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<strong>il</strong> tuo amore, <strong>il</strong> tuo agire, la tua vita; è questa la risurrezione: che <strong>il</strong> Signore ha v<strong>in</strong>to la<br />

morte, <strong>il</strong> suo amore entra <strong>in</strong> me e vivo alla sua presenza e Lui vive <strong>in</strong> me e io <strong>in</strong> Lui. Non<br />

è semplicemente <strong>il</strong> fatto che Lui è risorto duem<strong>il</strong>a anni fa; questo è fondamentale, perché,<br />

se non è risorto, allora non è vero nulla! Delle sue parole, delle sue promesse. Ma<br />

l’esperienza è proprio l’esperienza che fai con qualunque persona, che se la ami Lui è <strong>in</strong><br />

te e se Lui ti ama tu sei <strong>in</strong> Lui. Noi siamo da sempre <strong>in</strong> Dio, perché da sempre ci ama,<br />

quando scopriamo <strong>il</strong> suo Amore, anche Lui è <strong>in</strong> noi ed è per questo che lo conosciamo<br />

e viviamo di Lui. E qu<strong>in</strong>di è la nostra risurrezione l’<strong>in</strong>contro con Lui.<br />

La resurrezione è davvero <strong>il</strong> grande mistero che né amici né nemici capiscono. Ed<br />

è <strong>il</strong> grande mistero della vita, che <strong>il</strong> Signore non ci libera dalla morte, ma non ci ha<br />

dest<strong>in</strong>ato alla morte, ci ha dest<strong>in</strong>ato alla vita e la nostra morte è semplicemente la<br />

nascita a una nuova forma di vita, alla nostra vita piena, di figli di Dio. Già lo siamo ma<br />

ancora non si vede ciò che siamo, perché non lo vediamo. Ogni ricerca che fa l’uomo,<br />

nella f<strong>il</strong>osofia e nelle scienze, non è altro che evitare <strong>il</strong> sepolcro, cioè v<strong>in</strong>cere la morte.<br />

Pr<strong>in</strong>cipio di ogni sapere umano e di ogni tecnica umana è come v<strong>in</strong>cere <strong>in</strong> qualche modo<br />

la morte, qu<strong>in</strong>di è <strong>il</strong> nostro grande desiderio. Però è l’unica certezza che abbiamo.<br />

Ora quel sepolcro vuoto lascia <strong>il</strong> grosso enigma che <strong>in</strong>terroga tutti. O uno fa<br />

l’esperienza dell’<strong>in</strong>contro con <strong>il</strong> Risorto o gli rimane irrisolto <strong>il</strong> grosso enigma che è <strong>il</strong> più<br />

grande desiderio dell’uomo, ciò verso cui <strong>in</strong>dirizza ogni suo sapere, ogni suo potere; gli<br />

rimane l’enigma irrisolto che ciò che lui desidera si è avverato, ma lui non riesce a trovare<br />

come mai sia possib<strong>il</strong>e. F<strong>in</strong>o a quando non <strong>in</strong>contra <strong>il</strong> Signore.<br />

In questo <strong>in</strong>contro <strong>il</strong> vero primato, sempre, è dell’amore. Il più grande amore qual<br />

è? È aspettare l’altro. Per noi importante è arrivare primi e fregare l’altro! E l’amore è<br />

aspettare l’altro. Per questo lui è “l’altro”, altro da ciò che facciamo noi, “altro” come<br />

Dio. Che bello nel sepolcro, <strong>il</strong> sepolcro, ci sono i l<strong>in</strong>i - non è la s<strong>in</strong>done, sono lenzuola di<br />

l<strong>in</strong>o - “stesi”, prima erano avvolti <strong>in</strong>torno al corpo, ora sono stesi, cioè <strong>il</strong> letto è preparato.<br />

Lui non è stato rubato, se no non sarebbero stesi, Lui non è più avvolto dentro come un<br />

cadavere,<br />

Lui dov’è? Ha preparato <strong>il</strong> letto coi l<strong>in</strong>i stesi. Non si dice una cosa, ma è evidente,<br />

<strong>in</strong> quei l<strong>in</strong>i c’erano cento libbre, cioè 33 ch<strong>il</strong>i di profumo, si sente <strong>il</strong> profumo <strong>in</strong> quei l<strong>in</strong>i,<br />

cioè la presenza che era su quel corpo. Qu<strong>in</strong>di la grande meraviglia, la meraviglia delle<br />

meraviglie, nella notte delle notti, è che <strong>il</strong> sepolcro non è più <strong>il</strong> luogo della morte, ma del<br />

profumo, della comunione, delle nozze.<br />

È l’amore che va seguito per <strong>in</strong>contrare <strong>il</strong> Signore. Quanto è importante questo<br />

sepolcro e anche entrare e vedere cosa c’è dentro. Ci sono i l<strong>in</strong>i stesi! Cosa trovi nel<br />

