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ama “s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e”, mostrandosi così più forte di ogni menzogna e violenza. Soltanto<br />
chi sa cogliere questa bellezza comprende che proprio la verità, e non la menzogna, è<br />
l’estrema “affermazione” del mondo.<br />
E’ semplicemente un trucco astuto della menzogna quello di presentarsi come<br />
“unica verità”, quasi che al di fuori e al di là di essa non ne esista alcun’altra. Soltanto<br />
l’icona del Crocifisso è capace di liberarci da quest’<strong>in</strong>ganno, oggi così prepotente. Ma<br />
ad una condizione: che assieme a Lui ci lasciamo ferire, fidandoci di quell’Amore che non<br />
esita a svestirsi della bellezza esteriore, per annunciare proprio <strong>in</strong> questo modo la Verità<br />
della Bellezza.<br />
La menzogna conosce anche un altro stratagemma: la bellezza <strong>in</strong>gannevole e<br />
falsa, quella bellezza che abbaglia e imprigiona gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> se stessa, impedendo loro<br />
di aprirsi all’estasi che <strong>in</strong>dirizza verso l’alto. Una bellezza che non risveglia la nostalgia<br />
dell’<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e, la disponib<strong>il</strong>ità all’offerta, all’abbandono di sé; che alimenta <strong>in</strong>vece la brama<br />
e la volontà di dom<strong>in</strong>io, di possesso, di piacere. E’ di questo genere di bellezza che parla<br />
la Genesi: Eva vide che <strong>il</strong> frutto dell’albero era "buono da mangiare e seducente per gli<br />
occhi..." (Gn 3.6). La bellezza, così come la donna la sperimenta, risveglia <strong>in</strong> lei <strong>il</strong> desiderio<br />
del possesso: la fa come ripiegare su se stessa.<br />
Con notevole frequenza udiamo citare Dostoevskij: "La bellezza ci salverà". Ma <strong>il</strong><br />
più delle volte si dimentica che <strong>il</strong> grande autore russo pensa alla bellezza redentiva di<br />
Cristo. Occorre imparare a “vedere” Cristo. Non basta conoscerlo semplicemente a<br />
parole: bisogna lasciarsi colpire dal dardo della sua bellezza paradossale: così avviene la<br />
vera conoscenza, attraverso l’<strong>in</strong>contro personale con la Bellezza della Verità che salva.<br />
E nulla può metterci maggiormente a contatto con la Bellezza di Cristo che <strong>il</strong> mondo<br />
del bello realizzato dalla fede, e la luce che risplende sul volto dei santi: così diventa per<br />
noi visib<strong>il</strong>e la sua stessa Luce.<br />
La Chiesa cont<strong>in</strong>ua a restare <strong>in</strong> contemplazione di questo volto <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ato nel<br />
quale è nascosta la vita di Dio e offerta la salvezza al mondo. Ma la sua contemplazione<br />
non può fermarsi nell’immag<strong>in</strong>e di quel crocifisso, Egli è <strong>il</strong> Risorto. Giovanni <strong>il</strong> discepolo<br />
amato è <strong>il</strong> primo a riconoscere l’identità del misterioso personaggio che sta sulla riva<br />
del lago. La sua parola è una confessione di fede: “è <strong>il</strong> Signore”. Egli ha scoperto la sua<br />
vera identità. Egli è stato <strong>il</strong> testimone della passione, <strong>in</strong> particolare del colpo di lancia al<br />
costato di Cristo. Diventa <strong>il</strong> testimone del Risorto. La sua parola è <strong>il</strong> vertice del suo<br />
camm<strong>in</strong>o di discepolato. In quel personaggio che li aspetta sulla riva egli ravvisa ormai<br />
un volto noto. Una storia conosciuta e amata. Riconoscendo che quel volto è del Signore,<br />
egli dice <strong>il</strong> suo co<strong>in</strong>volgimento, <strong>il</strong> suo legame con Lui. Infatti non dice semplicemente<br />
