabactani»? che si traduce : Dio mio, Di mio,<br />

perché mi hai abbandonato? E alcuni dei presenti udendo dicevano: Ecco, chiama Elia. Ora<br />

correndo uno, imbevuta d’aceto una spugna, postala su una canna, gli dava da bere dicendo:<br />

Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù. Ma Gesù, emessa una voce grande, spirò. E <strong>il</strong> velo<br />

del tempio si squarciò <strong>in</strong> due dall’alto <strong>in</strong> basso. Ora vedendo <strong>il</strong> centurione che stava lì davanti<br />

a Lui che così era spirato, disse : Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!<br />

Riflessione<br />

Proprio attraverso questo abbandono, attraverso <strong>il</strong> fatto della Croce si compie<br />

l’opera del Signore che salva <strong>il</strong> mondo. Tutto <strong>il</strong> Vangelo di Marco è un’<strong>in</strong>troduzione a<br />

questa scena. Il titolo del Vangelo è: Gesù Cristo Figlio di Dio. F<strong>in</strong>almente questa sera<br />

per la prima volta un uomo dice “Veramente quest’uomo è Figlio di Dio!”.<br />

Cosa vuol fare Marco? Vuole mostrarci quel volto di Dio che l’uomo non ha mai<br />

visto. L’uomo ha abbandonato Dio perché pensava che fosse un Dio tremendo,<br />

vendicativo, che puniva; l’ha abbandonato e trova un Dio, <strong>in</strong>vece, che si perde per l’uomo<br />

che l’ha abbandonato e Lui stesso sperimenta l’abbandono. Un Dio che <strong>in</strong>vece di<br />

condannare, si lascia condannare, <strong>in</strong>vece che giudicare si lascia giudicare, <strong>in</strong>vece di<br />

uccidere si lascia uccidere, <strong>in</strong>vece di rubare la vita, dà la vita.<br />

La Croce è una cosa che non si f<strong>in</strong>isce mai di contemplare. L’ultimo miracolo è<br />

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