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dolore umano; e non solo perché è Colui che ha sofferto <strong>in</strong> maggior grado e per<br />

maggiore <strong>in</strong>giustizia, ma anche perché - entriamo nei misteri della psicologia di Cristo e<br />

della teologia della Redenzione - ha immensa simpatia, compassione, comunione con<br />

quelli che patiscono. Tutte le volte che voi farete del bene, ha detto <strong>il</strong> Signore, ad uno di<br />

questi m<strong>in</strong>orati, miseri, affamati, di questi poveri e languenti - Gesù si nasconde dietro<br />

quel volto umano - l’avrete fatto a Me. E quando l’aveste negato ad uno di questi miseri,<br />

a Me lo avreste rifiutato. E cioè: l’umanità sofferente diviene un simbolo, un segno, un<br />

sacramento umano, <strong>il</strong> quale nasconde la presenza mistica, misteriosa di Gesù.<br />

Gesù è <strong>in</strong> ogni sofferente. Che questi lo sappia o no, Gesù sicuramente c’è. E c’è<br />

pure - altro capitolo <strong>in</strong>effab<strong>il</strong>e di questa analisi della storia e dei dest<strong>in</strong>i umani - non<br />

soltanto per condividere, elevare e lenire i patimenti, ma per associarli ai propri, per<br />

attribuire ad essi la medesima virtù di redenzione che la Croce, la sua Croce, ebbe per <strong>il</strong><br />

mondo. San Paolo ci dichiara ancora: Io compio nella mia carne ciò che manca alla<br />

Passione di Cristo: vale a dire che a noi viene comunicata la virtù redentrice della<br />

sofferenza di Cristo. Occorrerà un contatto spontaneo per questo, bisognerà volere,<br />

amare: ed è una realtà che la virtù redentrice di Cristo può trasfondersi <strong>in</strong> ogni tormento<br />

dell’uomo. Ora se noi ci siamo <strong>in</strong>nalzati a considerare <strong>il</strong> panorama del regno del dolore,<br />

dove Cristo dom<strong>in</strong>a e dove distende le sue grazie ed i suoi aiuti, siamo quasi presi dalla<br />

curiosità di classificare questa umanità che soffre. E sarebbe ed è compito di tanta pietà,<br />

sapienza e penetrazione delle cose terrene e delle cose div<strong>in</strong>e.<br />

Guardando alla grande molteplicità delle angosce umane, <strong>il</strong> nostro occhio si ferma<br />

su una prima categoria di sofferenti, che quasi ci aumenta la ripugnanza e <strong>il</strong> mistero del<br />

dolore. Alludiamo al dolore <strong>in</strong>nocente. Chi non l’ha visto nei poveri bamb<strong>in</strong>i che portano<br />

forse l’eredità di mancanze paterne e materne? Chi non ha visto tante malattie ed<br />

<strong>in</strong>felicità non meritate, non previste, che non hanno una spiegazione? Eppure l’hanno:<br />

proprio <strong>il</strong> dolore <strong>in</strong>nocente è <strong>il</strong> più prezioso. Cristo era <strong>il</strong> perfetto <strong>in</strong>nocente. Se non fosse<br />

stato tale, non avrebbe avuto la forza, la potenza, <strong>il</strong> carisma di redenzione da Lui<br />

posseduti. Era l’Agnello, di Dio, la Vittima, e perciò ha potuto salvare <strong>il</strong> mondo. Allora<br />

tutto questo dolore <strong>in</strong>nocente ci viene <strong>in</strong> profonda simpatia e grandissima pietà. Sono<br />

gli agnelli di Dio; sono forse quelli che ancora espiano e tolgono i peccati del mondo,<br />

senza saperlo. Ma <strong>il</strong> Signore, che tutto conosce, trae dal soffrire degli <strong>in</strong>nocenti un<br />

prezzo che non chiederebbe ad altri cuori e ad altre esistenze.<br />

C’è, poi, una seconda categoria di dolore, opposta alla prima: <strong>il</strong> dolore colpevole,<br />

quello che ci procuriamo da noi, che andiamo costruendo con le lotte, gli odi, gli egoismi;<br />

con le guerre diventate oramai un <strong>in</strong>sulto alla storia degli uom<strong>in</strong>i e al progresso, alla<br />

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