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libertà e maturità del genere umano. C’è ancora chi crede a tale soluzione, e con quanta<br />

arte, con quanto impiego di forze, di <strong>in</strong>gegno, di denaro e di vite, per creare altri affanni<br />

sulla terra! Sono affanni che vengono come sanzioni delle nostre colpe, dei nostri<br />

peccati. Ora, anche per questi la Passione di Cristo apre la Sua <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita misericordia. Non<br />

c’è peccato che non possa essere perdonato dal Signore. Uno solo sfuggirebbe alla virtù<br />

della sua clemenza, e sarebbe quello della disperazione: <strong>il</strong> poter non dire più «Padre<br />

nostro . . .» - uno scrittore lo r<strong>il</strong>eva - è la più grande <strong>in</strong>felicità quaggiù.<br />

Il nostro sguardo si volge ancora ad ulteriori sofferenze, a quelle comuni, della<br />

vita quotidiana, della famiglia, delle esistenze pesanti, povere, stentate; ci soffermiamo,<br />

<strong>in</strong> modo speciale, sulle sofferenze del mondo del lavoro. Chi lo conosce, sa che cosa è<br />

la fatica umana ancor oggi; sa che cosa è la mancanza di riconoscimenti terrestri<br />

adeguati, che cosa è l’<strong>in</strong>sicurtà e l’<strong>in</strong>sufficienza del pane, che cosa la fiamma che <strong>il</strong> nostro<br />

tempo ha fatto divampare nell’<strong>in</strong>timo del lavoratore: desideri immensi che lo fanno<br />

soffrire e alcune volte lo <strong>in</strong>cattiviscono, mentre, per sé, <strong>il</strong> lavoro dovrebbe rendere nob<strong>il</strong>e,<br />

forte e lieto chi lo compie. Preghiamo, preghiamo, aff<strong>in</strong>ché <strong>il</strong> Signore anche qui effonda<br />

la sua rugiada di bontà e di consolazione, attenuando tutte le asperità <strong>in</strong>erenti al nostro<br />

passaggio sulla terra.<br />

Altra sofferenza ancora. Incombe nei paesi dove i nostri fratelli di fede non<br />

possono concedersi spettacoli come quello a cui noi partecipiamo questa sera. Colà è<br />

m<strong>in</strong>acciata la fede; è derisa, è oppressa; non c’è libertà di espressione, di associazione;<br />

la coscienza è <strong>in</strong>timidita da cont<strong>in</strong>ue m<strong>in</strong>acce e pericoli. Vorremmo che questi d<strong>il</strong>etti<br />

fedeli, - se mai a loro giungesse la Nostra voce - sapessero che noi preghiamo per loro;<br />

condividiamo e conosciamo i loro spasimi, e vorremmo <strong>in</strong>fondere, proprio per l’onore<br />

delle nazioni a cui appartengono, una speranza di giorni migliori. E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e rivolgiamo lo<br />

sguardo al dolore che ha varcato i conf<strong>in</strong>i del tempo, al dolore dei nostri defunti, che è<br />

orig<strong>in</strong>ato da una tensione divenuta estremamente cosciente, di desiderare la felicità <strong>in</strong><br />

Dio e di non poterla presto conseguire: questo è <strong>il</strong> Purgatorio. Per tali care anime <strong>il</strong><br />

Signore, che, appena morto, è disceso a dare ai trapassati l’annuncio della Redenzione,<br />

salga la nostra supplica al Cielo, porti loro refrigerio e, a Dio piacendo, la visione beatifica.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

al Figlio eterno di Dio, venuto tra noi a <strong>in</strong>segnarci l’obbedienza al Padre, <strong>in</strong>nalziamo le<br />

nostre <strong>in</strong>vocazioni.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

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memoria fondamentale dell’uomo, ciò che rimane di una persona; fra l’altro “sepolcro”<br />