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narrato co<strong>in</strong>cidono. Questo ha l’effetto che co<strong>in</strong>volge direttamente <strong>il</strong> lettore come se<br />
fosse presente. E di fatti <strong>in</strong> queste parole Dio si rende presente. E anche l’accorgimento<br />
st<strong>il</strong>istico è adeguato al testo.<br />
E poi uso un’altra immag<strong>in</strong>e che ci può aiutare a capire. Se voi andate sull’Avent<strong>in</strong>o<br />
a Roma - qualche volta può essere ut<strong>il</strong>e andarci - e andate vic<strong>in</strong>o alla Chiesa di S. Anselmo,<br />
guardate attraverso <strong>il</strong> buco del Piranesi e attraverso quel buco voi vedete la più bella<br />
prospettiva della cupola di San Pietro. Qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong> realtà, quel buco non è <strong>il</strong> buco di una<br />
serratura, ma è la chiave che ti apre su tutta l’ottava meraviglia del mondo.<br />
E così <strong>in</strong> questo racconto, ogni parola – ma questo vale di ogni parola – la parola<br />
è sempre mancanza, è qualcosa che non c’è e non devi guardare la parola, ma attraverso<br />
la parola tu contempli. E attraverso questa parola vedi l’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito.<br />
Qui questo vale alla lettera, perché <strong>il</strong> f<strong>in</strong>ale del Vangelo ci porta a guardare<br />
attraverso <strong>il</strong> foro della lancia del costato di Cristo. Il Vangelo term<strong>in</strong>a dicendo:<br />
“Guarderanno colui che hanno trafitto”. Ed è attraverso quel buco, quella trafittura che<br />
noi contempliamo <strong>il</strong> mistero più grande. Qu<strong>in</strong>di, chi si ferma a guardare quello è come<br />
lo stolto a cui <strong>in</strong>dichi la luna e ti guarda la punta del dito. E sono parole altamente<br />
significative dove devi andare oltre che con l’occhio, con la contemplazione e col cuore.<br />
Queste parole “ e guarderanno verso colui che trafissero” sono <strong>il</strong> punto di arrivo<br />
del Vangelo di Giovanni che ci vuol portare a guardare attraverso questa trafittura di<br />
lancia e a vedere, attraverso questo pertugio, tutto <strong>il</strong> mistero di Dio e dell’uomo.<br />
Normalmente, dopo la morte, si dice: non succede più nulla. Quando <strong>in</strong>vece Gesù spira<br />
avvengono le cose pr<strong>in</strong>cipali del Vangelo.<br />
Stando agli altri evangelisti si squarcia <strong>il</strong> velo del tempio; qui si squarcia, <strong>in</strong>vece,<br />
<strong>il</strong> suo costato; è la stessa cosa, è lui <strong>il</strong> vero tempio; è riconosciuto come Figlio di Dio,<br />
come Giusto. Matteo aggiunge: ci sono stati terremoti, <strong>il</strong> segno della f<strong>in</strong>e del mondo e<br />
risurrezione di morti; segno del mondo nuovo; e Luca aggiunge che davanti a questa<br />
“theoria” le folle ritornano; mentre prima fuggivano, ora ritornano.<br />
Come immag<strong>in</strong>e, per entrare nel testo si parla di sangue e di acqua. Eva fu creata<br />
dal costato di Adamo, addormentato. Cosa vuol dire? Vuol dire che anche l’uomo, non<br />
solo la donna, può generare; c’è una generazione dalla carne che è carne e morte e c’è<br />
una generazione dallo Spirito, dall’Alto, dal cuore; uno nasce per l’altro quando è amato<br />
dall’altro. Così ai piedi della Croce, dalla ferita del nuovo Adamo addormentato, nasce<br />
l’umanità nuova, la Eva, la madre dei viventi, la sposa di Dio, cioè l’uomo nuovo che<br />
comprende l’amore di Dio e risponde a questo amore.<br />
Qu<strong>in</strong>di questa scena dell’apertura del fianco di Gesù, è una scena di nascita, di<br />
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