è <strong>il</strong> primo segno che ha <strong>in</strong>ventato l’uomo per dire lì c’è sotto uno che era come me, c’è<br />

sotto un “soma”, da cui “sema” che era <strong>il</strong> mucchio che c’era sopra, che <strong>in</strong>dicava lì la<br />

presenza di uno. Il primo segno trovato. E per noi tutto diventa significativo perché<br />

sappiamo di f<strong>in</strong>ire lì, e allora diciamo questo mi fa andare lì o mi fa uscire da lì?<br />

È questo <strong>il</strong> nostro problema! Cioè mi salva dalla morte o mi porta prima alla morte?<br />

E ogni realtà è significativa a seconda che ci dà vita o ci toglie vita.<br />

E al sepolcro vediamo che la pietra era levata dal sepolcro. Guardare, vedere.<br />

Anzitutto si “guarda”, poi si dice “contempla”, poi c’è un livello più profondo: bisogna<br />

guardare, fermarsi a guardare, a osservare, contemplare e poi, allora, “vedi”.<br />

E la fede è vedere. È quel vedere concesso a chi guarda e a chi guarda con amore,<br />

a chi, guardando con amore contempla, e si ferma e alla f<strong>in</strong>e capisce.<br />

In questo viaggio verso <strong>il</strong> sepolcro, <strong>in</strong> fondo, siamo mossi dall’<strong>in</strong>tuizione del grande<br />

mistero: vogliamo vedere quel sepolcro, come <strong>il</strong> sepolcro di Sara, la madre di tutto <strong>il</strong><br />

popolo, quel sepolcro da cui è nata la vita per l’umanità <strong>in</strong>tera, perché <strong>in</strong> quel sepolcro<br />

non c’è più niente, non c’è più la morte! È per questo che andiamo a vederlo! Perché se<br />

no, <strong>in</strong> un altro sepolcro non è bene entrare a vederlo! Se non per depredare se uno fa <strong>il</strong><br />

tombarolo!<br />

Questo amore per <strong>il</strong> sepolcro, è qualcosa di molto profondo perché si <strong>in</strong>tuisce che<br />

lì è la vittoria sulla morte, lì è entrato colui che ci ha amato di amore estremo e lì dove<br />

tutti andiamo, perché tutti andiamo, è ormai preparato <strong>il</strong> letto nuziale con i profumi, i<br />

l<strong>in</strong>i, ecc., è già v<strong>in</strong>ta la morte! Cioè vuol dire che la morte non è un male, <strong>il</strong> male è <strong>il</strong> nostro<br />

modo di <strong>in</strong>tendere la morte.<br />

Noi siamo necessariamente limitati nello spazio e nel tempo, viviamo <strong>in</strong> un luogo,<br />

per quei giorni che viviamo, ma <strong>il</strong> nostro luogo, <strong>il</strong> nostro spazio, <strong>il</strong> limite spaziale non è<br />

<strong>il</strong> luogo di contesa con l’altro, ma è <strong>il</strong> luogo di alleanza e di comunione. Così <strong>il</strong> nostro<br />

limite di tempo, <strong>il</strong> limite della nostra vita, non è la f<strong>in</strong>e di tutto, sì diventa la f<strong>in</strong>e di tutto<br />

se io centro la mia vita su di me – è questo <strong>il</strong> peccato! Ma se io mi ritengo figlio di Dio,<br />

dove f<strong>in</strong>isco io trovo Lui, come dove f<strong>in</strong>isco io, trovo l’altro. Qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> limite con l’Assoluto<br />

diventa la mia comunione con l’Assoluto. E <strong>il</strong> grosso <strong>in</strong>ganno dell’uomo è <strong>in</strong>tendere male<br />

e la vita e la morte e vive costantemente <strong>in</strong> lotta con sé, con gli altri e con la vita, sapendo<br />

di essere perdente.<br />

Perché? Ciò che rende presente una persona è l’amore. Anche se una persona ce<br />

l’hai davanti e la detesti, la uccidi! Se una persona è assente e la ami, ti è più presente<br />

di qualunque persona presente! E occupa <strong>il</strong> tuo pensiero, la tua fantasia, <strong>il</strong> tuo affetto,<br />

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